I Nostri Cani - febbraio 2015

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Incominciato l’iter di riconoscimento per il “mastino siciliano”

Rivive il Cane di Mannara

In antico era il custode di ovini e caprini rinchiusi nel recinto a cui fa riferimento il nome. La ricerca storica, le conferme di scienziati e ricercatori. I primi capostipiti

2010. Inizio della collaborazione tra Samannara e la Facoltà di Veterinaria di Messina; da sin. Gaetano Rizzo, Florindo Arengi, Luigi Liotta, Nella Chiofalo e Ada Arengi con Bianca e Paola, due femmine di mastino siciliano ospitate dalla Facoltà

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n data 7 ottobre 2014, l’ENCI ha attivato il registro supplementare aperto per la razza Cane di mannara, premiando gli sforzi dell’Associazione Samannara che dal 2010 (anno della sua costituzione), ha lavorato alacremente per recuperare e salvare dall’estinzione questa antica razza siciliana, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Messina che ha curato le misurazioni dei soggetti ed il prelievo di sangue per le ricerche di tipo genetico. Ma chi è il Cane di mannara detto anche mastino siciliano? Esso appartiene ad una popolazione rustica legata alla pastorizia e viene utilizzato ancora oggi per la guardia negli allevamenti ovini e bovini. E’una razza antichissima, primitiva ed è normalmente distinta in famiglie con caratteristiche morfolo-

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giche differenti per effetto della selezione naturale e dell’isolamento dei diversi gruppi. La morfologia documentabile di un cane assimilabile a quello odierno non va più indietro del 18° secolo. Tuttavia non si può negare che il patrimonio genetico di questo cane si perde nella notte dei tempi. Il prof. Giovanni Bonatti misura in Sicilia, nel 1954 due crani di cane dell’età del bronzo e li attribuisce al cane pecoraio siciliano. La sua classificazione da parte del Bonatti troverebbe conferma nella notizia riportata da Pietro Villari, uno zooarcheologo di fama internazionale, su un frammento di scapola appartenente ad un cane di dimensioni più grandi rispetto ai reperti ossei di canis familiaris ritrovati in siti neolitici siciliani e risalente appunto all’età del bronzo. A comporre il puzzle storico del nostro cane contribuiscono cani di tipo mastino introdotti dai Fenici nel secondo millennio a.C. e successivamente impor-

tati in Sicilia dall’Epiro da Dionisio il Vecchio, tiranno di Siracusa, nel 404 a.c. Le dominazioni succedutesi in Sicilia contribuirono ciascuna a determinare mutamenti del territorio e dell’economia dell’Isola anche con importazioni di specie vegetali e di razze di animali domestici. Così alcune caratteristiche presenti ancora oggi nei nostri cani di mànnara sono verosimilmente dovute all’introduzione di un cane dall’Africa da parte degli arabi nell’800 d.C., in pratica il progenitore dell’attuale cane dell’Atlas. Straordinaria è infatti la somiglianza di questa razza con alcuni esemplari di Cane di mànnara, comune l’impiego poiché il nostro cane così come quello marocchino non è un pastore in senso stretto e comuni anche alcune pratiche (ormai in disuso) da parte dei pastori come il taglio delle orecchie e della coda. L’impiego del nostro cane pare essere stato


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