Luis I. Kahn, Paintings and sketches

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Paintings & Sketches

Luis I. Kahn


Paintings & Sketches di Erica Toffanin

Luis I. Kahn


Prefazione La scomparsa di Wright, Le Corbusier, Gropius, Mies e le grandi forme architettoniche dei grandi maestri del ventesimo secolo, rimase un grande vuoto e un notevole senso di confusione divenne evidente. In questa triste scena si inserisce, come un’apparizione, Louis I. Kahn. L’entrata in scena di Kahn nel palcoscenico internazionale coincise con l’ingresso della monumentalità nell’architettura moderna americana. Raramente un singolo edificio fu in grado di imprimere una svolta così radicale, come l’ampliamento della galleria d’arte della Yale university. “La sua breve, meteorica entrata e la sua partenza generò un risveglio che procurò un maggior bisogno di una sorgente di filosofica energia per gli innumerevoli giovani architetti disillusi dal dogmatismo stabilito dai leaders della prima metà del secolo.” Come architetto, Kahn, occupò un inusuale e pressoché anacronistica posizione. A dispetto del prevalere, dopo la seconda guerra mondiale, di una tendenza all’anonimato da una parte e di un esibizionismo formale dall’altra, Kahn produsse lavori di straordinaria chiarezza e potere, pervenendo ad elaborare un modello architettonico ideologicamente nuovo. La grandezza di Kahn risiede nell’aver operato ai margini dell’International Style, senza lasciarsi coinvolgere completamente. La sua carriera decollò tardi, aveva cinquant’anni, dopo un soggiorno all’estero (1950-51) presso l’American Academy di Roma che schiuse un nuovo corso alla sua vita professionale e al futuro dell’architettura moderna. Cercò di procurare gli ingredienti vitali mancanti all’architettura moderna: un senso si continuità con il passato, senza bisogno di stili storici; interessato al contesto; e alla restituzione del ruolo dell’architettura come arte urbana. Possono non esserci argomenti sull’influenza dell’architettura dei due decenni passati ricevuta da Kahn. Le sue teorie e progetti continuano ad influenzare il lavoro delle nuove generazioni di architetti e la sua visione unica dell’arte del costruire rimarrà in prima linea nel dibattito sull’architettura per molto tempo. Se la sua opera è conosciuta e offre un’ampia letteratura, meno noto è il suo straordinario talento artistico, che indirizzò verso il disegno a mano libera e la pittura. Sono queste due sfaccettature della creatività di Kahn che mi sforzerò di analizzare.


Viaggi - Grand tour in Europa (1927-1928) Il 3 maggio 1928 Louis Kahn sbarca a Plymouth, in Inghilterra; è da questa città che inizia il suo Grand Tour che lo avvicinerà ai maggiori capolavori europei. Tornato a Filadelfia scriverà: “Ogni volta che disegno, cerco di non essere succube del soggetto, anche se lo rispetto, lo considero qualcosa di tangibile, di vivo, dal quale trarre le mie sensazioni” (articolo pubblicato nel 1931 per la rivista T-Square Club Journal dopo il suo primo viaggio in Europa). Ed è questo lo spirito con cui seguiremo il suo viaggio in Europa attraverso la sua opera grafico-pittorica. Del soggiorno in Inghilterra rimangono disegni di una casa di campagna con timpani, di una casa di città del periodo elisabettiano e la Caesars Tower del Warwick Castle. I tre disegni inglesi indicano la grande abilità pittorica raggiunta da Kahn. Il disegno della Caesar Tower testimonia l’ossesione per le fortificazioni medievali che durò tutta la vita. Decise di ritrarre la Caesar Tower addolcita dalla vegetazione, resa in modo tanto perfetto che si distinguono i tipi di piante. Questo gusto per la natura riflette una passione personale ma anche testimonia dell’influsso dei libri d’arte sul panorama inglese del XVIII secolo. Si può dire che i disegni inglesi mostrano l’interesse di Kahn per le forme pittoresche e per la stretta relazione tra edifici e natura.


