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L’IMPORTANZA DELLA DIETA PROTEICA di Leonardo Tiene

Una corretta alimentazione è fondamentale per mantenere uno stato di salute ottimale e raggiungere il benessere generale. Tra i diversi nutrienti essenziali per il nostro organismo, le proteine rivestono un ruolo di grande importanza.

Una dieta adeguata in proteine, infatti, fornisce numerosi benefici per la salute, tra cui il supporto alla crescita muscolare, la regolazione del metabolismo, il controllo dell’appetito e la promozione della salute cardiovascolare.

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Oggi vedremo nel dettaglio tutti questi aspetti cruciali per la nostra quotidianità, non solo per provare eventualmente a sfatare i miti ma anche per aiutarci a migliorare la nostra dieta.

LA CRESCITA E IL MANTENIMENTO MUSCOLARE

Le proteine sono i mattoni fondamentali per la costruzione e il ripristino dei tessuti muscolari. Infatti, l’assunzione di una quantità adeguata di proteine è cruciale per sostenere la crescita muscolare e il mantenimento della massa magra. Normalmente questo è uguale per tutti ma diventa particolarmente importante per gli atleti amatoriali e per coloro che si impegnano in attività fisiche intense, poiché l’allenamento può causare la rottura dei tessuti muscolari. Le proteine, quindi, hanno il compito di fornire gli aminoacidi necessari per la sintesi delle proteine muscolari, promuovendo così la guarigione e la ricostruzione dei muscoli.

REGOLAZIONE DEL METABOLISMO E CONTROLLO DELL’APPETITO

Non solo sport o salvaguardia dei muscoli, le proteine sono cruciali anche per il ruolo di regolazione della digestione, il metabolismo! Il perché è presto detto: l’assorbimento delle proteine richiede più energia rispetto ai carboidrati e ai grassi, il che signi- fica che il corpo brucia più calorie durante la loro digestione. Ciò può contribuire al mantenimento di un peso corporeo sano o al dimagrimento.

Inoltre, le proteine hanno un effetto saziante, aiutando a controllare l’appetito e a ridurre la fame tra i pasti. Consumare alimenti ricchi di proteine può quindi favorire il controllo del peso e prevenire gli eccessi alimentari. Inutile dirlo ma come in tutte le cose bisogna sempre misurare sempre con cura le quantità, senza mai eccedere!

SALUTE E CUORE

Esattamente, una dieta ricca di proteine può avere effetti positivi sulla salute del proprio cuore. Ad esempio, le proteine magre, come quelle presenti nel pesce, nella carne magra e nei latticini a basso contenuto di grassi, sono ricche di nutrienti come gli acidi grassi omega-3, che possono contribuire a ridurre il rischio di malattie cardiache grazie al controllo della pressione sanguigna e dei livelli di colesterolo nel sangue.

COME INTEGRARE UNA DIETA PROTEICA NELLA TUA ALIMENTAZIONE

La proteina quindi se di buona qualità (il che vuol dire senza trattamenti antibiotici) diventa un ottimo alleato per la nostra salute e per il rendimento sportivo! Ma per avere questi benefici è importante includerla in ogni pasto e da più fonti, come le già citate uova, pesce carne ad esempio ma anche latticini a basso contenuto di grassi, legumi, noci e semi.

Vuoi intraprendere quindi il sentiero di una dieta equilibrata e proteica? Rivolgiti ad un professionista che ti guiderà al meglio per creare la tua nuova routine alimentare!

CINQUE APP PER LA TUA LIBRERIA ONLINE di Debora Bizzi

Sapevi che esistono delle applicazioni online e gratuite che ti permettono di tenere traccia dei libri che hai letto? Così, per essere organizzati al meglio, per organizzare le nostre letture e, anche, per non commettere l’errore di comprare più volte lo stesso libro. Social network (e non solo) per noi lettori, che consentono di tenere traccia di tutti i libri letti, di quelli che si vogliono leggere, così come seguire tanti autori famosi, scrivere recensioni e condividerle con altri appassionati di lettura. Ecco a te le cinque - a mio parere - migliori App per dare vita alla tua biblioteca digitale! Disponibili sia per Android sia per iPhone, divertenti e facili da usare, ti danno accesso alla tua libreria, ovunque tu sia.

1. MY LIBRARY

Con un punteggio di 4.7, è tra le migliori App per tenere traccia dei libri letti. Gratuita e senza pubblicità, ti permette di avere sempre a portata di mano la tua libreria ed i libri che desideri acquistare! Con My Library puoi: aggiungere un libro alla tua libreria scannerizzando il suo codice a barre ed ottenendo in automatico informazioni come titolo, autore, trama, data di pubblicazione, editore, e non solo; inserire un libro alla tua libreria utilizzando il suo numero ISBN; aggiungere manualmente un libro alla tua libreria; cercare un libro nella tua libreria; ordinare la tua libreria per titolo, autore, categoria, libri letti, non letti, eccetera; esportare la tua libreria in un file Excel; importare la tua libreria utilizzando una precedente esportazione; gestisci la tua lista dei desideri. Il suo funzionamento è molto semplice e intuitivo.

2. GOODREADS

È un vero e proprio social network per lettori. Grazie a quest’App, l’utente può tenere traccia di tutti i libri letti, di quelli che si vogliono leggere, così come seguire tanti autori famosi, scrivere recensioni e condividerle con altri appassionati di lettura. Trova, ottieni e condividi i tuoi libri preferiti su Goodreads, il sito più grande al mondo per lettori e consigli sui libri. Più di 75 milioni di membri hanno aggiunto più di 2,2 miliardi di libri ai loro scaffali. Suddivisi in libri letti, libri che sto leggendo, e libri che voglio leggere, ogni elenco ti consente di creare diverse liste personalizzate, magari dividendo per genere o per autore, oppure una lista dei libri abbandonati. Si possono fissare gli obiettivi di lettura, recensire libri e valutarli con le stelline. La sua particolarità è che funziona come un social network: si possono infatti aggiungere altre persone e vedere le loro attività. Nella home page, compaiono costanti aggiornamenti quando un nostro contatto aggiunge un nuovo libro alla sua lista, ne termina uno o lo valuta. E nell’area “scopri”, proprio come un esplora di Instagram, trovi delle liste di libri consigliati suddivise per categorie.

