Cooperatrice dell'anno - La Romagna Cooperativa 6/2021

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DALLA PARTE DELLE COOPERATIVE

Direttore Responsabile: Emilio Gelosi • Editore: Cooperdiem soc.coop. • Stampa: Tipografico soc.coop. Santa Sofia (FC) • iscr. ROC 4503 • Aut.Trib. di Forlì del 20/10/97 • Anno 8 (XXV) n. 6/2021 - Reg. Stampa n.28/97 • Poste Italiane spa spedizione in a.p. D.L.353/03 (Conv. L.46/04) art.1 comma 1, DCB Forlì - Tassa pagata • Questa pubblicazione viene distribuita esclusivamente in abbonamento postale e i dati relativi a nominativi e indirizzi dei lettori sono stati inseriti nelle nostre liste di spedizione. Tutti i dati vengono trattati e tutelati nel rispetto della normativa vigente in materia di protezione dei dati (D.lgs. 30 giugno 2003, n. 196, come modificato dal D. Lgs. 10 agosto 2018, n. 101, per l’adeguamento alle disposizioni del Reg. UE) 2016/679). Ciascun lettore, a norma dell’art. 15, Regolamento (UE) 2016/679 (GDPR), potrà avere accesso ai propri dati in qualunque momento o procedere alla relativa rettifica (art. 16) o cancellazione (art. 17), senza costi a carico, scrivendo a Cooperdiem soc.coop., via Monteverdi 6/b, 47122 Forlì. • codice ISSN 1971-6842 • Numero chiuso in redazione il 6 luglio 2021

Alfiero Turci

È la dottoressa Raffaella Angelini — Direttrice della Sanità Pubblica dell’Ausl Romagna, da oltre un anno in prima linea nella battaglia contro la pandemia — la protagonista dell’anno 2021 per Legacoop e Federcoop Romagna.

«VI RACCONTO I MIEI 30 ANNI DA PRESIDENTE DI PUBBLIFEST» a pag. 11

All’Interno Fondi Europei, come prepararsi a pag. 4

La Cooperatrice

Coop Alleanza 3.0 vede buoni risultati a pag. 12

DELL’ANNO

Culturmedia verso la ripartenza a pag. 6

Deco Industrie parla Cucciniello a pag. 14

Liquidazioni ok ai soci di Apofruit a pag. 15

Fruttagel investe in tecnologia a pag. 15

Promosagri conferma i vertici

(a pagina 5)

I nostri 25 anni

IL GIORNALISMO COOPERATIVO TRA PASSATO E FUTURO

a pag. 15

Dettaglio

COVID-19 Le testimonianze delle cooperative che hanno aderito

CIA-CONAD IN DIECI ANNI HA RADDOPPIATO LE VENDITE

a pag. 7

a pag. 13

VAccini AZienDAli, CamPaGna riuSCita

a pag. 3

reciprocasms.it

dal 1994, un’idea buona...

PER UNA COOPERATIVA I CONTRIBUTI DI ASSISTENZA SANITARIA HANNO DIVERSI VANTAGGI:

I SERVIZI PER LE COOPERATIVE

sono deducibili dal reddito imponibile — TUIR DPR 917/87 — art. 51, sia dal datore di lavoro che dal lavoratore, ad enti e casse corrispondono a un contributo di solidarietà del 10% all’INPS o alla cassa previdenza non rientrano nella retribuzione pensionabile non sono inseriti nel calcolo della retribuzione

Abbiamo da sempre un occhio di riguardo per la salute dei lavoratori. Sono varie le realtà aziendali che negli anni si sono affidate a noi per tutelare la salute dei propri dipendenti. Coperture e massimali li decidiamo insieme, partendo dalle esigenze delle cooperative e dei suoi lavoratori.

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LA CAMPAGNA Il progetto di vaccinazioni per le imprese ha incontrato il favore di lavoratori e cooperative

VACCINI AZIENDALI, SODDISFAZIONE TOTALE L’opportunità di avere ridotto l’attesa per tante persone è stata apprezzata da tutte le categorie

«Adesione significativa soprattutto tra i giovani» Tra le altre, hanno aderito le cooperative associate a Legacoop: CAC, Cab Campiano, Apros, CIA-Conad, gruppo Terre Cevico, Cocif, Mediterranea, Coopo-

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lis, Elettronsea, Federcoop, Conscoop, Parfinco, Federimmobiliare, Formula Servizi, Icel, Librazione e Raviplast.

Qui Legacoop Romagna «La campagna di vaccinazione pubblica sta procedendo a forte ritmo e con grande efficienza, affiancata dal progetto sulle vaccinazioni nel turismo, a cui abbiamo aderito. La campagna vaccinale aziendale è un contributo ulteriore per tornare il prima possibile alla strada della normalità», dice il presidente di Legacoop Romagna, Mario Mazzotti.

«Voglio ringraziare in particolar modo i gestori dei 3 hub: il Ravenna Medical Center a Ravenna, Ausilio e Corofar a Forlì e Nuova Ricerca a Rimini — dice la responsabile della campagna per Legacoop Romagna, Elena Zannoni —.

