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di P ERIODICO C. C. POSTALE N. 3-13799 ABBONAMENTO ANNUO L. 10 UN NUMERO CENTESIMI 50
F RA
STORIA
E
Vita Giovanile
QUINDICINALE
DI
LETTERATURA - ARTE - POLITICA
Fondato e diretto da ERNESTO TRECCANI Condizioni della vita — ROBERTO REEORA : In Africa abbiamo imparato — GILBERTO ALTIAIROLDI: ALOo — OMMARIO. S CHIERI : Didascalie Irlandesi — V.: Segnalazioni — GIULIANO CARTA : Questione di titolo — CARLO Bo: Di Un nuovo naturalismo — ORESTE MACRi: Alla ricerca del romanzo — MARIO LUZI : Periodo (versi) — DINO DEL Bo: Regno del Tempo — DviLio MOROSINI: Alcuni aspetti della pittura di Ma.solino — NERI POZZA: Architettura a Vicenza — LUIGI BARTOLINI: La corrente (versi) — LUIGI ROGNONI: Biblioteca musicale — ALBERTO LATTUADA: Lettera da Bergamo — LUIGI COMENCINI: Batticuore — ERNESTO TRECCANI: Impianti e principi dell'industria americana.
POLITICA
CONDIZIONI DELLA VITA Raramente, forse, quanto in questi ta ad una discriminazione fra lotta tempi, si è posto con tanta intensa pacifica e lotta armata, ma perchè, drammaticità l'interrogativo : guerra condotto alle estreme conseguenze, lo stesso concetto implicherebbe non e pace? È evidente come possa essere va- meno la prima che la seconda di tali no il porre il problema da un pun- alternative : in quanto la guerra arto di vista puramente astratto o « di mata può anche risolversi in una eliprincipio » : in fondo — si può di- minazione completa e fisica dell'avre — non è relativo il senso stesso versario e quindi... della lotta stessa, delle parole « pace » e « guerra »? Re- cioè di uno dei presupposti della dotlativo esso è alla situazione e agli in- trina. Tant'è vero che si hanno e si teressi di chi lo pronuncia, e diverso riconoscono, da tutti, anche sul piano nelle sue storiche manifestazioni : on- dell'economia storica, accanto a guerde c'è, per esempio, una « pax bri- re feconde e tonificanti, guerre depritannica » diversa dalla « pax romana » menti e puramente distruttive. Gli è che — per astratta che possa e dalla pace societaria; e ci sono guerre economiche, diplomatiche, ideolo- apparire la discriminazione — la guergiche, accanto a quelle colle bombe e ra delle armi crea una situazione nuocol cannone. C'è anche un diverso va, diversa da ogni altra : si può dire modo di intendere 1'« aggressore » : che, a differenza da queste, vi scomper l'umanitarismo ginevrino, aggres- paia ogni lume del principio opposto, sore è chi per primo imbraccia il fu- la pace, e che prevalga quasi « in tocile; per l'inglese — si è detto —, è to » la logica della distruzione fino « il concorrente sleale » : per il france- alla resa dell'avversario e senza posse, chi viola le frontiere geografiche; sibilità di attenuazione e di riversioe l'eterna inquietudine tedesca sareb- ne : giacchè la vita può esser, sì, un be appunto quella di non avere fron- a vviamento alla morte, ma questa, a differenza di quella, non ammette più tiere naturali ben definite... revoche e pentimenti : e in ciò è la pace stessa vero, altresì, la l~ che societaria, pur nella sua « species » ragione e il timore del gran salto fra universalistica, voleva servire a san- la pace e la guerra, come fra la vita zionare un determinato « status quo », e la morte... favorevole ai vincitori di Versaglia, e Anche quando si segua, con vario che l'eliminazione della « violenza armata » nella soluzione dei conflitti sentimento, or d'ansia or di sollievo, internazionali era anche in funzione il burrascoso dispiegasi quotidiano di dell'economico strapotere (o presunto questa nostra epoca, vien necessario, tale) degli «have» sugli «have not». spesso, di chiudere il libro della stoDa ciò viene, nella considerazione ria — in cui quegli eventi si tessono del problema guerra-pace, un relati- — per guardarlo, per così dire, nelle vismo che è stato, sotto certo aspetto, sue congiunture ideali e percorrere ripreso e sviluppato anche nelle odier- col pensiero ben battute strade. ne ideologie degli Stati totalitari, in La storia si dispiega come una inconnubio, assai spesso, con un dialet- finita necessaria concatenazione di molteplici atti umani, e lo storico tismo di derivazione hegeliana. Per un siffatto punto di vista non puro è — almeno per