Luis I. Kahn, Paintings and sketches

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Italia I 3 mesi così trascorsi diedero nuovo impulso alla sua carriera. Mentre, per quanto se ne sa, non ritornò dal suo primo viaggio in Europa con una nuova base teorica per la sua architettura, questa volta egli ebbe come guida un grande studioso di architettura romana (Brown) che indicò a Kahn una nuova via da seguire, indirizzandolo verso il rapporto tra architettura e istituzioni umane. Kahn si trovò di fronte ai più grandi monumenti dell’architettura antica: egiziana, greca e romana. Negli anni immediatamente precedenti il viaggio egli si era posto sempre più domande circa i principi fondamentali dell’architettura moderna. Le antichità di Roma lo convinsero che l’architettura dei suoi giorni era stagnante e che egli avrebbe dovuto recuperare nei suoi edifici la monumentalità della forma romana senza abbandonare l’uso dei materiali moderni. Frank Brown formulò la concezione che per i romani lo spazio era determinato dal rito: ciascuno spazio doveva non solo essere perfettamente “funzionale” all’azione che in esso si svolgeva, ma doveva anche sostenerla e sollecitarla. L’architettura romana è stata, dal principio alla fine, un’arte della conformazione dello spazio intorno ad atti rituali. La concezione di Brown degli spazi romani come capsule indipendenti forgiate dall’uso e dal rituale si ritrova nel progetto di Kahn della Yale Art Gallery, in cui gli spazi della galleria sono altamente flessibili per adattarsi alle esigenze della diverse mostre. Salk Institute for Biological Studies, California - 1959/65

Villa Adriana, Piranesi - 1775


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