I Nostri Cani - febbraio 2016

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Accertamenti su una popolazione dell’Isola Maschio di circa 7 anni iscritto al RSA.Foto Gianni Vullo

Le doti dello “Spino degli Iblei” Se la tutela di una razza già riconosciuta dalla Cinofilia ufficiale, quindi consolidata, è un atto di particolare valore deontologico e di grande rilevanza tecnica, quella riferita a una popolazione canina per la quale è stato appena dedicato un Libro genealogico lo è molto di più, imponendo il precauzionale studio della sua funzione per coglierne le caratteristiche di tipo e di utilizzo. Il recupero di una razza rappresenta la massima espressione dell’attività cinofila di una nazione. Sotto tale aspetto va detto che l’ENCI ha mostrato grande sensibilità verso il progetto del Club del Pastore Siciliano, rivelando responsabilità lungimirante e grande attenzione verso questa antica razza siciliana riconoscendole il Registro Supplementare Aperto. Iniziai a interessarmi dello Spino degli Iblei nei lontani anni Novanta allorché, con la collaborazione di Giovanni Tumminelli,

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notai una popolazione di cani da pastore da “guardianìa” morfologicamente riconoscibile e distinguibile da qualsiasi altra razza; soprattutto perfettamente compatibile con le esigenze del difficile territorio che è l’area pedemontana dell’altopiano Ibleo. Da allora ad oggi si è lavorato nella penombra, nella consapevolezza che le ricerche, gli studi e l’allevamento inerenti a una razza che si vuole fare riconoscere debba avvenire senza clamori, lontano da eventuali speculatori, per farla venire alla luce sana e conservata quando numeri, omogeneità morfo-caratteriale e variabilità genetica meritano considerazione. Oggi possiamo dire senza tema di smentite che il percorso e le scelte sono state quelle giuste visto che abbiamo consegnato alla Cinofilia ufficiale una razza omogenea nel tipo, sana e soprattutto ancora richiesta dai suoi utilizzatori primari. La più grande soddisfazione di oggi è


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