Intervento del Ministro Lollobrigida
Interrogazione a risposta immediata, Senato della Repubblica, 6 marzo 2025
Signor Presidente, ringrazio l’onorevole senatore per aver posto questo settimo quesito delle opposizioni rispetto alla vicenda ENCI. Proverò a chiarire le questioni che l’interrogante pone ulteriormente perché il Parlamento abbia coscienza e contezza e questo report, ovviamente, è uno dei più seri, perché dice la verità, rivolgendosi a un’Assemblea per la quale proviamo grande e profondo rispetto. Lei, senatore Fina, ha parlato - correttamente - di relazione tra il Ministero dell’agricoltura e l’ENCI, esercitata, però, non in maniera preminente, perché ha un solo rappresentante all’interno del Consiglio direttivo su 15, dei quali 11 sono eletti su base associativa, due cooptati dagli eletti e uno è un rappresentante dall’Associazione italiana allevatori (AIA) e le vicende alle quali fa riferimento, solo per precisare, sono tutte avvenute prima dell’insediamento dell’attuale Governo.
Come già evidenziato anche nelle altre occasioni in cui abbiamo fornito risposte compiute e trasparenti, l’ENCI è un ente di diritto privato, riconosciuto con regio decreto del 13 giugno 1940, n. 1051, dotato di un proprio statuto, che ne regola l’attività e le funzioni e ne specifica lo scopo. La natura giuridica privata è stata confermata anche dalla giurisprudenza amministrativa, in particolare il Consiglio di Stato, con sentenza n. 250 del 2016, ha ribadito che l’ENCI conserva la propria identità giuridica privata pur svolgendo funzioni di interesse pubblico, come la tenuta dei libri genealogici e dei registri anagrafici delle razze canine. Il potere di vigilanza del Ministero dell’agricoltura - in quella sentenza si specifica - è limitato esclusivamente alla verifica del corretto esercizio, da parte dell’Ente, dell’attività di tenuta dei libri genealogici e dei requisiti anagrafici delle razze canine. La giurisprudenza citata ha chiarito che al Ministero è consentito intervenire in via sostitutiva mediante la nomina di commissari ad acta solo nel caso in cui si verifichino fatti o eventi che pongano in pericolo la corretta gestione del libro genealogico. Per il resto della sua attività, l’Ente gode di piena autonomia e il Ministero non può - né, mi permetta di dire, deve - interferire con le
scelte gestionali, tra le quali naturalmente le decisioni in merito all’impiego di risorse a disposizione, come lei ricordava. Allo stesso modo, saranno eventualmente la magistratura o gli altri organi competenti, nei quali crediamo, che potranno invece intervenire.
L’ENCI non beneficia di contributi pubblici a nessun titolo. Oggi ha un bilancio particolarmente sano, come lei ricordava. È una rarità trovarci a contestare una gestione virtuosa, o almeno io non lo faccio.
Però voglio aggiungere una cosa che credo per lei sia importante. I fatti avvengono tutti prima del 2022. I membri che sono all’interno del consiglio di amministrazione, nominato dal Ministero, sono stati designati dal precedente Governo, quindi dal mio collega Patuanelli. Anche i revisori dei conti sono stati nominati dal mio collega Patuanelli. Devo dire la verità: con il collega Patuanelli ho avuto sempre un rapporto di rispetto e stima, senza dubbio da parte mia, tanto da farmi pensare che lui abbia agito nella nomina con grande oculatezza e le persone che sono lì dentro, in piena autonomia, come devono agire i revisori dei conti e il consigliere d’amministrazione, agiscano a tutela della visione che il Ministero ha di correttezza legittima.
Quello che volevo significarle è che noi non solo abbiamo fatto questo, ma abbiamo anche nominato nel 2023 una commissione per verificare la parte che riguarda il Ministero. Di più non possiamo fare: non credo che vogliate mettere in discussione le oculate nomine di allora, visto che facevate parte di quel Governo. Io ero all’opposizione, quindi non sappiamo molto del metodo di scelta delle persone. Certamente quello che potevamo fare l’abbiamo fatto, la trasparenza dell’ENCI è stata testimoniata dal punto di vista delle mie competenze. Il resto, quello che esula dalle mie competenze, come le cose che ha citato di natura televisiva o programmatoria, non spettano in alcun modo a me. Spero che anche le trasmissioni televisive attenzionino la nostra relazione e provino a entrare nel merito, senza fare un grande calderone nel quale, nella confusione, si tendono ad attribuire responsabilità a chi le avrebbe volen-
tieri, ma non le ha. In questo caso, le assicuro che quello che dovevamo fare sull’ENCI non solo l’abbiamo fatto, ma voglio ribadire che chi lavora nell’ENCI e anche tutto il mondo della gestione del settore lavora con alta qualità e alto profilo da quello che vedo e da quello che posso verificare nella mia azione quotidiana.
(resoconto stenografico)
IL BRACCO
Giulia Del Buono pag. 14

CRUFTS 2025 TRIONFO PER L’ITALIA
servizio a cura della redazione INC pag. 3

NOTIZIE ENCI
REGOLAMENTO DI ATTUAZIONE, MASAF E ENCI VINCONO IL RICORSO AL TAR
Si informano i Soci che il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio ha pronunciato la sentenza sul ricorso proposto da Silvia Paoletti, Raffaele Pozzi e il Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Cinofili contro il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari Forestali (oggi MASAF) e nei confronti dell’ENCI per l’annullamento del Decreto del Ministero recante la ratifica del Regolamento di Attuazione dell’ENCI (approvato dall’Assemblea dei Soci del 20.11.2021) - nonché di ogni altro atto presupposto, connesso e consequenziale. Il TAR, definitivamente pronunciando sul ricorso, lo ha rigettato “perché manifestamente infondato”. Si accoglie con soddisfazione l’ennesima sentenza favorevole. Continueremo a lavorare come sempre. Con serietà, concretezza, rispetto delle regole e attenzione alle esigenze dalla cinofilia moderna.
Il Presidente Dino Muto




CRUFTS BIRMINGHAM 2025 Grande Italia

Quello che è successo nell’edizione 2025 del Crufts ha segnato un evento straordinario: una Whippet nata in Italia, di proprietà italiana e presentata da un handler italiano ha conquistato il Best in Show. Con l’affermazione di “Una donna che conta” (Miuccia), allevata da Enrico De Gaspari, di proprietà di Alessia Corradini e sapientemente condotta da Giovanni Liguori, e dell’ottimo piazzamento del Jack Russell Terrier “Totgree’s Hannabell” (Annarella), allevato da Salvatore Sgura e Graziana Mita in grande sintonia con Andrea Vallerini che lo ha condotto, del Maltese “Cinecittà Oliver Stone” allevato da Franco Prosperi che ha ottenuto la piazza d’onore nel gruppo Toy, si conferma l’alto standard dell’allevamento italiano riconosciuto ormai a livello mondiale.
A meglio definire il quadro di una Italia cinofila quasi irraggiungibile dal punto di vista internazionale, le parole del presidente ENCI Dino Muto: “A nome di tutto il Consiglio Direttivo mi congratulo per il meri-
tato successo, condiviso anche con tutti gli allevatori che hanno rappresentato l’alta qualità cinotecnica italiana”. Non da meno doveroso sottolineare


la grande professionalità del nostro Gabriele Stafuzza che con la riserva di BIS racconta anche lui la nostra cinofilia.
“I rapporti tra ENCI e il Kennel Club Inglese - aggiunge il presidente - non sono mai stati così intensi e sul tavolo abbiamo diversi progetti comuni”

Storia di Miuccia, un trio vincente
Protagonisti di questa straordinaria avventura sono Enrico De Gaspari l’allevatore, Alessia Corradini la proprietaria e Giovanni Liguori handler.
Ognuno di loro ha svolto un ruolo
determinante nella vita di Miuccia ma, al contempo, hanno saputo tessere un’amicizia profonda.
La redazione Foto di Tommaso Urciuolo
ENRICO DE GASPARI (l’allevatore)
Veneto di Mirano Enrico De Gaspari, cinquantaquattrenne che lavora nel settore della veterinaria, è da considerarsi un cinofilo singolare. Pochissime cucciolate e una passione autentica per il Whippet che lo ha consegnato alla storia come allevatore di Una Donna che Conta,“Miuccia” la Whippet regina del Crufts 2025. Com’è nata la passione?
Sembra una favola ma è vera. Ventuno anni fa avevo visto un Whippet vincere il Crufts e da allora, ho incominciato ad interessarmi alla razza.
Il suo primo Whippet?
Quattordici anni fa…
Ci ha pensato su un bel po’… Sì, bisogna dire che conosco da sempre il mondo delle expo, prima con altre razze, poi ho preso ad approfondire la razza Whippet e debbo dire che sono stato molto fortunato. Cosa intende?
Ad avere la fiducia di allevatori famosi. La mamma di Miuccia è SobresaltoXXX, pluricampionessa, conosciuta a livello mondiale, mi era stata affidata da cucciola da Arnaldo Cutugno e Annalisa Rovani; mentre il padre di Miuccia è Mr. Kiss Kiss Bang Bang di Enrico Galli e allevato da Giovanni Liguori. Come vede, mi sento molto fortunato.
Una cucciolata con grandi potenzialità, quanti erano? 8 cuccioli, 5 maschi e 3 femmine con parto naturale, nessun problema, anche se la presenza di mia moglie Eriberta che è veterinaria, è stata una garanzia in più. Alcuni sono rimasti in Italia, una è in Inghilterra, tutti affidati ad amici che apprezzano la razza.
Com’è stata scelta Miuccia, si sa che da piccoli pur essendo cuccioli di altissima genealogia, non è sempre facile… Sì, è vero, Oltretutto, essendo una razza a pelo raso, tutte le parti morfologiche sono esposte, ben osservabili. Comunque, ci siamo consultati noi tre (io, Alessia e Giovanni) alla fine Alessia Corradini, la futura proprietaria, con la quale abbiamo un’amicizia e una collaborazione da molti anni, ha notato la somiglianza del colore con la madre ed anche una certa spigliatezza nei confronti dell’ambiente e delle persone, è andata così.
Come ha seguito il Crufts?
Da casa… davanti allo schermo, e me ne rammarico un po’. Un’apprensione senza fine, un’ansia che si è liberata con un urlo a squarciagola, una sensazione indescrivibile: Miuccia prima, ancora devo realizzare.
Ed ora?
Guardo con affetto e soddisfazione le mie tre Whippet che si adorano. Dormono insieme avvoltolate nei cuscini, anche in estate. Le guardo correre all’impazzata sulla spiaggia e sono felice.
Un uomo fortunato, Enrico, ma certamente, degno di fiducia.
ALESSIA CORRADINI (la proprietaria)
Giovanissima e affascinata dalle esposizioni sin da bambina, a nove anni come junior handler calcava i ring con grande naturalezza. Il primo cane fu un Setter Irlandese, in seguito avrebbe voluto un Barbone gigante ma il papà non era d’accordo e un po’ per fatalità un po’ per curiosità, ecco arrivare nel 2016 la prima Whippet, nata come lei il giorno di San Valentino.
Una bella coincidenza…
Sì, un segno del destino, forse…
Sei una handler con un curriculum notevole, come mai ora ti trovi negli USA?
Sono in Connecticut per uno stage da Katie Bernardin, una famosissima handler che tra l’altro ha vinto il BIS di Westminster 2024 con uno Schnauzer gigante che è il loro cane di famiglia. Per me stare qui è un’opportunità grandissima… credo non si finisca mai di imparare
Quindi, la vittoria di Miuccia l’hai vista in TV?
Proprio così. Nessuno di noi tre si aspettava questa clamorosa affermazione. Già al BOB credevo di sognare, c’erano quasi 400 Whippet…
Parlaci un po’ di Miuccia e del suo nome d’arte…
Quando è arrivata 4 anni fa, avevo già 2 Whippet, la razza mi è proprio entrata nel cuore. Già a 20 gg, vista dalle foto, mi aveva conquistata, poi dal vivo… la sua curiosità, la sicurezza con cui gironzolava e giocava coi suoi fratellini… non ho mai cambiato scelta… era lei… solo lei… l’ho portata a casa a due mesi… e c’era il COVID… Infatti, hai vissuto la pandemia con lei... Sì, sono stati mesi incredibili, mi sono potuta dedica-
re a lei totalmente e quando siamo potute uscire è stato molto facile socializzarla perché ha un carattere straordinariamente adattabile. Il nome è stato un omaggio a Miuccia Prada: una donna straordinaria, una donna che conta… Ti aspettavi per lei una carriera così brillante? Si sa che i cuccioli hanno potenzialità che si spera vengano espresse al massimo, per me era bellissima ma dovevo confrontarmi con i ring espositivi, ovviamente. La prima Expo fu in Montenegro, aveva 10 mesi, e fece il BOB e da allora moltissime soddisfazioni tra cui il BIS a ENCI Winner 2024. Tra poco tornerai a Mestre, dove vivi con le altre due Whippet: anche tu corse in spiaggia come Giovanni e Enrico? E poi, quali piani per il futuro? Assolutamente, sì. Vederle correre in spiaggia sono uno spettacolo, anche come interagiscono tra loro tra uno scatto e l’altro. Per il futuro, sempre esposizioni che sono la mia passione e la mia professione, e qualche cucciolata in collaborazione con Giovanni (una o due l’anno). Abbiamo una filosofia d’allevamento ben precisa. Per primo, il benessere dei cuccioli, scegliendo famiglie adatte a questa razza. Poi, per i soggetti che frequenteranno le expo, lavorare e impegnarsi sempre rispettando la loro sensibilità e la voglia di fare. Sono fiera di essere italiana e di poter portare nel mondo il lavoro di molti allevatori che amano i cani e selezionano con passione e competenza.
Che dire, una ragazza dalla idee chiare… e i cani nel cuore.
GIOVANNI LIGUORI (l’handler)
A vederlo nei filmati oramai rimbalzati su tutti i media internazionali, Giovanni Liguori, origini baresi ma residente a Prato e impiegato nel mondo della moda, rimanda all’immagine della serenità. Dall’alto dei suoi trent’anni con una passione infantile per gli Whippet, ha padroneggiato da handler il ring dell’expo più famosa al mondo, il Crufts, con una mirabile destrezza. Per caso, ha rischiato di svenire quando la giudice le ha stretto la mano, proclamando il Best in Show? Beh, c’è mancato poco, ma ho mascherato bene l’immensa gioia, l’emozione e la soddisfazione già a partire dal BOB e poi la vittoria nel Hound Group, un vortice di sensazioni… Ha sempre accarezzato “Miuccia” durante tutta la presentazione sul podio, c’è molto feeling tra di voi Sì, è una Whippet molto confidente, serena, le piace calcare i ring, anche la giudice l’ha notato, si è complimentata per l’eccellente presentazione, molto confidente.
“Miuccia” all’anagrafe Una Donna che Conta, nei suoi
quattro anni d’età ha calcato con successo, vincendo numerosi BIS, i ring di tutta Europa, compreso quello di ENCI Winner 2024 ed è Campionessa Europea. Giovanni alleva Whippet con affisso “Uptempo” ed è particolarmente vicino a Miuccia in quanto figlia di uno stallone del suo allevamento. L’ha seguita sin dai primi passi intuendo da subito il suo potenziale sia morfologico che caratteriale.
Com’è stata la serata dopo la vittoria? C’è stata la cena di gala del Kennel Club con grandi complimenti e molto affetto da parte di tutti. In particolare, la regina Sofia di Spagna che si è soffermata ad accarezzare Miuccia, facendo domande sulla sua vita.
Il futuro cosa riserverà?
Altre expo, c’è la Mondiale di Helsinki e una cucciolata in autunno, ma, nell’immediato, corse sulla spiaggia che Miuccia ama tantissimo.
Una coppia vincente che ha saputo esprimere al meglio eleganza e stile: un patrimonio innato.