Abbiamo lavorato con persone straordinarie, che si sono spese senza sosta per garantire un servizio impeccabile ai lavoratori e alle imprese. Nonostante i tempi rapidissimi e le tante difficoltà, credo che tutti coloro che si sono recati nei nostri hub abbiano sempre trovato accoglienza e professionalità. Ringrazio anche l’Ausl che ci ha accompagnato nel progetto e ovviamente la Regione che ci ha dato questa possibilità. E infine le nostre associate, che hanno voluto dare l’opportunità ai propri soci e dipendenti di uscire prima e insieme da questa fase terribile di pandemia».

Le reazioni cooperative «Avevamo fin da subito annunciato la nostra partecipazione al piano vaccinale aziendale in tutti i territori in cui siamo presenti. In Romagna abbiamo registrato

Archivio Formula Servizi

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i è rivelato un successo il progetto di vaccinazioni aziendali, aperto lo scorso 9 giugno in Romagna. Gli hub di Ravenna e Forlì hanno terminato il primo ciclo venerdì 18 giugno, mentre Rimini è andata avanti ancora per una settimana. La finestra per la seconda dose di vaccino Pfizer si è riaperta a luglio per gli oltre 5mila lavoratori che sono stati coinvolti. Per la maggior parte si tratta di persone dai 20 ai 40 anni di età. Fin da marzo, quando l’idea di aprire alle aziende la possibilità di far vaccinare i propri dipendenti è stata lanciata da esponenti del Governo e dal Commissario straordinario, Legacoop Romagna si era attivata per raccogliere l’interesse delle proprie associate verso la possibilità di effettuare vaccinazioni aziendali e interaziendali, ricevendo da subito un consistente ritorno di adesioni e un grande interesse al tema. A maggio, quando la Regione ha emesso le Linee Guida per l’apertura di grandi Hub Vaccinali, gli sforzi si sono concentrati su un progetto unitario con Confcooperative e Confindustria per attivare 3 hub, uno per ogni provincia.

una buona adesione dei soci Conad e dei collaboratori della rete dei punti vendita, un dato tanto più positivo dopo un piano vaccinale ben riuscito e rapido come quello realizzato in regione. L’organizzazione e il coordinamento messo in campo da Legacoop Romagna si sono rivelati molto efficaci», commenta l’amministratore delegato di CIA-Conad, Luca Panzavolta.

«Abbia mo ader ito con g r a nde ent u sia smo a l la campagna vaccinale aziendale — dichiara il presidente di Terre Cevico, Marco Nannetti — non solo a garanzia della buona funzionalità dell’azienda, ma per fornire un contributo sostanziale all’uscita dalla pandemia. Abbiamo avuto un’adesione significativa, specialmente nelle fasce più giovani, sintomo di un senso di responsabilità diffuso.

Attività come queste hanno fatto emergere, inevitabilmente, alcune posizioni di forte dubbio: servono strumenti normativi affinché le imprese possano gestire con serenità anche queste situazioni». «È andata benissimo da tutti i punti di vista, le persone hanno partecipato con una percentuale importante alla campagna di vaccinazione aziendale. Noi come azienda abbiamo un’età media bassa, per cui avremmo impegnato più tempo per rientrare nei calendari delle prenotazioni e quindi abbiamo sfruttato al me-

glio le tempistiche di questa opportunità. Anche dal punto di vista organizzativo è stata un’esperienza eccellente», dice il presidente di Elettronsea, Marcello Molinari.

«La campagna vaccinale organizzata da Legacoop Romagna ha permesso a coop come la nostra di essere vicini ai propri lavoratori e di offrire un servizio importante, per loro stessi e per l’intera comunità. Nella zona di Cesena non è stato possibile organizzare un hub e quindi i colleghi sono stati indirizzati nelle altre località. Sottolineo che per la privacy ai datori di lavoro non è dato sapere se un lavoratore si vaccina, nonostante la responsabilità sia in capo a loro e nonostante i green pass per viaggiare», dichiara Michela Castellucci, coordinatrice della campagna per Cooperativa Agricola Cesenate.

«La campagna vaccinale aziendale è stata molto apprezzata dalla nostra cooperativa. C’è stato un grande impegno da parte di Legacoop, ringraziamo tutti coloro che hanno lavorato per la buona riuscita», dice Luca Benedettini, presidente di COCIF. Vaccino in dolce attesa «Formula Servizi — spiega la presidente Antonella Conti — ha assicurato durante tutta questa pandemia prestazioni indispensabili in tutti i luoghi della sanità e delle strutture socio

sanitarie ma anche in ogni ambito lavorativo della filiera dei servizi essenziali che non hanno mai avuto interruzione. Proprio questa esposizione dei nostri lavoratori nella primissima linea dei servizi da garantire, ha determinato l’accesso alla vaccinazione fin dalle fasi iniziali in cui è stato disponibile il vaccino, il 25% della forza lavoro. Tutti gli altri hanno seguito il ritmo della campagna vaccinale pubblica che ha giustamente dato priorità ai soggetti vulnerabili per poi procedere secondo fasce di età.

Il coinvolgimento delle aziende nell’obiettivo di raggiungere nel più breve tempo possibile la percentuale di protezione immunologica di comunità, è stato accolto dalla nostra cooperativa con grande entusiasmo. Agli organizzatori, per noi Legacoop Romagna, va tutto il nostro ringraziamento per avere reso operativo in tempo utile questa complessa macchina che si è innestata nella straordinaria campagna di vaccinazione nazionale.

