Celebra 60 anni d’allevamento e per la prima volta si racconta
Alfiero Rovini “del DIANELLA” I setters col suo affisso noti nel mondo. La fraterna amicizia con Francesco Balducci. I giovani, le prove. Perché continua a vincere anche coi segugi
Francesco Balducci e Alfiero Rovini
Il dito sulla tovaglia segue la voce e disegna ricordi e parole per noi leggere. Raccontano di caccia e di cani, di starne e di campioni capaci ancor oggi d’esserti complici nel labile gioco della memoria. Ascolti… camminando anche tu nel labirinto dei giorni che tornano. Fuori il fascino d’una Toscana che cambia e non tramonta rimanendo meravigliosamente se stessa. Tutt’attorno a far da cornice la magia del nome,
Dianella, inventato dai Medici di Firenze ad indicar colli e prati in onore della dea della caccia ed assurto da tempo a garanzia di setter campioni. Ad appena cinque chilometri il fascino di Vinci, a ridosso della villa che fu di Renato Fucini grande in un secolo di grandi e cacciatore così vero da far eterne vicende che hanno il sapore di casa. “La Toscana è la gente che l’abita e le vuol
bene” dice Alfiero Rovini, cacciatore autentico ed ancor più grande cinofilo, setterman e segugista già nella storia della cinofilia per campioni e comprimari nati sotto il segno “del Dianella”. Festeggia con alcuni amici i sessant’anni d’allevamento ed è la prima volta che si racconta… Ascolti e sono gli anni d’una cinofilia autentica, semplice e forse anche per questo geniale insieme e svelata per la prima volta. Le parole danno voce alla sera che qui, sulla sommità di Cerreto Guidi dov’è raggomitolato il coinvolgente ristorante Adriano tarda a venire. Distende le sue ombre lungo i sentieri della memoria ed il tavolo diventa tela su cui disegnare storie o scriver pagine da leggere insieme a Francesco Balducci che ne fu – e continua ad essere – comprimario, protagonista o testimone, Vittorio Donatucci ingegnere innamorato delle beccacce, Lelio Agostini che cerca il dono di starne autentiche smarrite in lontani anni e Lorenzo Mari Cenni intelligente fiorentino ispiratore di Amici Miei di Mario Monicelli da cui invece lo diresti inventato. Ha gli occhi chiari, vividi che ne svelano intelligenza Alfiero Rovini, classe 1935, da San Gimignano la città delle torri e dell’arte e che ricorda il vescovo che la salvò dai barbari. Ripensi al nome certo originale e non puoi non riconoscere che nasconda il destino perché in antico germanico Alfiero significa “colui che conduce, che comanda”. Figlio d’un guardacaccia divise l’infanzia fra tanta scuola e ancor più setter, raggiungendo il successo con l’una e gli altri. “Ne nacqui già innamorato” dice “e gli sono ancor oggi fedele”. Racconta di starne e di prati, boschetti, coltivi, vigneti, poche case ancor meno capannoni. Sfoglia in fretta l’album d’una Toscana che non c’è più per giungere a questi giorni di fine estate e Francesco Balducci gli è compagno. Sempre insieme, giorno dopo giorno in
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