Vita del vescovo Anton Durcovici

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FABIAN DOBOŞ

VITA DEL VESCOVO ANTON DURCOVICI Martire della Chiesa Cattolica della Romania

Sapientia Iaşi 2014


Con la nostra benedizione X Petru Gherghel Vescovo di Iasi 02 febbraio 2014

Redattore: pr. dr. Ştefan Lupu Referente scientifico: dr. Dănuţ Doboş Traduttore: Giacomelli Valeriano, FDP

Descrierea CIP a Bibliotecii Naţionale a României DOBOŞ, FABIAN Viaţa episcopului Anton Durcovici, Martir al Bisericii Catolice din România / Fabian Doboş. - Iaşi : Sapientia, 2014 ISBN 978-973-8980-90-7 282 929 Anton Durcovici

© 2014 Editura SAPIENTIA Institutul Teologic Romano-Catolic Str. Th. Văscăuţeanu 6 RO – 700462 Iaşi Tel. 0232/225228 Fax 0232/211476 www.editurasapientia.ro e-mail slupu@itrc.ro


INDICE

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 1. L’infanzia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 2. Il periodo in seminario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 3. Il sacerdote Anton Durcovici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 4. Rettore del Seminario dell’Arcidiocesi di Bucarest . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25 5. Vescovo di Iaşi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28 6. Il martirio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34



INTRODUZIONE

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a sempre sono esistiti cristiani che, obbedienti alle parole di Gesù Cristo, l’hanno imitato in modo perfetto, offrendo la propria vita per testimoniare la fede. Tra i milioni di uomini che, lungo il corso dei secoli, hanno risposto positivamente alla chiamata al martirio si enumera anche il vescovo romano-cattolico di Iaşi Mons. Anton Durcovici (1948-1949), morto nel carcere comunista di Sighetu Marmaţiei il 10 dicembre 1951. La vita santa di questo martire è stata spesso messa in risalto dalle numerose persone che l’hanno conosciuto. Molti cattolici hanno ricevuto dalle sue mani i sacramenti; molti giovani l’hanno avuto come superiore nel seminario di Bucarest, dove, ancora sacerdote, fu rettore dal 1924 al 1947. Anche alcuni anziani cattolici di Iaşi, descrivono con grande venerazione la figura del vescovo Durcovici. Tuttavia le parole volano troppo velocemente perchè possano lasciare nella storia un’impronta così profonda

Vogliamo venerare il nostro vescovo Antonio Durcovici, che ha camminato davanti al nostro popolo con una fede forte, invitando tutti ad avere coraggio e a pregare, sia nelle prediche tenute nelle parrocchie della diocesi, sia tra le mura del carcere, dove ha dovuto superare la prova del fuoco. (SE Pietro Gherghel)

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Oggi, se vogliamo fare una sintesi della vita di Antonio Durcovici, possiamo usare le seguenti parole: una vita pienamente donata, animata da un forte zelo per i seminaristi e sacerdoti, per le anime affidate, per le quali non ha risparmiato nemmeno la propria vita. (SE Pietro Gherghel)

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del vescovo martire. Proprio per questo, in seguito agli avvenimenti del 1989, alcuni studiosi (Florian Müller, Eduard Ferenţ, Anton Despinescu, Dănuţ Doboş, Wilhelm Dancă, Alois Moraru, Ştefan Lupu) hanno pubblicato alcune biografie di questo martire. Questi opere si fondano sui documenti che si trovano nell’archivio che conserva le memorie del vescovo, opere specializzate e di divulgazione, ma anche sulle testimonianze personali. La presente biografia ha alla base i testi redatti dagli autori precedentemente ricordati. Lo scopo di questo testo è di presentare a tutti i credenti, con parole semplici, la vita esemplare del martire Anton Durcovici, con l’intenzione di convincere quanti più, tra costoro, ad imitarne le virtù, perchè il popolo di Dio sia rafforzato nella fede.

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1. L’INFANZIA

I

l futuro vescovo di Iaşi è nato il 17 maggio 1888 nella località Bad-Deutsch Altenburg (Austria). È stato battezzato il 21 maggio 1888 nella chiesa locale, dedicata a Maria Assunta. Anton proveniva da una famiglia povera; suo padre, Francisc, era operaio in una cava di pietra, mentre la madre (Maria, nata a Mittermeier), era casalinga. Suo padre morì di turbecolosi acuta il 5 febbraio 1893, all’età di 36 anni. Dopo la morte del padre, la famiglia Durcovici dovette passare attraverso grandi difficoltà e mancanze. La giovane vedova ha provato a procurare La carta della cittadina Deutsch-Altenburg (fine sec. XIX)

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La casa della famiglia Durcovici a Bad Deutsch-Altenburg

Avendo ricevuto una solida formazione cristiana nella famiglia dove nacque 125 fa, e avendo un’anima disposta all’amore e sacrificio, come sua madre, seguendo i corsi di grandi università e adempiendo missioni che l’hanno imposto come grande formatore e teologo, è stato sempre ammirato dai suoi superiori della Romania e dell’Italia. (SE Pietro Gherghel, Predica in occasione del 125° anniversario della nascita del vescovo Antonio Durcovici)

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tutto il necessario per i suoi figli (Anton aveva solamente un fratello, Francisc), lavorando come lavandaia e sarta. Maria Durcovici aveva una zia (Österreicher) che viveva a Iaşi, dove possedeva un ristorante. Costei la chiamò nella capitale della Moldavia, nell’anno 1894, perchè la aiutasse nel lavoro. Quindi Maria Durcovici si trasferì a Iaşi con i suoi due figli, Anton e Francisc. Nel 1895, i due fratelli furono ammessi alla scuola elementare della Parrocchia Romano-Cattolica di Iaşi, dove presero possesso della lingua romena. Tra gli anni 1896 e 1898 la famiglia Durcovici si trasferì a Ploieşti, dove i due fratelli continuarono gli studi presso la scuola cattolica parrocchiale della località. Nel 1898, Maria Durcovici coi suoi due bambini si stabilì a Bucarest, in

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strada Izvor, n. 81. Anton fu iscritto, nello stesso anno, alla IV elementare presso la Scuola Arcivescovile „Sant’ Andrea”. Questa era gestita dai religiosi della congregazione „I Fratelli delle Scuole Cristiane” e non era lontana da strada Izvor. Il 25 maggio 1899, Anton Durcovici ricevette il sacramento della Cresima dalle mani dell’arcivescovo di Bucarest, Mons. Francisc Xaveriu Hornstein. La mamma ed i due figli partecipavano alla Santa Messa nella cappella delle religiose che si trovano in strada Pitar Moş. Qui, la provincia delle religiose di Monaco (le Dame Inglesi) aprì nel 1858 l’istituto „Santa Maria”, che in breve tempo divenne la più celebre scuola per ragazze di Bucarest. Le suore furono impressionate da Anton. Lo accolsero come chierichetto nella loro cappella, dove egli si dedicò con grande gioia al servizio all’altare. Non solamente domenica, ma ogni giorno veniva a partecipare alla Santa Messa. Dopo la celebrazione riceveva una piccola merenda e così poteva recarsi a scuola con maggiori energie.