Il valore affettivo
di un cane
Il
dolore per la perdita del Samoiedo, membro effettivo della famiglia, è stato riconosciuto
A causa del decesso ingiustificato del proprio cane un’intera famiglia di proprietari dovrà essere risarcita per un totale di 18 mila euro, così quantificato dal Giudice, per avere riportato danni permanenti da stress post traumatico con disturbo dell’adattamento. Lo ha stabilito il 25 gennaio scorso una sentenza del Tribunale di Prato, chiudendo il primo grado di una vicenda scaturita dalla morte di un cane di proprietà durante la custodia in una pensione.
I FATTI
L’animale, una femmina di Samoiedo, veniva portata a pensione durante le vacanze estive della famiglia. Un fatto insolito per la famiglia.
dal Giudice
Nel corso della detenzione, una volontaria cinofila si offre di portarla dal Veterinario per episodi di diarrea, ma il gestore della pensione non acconsente. I proprietari apprenderanno della morte del loro cane dalla polizia municipale e sporgeranno denuncia-querela. Emergeranno in seguito altre gravi inadempienze del gestore quali inadeguatezza della struttura, sanzione per violazione del Regolamento di Polizia Veterinaria, abusi edilizi e una precedente denuncia di un proprietario per il ferimento del suo cane durante la permanenza nella pensione.
ORIENTAMENTO NUOVO
Grazie alla presunzione semplice i

proprietari dell’animale provano che al momento della consegna il cane era in salute. Il Tribunale di Prato non aderisce all’orientamento tradizionale, sostenendo che la perdita dell’animale d’affezione ben può ledere l’interesse della persona alla conservazione della propria sfera relazionale-affettiva; pesano le foto prodotte in giudizio, che ritraggono la famiglia in gita con la cagnolina, nel lettone e davanti alla sua torta di compleanno. L’esistenza del forte legame sentimentale - questa la presunzione del Giudice - fa presumere che dal decesso siano derivati una forte sofferenza e un profondo patema d’animo, il tutto sulla base di elementi indiziari diversi dal fatto in
Aggressioni tra cani
Il danno morale e affettivo viene riconosciuto dal Giudice che ha escluso il danno fortuito
Non serve una lesione all’integrità psicofisica: la perdita del cane per morte violenta comprime il diritto alla sfera affettiva e ciò basta ad ottenere un risarcimento, liquidato dal Giudice in via equitativa nella misura di 6 mila euro. La perdita dell’animale d’affezione rientra nel diritto alla conservazione di una sfera di integrità affettiva. Quanto all’aggressione da parte di un altro cane, la contravvenzione è di omessa custodia di animale. È quanto emerge da una sentenza pubblicata il 15 gennaio 2025 dalla quarta sezione civile del tribunale di Torino. Sono riconosciute anche le spese sostenute per la visita veterinaria.
I FATTI
Un cane di piccola taglia muore per arresto cardiocircolatorio, in seguito ai morsi di un cane di taglia medio grande di passaggio - tenuto al guinzaglio ma privo di museruola - al quale la cagnolina era corsa incontro abbaiando attraversando il cancello aperto della sua casa. Per il Giudice, sussiste la responsabilità ex articolo 2052 del Codice civile a carico della padrona del cane grande, perché non si può parlare di caso fortuito (la cagnolina che inaspettatamente oltrepassa il cancello aperto). Ai sensi dell’articolo 2052, la situazione soggettiva di proprietario determina in sé stessa la responsabilità dell’uso di animali dai quali possa derivare un
pericolo di danno per i terzi. Cinque ore dopo l’aggressione, la cagnolina, tempestivamente portata dal veterinario, moriva a causa di “condizioni di shock ipovolemico, con perdita di coscienza, abbassamento della pressione, forte anemia e perdita di sangue da ferite lacero contuse, che il proprietario mi riferiva da ricondursi a morsi di un altro cane di grossa taglia”.
IL DANNO
L’articolo 185 del Codice penale (Restituzioni e risarcimento del danno) prevede la risarcibilità del danno in questi termini: ogni reato che abbia cagionato un danno patrimoniale o non patrimoniale obbliga al risarcimento il colpevole e le persone che, a norma delle leggi civili, devono rispondere per il fatto. In giurisprudenza, è risarcibile il danno non patrimoniale sofferto dalla persona offesa, nella sua più ampia accezione di “danno” determinato dalla lesione di interessi inerenti alla persona non connotati da rilevanza economica. Il danno morale va risarcito quando il fatto illecito è astrattamente configurabile come reato. Nel caso di specie il fatto non è riconducibile a un’ipotesi di reato e non esiste una norma specifica attributiva del diritto al risarcimento del danno ma è possibile ricondurre il diritto al mantenimento del rapporto con il proprio
animale da affezione tra il novero dei diritti inviolabili della persona. Il giudice di Torino richiama i Tribunali di Brescia e di Pavia: il rapporto che insorge tra padroni e animali d’affezione è indubbiamente una relazione tra esseri viventi che rientra tra le attività realizzatrici della persona previste e protette dall’articolo 2 della Costituzione.
LE PROVE
Le prove sono liberamente valutabili dal giudice. I danni psicologici patiti dalla padrona della cagnolina non sono dimostrati soltanto dalle immagini che ritraggono la donna e la cagnolina in diversi momenti della vita quotidiana: pesa la testimonianza resa dalla madre della danneggiata, che riferisce come la vicinanza della cagnolina abbia fatto molto bene a sua figlia dopo un aborto spontaneo; la donna è abituata ormai a dormire nel letto con l’animale; lo psichiatra certifica la reazione ansioso-depressiva per la perdita dell’animale con prescrizione di farmaci: senza Ctu medico-legale va esclusa la liquidazione autonoma del danno psichico, ma resta quella equitativa per la perdita dell’animale d’affezione laddove il rapporto fra uomo e cane rientra fra le attività realizzatrici della persona.
(Tribunale di Torino, sentenza pubblicata il 15 gennaio 2025).
sé della morte del cane. Una consulenza tecnica d’ufficio, da parte di un medico legale, ha accertato i danni e la loro quantificazione in sede di risarcimento.
IL LEGAME CON IL CANE
I proprietari hanno lamentato la perdita dell’animale d’affezione quale violazione del diritto inviolabile al rapporto uomo animale ai sensi dell’articolo 2 della Costituzione, un rapporto che costituisce “attività realizzatrice della persona umana oltre che della proprietà privata”, la cui violazione è causa di danni economici ma anche non patrimoniali. Il rapporto che s’instaura fra l’uomo e l’animale d’affezione costituisce occasione di completamento e sviluppo della personalità individuale: è dunque dovuto il risarcimento dall’autore dell’illecito se il padrone dimostra di aver patito un effettivo pregiudizio in termini di sofferenza per la dipartita del cane. E la prova può essere fornita per presunzioni, mentre sulla liquidazione pesa anche il prematuro decesso del cane.
VALUTAZIONE
EQUITATIVA DEL DANNO
I gestori sono stati condannati al risarcimento patrimoniale e non patrimoniale per avere omesso di vigilare curare e custodire adeguatamente il cane causandone la morte.
Anzitutto il danno patrimoniale, pari a 1.373 euro: il valore del cane, il servizio di pensione, le spese per l’autopsia e le spoglie dell’animale, l’accesso agli atti al Comune. Ammonta invece a 18 mila euro il danno morale: 6 mila per la padrona del cane, 4 mila al marito e ai due figli, liquidati secondo equità ex articolo 1226 Cc (Valutazione equitativa del danno) considerando che il cane è morto a 5 anni e dieci mesi rispetto a una vita media di dieci-quindici. Se il danno non può essere provato nel suo preciso ammontare, è liquidato dal giudice con valutazione equitativa.
LA MASSIMA
Deve ritenersi che la perdita dell’animale d’affezione possa determinare la lesione di un interesse della persona alla conservazione della propria sfera relazionale-affettiva, costituzionalmente tutelata attraverso l’articolo 2 della Costituzione, in quanto il rapporto tra padrone e detto animale costituisce occasione di completamento e sviluppo della personalità individuale: ne consegue che, laddove allegato e provato anche nei necessari requisiti di gravità, il danno non patrimoniale da perdita o lesione dell’animale d’affezione può e deve essere risarcito secondo equità.
(Tribunale di Prato, sentenza 51, sezione Civile del 25 gennaio 2025).
VACCINAZIONI NON ESEGUITE SUI
CUCCIOLI
Con una sentenza del 10 gennaio 2025, la Corte di cassazione ha confermato la responsabilità penale di un allevatore che vendeva cuccioli attestando falsamente delle vaccinazioni non eseguite, provocandone, in alcuni casi, la morte. I Giudici hanno ritenuto congruo il verdetto di colpevolezza della Corte d’appello. La Cassazione ha quindi confermato come congrua la pena dei quattro mesi di arresto, stante la reiterazione dei comportamenti, e una detenzione penalmente rilevante. In sentenza si spiega che il reato di maltrattamento si configura quando produce dei patimenti. Non è dunque necessaria una manifesta crudeltà sull’animale, offensiva del comune sentimento verso gli animali, perché si possa configurare il reato previsto dall’articolo 727 del Codice penale.
TUTELA DIRETTA
La legge 22 novembre 1993, n. 473 (Nuove norme contro il maltrattamento degli animali) ha codificato l’articolo 727 (Maltrattamento di animali) del Codice penale, cambiando il presupposto giuridico sotteso alla tutela penale degli animali, i quali sono considerati non più fruitori di una tutela indiretta o riflessa, nella misura in cui il loro maltrattamento avesse offeso il comune sentimento di pietà, ma godono di una tutela diretta orientata a ritenerli come esseri viventi.
(Corte di cassazione, Terza sezione penale, sentenza 1033, del 10 gennaio 2025).