3. BIBLIOPHILIA

Applicazione dedicata agli amanti dei libri e della lettura. Archivia e cataloga i titoli della tua biblioteca, tiene traccia di tutte le tue letture e fornisce un rapido strumento per cercare e annotare i libri che hai intenzione di leggere e che ti vengono consigliati.

4. BASMO TRACKER LIBRI

È forse quella più sfidante tra le App per tenere traccia dei libri letti. Con Basmo non solo è possibile fissare il classico obiettivo di lettura, ma anche tenere traccia del tempo di lettura e creare un obiettivo quotidiano in modo che l’azione di leggere diventi un’abitudine giornaliera. Una vera e propria sfida di lettura che stimola a leggere di più. Usa questo tracker di libri per raggiungere i tuoi obiettivi di lettura e mantenere un registro delle letture. Organizza la tua biblioteca, crea elenchi di libri ed elenchi di letture, monitora il tempo e le statistiche di lettura!

5. BOOKBUDDY

È una potente applicazione per la gestione dei libri che ti dà accesso a tutta la tua libreria, ovunque tu sia. Divertente e facile da usare, BookBuddy ti permette di trovare rapidamente qualsiasi libro nella tua libreria, di condividere i tuoi preferiti e di tenere traccia dei libri in prestito.

CLIMATIZZAZIONE: I CONSIGLI DELL’ESPERTO di Mario Gnocchi

TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE PER LA SCELTA DEI NOSTRI IMPIANTI DOMESTICI

Quando dobbiamo sostituire la caldaia domestica o il condizionatore raramente o quasi mai interpelliamo un Termotecnico, per abbrevio ci rivolgiamo direttamente all’idraulico di fiducia; figura diligente che ci consiglia sempre cosa è meglio installare in base alla propria esperienza, purtroppo quasi mai tenendo conto dei calcoli basilari necessari per determinare le giuste potenze.

Es: se dieci anni fa abbiamo comprato una casa da centoventi metri quadri, nella quale era stata da poco sostituita la caldaia ed era stata installata (per i motivi più disparati) una caldaia da Kw 32 in caso di sostituzione il nostro idraulico sarà portato ad installare una nuova caldaia della stessa potenza, essendo profani non avremo obiezioni, alla fine il nostro idraulico ci sta dando un prodotto pari al vecchio, che fino a pochi giorni prima ha sempre funzionato egregiamente... Ma in realtà ne basterebbe una da Kw 24! Vediamo dunque qui a seguito come apprendere l’abc del dimensionamento termico, per poterci confrontare alla pari con il nostro idraulico e per poter soddisfare in modo autonomo i legit- timi dubbi che ci passano per la mente quando affrontiamo cose o situazioni che non conosciamo.

CLIMATIZZATORI: QUALE CONDIZIONATORE POTREBBE ANDARE BENE PER I VANI CHE INTENDO CLIMATIZZARE?

Per stabilire di quale potenza deve essere un condizionatore tenendo presente che in Estate le temperature esterne tendono al rialzo esiste una formula semplificata; non si considerano quindi tutti i parametri di calcolo che utilizzerebbe un ingegnere ma almeno per l’uso domestico si arriva velocemente a stabilire in modo molto vicino al vero di che potenza debba essere il generatore che farebbe al caso nostro.

Proviamo quindi a fare due conti insieme con la formula di cui sopra, applicabile per tutti i generatori termici, condizionatori, caldaie ecc. ecc. Per prima cosa rilevare l’area della stanza, misuriamo lato per lato Es: 6x5 = a 30 metri quadri, adesso moltiplichiamo i metri quadri per l’altezza della stanza, quindi 30 x 2,80 = 84 metri cubi (volume da raffrescare o da riscaldare). Quindi moltiplichiamo i metri cubi per 35 (35” è il coefficiente K applicabile) di conseguenza moltiplicheremo 84 x 35 = 2940 (queste sono le chilo calorie e le frigorie-ora che servono alla stanza) dal momento che per norma le potenze vengono denominate in chilowatt-ora trasformeremo le calorie/frigorie in Kw; quindi, divideremo: 2940 diviso 860 = a Kw/h 3,41 (860” è il coefficiente fisso per trasformare frigorie e calorie in chilowatt-ora). Abbiamo così capito che in quel vano andrebbe bene un condizionatore da 3,41 Kw....e poco importa se sarà poco (ma poco) superiore o inferiore a questo dato. (Ne esistono da Kw 3,48). E’ comprensibile che si sta parlando di sfumature. Da sapere per capire meglio: i condizionatori domestici sono stati inventati da un ingegnere americano, Willis H. Carrier, ancora oggi i costruttori indicano la potenza di queste macchine anche in BTU/h. Il BTU è una misura di potenza anglosassone, per sapere quante frigorie o calorie è in grado di produrre la macchina vanno divisi i BTU per quattro, come segue 12000 BTU diviso 4 = a 3000 frigorie/calorie-ora.

QUANTA ENERGIA ELETTRICA CONSUMERÒ INSTALLANDO QUESTO CONDIZIONATORE DA 3,41 KW?

Anche per questo esiste una formula semplificata come sopra, attendibile e veloce per determinare quanti chilowatt-ora consumerà un generatore termico elettrico. Si dividono i Kw termici (la potenza) per 3 meno il venti percento, quindi Kw termici 3.41 diviso 3 = 1,13 - 20% = 904. (Assorbimento, media per ore di funzionamento).

Abbiamo così capito che il condizionatore per produrre 3.41 Kw termici assorbirà 904 W (cioè meno o circa un chilowatt-ora).

Nota:(1 Kw = a 1000w) un asciugacapelli consuma in media 1200w alias Kw 1,2

SARÀ INVASIVO INSTALLARE IL CONDIZIONATORE CONSIDERANDO CHE NON HO PREDISPOSIZIONI?

Un climatizzatore come quello in esame, se non ci sono complicanze particolari si installa in tre/quattro ore, dal momento che detto climatizzatore è composto da una macchina che va posata all’esterno e da una che va posata all’interno sarà necessario praticare un foro passante nella muratura del diametro di cinque/ sei centimetri ove veicolare la tubazione per unire le due macchine. Con gli utensili moderni, dotati di recuperatore di polveri il disagio si riduce ai minimi termini. Se la macchina interna sarà installata distante dal foro passante si poserà una canalina in pvc di spessore pari al diametro del foro, che ospiterà i tubi di cui sopra.... Resta che la percezione di invasività e disagio quando si fanno dei lavori in casa è individualmente molto soggettiva; tuttavia la posa di un climatizzatore non è definibile come lavoro invasivo... meglio pensare a quando sarà tutto finito per potersi godere un po’ di sano refrigerio.