Londra Casa Tudor - 1928


Castello di Warwick - 1928


Corte gotica - 1928


Stoccolma Del viaggio a Stoccolma rimane il disegno dell’interno della Blu Hall del municipio di Stoccolma (costruito tra il 1911 e il 1923), una rarità giacché durante tutto il viaggio ne fece solo altri due. Per di più è il disegno di un edificio contemporaneo, cosa che fece ancora solo nel 1959 con la chiesa di Le Corbusier. Questo disegno di Stoccolma è un vero e proprio saggio sulla penetrazione della luce in un interno. I dettagli storicistici sono disegnati in modo vago per potersi concentrare solo sugli effetti di luce, buio e atmosfera.

“Ogni volta che disegno cerco di non essere succube del soggetto, anche se lo rispetto, lo considero qualcosa di tangibile, di vivo, dal quale trarre le mie sensazioni” [Louis Kahn, Philadelphia 1931]

The Blue Hall - 1929


Italia Dei paesi nordici rimangono solo sei disegni, mentre è significativo che i 5 mesi trascorsi in Italia siano documentati da 75 schizzi. Di questi lavori, infatti, soltanto uno reca una data precisa, cioè “Capri 7 Febbraio 1929”. Non rimane né un diario né della corrispondenza, tuttavia l’itinerario in Italia può essere ricostruito con accuratezza dai luoghi ritratti: Milano (S.Ambrogio), Verona, Venezia, Pavia, Piacenza, Firenze, San Gimignano, Spoleto, Assisi, Roma (a dicembre), Paestum, Pompei, Capri, Sorrento, Amalfi, Positano e Ravello. Mettendo in ordine cronologico i disegni di questo viaggio ci si accorge che i cambiamenti occorsi nelle sue concezioni architettoniche influenzano anche lo stile degli schizzi. Altri scrissero lunghe note ai disegni, Kahn no. Lui pensava che il disegno dovesse essere sufficiente per rivelare le emozioni. In molti disegni lavora con matita grafite e inchiostro nel tentativo di rendere spazio, massa, struttura, luce e ombra. I segni sono lunghi, sottili ma irregolari, tipico prodotto della fretta di rendere la forte sensazione che aveva incontrato tra la luce e le ombre degli archi. La sua tecnica pittorica si evolve man mano che scende lungo la penisola come si vede ne i 4 sketches fatti a Firenze (più astratti e più spontanei).


Sant’Ambrogio a Milano - 1929


Cortile del palazzo comunale di Piacenza - 1929


Negli acquerelli eseguiti a Venezia si rifà agli impressionisti come Monet per sottolineare gli effetti di luce e il tremolio dell’acqua. L’architettura veneziana basata sulla luce, sulle pietre colorate, sui marmi traforati e sui giochi d’acqua lo portarono a disegnare in modo diverso. Ad esempio nello schizzo della Basilica di S.Marco i dettagli sono sfumati in ombreggiature grigie con pochi passaggi di nero. Ciò dimostra che l’architettura della chiesa non lo interessava ma che fu invece colpito dai giochi di luce sui marmi della facciata. Ad Assisi affina la sua abilità con la graffite soprattutto nella Cattedrale di S. Rufino dove luci e ombre sono rese da segni larghi simili a piani cubisti. Sembra che Kahn attribuisca particolare importanza a questo disegno visto che lo sceglie per la 27° Annual Watercolor Exhibition alla Pennsylvania Academy of Fine Arts del 1929 e, inoltre, per illustrare il primo saggio “The Value and Aim in Sketching” pubblicato nel 1931. É qui che affina la sua arte di usare la graffite dove luci e ombre sono resi da segni larghi simili a piani cubisti. La rappresentazione architettonica spinge Kahn ad adottare una commistione di tecniche, dipingendo per piani di colore o usando la matita da falegname la cui punta larga, a scalpello, traccia, organizzando per strati, le facciate di edifici medievali e primo-rinascimentali. Ricca dell’energia e della forza tettonica dell’architettura, la produzione artistica italiana rivela sicurezza e autonomia. Ad un certo punto del suo viaggio i suoi disegni sembrano indicare il tentativo di ottenere una unità tra i mezzi formali del disegno e le forme. Ciò indica che Kahn cominciò a concentrarsi sull’architettura allontanandosi dai monumenti famosi per avvicinarsi ad edifici meno conosciuti. Il cielo scuro del disegno della Rocca Maggiore ricorda un temporale visto da Kahn però probabilmente fu ispirato dagli affreschi di Giotto visti nella Basilica di Assisi. Infatti Kahn considerava Giotto un grande pittore perché riusciva a dipingere dei cieli neri a mezzogiorno.