Inasprite le pene per chi abbandona gli animali
Dal 14 dicembre 2024 è in vigore il nuovo Codice della Strada. Sulla Gazzetta Ufficiale del 29 novembre 2024 è stata pubblicata la Legge 25 novembre 2024, n. 177 (Interventi in materia di sicurezza stradale e delega al Governo per la revisione del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285), che - all’articolo 2 - introduce alcune importanti modifiche alle norme penali a tutela degli animali e della sicurezza stradale. Tra gli aggiornamenti, spiccano la sospensione della patente e pene più severe per chi abbandona animali domestici su strada e utilizzando un veicolo. Ulteriore novità di rilievo è la punizione, con la detenzione, se dall’abbandono scaturiscono lesioni gravi, gravissime oppure un omicidio stradale.
ABBANDONO SU STRADA
Il nuovo Codice della Strada prevede un aumento significativo delle pene per chi abbandona animali domestici, già stabilite dall’art. 727 del Codice penale. Fino ad ora, chi commetteva questo reato rischiava fino a un anno di carcere e multe da
1.000 a 10.000 euro; dal 14 dicembre scorso, questa pena è aumentata di un terzo sulla base del nuovo Codice della strada: la condotta incriminata è quella di chi abbandona animali domestici o che abbiano comunque acquisito abitudini alla cattività se il fatto avviene su strada o nelle relative pertinenze. Non solo. Se all’accertamento del reato risulta che è stato utilizzato un veicolo si aggiunge la sospensione della patente.
LA PATENTE
Chi utilizza un veicolo per abbandonare un animale sarà soggetto alla sospensione della patente da sei mesi a un anno. Questa misura mira a dissuadere ulteriormente comportamenti irresponsabili che mettono a rischio sia gli animali sia gli utenti della strada.
INCIDENTI
CONSEGUENTI
Le sanzioni penali possono essere ancora più severe se dall’abbandono dell’animale deriva un incidente stradale, che causa la morte o le
NOTIZIE ENCI
lesioni personali di una o più persone. In questi casi, si applicano le pene previste per i reati di omicidio stradale e di lesioni stradali gravi o gravissime. Per le lesioni gravi è prevista la reclusione da 3 mesi a 1 anno; per lesioni gravissime la reclusione va da 1 anno a 3 anni; per omicidio stradale la reclusione va da 2 a 7 anni. Queste norme rafforzano la responsabilità di chi possiede un animale, evidenziando il legame tra tutela della vita umana e degli animali.
Si ringrazia La Professione Veterinaria

ALLEVATORE CERTIFICATO ENCI
Dall’inizio del 2023 ENCI ha deciso di offrire gratuitamente la possibilità di dare evidenza al proprio allevamento con l’iscrizione al registro degli Allevatori Certificati. Tale riconoscimento è la risposta ad un’esigenza ormai necessaria a livello europeo per offrire nuove opportunità agli allevatori. Credendo fortemente nella formazione continua, l’Ente organizza corsi formativi specializzati e incontri di aggiornamento e mette a disposizione professionisti del settore, senza nessun costo di partecipazione o di consulenza. Il numero raggiunto e in continua crescita degli Allevatori Certificati avvalora l’importanza di riconoscere una filiera certificata che soddisfi requisiti richiesti. Un servizio a tutela dell’allevamento responsabile, a servizio dei futuri proprietari e dei neofiti che si avvicinano a questo appassionante mondo.
Il Presidente ENCI
La domanda deve essere inoltrata ad ENCI tramite il sito dell’Ente al seguente link: https://www.enci.it/allevatori/richiesta-allevatore-certificato Per ulteriori informazioni scrivere a allevatori@enci.it
REQUISITI DI ACCESSO PER ALLEVATORE CERTIFICATO ENCI:
Dino Muto
o essere Socio Allevatore ENCI in regola con la quota sociale; o essere titolare/socio in affisso; o aver sottoposto a verifiche zootecniche (expo e/o prove) due o più cani del proprio allevamento conseguendo qualifica negli ultimi 5 anni; o non aver subito condanne o non aver un procedimento in corso per reati previsti dagli artt.28 ss e 544 bis ss del Codice Penale, a tutela degli animali e del sentimento per gli animali; o non risultare sospeso, al momento della presentazione della domanda, da parte delle Commissioni di Disciplina ENCI;
o essere in possesso delle eventuali autorizzazioni necessarie prescritte dalle autorità competenti;
o impegnarsi ad adempiere tempestivamente ai controlli promossi dall’Ufficio Centrale del Libro; o essere in possesso di Posta Elettronica Certificata (Pec).
REQUISITI DI MANTENIMENTO PER ALLEVATORE CERTIFICATO ENCI:
• iscrivere al Libro genealogico, solo per le razze in cui è prevista la riproduzione selezionata, almeno il 20% delle cucciolate prodotte, nate da genitori riproduttori selezionati ENCI nei 5 anni successivi all’iscrizione nel Registro Allevatore Certificato. Tale requisito deve essere mantenuto nei successivi quinquenni;
• depositare il campione biologico di tutti i cani utilizzati per la riproduzione;
• partecipare a eventuali corsi di aggiornamento proposti nelle modalità definite dal Consiglio Direttivo.
SPESE VETERINARIE E DETRAZIONI FISCALI
Ogni anno, nel mese di marzo, il Sistema TS acquisisce dai Medici Veterinari i dati delle spese fatturate ai proprietari per le prestazioni rese ai loro animali da compagnia. I dati transitano per via telematica dal Sistema TS al Modello 730 precompilato, per consentire ai proprietari di portare le spese in detrazione fiscale. I Medici Veterinari sono tenuti a rispettare le tempistiche indicate dalle Entrate, per garantire la corretta gestione e trasmissione dei dati al Sistema TS. In caso di violazioni e ritardi, trova applicazione una sanzione per ogni mancata «comunicazione».
LA FATTURA Le spese veterinarie che vanno al Sistema TS non devono essere fatturate in modalità elettronica tramite il Sistema di interscambio SDI. I Caf consigliano di riportare sulle fatture il nome del beneficiario (chi ha pagato la prestazione sull’animale) la natura della prestazione e l’animale (da compagnia o sportivo), oltre al nome del veterinario o della struttura, e l’importo pagato.
Si ringrazia
La Professione Veterinaria

MINISTERO DELL’AGRICOLTURA, DELLA SOVRANITÀ ALIMENTARE E DELLE FORESTE
Risposta del Sottosegretario Luigi D’Eramo all’interrogazione del 26-02-2025
Signor Presidente, Onorevoli deputati come già evidenziato nelle altre occasioni in cui sono state fornite risposte ad interrogazioni aventi ad oggetto il medesimo tema, l’ENCI è un Ente di diritto privato, riconosciuto con R.D. 13 giugno 1940 n. 1051, dotato di uno statuto che ne regola l’attività, le funzioni e ne specifica lo scopo.
La giurisprudenza amministrativa si è espressa chiaramente in merito, confermando la natura privata dell’ENCI a struttura associativa, che non perde la sua identità giuridica in ragione della funzione, riconosciuta dalla legge, di tenuta dei libri genealogici e dei registri anagrafici sottoposti al controllo del Ministero (in questo senso è la sentenza del Consiglio di Stato n. 250 del 2016).
La nomina dei membri degli organi da parte del Ministero dell’agricoltura si giustifica in virtù dell’interesse pubblico alla tenuta dei Libri genealogici, ma non comporta l’attribuzione in capo al Masaf del controllo sulla gestione dell’Ente.
Il potere di vigilanza ministeriale, è diretto esclusivamente a garantire che l’attività dell’ENCI si svolga compatibilmente con la finalità generale di interesse pubblico connessa alla tenuta dei libri e registri medesimi.
Detta finalità, al contempo, delimita anche i confini di quel potere, atteso che l’Ente mantiene un’assoluta e completa autonomia gestionale, finanziaria e operativa, proprio in ragione della sua natura squisitamente privata, senza che sia ravvisabile alcuna ingerenza dello Stato nella sua azione, con susseguente carenza dei presupposti per addivenire financo ad una sostituzione di uno o più degli organi associativi, che si tradurrebbe in un atto abnorme e illegittimo.
Pertanto, parlare di cogestione del Ministero è assolutamente errato; lo è per qualsiasi ente pubblico dotato di autonomia statutaria, ma lo è a maggior ragione per un ente privato. Occorre, poi, tener presente che l’ENCI non riceve contributi pubblici e, pertanto, non è soggetto al controllo di questo Ministero per quanto riguarda gli aspetti finanziari.
In definitiva la gestione delle risorse compete esclusivamente all’Ente e ai suoi organi direttivi, mentre l’attività di controllo del bilancio è svolta regolarmente dal Collegio sindacale, che ha il compito di garantirne la regolarità finanziaria.
Come rilevato dall’interrogante, in capo all’Ente risultano notevoli entrate derivanti dal contributo degli associati, ma è bene sottolineare che non sono mai state rilevate irregolarità contabili, nè ammanchi o investimenti rischiosi in grado di generare perdite, piuttosto l’ente presenta attivi di bilancio importanti. Peraltro, gli investimenti avvengono sulla base del “Regolamento per gli impieghi del patrimonio ENCI”, ispirato al criterio di sana e prudente gestione, in conformità al quale l’Ente ha provveduto ad investire la propria liquidità a decorrere da dicembre 2023, garantendo comunque risorse per assicurare la normale amministrazione e operatività.
Sottolineo che negli ultimi anni, il bilancio è pressoché in pareggio, poiché ENCI immette nelle numerose attività del settore cinofilo quanto ricavato.
In ogni caso, non sussistono, in alcun modo, le condizioni per procedere al commissariamento.

Vincitori Trofei ENCI relativi all’anno 2024
TROFEO CAJELLI
RAZZA NOME DEL CANE PROPRIETARIO punti posto Chow Chow NOTORIOUS STAR BACH LOVAS IRIMIE 829 1° Cocker Americano OVER THE MOONLIGHT TU VUÒ FÀ L’AMERICANO ALLEVAMENTO OVER THE MOONLIGHT 486 2° Whippet UNA DONNA CHE CONTA CORRADINI ALESSIA 414 3°
TROFEO CAJELLI RAZZE ITALIANE
RAZZA NOME DEL CANE PROPRIETARIO
Maltese CINECITTA’ OLIVER STONE PROSPERI FRANCO 92 1° Bracco italiano bianco-arancio EOLO DELL’OLTRESAVIO SALVI MARCELLO
2° Spinone italiano bianco-arancio NEPAL DEI MORENICI ROTA CAMILLA
TROFEO ALLEVAMENTO EXPO
TIPO RAZZA GRUPPO ALLEVAMENTO
Expo Welsh Corgi Pembroke 1° Gruppo Cani da pastore e bovari (esclusi bovari svizzeri)
Expo Cane da pastore tedesco, pelo corto
(VALSECCHI
(MENNITI ENRICO)
Expo Zwergschnauzer, nero argento 2° Gruppo Cani di tipo Pinscher e Schnauzer Molossoidi e cani bovari svizzeri SCEDIR (FERRARI FABIO) 724 30 1
Expo Schnauzer, nero DEL GRANDE MORO (MOROCUTTI ANTONINO) 639 16 2
Expo Bull Terrier miniatura 3° Gruppo Terrier QUEEN’S MINIBULL (IZZI ANNA PAOLA) 152 9 1
Expo Deutscher Jagdterrier DELL’ORTICA NERA (LEPORATI GIANLUCA) 84 7 2
Expo Bassotto, standard a pelo lungo 4° Gruppo Bassotti DEL TOCAI (RANZA LAURA) 1021 11 1
Expo Bassotto, standard a pelo duro DEL TOCAI (RANZA LAURA) 887 11 2
Expo Alaskan Malamute 5° Gruppo Cani di tipo Spitz e di tipo primitivo
DEL BIAGIO (BIAGIOTTI GIUSEPPE) 496 22 1
Expo Volpino Italiano VILLA DEI CEDRI (CICIRIELLO OLIMPIO) 345 12 2
Expo Rhodesian Ridgeback 6° Gruppo Segugi e cani per pista di sangue
HARMAKHIS WISDOM (VENTURELLI SARA) 676 39 1
Expo Beagle AMMIRABEL (TURBA RICCARDO) 586 8 2
Expo Cane da ferma tedesco a pelo corto 7° Gruppo Cani da ferma DI SAN MAMILIANO (MORETTI MAURO) 348 16 1
Expo Setter inglese DELLA BASSANA (LUI STEFANO) 310 21 2
Expo Cocker Spaniel Inglese rosso/ nero/altri colori 8° Gruppo Cani da riporto - Cani da cerca - Cani da acqua FRANCINI’S (FRANCINI ANGELA) 993 42 1
Expo Cocker americano OVER THE MOONLIGHT (IZZO GIADA) 590 8 2
Expo Barbone grande mole 9° Gruppo Cani da compagnia SAMARCANDA (MERATI LORENA CINZIA) 702 25 1
Expo Cavalier King Charles Spaniel DEI COMTE D’EAU (CONDO’ PIETRO PAOLO) 306 6 2
Expo Piccolo Levriero Italiano 10° Gruppo Levrieri DEL COLLE FOLIGNATO (MICARELLI SIMONA) 523 9 1
Expo Whippet MAJESTRIAN (BENETAZZO ILARIA) 267 11 2
TROFEO ALLEVAMENTO EXPO PER NUOVE RAZZE ITALIANE RICONOSCIUTE
TIPO RAZZA GRUPPO ALLEVAMENTO punti n° sogg. posto
Expo Spino degli Iblei 1° Gruppo Cani da pastore e bovari (esclusi
TROFEO ALLEVAMENTO PROVE TIPO RAZZA GRUPPO ALLEVAMENTO
Prove Cane da pastore malinois Cani da pastore: a. militari b. civili
Prove Cane da pastore tedesco Cani
TROFEO LA REGINA DEL BOSCO
RAZZA NOME SOGGETTO PROPRIETARIO
WEIMARANER A PELO CORTO PEPPERS DES LIMONS AUX EPIS AMBRES RIGAMONTI GIULIO
TROFEO SALADINI PILASTRI
Vincitore del Trofeo:
RAZZA NOME SOGGETTO PROPRIETARIO setter inglese ZULAI DI GRUMA GERRI ALBERTO
Miglior soggetto di sesso femminile:
RAZZA NOME SOGGETTO PROPRIETARIO setter inglese ALASKA BORGHI MATTEO
Trofeo Allevamento:
ALLEVAMENTO PROPRIETARIO DEI LEPINI D’ALESSANDRIS UMBERTO
Premio speciale al conduttore cani di proprietà:
RAZZA NOME SOGGETTO PROPRIETARIO setter inglese DESIANENSIS LHARRY PEDERIVA ALESSANDRO
TROFEO PAOLO CICERI
Vincitore del Trofeo:
RAZZA NOME SOGGETTO PROPRIETARIO
griffone a pelo duro (korthals) MARGOT DES GRANDES ORIGINES GHIRARDO GIACOMO
In base al vigente regolamento, poiché il vincitore del Trofeo è un soggetto di sesso femminile, il premio previsto per la miglior femmina viene assegnato al cane di sesso opposto:
RAZZA NOME SOGGETTO PROPRIETARIO
cane da ferma tedesco a pelo corto GAS DELLA VAL DI REM TRENTIN CLAUDIO
TROFEO ALECTORIS GRAECA
Vincitore del Trofeo:
RAZZA NOME SOGGETTO PROPRIETARIO
setter inglese CIMA DEL FRUSINO FLAMMINI GABRIELE
Miglior soggetto di sesso femminile:
RAZZA NOME SOGGETTO PROPRIETARIO
setter inglese CIMA DEL FRUSINO FLAMMINI GABRIELE
Trofeo Allevamento:
ALLEVAMENTO PROPRIETARIO DEL FRUSINO POMPILI MARCO
TROFEO ENCI PROVE CLASSICHE SU QUAGLIE PIANURA
Vincitori del Trofeo:
INGLESI
TROFEO ENCI PROVE CLASSICHE SU QUAGLIE
Vincitori del Trofeo:
INGLESI