Ho chiesto ai fedeli di avere totale fiducia nell’infinita misericordia di Dio, che è più grande di quella del Padre del Vangelo nei confronti del figlio prodigo, e nella sua sincera volontà di perdonare a qualsiasi uomo tutti i peccati. (SE Antonio Durcovici, Dichiarazione data nel carcere della Securitate il 26 aprile 1950)

Francesco ed Antonio Durcovici

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Davanti all’Immacolata e al Creatore e l’Onnipotente, le acque agitate delle passioni umane si fermano, le fortezze e gli attacchi dei nemici, anche quelli più terribili, crollano subito e niente può impedire il popolo cristiano di entrare nel Regno del suo Figlio. (SE Antonio Durcovici, Lettera ai sacerdoti sulla devozione di maggio alla Madre di Dio)

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L’inverno era molto freddo a Bucarest, spesso la temperatura atmosferica scendeva anche oltre i -30 gradi, mentre le strade erano coperte di neve. Anton andava al mattino, quando era ancora buio, alla Santa Messa, arrivando affamato ed infreddolito alla cappella. Suor Tecla, la sacrestana, aveva compassione di lui e quindi fece in modo tale che, nel monastero, fosse messo a disposizione del giovane chierichetto un letto. Anton trovava ora nel monastero un letto e del cibo. Suor Tecla si occupò molto di lui. La mamma era contenta che il suo Toni si trovava bene nel monastero. Il direttore spirituale delle suore era don Lucius Fetz, religioso benedettino, segretario del futuro arcivescovo Raymund Netzhammer, allora rettore del seminario di Bucarest. Costui rimase impressionato dal chierichetto e per questo lo invitò spesso alla Santa Messa domenicale presso il palazzo arcivescovile: volle conoscerlo meglio. La suora intuì che don Lucius era impressionato dal piccolo chierichetto ed iniziò a temere che l’avrebbe perso. Si recò dunque dalla superiora, dicendole: „Se don Lucius vuole prendersi Toni, allora che gli dia anche da mangiare ed un letto”. Ed accadde proprio così.

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2. IL PERIODO IN SEMINARIO

L

’1 settembre 1901 Anton Durcovici fu ricevuto, su raccomandazione di don Lucius Fetz, dal futuro vescovo Netzhammer nel Seminario minore di Bucarest. Il primo passo verso la grande meta, il Sacerdozio, era stato fatto. Il giovane Anton si dedicò con gioia allo studio. Il monastero delle suore in via Pitar Moş pagò le spese degli studi del seminarista, che in seguito fu riconoscente a questa comunità, essendo un buon direttore spirituale e confessore per le suore. Dopo cinque anni, Anton Durcovici terminò il liceo, sostenendo con successo l’esame di maturità. Il 23 ottobre 1906, il rettore del seminario „Santo Spirito”, don Augustin Kuczka, gli consegnò il diploma di maturità, nel quale erano enuerate tutte le materie studiate dal giovane Anton Durcovici: latino, greco, tedesco, romeno, ungherese, religione, storia, geografia, matematica, cosmografia, astronomia, zoologia, botanica, fisica, chimica, geologia.

L’arcivescovo Raimondo Netzhammer

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L’arcivescovo Raymund Netzhammer fu impressionato dalla pietà del giovane seminarista e prese in seria considerazione la sue doti intellettuali. Per questo lo inAl Seminario “Santo Spirito” (1904) viò a Roma per continuare gli studi. Con la raccomandazione dell’arcivescovo, Anton Durcovici giunse a Roma il 30 ottobre 1906, come seminarista, presso il Collegio Urbaniano. Aveva ancora tre giorni liberi prima dell’inizio del semestre, dei quali si servì per visitare la Città Eterna, che lo impressionò profondamente. Come prima cosa andò alla Basilica di San Pietro; il suo cuore si infiammò e si riempì di gioia santa. Anton, che solitamente era sobrio, ora scrive a casa descrivendo con parole La misericordia di Dio raffinate la sua gioia di essere a Roma. mi prepara, in L’anno accademico iniziò il 4 novemquest’anno, una grazia bre 1906. Si iscrisse all’Università „San ancora più grande…, la consacrazione a Dio Tommaso” per studiare la filosofia mediante il suddiacoscolastica; in due anni terminò gli studi nato. di filosofia, ottenendo il titolo di dot(Antonio Durcovici, tore in questo campo. Lettera all’arcivescovo R. Netzhammer, il 27 dicembre 1908)

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Quanto più mi avviciCon questo fondamento filosofico, no alla meta, tanto più si dedicò con estrema instancabilità e comprendo la sua belcostante diligenza agli studi di teologia, lezza e la mia totale presso l’Università Urbaniana, ottenendo indegnità e mi convinco della necessità di il dottorato in teologia nel 1910. prepararmi con tutte le Nel Collegio Urbaniano studiavano mie forze per questo giorno, senza basarmi i candidati al sacerdozio provenienti su me stesso, ma da tutti i territori di missione del sull’aiuto paterno di mondo: africani, europei, asiatici ed Dio. americani. I Superiori del collegio (Antonio Durcovici, Lettera all’arcivescovo portavano a Roma i migliori ed i più R. Netzhammer, il 27 dotati seminaristi dei territori di misdicembre 1908) sione, li formavano in questo collegio perchè, dopo l’ordinazione sacerdotale, portassero lo spirito universale della Chiesa nella nazione d’origine. Così, Anton Durcovici, entrò in contatto con seminaristi di tutto il mondo, così conobbe la Chiesa universale e fu marcato dallo spirito della Chiesa Romano-CattoliA Roma – il Collegio “Urbano” ca. Egli mise poi in pratica questo spirito, in qualità di sacerdote, tutta la vita, con le parole e le azioni. Fu il prototipo del sacerdote romano: coscienzioso, corretto nell’adempiere

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… voglio…, mediante la consacrazione, sacrificarmi per sempre e senza nessuna reticenza a Dio e alla sua Chiesa. (Antonio Durcovici, Lettera al vescovo R. Netzhammer, il 30 giugno 1909)

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ciò che è prescritto dalla Chiesa, ma comprensivo e benevolo verso coloro che pensavano diversamente. Anton Durcovici fu influenzato profondamente nella sua vita religiosa dai luoghi di culto e dalla tradizione cristiana millenaria di Roma. Tutta la vita si è distinto mediante una incrollabile fedeltà nei riguardi della fede ed una comunione permanente con la Santa Sede. Nelle sue lezioni, prediche e conferenze non presentò mai il proprio parere, ma sempre ciò che insegna la Chiesa. È per essa che, più tardi, offrì la propria vita, come vescovo, nel carcere comunista di Sighetu Marmaţiei.