IL CLIMATIZZATORE AVRÀ BISOGNO DI MANUTENZIONE?

Queste macchine non sono soggette a manutenzione obbligatoria, ne è richiesto dal costruttore il rispetto di una manutenzione programmata, almeno non fino a Kw 12 di potenza termica. Cosa importante da fare, a carico dell’utilizzatore è la pulizia dei filtri posti a bordo della macchina interna, trattasi di operazione semplicissima eseguibile senza bisogno di utensili. È una attività da svolgere due volte all’anno, a inizio Estate e ad inizio Inverno (solo se si usano anche per riscaldare gli ambienti) seguendo le istruzioni riportate sul manuale d’uso a corredo del climatizzatore. Per ultimo ma non ultimo ricordarsi di sostituire la/le pile del telecomando una volta all’anno.

ACCUMULATORI IN POMPA DI CALORE: COS’È UN ACCUMULATORE IN POMPA DI CALORE?

Un accumulatore in pompa di calore ricorda lo scaldabagno elettrico, detto boiler...Quelli che fino a trent’anni fa avevamo più o meno tutti in bagno o in cucina per produrre l’acqua calda sanitaria. In buona sostanza era una “botte” da ottanta/cento litri con all’interno una resistenza elettrica per portare l’acqua da fredda a circa 60°c Una “macchina” che oggi è considerata di ripiego perché consuma tanta corrente elettrica e come quantità e portata permette una buona doccia, poi bisogna aspettare molto tempo perché l’acqua si riscaldi di nuovo.

Oggi sfruttando lo stesso concetto nasce l’accumulatore in pompa di calore, è sempre una “botte” ma da duecento e trecento litri, l’acqua al suo interno non viene più riscaldata con una energivora resistenza ma bensì tramite lo scambio termico ottenuto dalla scissione del gas refrigerante contenuto all’interno del compressore posto in testa alla botte. Questa reazione comporta un utilizzo di molta energia elettrica in meno rispetto al vecchio scaldabagno e l’acqua, anche se il volume è il triplo si riscalda prima. Impostandolo su una temperatura di 50°c la versione da trecento Lt nel periodo invernale permette tre docce soddisfacenti e quattro nel periodo estivo e comunque in meno di un’ora l’acqua contenuta al suo interno torna ad essere fruibile. Se questo prodotto viene installato dove esiste un impianto fotovoltaico per la produzione di corrente elettrica il risparmio annuale per la produzione di acqua calda sanitaria per una famiglia di tre/quattro persone sarà c/ca del 50% Cosa da sapere per regolarsi e capire meglio: la portata dell’acqua alle bocche d’erogazione per uso domestico è di c/ca 12 litri al minuto, una doccia che dura dieci minuti necessita in media di 120 litri d’acqua a c/ca 40°c.

200 O 300 LITRI, È GRANDE? FA RUMORE? DOVE SI POTREBBE COLLOCARE?

La grandezza di questo prodotto è più o meno quanto quella di un frigorifero a colonna mono anta, e produce lo stesso rumore di un frigorifero, praticamente si vede ma non si sente e lo si può collocare ovunque ci sia un attacco di acqua calda e di acqua fredda, quindi anche in lavanderia o in garage. Il prodotto ha inoltre bisogno di due condotte per l’aria che servono a raffreddare il compressore e ad assicurare lo scambio termico del gas refrigerante per la condensazione dello stesso.

Quindi è necessario praticare due fori passanti nella muratura da 15/16 centimetri di diametro, uno per la condotta di aspirazione e l’altro per la condotta di espulsione. Ricapitolando per l’installazione del prodotto serve un punto idraulico di acqua fredda e calda, una presa di corrente elettrica e una parete perimetrale sulla quale fare i fori. Detti fori saranno “chiusi” dalla parte esterna con due griglie dotate di rete ferma insetti. Praticamente potrebbe trovare posto anche nel ripostiglio di un appartamento, se il vano confina con un bagno o con la cucina e se c’è la possibilità di veicolare da quel punto ad un balcone le due condotte per l’aria. Ma è sempre meglio chiamare prima il vostro idraulico di fiducia o il rivenditore per i dovuti accertamenti.

GENERATORI TERMICI A CONDENSAZIONE:

COS’È UN GENERATORE TERMICO A CONDENSAZIONE?

Al di là del nome inquietante (condensa = a umidità) detto generatore altro non è che la caldaia, appesa al muro o appoggiata al pavimento che utilizziamo tutti per il riscaldamento invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria.

La caldaia a condensazione recupera il calore che una caldaia tradizionale del tipo “a camera stagna” disperde dalla canna fumaria. I fumi prodotti da una caldaia domestica tradizionale vengono espulsi a 120/140°c quelli di una caldaia a condensazione vengono espulsi a 60°c inutile dire che la differenza termica recuperata va a beneficio economico dell’utilizzatore e a beneficio ecologico della comunità. POSSO INSTALLARLA IN CASA MIA SOSTITUENDOLA A

QUELLA VECCHIA A CAMERA STAGNA?

La caldaia a condensazione è installabile ovunque esista una caldaia a camera stagna, dal 26 Settembre 2015 per Normativa Europea e stato fatto obbligo di installare nel nostro Paese unicamente questa tipologia di caldaie nelle nuove costruzioni e quando si dismette la caldaia a camera stagna esistente nelle costruzioni più datate. Esiste anche la caldaia a camera aperta o a tiraggio naturale ed è installabile unicamente dove si sostituisce una caldaia della stessa tipologia, ad esempio in palazzi condominiali molto datati dove le canne fumarie esistenti, di tipo collettivo o ramificate non consentono l’applicabilità della caldaia a condensazione. Con una caldaia a condensazione pilotata da un termostato intelligente con tecnologia WiFi si può arrivare a risparmiare una quota pari al 20% c/ca di gas per riscaldamento, senza penalizzare le temperature interne nelle ore di soggiorno e di riposo. Se collegata ad un impianto a pavimento la percentuale di guadagno aumenta ulteriormente del 15%.c/ca.