Vista di Venezia con barche - 1928/29


Duomo di Assisi - 1929


Convento di San Francesco d’Assisi - 1928


Convento di San Francesco d’Assisi - 1928


“… è un peccato affliggere le nostre impressioni con i modi ingessati della rappresentazione architettonica”. “Giotto fu un grande pittore: dipinse neri cieli diurni e uccelli che non possono volare e cani che non possono correre” [Luis Kahn] Giotto, Saluto di Santa Chiara e delle sue compagne a San Francesco d’Assisi - 1295/99


A Villa Borghese e al Pincio a Roma dipinse alberi e solo due degli schizzi romani mostrano strutture reali: uno è il “Tumulo dei Curiazi” una costruzione cilindrica sopra una collina; l’altra mostra le cupole di 3 famose chiese del XVII secolo che sorgono sul lato sud di Piazza del Popolo cioè Santa Maria di Monte Santo, S.Maria dei Miracoli e la cupola di San Pietro. Il crescente interesse di Kahn per il gotico italiano lo spinse a sviluppare uno stile personale tale da poter rendere quegli edifici in modo originale ed espressivo. Egli volle essere un artista del proprio tempo capace di esprimere il proprio interesse per il passato in termini contemporanei. I suoi disegni dell’architettura medievale sono anche espressione di un mondo artistico per sempre cambiato dall’avvento del cubismo. Il suo nuovo stile è la somma degli affreschi di Giotto e delle tecniche cubiste di Picasso e di Braque. A San Gimignano infatti riuscì a combinare la monumentalità dell’architettura del passato con il mondo frammentato della modernità. Negli anni quaranta sarebbe arrivato a capire che nei decenni precedenti la monumentalità dell’architettura passata era stata sacrificata favorendo materiali moderni come acciaio, vetro, cemento in progetti liberi e in forme anti-monumentali. Nella sua architettura matura (da metà degli anni ‘50) Kahn recuperò la monumentalità di San Gimignano ma in modo del tutto nuovo: preferendo l’acciaio, il vetro e il cemento alla pietra. Il viaggio artistico di Kahn attraverso l’Italia lo porterà, 30 anni dopo, all’elaborazione della sua architettura più matura, quando, basandosi sui ricordi dell’Italia ne trarrà ispirazione per un ideale architettonico nel quale riconciliare materiali moderni con la grandezza delle forme architettoniche del passato. Nel fare questo Kahn contribuì a cambiare il corso dell’architettura del XX secolo. Alcuni disegni di Kahn del 1929 indicano un interesse considerevole nei riguardi di alcuni elementi architettonici che poi diventeranno cruciali in età matura. Un esempio di questo è il cortile “Il gotico di Piacenza” (Palazzo Comunale) . Il disegno indica la preferenza per gli edifici monumentali composti da ampi piani, ravvivati da giochi di luce ed ombra privi di ornamenti. Quasi tutti gli edifici degli anni ‘50 aderiscono perfettamente a questa descrizione. Ciò che interessò ai fori di Pompei e di Paestum corrisponde al suo interesse all’atrio romanico del S.Ambrogio in Milano o al portico del tempio romano di Assisi. I suoi contatti con Robert Venturi negli anni 50, e i disegni degli interni di Stoccolma, Ravello e del museo del Bargello di Firenze, dimostrano il grande interesse nella manipolazione della luce che passa attraverso strette fessure divenne un leit motif dell’architettura matura (Unitarian Church a Rochester e la Moschea di Dacca). Il concetto è quello di controllare la luce con delle finestre alte e poste verticalmente. Un’altra forma architettonica che attrasse Kahn fu la volta, che crea una definizione per lo spazio interno e da anche la silouette all’esterno. Gli acquerelli di S. Maria della Salute a Venezia e delle 3 cupole di chiese romane si concentrano su questo elemento, che fu l’ispirazione per il tetto a 4 piramidi della Trenton Bath House, che ruppe con la tradizione dei tetti piani dell’architettura modernista. Dai disegni fatti in Italia si ricava un altro elemento: il costante fascino che egli sentiva per l’intima relazione esistente fra l’architettura Italiana e il panorama, da cui trasse lo spunto per il Salk Institute.


