La Società Cooperativa 1/2003

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Forlì-Cesena

Mensile di Edit Sapim srl - Anno VII - N. 1- Gennaio 2003 - Aut. Trib. di Forlì del 20/10/97 - Reg. Stampa n. 28/97- Sped. abb. Post. art. 2 Comma 20/b, Legge 662/96 - Dir. P.T. Forlì - Tassa pagata - Pubbl. inf. 45%. La presente pubblicazione viene distribuita esclusivamente in abbonamento postale e i dati relativi a nominativi e indirizzi dei lettori sono stati inseriti nelle nostre liste di spedizione. Ciascun lettore, a norma dell’art.13 L.675/96, potrà avere accesso ai propri dati in ogni momento, chiedendone la rettifica o la cancellazione oppure opporsi gratuitamente al loro utilizzo scrivendo a: Edit Sapim, via Hercolani 2, 47100 Forlì.

Le ragioni che ci orientano a credere che il 2003 sarà un anno difficile sono diverse. C’è un assordante rullare di tamburi di guerra che sovrasta e nasconde una crisi economica Statunitense, che esplode con l’attentato dell’11 settembre, ma che affonda le sue radici in una marcescenza industriale mascherata dolosamente con artifici di bilancio. C’è un’Europa politica che non riesce a sottrarsi da una visione etica e tecnocratica dell’unificazione che costringe i singoli stati membri in una camicia di forza fatta di parametri teorici che, posti strumentalmente per avviare il processo di unificazione, se non rivisti con equilibrio, provocheranno disaffezione, insofferenza e tensioni. I benefici dell’unificazione saranno pregiudicati se le nazioni non saranno messe nelle condizioni di salvaguardare lo stato sociale che ha caratterizzato la civiltà politica dell’Europa intera. C’è un’Italia incompiuta. Deve ancora essere riformato e modernizzata la macchina burocratica nel suo complesso. Devono essere approvate riforme strutturali che coinvolgeranno il sistema sociale, il sistema elettorale, l’organizzazione e l’assetto statuale, il sistema giudiziario. Ma a fronte di tanto lavoro, da troppo tempo siamo spettatori di una politica a volte furiosa, attratta più dagli estremismi, che dalla ricerca di quelle mediazioni indispensabili per raggiungere soluzioni condivise. Ci sono dei temi, in particolare quelli di valenza costituzionale, che non possono essere risolti per via di maggioranza, altrimenti non sarebbero mai definiti. In un sistema maggioritario, una diversa maggioranza li ridiscuterebbe a sua volta e il Paese si dibatterebbe all’infinito in un pericolosissimo stato di precarietà. La stabilità di un Governo non sarà mai garantita da una maggioranza se essa prescindesse dalla stabilità statuale, che è possibile solo se il suo assetto è condiviso politicamente e culturalmente. In questo cielo nuvoloso la nostra economia arranca sempre di più. Le crisi industriali, la caudata della spesa pubblica, l’impoverimento delle famiglie e l’affievolirsi delle garanzie sociali, (purtroppo minate anche da un improvvido referendum per estendere alle piccole imprese gli effetti dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori), sono la conseguenza del declino e la causa della sua accelerazione. Il nostro sistema d’imprese se ne sta già rendendo conto. La caduta della spesa pubblica e una cattiva programmazione della stessa ha già provocato la caduta dei bandi di gara che siano per opere o per servizi e sta provocando il riaccendersi di una competizione non qualitativa ma quantitativa. Si sono riaffacciati sul mercato massimi ribassi irresponsabilmente alti e le scorrerie di imprese “fuori zona”, anche per appalti di modeste dimensioni, sono sempre più frequenti e incontrollabili. Tutto ciò ci costringerà ancora a misurarci, sacrificando la qualità delle opere e dei servizi e ci obbligherà a rivedere le organizzazioni aziendali. Purtroppo l’impressione che ritorneranno a perseguitarci le preoccupazioni di qualche anno fa è veramente forte.

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La Finanziaria svuota di autonomia le politiche economiche locali

La forte riduzione della spesa produrrà conseguenze gravi l Governo, dopo il sostanziale fallimento della propria politica economica in questo anno e mezzo, dopo un indecoroso e irresponsabile balletto delle cifre, ha licenziato una Finanziaria che farà molto male al Paese. Una manovra di pessima qualità che,nella più totale assenza di un qualche

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respiro strategico e di struttura,tra condoni ed una tantum,pesanti tagli alla finanza regionale e locale,drastiche riduzioni alle spese per l’occupazione e gli investimenti,creerà danni alla coesione sociale e allo sviluppo del sistema imprenditoriale e del Mezzogiorno. Soprattutto per il sistema degli Enti locali la forte riduzione della spesa (sanità, scuola, P.A.) insieme al congelamento delle entrate produrrà conseguenze gravi per i servizi erogati e per la qualità del vivere. In sostanza siamo in presenza di una manovra che intende svuotare di autonomia le politiche economiche e di Welfare degli Enti localiscaricando su di essi e di conseguenza sui cittadini il costo di scelte sbagliate. Dunque apprezziamo molto le scelte che le P.A. locali, hanno inteso e intendono operare per contrastare i danni della Finanziaria.Sviluppo del territorio e difesa della rete dei servizi sono i due obiettivi su cui le Amministrazioni dichiarano di

spendersi concretamente nei prossimi mesi,obiettivi che noi condividiamo e a cui continueremo a dare il no-

stro contributo di idee e di proposte. Ma ci permettiamo di aggiungere una ulteriore considerazione. Non basta prendersela solo con i tagli. Il ritorno, nei fatti e in molti casi,alla sciagurata prassi del massimo ribasso nelle gare di appalto,lo scarso controllo e verifica della affidabilità e qualità dei soggetti imprenditoriali coinvolti,una concertazione più annunciata che strutturata come sistema di “governance”, la crescita di una domanda diffusa di servizi a cui si stenta a dare risposta, sono questioni che chiamano in causa alcune concrete scelte di governo locale, e che ci preoccupano non poco. In buona sostanza,pro-

prio perché il Governo mette pesantemente in discussione il “sistema delle garanzie”per i cittadini,noi crediamo che oggi tutto ciò che fa capo alle autonome responsabilità degli Enti locali e dei propri amministratori deve essere presidiato con più efficacia e coerenza.

Il 2003 sarà un anno im portante per il movimento cooperativo. E anche per il giornale che lo rappre senta.

Una nuova rubrica per spiegare la riforma Vietti affidata agli esperti fisca li di Legacoop Forlì-Ce sena.


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