INSTALLARE UNA CALDAIA A CONDENSAZIONE AL POSTO DI

QUELLA ESISTENTE, COMPORTA INTERVENTI IMPORTANTI?

QUANTO TEMPO DOVRÒ STARE SENZA ACQUA CALDA E RISCALDAMENTO?

La caldaia a condensazione si installa in poco più di mezza giornata, incluso la rimozione della vecchia caldaia, come attività extra comporta che la canna fumaria sia intubata con un apposito condotto in materiale plastico, questo perché i fumi essendo molto più freddi creano umidità e non possono essere espulsi tramite una canna fumaria tradizionale in laterizio o in eternit, dove la canna fumaria esistente è in acciaio si può scaricare senza intubare. Intubare la canna fumaria esistente è un lavoro che non comporta interventi di muratura, tempi e difficoltà sono determinati dalla lunghezza e dallo stato del condotto. Solitamente in una scala di difficoltà che va da zero a dieci questa attività può essere considerata di livello tre/quattro.Inoltre la caldaia a condensazione ha bisogno di uno scarico per la condensa che produce, il recupero del calore dai fumi determina per fisica la creazione di condensa acquea (per questo è detta a condensazione) anche questa attività è facilmente risolvibile, quasi tutte le caldaie sono installate in cucina e lo scarico del lavello è sempre raggiungibile, comunque da statistica solo nel 5% dei casi insorgono problematiche che allungano i tempi e i costi di posa, i tempi non vanno mai o raramente oltre una giornata di lavoro.Va anche detto che nei casi dove la caldaia vecchia non sia più recuperabile, dal momento che ci obbligano ad installare una caldaia a condensazione il modo per trovare uno scarico idoneo e per intubare la canna fumaria va trovato, perché sarebbe paradossale in questa epoca lasciare una famiglia al freddo e senza acqua calda per così poco. Per i benefici che se ne ricavano i pochi disagi e la spesa giustificano l’impresa!

CAMBIA QUALCOSA IN TERMINI DI FREQUENZA E COSTI DI MANUTENZIONE PER UNA CALDAIA A CONDENSAZIONE?

Assolutamente no! Non cambia nulla rispetto alla vecchia caldaia, colgo l’occasione per spiegare meglio gli obblighi del conduttore. Dal 15 Ottobre 2014 data del varo della Legge che impone il libretto d’impianto e l’iscrizione della propria caldaia domestica al Catasto Energetico della Provincia di residenza Il Legislatore ha definito le cose come a seguito: il proprietario dell’immobile o l’inquilino assume il ruolo di conduttore, i generatori termici a combustione (caldaie) fino a 35 Kw di potenza vanno certificati al momento dell’installazione (certificato di conformità rilasciato dall’installatore), va redato il libretto d’impianto e va accatastato il generatore c/o l’Ente di cui sopra; quindi, va redato il certificato di efficienza energetica e riportati sullo stesso i valori dell’analisi di combustione.

Con questa prima fase si sono assolti gli obblighi di collaudo e messa in servizio, il tutto per il conduttore è gratuito in quanto i costi di dette attività sono inseriti a monte, dalla Casa Madre nel costo del generatore.

Da questo momento il primo controllo di manutenzione ordinaria è da farsi al quarto anno e dopo di che un anno sì e un anno no, ad ogni controllo il manutentore dovrà rilasciare al conduttore il certificato di efficienza energetica con i valori risultati dall’analisi di combustione.

Esempio pratico. Caldaia installata e collaudata nel Gennaio del 2015, secondo controllo nel Gennaio del 2019, terzo controllo nel 2021, quarto controllo nel 2023...e così via. I costi di detta attività sono a carico del conduttore e variano di Regione in Regione.

Il conduttore è tenuto a chiamare il manutentore nel rispetto delle manutenzioni ordinarie stando alle frequenze di cui sopra e tempestivamente per le manutenzioni straordinarie, cioè per guasti o funzionamenti anomali.

Rispettando quanto sopra il conduttore sarà nel pieno rispetto della Legge Vigente.

Le case costruttrici di generatori termici consigliano una verifica con cadenza annuale, questa è una facoltà per il conduttore e non un obbligo.

Quindi è una credenza popolare che detti generatori vadano verificati tutti gli anni per fare la “pulizia” le caldaie a gas non si sporcano, il gas metano è un combustibile pulito, (la formula chimica del metano: CH4, sta per gas composto da carbonio e idrogeno di quarta classe) il prodotto dopo combustione sarà Co2 (da C) e vapore acqueo (da H) Sono due sostanze che non sporcano. Ovviamente non è vietato al manutentore di pulire i componenti smontati prima di rimontarli nel corso di una manutenzione.

COSE DA FARE E DA TENERE A MENTE PRIMA DI CHIAMARE IL MANUTENTORE QUANDO IMPROVVISAMENTE LA CALDAIA NON VA PIÙ:

Verificare che ci sia il gas, per farlo basta provare ad accendere un fornello. Qualora in casa non si usi il piano cottura a gas verificare che il rubinetto posto nella nicchia del contatore sia aperto, che il rubinetto del gas posto sotto la caldaia sia aperto, sono entrambi di colore giallo.

Verificare che la caldaia sia alimentata elettricamente, di solito nel muro, nelle vicinanze della caldaia c’è un interruttore contrassegnato con 1 (uno) e 0 (zero) deve essere su 1 (uno).

Verificare che la pressione dell’impianto sia idonea, sul fronte della caldaia c’è quasi sempre un manometro con due lancette, una indica la temperatura di esercizio durante il funzionamento, l’altra la pressione in bar... a freddo, cioè con caldaia a riposo, riscaldamento spento e acqua calda chiusa la lancetta della pressione deve indicare 1,2 bar... quando la pressione scende a 0,5 bar la caldaia non funziona perché va in protezione.

Sotto la caldaia (non nel muro) ma proprio nella parte inferiore della caldaia è presente il rubinetto di riempimento, va impugnato e mentre si guarda il manometro va aperto ruotando verso sinistra, come la pressione supera 1 (uno) bar chiudere il rubinetto ruotando verso destra, assicurandosi di aver ben chiuso ma senza esercitare forza eccessiva in chiusura.