«Il “grazie” speciale di una donna in attesa» L’offerta per i lavoratori era gratuita e l’adesione volontaria tanto quanto è avvenuto per la proposta del sistema pubblico. I costi dell’organizzazione e della prestazione offerta è a carico della cooperativa. Da alcune considerazioni che i colleghi hanno voluto condividere, l’organizzazione è stata considerata efficiente ed impeccabile, dalle fasi di prenotazione, alla professionalità del personale fino al confort dei luoghi individuati quali Hub per la vaccinazione in ciascuna provincia (ForlìCesena, Ravenna e Rimini).

Credo che abbiamo dato un contributo fattivo per recuperare tempo, per escludere conseguenze gravi alla popolazione e per restituire un po’ di serenità alle persone. I lavoratori ci hanno ringraziato per l’opportunità di avere anticipato una attesa. Tra questi, mamma Rita e la sua secondogenita che a brevissimo nascerà».

Emilio Gelosi

Romagna Mia

La Scuola Dopo il Covid Inutile nasconderlo, la sfida sociale da settembre, oltre la conferma della ripresa economica che si intravede in questo inizio estate, sarà la scuola in presenza, dopo due anni scolastici deturpati dall’emergenza Covid-19.

In Emilia-Romagna le lezioni riprenderanno lunedì 13 settembre e la chiusura è fissata per sabato 4 giugno 2022. Con una decisione della giunta regionale che ha così accolto l’invito del ministero dell’Istruzione ad anticipare la partenza di Manuel Poletti e niente più didattica a distanza (Dad) per gli alunni vaccinati. L’annuncio è stato dato dall’assessore regionale alla Salute, Raffaele Donini. «Per ciò che riguarda la popolazione in età scolastica dai 12 ai 19 anni che si è prenotata nei mesi di luglio possiamo già affermare che ci sono le condizioni per la loro vaccinazione in modo da consentire il richiamo prima dell’inizio della scuola. Sarebbe infatti un risultato importante, dopo che si è già raggiunto oltre l’81% di immunizzazione del personale scolastico, docente e non docente, vaccinare anche la popolazione in età scolastica. Solo così la scuola potrà affrontare la ripartenza senza più ricorrere alla didattica a distanza, perché credo sia giusto, per la popolazione vaccinata, che possa sottrarsi a qualunque provvedimento di quarantena e di didattica a distanza, qualsiasi scenario epidemiologico dovessimo avere in autunno».

Ci sono già polemiche di alcune associazioni di genitori in difesa dei bambini non vaccinati e, a detta loro, discriminati. Ma sappiamo bene tutti che l’unica strada per combattere e sconfiggere il Covid-19 e le sue Varianti (la Delta, ultima arrivata, rischia di essere davvero pericolosa), è quella di vaccinarsi. Così andrà monitorato attentamente l’afflusso degli studenti agli Hub vaccinali, perché se nei primi giorni dell’apertura delle agende la situazione era positiva, con file promettenti, andando poi a vedere le percentuali dopo alcune settimane si è scoperto che la statistica complessiva superava di poco il 50% degli «aventi diritto/dovere».

Luglio e agosto saranno decisivi anche in Romagna su questo fronte, per portare il maggior numero di studenti alla doppia dose, insieme al personale scolastico, che aveva già avuto un percorso “veloce” ad inizio della campagna, e permettere così anche in questo caso un ritorno alla normalità per moltissime famiglie.

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SPORTELLO EUROPA Una impresa su tre ha intenzione di utilizzare i fondi comunitari, ma necessita di assistenza

in RitaRdo SUL CODICE dElla cRiSi Quasi una PMI romagnola su tre non è pronta per affrontare la nuova disciplina del codice della crisi di impresa e insolvenza che entrerà in vigore a settembre. A preoccupare sono soprattutto gli indicatori di natura finanziaria. È quanto emerge dall’indagine che è stata presentata giovedì 1 luglio da Phirho Consulting e Federcoop Romagna, la società di consulenza e servizi di Legacoop Romagna, nel corso di un webinar gratuito rivolto a tutte le imprese e i professionisti del territorio. L’obiettivo era di comprendere e affrontare al meglio i cambiamenti che la nuova disciplina impone, attraverso casi aziendali concreti e dati specifici. A partire dal primo settembre, infatti, ogni impresa dovrà soddisfare un set di indicatori che servono per cogliere e prevenire le situazioni di potenziale crisi.

Di fronte a valori sballati scatteranno segnalazioni obbligatorie degli organismi di controllo e provvedimenti.

Nella pratica ogni azienda dovrà dotarsi di strumenti di gestione aziendale ad hoc per monitorare il patrimonio netto e valutare la rimborsabilità dei debiti aziendali prima che sia troppo tardi.

«I rischi maggiori sembrano esserci per le società di dimensioni più piccole — dice il presidente di Legacoop e Federcoop Romagna, Mario Mazzotti — ma la nuova disciplina riguarda tutti: per questo motivo Legacoop Romagna ha avviato subito, insieme alle strutture di riferimento del movimento cooperativo un progetto di monitoraggio che si concretizza in appuntamenti formativi e strumenti a supporto delle aziende».