TROFEO ENCI UTILITÀ E DIFESA
Assegnati ad Arezzo 1/2/3 marzo 2024: RAZZA NOME DEL CANE PROPRIETARIO CONDUTTORE
pastore tedesco a pelo corto IRON VON PIKE’S SPIRIT DE GERONE LUCA MARIO DE GERONE LUCA MARIO
cane da pastore belga malinois MR WOLF MONTERA FRANCESCA MONTERA FRANCESCA
dobermann nero focato VIKAR MOCCIA ALESSANDRO GIOVANNI MOCCIA ALESSANDRO GIOVANNI
CADE DALLA MOTO A CAUSA DI CANE CHE ATTRAVERSA: L’ASSICURAZIONE DEVE RISARCIRE
L’assicurazione deve risarcire il passeggero della moto se il conducente perde il controllo del veicolo a causa di un cane che attraversa la strada: il trasportato deve soltanto provare il danno patito e il nesso causale, mentre spetta al conducente dimostrare di aver fatto di tutto per evitare il danno. Sbaglia l’assicurazione che vorrebbe evitare di pagare facendo valere l’eccezione per caso fortuito (articolo 141 del Codice della Strada).
Quest’ultimo infatti è integrato soltanto da cause naturali e da danni cagionati da condotte umane indipendenti dalla circolazione di “altri veicoli”. Non è il caso in questione per il Tribunale di Latina che accoglie la domanda risarcitoria del passeggero, danneggiato da un’invalidità permanente al 10 per cento. È stato comprovato che fosse a bordo della moto, quando il motociclista ha perso il controllo del mezzo in prossimità di una curva a causa dell’attraversamento improvviso di un cane. Con una brusca frenata, la moto tenta di evitare l’animale finendo invece rovinosamente a terra.
L’evento è effettivamente imprevedibile, ma il passeggero della moto gode di una tutela rafforzata e le prove da questi fornite sono sufficienti. Spettava al motociclista invece dimostrare di aver fatto tutto il possibile per evitare l’animale e il danno, pur in una circostanza oggettivamente imprevedibile. Dimostrazione che non c’è stata.
(Tribunale di Latina, sentenza 257, sezione Seconda del 10 febbraio 2025).
Si ringrazia La Professione Veterinaria
Il localizzatore per la sicurezza dei nostri cani
ENCI ha presentato un innovativo localizzatore, interamente Made in Italy, per lo sviluppo e la realizzazione del quale ci si è affidati a BITRABI Innovation Group, società bolognese con un importante know-how nei sistemi di geo-localizzazione.
Dotato di tutte le migliori tecnologie disponibili sul mercato, ENCI BTB6000 Hybrid permette di conoscere sempre la corretta posizione del cane ovunque si trovi grazie all’utilizzo combinato di due tecnologie di localizzazione. Con la tecnologia GSM-LTE-4G-GPS satellitare è infatti possibile monitorare (a distanza illimitata) il cane direttamente dallo smartphone tramite l’App dedicata. Una volta collegati, si visualizzerà la mappa satellitare fotografica (come Google Earth) con la schermata che indica la propria posizione e quella del cane, la distanza in metri/km e numerose altre funzioni. Se la zona in cui ci si trova è priva di copertura telefonica, il localizzatore passa in automa-
tico alla tecnologia radio-gps-satellitare e, tramite un palmare o un semplice smartwatch, si può vedere la distanza in metri/km e la precisa direzione indicata da freccia e bussola.
ENCI BTB6000 Hybrid dispone di molteplici innovazioni come la funzione Turbo per sapere in tempo reale se il cane è in movimento oppure se si è fermato, magari per un malore o per l’attacco di un animale selvatico, avendo così la possibilità di correre subito in suo soccorso.
Il localizzatore è stato progettato per essere adatto a cani di tutte le taglie grazie al peso contenuto di soli 45 gr e alle ridotte dimensioni; la batteria è ricaricabile e ha una lunga durata che può arrivare fino a diversi giorni.
Di notevole potenza e di ridotte dimensioni, il localizzatore ENCI
BTB6000 Hybrid è l’unico GPS autorizzato per l’uso durante le verifiche zootecniche ENCI.


COSTI E BENEFICI RILEVATI DALLA RELAZIONE CON UN CANE
Lo scambio sociale
I risultati di
uno
studio dimostrano la grande positività del rapporto senza trascurare l’impegno che esso comporta

Una ricerca condotta da Laura Gillet, Borbàla Turcsàn e Eniko Kubinyi ha indagato sulla previsione di costi e benefici derivanti dalla relazione con un cane. In un campione di circa 250 proprietari, ottenuto attraverso un questionario, sono stati rilevati dati interessanti che mostrano da un lato l’interesse sempre più crescente di rendere la vita dei cani il più possibile serena e complice, mentre una minoranza del campione ha mostrato poca conoscenza e poco interesse per le esigenze di vita del loro cane.
Si legge nello studio che la tendenza crescente a possedere un cane è spesso legata ai suoi benefici percepiti per il benessere fisico e mentale dell’uomo. Tuttavia, le esigenze psicologiche e pratiche di prendersi cura di un cane possono avere un impatto significativo sulla qualità della vita del proprietario e sul successo a lungo termine della relazione cane-proprietario.
Sono stati utilizzati metodi sia quantitativi (33 domande) sia qualitativi (due domande aperte). I risultati quantitativi hanno mostrato che i proprietari hanno valutato la breve durata della vita dei cani come l’aspetto più negativo, mentre la convinzione che i cani illuminino le loro vite è stata valutata in modo più positivo.
In media, le affermazioni positive sono state valutate significativamente più alte (2,06) di quelle negative (-0,66), supportando la previsione della teoria dello “scambio sociale” secondo cui i proprietari di cani tendono a percepire più vantaggi che svantaggi nel possede-
re un cane. Il 61% dei proprietari ha considerato la relazione significativa con il proprio cane come il beneficio più grande, menzionando spesso la presenza costante, l’amore e il supporto del cane. Inoltre, il 15% ha evidenziato la relazione con un’altra specie e le qualità intrinseche del cane, indicando l’effetto biofilia (affiliarsi emotivamente ad un’altra specie) della proprietà di un cane. Per quanto riguarda i costi, il 95% degli intervistati ha identificato le spese finanziarie, in particolare quelle legate alla salute, come lo svantaggio più significativo e solo il 4-5% ha menzionato oneri emotivi o pratici. Nei dati quantitativi, l’analisi ha rivelato tre componenti principali derivanti dall’esperienza di avere un cane:
1 benefici emotivi, fisici e sociali 2 emozioni negative e sfide pratiche
3 tempo e impegno emotivo. Nel complesso, i risultati suggeriscono costi e benefici chiari, sebbene alcuni aspetti come la cura quotidiana, gli accordi per le vacanze e l’addestramento, siano stati visti sia come benefici che svantaggiosi, a seconda del proprietario. Anche all’interno di un campione di convenienza, la diversità nelle caratteristiche del cane e del proprietario è stata sufficiente a spiegare perché certi aspetti della proprietà di un cane siano vissuti in modo diverso.
MILIONI DI CANI
La popolazione di cani da compagnia è cresciuta in tutto il mondo,
soprattutto durante la pandemia di COVID-19. Nel 2023-24, si stima che il numero di famiglie che possiedono almeno un cane sia di circa 65,1 milioni negli Stati Uniti e di circa 104 milioni in Europa. La maggior parte dei potenziali proprietari si aspetta effetti positivi dalla proprietà di un cane, come fare più esercizio fisico, fare nuove amicizie e migliorare il proprio umore, mentre sottovaluta alcuni costi, come quelli finanziari o la quantità di pazienza e conoscenza richiesta per gestire un cane.
Si può sostenere che la cultura, così come trasmessa dai media tradizionali, senza le giuste riflessioni e conoscenze in materia, contribuisca a questa percezione distorta della proprietà di un cane, favorendone solo gli aspetti positivi sia per le persone che per i cani senza tenere conto dell’impegno che comporta.
LE SFIDE EMOTIVE
Pur essendo per la maggior parte positive, le sfide emotive che comportano il possesso di un cane possono presentare anche aspetti negativi. I più comuni si presentano quando il cane è malato o sta invecchiando e, soprattutto, quando viene a mancare.
Allo stesso modo, comportamenti indesiderati come abbaiare, aggressività, problemi legati alla separazione e comportamenti di ricerca di attenzione, possono rivelarsi molto negativi poiché frutto di una mancata educazione da parte del proprietario.
Se possedere un cane può essere così impegnativo, sorge spontanea la domanda sul perché sempre più persone decidano di farlo comunque. Secondo la teoria dello “scambio sociale” gli esseri umani decidono di sviluppare e mantenere relazioni tra loro soppesando i costi e i benefici. Alcuni proprietari sono disposti a pagare un prezzo elevato per mantenere la relazione con il loro compagno a quattro zampe, a volte mettendo a rischio la propria salute o la propria carriera professionale per dare priorità alle esigenze del loro cane.
In altre parole, molti proprietari percepivano i cani come esseri genuini che fornivano amore incondizionato e presenza costante. È interessante notare che la maggior parte di questi benefici può essere messa in parallelo con le risposte fornite dai genitori di bambini.
PENSIERI FINALI
Lo studio, molto complesso nel suo insieme, mostra quanto l’emotività giochi un ruolo importante nella relazione con un cane. Tuttavia, la facilità con cui alcune persone si affidano ai social media per acqui-
stare un cane può influire in maniera negativa sulla futura relazione, poiché manca di conoscenza sui reali bisogni di cui il cucciolo necessita. Una scelta consapevole dovrebbe considerare diversi fattori a partire della disponibilità di tempo, la logistica dell’abitazione, i componenti del nucleo famigliare e non ultima, la disponibilità economica. La taglia del cane necessità di una ulteriore riflessione, dato che varia da pochi chilogrammi e pochi centimetri, sino ad arrivare ai cento chilogrammi per un metro di altezza al garrese. È del tutto “romantico” pensare che la buona volontà e il massimo dell’impegno possano ovviare alle esigenze che le diverse tipologie di cani presentano. È una considerazione che andrebbe fatta sin dall’inizio, dato che la solidità di un buon “patto sociale” contiene al suo interno una vasta gamma di regole per il buon funzionamento, ovvero, il soddisfacimento dei bisogni che il cane necessità per avere
una vita dignitosa e adeguata. La scelta di affidarsi ad un allevatore garantirebbe non solo una profonda conoscenza dei bisogni che la razza presenta, andando così a valutare correttamente la scala dei costi e dei benefici, ma consentirebbe soprattutto di avere una base sicura da cui partire durante la crescita e lo svilupparsi di “ un solido patto sociale”.
Orsola Corrieri

