Intervista a Raymond Triquet, creatore del nuovo Standard
“Ecco il Dogue de Bordeaux” Come si è giunti alle diverse modifiche. Il compito degli esperti giudici Il prof. Raymond Triquet, fin dai primi anni ‘60 ha contribuito in modo determinante alla ricostruzione della razza. Considerato da tutti gli appassionati per questo motivo il “padre” del Dogue de Bordeaux, il prof. Triquet nel 1970, già presidente della Société des Amateurs de Dogues de Bordeaux, redasse un nuovo Standard più chiaro e dettagliato sulla razza, con la collaborazione del dott. Maurice Luquet, pubblicato nel 1971. Il proprio impegno sostenuto dai suoi collaboratori, verso la metà degli anni ‘70, ha significato un importante aumento nella diffusione del Dogue de Bordeaux in Francia e, di conseguenza, molto probabilmente, la salvezza della razza. Professore, quando nasce l’esigenza di aggiornare uno Standard e pertanto quali tipi di evoluzioni può subire una razza? Dunque... riformulazione dello Standard. Quando iniziai ad interessarmi del Dogue
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de Bordeaux nei primi anni ‘60, lo Standard era impreciso e soprattutto comprendeva delle esagerazioni pericolose per la razza come ad esempio il “prognatismo del mascellare inferiore di almeno 1 cm”, oppure la “circonferenza della testa superiore all’altezza al garrese”. Questo nuovo Standard è servito da modello per lo Standard ufficiale della FCI adottato a Gerusalemme nel giugno del 1987 e la cui definizione è: “Descrizione metodica dell’archetipo”, vale a dire il modello ideale verso il quale tutti gli allevatori dovrebbero tendere. Recentemente (2004 - 2006) ci sono state delle precisazioni sullo Standard per evitare gli ipertipici, pertanto: teste “mostruose” che superano di circonferenza largamente (20%) l’altezza al garrese, fronti che sovrastano il muso, pieghe della pelle ridondanti, in particolare dietro il tartufo oppure dietro le arcate sopraciliari e, il cuscinetto sulle guance che frontalmente
dona al cane l’aspetto di un orangotango. La comparsa di un Dogue de Bordeaux marrone (color cioccolato) e delle macchie bianche invadenti, ci hanno condotti a precisare nel paragrafo “colore” che il Dogue de Bordeaux è spesso, in verità, “carbonato di marrone”. Per meglio dire, ogni pelo presenta una zona fulva o sabbia e una zona marrone. Non è mai marronecioccolato, con peli completamente marroni sulla totale lunghezza. Questo mantello nella razza non è mai esistito ed è geneticamente molto differente dal mantello carbonato (agouti). Per questo motivo costituisce un difetto da squalifica. Si notano nei ring esemplari non omogenei. È possibile uniformare un criterio di giudizio tra gli esperi di razza, che dia un’ulteriore indicazione selettiva, oppure è comunque necessaria una distinzione di opinione tra i Giudici? I Dogue de Bordeaux non sono esatta-