Se dopo aver fatto quanto sopra la caldaia ripartirà avremo risparmiato tempo e soldini in diritto di chiamata da riconoscere al manutentore. Che ovviamente andrà interpellato se la caldaia non ripartirà; ma almeno sarà per giusta causa!

Altra cosa importante da tenere a mente è per quando ad Autunno ci si dedica a sfiatare i radiatori prima di accendere il riscaldamento.

L’impianto di riscaldamento è a circuito chiuso, l’acqua che circola nei radiatori è sempre la stessa e durante la circolazione il processo di ossidazione che l’acqua compie ai danni dei metalli presenti crea aria.

Dal momento che acqua e aria sono all’interno di un circuito chiuso è impossibile che vadano a creare un calo di pressione, alla fine il circuito è pieno, che sia acqua o aria il manometro di cui sopra indicherà sempre la pressione reale in bar. Ma così l’impianto non funzionerebbe bene, l’aria va tolta!

È chiaro però che nel momento in cui toglieremo l’aria dai radiatori la pressione dell’impianto calerà, quindi seguendo la procedura riportata sopra andrà ripristinata.

Questa operazione (soprattutto se la casa è su più livelli) sarebbe opportuno farla in due, una persona dovrebbe stare davanti la caldaia per dare acqua mentre una seconda persona farà il giro dei radiatori togliendo aria.

Se il fenomeno dell’aria si manifesta soventemente allora verificate bene, perché se l’impianto perde pressione creando aria significa che da qualche parte c’è una piccola perdita d’acqua. Verificare con attenzione in prossimità delle valvole dei radiatori e nella cassetta del collettore.

ORA VENIAMO ALLE NOVITÀ IN ARRIVO:

Stando alla bozza di revisione del regolamento 813 / 2013 dell’Unione Europea, che prevede il divieto di vendita di caldaie a gas da Settembre 2029 molti di noi dovranno prendere delle contromisure. Mi spiace esprimermi in questi termini, con “contromisure” ma purtroppo è oramai tristemente noto e testato che invece di gioire per i moderni cambiamenti si debba “parare”... Lo facciamo da vent’anni!

Di certo ci saranno proroghe ma considerando la situazione Europea e soprattutto Italiana sugli approvvigionamenti di gas, prima o poi “ma purtroppo prima che poi” questa bozza diventerà Legge. Come fu nel 2015 quando vietarono la vendita di caldaie a camera stagna sostituendole con quelle a condensazione.

Anche bene la Normativa non imporrà a tutti noi che al primo Settembre 2029 dovremo smontare e smaltire la caldaia, ma da quella data in poi se andrà sostituita perché non più riparabile allora dovremo sostituirla con una pompa di calore elettrica o con un sistema ibrido.

Questa cosa non è proprio realizzabile con leggerezza, i costi si faranno sentire incisivamente, in quanto per avere una eccellente resa con la giusta spesa da una pompa di calore o da un sistema ibrido servirà installare un impianto fotovoltaico e per molti edifici si dovrà provvedere anche all’isolazione esterna (cappotto), tetto incluso e in qualche caso si dovranno sostituire anche gli infissi. Insomma, restare senza caldaia all’improvviso dopo quella data per tanti sarà un bel grattacapo! Per chi abita in condominio con queste prospettive sarà più che un bel grattacapo. Anche per i condizionatori non ci sono novità serene, a causa degli effetti dei gas refrigeranti e sempre per Normativa Europea sembra che già dal 2028 molti di questi gas saranno banditi. È tutto al vaglio, a breve dovrebbero esserci comunicati dati attendibili ma resta la certezza di un aspro cambiamento. Se così sarà si calcola che otto climatizzatori su dieci andranno dismessi. Inutile dire che chi ha in casa un climatizzatore acquistato cinque / sette anni fa e funzionante con gas freon R-407A e questo tipo di gas dovesse essere tra quelli banditi in caso di perdita o guasto non potrebbe essere più rimesso in servizio. Cosa già accaduta nel 2009 quando bandirono il gas freon R22.

Il suggerimento che nasce spontaneo per tutti quelli che hanno nelle proprie case caldaia e condizionatori aventi più di dieci / dodici anni è quello di sostituirli nell’arco dei prossimi cinque anni, per poter andare avanti serenamente e con la consapevolezza che quando le proposte di cui sopra diventeranno Legge si potrà andare ulteriormente avanti anche in caso di guasto perché si disporrà di generatori ancora relativamente moderni e riparabili. Nel frattempo, si penserà a come affrontare gli interventi di cui sopra, il più in là possibile e comunque quando il mercato si sarà adeguato alla nuova situazione.

“BOZZA DI REVISIONE DEL REGOLAMENTO 813/2013/UE”

La bozza di revisione del regolamento 813/2013/UE detto Ecodesign prevede un rendimento minimo di 115% per le caldaie, oltre i limiti fisici e di quelle a condensazione il cui calcolo supera il limite del 100 %. Di fatto è un limite impossibile minimo da garantire per cui equivale ad una chiusura.

Sempre in merito alle caldaie a gas, a partire dal 1^ settembre 2029 sarà vietata la vendita. Oltre il tipo di sorgente termica di fatto blocca anche lo sviluppo di generatori termici da rinnovabili (es. biogas, gas metano miscelato con idrogeno).

Mentre nel regolamento Case Green prevede dei sistemi ibridi (caldaie a condensazione abbinata alla pompa di calore e caldaie certificate per funzionare ad idrogeno oppure biometano.

IL MARE: CULLATI DALLE ONDE TRA PAGINE DI LIBRI di Martina Campanelli

L’introduzione del diritto internazionale dell’ambiente è un fatto relativamente recente.

Nell’immaginario collettivo consideriamo il mare un simbolo di libertà, forse l’unico luogo dell’universo non ancora completamente conosciuto; protagonista di molte leggende trasportate dalle onde fino ai nostri giorni.