Ponte Scaligero a Verona - 1929


Ponte Vecchio a Firenze - 1929


Piazza della Signoria a Firenze - 1929


Torri di San Gimignano - 1929


“La delicata sensibilità dell’artista non deve considerare la standardizzazione, la prefabbricazione, la sperimentazione e la specializzazione come se fossero dei mostri; semplicemente, sono gli strumenti che possediamo per dominare le grandi possibilità dei materiali di cui la vita dispone” [Luis Kahn]


Torre a Positano - 1929


Strada a Positano - 1929


Strada cittadina a Capri - 1929


Case sulla baia di Amalfi - 1929


CittĂ fortificata, Amalfi - 1929


Viaggi - Secondo tour in Europa (1950-1951) Nel 1950, Kahn venne ospitato alla prestigiosa American Academy a Roma. Questo onore gli da la grande opportunità di rivisitare le città italiane e la campagna che registra così amorevolmente nei suoi disegni appena vent’anni prima. Inoltre la residenza all’Accademia gli offre l’opportunità di viaggiare verso l’Egitto e la Grecia, posti che non aveva ancora avuto la possibilità di vedere prima. Arrivato a Roma sul finire del 1950, Kahn iniziò ad esplorare la città e a fare brevi spostamenti verso Pompei, Siena, Firenze, Pisa e Venezia. Nel 1951 assieme ad un ristretto gruppo di seguaci e residenti all’Accademia, si imbarcò in un lungo viaggio attraverso l’Egitto e la Grecia. Alcuni dei suoi compagni erano William H. Sippel, vincitore del Lloyd Warren Rome Prize, che Kahn incontrò all’Accademia; gli architetti Joseph Amicano e la moglie, Spiro Daltas; e il paesaggista George Patton, con cui Kahn più tardi svilupperà una lunga relazione professionale.


Muro romano, Roma-Ostia - 1951


“ritengo che l’architettura possegga un potere, ed è stupefacente considerare questo potere allorché si pensa al Pantheon: un edificio grande e meraviglioso. Grande se si pensa all’epoca in cui venne costruito, espressione di una decisione della fede degli uomini che dichiararono così, grazie a questa forma, come deve essere un luogo universale per la religione”. [Luis Kahn, 1950]


Italia I 3 mesi così trascorsi diedero nuovo impulso alla sua carriera. Mentre, per quanto se ne sa, non ritornò dal suo primo viaggio in Europa con una nuova base teorica per la sua architettura, questa volta egli ebbe come guida un grande studioso di architettura romana (Brown) che indicò a Kahn una nuova via da seguire, indirizzandolo verso il rapporto tra architettura e istituzioni umane. Kahn si trovò di fronte ai più grandi monumenti dell’architettura antica: egiziana, greca e romana. Negli anni immediatamente precedenti il viaggio egli si era posto sempre più domande circa i principi fondamentali dell’architettura moderna. Le antichità di Roma lo convinsero che l’architettura dei suoi giorni era stagnante e che egli avrebbe dovuto recuperare nei suoi edifici la monumentalità della forma romana senza abbandonare l’uso dei materiali moderni. Frank Brown formulò la concezione che per i romani lo spazio era determinato dal rito: ciascuno spazio doveva non solo essere perfettamente “funzionale” all’azione che in esso si svolgeva, ma doveva anche sostenerla e sollecitarla. L’architettura romana è stata, dal principio alla fine, un’arte della conformazione dello spazio intorno ad atti rituali. La concezione di Brown degli spazi romani come capsule indipendenti forgiate dall’uso e dal rituale si ritrova nel progetto di Kahn della Yale Art Gallery, in cui gli spazi della galleria sono altamente flessibili per adattarsi alle esigenze della diverse mostre. Salk Institute for Biological Studies, California - 1959/65