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3. IL SACERDOTE ANTON DURCOVICI

A

causa della troppo tenera età, fu ritardata l’ordinazione sacerdotale del diacono Anton Durcovici. Volle rimanere nel Collegio Urbaniano fino all’ordinazione. Il rettore rimase ammirato da questo desiderio. Così divenne il prefetto del I anno, anche se non era ancora prete. Il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinal Girolamo Gotti, ed il rettore del collegio, Mons. Giovanni Bonzano, erano molto contenti dell’operato del giovane chierico Anton Durcovici. Oltre a questa missione di prefetto, si occupò dello studio del diritto canonico: compì gli studi di diritto presso la Facoltà del Seminario Romano, ottenendo la laurea in diritto canonico nel 1911. Con la dispensa per la mancanza di ancora 20 mesi per l’età canonica, ricevuta dalla Santa Sede, fu ordinato sacerdote il 24 settembre 1910, nella Basilica di „San Giovanni in Laterano”. Mantenne la funzione di prefetto fino alla fine del secondo semestre. Lasciò Roma il 29 luglio 1911, per ritornare

… l’unico mio desiderio è quello di adempire in tutto la volontà di Dio. (Antonio Durcovici, Lettera all’arcivescovo R. Netzhammer, il 26 dicembre 1909)

L’Università Urbaniana

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Il cardinale Girolamo Gotti

Con la consacrazione sacerdotale, il Salvatore mi ha scelto suo strumento e, come tale, sarò utile quanto tempo sarò sottomesso, unito con lui, sotto la sua mano; se mi basassi sulle mie forze oppure credessi nelle mie forze, sarei un uomo perso, diventerei infedele alla mia vocazione. (Antonio Durcovici, Lettera all’arcivescovo R. Netzhammer, il 28 dicembre 1908)

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nell’Arcidiocesi di Bucarest. Prima di ritornare in Romania, si recò in pellegrinaggio a Loreto; andò poi in Austria, dove celebrò la prima Santa Messa nel suo paese natale, circondato dai suoi parenti. Il nuovo rettore della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, Mons. Giovanni Bergamo, redisse un attestato ricco di elogi indirizzati ad Anton Durcovici, che fu spedito al prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il cardinal Girolamo Gotti. Così scriveva il rettore riguardo il suo ex-studente, il 29 luglio 1911: Eminenza, il sacerdote Anton Durcovici, dell’Arcidiocesi di Bucarest, da cinque anni studente al collegio, parte oggi per ritornare nella sua patria. Ha concluso gli studi di teologia alla fine del mese di luglio, l’anno scorso, ottenendo il diploma di dottore, ma non ha potuto essere ordinato a causa dell’età. Ha espresso il desiderio di rimanere nel collegio un anno e sono stato felice di poter soddisfare questa sua richiesta. Con la raccomandazione di Vostra Eminenza, scriverò anche al suo arcivescovo a riguardo tutto il bene compiuto per il collegio. Ordinato il 24 settembre, con la dispensa di 20 mesi, ha svolto servizi preziosi per il collegio in qualità di prefetto del I anno; si è occupato anche

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dello studio del diritto canonico e nel giugno scorso ha ricevuto la laurea in diritto canonico romano. Negli anni precedenti ha conseguito il dottorato in filosofia presso l’Accademia „San Tommaso”. Ora ci lascia con i migliori auguri, da parte dei superiori e dei compagni, per i quali è stato per cinque anni un esempio attraverso il comportamento e la trasparenza, la pietà e l’umiltà. Ci tengo a dire che, se si comporterà da sacerdote così come s’è comportato in collegio, sarà una vera ricchezza per la sua diocesi. Per questo, Vostra Eminenza, raccomandatelo al suo arcivescovo.

Il giovane sacerdote ritornò in Romania l’11 agosto 1911. I suoi confratelli l’hanno accolto con grande gioia. Non era affatto superbo, ma, al contrario, andava umile, con gli occhi abbassati. L’arcivescovo Raymund Netzhammer era felice del suo novello sacerdote e ringraziava nella lettera del 23 agosto 1911, indirizzata al cardinale Girolamo Gotti, al rettore ed ai professori del Collegio Urbaniano per il loro lavoro, attraverso il quale formarono Anton Durcovici, facendo di costui un esemplare servitore di Dio:

Vieni da me, tu che sei mio sacerdote! La tua vita ritirata è un tipo di incarcerazione, situazione che hai preso sopra di te volontariamente, per amore di Dio e della salvezza della tua anima. Vieni da me, quando la solitudine ti pesa; vieni da me, perché ti aspetto per condividere i nostri dolori e le nostre gioie. Non cercare nelle creature ciò che solo in me puoi trovare, la pace della tua anima. Vieni da me, visitami spesso nel tabernacolo, sia di giorno sia almeno verso sera per raccontarmi della tua attività, per prendere da me luce e consiglio, grazia e forza per te e per le mie pecorelle. (SE Antonio Durcovici, Lettera circolare del 28 dicembre 1948)

Eminenza, Ha prodotto in me una grande gioia la lettera inviatami il 7 agosto di quest’anno, Vita del vescovo Anton Durcovici 

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Agosto 1914

piena di speranze per il sacerdote Anton Durcovici. Dieci anni fa l’ho ricevuto nel Seminario arcivescovile di Bucarest. Già allora ebbi la speranza che sarebbe stato un buon sacerdote, chiamato da Dio come Samuele. Poichè questo sacerdote è ritornato ora nella sua diocesi, arricchito del dottorato in filosofia e teologia e con la laurea in diritto canonico, raccomandato da Vostra Eminenza, colmo di meriti, ora, quando inizia il suo ministero sacerdotale, ringrazio di tutto cuore Dio l’Onnipotente per questa gioia, ma anche Vostra Eminenza, per il lavoro e l’attenzione impiegate per preparare questo alunno. Da parte mia, prego il Signore di mantenere in buona salute per molti anni Vostra Eminenza, Dio ricolmi con le sue più ricche grazie e con i doni dello Spirito Santo i rettori ed i professori del Pontificio Collegio per l’Evangelizzazione dei Popoli.

Il primo compito pastorale di don Durcovici fu quello di prefetto e professore presso il Seminario „Santo Spirito” di Bucarest. La sua ampia preparazione, le sue profonde conoscenze teologiche, e la sua vita spirituale impressionarono i seminaristi. Nello stesso tempo, il giovane sacerdote fu amministratore parrocchiale presso la parrocchie di Târgovişte, Giurgiu e Buzău. Dall’anno 1911 fino 18 

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al 1920 fu rettore della cappella delle suore di Notre Dame de Sion di Bucarest. Fino al 1916 fu anche professore presso le scuole arcivescovili della Capitale, „Sant’Andrea” e „San Giuseppe”. Nel 1914 ebbe inizio la Prima Guerra Mondiale; due anni più tardi la Romania entrò in guerra contro l’Austria. Molti austriaci e tedeschi della Romania furono incarcerati. Anche don Anton Durcovici, essendo austriaco, fu arrestato, il 27 agosto 1916, insieme a tutti gli altri sacerdoti stranieri, inizialmente nel paese di Frăţileşti, nella regione Ialomiţa, successivamente fu trasferito nella Monastero Notre Dame de Sion di Galaţi, dove svolse la missione di cappellano. Grazie all’intervento dell’arcivescovo Netzhammer