La sensazione di sconfinatezza, l’affascinante mistero dell’ignoto, ha reso il mare uno dei topoi più ricorrenti della letteratura di tutti i tempi: un luogo dell’anima, all’interno del quale lo scrittore ha riposto sogni, speranze, paure, nostalgie. È nella letteratura un protagonista senza voce, che agisce pur restando ai margini della storia, cullando la nostra immaginazione con il movimento delle onde. Sono migliaia le opere in cui il mare è protagonista indiscusso o sfondo principale della storia ed ancor di più sono le opere in cui viene citato almeno una volta tra le pagine. Nella letteratura classica, esso è considerato l’ostacolo che l’eroe deve superare: così Ulisse è destinato a naufragare a causa dell’ira di Poseidone, prolungando il sentimento di nostalgia per la famiglia e per la patria. Il capovolgimento degli eventi narrativi è affidato al mare, personificazione dell’insidia e dell’ignoto. Nell’ Odissea il mare è emblema del viaggio della vita, lo stare in balia delle onde, spesso naufragando e perdendosi nel viaggio.

Il mare è proprio il luogo di questa tensione, che è ricerca ma anche perdita e allontanamento da sé, da cui solo si può poi ritrovare se stessi. Per Ulisse, Itaca era lo scopo del viaggio in mare; ma è solo nel viaggio, alla fine, nel naufragio su isole sconosciute e nell’incontro con i suoi vari personaggi, che Ulisse diviene il personaggio della letteratura greca che tutti conosciamo. Il mare lo pone di fronte ad una serie di sfide ed ostacoli da superare ed oltrepassando i propri limiti l’eroe si può ritrovare.

L’Odissea ha rappresentato il precursore dei racconti marinareschi, ricca di avventure e luoghi ignoti e ha affrontato per la prima volta l’archetipo universale del viaggio, il nostos, il ritorno. Il fascino di questo tema va ricercato nella capacità che esso possiede di rispecchiare la vita dell’uomo: è la metafora della vita in quanto fonte inesauribile di conoscenza e di esperienze che l’uomo acquisisce ed è questo che rappresenta il viaggio di Ulisse. Ed ancora nel mondo greco il viaggio è predominante nelle Argonautiche: il mito di Giasone che parte alla ricerca del vello d’oro compiendo così un viaggio circolare in quanto la sua meta è anche il suo punto di partenza, in un’ottica quasi simile alla concezione dell’eterno ritorno.

La letteratura italiana delle origini, e lo stesso Dante, accolgono la tradizione classica secondo la quale il mare rappresenta il pericolo, l’ignoto che intimorisce e respinge l´uomo, ma allo stesso tempo lo attrae e lo sfida con il suo mistero. Nel XXVI canto dell’Inferno, il ritratto dantesco di Ulisse mantiene in vita la convinzione degli antichi che fosse assai imprudente inoltrarsi oltre lo stretto di Gibilterra ed interpreta, cristianamente, il naufragio tra i flutti dell’oceano come castigo per l´uomo che ha osato varcare i confini a lui assegnati, peccando di presunzione. Solo pochi decenni piú tardi, nel Decameron, la visione laica e spregiudicata di Boccaccio gli consente di mettere in evidenza la vitalità delle attività marittime, inerenti alla condizione borghese della “mercatura”, che stava trasformando l´Europa del XIV secolo avviandola alla modernità. Il monito dantesco viene superato nel Medioevo, quando al mare è attribuito il significato delle possibilità: l’esplorazione di nuove terre consente all’uomo di aggiornare le sue conoscenze, affrontando le onde con la determinazione di superare l’ostacolo. Il Milione di Marco Polo è il resoconto di questi viaggi alla scoperta di mondi lontani, volendo sfidare l’ignoto con tutte le sue insidie e i suoi misteri.

Il mare diventa immagine di quei sentimenti di libertà tipici degli ideali romantici, stabilendo che allo spirito umano non esistono barriere: “e il naufragar m’è dolce in questo mare”, scrive Leopardi, lasciandosi ispirare dal senso di smarrimento di fronte all’infinita distesa di acqua e dolcezza. Assieme ad altri elementi della Natura, forte ed incontrollabile, il mare rappresenta per la sensibilità romantica una metafora di espansione e di potenza, di superamento delle barriere fisiche e spirituali.

Alla fine dell’Ottocento il mare è lo scenario, privo di ogni idealizzazione estetica e sentimentale, della vicenda narrata con tragico realismo e verismo ne “I Malavoglia” di G. Verga. La famiglia di pescatori di Acitrezza vive, patisce e muore del mare: quando la barca significativamente battezzata “Provvidenza” naufraga con il suo carico di uomini e di beni, il destino dei Malavoglia subisce una caduta irreparabile. Nella Sicilia di Verga le condizioni dei lavoratori apparivano condizionate dalle leggi della natura assai più che da ogni altro fattore.

Ed il sapore del mare è lasciato anche da “Oceano Mare” di Baricco, scritto a fine Novecento, racconto che è una metafora esistenziale in cui protagonista è il mare. La Locanda Almayer è un non luogo che «non conosce tempo e vive solo un giorno, sempre quello». È punto d’incontro surreale di vite confuse e alla ricerca di una direzione. È così per Elisewin, una ragazzina che ha una strana malattia, la paura di tutto, e che per curarsi deve sottoporsi a delle sedute di immersione nel mare. È così per Plasson, un pittore che cerca ossessivamente di ritrarre il mare con acqua salata, ma che non sa da dove cominciare, con il risultato di produrre una serie di quadri completamente bianchi. È così per lo scienziato Bartleboom, che, al contrario dell’artista Plasson che cerca l’inizio del mare, tenta di trovare dove finisce il mare, per poter inserire il risultato in una singolarissima Enciclopedia dei limiti. Ed è così anche per Ann Deverià, adultera confinata dal marito nella locanda per farle dimenticare l’amante. Ma che cos’è davvero questo immenso oceano mare? L’impressione è che sia un’esplosione di energia vitale, che sprigiona tutto e il contrario di tutto; una fonte di guarigione e allo stesso tempo di perdizione, che risiede dentro gli stessi esseri umani. Il mare può diventare serenità e paradiso per chi si fa trascinare dalle irrefrenabili spinte delle onde dell’amore, come Elisewin, o può essere caos e inferno, per chi si è perso al largo di esso sprovvisto di tutto. O forse, più semplicemente, il mare è l’unico rimedio per sopravvivere all’ eterna altalena dell’anima tra finito e infinito. Il mare è un richiamo a vivere in modo autentico, a immergersi senza timore nell’oceano mare che si chiama Vita. Illuminanti, a riguardo, sono le parole del personaggio Ann Deverià:

“Ma c’è qualcosa che incrina questo purgatorio. Ed è qualcosa da cui non puoi scappare. Il mare. Il mare incanta, il mare uccide, commuove, spaventa, fa anche ridere, alle volte, sparisce, ogni tanto, si traveste da lago, oppure costruisce tempeste, divora navi, regala ricchezze, non dà risposte, è saggio, è dolce, è potente, è imprevedibile. Ma soprattutto il mare chiama. Lo scoprirai, Elisewin. Non fa altro, in fondo, che questo: chiamare. Non smette mai, ti entra dentro, ce l’hai addosso, è te che vuole. Puoi anche fare finta di niente, ma non serve. Continuerà a chiamarti. Questo mare che vedi e tutti gli altri che non vedrai, ma che ci saranno, sempre, in agguato, pazienti, un passo oltre la tua vita. Instancabilmente, li sentirai chiamare. Succede in questo purgatorio di sabbia. Succederebbe in qualsiasi paradiso, e in qualsiasi inferno. Senza spiegarti nulla, senza dirti dove, ci sarà sempre un mare, che ti chiamerà.”

Mare è tutto ciò che percepiamo dell’esistenza: vita, morte, solitudine, nostalgia, amore, sofferenza. È l’amico al quale confidiamo parole che non diremmo mai.

QUANTIFICAZIONE DELL’ASSEGNO DI MANTENIMENTO

Aluglio 2023 è prevista l’uscita nelle librerie giuridiche e sui maggiori marketplace (es. Amazon, Feltrinelli, Mondadori, ecc.) il libro “Spese Ordinarie e Straordinarie. Prontuario per l’affidamento e il mantenimento dei figli in caso di separazione e divorzio” edito da BTT Editori e scritto dallo Studio Legale Facchinetti in persona dell’Avv.ta Eleonora Busnelli e dell’Avv. Simone Facchinetti stesso.

Proprio questo tema in ambito di separazione e divorzi è costantemente dibattuto nelle aule di tribunale, visto gli innumerevoli contenziosi in essere e considerati i risvolti pratici nella gestione quotidiana familiare.

In questo scenario, di recente la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi in punto di quantificazione dell’assegno di mantenimento e di ripartizione delle spese straordinarie, ribadendo un importante principio da tenere in considerazione in tutti i procedimenti legati alla crisi familiare (nello specifico: separazioni personali / divorzi / ricorsi per affidamento e mantenimento di figli minori) [Cassazione civile sez. I, 30/05/2023, n.15229].

In primo luogo, occorre domandarsi quali sono i parametri che il giudice è chiamato a tenere in considerazione al fine di individuare l’importo dell’assegno di mantenimento.

Sul punto, la risposta viene offerta dall’art. 337 ter co. IV c.c. che elenca i seguenti parametri:

• attuali esigenze del figlio;

• tenore di vita goduto dal figlio in costanza di convivenza con entrambi i genitori;

• tempi di permanenza presso ciascun genitore;

• risorse economiche di entrambi i genitori;

• valenza economica dei compiti domestici e di cura assunti da ciascun genitore.

Questi parametri – ricorda la Corte – vanno esaminati alla luce del principio di proporzionalità, ovverosia considerando le capacità economiche di ciascun genitore. Ne consegue che il giudice, valorizzando questi criteri in un’ottica pur sempre proporzionata alla capacità reddituale di ciascun genitore, sarà chiamato ad individuare il quantum dell’assegno di mantenimento con cui fronteggiare le c.d. “spese ordinarie”, vale a dire le spese prevedibili e quantificabili che bisogna sostenere nell’interesse della prole nella vita di tutti i giorni.

I parametri che vengono utilizzati per la quantificazione dell’assegno di mantenimento devono essere utilizzati anche per individuare la quota di ripartizione delle c.d. “spese straordinarie”. Preliminarmente, però, occorre chiedersi a quali spese si suole fare riferimento con questa espressione.

A tal proposito, la pronuncia della Suprema Corte si colloca in un panorama giurisprudenziale e dottrinale vasto sul tema, nel quale si susseguono pronunce giudiziali ed articoli della dottrina volti a tentare di riempire di significato un’espressione che altrimenti rischierebbe di restare vuota. Si precisa, infatti, come alcu- na legislativa viene offerta in punto di definizione della categoria “spese straordinarie”.

Ebbene, con la sentenza in esame, ancora una volta la Suprema Corte prova a definire tali spese, affermando sul punto che nella macrocategoria “spese straordinarie” confluiscono due voci:

(a) gli esborsi destinati ai bisogni ordinari del figlio e che, certi nel loro costante e prevedibile ripetersi, anche lungo intervalli temporali, più o meno ampi, sortiscono l’effetto di integrare l’assegno di mantenimento (spese di istruzione e connesse, spese mediche ordinarie);

(b) le spese che, imprevedibili e rilevanti nel loro ammontare, sono in grado di recidere ogni legame con i caratteri di ordinarietà dell’assegno di contributo al mantenimento.

Così chiarita, dunque, la duplice natura della categoria “spese straordinarie” occorre demandarsi in base a quali parametri il giudice stabilisce la quota percentuale di contribuzione di ciascun genitore a tali esborsi.

Generalmente ciascun genitore è tenuto a concorrere alle spese straordinarie in misura del 50%.

Ciò nonostante, non essendoci peraltro alcuna norma che imponga una ripartizione fissa delle spese in misura pari al 50%, è noto che il giudice ben possa distaccarsi da questa percentuale, valorizzando da un lato il criterio delle rispettive sostanze patrimoniali disponibili e dall’altro quello della capacità di lavoro professionale e casalingo di ciascun genitore.

Spiega, infatti, la Corte che, contrariamente a quanto accade per la quantificazione dell’assegno di mantenimento, la ripartizione della quota percentuale di spese straordinarie non assolve una funzione meramente perequativa, avendo solo la funzione di assicurare ai figli il soddisfacimento delle loro esigenze di carattere straordinario.

Per questo motivo, il giudice può discostarsi da una ripartizione al 50% avuto riguardo alla peculiarità dei casi concreti chiamato ad affrontare, al punto che, valorizzati i criteri di cui sopra, resta sempre libero di discostarsene.