DALL’IRLANDA UNA RICERCA DEDICATA AGLI ANZIANI
I benefici dei “dog walker”
Portare a spasso un cane aumenta l’equilibrio e diminuisce la possibilità di cadute accidentali
Un nuovo studio del Trinity College di Dublino suggerisce che gli anziani che portano a spasso regolarmente i loro cani mostrano un migliore equilibrio e cadono meno spesso rispetto ai loro coetanei. La ricerca, pubblicata sulla rivista Journals of Gerontology, ha esaminato i dati di oltre 4.000 adulti residenti nella comunità, di età pari o superiore a 60 anni, scoprendo che il 15% di loro erano “dog walker” abituali, ovvero portavano a spasso i propri cani quattro o più volte alla settimana.
«Le passeggiate regolari con i cani sono state associate a una migliore mobilità, tramite un test denominato ‘Timed-Up-and-Go’». I risultati hanno tra l’altro scoperto che queste persone erano più veloci durante le passeggiate rispetto ai loro coetanei senza cani.
«I dog walker regolari hanno anche avuto una probabilità inferiore del 40% di cadute inspiegabili negli ultimi 2 anni e una probabilità inferiore del 20% di paura attuale di cadere», hanno detto i ricercatori.
Lo studio ha anche scoperto che possedere semplicemente un cane senza portarlo a spasso regolarmente non ha fornito gli stessi benefici.
Infatti, i proprietari di cani che non portavano a spasso regolarmente i loro animali domestici non hanno mostrato alcuna riduzione nei problemi di mobilità o nelle cadute, il che suggerisce che l’attività fisica del portare a spasso il cane, piuttosto che la sola proprietà di un animale domestico, determina i miglioramenti.
I dog walker abituali testati nello studio tendevano a essere più giovanili, usavano meno farmaci e avevano tassi più bassi di malattie cardiache. Era anche più probabile che non avessero mai fumato, il che suggerisce un profilo di stile di vita complessivamente più sano. La ricerca portata avanti in Irlanda ha osservato che quasi il 13% dei partecipanti possedeva cani ma non li portava a passeggio regolarmente. Questo gruppo ha mostrato tassi più elevati di problemi di mobilità e paura di cadere rispetto ai dog walker abituali, sottolineando ulteriormente l’importanza di un’attività di dog walking costante. Questi risultati si aggiungono alle crescenti prove secondo cui portare a spasso il cane può rappresentare una forma di attività fisica costante che aiuta a mantenere la mobilità e

La poliedricità delle razze retriever
Corso
di formazione per
esperti giudici di esposizione. Un’analisi delle caratteristiche morfologiche e funzionali
Il seminario organizzato dal Retriever Club Italia è stato fonte di numerosi spunti e riflessioni. L’intera presentazione si è focalizzata sull’importanza delle funzioni originarie delle razze, sottolineando la necessità di ricordare gli scopi per cui furono selezionate, l’unico modo per preservare la loro variabilità genetica, evitando di appiattirne le caratteristiche morfologiche. Il corso ha visto la partecipazione in qualità di relatori la presidente del Retriever Club Italia ed esperto giudice, Rosa Agostini, gli esperti giudici Francesco Cochetti e Claudio De Giuliani. Rosa Agostini ha evidenziato il suo amore e la grande passione per queste razze, chiedendo esplicitamente ai colleghi giudici di valutare con un “occhio” diverso i soggetti con caratteristiche di cani da lavoro, al fine di avvicinarne i proprietari al mondo espositivo, diminuendo così quel dualismo ancora esistente tra le due concezioni. Ha inoltre incentrato il suo intervento sul Labrador Retriever che ha allevato personalmente. Francesco Cochetti ha basato la sua presentazione sul Golden Retriever, razza che giudica a livello internazionale, ponendo particolare attenzione ai difetti che impattano negativamente sulle prestazioni lavorative: angoli non corretti, avambraccio corto, dorsale poco solida e apatia. Claudio De Giuliani ha illustrato le altre quattro razze cosiddette minori: Curly Coated Retriever, Flat Coated Retriever, Nova Scotia Duck Tolling Retriever e Chesapeake Bay Retriever, ricche di storia e ancora utilizzate nella caccia o selezionate per competere nelle prove di lavoro.
a ridurre il rischio di cadute tra gli anziani.
Resta sottinteso che l’educazione del cane riveste pur sempre una grande importanza.
Specialmente in età avanzata, le persone che regolarmente portano a passeggiare il loro cane sono, nella maggioranza dei casi, consapevoli che il loro cane debba essere sotto controllo, ben educato e rispondere agevolmente ai comandi di base. In questa maniera, si potranno evitare scossoni e bruschi cambi di direzione, magari alla vista di un altro cane, con il rischio di inciampare e cadere.
Accade altresì di poter osservare che i cani anziani, o comunque, non più giovani, prendano a mantenere naturalmente un’andatura adeguata al loro proprietario in avanti con gli anni.
Tutto ciò è spesso dovuto alla costanza delle uscite e alla coerenza del proprietario che con intelligenza, affetto e lungimiranza è riuscito a stabilire un’intesa speciale con il proprio cane.
Ermelinda Pozzi
Foto Elena Corselli
ALCUNI PUNTI COMUNI ALLE SEI RAZZE
I retriever sono cani da caccia originariamente allevati per recuperare la selvaggina abbattuta, soprattutto anatre, attività venatoria molto diffusa nel 1800. Un unico progenitore, il St John’s Water Dog, ha contribuito alla creazione di diverse razze in Inghilterra e America, come il Curly Coated Retriever, il Flat Coated, il Labrador, il Golden Retriever e il Chesapeake Bay Retriever. Il Nova Scotia Duck Tolling Retriever fu, invece, selezionato in Canada e riconosciuto dal Kennel Club Canadese all’inizio del 1900.
Queste razze si fecero ben presto amare per la loro spiccata intelligenza, affabilità e capacità di recuperare oggetti, rendendoli adatti non solo alla caccia, ma anche a vari ruoli nella società moderna. In questa introduzione comune i relatori hanno ancora evidenziato quei difetti comuni che dovrebbero essere penalizzati proprio per la loro implicazione negativa sulla funzionalità
FUNZIONI DELLE RAZZE RETRIEVER
Oltre al recupero della selvaggina durante la caccia, le razze retriever svolgono numerose altre funzioni nella società moderna.
CANI DA RIPORTO: CARATTERISTICHE, FUNZIONI E PROVE DI LAVORO
La funzione originaria di queste razze è ancora ben insita nel loro
DNA e proprio per questo sono ancora utilizzate nella caccia e nelle prove di lavoro. Il retriever è l’ausiliare indispensabile del conduttore durante una giornata di caccia mentre le prove permettono all’allevatore di testare nei propri prodotti il grado di mantenimento di queste caratteristiche.
Gli obbiettivi
L’obiettivo di queste prove è selezionare i cani migliori che abbiano una vera capacità di trovare la selvaggina, un buon temperamento, una buona marcatura, un buon uso del naso e che mostrino iniziativa e siano teneri nella bocca.
Caratteristiche principali
• Steadiness È la capacità di attendere, dimostrando la massima attenzione e la massima calma. Il termine tecnico “Steadiness” descrive questo modo di essere, tale cioè da permettere al cane di seguire il suo conduttore rimanendo al suo fianco per assistere allo svolgimento della battuta di caccia in modo da non disturbare e, allo stesso tempo, di memorizzare i punti di caduta dei selvatici.
• Game finding ability
Capacità di recupero della preda, “Game finding ability” che riassume in sé le doti di marking e di cerca, tali da permettere al cane di attraversare con determinazione i più diversi tipi di ambiente come acqua profonda, terreni cespugliosi e sporchi.
• Will to please Altre caratteristiche devono essere la docilità: “Will to please” che si traduce nell’ottimo collegamento con il conduttore, tale da rendere il

cane così addestrabile da poter rispondere correttamente alle indicazioni del conduttore, anche a grandi distanze, senza disturbare la selvaggina libera presente sul terreno.
• Tender-mouthed
La docilità è ancora più evidente nella sua componente innata nell’atteggiamento di spontaneità del cane nell’atto di riportare nella mano del conduttore la selvaggina. “Tendermouthed” significa “bocca morbida” sottolinea la delicatezza della presa. Per un cane da riporto, la conformazione della mascella, la lunghezza della canna nasale unite alla sensibilità nel dosare la pressione della presa devono rispondere all’ esigenza di trasportare qualunque tipo di preda, sia essa artificiale o selvatica, in modo sicuro ma senza mai sciuparla. Molto importante è sottolineare che tutte le qualità elencate fino ad ora, sono doti naturali insite nel cane a livello genetico, l’addestramento può esaltare tali doti solo quando il cane abbia in sé un’innata predisposizione (informazioni estratte dal portale RCI).
L’IMPIEGO DEI RETRIEVERS NELLA SOCIETÀ CIVILE
A livello statistico internazionale sono le razze più impiegate in diverse attività nella società civile che per la loro costruzione e per la loro attitudine hanno dimostrato di assolvere in pieno ai vari compiti a loro destinati.
Sono cani intelligenti, affettuosi, calmi e stabili che amano imparare; per la loro dedizione e desiderio di collaborare con gli umani, si stressano di meno rispetto ad altre razze, nelle ripetizione degli esercizi du-
rante l’addestramento. Come cani d’assistenza, vedi approfondimento INC febbraio pag. 6-7. Anche in Protezione Civile, in Polizia, Carabinieri e Vigili Urbani, sono impiegati con successo, data lo loro abilità nell’utilizzare una qualità che li contraddistingue: il fiuto, che associato alla fonte odorosa ricercata, li rendono sorprendentemente utili, addirittura indispensabili nella ricerca di persone scomparse o sotto le macerie e nel rilevare anche una piccolissima quantità di sostanze stupefacenti, anche se ben occultate. Infatti, fra le diverse razze utilizzate per il lavoro di ricerca e soccorso, i retriever si distinguono per le loro eccezionali capacità olfattive. Questi cani, noti per la loro intelligenza e addestrabilità, sono spesso scelti per queste operazioni critiche. La loro sensibilità olfattiva è talmente sviluppata da consentire loro di rilevare tracce odorose anche a grandi distanze o in condizioni ambientali difficili.
Il rapporto tra cane e conduttore Un elemento cruciale del successo delle operazioni di ricerca e soccorso è il rapporto tra il cane e il suo conduttore. Questo legame si basa sulla fiducia reciproca e sulla comunicazione efficace. Il conduttore deve essere in grado di interpretare i segnali del cane e di guidarlo nelle operazioni di soccorso, mentre il cane deve avere piena fiducia nel suo partner umano.
Claudio De Giuliani Info www.retrieversclub.it
SEGNALAZIONI:
DIRITTO ALLA DIFESA
Il proprietario del cane che subisce una ispezione veterinaria in casa propria ha il diritto di sapere chi l’ha denunciato. L’ha stabilito il TAR Campania dopo una visita ispettiva della ASL conclusasi senza rilevare alcuna irregolarità sulle condizioni igieniche di detenzione privata di un cane. Stante l’esito negativo, la ASL è tenuta ad esibire l’atto di segnalazione della vicina di casa, perché l’interessato può citare per diffamazione o querelare per calunnia. L’esposto va soggetto alla trasparenza che serve a garantire l’imparzialità dell’azione amministrativa. Alla ASL che negava l’accesso non resta che concederlo e pagare le spese di giudizio alla controparte.
In favore del proprietario richiedente si configura il diritto di accesso difensivo, previsto dall’articolo 24 settimo comma della legge 241/90, che va riconosciuto a chi ha bisogno del documento amministrativo per difendere i propri interessi giuridici: la ASL non può negare il documento dell’esposto a chi ne richiede l’accesso per un interesse diretto, corrispondente a una situazione tutelata dalla legge.
LA PRIVACY
La segnalazione all’ASL diventa quindi parte integrante del procedimento amministrativo e il segnalante perde ogni controllo e disponibilità sul suo stesso esposto. È escluso in questo caso che chi denuncia possa invocare la riservatezza sulla propria identità o il contenuto della segnalazione.
(TAR Campania, seconda sezione della sede di Salerno, sentenza n. 1821/19, pubblicata).
Si ringrazia La Professione Veterinaria

Il gioco del fiuto
Lo studio ha evidenziato le caratteristiche genetiche associate a tratti comportamentali al fine di facilitare l’addestramento, abbassando la soglia di stress
Uno studio giapponese (pubblicato su Scientific Reports - maggio 2023) ha messo in evidenza quanto la genetica possa essere applicata all’addestramento dei cani da detection impiegati nell’individuazione delle varie fonti odorose. Concentrandosi sui cani antidroga, i ricercatori hanno dimostrato quanto sia importante, ai fini dell’abbassamento della soglia di stress, associare i due fattori.
Si legge nello studio. I cani antidroga svolgono un ruolo fondamentale nella società. Tuttavia, l’interazione tra i loro comportamenti e le caratteristiche genetiche alla base delle loro prestazioni rimane inesplorata. In questo studio, sono state valutate più di 120.000 varianti genetiche in 326 Cani da Pastore Tedesco o Labrador Retriever per delineare i tratti genetici associati a vari tratti comportamentali correlati all’addestramento di successo dei cani antidroga. Sono state osservate differenze comportamentali di razza nella “cordialità con gli umani” e la “tolleranza verso altri cani”. Uno studio di associazione genomica all’interno di entrambe le razze ha identificato 11 regioni potenzialmente associate alle caratteristiche dei cani antidroga, nonché “interesse per il bersaglio” e “cordialità con gli umani”, che sono correlate alle capacità di rilevamento della droga. Questo studio evidenzia le caratteristiche genetiche associate a tratti comportamentali che sono importanti per l’addestramento di successo dei cani antidroga. Pertanto, queste scoperte potrebbero facilitare un migliore allevamento e addestramento di questi cani.
I cani sono tra gli animali domestici più antichi al mondo e svolgono ruoli importanti nella società, come cani da compagnia e da lavoro. Per garantire la loro idoneità a tali ruoli, è stata eseguita una selezione artificiale di tratti comportamentali e la preferenza di alcune alterazioni genetiche per raggiungere specifici obiettivi di allevamento. In effetti, la raccolta di molteplici “colli di bottiglia evolutivi” ha portato alle moderne razze di cani, diverse centinaia di anni fa.
LE FONTI ODOROSE
In particolare, i moderni cani da lavoro, comunemente noti come cani da rilevamento o da ricerca, possono essere addestrati a trovare oggetti con odori mirati, per esempio: droghe, esplosivi, esseri umani scomparsi, animali e malattie umane, utilizzando la loro straordinaria sensibilità olfattiva e la capacità comunicativa con gli esseri umani. In particolare, i cani da rilevamento di droga trovano oggetti impregnati