Villa Adriana, Piranesi - 1775


Scultura classica, Roma-Ostia - 1951


In una delle lettere scritte dall’Italia afferma che l’architettura italiana rimarrà sempre fonte ispiratrice per i lavori del futuro: tutte le forme pure dell’architettura qui sono state sperimentate. Il disegno di Piazza San Pietro indica che la potenza del muro e quella del chiaro-scuro sono fusi insieme. Quasi tutti i disegni di questo suo secondo viaggio in Italia sono dedicati a spazi pubblici e questo non è accidentale: gli spazi urbani interessavano Kahn. Infatti una volta ritornato negli States ritroviamo dei principi architettonici tratti liberamente dai disegni italiani (Philadelphia, Civic Center). Nella realtà di Filadelfia, che poi è simile a quella di molte altre città statunitensi, i veicoli a motore, nel giro di pochi anni, sono aumentati in modo esponenziale e hanno portato alla congestione l’intero sistema viabilistico cittadino. Le strade, che occupano circa 1/3 dell’intera superfice urbana, hanno perduto il loro significato di spazio pubblico, di luogo di incontro e di passeggio, e sono invece invase da milioni di automobili. La rapida crescita che ha interessato le città degli Stati Uniti nella loro relativamente breve storia, è avvenuta spesso al di fuori di un ordine urbanistico preciso: lontana da quel processo di lenta stratificazione che ha segnato l’immagine delle città europee, la città americana è nata e cresciuta con tempi velocissimi, modificando il proprio aspetto in modo incontrollato. “I nuovi spazi che vogliono manifestarsi sorgeranno dai progetti che saranno espressioni dell’ordine del movimento, che distingue lo staccato dal continuo avanzare e dal sostare. La configurazione delle strade per gli specifici movimenti che dovranno accogliere precederà la suddivisione dei terreni che serviranno.

Piazza San Marco a Venezia - 1951


Civic Center, Philadelphia - 1957


Piazza del Duomo, Pisa - 1950


Piazza del Campo, Siena - 1950


Duomo, Firenze - 1950


Piazza della Signoria, Firenze - 1950


Una strada vuole essere un edificio. Le strade di scorrimento veloce sono fiumi che hanno bisogno di porti. Le strade sono canali che hanno bisogno di darsene. L’architettura della sosta è uguale per importanza alle grandi mura che circondavano le città medievali. …Il centro della città è un luogo verso cui andare. Grandi porti per i veicoli o torri circonderanno il centro della città; saranno le porte, le pietre miliari, le prime immagini che accoglieranno il visitatore. L’ordine che esprimeranno e la posizione che occuperanno, obbligherà il progettista a renderne significative le forme come edifici destinati ad usi molteplici.

Palazzo Vecchio, Firenze - 1950


Egitto e Grecia Nel gennaio del 51 lascia Roma per l'Egitto e la Grecia. In accordo con Sippel, il viaggio iniziò in gennaio dopo un breve ritardo causato dalla difficoltà di Kahn nell’ottenere il visto dal governo egiziano. Volarono da Roma al Cairo dove Sippel contagiato da un bacillo di malaria venne bloccato in un ospedale locale. Kahn e il resto dei viaggiatori decisero di rimanere al Cairo aspettando che Mr. Sippel stesse meglio. Questo ritardo di almeno una settimana rese possibile a Kahn di spendere un considerevole periodo di tempo nell’esplorare e disegnare le piramidi.