un momento — c'è, dalla guerra alla pace, quel diva- solo intento alla ricerca degli anelli rio e quel limite fisso che vi voglion della lunga e aggrovigliata catena', dei vedere l'etica umanitaristica e il giu- « punti » del tessuto, delle cause e dei precedenti « di fatto ». Il passato re ginevrino. * — appunto perchè ormai « passato » Se si guarda alla prassi storico-po- — appare come fatale e naturale : in litica, si può dire, in certo senso, che questo senso può esser vero che tutil punto di vista teorizzato dalla dot- to « il reale è razionale », in quanto eli trina e ideologia totalitaria sia irrefu- tutto si possono ricercare cause e pretabile : nella guerra non si può far di- cedenti « dì fatto »; pure del male e stinzione, a priori, di mezzi, appunto dell'errore. Anche guerra e pace appaiono, da perchè la guerra, più o meno estesa e profonda a seconda delle necessità tal punto di vista, come qualcosa di e possibilità, è l'esclusione di quelli fatale : in quanto esse pure, nella seche sono, per convenzione o meno, i rie causale storica, diventano un semmezzi normali (o legali) di soluzione plice momento di essa, relativo a dedei contrasti. Prova ne sia che le stes- terminate circostanze ed a taluni parse grandi democrazie fanno uso, in ticolari interessi. pratica, di qualsiasi mezzo bellico. Ma è ben piatto e supino storicismo Ma sta poi, di fatto, che anche gli quello che dalla fatalità del passato, Stati totalitari non considerano, a lo- in quanto tale, deduce una fatalità ro volta, troppo alla leggera, nella degli atti umani, una accettazione del pratica, quel divario fra la guerra e « fatto compiuto » e affoga, tutto, — la pace, (o fra le varie forme di guer- sul piano storiografico, — nella matera) che sembrava scomparire da un ria trattata. punto di vista relativistico-dialettico : Il tempo pone i termini del probleonde essi pure accettano e dicono — ma, ed entro la serie delle cause temsopratutto di fronte all'eventualità porali si deve calare la soluzione stesche un conflitto armato non si loca- sa di ogni problema, la realizzazione lizzi, ma si estenda su tutta l'Europa di ogni atto umano. Ma non è men e anche fuori — che « bisogna evitare vero che pur nel tempo (e nelle sue comunque e innanzitutto la guerra » : leggi) si esprime e realizza qualcosa avvicinandosi in tal modo al punto di di extra-temporale: lo Spirito in quanvista del mondo anglo-americano che to universalità « di diritto », se non vuole evitare la guerra « quasi ad ogni • di fatto » e libertà che trasvaluta costo ». sempre in sè i dati di fatto, della neSi può notare, in effetti, che la stes- cessità, in una nuova sintesi : così cosa posizione dottrinaria per cui non me l'architetto supera — pur non nesi crede alla possibilità di una elimi- gando — le leggi fisiche e i bisogni nazione storica e definitiva della guer- pratici del tempo in cui vive, nel comra, non esclude che si debba cercare plesso estetico dell'opera sua : la quadi conseguire la pace : non solo per- le, se pure, a sua volta, si concreta in chè il concetto di lotta, che è alla ba- una individualità e forma relativa al se di tale dottrina, lascia libera la por- tempo suo, ha in sè una istanza « di
diritto » a-storica o meta-storica. È per ciò che della storia si può e si deve dare un sempre più profondo giudizio critico. * Così è anche della guerra e della pace. Come è ben dato vedere negli istanti delle decisioni supreme, guerra e pace non solo sono strumenti e momenti della lotta politica e di particolaristici interessi, ma hanno in sè la istanza a qualcosa di superiore : esse sono le condizioni stesse di svolgimento della vita e della civiltà degli i ndividui e dei popoli, i limiti, le ro-
Si. PUBBLICA 1N MILANO A NNO I -
NUMERO 16
IS OTTOBRE 1938 - A. XVI
