Confessioni e consigli di una professionista
Perché Stripping è arte Occorre soprattutto passione e volontà di riuscire. I grandi maestri, gli errori da evitare. Gli attrezzi necessari
T
rentasette anni fa ho toelettato a stripping il mio primo cane, un Airedale Terrier. Confesso, fu un vero disastro, perché presa da entusiasmo l’ho “buttato a pelle” (si dice così quando si esegue uno stripping totale per rimuovere il pelo morto). Purtroppo per inesperienza avevo usato male il coltellino e avendo girato spesso il polso – per strippare si usano il braccio e la spalla e non si deve piegare il polso – avevo tagliato il pelo in più parti anziché strapparlo. Quanti rimproveri dal mio toelettatore - handler! Quante lacrime da parte mia! Per fortuna il pelo ricresce in poco tempo e permette di riparare ai propri errori. Ho avuto la possibilità di avere come maestri Luciano Bochese, Filippo Gianola, Ernest Sharpe e Roger Wright. Guardare al lavoro questi autentici maestri era per me un onore ed un piacere; infatti ogni volta cercavo di capire i movimenti, gli attrezzi da usare, i trucchi da imparare per esaltare le qualità del cane. Ho fatto tesoro delle nozioni e dei consigli dei miei insegnanti, ma le regole più importanti le ho imparate con il tempo e
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sono l’approccio con il cane, la fiducia che gli si deve dare e la pazienza che bisogna avere. Se il cane si fida, collabora, si lascia toccare e si può lavorare su di lui tutto il tempo necessario. Non sono una professionista, ma ho un’esperienza confermata da anni di gavetta e di modestia. Toelettare è un’arte come disegnare o scolpire; si ha un’idea in testa che si può e si vuole realizzare. Così come nasce un progetto o una scultura da un cespuglio di pelo esce un cane da show. Toelettare richiede, come già detto, pazienza ma anche occhio, manualità ed esperienza; non servono molti strumenti o prodotti particolari, bastano un pettine e una spazzola a manopola con denti di ferro, un coltellino da stripping con denti fini e uno per il sottopelo, una forbice dentata ed una a punta, un po’ di carbonato di calcio per l’asportazione dei peli più difficili, un tavolino alla giusta altezza con un braccio e guinzaglio per mettere in sicurezza il cane, ma soprattutto tempo in relazione alla dimensione del cane e alla propria abilità. Altre attrezzature, a mio avviso, fanno parte dell’apparenza. Mi capita spesso di vedere in esposizione grandi cassette di metallo ricche di coltellini di varia forgiatura, spazzole, pettini, forbici e pro-
dotti per il trattamento del pelo e più volte mi sono chiesta “Ma tutti questi strumenti a cosa servono?”. “Come mai io lavoro bene sempre e solo con i miei pochi attrezzi?”. Infatti, non mi piace cambiare le forbici, le affilo spesso e sono le stesse da anni; così come spazzola e pettine, finché non perdono i denti, sono il mio strumento di riuscita. Con queste mie osservazioni, mi rivolgo ai giovani toelettatori che escono dalle scuole professionali e si sentono già “arrivati” perché diplomati. È con l’animo che dico loro che è più importante l’umiltà, la passione per la razza, l’impegno (perché toelettare è faticoso), la manualità. Si può ottenere tanto anche con poco, senza ostentare attraverso una ridondante attrezzatura la propria abilità. Un po’ di modestia non fa mai male, anche perché il risultato di una buona toelettatura si riscontra solo sul cane. Un buon lavoro si vede subito e si mantiene facilmente; inoltre è apprezzato dai giudici esperti. Emozione, orgoglio e soddisfazione si raggiungono quando il cane che vince il Best In Show “lo hai toelettato tu, ma lo sai solo tu e il proprietario del cane”. Irene Gaslini