Piramidi di Giza - 1951


“Oggigiorno, le piramidi ci appaiono nella loro pienezza, siamo ancora indotti al silenzio al loro cospetto; dal silenzio si percepisce come gli uomini aspirino ad esprimersi� [Luis Kahn]

Piramidi di Giza - 1951


Dal Cairo il gruppo andò in treno verso Assuan e risalirono il Nilo i una barca per più di una settimana, fermandosi lungo la strada in importanti siti archeologici. Dall’Egitto si spostarono verso la Grecia. Incontrarono un febbraio freddo e piovoso, alcuni membri della spedizione decisero di visitare alcune isole greche. Kahn e Sippel rimasero a viaggiare per tre settimane in treno, bus, cammello, e a piedi, esplorando i luoghi dell’antichità greca. Kahn si portava sempre un Carnet e una scatola di carboncini e pastelli che usava per fare schizzi in loco. Lavorava molto rapidamente impiegando non più di venti minuti per completare un disegno a pastelli. In Egitto visita Tebe, Luxor e Assuan e l'impressione che ne riceve è straordinaria. L'elemento piramidale si ritrova in molti dei suoi progetti seguenti. Un'altra cosa che o colpì moltissimo fu il colore delle ombre e il gioco della luce sulla sabbia. La sabbia è marrone in ombra ma diventa rossa o gialla a seconda delle ore della giorno.

Studi per base muraria su motivi egizi - 1951


Va poi in Grecia, dove vede l'Acropoli della quale fa molti disegni: è colpito dal gioco tra i piani del muro di cinta e delle aperture dei colonnati piuttosto che dai templi e dalle loro decorazioni. Quello che lo colpisce è "la forma visuale della differenza tra un muro e un muro che si suddivide per diventare colonne". Nello schizzo fatto presso l'Acropoli egli riporta la scarpata come ammasso irregolare di rocce in modo che le strutture sovrastanti sembrino emergere dalla roccia come dei cubi che puntano direttamente verso chi guarda. Evidentemente questo è uno dei punti di vista preferiti nei disegni di Kahn. Il disegno dei propilei è il più disorientante perché omette gli elementi simmetrici e dell'assialità e quindi dissolve la percezione della tridimensionalità. Da questo capiamo come Kahn volesse sottolineare ciò che ammira di più dell'architettura dell'antichità cioè la sua solidità e le sue forme pure all'interno di una composizione radicalmente asimmetrica e quindi moderna.

Acropoli, muri di sostegno - 1951


Acropoli di Atene - 1951


Acropoli di Atene vista dal basso - 1951


“c’è un ritmo di luce, buio, luce, buio, che ci racconta la grande storia della luce nell’architettura, sorta dalle aperture operate nel muro” [Luis Kahn]

Interno del Partenone - 1951


A Corinto passa la maggior parte del tempo a studiare il tempio di Apollo. Lo comincia a disegnare all'alba quando il cielo si dipinge di giallo acceso e il pastello si focalizza sui riflessi dorati nelle cinque colonne del tempio. Le colonne sono scure proprio come diventano d'inverno a causa delle piogge. Dando a ciascuna colonna un colore diverso raggiunge effetti espressionistici. Il paesaggio è indicato sommariamente sullo sfondo: le colonne si stagliano contro lo sfondo blu ricordando gli affreschi della chiesa di Assisi. Questo testimonia che l'interesse provato da kahn per la luce e il colore fin dal 1928 lo accompagna per tutta la vita. Divenne una questione di principio per Kahn che non ci potesse essere architettura senza gli effetti mutevoli della luce.

