Segugi a Scandiano nella più prestigiosa manifestazione del Continente
L’Europa incorona l’Italia Il confronto fra mute vinto dai campioni di Carlo Generotti. Nel singolo trionfa un Segugio del Bernese. Magnifica l’organizzazione. L’ENCI presente con Francesco Balducci, Abele Barbati e Dino Muto
MARIA ASSUNTA VILLA GIUDICE
Lo scenario della manifestazione
“È il trionfo dell’agonismo”
Nella reggia dei Boiardo a Scandiano, storica terra dell’Emilia settentrionale, i segugi italiani hanno conquistato nel primo sabato d’ottobre la corona di sovrani d’Europa. Hanno vinto da autentici protagonisti in una corsa al cardiopalma contro l’orologio che continuava ad ingoiar minuti. Al secondo posto tutti gli altri perché Coppa Europa non ammette comprimari: le luci illuminano il podio ma disegnano solo i nomi dei vincitori. Ed a cinger la corona i campioni a pelo raso di Carlo Gene rotti da Fossato di Vico in Umbria. Un successo che ne incorona tantissimi altri e pienamente meritato per la duttilità della muta che ha svolto un lavoro sincrono e
caparbio insieme e l’intuito del conduttore, geniale nell’interpretarne linguaggio e comportamento. Al contrario di Cristian e Giovanni Montersino da Cuneo beffati alle undici del 3 ottobre, da una lepre malandrina rimasta al covo proprio sul confine fra medica e bosco, in una macchia di erba in vista delle prime case di Toano comune che par sgorgare dalle rocce dell’Appennino e intravvede lontano, la Pietra di Bismantova che ispirò a Dante la salita del Purgatorio ed il sogno di volare. Tre segugi si stavano avvicinando, altri insistevano poco più in là e pareva stessero per consumar quell’attimo meraviglioso in cui la lepre fugge nella roulette della vita e
Villa Maria Assunta Giudice internazionale segugi. Bionda, simpatica, allegra come lo sanno essere gli intelligenti, è moglie e madre da oltre 23 anni e giudice con larga stima. Qui in Coppa Europa ha la conferma del ruolo internazionale ed è felice. “Mi sono convertita alla caccia alla seguita - afferma - quando ho constatato che non c’era più selvaggina vera. I fagiani parevano orfani della voliera, le starne avevano avuto per madri le incubatrici. Di autentico restava solo la lepre. Con mio marito abbiamo preso alcuni segugi e da allora…” Tace. Le cerimonia d’inizio della grande kermesse è cominciata. Diresti insegua ricordi lontani con il padre cacciatore, i cani, la selvaggina, un universo… “Il segugio mi affascina ed è per questo che anche oggi sono qui a vederli, giudicarli, rendermi conto dei progressi di una razza meravigliosa”. E’ difficile fare il giudice? E’ importante farlo bene, essere imparziali, cercare in ogni cane le doti che possiede, magari capire anche quelle che in una particolare circostanza non si sono evidenziate perché ogni prova è una pagina nuova, magnifica, da vivere con onestà ed entusiasmo”.
34
INC articoli nov09.indd 34
21/10/2009 11.03.34