Voglio dire che se egli sarà in Romania come è stato nel collegio, Antonio Durcovici sarà un tesoro nella sua diocesi. Per questo prego Vostra Eminenza di raccomandarlo al suo arcivescovo. (Lettera del rettore G. Bergamo al card. G. Gotti, il 29 luglio 1911)

Il monastero “Notre Dame de Sion” di Galaţi

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… parlando dell’Esaltazione della Santa Croce…, ho spiegato il potere divino di Gesù crocefisso, che salva il mondo dal peccato, dalla schiavitù del diavolo e dalla morte eterna; tutti coloro che credono in Cristo Crocefisso, sperano in lui e lo amano con tutto il cuore, osservando i suoi comandi, avranno la salvezza dell’anima, nonostante tutti gli impedimenti provenienti da parte dei nemici della Croce, cioè del diavolo, della cattiva gente e dai risentimenti che vengono dal nostro cuore. (SE Antonio Durcovici, Dichiarazione dal carcere della Securitate, il 26 aprile 1950)

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presso il re Ferdinand e le altre autorità, don Anton Durcovici potè ritornare nella Capitale, nel dicembre 1917. Riguardo al periodo in cui fu internato a Galaţi, don Anton Durcovici racconta: Mi trovavo quasi da un anno a Galaţi, dove mi condusse l’impietosa sorte della guerra, insieme con otto pii fratelli delle Scuole Cattoliche di Bucarest. Da tempo ci abituammo al rombo dell’artiglieria del fronte, che era vicino, ed alle frequenti visite degli aeroplani ostacolate dal latrato della contraerea. Da diverso tempo le bombe nemiche avevano scelto alcuni obiettivi proprio in città. Ci abituammo anche a questo. Ma giunse l’11 ottobre 1917, che ci svegliò dalla quasi totale indifferenza verso tutto ciò che accadeva intorno a noi. Erano circa le ore 11 del mattino quando il nemico iniziò nuovamente a bombardare la città. Il sibilo delle bombe si udiva sempre più forte, le espolsioni venivano dalla Strada Principale sempre più in prossimità della nostra abitazione, una casa nel giardino dell’Istituto Notre Dame de Sion. Nonostante tutti questi avvenimenti alle 12 apparecchiammo la tavola, ma dopo qualche minuto una bomba esplodeva proprio all’interno della proprietà dell’ Istituto. Tutti, tranne me ed un fratello, si alzarono ed uscirono per vedere cosa

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accadesse. Noi due non credevamo che il pericolo fosse tanto elevato, ma all’improvviso un’esplosione, proprio davanti alla finestra, una nube di polvere e di fumo ci tirò fuori dalla nostra incertezza. Abbiamo abbandonato anche noi la casa e ci siamo diretti verso l’ospedale militare e civile organizzato in un’ala dell’edificio principale. Un panico indescrivibile si impadronì di tutti quanti. Già alcune bombe avevano colpito l’edificio ed ancora i proiettili fischiavano attraverso l’aria nel frastuono dei vetri delle finestre rotte in tutte le parti. I malati, alcuni da soli, altri assistiti dagli infermieri o dai convalescenti, i bambini venivano portati in braccio, tutti si accalcavano nel corridoio centrale e si dirigevano nel sotterraneo. Demmo anche tutti noi un aiuto per scappare da questo inferno di fuoco. Mentre passavo davanti alla stanza dei malati di tifo petecchiale, una suora mi chiamò dentro e benedissi quei poveri, che, essendo nel momento culminante della malattia, non potevano esser condotti fuori. Tutti sono rimasti illesi. Allora venne un’altra suora mandata dalla Signora Superiora, perchè mi informasse che sarebbe bene che io riponga in un luogo sicuro il Santissimo Sacramento, che si trova in cappella, perchè anche questa sembrava minacciata. Allora salii velocemente la scala verso il primo piano, seguito

Ricordiamoci che, per quanto riguarda la tristezza del Sacro Cuore di Gesù a causa della nostra indifferenza, non si tratta di una cosa accaduta tanto tempo fa e non dipende del nostro attuale atteggiamento. No. Al contrario, il nostro atteggiamento di adesso e del futuro, fino ai più piccoli dettagli, rappresenta la causa della tristezza che il Sacro Cuore ha sentito come effetto. Quindi, la causa e l’effetto sono simultanee: l’attesa di Gesù, chiuso in tabernacolo e la nostra risposta. Mediante il nostro comportamento, noi determiniamo i suoi sentimenti. Il nostro rifiuto lo rattrista, la nostra visita lo rende gioioso e lo consola. (SE Antonio Durcovici, Lettera circolare del 28 dicembre 1948)

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L’unico padrone assoluto della vita è soltanto Colui che ce l’ha donata e la sostiene, Dio. Il nostro dovere è di usare questo dono in conformità con lo scopo che egli ha già pensato. (A. Durcovici, Non uccidere, in Il Nuovo faro 2/14 gennaio 1934)

La Chiesa “Sant’Elena” di Bucarest

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dalla suora che venne a chiamarmi. Arriviamo in sacrestia, dove ci aspetta la suora sacrestana. Le suore mi accompagnano all’altare, avendo ciascuna una lanterna in mano e poi si inginocchiano davanti alla balaustra, la quale divide il presbiterio dal resto della chiesa. Io salgo i gradini dell’altare, apro il tabernacolo, estraggo le due pissidi e mi accingo a riporre la santa ostia dall’ostensorio in una delle due pissidi. Improvvisamente ricevo come un colpo in testa, ma senza sentire nessun dolore, non vedo più nulla, non odo più nulla e salto o sono lanciato verso destra, oltre i gradini dell’altare. Resto lì in piedi e dopo un po’ di tempo, del quale non posso precisare la durata, odo la voce di una delle due suore, che mi dice: „Padre, venite!” Io rispondo che non vedo nulla, che non ho con me il Santissimo Sacramento e che non posso seguirla. La voce poi si allontana. Un orecchio mi fischia terribilmente. Gradualmente inizia ad apparire la luce, il fumo e la polvere si disperdono, mentre vedo con gli occhi il disastro: la pisside era caduta sull’altare, la maggior parte delle ostie era sparsa sui gradini dell’altare e nel presbiterio, tutto era coperto di polvere o di pezzetti di intonaco. Allora non vidi nient’altro. Raccolgo in fretta le sante particole, che erano vicine e visibili, e con la pisside in mano mi dirigo verso

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la porta della sacrestia. Ma questa fu sbattuta con così tanta forza che non c’era modo di aprirla. Non conoscevo il percorso verso il sotterraneo. Quindi procedo nella parte centrale della chiesa verso l’entrata principale. Qui scorgo le orme di quelle due suore, grandi macchie di sangue sui gradini di marmo della scala. Scendo i gradini, percorro un corridoio lungo e presso un bivio vedo la suora sacrestana seduta su una poltrona, bianca come cera, che perde sangue da molte ferite. Sembrava che fosse sul punto di emettere l’ultimo respiro. Il medico dell’ospedale ed altre persone si occupavano di costei. Avvicinandomi, mi guardava come se venissi dall’altro mondo, poichè mi credeva già morto. Mi viene indicata la via verso la cantina a volta, dove fu condotta anche la moribonda. Posi il Santissimo Sacramento su un tavolo improvvisato mediante due casse poste una sopra l’altra e le diedi la comunione, il santo Viatico. Era una scena commovente, che si svolgeva allora nella semi-oscurità del sotterraneo, illuminato solo da alcune candele, e ricordava i primi cristiani raccolti nelle catacombe durante lo scatenarsi delle persecuzioni, ma che avevano con sè il loro Dio.