Tempio di Apollo a Corinto, interno - 1951


Tempio di Apollo a Corinto - 1951


A Delfi fece altri 5 disegni di cui tre dedicati ad una sorgente, una piscina rotonda incorniciata da massi è l'unico elemento che rimane del complesso del ginnasio che era posto tra due santuari ed il tempio dedicato ad Atena. In questo luogo altamente suggestivo oltre ai resti della storia umana vi sono antichi olivi, tracce cioè di un passato che continua nel presente. Le montagne dello sfondo rappresentano il tempo geologico. Per Kahn ciò significò anche un atto di riverenza per le forze che governano la natura. L'esperienza di Kahn delle piante non ortogonali dei templi greci ebbe un effetto immediato sul suo lavoro. Nel 1951 infatti in una lettera a un architetto americano, Kenneth Day, circa il Mill Creek Housing Project a Filadelfia egli rifiuta la pianta ortogonale ricevuta da Day in favore di una pianta meno rigida dove gli appartamenti sono posizionati ad angoli diversi l'un dall'altro come aveva visto nelle città greche. I piccoli cortili con forma irregolare segnano la fine della Villa Radieuse di Le Corbusier . Prima di lasciare l'Europa nel febbraio visita Venezia e fa un pastello di San Marco tracciato in maniera rapida e approssimativa; le forme architettoniche sembrano dissolversi in una nebbia colorata. Dà l'impressione di aver ripreso i primi disegni impressionisti di Venezia per trasformarli in modo più vigoroso, più espressivo e più colorato. In un altro disegno si arriva alla dissoluzione delle forme per lasciare spazio ad atmosfere evanescenti. Kahn lasciò l'Italia ai primi di marzo a bordo della nave scrisse una lettera ai suoi amici di Roma parlando in modo entusiasta di Parigi e della lezione urbanistica che ne aveva ricavato, suggerendo che nuovi itinerari si stavano aprendo.


Basilica di San Marco a Venezia - 1951


Viaggi - Terzo tour in Europa (1959) Kahn fece un breve viaggio in Europa nel 1959 per esprimere un’opinione sul C.I.A.M. di Tenth, a Otterlo in Olanda. Il viaggio produsse una piccola ma molto significativa serie di schizzi a matita e inchiostro. Una parte di questi fu rifatta a Filadelfia usando schizzi sul campo come modelli. Dopo il 1959 la crescente domanda per il suo talento architettonico non gli lasciò più tempo per continuare il suo lavoro artistico. Smise di fare schizzi di viaggio, ma continuò ad usare la sua abilità nel disegno per produrre stupendi studi di architetture a carboncino e pastello. Così, questo piccolo gruppo di disegni del 1959, rappresenta la fine di un incredibilmente ricco e variato volume di produzione artistica. Questa serie è esclusivamente in bianco e nero. Sono finite le forti ombre a carboncino e i pastelli espressionisti del 1950-51. Il modo con cui Kahn fece questi schizzi ci mostra la sua impazienza nei confronti del dettaglio e una forte tendenza a rivelare la vera essenza della forma attraverso gesti di minima linearità. Il loro carattere richiama gli schizzi manieristi di Le Corbusier.


Albi Ad Albi Kahn concentrò la sua attenzione nella cattedrale di Santa Cecilia, disegnandola sia da lontano che da vicino, e su una struttura fortificata adiacente alla stessa, nota con il nome di Berbie. Inoltre fece schizzi di fantasia basati sulle forme della cattedrale. In prima istanza disegnò da una fotografia pubblicata in una guida turistica che aveva acquistato in loco, eliminando tutti gli edifici della città e concentrandosi esclusivamente sulle strutture elencate precedentemente. I muri della cattedrale erano costruiti come una chiesa fortificata, con il fine di proteggerla dagli eretici locali: gli Albigesi. Diversamente dalle altre famose cattedrali della Ille De France, la cattedrale di Albi è strutturalmente più solida, in quanto doveva funzionare efficacemente sia come chiesa che come fortezza. Probabilmente Kahn vide in Albi quella convivenza fra monumentalità e funzionalità che aveva cercato fino a quel momento. Kahn, qualche anno dopo, affermò che nel disegnare Albi cercò si catturare l’eccitazione nella mente del suo architetto, mentre guardava crescere la sua opera. In senso più astratto, i disegni ritraggono cilindri (le grandi torri o i contrafforti) connessi fra loro da strutture piane punteggiate da aperture (i muri e le finestre); questo tema sarà poi oggetto di riflessione in molte delle sue opere future (palesato nelle residenze occidentali, a Dacca). Kahn tentò di rappresentare queste idee in vari modi, variando lo spessore delle linee, e talvolta rappresentando le torri con rapide linee spiraleggianti. (è questo l’aspetto graficamente più interessante dei disegni di Albi).