dello stesso odore e sono utilizzati per contrastare il contrabbando di droghe per esempio, aeroporti o porti ecc. ecc. Nella dogana giapponese, i cani da rilevamento sono addestrati tramite rinforzo positivo con l’uso di ricompense sociali (per esempio, gioco o comportamento affiliativo), che si basa sull’interazione comportamentale collaborativa tra i cani e i loro conduttori umani.
Tuttavia, solo il 30-50% di questi cani viene addestrato con successo per diventare efficaci cani da rilevamento di droga, il che suggerisce un’elevata variabilità della reattività all’addestramento dei cani presi in esame.
IL RUOLO DELLA GENETICA
Negli ultimi decenni, la base genetica dei tratti comportamentali o della personalità, ovvero, modelli genetici coerenti associati a differenze comportamentali individuali nei cani, è stata ampiamente valutata utilizzando diversi marcatori genetici precedentemente associati al comportamento umano. Per esempio, è stato segnalato che i geni del recettore della dopamina D4 (DRD4) e del trasportatore della serotonina 1A (5HTT) sono associati all’attività-impulsività, alla distrazione e al comportamento dello sguardo diretto all’uomo, nei cani. Studi precedenti, che hanno affrontato un’ampia gamma di scopi e
metodologie di studio, hanno esaminato diverse regioni genetiche tra popolazioni di cani e tratti comportamentali.
Il presente studio mirava a valutare le caratteristiche genetiche associate ai tratti comportamentali correlati all’addestramento di successo dei cani antidroga in Giappone, basato sulla genotipizzazione SNP (Single nucleotide polymorfhism) a livello genomico e GWAS (Genomic-wide association studies). Riteniamo che questo studio possa fornire preziose informazioni genetiche, inclusi SNP candidati e geni che potrebbero essere utilizzati in futuro per identificare i cani che saranno più inclini a rispondere con successo ai protocolli di addestramento antidroga.
SETTE TRATTI
COMPORTAMENTALI
Differenze di razza e sesso rispetto a sette tratti comportamentali: attività, audacia, concentrazione, cordialità verso gli umani, indipendenza, interesse per il bersaglio e tolleranza verso i cani, a seconda della razza: Pastori Tedeschi versus Labrador Retriever, considerando il sesso e lo stato di qualificazione, valutate utilizzando un’apposita scala di valori.
I Labrador Retriever avevano punteggi più alti per “cordialità verso gli umani” e “tolleranza verso i cani” rispetto ai Pastori Tedeschi.
Non è stato osservato alcun effetto significativo fra i sessi in nessuna delle due razze di cani. Nei Pastori Tedeschi abbiamo scoperto che il gruppo qualificato differiva significativamente dal gruppo non qualificato in quattro tratti comportamentali (attività, audacia, concentrazione e interesse per il bersaglio). Nei Labrador Retriever tutti i tratti, eccetto la cordialità verso gli umani, differivano tra i due gruppi di qualificazione.
Ereditarietà genomica di sette tratti comportamentali e risultato della qualificazione.
L’ereditarietà dei sette tratti comportamentali e dell’esito della qualificazione è stata stimata sulla base dei dati genomici. Abbiamo scoperto che le stime di ereditarietà per tre tratti erano statisticamente significative per “qualificazione” e per “audacia” nei Pastori Tedeschi; e significativo per “tolleranza ai cani” nei Labrador Retriever. Nei Pastori Tedeschi “qualificazione” e “audacia” avevano l’ereditarietà più elevata tra i sette tratti comportamentali, con una stima di ereditarietà vicina al valore massimo.
Nel complesso, i nostri risultati contribuiscono a una migliore comprensione degli effetti genetici sui tratti comportamentali correlati all’addestramento di successo dei cani antidroga, che a loro volta possono supportare protocolli di allevamento e addestramento migliorati per i cani da lavoro.
Infatti, i cani con punteggi di “audacia” più elevati hanno maggiori probabilità di essere certificati come cani da lavoro rispetto a quelli con punteggi più bassi. Finora, l’addestramento e la valutazione dei cani da lavoro, compresi i cani da rilevamento degli odori, sono stati sviluppati e perfezionati attraverso metodologie uniche presso strutture di addestramento in varie regioni. Tuttavia, ci si aspetta che i sistemi di valutazione del comportamento dei cani saranno condivisi in tutto il mondo e che in futuro saranno sviluppati standard più efficaci di comportamento dei cani. Il presente studio è considerato il primo passo per un ulteriore sviluppo del sistema di addestramento dei cani da rilevamento degli odori in Giappone.
PROTOCOLLO DI ADDESTRAMENTO
I cani utilizzati in questo studio erano 127 Pastori Tedeschi, 497 Labrador Retriever, che sono le razze canine più comunemente utilizzate come cani antidroga dalla dogana giapponese.
I cani sono stati addestrati per il rilevamento di droghe presso il Canine Training Center, Tokyo Customs, tra il 2002 e il 2019. Sono stati forniti da allevatori a circa 1 anno di età. I cani candidati non avevano ricevuto alcun addestramento specifico per il rilevamento di odori fino a quel momento.
Presso il centro di addestramento, i cani sono stati tenuti in canili e il personale addetto alla loro gestione ha fornito cure quotidiane in conformità con le normative pertinenti in Giappone.
I cani sono stati addestrati (attraverso il gioco) a trovare una gamma di sostanze diverse (per esempio marijuana, hashish, cocaina, eroina e metanfetamina) la cui importazione, esportazione o possesso, in Giappone è proibita. Il metodo di addestramento si basava sul rinforzo positivo con ricompense sociali; non venivano utilizzate ricompense alimentari. Gli addestratori cinofili giocavano al tiro alla fune con i cani usando un asciugamano arrotolato con un odore bersaglio, in modo che i cani fossero motivati a cercare un oggetto con l’odore.
QUATTRO MESI
SUDDIVISI IN TRE FASI
Familiarizzazione
Addestramento di base
Addestramento avanzato
La fase di familiarizzazione mirava ad abituare i cani ai metodi di addestramento e al nuovo ambiente della struttura. Le fasi di addestramento di base e avanzato miravano ad addestrare i cani a rilevare droghe con odore forte (ad esempio marijuana e hashish) e odore leggero (ad esempio, cocaina, eroina e metanfetamina). Il successo/fallimento dell’addestramento del cane per il lavoro di fiuto è stato determinato da un test di rilevamento in “doppio cieco” (quando sia gli sperimentatori sia i partecipanti non conoscono il tipo di trattamento assegnato)
per ogni coppia cane-conduttore alla fine di ogni fase di addestramento.
Nel test di rilevamento, la coppia cane-conduttore ha cercato un odore bersaglio in diverse situazioni (per esempio, bagagli su un nastro trasportatore, bagagli a mano dei viaggiatori, pacchi all’ufficio postale e merci importate). Sulla base delle prestazioni del cane e del suo conduttore in una situazione di test, un gruppo di supervisori (vale a dire, non il conduttore del cane) presso la struttura di addestramento ha discusso e determinato quali cani avevano successo nel lavoro di rilevamento dell’odore.
I cani candidati dovevano superare il punteggio standard in tutte le situazioni di test per passare alla fase di addestramento successiva. Solo i cani che hanno superato tutte e tre le fasi di addestramento sono passati alle prove in loco per testare la loro flessibilità comportamentale nel contesto delle situazioni di lavoro. I cani che hanno avuto successo durante le prove in loco sono stati impiegati per il rilevamento di droghe sul campo (per esempio, in aeroporto o in porto) e sono stati classificati come “qualificati”, mentre quelli che non hanno avuto successo sono stati classificati come “non qualificati”. Pertanto, il successo o il fallimento dell’addestramento dei cani in questo studio era un tratto complesso formato dalla storia dell’addestramento basata sull’interazione tra conduttore e cane, sebbene fosse stato determinato in parte utilizzando test controllati.
Infine, sono stati impiegati 121
Pastori Tedeschi e 205 Labrador Retriever per l’analisi genomica, corrispondenti a una proporzione di campionamento, rispettivamente di 64/121 (52,9%) nei Pastori Tedeschi e 80/205 (39,0%) negli Labrador Retriever per cani qualificati. Studi precedenti hanno suggerito che la proporzione di addestramento di successo dei cani da lavoro raggiunge il 30-50%, il che è coerente con la proporzione di campionamento per razza del presente studio.
VALUTAZIONE
DEI TRATTI
COMPORTAMENTALI
Per quantificare le caratteristiche comportamentali dei cani, abbiamo chiesto allo staff di addestramento di valutare sette tratti comportamentali che potrebbero essere correlati al successo dell’addestramento al rilevamento. I cani candidati sono stati valutati solo una volta dopo 2 settimane dalla fase di familiarizzazione dell’addestramento. Ciò ci ha permesso di valutare le caratteristiche comportamentali relativamente “ingenue” di un cane candidato in una fase meno avanzata dell’addestramento al rilevamento degli odori.
Per ogni cane sono stati valutati: l’attività (vale a dire la quantità di attività generale tipicamente osservata), l’audacia (vale a dire la bassa paura mostrata verso ambienti non familiari), la concentrazione (vale a dire la capacità di attenzione durante l’addestramento), la cordialità verso gli umani (vale a dire la volontà di interagire con gli umani), l’indipendenza (vale a dire la fiducia in se stessi, la volontà di lavora-
re senza dipendere dagli umani), l’interesse per il bersaglio (vale a dire il grado di interesse per un rinforzo come l’asciugamano arrotolato) e la tolleranza verso i cani (vale a dire la bassa aggressività verso altri cani).
Abbiamo chiesto a due responsabili dell’addestramento con almeno 10 anni di esperienza di valutare i tratti comportamentali di ogni cane. Durante il periodo di studio, uno dei due responsabili dell’addestramento che lavoravano nella struttura in quel momento, ha valutato la misura in cui un tratto comportamentale era applicabile a ogni cane utilizzando una scala a 5 punti con un punteggio di 5 che indica “molto alto”. Sette tratti comportamentali esaminati in questo studio sono stati utilizzati per valutare le prestazioni dei cani nella struttura. I cani con punteggi più alti in ogni caratteristica sono stati considerati più adatti al rilevamento di droghe. In generale, l’uso di valutazioni “soggettive” tramite questionari ha il vantaggio di estrarre caratteristiche individuali indipendenti da un momento o una situazione specifici, sebbene siano state sviluppate anche valutazioni delle prestazioni dei cani utilizzando metodi più basati sul comportamento intrinseco.
PENSIERI FINALI
Il “gioco del fiuto” è applicabile alla ricerca di tutte le fonti odorose. In questi ultimi anni anche nel nostro Paese si sono sviluppate molteplici attività di “detection”. ENCI ha sostenuto diversi progetti come la ricerca del batterio della Xylella

fastidiosa, prevenzione contro la peste suina, monitoraggio delle lepre italica, solo per fare alcuni esempi.
Questa ricerca giapponese sottolinea in maniera evidente il collegamento tra i fattori genetici e quelli ambientali, ovvero, come utilizzare queste informazioni per modellare le tipologie addestrative, nonché i piani d’allevamento. È un’ulteriore conferma del fatto che le differenze tra le razze dovrebbero essere tenute in considerazione verso il compito cui sono destinate. Ovvero, servirsi delle variabili funzionali che definiscono una razza e valorizzarle al fine dell’addestramento, abbassando in questa maniera il livello dello stress.
E’ stato molto soddisfacente osservare che anche in questo studio siano state osservate tre fasi addestrative molto significative: familiarizzazione, addestramento di base e addestramento avanzato. Come applicato per i Cani d’Assistenza già trent’anni anni or sono: la buona pratica addestrativa ha fortunatamente fatto scuola.
A cura di Renata Fossati
















