i nostri
Cani
Anno 56 num. ottobre 2010
Berlusconi Segugio Maremmano Nero Focato di Mino Cupini
ed aspri non ancora completamente bonificati, era presente il cinghiale maremmano sia nelle grandi riserve dei vari nobili toscani e sia nel territorio libero in numero però più contenuto. Da qui l’esigenza di avere degli ausiliari rustici e tenaci capaci di cacciare il cinghiale proprio in quelle macchie fitte con intrichi di rogaie, erica, corbezzoli giunchi e tutto il resto della macchia mediterranea più fitta. I primi tentativi selettivi partono da incroci di cani da pastore; “Di razza pastorina” come scriveva il Niccolini nelle pagine del suo famoso libro sulla caccia in Maremma, scritto della fine del ‘800, con cani da seguita regionali. Proprio i cani da pastore sanno bene come affrontare i grossi animali siano essi mucche o maiali allevati allo stato brado. Quindi il carattere coraggioso e l’abbaio a fermo del Segugio Maremmano saranno sicuramente derivati dal cane da pastore, spesso di colore bianco, che aveva già attitudini venatorie sul cinghiale. L’aggiunta del cane da seguita ha migliorato la cerca, l’accostamento e la seguita. I primi cani ritratti raffigurano dei soggetti in maggioranza fulvi con molta presenza di bianco nel mantello, con pelo caratteristico molto fitto con sottopelo denso necessario al tipo di clima e di vegetazione della Maremma toscana. Da qui i segugisti maremmani, tramite accoppiamenti di cani famosi per la loro bravura nella caccia al cinghiale e solamente tra cani bravi e resistenti, hanno
creato una razza che oggi è riconosciuta e si avvia a diventare una delle più numerose tra le razze italiane e non, presenti sul nostro territorio.
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Di quanto sopra esistono dei precisi riferimenti bibliografici presenti nella letteratura venatoria toscana e numerose immagini raffiguranti soggetti di Segugi Maremmani che fortunatamente sono state salvate da illuminati appassionati. La prima fase di sviluppo selettivo del Segugio Maremmano non comprendeva il manto tigrato che oggi, invece, rappresenta un buon 80% dei soggetti riconosciuti. Il manto tigrato compare negli anni 50/60, qualcuno sostiene che derivi da alcuni cani importati da un grossetano che, lavorando in un paese del nord Africa ed avendo notato la capacità ed il coraggio di alcuni cani tigrati su grandi animali, ne trasferì alcuni esemplari a Grosseto. Da questi cani derivano i tigrati “Dei Piloni” (Piloni è una piccola frazione di Roccastrada nel grossetano dove esistevano dei cani tigrati superlativi nella caccia al cinghiale). Altri, invece, hanno preferito utilizzare il segugio di Hannover per ottenere il Segugio Maremmano tigrato. Di questa immissione si notano facilmente, ad un occhio cinofilo competente, le note caratteristiche, oltre alla tigratura del manto, la similitudine dell’orecchio e del muso. Altri ancora hanno utilizzato il “Corsino”, anch’esso di manto tigrato (cane della Corsica impiegato principalmente nella caccia al cinghiale e nella custodia delle greggi) soggetti un po’ alti sulle gambe ma simili al nostro amato Segugio. L’analisi dello stato della razza è stato veri-
Buricche, Seg. Maremmano fulvo di Giovanni Cardinali
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