«Ad esempio — spiega l’AD di Federcoop Romagna, Paolo Lucchi — la recente immissione di liquidità garantita dallo Stato e la sospensione dei piani di rimborso dei debiti pregressi rende ormai necessaria l’elaborazione e l’aggiornamento di piani finanziari mensilizzati. Da qui l’importanza - anche extra Codice della crisi e dell’insolvenza - della pianificazione dei flussi di cassa, ancora più evidente in periodi di forte instabilità come quello attuale».

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È

uno dei nuovi servizi chiave lanciati in vista dell’assemblea di bilancio di Federcoop Romagna: il nuovo sportello Europa di Federcoop sta lavorando per accompagnare ad assistere al meglio le cooperative di fronte a una programmazione europea che sta prendendo concretamente forma da qui al 2027. Programmi come “Erasmus+”, “Cittadini, uguaglianza, diritti e valori”, “Life” e “Horizon Europe” sono destinati a diventare sempre più famigliari alle imprese romagnole.

Una su tre ha intenzione di utilizzare i fondi comunitari ma, per avvalersi di tali risorse, necessita di assistenza tecnica. La progettazione europea è un mestiere altamente complesso che richiede approfondite competenze e non può abbracciare indiscriminatamente tutti i temi e linee di finanziamento. «La formula che stiamo sviluppando — spiega la responsabile del servizio, Elisa Terrasi — si riassume così: competenze, formazione e informazione. La prima cosa che ci preme è strutturarci internamente per avere le migliori competenze a disposizione. Per questo, ad inizio anno abbiamo avviato un’attenta analisi delle società e dei liberi professionisti che off rono consulenza ed esperti in euro-progettazione, guardando in primis a quelli operanti in EmiliaRomagna. Abbiamo iniziato ad incontrarli e con alcuni di loro stiamo stipulando precisi accordi di collaborazione».

Le società e gli esperti tendono a specializzarsi su aree specifiche. «Nella mappatura che abbiamo svolto — aggiunge Terrasi — ci siamo assicurati di rintracciare le competenze che possono permetterci di accompagnare le nostre cooperative sulla presentazione e gestione

L’approvazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dell’Italia ha fatto partire il conto alla rovescia per accedere ai finanziamenti di Bruxelles. Legacoop e Federcoop Romagna sono già pronte per assistere le imprese ad accedere alla programmazione europea di progetti all’interno delle principali linee di fi nanziamento e programmi d’interesse per le imprese. Queste si sommano alle competenze già offerte all’interno del movimento cooperativo regionale da strutture come Demetra e Innovacoop su temi quali la formazione, l’internazionalizzazione e l’innovazione tecnologica, esperienze che con il servizio Europa vogliamo ulteriormente mettere a sistema sul territorio romagnolo».

«Federcoop e Legacoop Romagna sono da tempo in ascolto su quanto occorre per avvicinare le imprese alla progettazione europea e alle relative opportunità di finanziamento. Per questo stiamo mettendo in campo attività mirate di formazione ed informazione e il peso specifico della rete di relazioni tra imprese che esiste all’interno del mov imento cooperativo. Sfruttando questa relazione privilegiata dobbiamo e possiamo fare la differenza, attivando e rafforzando i canali già interni al sistema», spiega il presidente di Legacoop e Federcoop Romagna, Mario Mazzotti.

In cosa consistono le attività di formazione? «Ovviamente non si tratta di formare le cooperative a fare progettazione europea, anche se esistono imprese che hanno fatto una scelta di campo ben precisa decidendo d’internalizzare tout cour t queste competenze attivando figure professionali ad hoc. Si tratta, piuttosto, di familiarizzare con

i principali programmi europei per capire quali sono le pre-condizioni nonché i fattori di premialità per l’ottenimento dei fondi, quali tipi di attività possono essere finanziate e come occorre organizzarsi internamente per partecipare ai bandi e gestire progetti. Le due giornate di formazione organizzate con successo insieme a Demetra lo scorso aprile sono state seguite da altre iniziative calate su specifici programmi europei. Ad esempio a inizio luglio abbiamo organizzato un’altra sessione formativa su Horizon Europe», dice Terrasi.

Ultimo ma non per importanza, il tema dell’infor-

mazione. «Ci siamo detti fin da subito che, per essere davvero efficaci e al servizio delle nostre imprese, avremmo dovuto proporre canali di comunicazione alternativi alle solite newsletter, che spesso restano ignorate o non arrivano alle persone più indicate all’interno dell’impresa. Per questo, le nostre informazioni sui bandi passano attraverso “Ti informo”, un canale informativo diretto basato sulla chat WhatsApp, oppure vengono segnalate direttamente alle imprese più adatte in termini di dimensioni, attività o priorità strategiche dai responsabili di settore», spiega Mazzotti. «Se poi l’interes-

se viene confermato — conclude Terrasi — attiviamo le competenze necessarie per ac c ompag na re l’i mpre sa nella predisposizione della proposta di progetto e di una sua eventuale gestione, in caso di approvazione da parte della autorità competente».

I fondi del resto sono all’orizzonte e occorre fare presto. «Ora che il testo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) dell’Italia ha avuto il via libera dalla Commissione Europea è scattato il conto alla rovescia per il prefinanziamento del 13% della dotazione assegnata a ciascun paese.