Di seguito, si riporta il seguente principio di diritto: la quantificazione della contribuzione straordinaria pur mutuando i criteri già indicati per l’assegno di mantenimento quanto alla comparazione dei redditi dei genitori ed alla opportuna proporzionalità della partecipazione, non assolve ad un’esigenza esclusivamente perequativa, come l’assegno di mantenimento, perché la contribuzione straordinaria ha la funzione di assicurare la provvista per specifiche esigenze dei figli, ritenute proporzionate al loro interesse, e ciò, evidentemente, tende a riverberarsi nello specifico apprezzamento che il giudice di merito deve compiere per stabilirne la ripartizione. [Corte di Cassazione, sentenza n.15229 del 30/05/2023].

In definitiva, il giudice può stabilire che i genitori concorrano al pagamento delle spese straordinarie in misura diversa dal 50%, valorizzando a tal proposito i medesimi criteri che utilizza per la quantificazione dell’assegno di mantenimento, pur potendoli applicare in maniera meno rigida avuto riguardo alla funzione delle spese straordinarie che, come visto, non assolvono una funzione meramente perequativa (come, per l’appunto, l’assegno di mantenimento) bensì hanno l’obiettivo di garantire alla prole le spese di cui necessitano.

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ALLUVIONE EMILIA-ROMAGNA: NOVITÀ O UNA STORIA GIÀ SENTITA?

di Leonardo Tiene

Recentemente abbiamo potuto assistere ad una delle conseguenze del cambiamento climatico: le alluvioni. Erroneamente potremmo pensare che grazie alle frequenti piogge, infatti, la crisi causata dalla siccità possa essere considerata terminata, ma in realtà non è che l’ennesima reazione a catena (negativa) naturale. Partendo dal presupposto, ad esempio, che la terra si abitui a lunghi periodi di assenza d’acqua, maggiore sarà la probabilità che questa non sia in grado di assorbire nuovi eventuali periodi intensi di pioggia. Questo però in generale. Come se non bastasse, nel bene e nel male, il nostro è anche un territorio molto particolare.

L’Italia, infatti, affronta costantemente il rischio di alluvioni a causa della sua geografia caratterizzata da una vasta rete idrografica e un clima variegato. Queste, infatti, possono causare danni significativi alle infrastrutture, all’ambiente e mettere a rischio la vita delle persone.

È fondamentale adottare strategie preventive efficaci per mitigare gli effetti delle alluvioni e proteggere il territorio e la popolazione. Questo articolo esplorerà le cause delle alluvioni in Italia e analizzerà le misure che possono essere intraprese per prevenire le catastrofi.

QUALI SONO LE PRINCIPALI CAUSE LEGATE ALLE ALLUVIONI?

Le alluvioni in Italia sono il risultato di una combinazione di fattori. Le forti precipitazioni sono spesso la causa scatenante, soprattutto durante i periodi di intense piogge o temporali prolungati.

Tuttavia, ci sono altre cause contributive, come lo scarso drenaggio, la deforestazione, l’urbanizzazione incontrollata e i cambiamenti climatici.

• Il sistema di drenaggio inadeguato può rendere difficile il deflusso delle acque, portando all’esondazione dei fiumi e all’inondazione delle aree circostanti.

• La deforestazione e l’urbanizzazione possono alterare l’equilibrio idrologico naturale, aumentando il flusso delle acque e riducendo la capacità di assorbimento del suolo.

• I cambiamenti climatici, tra cui l’aumento delle precipitazioni estreme e la variabilità meteorologica, rendono le alluvioni un fenomeno ancora più imprevedibile e pericoloso.

MA È POSSIBILE EVITARE QUINDI NUOVI EPISODI COME QUELLO DELL’EMILIA-ROMAGNA?

Come in tutte le cose, si può e si deve fare qualcosa per quantomeno diminuire le probabilità di danni collaterali, per esempio:

1. Monitoraggio e previsione

Investire in tecnologie avanzate, come radar meteorologici e stazioni idrologiche, può fornire informazioni in tempo reale sulle condizioni meteorologiche e idrologiche. Questi dati possono essere utilizzati per prevedere le precipitazioni intense e i livelli dei fiumi, consentendo alle autorità di allertare tempestivamente la popolazione e prendere misure preventive.

2. Gestione delle acque

È fondamentale garantire una corretta manutenzione dei corsi d’acqua, dei canali di drenaggio e delle dighe per consentire un flusso regolare e controllato delle acque. Inoltre, la creazione di bacini di ritenzione può aiutare ad attenuare l’impatto delle piogge intense, trattenendo temporaneamente l’acqua in eccesso e riducendo così il rischio di inondazioni.

3. Pianificazione territoriale

È necessario adottare politiche di zonizzazione idrogeologica che identifichino e proteggano le aree a maggior rischio. Questo implica limitare la costruzione nelle zone vulnerabili, adottare norme edilizie che promuovano l’uso di materiali e tecniche resistenti all’acqua, e preservare le aree naturali come le foreste che agiscono come cuscinetti protettivi. Inoltre, è essenziale promuovere l’utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica, come la creazione di zone umide artificiali e il ripristino degli habitat fluviali, per migliorare la capacità di assorbimento del suolo e la gestione delle acque.

4. Educazione e sensibilizzazione

Le campagne informative dovrebbero essere promosse per far comprendere l’importanza di comportamenti sicuri durante le alluvioni, come evitare di attraversare zone allagate e seguire le indicazioni delle autorità competenti. Inoltre, è necessario promuovere la cultura del rispetto dell’ambiente e della conserva- zione idrica per ridurre l’impatto delle attività umane sul sistema idrologico.

5. Cooperazione internazionale

La condivisione di conoscenze, esperienze e risorse tra i paesi può contribuire a sviluppare soluzioni comuni e migliorare la prevenzione e la gestione delle alluvioni. La partecipazione attiva a organismi internazionali e l’implementazione di accordi bilaterali possono favorire lo scambio di buone pratiche e la collaborazione per affrontare il problema delle alluvioni in modo più efficace.

L’Italia, come diversi altri Paesi europei e non, deve affrontare questi episodi con molta più consapevolezza, ma non per il semplice quanto importante motivo della salvaguardia del territorio e popolazione, bensì anche per ottenere anche una credibilità degna del nome del paese.

Non mi prendo la responsabilità per poter affermare tutto questo ma sono gli episodi passati a parlare al posto mio, dove spesso alla fine, oltre alle lacrime per le vittime, trovavano spazio anche un mare di chiacchere.

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