taie della storia. Ed è per ciò che, se rizzarla a nuove vie, pur calandosi in vi sono guerre feconde, ve ne sono essa ed aggiungendovi anello ad aanche di catastrofiche : non meno per nello. Solo a tal patto è possibile — e nei vincitori che per i vinti. In tal senso si teme che una nuova guerra Eu- cessario — conseguire la propria liropea si possa risolvere in una gene- bertà: non ripetere la storia, ma rirale decadenza del vecchio continente. crearla; non subire la guerra, ma doGli è che la guerra, toccando le stes- minarla. se comuni radici della vita, può metLa fatalità storica o « di fatto » terle in gioco : può togliersi dalla ma- della guerra, come di tutte le lotte no dell'uomo e trascinarlo verso l'i- e passioni umane, non nega perciò il gnoto. E però anche nella guerra e critico giudizio su di essa e le responnella pace vi può essere, specie in cir- sabilità che da ciò vengono: non si costanze estreme, un più diretto ap- traduce in un cieco guerrafondismo pello allo Spirito, nella sua univer- (opposto ad un pacifismo assoluto), salità, che supera le particolaristiche ma in un compiuto e virile senso di barriere, e nella sua libera attualità ed consapevolezza di tutte le possibilità essenza meta-temporale, che non è che la storia può riservarci. Vuol dimai schiava della catena storica; ma re essere pronti a « guardare in faccia può sempre — senza negarla — in a qualsiasi destino », non per soggiaogni atto nuovo trasfigurarla tutta in cervi, ma per esserne giudici, responsè, darle un nuovo significato e indi- sabili e padroni. Aldo Alroldi
IN AFRICA A
IAMO IMPARATO
L finito il tempo della guerra contro sia il riposo. Però c'era una concorgli uomini, contro le roccie e l'argil- dia segreta negli avvenimenti che ci la; delle notti di pioggia passate tra arnicava l'ora staccandola da ciò che un'ombra e l'altra delle vedette; del- era patimento, così che ognuno affonle paure vinte e scontate in silenzio; dato nella notte nemica provava la lidelle tappe accanite con le colonne di bertà duramente conquistata. autocarri attraverso pianure verdi e I mesi di fatica e di pericolo, lo scogialle o in equilibrio su strade aeree. ramento di un minuto, sparivano nel Ora è la memoria che conferma un suono e nelle voci di quei momenti di Paese e un'epoca di singolari esperien- felicilà, ia disperata felicità dell'uomo ze, i limiti e il senso di un tempo che così dura sul suo viso giovane: forse noi stessi abbiamo ucciso vincendo. Di non la può sopportare. là siamo tornati in qualche modo camOra non vorrei dimenticare e dimobiati e sentiamo la necessità un po' strare così di non avere meritato. I_a faticosa di tentare la definizione dei memoria mi aiuta in questo accompavalori non effimeri. gnamento degli avvenimenti nel temIl nostro esistere trascorreva tutto po e vigila sui tradimenti. Ma qui non pieno nelle ore e nei minuti di cose es- si vogliono ricordare i particolari di senziali all'esistere: ed erano vicende una vita, piuttosto indicarne il senso pratiche e dello spirito insieme, ur- con una approssimazione sicura. genza di cose per il nostro giorno sofIn Africa abbiamo imparato... si, ferto. Perfino l'attesa greve di noia e vorrei aver trovato nel corpo una nuodi allarme, l'inattiva ansia di certe va strada al sangue, amore e furore lunghe soste, avevamo la possibilità nuovi. Vorrei sapere, tornato di lagdi ridurla per violenza di immagina- giù, che tutto non è finito e mi sorzione a necessità domenicale di una prendo in momenti di innocenza a legge che ci trovava sempre fedeli. E e numerare gli insegnamenti. di fedeltà si trattava a ogni momento, A bbiamo imparato appunto l'innodi una fedeltà non proclamata e urlacenza riscoperta attraverso la povertà. ta senza pudore alla buona occasione, Una particolare meraviglia ci accompia tutta trasmessa senza sospettarla neppure forse, nella fatica più bestem- bagnava anche nei momenti più crumiata e in quella disciplina fatta di ri- deli, quando ognuno credeva di essere gore morale e di strafottenza propria solo in mezzo a tanti e si rendeva conto di avere superati limiti di durezza del migliore soldato. R icorderemo della nostra vita afri- che credeva proibiti. Non aveva rifucana i giorni di maggior pena quando gio che in se stesso e lì si placava il il corpo era una macchina da coman- disordine che stava per nascere. Si riscoprivano i compagni impegnati in dare e sostenere. Ricorderemo gli allarmi improvvisi azioni conosciute, tutto tornava pernel sonno, le fucilate secche che rive- suasivo. Ci sentivamo come incisi nellavano distanze interminabili e presen- le pagine di una narrazione che faceva ze umane consolanti. Le ore passate ubbidire. Ritornavamo a credere nelle q uasi