Sul fronte dei bandi e opportunità di finanziamento regionali a valere sui fondi strutturali europei, una tra le prime a muoversi è stata la Giunta regionale dell’Emilia-Romagna, che ha approvato lo scorso 18 maggio il Documento Strategico Regionale (Dsr) per la programmazione unitaria delle politiche europee di sviluppo 2021-2027», conclude Terrasi. (E.M.)

https://www.governo.it/sites/governo.it/files/DSC04010.JPG

La ricerca

ROMA La conferenza stampa congiunta del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, con la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen negli Studi di Cinecittà in occasione dell’approvazione del Pnrr.

«PREPARATEVI PER I FONDI EUROPEI» 6/2021

IL PERSONAGGIO La dottoressa Raffaella Angelini è stata insignita da Legacoop e Federcoop Romagna

«UN PREMIO A CHI COMBATTE IL COVID-19»

È

la dot tore s sa Raffaella Angelini, direttrice del Dipartimento Sanità Pubblica dell’Ausl Romagna, la Cooperatrice dell’Anno 2021. Il riconoscimento è stato assegnato da Legacoop e Federcoop Romagna per “la professionalità, la forza e l’impegno con cui, durante la pandemia da Covid-19, ha sostenuto le comunità romagnole”.

Alla dottoressa Angelini, Cavaliere della Repubblica che ha ricevuto la Medaglia all’Ordine al Merito della Repubblica lo scorso 2 giugno, i cooperatori hanno donati la “Candida Rosa” del Paradiso Dantesco, un mosaico creato dal laboratorio artistico ravennate Annafietta raffigurante il fiore presente nel paradiso dantesco, simbolo di lealtà e impegno disinteressati. La breve cerimonia è stata svolta lo scorso 23 giugno alla Fiera di Cesena, in occasione dell’assemblea dei soci di Federcoop Romagna. «È una grande gioia – ha dichiarato Raffaella Angelini – ricevere questo premio che riconosce il grande sforzo di tutta la sanità e il lavoro di tanti. Ci siamo trovati in una situazione difficilissima e senza il manuale d’istruzioni, con una sanità pubblica a cui, per molti anni, è stato chiesto solo di ridurre i costi.

Se stiamo uscendo da questa tragedia, in particolare in questa regione, è perché la sanità è ancora solida e forte.

Dobbiamo essere consapevoli che occorre fare tesoro delle

CESENA La dottoressa Angelini e alcuni dei relatori della giornata: Paolo Lucchi, Mario Mazzotti (collegato in videoconferenza), Elly Schlein e Mauro Lusetti (anch’egli via Zoom). lezioni della pandemia: basta poco per mettere in crisi le nostre certezze anche nella parte più ricca del mondo. La campagna vaccinale sta ora procedendo spedita e qui in Romagna abbiamo mostrato grande capacità di resilienza.

C’è ancora un ultimo miglio da compiere: dobbiamo muoverci e osservare le regole ma ci riusciremo».

Il bilancio di Federcoop Si conferma la tendenza positiva, nonostante l’anno non sia stato semplice per Federcoop Romagna, la realtà che si occupa in ambito cooperativo di consulenza fiscale, legale, contabile, del lavoro, direzionale e societaria, di modelli organizzativi, servizi telematici e paghe e che opera con sedi a Ravenna, Forlì, Cesena e Rimini e consta di 78 dipendenti (di cui 62 donne e 16 uomini, età media 47 anni) e più di 20

collaboratori. Il bilancio 2020 conferma la salute di Federcoop Romagna con valore della produzione di oltre 5,3 milioni di euro(leggermente più elevato rispetto all’anno precedente) e utile d’esercizio di circa 48mila euro.

«Il 2020 – dichiarano Mario Mazzotti e Paolo Lucchi, rispettivamente presidente e amministratore delegato di Federcoop Romagna - è stato un anno davvero impegnativo sotto tutti i punti di vista. Le difficoltà però non ci hanno piegato ma anzi abbiamo sfruttato l’occasione per rivedere i nostri servizi ed adattarli alle nuove esigenze del mondo del lavoro: dai servizi che i soci e clienti possono ricevere direttamente via whatsapp, alle consulenze sull’internazionalizzazione, dai seminari online sul recovery plan anche per i non soci, alle informazioni sempre aggiornate sui nuovi finan-

ziamenti o agevolazioni che le realtà produttive per cui lavoriamo possono intercettare.

Siamo una grande realtà ma capace di fornire un servizio “sartoriale, a misura soprattutto delle imprese cooperative romagnole».

All’assemblea sono intervenuti anche Mauro Lusetti (presidente Legacoop Nazionale) con i saluti iniziali e Elly Schlein (vicepresidente della Regione Emilia-Romagna) che ha ringraziato Legacoop, Federcoop e il movi-

mento cooperativo per il contributo fornito al Patto per il lavoro e per il clima, Barbara Lepri (direttrice di Legacoop Emilia-Romagna) e i rappresentanti di alcune istituzioni: i sindaci Enzo Lattuca (Cesena), Gabriele Fratto (Bertinoro e presidente della Provincia Forlì-Cesena), Milena Garavini (Forlimpopoli), Filippo Giovannini (Savignano sul Rubicone), i consiglieri regionali Lia Montalti e Massimo Bulbi e il direttore di Coopfond Simone Gamberini.