Nel 1918, don Anton Durcovici fu nominato professore presso la Scuola Arcivescovile „Sant’Andrea” ed amministratore parrocchiale della Chiesa

La Chiesa Italiana “San Salvatore” di Bucarest

Coloro che credono nella presenza personale di Cristo nell’Eucaristia, come ci dice la fede cattolica, non possono essere capiti e nemmeno perdonati, se non vivono la loro fede; anzi, essi scandalizzano coloro che non credono, i quali ci giudicano non tanto dalle parole, ma soprattutto secondo i nostri atti. (SE Antonio Durcovici, Predica tenuta a Câmpulung-Muscel il 19 giugno 1949)

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Canonico della Cattedrale “San Giuseppe”

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Italiana „Santissimo Redentore” della Capitale. Nel 1919 amministra la Chiesa „Santa Elena” di Bucarest, mentre nel 1920 fu nominato direttore del convitto „Sant’Andrea”. Una volta che fu riaperto il Seminario arcivescovile, nel 1922, fu nominato professore e prefetto. Dal 1919 diventa membro del Consiglio amministrativo dell’arcidiocesi. Fu membro del Tribunale arcidiocesano, essendo anche, per diversi periodi fino all’anno 1930, amministratore parrocchiale di Târgovişte. Dall’anno 1920 fu vicepresidente della Congregazione Mariana degli Uomini di Bucarest, mentre dal 1921 divenne presidente di questa stessa congregazione. Inoltre condusse l’Associazione delle Mamme Cristiane e le Terziarie francescane di Bucarest. Fu anche membro della direzione dell’ Azione Cattolica, del Tribunale ecclesiastico, censore di libri, esaminatore prosinodale, membro del Consiglio amministrativo della Arcidiocesi, membro del Consiglio eparchiale. Nel 1919 fu proposto per la sede episcopale di Iaşi, insieme al sacerdote Alexandru Theodor Cisar; quest’ultimo fu scelto per occupare tale incarico. Nel 1923 fu nominato canonico della cattedrale „San Giuseppe”.

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4. RETTORE DEL SEMINARIO DELL’ARCIDIOCESI DI BUCAREST

I

l sacerdote Anton Durcovici fu nominato rettore del Seminario „Santo Spirito” di Bucarest nel settembre 1924; assolvì a tale incarico in modo coscienzioso fino al 1947, quando fu nominato vescovo di Iaşi. Per circa un quarto di secolo impiegò tutte le sue energie in questa missione e contribuì con tutte le sue doti spirituali alla formazione di servitori degni dell’altare. Da allora don Durcovici ebbe una parola significativa in tutti i problemi della diocesi; il suo giudizio ed il suo consiglio saggio sono sempre stati ricercati dall’arcivescovo e dal clero. Il 15 luglio 1924 l’arcivescovo Netzhammer lasciò la România, essendo stato dimesso dalla cattedra episcopale di Bucarest. Fu nominato come successore il vescovo di Iaşi Alexandru Theodor Cisar. La prima missione del nuovo pastore fu quella di assicurarsi vocazioni sacerdotali autoctone. Vide nel sacerdote Anton Durcovici l’uomo adatto per riorganizzare il seminario arcivescovile. Il nuovo arcivescovo vendette il palazo arcivescovile alla Santa Sede,

L’arcivescovo Alexandru Theodor Cisar

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che fissò lì la residenza della Nunziatura Apostolica. Con i soldi provenienti dalla vendita costruì, tra il 1925 ed il 1926, un edificio spazioso , vicino alla cattedrale „San Giuseppe”, che servì contemporaneamente come residenza arcivescovile, parrocchia e seminario. La vita spirituale del sacerdote Durcovici fu alimentata anche dalla sua appartenenza all’Unione Apostolica del Clero, della quale era membro già dall’anno 1923. Bisogna ricordare che dal 1926 fino al 1947, fu direttore nazionale della sopra citata unione. Il 6 maggio 1930 approvarono la sua naturalizzazione romena. 1926 – Târgovişte

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Anton Durcovici, dal 1930, insegnò presso l’Accademia teologica „Santo Spirito”, avendo questo programma settimanale delle lezioni: due ore di filosofia, quattro di teologia morale, due di diritto canonico, tutte quante in latino. Le sue lezioni furono preparate in maniera veramente completa e sostenute con tono convincente. Non affermò mai il proprio parere, ma sempre si fondò sulla parola della Santa Scrittura e sull’insegnamento della Chiesa. Dal 1934 al 1944, fu coordinatore della rivista Il Nuovo Faro, pubblicazione edita dall’Arcivescovado di Bucarest, in collaborazione con la Congregazione Mariana. La Santa Sede gli offrì la dignità di prelato domestico nel 1934. Nel 1935 (24 settembre), don Durcovici ha festeggiato il suo venticinquesimo anniversario di sacerdozio. In occasione di questa ricorrenza, ricevette le congratulazioni da parte della Santa Sede e fu festeggiato tramite un gala tenuto in seminario. Contemporaneamente, l’arcivescovo di Bucarest, Mons. Alexandru Theodor Cisar, lo nominò vicario generale dell’arcidiocesi di Bucarest. Dal 1939 fu anche direttore nazionale della Congregazione „L’Intronizzazione del Sacratissimo Cuore di Gesù nelle famiglie cristiane”.

Vicario generale

La bontà vince sempre. L’amore contagioso irradia sempre dalla stalla di Betlemme, nucleo dell’amore divino. (A. Durcovici, Il grande dono di Dio, in Il Nuovo faro 8/1 aprile 1934)

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5. VESCOVO DI IAªI

A

Il Papa Pio XII

Colui che prega, sicuramente si salva, colui che non prega si condanna. (SE Antonio Durcovici, Dichiarazione data nel carcere della Securitate il 26 aprile 1950)

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nton Durcovici fu nominato vescovo di Iaşi già dal 1945, ma la sua nomina fu rimandata a causa dell’opposizione del governo romeno comunista, fino al 30 ottobre 1947, quando il papa Pio XII firmò il documento rispettivo. La consacrazione fu impedita dal governo comunista della Romania, così che potè essere consacrato vescovo solamente dopo cinque mesi, il 5 aprile 1948, nella cattedrale san Giuseppe di Bucarest, dall’arcivescovo Gerald Patrick O’Hara, nunzio apostolico in Romania. I vescovi presenti alla consacrazione furono l’arcivescovo di Bucarest, Mons. Alexandru Theodor Cisar, ed il vescovo Marcu Glaser, amministratore apostolico della diocesi di Iaşi. Dopo la Santa Messa, il nunzio O’Hara invitò i vescovi, i sacerdoti ed i laici alla sede della Nunziatura Apostolica, per il ricevimento ufficiale. Il nunzio apostolico fu triste nel suo discorso, poichè intuiva quali tempi duri avvrebbero gravato sull’azione pastorale del nuovo vescovo nella Romania comunista. L’arcivescovo Cisar,

