Cani
i nostri
Anno 58 num. marzo 2012
Madonna dell’Arco, il cui santuario era a vista sul colle di rimpetto. Il miracolo implorato avveniva perché una solida catena legata al collare di pelo di “melogna” fermava la corsa di Masaniello. La sceneggiata aveva avuto il suo effetto ed il cane sarà sembrato a tutti molto più grande e poderoso, con la testa come “nu’ lione”. Il caffè servito nel portone di destra scaricava la tensione e predisponeva alla verifica della qualità di riproduttore di Masaniello, con cuccioli e cucciolini figli “d’o cane”. Il pellegrinaggio aveva le sue tappe come il cammino di Santiago, l’allevamento della Grotta Azzurra di Giuseppe Siano era la meta successiva. Peppino Siano aveva raccolto il meglio della produzione di Masaniello di Manno, accoppiandolo con molte femmine di grande tipo, con grossi difetti di ipertipo. Il canile era situato in Corso Secondigliano, quartiere popolare nei pressi del carcere nuovo, all’interno del ristorante “O’ Cafone”, gestito da Siano padre, famoso per i banchetti di nozze. Alle spalle della sala ristorante c’era un cortile intorno al quale facevano quadrato alcuni box con il pavimento sopraelevato perché, mi confidava Peppino, in tal luogo i cani sembravano più grandi. Qualche femmina Zacchera, piena di rughe, con ossatura potente e torace possente era sempre la madre dei numerosi cuccioli presenti, anche se aveva perso l’utero in seguito ad una metrite qualche anno prima. Cuccioli e cuccioloni guaivano dalle sbarre all’arrivo dei visitatori che venivano fermati sull’ingresso da un “guaglione” che spandeva polvere di calce nel cortile , a dire del Siano, per prevenire infezioni portate dalle scarpe dei visitatori. Un tavolo nell’angolo serviva per la presentazione “all’inglese” dei cuccioli, sempre grassi ,pieni di rughe e di grande tipicità. Il cucciolo però non poteva essere osservato camminare per non rischiare che si bruciasse i piedi delicati con la calce fresca. Fatta la transazione commerciale il cucciolo veniva depositato direttamente nell’auto dell’acquirente e “forse” avrebbe camminato a casa del nuovo appassionato. Siano ha prodotto, o meglio portato alla ribalta, campioni “storici”, soggetti che sono rimasti nella storia della razza come Falco, Frazier, Monzon, e primo fra tutti Carnera, uno dei mastini più entusiasmanti mai visti per la massa, l’armonia, la testa imponente ed un movimento tipico e fluido. Nel ricordo di tutti, menziono uno dei primi allevatori di mastini con affisso Saverio Bilangione, commerciante di stoffe a San Giorgio a Cremano.
Anche nel suo allevamento scorreva il sangue di Masaniello d’a Muntagna. La sua bottega era il riferimento dei mastinari, il “commendatore Bilangione” alla visita degli amici lasciava le clienti con “le pezze” di stoffa tra le mani ed apriva il giardino sul retro per mostrare i suoi rampolli, con l’orgoglio di un padre di famiglia: Nerone, Holco,Mirko, i primi mastini a manto nero che mi capitò di vedere. Allevava anche pastori tedeschi ma non con lo stesso amore. In una delle mie visite, mentre bevevamo il caffè scambiando opinioni sui mastini ma soprattutto, da buon commerciante, cercava di attingere notizie sui cani emergenti per sondare la concorrenza, si alzò di scatto dicendomi di seguirlo. Corremmo in giardino e su di un rudimentale tappeto mobile fatto con il motore di una lavatrice, trovammo un pastore tedesco stremato, con la lingua penzoloni che correva disperatamente per non cadere ed essere soffocato dal collare a strangolo. Il commendatore lo liberò prontamente ed
il cane stramazzò al suolo respirando come un mantice. Don Saverio mi guardò e disse: - Per parlare mi ero scordato il cane sul tappeto!O pulliere Sulla strada per Casamarciano viveva “o’ pulliere “, allevatore di polli, in particolare di ovaiole in batteria. Ti accorgevi di essere arrivato per il pulviscolo di piume che volteggiava nell’aria. Forniva alimento a buon mercato a tutti gli allevatori di mastini che confidavano nelle epidemie aviarie per fornire cibo ai loro mastini, che si sono da sempre alimentati, prima del mangime, di carne di polli spesso interi, teste e zampe comprese. La sua creatura era Giacomino, forse figlio di Falco, nipote di Masaniello Di Manno,il dubitativo è regola nelle genealogia dei mastini. Il soggetto era di ossatura leonina, con “capa vacchegna” e tronco poderosissimo, mai visto prima un soggetto così potente e forte. Ha dato buoni frutti tra cui un soggetto,
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Tonino, di buon tipo e massa ma la sua discontinuità nel produrre era motivata dal fatto che il Polliere era “innamorato”, almeno cosi’ avevo sentito in varie occasioni dalle malelingue dei giro mastinaro. Essendo uomo di età e dall’aspetto non curato, incuriosito, chiesi chi fosse la sua amata. Mi fu risposto: - Dottò ma che avete capito? Quello è innamorato dei soldi! Quando tiene un cane buono se lo vende!E di fatto parecchi allevatori del tempo hanno rinsanguato dal Pulliere. Poco più avanti, su una terra in alto viveva Mimì “o’ re dei cani” , tra arance e limoni, una sorta di casa “prefabbricata” artigianalmente, che ospitava Mimì e famiglia. Una frotta di bastardini per lo più femmine , ti accoglieva annunciando il tuo arrivo e precedendoti, abbaiando allegramente. Tutte balie, al momento senza occupazione, che venivano all’occorrenza prestate a chi aveva necessità di allevare mastini, ma con l’obbligo della restituzione. Abitudine inveterata quella di adoperare balie per allevare mastini e ridurre la mortalità da schiacciamento o da infezioni che hanno sempre decimato la razza. Qualche buon soggetto maschio mostrava “O’ Re”, ma soprattutto una infinità di femmine di mastino. Il noccioleto era adibito ad allevamento, le fattrici vivevano legate alle catena ed ospitate in cucce di fortuna, vecchie vasche di eternit, tutte presunte figlie di questo o quel campione, che si sarà rivoltato nella tomba a sentire tali infamie. Tanti volti affiorano dalla nebbia dei ricordi, uno in particolare è quello di Paolino Scotti, direi un amico, forse più… Paolino ha seguito con simpatia la mia evoluzione in cinofilia, mettendomi in guardia sui pericoli dell’allevamento in consanguineità esasperata e facendomi capire il tipo di mastino a cui lui mirava. Un cane con una sua funzione ed un carattere risoluto ma forte e potente di ossatura, dalla testa armonica e di espressione “gentile”. Quanti pomeriggi passati a chiacchierare e, a seconda delle stagioni, con le noci fresche da sbucciare per sentire quel sapore inconfondibile o le arance appena raccolte in un cesto, miste ai limoni piccoli e profumati, ancora con le foglie attaccate. In estate la limonata era sempre pronta per dissetare prima del caffè. A settembre le auto dei visitatori restavano sul cancello perché le nocciole erano stese ad asciugare nell’aia. Le stagioni scandivano il tempo, molte stagioni sono trascorse, Paolino ha raggiunto i suoi campioni senza titoli ufficiali per la sua modestia: Brigante, Nennella e tanti altri. Mi è capitato per lavoro di passare davanti alla masseria di Scotti, ormai venduta, ed
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