Alla direttrice della Sanità Pubblica dell’Ausl Romagna i cooperatori hanno conferito la “Candida Rosa” del paradiso dantesco, simbolo di lealtà e impegno disinteressati

Notizie a margine

Pluralismo Necessario Il 2021, tanto per cambiare, si sta segnalando come un anno nero per la libertà di stampa. In molti paesi pienamente integrati nel mercato globale, dalla Cina alla Thailandia, dal Brasile all’Ungheria, per non parlare della Russia, i sistemi politici si dimostrano però ancora ampiamente critici sul concetto di democrazia liberale, preferidi Emanuele Chesi scono adottare altre formule che hanno a che fare con la rappresentanza del popolo, della tradizione, della sovranità e chi ne fa le spese è invariabilmente il pluralismo. Non solo i partiti d’opposizione e le voci critiche (laddove esistono) ma soprattutto il sistema dell’informazione. Il caso di Hong Kong, sistema in bilico tra oriente e occidente, è paradigmatico. Il pluralismo informativo di matrice anglosassone è ormai al tramonto. La madrepatria cinese è insofferente verso le voci dissenzienti e in nome dell’interesse nazionale e dell’unità, chi si oppone all’assorbimento completo è ormai tacciato di terrorismo.

E un giro di vite che allontana sempre più il paese dai sistemi democratici è in corso in Ungheria, “mito” di conservatori e sovranisti nostrani.

La legge sul divieto alla propaganda dell’omosessualità che ha colpito anche i film di Harry Potter è il ridicolo manifesto dell’oscurantismo avanzante in Europa.Anche in Italia, fatte le debite proporzioni, serpreggia un’insofferenza sempre più evidente verso la stampa da parte del sistema politico e dell’opinione pubblica in generale.

Cresce la voglia di limiti, censure, bavagli. I giornalisti, che si giocano con politici e avvocati la palma di categoria professionale più screditata, hanno evidenti responsabilità. Ma questo non basta certo per consegnare tutto il dibattito pubblico (e la funzione di controllo del quarto potere) al dominio dei like e delle fake news.

Sta ora ai cittadini non cadere nella trappola.

via Mercanti,3 47122 Forlì (FC) tel 0543 800111 fax 0543 725317 CF/P.IVA/Rog. Impr Forlì-Cesena 00138950407 - R.E.A. CCIAA FC 71556

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La mia economia

Orient Express Tricolore Nasce il “Treno dolce vita”, l’Orient Express d’Italia. Per ora è un progetto che tende all’elitario, ma di alto profilo. Il servizio è di lusso con tanto di incredibile eleganza negli ambienti, sapori ricercati nel piatto (griffati da Cracco) e panorami favolosi. I percorsi spazieranno dalle di Davide Buratti vette alpine alle spiagge cristalline della Sicilia. Si potrà scegliere tra dieci itinerari. La sfida sarà farla diventare un’offerta non di massa, ma accessibile a tutti. Per una serie di motivi, essenzialmente però perché propone una visione lenta del turismo, filosofia della quale si sente il bisogno.

Nel libro “Un indovino mi disse” Tiziano Terzani, scrittore e giornalista, scrive che il turismo ha ridotto il mondo a un enorme giardino d’infanzia, a una Disneyland senza confini. E’ una chiave di lettura che pare forzata ed esagerata, ma con un fondo (e forse qualcosa di più) di verità.

Nel pre Covid erano gettonate le vacanze in località esotiche o comunque a migliaia di chilometri di distanza da casa. Ed è facile immaginare che con il lento e graduale ritorno alla normalità la situazione sarà la stessa e la voglia di uscire possa far crescere questa tendenza. Ma è la scelta giusta?

Non è in discussione la bellezza dei luoghi che si visitano, ma i ritmi ai quali ci si sottopone.

Sono tambureggianti, in alcuni casi stressanti. Per poter vedere tutto ci si sottopone a ritmi che se fossero imposti dal datore di lavoro giustificherebbero l’apertura di un procedimento sindacale. Il che porta a finire le vacanze con una stanchezza maggiore.

Però con tantissime fotografie da poter esibire sui social. Mentre non è stato dedicato tempo alla conoscenza delle abitudini e della cultura locale. Ma neppure per vedere i colori, le facce della gente e sentire i loro suoni.

Diverso il discorso se si scegliesse una vacanza più lenta, quelli che parlano bene la chiamano slow. Tendenzialmente si sceglie una località italiana. E c’è l’imbarazzo della scelta. Ne citiamo qualcuna a caso: Liguria, costiera amalfitana, Puglia, Dolomiti o Alpi coi loro laghi stupendi, Sicilia a partire dalla fantastica Taormina, le tantissime isole, i borghi umbri e toscani.

Tutte località che non hanno niente da invidiare a quelle esotiche. Ma soprattutto dove si può fare una vacanza meno stressante, più a misura d’uomo e con un costo molto più basso rispetto a una vacanza esotica, aspetto che non è di secondo piano. Forse in questo modo si può scoprire che viaggiare può essere un’arte.

Ma perché sia tale va praticata con comodo, passione e amore.