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vescovo emerito di Iaşi, descrisse con vive immagini la belleza della diocesi della Moldavia. A nome della Chiesa Greco-Cattolica, il vescovo Ioan Suciu, con un discorso magistrale, gli fece gli auguri. Alla fine, il nuovo vescovo rispose a La processione in occasione della consacrazione. tutti quanti, dicendo Da sinistra a destra: il nunzio G.P. O’Hara, che due anni prima SE Antonio Durcovici, SE Al. T. Cisar, era stato chiamato dal SE Marco Glaser nunzio Andrea Cassulo, che gli chiese se avrebbe accettato di portare la croce episcopale. Ho chiesto se potevo rifiutare. Egli mi ha risposto: no. Io ho replicato come Giona, nella Bibbia, ma senza risultato. Così sono stato costretto a ricevere il peso, come Giona. Se Dio vuole – non recuso laborem (non rifiuto la fatica). Con Gesù e Maria supererò tutte le difficoltà, per la gloria di Dio e per la salvezza eterna delle anime.

Il nuovo vescovo ricevette gli omaggi a Iaşi in un’opera speciale, scritta dai sacerdoti Gaspar Bachmeier e Ioan Mărtinaş, professori al Seminario diocesano di Iaşi: Pertanto indicibile è la gioia e la speranza che la chiesa della Moldavia, rimasta

Fintanto hai ancora tempo, svegliati dalla letargia. Ascolta il grido sofferente di Cristo, che ha sete della tua anima e della sete del tuo cuore! Metti fine alla sua sofferenza, convertendoti sinceramente ed osservando i suoi comandamenti. Donagli la tua anima! Porta a lui anche altre anime, perché anche i tuoi fratelli possano conoscerlo e amarlo! (A. Durcovici, Sitio, in Il Nuovo faro, 1516, 16/17 aprile 1938)

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vedova, sente e nutre nei giorni storici della nomina (30 ottobre 1947), della consacrazione (5 aprile 1948) e dell’ insediamento (14 aprile 1948) in qualità di vescovo cattolico di Iasi, di Sua Eccellenza Monsignor Anton Durcovici, sopra il quale la bontà dell’Onnipotente voglia stendere la sua Destra misericordiosa.

Rivolgendosi al popolo, dopo la Messa di Installazione

Quando Gesù ha chiamato e ha scelto i 12 Apostoli, ha pensato anche ai futuri apostoli. Egli ha pensato allora anche a me; che un giorno io sarò consacrato e sarò mandato in Moldavia, per guidare alla salvezza il gregge che Egli ama. (SE Antonio Durcovici, Discorso tenuto alla Nunziatura, nel giorno della consacrazione)

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Il vescovo Anton Durcovici si insediò nella Cattedrale di Iaşi il 14 aprile 1948. Il coro della cattedrale, accompagnato dall’orchestra della Filarmonica della città, accolse il vescovo col canto Ecce sacerdos magnus. Il sacerdote Ioan Mărtinaş lesse all’ambone il documento papale di nomina di Anton Durcovici vescovo titolare della Diocesi di Iaşi e poi il messaggio di Papa Pio XII rivolto ai fedeli della diocesi. Il vescovo Marcu Glaser salutò il nuovo pastore a nome dell’intera diocesi e gli consegnò le chiavi della cattedrale. I sacerdoti andarono a due a due davanti al vescovo e gli giurarono fedeltà, baciandogli l’anello. Il nuovo vescovo tenne un breve discorso, che concluse così: „Per questo Dio mi ha inviato, come indegno servo nella Diocesi di Iaşi, non perchè sia io quello servito, ma perchè io serva tutti quanti con tutte le mie forze, fino all’ultimo respiro”. Don Ioan Mărtinaş tenne l’omelia. Dopo la Santa Messa, il vescovo, passando

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al centro della navata della cattedrale, benedì i fedeli. Non vi furono mai per le strade di Iaşi così tanti sacerdoti e fedeli cattolici. Lo stemma episcopale è formato da una nave in tempesta, nella quale si trova l’Agnello di Dio con la bandiera della vittoria; al centro si trova la croce, con a lato la mitra ed il pastorale, mentre sotto è scritto il motto: Beatus populus cuius Deus Dominus (Sal 143,15) (Beato il popolo il cui Dio è il Signore). Il nuovo pastore iniziò subito il proprio lavoro. Il giorno dell’insediamento inviò una lettera circolare al clero ed ai fedeli, nella quale scriveva: Dal giorno in cui il nostro Santo Padre il papa Pio XII mi ha nominato vescovo dell’Eparchia Romano-Cattolica di Iaşi, la mente ed il cuore si sono indirizzate verso di voi, miei amati eparchiani. Come un pastore in mezzo alle sue pecore, come un padre in mezzo ai suoi cari figli, così ho desiderato trovarmi quanto prima in mezzo a voi. L’ardente desiderio si è realizzato, con l’aiuto di Dio, oggi, nel giorno del mio ingresso in qualità di vescovo nella città di residenza di questa eparchia.

Sotto la specie del pane, l’Agnello di Dio è presente sempre, giorno e notte, nel tabernacolo delle nostre chiese, come stesse su un trono di grazia e di misericordia, sempre desideroso di impartire tesori celesti ai suoi sudditi, che vengono a chiedergli. O, indicibile e divino amore! Che Padrone calmo e solerte! (SE Antonio Durcovici, Lettera pastorale del 14 aprile 1948)

Lo stemma del vescovo Antonio Durcovici

La circolare si concludeva con l’appello al popolo ed al clero, affinchè lo sostenesse nella sua missione di pastore: Vita del vescovo Anton Durcovici 

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Questa diocesi romano-cattolica di Jassy, con una grande storia e un gregge fedele, che è composta in gran parte di paesani, ci è stata affidata. Ricordandomi della protezione piena di benevolenza che hanno sempre mostrato a questa diocesi, lungo i secoli, i principi romeni, sto fiducioso davanti al Trono della Vostra Maestà e sono pienamente convinto dei santi doveri che ho verso il popolo fedele e verso la Vostra Maestà. (SE Antonio Durcovici, Discorso preparato per il giuramento davanti al re Michele I)

Dunque ascoltate con cuore accogliente, miei amati figli spirituali, le mie parole e sostenete i miei deboli sforzi con le vostre preghiere quotidiane; mentre voi, reverendi fratelli sacerdoti offritemi senza indugio la vostra collaborazione; così che nel giorno del giudizio finale possiamo rendere conto delle nostre azioni, tutti insieme senza paura, davanti all’Agnello di Dio, il supremo Pastore delle anime e Giudice di tutti quanti, il Signore e Dio nostro Gesù Cristo!