Cattedrale di Albi vista dal fiume - 1959


Cattedrale di Albi - 1959


Torre della Cattedrale di Albi - 1959


Ronchamp Le Corbusier, fra i grandi maestri del ventesimo secolo, fu quello che maggiormente influenzò l’opera di Kahn. Dopo la sua costruzione la cappella di Ronchamp venne definita, da alcuni critici, “barocca”: il peggior aggettivo che si potesse dare ad un edificio nella metà degli anni cinquanta. Kahn decise di vedere da se: nella sua visita alla cappella egli eseguì due schizzi, che stranamente ritraggono l’interno, ed in seguito affermò: “mi innamorai pazzamente di essa”. Nei suoi disegni Kahn non tentò di riprodurre la stravaganza del tetto, delle eccentriche torri, e delle forme biomorfe (le torri cilindriche di Albi da questo punto di vista gli furono ben più utili), bensì concentrò la sua attenzione nel riprodurre il passaggio della luce attraverso la fessura del muro rivolto verso est. “La luce è la chiave”, e fu proprio questa la lezione che Kahn volle apprendere da Ronchamp dove possiamo ritrovare la stessa qualità della luce che troviamo negli spazi classici e nell’opera di Kahn: i drammatici motivi di luce e di ombra nel Colosseo, i complessi riflessi di luce e di ombra del Pantheon, il rifarsi ancora e ancora alla luce del Partendone, nei quali dobbiamo trovare ciò che Kahn vide: “un mondo dentro un mondo” “la misura dell’incommensurabile… questa luce che sembra quasi tagliarti come un coltello”.

Cappella di Ronchampe, primo schizzo - 1959


Cappella di Ronchamp, secondo schizzo - 1959


Carcassonne A Carcassonne Kahn vide una relazione molto stretta fra le forme architettoniche più vecchie e quella dei suoi nuovi disegni. Decise di vedere Carcassonne perché le sue forme erano diventate centrali alla sua architettura, sia come forma, sia come tipologia, e nel 1962 descrisse i suoi giorni trascorsi in questa cittadina come segue: “Alcuni anni fa ho visitato Carcassonne. Dal momento in cui oltrepassai i cancelli ho cominciato a scrivere col disegno, le immagini che io avevo studiato in precedenza si presentarono come sogni realizzati. Cominciai con attenzione a memorizzare le proporzioni e i dettagli di questi grandi edifici. Ho trascorso l’intera giornata nel cortile sulle mura e nelle torri mentre diminuiva la mia attenzione per le proporzioni esatte e i dettagli precisi. Alla fine della giornata stavo inventando forme e costruendo edifici in rapporti diversi a quelli che erano”. Gli edifici da lui ritratti furono. Chateau Comtal, la Tour Nazaire e la Tour Carrèe De E’ Le Vec che sorge all’interno delle due file di mura a metà strada tra gli altri due luoghi. Concentrò la sua attenzione sulla massa irregolare e complessa delle tre torri soprattutto sulla Tour Sen Nasain, forse la più irregolare di tutte. Gli schizzi di questi edifici ci ricordano Philadelphia nella fantasia della composizione , in quanto risulta un edificio composito per usi diversi. Il punto d’osservazione da cui disegnò ricorda l’angolo da cui egli aveva ritratto i ponti di Verona e Firenze . La varietà grafica dei disegni di Carcassonne va da un tratto di matita moto leggero a ombreggiature considerevoli a tratti di penna leggeri fino a colpi di pennello larghi e profondi. Si può pensare che la cosa fosse casuale ma guardando il disegno della Tout sen Nazair, ci si rende conto che le linee curve hanno lo scopo di rendere la superficie molto mossa. Castello di Carcassonne, vista dall’alto - 1959


Castello di Carcassonne - 1959


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