TEORIA
La domesticazione in due tempi
Il modello di ricerca dimostra che la tolleranza dei lupi verso gli umani e la preferenza del partner abbia fissato un tratto genetico - la docilità - che ha determinato una seconda fase in cui i progenitori dei cani si sono evoluti
Lo scorso febbraio, è stato pubblicato su “The Royal Society” uno studio basato sull’intelligenza artificiale - denominato agent-based model (ABM) – ad opera di Davide C. Elzinga, Ryan Kulwicki, Samuele Iselin, Leah Spence e Alex Capaldi.
L’obiettivo era poter dimostrate che in un lasso di tempo relativamente breve (15.000 anni) la domesticazione dei lupi abbia subìto una rapida trasformazione denominata “proto-domesticazione”, favorita dalla selezione di un tratto legato alla docilità. Una sorta di sentimento non aggressivo verso gli umani che avrebbe delineato in seguito una collaborazione utile ad entrambe le specie, sino ad arrivare alla definitiva domesticazione e alla selezione delle razze canine. Si legge nello studio.
I lupi sono tra i primi animali ad essere stati addomesticati. Tuttavia, il meccanismo con cui gli antichi lupi sono stati addomesticati nei moderni cani è sconosciuto. La maggior parte delle ipotesi di addomesticamento prevalenti, postula che gli umani abbiano selettivamente allevato lupi più docili. Anche se, un’ipotesi concorrente, afferma che i lupi meno ostili verso gli umani si sarebbero essenzialmente addomesticati selezionando naturalmente lupi più docili, poiché ciò avrebbe consentito un più facile accesso al cibo dagli insediamenti umani. Una critica importante di quest’ultima ipotesi è se l’evoluzione tramite questo percorso selettivo naturale avrebbe potuto verificarsi in un lasso di tempo sufficientemente breve (15.000 anni).
Simulare il processo (di autoselezione naturale) aiuterebbe a dimostrare se tale ipotesi sia sostenibile. Pertanto, è stato costruito un modello (Intelligenza Artificiale) basato su agenti dell’evoluzione di un singolo tratto, cioè una misura della tolleranza verso gli umani nei canidi per testare la validità del breve vincolo temporale (ovvero 15.000 anni).
I risultati indicano che l’ipotesi della proto-domesticazione è fattibile.
UN SALTO NEL PASSATO REMOTO
Esistono forti prove archeologiche, genetiche e comportamentali che i cani (Canis familiaris) siano i primi animali domestici con un antenato predominante, o forse unico: i lupi antichi. Esistono due periodi storici in cui gli antenati dei lupi grigi (Canis lupus) furono addomesticati in cani. Il periodo più recente, da
15.000 fa all’era moderna, presenta forti prove di pressioni di selezione artificiale da parte degli esseri umani. Il periodo precedente, da circa 30.000 a 15.000 anni fa, contiene prove archeologiche di cani preistorici, ma il metodo di addomesticamento non è così ovvio ed è stato oggetto di dibattito nella letteratura. In particolare, recenti studi genetici hanno spostato questa potenziale data di origine dei cani a 40.000 anni fa.
DUE TEORIE A CONFRONTO
Questo dibattito è composto da due teorie: la prima sostiene che entrambi i periodi di domesticazione siano il risultato di pressioni simili dovute alla selezione artificiale (l’intervento dell’uomo). Questa teoria sostiene l’ipotesi della caccia, affermando che i lupi sono stati addomesticati attraverso mezzi come la riduzione dell’aggressività per aiutare gli umani nella caccia. Tuttavia la critica a questo ragionamento sostiene che nel periodo di domesticazione precedente, gli umani cacciavano usando uccisioni a impatto diretto, piuttosto che metodi che avrebbero incoraggiato il tracciamento o il recupero, come le frecce usate nel periodo di domesticazione successivo. Ciò riduce l’assistenza che i lupi potevano fornire alle tecniche di caccia già di successo che i primi umani possedevano. Ci sono anche prove che i lupi preistorici e gli umani avevano nicchie sovrapposte che portavano alla competizione, poiché sia gli umani che i lupi erano cacciatori di grandi erbivori ed erano inclini alla difesa territoriale, il che mette in discussione la motivazione per la domesticazione piuttosto che i tentativi di eradicazione dei lupi considerati dei competitor.
Un’altra congettura basata sulla selezione artificiale precoce è l’ipotesi dell’adozione dei cuccioli, che postula che gli umani hanno adottato e allevato a mano i cuccioli di lupo, imprimendo su di loro e formando legami (ipotesi cara a Konrad Lorenz n.d.r.). Questi cuccioli di lupo sono stati socializzati con gli umani e i cuccioli che non sono riusciti a socializzare sono stati probabilmente abbattuti. Di conseguenza, i lupi ben socializzati e più docili sono stati allevati fino alla maturità sessuale, con la loro prole cresciuta in modo simile. Questa ipotesi soffre di alcune obiezioni, come le scarse prove archeologiche di allevamento di animali domestici durante questo periodo di tempo, un’implicita assunzione di risorse in eccesso per gli

umani da condividere con i cuccioli di lupo e, inoltre, i benefici evolutivi degli umani nell’allevare i lupi non sono chiari.
La seconda teoria che implica questo dibattito sostiene è che i lupi si siano addomesticati attraverso pressioni di selezione naturale. Spesso riassunta usando l’ipotesi della proto-domesticazione (nota anche come ipotesi dello spazzino commensale o ipotesi di autoselezione).
Questa teoria suggerisce che una parte dei lupi preistorici iniziò a cercare cibo dagli insediamenti umani preistorici. Questo metodo forniva una fonte di cibo relativamente facile e costante rispetto alle fonti di cibo selvatiche incostanti.
Così facendo, questi lupi necessitavano di meno adrenalina, ovvero erano meno aggressivi o apprensivi, il che aumentò la loro tolleranza e preferenza a vivere vicino ai pri-
mi umani. Questi lupi colonizzarono quindi gli ambienti occupati dagli umani e, da questo gruppo, emersero i primi cani primitivi che durante il periodo dell’accoppiamento prediligevano partner altrettanto tolleranti verso gli umani.
Esistono numerose obiezioni contro questa ipotesi: (i) gli umani non producevano sufficienti scarti di cibo per fornire una nicchia ecologica affidabile da utilizzare per i lupi addomesticati; (ii) gli esseri umani sceglierebbero di eliminare i lupi tolleranti agli esseri umani perché potrebbero essere considerati delle minacce, (iii) le pressioni selettive naturali non sono abbastanza forti da far sì che la speciazione avvenga in un periodo di tempo così breve.
Questa ipotesi di proto-domesticazione è il punto focale di questa ricerca in cui si è scelto di modellare questo processo dinamico e di indagare il merito dell’obiezione del
vincolo temporale, secondo alcuni, troppo breve.
Le famose osservazioni di Darwin, gli studi di Belyaev e colleghi sulle volpi argentate e il lavoro sulle cellule della cresta neurale, indicano la capacità di selezionare una caratteristica, la docilità, per ottenere una serie di risultati per tratti apparentemente non correlati (p.es. orecchie cadenti, musi più corti, ecc., aspetti collettivamente chiamati sindrome da domesticazione. Anche se di per sé la docilità non determina tutti gli aspetti della sindrome da domesticazione, si può possiamo considerare una componente principale di un fenomeno multivariato di dimensioni superiori.
Per questo motivo, il modello dei ricercatori utilizzerà l’ipotesi matematicamente e computazionalmente (come rielaborare un insieme di dati al fine di presentarli in una forma di più diretta comprensione) semplificatrice dell’evoluzione di un singolo tratto: la docilità.

LA SCELTA DEI RICERCATORI
Scelgono di simulare la domesticazione del lupo tramite selezione naturale utilizzando un modello denominato ABM (agent-based-model). Gli ABM considerano gli individui con proprietà uniche piuttosto che modelli strutturati a livello di popolazione. Queste unità individuali interagiscono utilizzando regole esplicite che poi danno origine a proprietà emergenti come l’evoluzione.
Il modello ABM include parametri definiti dall’utente come tasso di mutazione, valori di fecondità, capacità di carico, probabilità di sopravvivenza annuale (non di fame) e distribuzione del cibo tra fonti di cibo selvatiche e fonti di cibo umane. Fornisce la distribuzione della popolazione di un singolo tratto, “la tolleranza dei lupi verso gli umani”, nel tempo. Il modello include anche lo sviluppo umano per guidare la competizione di nicchia e l’allevamento cooperativo.
L’ABM contiene due potenziali fattori trainanti dell’evoluzione: la fame e la selezione del compagno femminile, quest’ultima attivata o disattivata da un’impostazione dell’utente.
Inoltre, esaminiamo due potenziali scenari per l’insediamento umano nel paesaggio: quando la presenza umana è costante nel periodo di tempo e quando la presenza umana aumenta linearmente.
Quindi si analizza in base a quali
set di parametri la popolazione di lupi diverge in due distinte sottopopolazioni, dove una è più tollerante verso l’uomo rispetto all’altra. Si indaga se, nell’uso di un ABM costruito su regole di comportamento supportate biologicamente, la prova dell’auto-domesticazione dei lupi potrebbe emergere in un periodo di tempo così breve. Lo scopo di questo modello è testare la fattibilità dell’ipotesi della proto-domesticazione. L’ipotesi della proto-domesticazione, come menzionato in precedenza, è che una sottopopolazione di cani preistorici sia emersa dai lupi durante un periodo di 15.000 anni, attraverso forze selettive che erano favorevoli ad alti gradi di tolleranza umana. La fattibilità dell’ipotesi della proto-domesticazione sarà supportata se il modello suggerisce che i canidi preistorici avrebbero rapidamente sviluppato e sostenuto due strategie opposte di tolleranza umana: tolleranti (cani preistorici) e non tolleranti (lupi) attraverso forze selettive interamente naturali.
I modelli registrati nella simulazione preparata dai ricercatori (ABM) ha misurato due modelli necessari, la persistenza dei canidi e la loro distribuzione per età. Poiché i canidi preistorici hanno dato origine ai canidi moderni, si è reso necessario che il modello utilizzato prevedesse che una popolazione canina preistorica possa resistere per tutto il periodo di 15.000 anni, emergendo poi con una distribuzione per età simile a quelle misurate empirica-
mente (come da studi su reperti archeologici). Inserendo anche una variabile fondamentale come la preferenza del partner, definita “selezione sessuale” che ha convalidato le ipotesi dei ricercatori. Questo modello sfrutta un principio noto come “sindrome da domesticazione” che suggerisce che la selezione per un singolo tratto, in questo caso “la tolleranza verso gli umani”, può dare origine a molteplici risultati di altri tratti (ad esempio orecchie cadenti, musi più corti, ecc.). In sostanza, misurare la fattibilità delle ipotesi di proto-domesticazione significa determinare se le plausibili pressioni selettive sulla tolleranza umana siano sufficientemente forti da fornire una nicchia ecologica per lo sviluppo di cani preistorici in un breve periodo di tempo.
RISULTATI
È stato dimostrato che il modello utilizzato dai ricercatori era in grado di produrre una popolazione robusta di cani preistorici, ovvero, il cibo umano saturava completamente la loro fornitura alimentare entro la fine del periodo di 15.000 anni. Sono state anche convalidate le ipotesi del modello che prevedeva una distribuzione dell’età simile a quella riscontrata nei lupi odierni.
Il modello sviluppato dai ricercatori è composto da due fattori evolutivi: la “selezione naturale” attraverso le due nicchie ecologiche separate, ovvero cibo selvatico e cibo umano, e la “selezione sessuale”
Le orecchie sono un radar prezioso
Svolgono funzioni essenziali, oltre all’udito mantengono in equilibrio
articolo pubblicato su Vetericyn Animal Wellness fornisce informazioni su questo prezioso organo che possiede molteplici funzioni. Si legge nell’articolo che le orecchie del cane sono una combinazione complessa di muscoli, organi sensoriali e cartilagine. Infatti, la maggior parte dei cani ha fino a diciotto muscoli solo nell’orecchio esterno, oltre a più compartimenti nell’orecchio interno, ognuno con la propria funzione essenziale. Questo aiuta a spiegare come le orecchie del cane siano responsabili molto più che del semplice udito. In sostanza, proteggendole lo aiutiamo a mantenere funzioni fondamentali come la comunicazione, l’equilibrio, la deambulazione, il tracciamento e persino l’espressione emotiva.
UDITO E COMUNICAZIONE
L’orecchio esterno del cane, o padiglione auricolare, cattura le onde sonore e le convoglia attraverso il condotto uditivo fino al timpano. Quando l’orecchio si drizza al fa-
miliare rumore del sacchetto delle crocchette, è il padiglione auricolare ad essere coinvolto.
Un orecchio sano riconoscerà facilmente i suoni nel suo ambiente, compresi i segnali verbali dei proprietari e degli altri cani. Questo può aiutarlo a rispondere in modo appropriato all’ambiente circostante con abbai o linguaggio del corpo e persino a evitare i pericoli. Senza un’adeguata protezione dal rumore, il danno all’udito del cane può verificarsi nel tempo, portando a una perdita dell’udito a breve termine o persino a danni duraturi.
EQUILIBRIO E DEAMBULAZIONE
L’orecchio interno comprende la coclea e il sistema vestibolare, che controlla l’equilibrio e mantiene il cane in posizione eretta. L’equilibrio aiuta anche a cambiare velocità e direzione, quindi è particolarmente importante durante il gioco e l’esercizio regolare.
Inoltre, l’equilibrio svolge un ruolo importante nella sicurezza generale
quando è stata impiegata la routine di preferenza del partner. Un risultato sorprendente dello studio è stata la necessità che la routine di preferenza del partner fosse impiegata per osservare la divergenza delle popolazioni canine in base ai valori di tolleranza umana. Nessuna simulazione eseguita senza la routine di preferenza del partner ha portato a divergenze entro una finestra di 15.000 anni. Se questa preferenza sessuale esisteva tra l’antica popolazione di lupi, ciò implica che
la tolleranza umana potrebbe essere un “tratto magico” in quanto ha contribuito sia alla selezione ecologica che all’accoppiamento non casuale.
In particolare, l’analisi dei ricercatori suggerisce che il volume del cibo umano disponibile, unita alla preferenza del compagno, abbia portato alla speciazione. Una proto-domesticazione a tutti gli effetti avvenuta in un tempo definito breve, di 15.000 anni.
A cura di Renata Fossati

e nella protezione dagli infortuni, impedendo al cane di cadere frequentemente.
ESPRESSIONE EMOTIVA
Un cane potrebbe abbaiare molto per attirare l’attenzione, ma il suo sistema principale di comunicazione è attraverso il linguaggio del corpo e la postura, comprese le orecchie.
Fungono da traduttori per i loro stati emotivi e le loro intenzioni. Per esempio, se le orecchie sono dritte, potrebbe sentirsi impaziente, attento e pronto a giocare. D’altra parte, le orecchie rivolte verso il basso o retratte all’indietro possono indicare cautela o paura.
TRACCIAMENTO
DEGLI ODORI
Alcune razze, come i Basset Hound, usano le loro orecchie pendule per captare particelle di odore dall’ambiente circostante, sollevandole con le orecchie e portandole verso il naso.