Il giorno seguente al suo insediamento, andò di parrocchia in parrocchia, consacradole al Cuore Immacolato di Maria. Con la fiducia nella protezione della Madre di Dio, risvegliò una vita di fede autentica nelle comunità della Moldavia. Il popolo credente lo accolse come un messaggero di

In mezzo al popolo che ha partecipato all’Installazione

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Dio, inviato come i profeti ad annunciare agli uomini la salvezza. La sua figura spirituale ed ascetica affascinò il popolo, il suo celebrare la Santa Messa era come una manifestazione mistica, il suo predicare, semplice ma denso di contenuti, conquistava tutti quanti. Costui era il pastore inviato da Dio per guidare il gregge nei tempi duri della persecuzione comunista: proprio per questo la Securitate si allarmò, mentre seguiva, passo dopo passo, il suo operare. Nonostante tutto ciò, inizialmente temette di agire, poichè aveva timore del popolo. Dopo una visita pastorale, giunto a casa a Iaşi, fu chiamato dalla Securitate, ma si rifiutò di presentarsi. Il giorno seguete venne un generale all’episcopio per arrestarlo; tuttavia il vescovo lo impressionò così tanto che costui se ne andò senza fargli nulla. Era costantemente sorvegliato ed attendevano l’occasione propizia per arrestarlo. Dopo il 1948 numerosi sacerdoti della Moldavia furono arrestati. Per difendere i sacerdoti, alcune parrocchie (Faraoani, Prăjeşti, Valea Mare, Fundu Răcăciuni ecc.) organizzarono guardie parrocchiali intorno alla chiesa ed alla canonica.

Il vescovo Antonio Durcovici

Con gioia ricordo Mons. Durcovici, vicario generale di Bucarest, degno di qualsiasi rispetto, pieno di meriti, pio, dotto, stimato dal clero e dal popolo. (Il nunzio A. Cassulo al card. D. Tardini)

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6. IL MARTIRIO Signore Gesù, rimani con noi tutti i giorni, come ci hai promesso (Mt 28,20), e dal silenzio del santo tabernacolo manda continuamente raggi di luce, di potere e di grazia su questa diocesi e sul suo pastore. (SE Antonio Durcovici, Lettera pastorale del 14 aprile 1948)

La chiesa di Popeşti-Leordeni

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I

l 26 giugno 1949 doveva amministrare il sacramento della Cresima nella parrocchia di Popeşti-Leordeni, nelle vicinanze di Bucarest; seicentocinquanta ragazzi aspettavano il vescovo in chiesa. Mons. Alexandru Cisar essendo stato rimosso, da parte della Santa Sede, dall’ incarico di arcivescovo di Bucaret, venne il vescovo di Iaşi, Anton Durcovici, per conferire la Cresima. Trascorse la notte nel palazo episcopale di Bucarest, volendo partire domenica mattina con l’automobile dell’arcivescovo. Alle sette venne l’autista dell’arcivescovo e gli comunicò che il palazzo era circondato dagli uomini della Securitate mentre l’automobile non aveva il permesso di lasciare il luogo. Fu detto al telefono al parroco di Popeşti che la Securitate ostacolava l’arrivo del vescovo e che avrebbero dovuto rimandare la cerimonia del conferimento della Cresima. Anche a Popeşti furono notate alcune persone sospette nei pressi della chiesa. Il vescovo Anton Durcovici parlò con l’arcivescovo Cisar e con il canonico

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Jovanelli. Nonostante il pericolo, decise di recarsi a Popeşti. Prese con sè don Rafael Friedrich, professore di teologia; uscirono dal palazzo e passarono davanti alla cattedrale, dove erano già arrivati molti fedeli per la celebrazione della Santa Messa. Salirono sul tram e scesero all’ultima fermata, vicino al Cimitero Bellu. Da lì dovettero percorrere due kilometri a piedi. Quando giunsero in aperta campagna, li raggiunse una macchina dalla quale uscirono tre uomini della Securitate, i quali costrinsero il vescovo Durcovici a salire su quell’automobile. Il sacerdote Friedrich provò a difenderlo, ma un securista lo colpì alla testa con una spranga di ferro e lo gettò in macchina. Così scomparse il vescovo Durcovici, il 26 giugno 1949, nelle prigioni della Securitate, dove morì il 10 dicembre 1951, a Sighet. La Santa Cresima fu amministrata nel pomeriggio dal nunzio apostolico O’Hara. Il vescovo fu maltrattato per diversi mesi, essendo in arresto a Bucarest. Varie notti di fila fu interrogato e torturato, essendo stato accusato d’essere una spia del Vaticano ed un agente degli americani. Il sacerdote Leopold Nestmann fu professore per molti anni a Iaşi, collega di don Rafael Friedrich; ricordava tali

Don Raffaele Friedrich

Maria è stata ed è l’aiuto dei fedeli in tutte le loro prove e necessità. Allo stesso tempo essa è esempio splendente di virtù e santità per tutti, per giovani e vecchi, per poveri e ricchi, per servi e padroni, soprattutto nei momenti difficili e di sacrificio. (SE Antonio Durcovici, Lettera ai sacerdoti sulla devozione alla Madre di Dio)

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racconti, narrati dall’accompagnatore del martire Durcovici: Un prigioniero di un’altra cella si avvicinò alla finestra della sua cella e chiese:

Il vescovo greco-cattolico Giovanni Ploscaru a Sighet

Lo stato che non prende sul serio oppure impedisce il compimento dei doveri verso Dio e tollera l’espansione dell’infedeltà tra la gente, scava la tomba della sua autorità. (Antonio Durcovici, “Cosa è un concordato?”, in Jugendfreund 2/1921)

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– Qualcuno conosce il vescovo Anton di Iaşi? Allora noi gridammo: – Sì! Cosa è successo? – Si trova nella camera della morte! Il prof. Friedrich si offrì per spazzare per terra. Giunse davanti alla cella della morte e lì disse: – Ego sum Friedrich (Perchè nessuno capisse). Dall’interno si udì una voce fioca: – Morior fame et siti (Muoio di fame e di sete). In seguito disse: – Da mihi absolutionem (Dammi l’assoluzione).

Il vescovo greco-cattolico Ioan Ploscaru, similmente, fu imprigionato a Sighet. Riguardo Anton Durcovici racconta: Condotto al carcere di Sighet, il vescovo Anton Durcovici fu sottoposto a molte sofferenze. Malato di stomaco, aveva problemi a causa dell’ alimentazione. Prima di essere isolato, trovandosi ancora in cella con gli altri sei, seppi che il vescovo Anton Durcovici era nella cella 13. Quando spazzavo per

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terra il corridoio che era davanti alla sua camera, gli chiedevo come stava. – Muoio di fame. Non posso mangiare niente di ciò che mi danno qui. Dopo che fui posto in isolamento, giunsi sul suo stesso piano, proprio vicino alla sua cella. Potemmo parlare insieme qualche volta. Mi chiedeva solamente di pregare per lui. Per mezzo di un guardiano umano mi inviò pane e marmellata che non poteva più mangiare. Il guardiano non sapeva chi fosse. La direzione del carcere, quando vide che stava per morire, lo pose in isolamento. Di fatto fu lasciato morire di fame, da solo, perchè non si sapesse che era morto.