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CULTURMEDIA A tu per tu con Giovanna Barni e Massimo Gottifredi, presidente e direttore nazionale di settore

«PIÙ CULTURA E TURISMO PER RIPARTIRE»

L

e imprese della cultura, del turismo e dei media sono state tra le più colpite dalla crisi economica causata dalla pandemia.

Ora che si possono riaprire i sipari si prova a ripartire, coscienti che la crisi ha portato un danno gravissimo al settore, ma allo stesso tempo ne ha mostrato l’indispensabilità. «Tutto il settore della cultura live, lo spettacolo, le attività e servizi per i beni culturali, per i musei, le biblioteche, la musica, l’organizzazione di eventi e congressi è stato duramente colpito – ha sottolineato Giovanna Barni, presidente di Legacoop Culturmedia, ai microfoni dei canali social di Legacoop Romagna —. Alcune ricerche europee dicono sia stato penalizzato più del turismo. Una delle ripercussioni più gravi è che le imprese che lavorano in questi settori sono soprattutto cooperative labour intensive, e che quindi viene colpita anche l’occupazione insieme ovviamente al fatturato. Si tratta di migliaia di imprese, circa 70 mila lavoratori del solo settore cultura, a cui

Dopo l’emergenza sanitaria aumentano le difficoltà, ma nascono anche nuovi paradigmi. «Alle istituzioni chiediamo di attivare nuove partnership, oltre la resilienza» si devono unire quelli dello spettacolo». La riapertura da sola non significa ripartenza, avverte Barni. «La risposta del Governo è stata pronta, soprattutto in termini di ristori e fondi dedicati. Ma spesso ha lasciato fuori quelle parti della filiera che sono meno visibili, in particolare cooperative che lavorano ai servizi tecnici. Inoltre abbiamo visto che sia il lavoro, sia le imprese sono troppo fragili e quindi devono essere sostenuti in modo innovativo, per un rilancio che vada oltre la sola la resilienza».

La forma cooperativa può fare moltissimo per la ripartenza del settore. «Le cooperative possono ristrutturarsi e rafforzarsi creando reti e filiere. È proprio ciò che serve al nostro sistema di imprese

per superarne la debolezza: devono rinnovarsi e crescere insieme per fare sistema nell’ambito dei territori».

Altra questione importante è quella della relazione con la pubblica amministrazione, continua la presidente di Culturmedia. «Anche qui la cooperazione, in quanto impresa volta non al profitto, ma all’interesse generale, può contribuire alla ripartenza con modelli di coprogettazione territoriale e di partenariato pubblicoprivato alternativi alle gare al massimo ribasso o alle privatizzazioni. Non cessione della responsabilità, ma pubblico e privato insieme per l’interesse dell’utenza e dei visitatori».

In un quadro potenzialmente devastante si apre

qualche spiraglio interessante soprattutto per il mondo cooperativo, aggiunge Massimo Gottifredi, direttore operativo di Culturmedia.

«Il nostro mondo è sempre stato abituato a lavorare in segmenti di nicchia, ad avere una particolare presenza su territori spesso disagiati, in luoghi dove sviluppare il turismo era veramente un’impresa difficile. La pandemia in qualche modo ha portato ad una maggiore attrattività di questi luoghi: i nuovi paradigmi di domanda turistica cercano sempre di più respiro, sicurezza, aria aperta, spazi dove vivere senza preoccupazione la propria esperienza di vacanza. Passiamo da una sorta di turismo che è molto legato alle nicchie ad un piccolo mainstream che

in prospettiva pare si possa consolidare».

A nche in questo c a so, conclude Gottifredi, sarà cruciale il rapporto con le pubbliche amministrazioni. «Serve andare oltre gli schemi usuali di affidamento di servizio o concessioni di servizi che hanno un brevissimo respiro. Occorre invece un rapporto con la pubblica amministrazione di tipo collaborativo, di lungo periodo.

Le possibilità normative già sono esistenti nel nostro ordinamento, come l’articolo 151 del Codice dei contratti pubblici che prevede forme negoziate di partenariato in una logica win-win, a beneficio del territorio, della pubblica amministrazione e della programmazione delle imprese cooperative”.

LEGAPESCA Successo per l’iniziativa

lA PRotestA Dei PescAtoRi: «SalViamO le marinerie» Legacoop Romagna ha preso parte insieme a Lega Pesca e Alleanza delle Cooperative Pesca ai presidi per salvare la pesca italiana che si sono tenuti sabato 12 giugno a Rimini, Cesenatico e Porto Garibaldi. La giornata nazionale di protesta della pesca italiana è nata da un ulteriore inasprimento dell’atteggiamento che la Commissione Europea ha verso il settore, con l’obiettivo di salvaguardare il lavoro dei pescatori imbarcati, difendere la cultura e la tradizione secolare del settore, tenere aperti i nostri mercati e continuare ad avere pesce fresco italiano sulle nostre tavole. Preoccupano proposte come quella di rendere i pescatori sorvegliati speciali con telecamere a circuito chiuso a bordo. «In pratica — spiega il responsabile settore Pesca di Legacoop Romagna, Rudy Gatta — si addita la pesca come principale se non unica colpevole dello stato di sofferenza degli stock ittici del Mediterraneo. Non si tiene conto del fatto che i pescatori sono i primi cittadini ad essere attenti allo stato di salute del mare».

