I Nostri Cani - febbraio 2015

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Foto 2

Una caratteristica delle razze giapponesi

Questione di Urajiro

Il termine giapponese non è traducibile letteralmente e sta ad indicare peli biancastri. Come distinguerlo delle pezzature

L

’urajiro è una caratteri caratteristica fondamentale di tipo delle razze native giapponesi. L’urajiro come riporta l’autrice Leslie Ann Engen già nel lontano 1997 è l’espressione di un gene che genera zone biancastre di alcune aree fisse del corpo descritte nello standard FCI sui colori base (nero rosso o goma nello Shiba, mentre nell’Akita il rosso tigrato e bianco, anche se ovviamente non visibile sul fenotipo). La traduzione del termine giapponese “Urajiro” non esiste, ma il significato è tra-

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ducibile per perifrasi. Questo termine indica a sua volta precisamente le zone dove questa diluizione deve necessariamente essere presente come caratteristica di tipo fondamentale: il significato è “vice versa” o “speculare a..” ovvero , il corrispondente bianco alla zona colorata. Va da se che se leggiamo la definizione che ne danno lo standard sia dell’Akita che dello Shiba la corrispondenza del significato del termine alla localizzazione del bianco data dallo standard FCI è pressoché perfetta, cito lo standard FCI Shiba: “Urajiro” = pelo biancastro sui lati del muso e sulle guance, sul lato inferiore

della mascella e collo, sul petto e stomaco e la parte inferiore della coda, e nella parte interna degli arti.” Così recita lo standard FCI Akita : “Urajiro = pelo biancastro ai lati del muso, sulle guance, sotto la mascella, collo, petto, tronco e coda e nell’interno degli arti”. E’ da notare come sia lo standard FCI dello Shiba che dell’Akita danno la medesima stessa definizione di urajiro con le medesime parole, pur essendo i disegni dell’urajiro di queste due razze assai diversi fra loro, inoltre all’interno sia dell’Akita che dello Shiba sono differenti i disegni dell’urajiro per ogni colore del mantello. Basti pensare alla testa dello Shiba e dell’Akita: nel primo (foto 1) è sempre presente una maschera completa e l’urajiro risiede strettamente nei limiti indicati dalla definizione in standard, mentre nell’Akita (foto 2) la faccia è completamente bianca. L’assenza di maschera colorata nello Shiba viene definita “maschera inversa” e impedisce la massima qualifica, mentre la maschera bianca nell’Akita è il disegno tipico del suo urajiro. Quindi va sottolineato che l’espressione del medesimo gene descritto con le stesse identiche parole in entrambi gli standard FCI, nel fenotipo di ambo le razze si esprime in maniera differente non già nelle zone ma nel disegno, che varia anche a seconda del colore su cui si manifesta. Questo è dato dall’interazione che c’è fra i geni che danno il colore di base e l’urajiro. Nella valutazione di tipo il giudice di expo non può prescindere da questo fatto essendo l’urajiro, come già detto, carattere di tipo fondamentale. Nè lo standard FCI dell’Akita nè quello dello Shiba riportano analiticamente i differenti disegni dell’urajiro, e a dire il vero, non credo ve ne sia bisogno laddove vi sia una forte preparazione di base nel giudizio del cane di razza e nell’applicazione di uno standard. Ricordiamo infatti che lo standard è la descrizione dei caratteri di tipo e va applicato alla razza, non è la razza che va applicata allo standard. Le conoscenze di base della genetica dei colori inoltre è formazione di base scontata per poter giudicare e leggere correttamente uno standard. Facciamo un esempio pratico. Lo standard dello Shiba prevede come colore il nero focato, ovvero l’espressione del gene tan e relative focature sul mantello a base nera. Al contempo, secondo standard FCI, ogni colore previsto deve esprimere urajiro. È chiaro che in sede di giudizio la valutazione del colore verte sulla verifica dell’espressione di questo colore composito: ovvero verifica della presenza del tan nelle aree canoniche in sincrono e bilanciamento con l’espressione dell’urajiro. Nel petto invece l’urajiro assume la tipica


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