circondati dai nemici, il suono cose che accadono. Una sera, c'era un cielo di poche rauco del corno di guerra abissino che insisteva, insisteva nel chiamare adu- stelle e le onde di buio si affollavano nata e battaglia con una voce che pro- con più intensità nei punti ingannevocava apparizioni notturne e magie, voli della piana, un Posto telefonico e di colpo le urla che straziavano il a nnunciò che la guerra era finita. Nelbuio e facevano pensare denti a mor- la notte si mossero i soldati risvegliadere carne. Allora le mitragliatrici no- ti, uscirono dalle tende e nel buio fu stre e loro con sicurezza portavano il riconfermata la notizia. Qualche voce silenzio. Nelle soste improvvise si sen- Più allegra si alzò ma si rimise subito tivano cani ululare disperati. Poi il sulla linea di un ragionare consapevocorno gridava ancora la guerra e non le. A lungo durò il parlare sommesso c'era più niente che valesse un rincre- e la notte ne condusse qua e là i suoscimento o un rimpianto. In quei mo- ni. Alla fine rimasero le vedette sole, menti i gesti invisibili dei soldati nel vennero i cambi ai turni giusti e verso b uio avevano un senso primordiale e l'alba fu necessario spalancare un po' innocente: ognuno era aggrappato al di più gli occhi come del resto da suo problema da risolvere e imparava m olti mesi si sapeva. Venne il giorno dopo e continuò la con un po' di meraviglia a conoscere l'anima. I morti erano una strana con- solita nostra vita di soldati. Ma quelferma. Qua e là affioravano dal buio. la notte era rimasta nel nostro ricordo Davano un valore severo al lembo e e nel nostro corpo proprio per la sosta suggerivano, così coricati .culla terra, di pensieri là ferrati ad assimilare il q ualcosa clic non era il riposo rara l'in- senso cos) buono per noi della novità, dicazione di conce lontano dalla vita u ri avvenimento troppo intimo.
Abbiamo imparato la ,porte, il coraggio e la paura e non ci siamo lasciati troppo sorprendere perchè sono cose già della vita borghese, però fatte più immediate e scoperte e quasi assunte come per un incarico da assolvere con diligenza, particolare importante di un grosso lavoro. Morte coraggio e paura definivano per convenzione tacita diritti e doveri e davano risalto imprevisto e rilievo sorprendente a cose dimenticate che poi sono strettamente dell'uomo. Così avevamo attenzioni amorevoli e trascuratezze violente per noi stessi e una gamba ci era cara e la vita no. Morte coraggio e paura portano ad altre scoperte. La tristezza abbiamo imparata che salva così bene dalla rassegnazione. I sentimenti troppo di occasione vengono eliminati e con più approssimazione il colore delle cose per essa è trovato. Se poi il colore è dubbio, l'inganno è presto individuato. Poi a ridere abbiamo imparato e ad amare noi stessi per la prima volta. Siamo stati messi di fronte a domande precise con inesorabilità di risposta. Bisogna avere la parola prepotente e disperata per potersi salvare e Pagare il diritto di entrare in questa vita. Alla fine cominci ad avere concetto di te stesso e ti vuoi bene perchè senti di consistere. A bbiamo imparato la pace. È stata la sorpresa più grande. Sorpresa perchè credevamo di non doverla incontrare laggiù, sorpresa perchè è risultata così diversa dall'insegnato. Anche la Pace l'abbiamo trovata attraverso la povertà del soldato che sa il valore del tempo e delle stagioni, riconosce la terra buona a prima vista e cauto la tocca come il corpo dell'amata; che trova l'aiuto delle pietre e dei cespugli nascosti, che sente l'acqua e dove si ferma fa casa e i teli da tenda sono il muro insieme con i rami e le foglie. Che conosce il lavoro e allora è buono alla guerra. Che sa così magnificamente non essere felice, lui vero uomo, troppo occupato dalla vita. Si consola di un duro futuro con un duro presente, i giorni li conia e li conosce uno per uno, presume i raccolti al tempo giusto. t buono alla guerra perchè sa la fatica della pace che laggiù abbiamo conosciuta e ricordata come cosa antica e nostra, così piena di cause e di movimenti, di violenza e di sonno, di a more e di paura, di lavoro e di pigrizia, di coraggio e di curiosità, da identificarla subito con la nostra vita di soldati e ci ha dato serenità. Roberto Reb►era