INC aprile 2009

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i nostri

Cani

Anno 55 num. aprile 2009

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L’IMPORTANZA DELLE CRESTA STANDARD:

“La particolarità di questa razza è la cresta sul dorso, formata da pelo che cresce nella direzione opposta al resto del mantello. La cresta è considerata l’emblema della razza: deve essere ben delineata, affusolata e simmetrica, deve iniziare immediatamente dietro le spalle e continuare fino al punto di prominenza delle anche e contenere due sole corone identiche ed opposte l’una all’altra, la parte caudale del box (o corone) non deve estendersi oltre un terzo della lunghezza totale della cresta; una buona larghezza media della cresta è di 5 cm (2 pollici).” Perchè? Le caratteristiche non funzionali, come può essere considerata la cresta nel RR, hanno quasi sempre un loro perchè; nel caso nostro leggendo i vecchi testi sulla razza è chiaro che la cresta, come abbiamo detto ereditata dal cane Khoi, è stata mantenuta nella selezione originale in quanto si accompagnava spesso a qualità funzionali eccellezionalli. Lo standard redatto nel 1924 non menzionava nemmeno le corone, la cui descrizione è stata introdotta nella prima revisione dello stesso, nel 1948. Comunque la cresta, seppur caratteristica non funzionale, rappresenta l’emblema della razza e da essa è inseparabile; pertanto in allevamento, se si vuole seguire la strada selettiva per il costante miglioramento delle caratteristiche richieste dalla linea guida cioè dallo standard di razza, la correttezza del disegno della cresta assume carattere di forte discriminazione nella valutazione dei soggetti nati; di conseguenza così deve esere anche nelle esposizioni di bellezza, che sono conferma della migliore selezione effettuata. Già nell’ormai lontanto 1957, Major T.C. Hawley nel suo “ Il Rhodesian Ridgeback, origine, storia e standard” (considerato la prima Bibbia della razza) con la sua affermazione “l’esperienza ha provato che si possono avere i migliori Ridgebacks con creste perfette” ci dice quanto cammino avesse già fatto le selezione in quei trent’anni dalla pubblicazione dello standard. Ed aggiungeva: “Ai giudici tocca la medesima responsabilità degli Allevatori. La loro interpretazione dello standard stabilisce il tipo verso il quale gli allevatori si indirizzeranno”.

sembrare disinteressato al contatto con chi non conosce, senza tuttavia mai mostrarsi intimorito. Nonostante la fama raggiunta grazie alla sua abilità alla caccia al leone (caccia, non lotta), nell’animo di questa razza è profon­ damente radicata la straordinaria versati­ lità naturale, frutto delle sue origini scom­ poste e di una selezione che ha voluta­ mente mantenuto tutte queste caratteri­ stiche necessarie per sopravvivere nel suo ambiente originario. E’ questa versatilità che rende il RR un compagno di vita e di lavoro ideale non solo nelle sue originarie fattorie, ma oggi anche in condizioni di vita ben differenti. E’ senza dubbio un cane impegnativo sia per la taglia (costringerlo ad una vita ur­ bana non giova al corretto sviluppo del suo fisico atletico), che per il temperamento forte e dominante, che richiede un pro­ prietario molto disponibile, comprensivo, ma determinato. Il giovane RR, come i giovani di ogni razza e specie, va seguito e bene educato. Un giovane cane maleducato è fastidioso tanto quanto un bimbo maleducato; un cane adulto maleducato è pericoloso quanto un a persona adulta maleducata. Inoltre un RR adulto ha una prestanza fisica che ri­ chiede una buona gestione e per questo deve imparare almeno le regole più ele­

mentari e comuni della convivenza in una società moderna. Un giovane non seguito, lasciato molto da solo, sarà un adulto dif­ ficile da gestire. Fin da cucciolo è bene stimolarne la reatti­ vità, con il gioco e la socializzazione. Poi la mano dev’essere ferma, ma gentile e molto, molto paziente. È inutile aspettarsi le reazioni tipiche dei cani da pastore né tantomeno cercarne la sottomissione. La risposta arriva con un insegnamento posi­ tivo e coinvolgente. Molti RR hanno avuto successo in addestramento avanzato, ma parlando con molti addestratori, tutti con­ cordano che ogni RR alla fine produce una propria “interpretazione personale” dell’at­ tività che gli si fà svolgere. In altre parole il nostro RR non è un solda­ tino: non è nato per obbedire, è caparbio e testardo, ma intelligente, quindi sta a noi plasmarne le sue potenzialità di apprendi­ mento senza snaturarne l’animo. Non chiediamogli quello che per sua natura non può fare. E’ importante insegnarli che si può imparare e di conseguenza che la­ vorare con noi (e non per noi) è bello, inte­ ressante, anche perché alla fine c’è sempre qualcosa di succulento che arriva.......... Il RR si annoia facilmente e perde interesse nel lavoro : la ricompensa è una buona molla, ma deve essere sempre guada­ gnata.; il contatto visivo è importantis­

simo, come lo è il tono della voce, mentre non si otterrà nulla con metodi coercitivi. L’ostacolo più grande sta proprio nelllo stimolare l’interesse all’addestramento, quindi le lezioni brevi, senza ripetizioni lunghe e tediose, ma soprattutto con un metodo positivo, coinvolgente e dinamico, tanto da creare quasi un senso di compli­ cità. Il vecchio adagio “è importante crescere un fisico sano, ma altrettanto importante crescere una mente sana” è oggi più valido che mai; il RR è un cane da lavoro, che può svolgere molte attività. Oggi in Italia si sta diffondendo più come compagno di fami­ glia che per le sue altre grandi capacità, ma soltanto il divano non fa un cane fe­ lice......... nè tantomeno bravo. Attraverso un allenamento educativo di base si potrà comprenderne meglio la mentalità e di conseguenza instaurare un rapporto molto più completo e costruttivo. Lo chiamo alle­ namento e non addestramento. Certamente si può affermare che le pra­ tiche in cui eccelle sono quelle discipline che si basano sull’istinto del cacciatore come la ricerca in superfice, le piste ed anche, grazie alla sua buona velocità, il coursing, disciplina nella quale anche in Italia recentemente alcuni soggetti hanno conseguito il brevetto. Giovanna Bacchini Carr

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