Per queste razze, il naso funge anche da secondo orecchio. Questo perché le orecchie più lunghe possono attutire il rumore, quindi questi cani potrebbero non cogliere i suoni lontani con la stessa rapidità di altre razze dalle orecchie erette. Pertanto, si affidano al loro senso dell’olfatto per familiarizzare con l’ambiente circostante.
PROTEZIONE E CURA
I problemi alle orecchie nei cani sono comuni e diversi fattori possono influenzarne lo stato di salute, come la lunghezza e la stagionalità. Infatti, gli studi dimostrano che il
20% dei cani è affetto da malattie alle orecchie, con un picco del 1015% di infezioni alle orecchie durante i mesi caldi, così come i cani con orecchie pendule hanno maggiori probabilità di sviluppare infezioni e altri problemi alle orecchie a causa di umidità o piccoli detriti intrappolati. Il consiglio principale è quello di tenerle controllate e pulite con prodotti appositi una volta a settimana e di contattare un medico veterinario al primo insorgere di segnali come il continuo scuotimento della testa o un odore maleodorante, segnale di un’infezione in corso.
Ermelinda Pozzi

LA SELEZIONE TRA BELLEZZA E LAVORO
Il trottatore italiano

RICERCA
GESTIONE GENETICA DEL BRACCO ITALIANO
Università di Pisa e Camerino (Francesca Cecchi - Roberta Ciampolini – Silvano Presciuttini)
La gestione della “Variabilità Genetica del Bracco Italiano “è una sfida prioritaria che la SABI ha accolto con coraggio e determinazione. La Variabilità Genetica presente oggi all’interno della razza, costituisce un patrimonio originale ed al contempo prezioso, da conoscere a fondo per essere gestito, ed assolutamente da difendere, da preservare e da far evolvere per gli anni a venire. L’evoluzione della Variabilità Genetica all’interno della razza, l’andamento del livello medio della Consanguineità nelle ultime generazioni ed il monitoraggio di questo stesso per il futuro così come l’incidenza di alcune patologie a base genetica, sono aspetti fondamentali per una corretta gestione della razza. Tali obiettivi di studio riguardano sia le popolazioni a ridotto effettivo numerico che quelle aventi consistenze più importanti ma che possono ugualmente utilizzare in maniera intensiva un numero ristretto di stalloni. Lo studio della Variabilità Genetica intra-popolazione e tra popolazioni, permette di valutare sia l’originalità genetica di una razza che i legami genetici che possono intercorrere tra razze diverse ed appartenenti alla stessa specie Canis Familiaris
VARIABILITÀ GENETICA
La caratterizzazione e la valutazione della variabilità genetica possono fornire un utile strumento di indagine per l’individuazione di adeguate strategie nella corretta gestione del patrimonio genetico di popolazioni canine caratterizzate da un ridotto effettivo numerico, quali il Bracco Italiano. In tal senso, gli strumenti forniti dalla biologia molecolare consentono di approfondire le conoscenze relative al livello di variabilità ed alla stratificazione genetica della popolazione allo studio.
VARIABILITÀ FENOTIPICA
L’elaborazione delle misurazioni analitiche ha messo in evidenza che l’età del soggetto non è risultata mai significativa (i pochi soggetti con età inferiore all’anno non hanno mostrato differenze con gli animali adulti) mentre l’operatore è risultato significativo per alcune misurazioni, e questo è dovuto essenzialmente al fatto che alcuni operatori hanno misurato un diverso numero di maschi o femmine… Le differenze tra i sessi, differenze altamente significative si rilevano per l’altezza al garrese (circa 3-4 cm di differenza tra i due sessi).
Molte sono risultate le correlazioni fenotipiche significative tra i vari caratteri misurati. In particolare osserviamo che l’altezza al garrese risulta correlata positivamente ed in maniera altamente significativa con la Circonferenza al Torace, la Circonferenza allo stinco e al metacarpo ed in maniera minore con la larghezza della groppa rilevata agli ilei e la sua lunghezza. Questo significa che con l’aumentare dell’Altezza al garrese, si osserva un aumento di tutti gli altri parametri. La correlazione genetica tra l’altezza al garrese e la lunghezza della groppa è risultata pari a 0,302.
Questa particolare ricerca svoltasi alcuni anni fa, ha fornito importanti parametri per la selezione. Infatti, dalle conclusioni emerge che nonostante la consanguineità (non elevata e inevitabile specialmente dopo gli eventi bellici degli anni ‘40) la razza è vitale e non mai stata a rischio estinzione. Ci sono stati 3 grandi maschi riproduttori che tornano spesso nei pedigree di una razza che comunque è stata riselezionata dopo la Seconda guerra mondiale con i pochi soggetti sopravvissuti.
Questo studio ha dato la spinta ad una maggiore consapevolezza e ricerca da parte degli allevatori nell’utilizzo dei loro soggetti con il determinante contributo degli esami sul DNA e in pieno sostegno dei provvedimenti adottati da ENCI in merito. I risultati saranno da valutare nell’ immediato futuro, dato che la selezione rimanda sempre ai principi di: conservare, migliorare e proteggere.
Resta determinante l’impegno della SABI di tutelare al meglio una delle razze italiane più antiche e conosciute che ha conservato un forte istinto venatorio e un carattere stabile, affettuoso e collaborativo.
Giulia Del Buono
Il Bracco Italiano è uno dei cani da caccia più antichi di sempre, nonché capostipite delle razze da ferma che insieme a lui compongono il gruppo 7 della classificazione FCI.
In qualità di prodotto made in Italy ante litteram, la sua origine e la sua evoluzione sono indissolubilmente legate a quelle del nostro Paese, col quale ha condiviso epoche di grande splendore ma anche di profonda decadenza.
La presenza di un cane braccoide con la tendenza alla ferma infatti, si attesta già dal Medioevo.
La sua origine è da ricercarsi tra i cani da rete (couchants) – che indi-
viduata la selvaggina si arrestavano per farsi coprire insieme ad essa da una rete – ed i cani da falco (d’oysel), adibiti invece a scovare la selvaggina per farla involare così che il falco potesse completare l’opera.
Il Bracco Italiano di oggi rispecchia senza dubbio l’avvincente storia che lo ha forgiato nell’aspetto, nel carattere e nell’indole, rendendolo un ausiliare rustico, versatile ed efficace ma anche un compagno di vita docile, riflessivo, dall’occhio seren e lo sprone ai piedi
Perché il Bracco Italiano è anche un po’ quello delle eccezioni, veda-
L’ASSOCIAZIONE SPECIALIZZATA
La SABI è l’associazione specializzata riconosciuta dall’ENCI per la tutela e la valorizzazione del Bracco Italiano. Dal 1949, persegue le finalità statuarie svolgendo un’azione di indirizzo della selezione nell’allevamento della razza, volta al miglioramento genetico della popolazione. https://ilbraccoitaliano.org
Nel 2023 è stata rifondata la SABI International con lo scopo di intensificare i rapporti tra l’Italia e il resto del mondo per mantenere ottimale lo stato di salute della razza e sotto controllo l’aderenza agli Standard attuali di bellezza e lavoro, per preservare e uniformare la razza in tutto il mondo.

si lo sperone ovvero il quinto dito vestigiale degli arti posteriori che comunemente viene asportato, mentre nel suo caso rappresenta(va) caratteristica di razza – dato che un tempo si riteneva fosse l’unico dettaglio a fare la differenza tra i soggetti puri e gli incroci con il Pointer. Si tratta di un cane di taglia medio-grande, di costruzione forte e armonica con aspetto vigoroso. Preferiti i soggetti ben proporzionati e di media taglia con arti asciutti, muscoli salienti, linee ben definite nonché testa scolpita con evidente cesello sub-orbitale, elementi questi che conferiscono distinzione alla razza.
L’altezza al garrese va dai 55 ed i 67 cm preferibilmente, l’altezza dei maschi va dai 58 ai 67 e quella delle femmine dai 55 ai 62, con un peso che oscilla fra i 25 e 40 kg, in proporzione all’altezza.
CACCIATORE AVIDO
La sua mole non deve trarre in inganno.
La sua struttura oltre a definirne in gran parte il tipo, non è sinonimo di pigrizia e pesantezza, al contrario esprime grande forza, energia, potenza ma anche solidità, classe ed eleganza.
Il Bracco Italiano è infatti un cacciatore avido ed un atleta di fondo, la cui costruzione, nel confronto con le razze omologhe, lo predispone ad
una maggiore robustezza che lo avvantaggia in territori più duri, così come l’andatura al trotto gli garantisce una migliore sostenibilità, sia in termini di risparmio energetico che di resistenza sotto sforzo. Per quanto amante delle comodità e della vita domestica, è proprio sul terreno di caccia che il Bracco Italiano esprime la sua essenza ed è un privilegio ammirarlo al lavoro, specialmente quando impegnato in una singolar tenzone con la selvaggina. È impossibile non emozionarsi vedendolo allungare il collo per agganciare l’emanazione, socchiudere gli occhi per assaporarla, continuare l’azione a testa alta per poi scalare le marce e ritrovarsi in una filata lenta ma implacabile sulla scia del selvatico, fino ad arrestare tutto il corpo in una ferma sicura e alta sulle zampe in vigile attesa che il cacciatore lo raggiunga per servirlo. È in questi momenti che il Bracco Italiano ha occasione di sfoggiare l’andatura che lo contraddistingue: il magnifico movimento al trotto, potente ed innato così come lo sono la cerca meticolosa, la ferma espressiva, il riporto ma soprattutto, il collegamento con il proprietario/conduttore: il suo centro di gravità permanente sul campo come nella vita. Con lui il Bracco Italiano tende a sviluppare un legame al limite della simbiosi, diventando la sua ombra in tutte le attività in cui desideri coinvolgerlo, con
la certezza di poter contare sull’energia inesauribile e la predisposizione all’apprendimento di un cane da lavoro, ma anche sull’adattabilità e l’intelligenza di quello che è a tutti gli effetti un “italiano” che scodinzola, abile nel destreggiarsi in ogni situazione con la veracità e la classe di casa nostra.
FEDELE COMPAGNO
Proprio queste doti, unite ad un’estetica d’altri tempi, all’espressività e al carattere mite, hanno consentito alla razza, in tempi relativamente recenti, di guardare ben al di là del semplice impiego venatorio, diffondendosi sempre più anche al fianco di chiunque desideri un compagno a quattro zampe che lo accompagni nello sport e nel tempo libero, ma soprattutto un amico affidabile, affettuoso ed equilibrato da accogliere nella propria vita come insostituibile membro della famiglia.
Peculiare è il suo bisogno di incontrare il nostro sguardo, cercando i nostri occhi come se volesse leggerci il pensiero. Nella sua espressione distintiva, che trasuda una bontà vivace, spiccata intelligenza e profonda devozione che risiede l’essenza di questa razza antichissima, capace di attraversare i secoli reinventandosi per rimanere sempre fedele a sé stessa.
Giulia Del Buono www.ilbraccoitaliano.org
AVVISO
Si avvisa che, essendo la raccomandata a.r. ritornata con motivazione “compiuta giacenza”, in applicazione dell’art. 39.3 del Regolamento di attuazione dello Statuto Sociale ENCI presso la Segreteria della Commissione di Disciplina di 1a istanza è stata depositata lettera di contestazione relativa al procedimento disciplinare n. 193/24 nei confronti di LAGANA’GIUSEPPE
Il Segretario Istruttore
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Si avvisa che, essendo la raccomandata a.r. ritornata con motivazione “al mittente per compiuta giacenza”, in applicazione dell’art. 39.3 del Regolamento di attuazione dello Statuto Sociale ENCI presso la Segreteria della Commissione di Disciplina di 1a istanza è stata depositata lettera di chiusura istruttoria e deposito atti relativa al procedimento disciplinare n. 71/24 nei confronti di MAURICHI MARIA TERESA Il Segretario Istruttore
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Si avvisa che, essendo la raccomandata a.r. ritornata con motivazione “al mittente per compiuta giacenza”, in applicazione dell’art. 39.3 del Regolamento di attuazione dello Statuto Sociale ENCI presso la Segreteria della Commissione di Disciplina di 1a istanza è stata depositata lettera di contestazione relativa al procedimento disciplinare n. 179/24 nei confronti di BUZZI FABIO ERCOLINO e BADALATI SALVATORE Il Segretario Istruttore
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DINAMICO E IN SALUTE
La riselezione della razza operata negli ultimi 50 anni, mantenendo al centro lo scopo venatorio, ha permesso al Bracco Italiano di migliorarsi anche sotto il profilo sanitario, liberandolo dall’antica pesantezza e da quel linfatismo quasi invalidante che oltre a renderli inefficaci sul terreno da caccia, predisponeva molti soggetti a patologie importanti come dermatiti e piodermiti, la cui casistica oggi è drasticamente ridotta.
Un’alimentazione equilibrata e uno stile di vita dinamico, che ben si adattino alle esigenze psico-fisiche di un cane da lavoro, restano comunque imprescindibili per il benessere del Bracco Italiano che oggi si può considerare una razza in salute.

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Il Segretario Istruttore
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