La potenza salvatrice della Croce è invincibile ed essa ha sempre trionfato contro tutti i suoi nemici, farisei, imperatori romani, eretici, infedeli e cristiani indegni di questo nome. (Antonio Durcovici, Dichiarazione data nel carcere della Securitate il 26 aprile 1950)

La foto del vescovo Antonio Durcovici – scheda di detenuto

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Ho chiesto ai cristiani di vegliare con la più grande cura perché l’amore fraterno, la pace e l’armonia sia sempre presente tra loro; la fede chiede l’unità delle opinioni, mentre l’amore permette con gioia al fratello di manifestare, anche nella chiesa, la pietà, le preghiere e i canti nella lingua che egli desidera usare, senza toccare in nessun modo l’amore. (SE Antonio Durcovici, Dichiarazione data nel carcere della Securitate il 26 aprile 1950)

Il carcere Sighet

Quanta crudeltà doveva esserci nella coscienza di quei responsabili del carcere. Veri criminali, senza pietà, senza alcun riguardo verso l’età, verso l’uomo. Nel XX secolo, le stesse opere mostruose dell’Antichità!... Se il vescovo Anton Durcovici fosse rimasto in cella con gli altri, costoro l’avrebbero potuto aiutare, confortandolo negli ultimi istanti di vita... Diverse volte, mentre spazzavo, gli chiesi come stava. La stessa risposta: „Muoio di fame!” Ma negli ultimi giorni di vita non ebbe più le forze per riuscire a parlare... Il giorno 11 dicembre 1951, udii don Ioan Deliman, che scaricava carbone nel cortile, parlare a voce alta in francese: „Monseigneur Durcovici est décédé!”

Concludendo, inseriamo una preziosa testimonianza del sacerdote gesuita Otto Farrenkopf, che fu prigioniero a Sighetu Marmaţiei nella stessa cella con il vescovo Durcovici: Come un monastero Rimanemmo in cinque e formammo una comunità con un programma

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giornaliero fisso composto da preghiera, studio, ricreazione. Sua Eccellenza, il vescovo Anton Durkowicz tenne per noi delle lezioni di filosofia e teologia. Fu un vero diletto quando espose, con la sua mente chiara ed il cuore caldo, le verità di fede. […] Quest’anima nobile fu infiammata da un grande zelo apostolico. Lavorò per l’adempimento del desiderio del Salvatore, che, durante l’Ultima Cena, pregò: Perchè tutti siano uno, come tu, o Padre, sei in me ed io in te, che siano anch’essi, in noi, una sola cosa (Giovanni 17,21). In passato, neppure noi, romano-cattolici, disse Sua Eccellenza, neppure i greco-cattolici, non fummo all’altezza; non abbiamo lavorato abbastanza per essere un solo gregge ed un solo pastore. E citò per noi le parole del giusto Tobia: Per questo Dio vi ha disperso in mezzo a nazioni che non Lo conoscono, per proclamare la Sua grandezza e per insegnar loro che non c’è un altro Dio onnipotente al di fuori di Lui. Egli ci ha castigati per le nostre ingiustizie ma userà misericordia a tutti noi (Tobia 13,4-6). Il monsignor Aloiziu Boga, che, dopo l’arresto del vescovo Márton Áron, guidò la Diocesi romano-cattolica di Alba Iulia, ci chiarisce la situazione della Chiesa Romano-Cattolica. Il governo era deciso nel separare la Chiesa Cattolica dal Santo Padre il Papa.

Il suo corpo è stanco e debole, la santa testa sanguinosa, gli occhi oranti, le labbra brucianti, largamente aperte… Ho sete! Il mio cuore è diventato come la cera sotto la fiamma della candela, ha profetizzato il salmista, e dentro di me si sciolgono le viscere. Il mio potere è stato spezzato come un frammento di argilla e la mia lingua si è attaccata al palato della bocca: mi hai fatto scendere nella polvere della morte. Mi hanno dato il fiele per mangiare e nella mia sete mi hanno dato aceto. Quanto è stata dura l’espiazione che il Figlio di Dio ha sofferto per la nostra gola! (Antonio Durcovici, Sitio, in Il Nuovo faro, 15-16/17 aprile 1938)

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Siate forti, stabili nella fede, carissimi fratelli in Cristo! Chinatevi sinceramente al Signore Dio dei vostri padri, come vi insegna la Santa Chiesa, la vostra Madre! Partecipate spesso al sacrificio divino dell’Agnello, alla Santa Messa! Avvicinatevi con anima pulita alla mensa del Signore, rafforzati con questo cibo (3 Re 19,8), siete sulla via che porta sicuramente alla felicità, ad una felicità perfetta ed eterna in cieli, nel regno del mite Agnello divino, ma anche ad uno stato di vera pace in questa vita, tanto quanto permette la terra, questa valle di lacrime. (SE Antonio Durcovici, Lettera pastorale del 14 aprile 1948)

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Don Aladár Vasvári di Braşov fu chiamato in udienza da Petru Groza e gli fu offerta una carica importante nella Chiesa; ma non volle essere un traditore. Preferì la vergogna del carcere alle promesse dei comunisti. […] San Pio X ci ascolta In ottobre, mese del Santo Rosario, tutti e cinque facemmo gli esercizi spirituali. Ogni giorno tenevo tre meditazioni. Il Signore ci benedisse e ci preparò una grande sorpresa. Don Vasvári, un giorno, sognò il precedente Santo Padre, Pio X. Poichè questo Papa si adoperò molto perchè i fedeli si comunicassero frequentemente, il Parroco di Braşov ebbe la speranza che Dio, attraverso l’intercessione del suo servo fedele, avrebbe realizzato il nostro desiderio di celebrare una volta la Santa Messa. Con questa intenzione fece una novena. L’ultimo giorno della novena venne una commissione da Bucarest e permise che Mons. Durkowicz, gravemente malato, ricevesse una bottiglietta con vino ricostituente. Esaminammo l’etichetta sulla quale era scritto che, oltre agli altri elementi, il 70% era vino naturale, cioè materia valida e consentita nelle nostre condizioni. Celebrammo sei Sante Messe, ma come nelle catacombe, di nascosto, con la paura di venir in qualche modo

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disurbati. Senza i paramenti sacerdotali, ma con l’abito dei detenuti, senza lezionario; l’altare era un letto. Nella cella non c’erano nè un tavolo nè una sedia; il corporale con le reliquie era un fazzoletto, il calice una tazza, la patena un cucchiaio. Al posto delle ostie, il pane di tutti i giorni. O Dio ti ringraziamo poichè, per intercessione di San Pio X, ci hai donato questa gioia. Per Monsignor Durkowicz queste Sante Messe erano proprio il viatico.

Raramente vi capita di visitare dei fratelli che si trovano in carcere. Vi ho detto questo perché le parole “In carcere eram et venistis ad me” e “non visitastis me”, ci dicono di più. Infatti, esse non si riferiscono soprattutto a Gesù stesso? Non si è forse, egli stesso, messo in carcere per il nostro bene, degli uomini, nel carcere del suo amore, nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia? (SE Antonio Durcovici, Lettera circolare del 28 dicembre 1948)

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