6/2021

I NOSTRI PRIMI 25 ANNI Michele Minisci fu ii primo direttore responsabile della “Società Cooperativa” dal 1997 fino al 1999

D

opo i miei primi cinque anni d i lavor o, trascorsi a scrivere per l’Unità di Forlì e circa dieci anni a dirigere il combattivo settimanale Il Forlivese, sono stato chiamato a dirigere l’Ufficio Stampa e PR della Lega delle Cooperative e quindi a pubblicare ogni mese l’house organ del Movimento Cooperativo che allora comprendeva Forlì, Cesena e Rimini e si chiamava La Società Cooperativa. Fino al 1999!

Un’esperienza nuova per me, abituato a “stare sul pezzo”, come si dice in gergo, ad inseguire la quotidianità, o quasi, dei fatti, degli accadimenti, degli scontri politici, delle scelte culturali e sociali delle nostre realtà.

Ma non ci ho messo molto ad entrare in sintonia col mondo cooperativo, la sua organizzazione, le sue scelte condivise tra centinaia, migliaia di soggetti, di uomini e donne che avevano lo stesso obiettivo: cooperare tutti insieme per lo sviluppo della propria persona, della propria famiglia, in stretta sinergia con le istituzioni, la società civile, tutto il territorio circostante.

E tutto questo l’ho capito a mano a mano che incontravo, conoscevo, supportavo le varie cooperative a mettersi a nudo, a confrontarsi, a farsi conoscere anche da un pubblico più ampio, grazie al supporto dei media locali, regionali e nazionali, giornali, radio e televisioni, che coinvolgevamo sempre di più grazie alle eccellenze che le varie cooperative mettevano in campo nel corso di quegli anni.

Come non ricordare, quindi, i primi passi mossi da Apofruit nella produzione delle prime fragole biologiche, con i bellissimi servizi

di Federico Fazzuoli, sulle prime puntate di Linea Verde, su RAI Uno, una produzione che ha poi tracciato il solco per Almaverde Bio, oggi diventato un colosso del settore.

Oppure le prime ricerche della CAC, la cooperativa diventata poi leader mondiale nella produzione di sementi per la loro moltiplicazione ottimale nelle singole varietà, o della Frigoriferi Industriali, che hanno fornito al settore agroalimentare nazionale una risposta concreta e definitiva sul sistema del freddo e quindi della conservazione dei prodotti.

E come non r icorda re quello a cui tengo di più: aver contribuito nel 1993 alla nascita del Corriere di Forlì e di Cesena, assieme a Flavio Casetti, Lucio Nardi e Irma Galassi, allora dirigenti della Federcoop di Forlì, avendo fornito al gruppo di giornalisti del quotidiano La Gazzetta, rimasti senza lavoro dopo il fallimento di quella testata, la nostra Cooperativa Giornali Associati, Editrice della testata Il Forlivese di cui io ero Direttore Responsabile, rimasta chiusa in un vecchio verbale dell’assemblea dei soci e lì dimenticata, e che sarebbe invece servita, secondo la legislazione del settore editoriale, ad una testata edita da almeno tre anni per poter ricevere i contributi statali.

E con questo passaggio di testimone… così è stato.

E oggi questo quotidiano,

diventato il Corriere Romagna, venduto con successo in edicola assieme al prestigioso quotidiano La Stampa, è una magnifica realtà.

Ma vorrei ricordare anche qualche altro episodio, rimasto sotto silenzio, riguardante sempre il mio attaccamento al movimento cooperativo, nella mia veste successiva, però, di operatore culturale ed organizzatore di grandi eventi musicali come direttore artistico del mitico Naima club, come l’aver tenuto in vita la sala da concerti Ciaika, di San Martino in Strada, nel 1982, gestita dalla cooperativa Dall’Agata, prossima alla chiusura a causa della crisi irreversibile del ballo liscio e delle tombole, e riportata ai suoi antichi fasti e vitalità facendo arrivare a Forlì il gotha della musica Jazz internazionale, a cominciare dal mitico trombettista Chet Baker. E questo fino al 1988, quando poi la struttura viene presa in mano dalla discoteca Empyre, poi Mediterranea, diventata un punto di riferimento per tutto il popolo della notte, grazie anche alla fama e buona nomea che si era conquistata in tutta Italia quella location.

E lo stesso è av venuto nel 1995 quando il Naima club si trasferisce poi presso la Coop Taverna Verde di Ospedaletto, anch’essa prossima alla chiusura, dove addirittura veniva ipotizzato l’affitto ad una Concessionaria di automobili, mettendo

«Dopo gli anni “sempre sul pezzo” all’Unità e al Forlivese ebbi modo di conoscere da vicino un mondo, quello delle cooperative, che aveva ed ha tanto da comunicare»

fine così ad un patrimonio di sacrifici, di impegno, di sogni, e tenuta invece in vita grazie ai grandi concerti che si sono succeduti fino al 2012, portando a Forlì in tutti quegli anni ben 7.135 musicisti da tutto il mondo. E anche quando il Naima club cessò la sua attività quella location rimase in vita e attiva cinque giorni su sette, cosa non riscontrabile in nessuna sala da ballo o di concerti, grazie sempre, e ancora, alla fama, alla nomea che questo luogo aveva acquisito in tutto il nostro Paese.

Infine vorrei ricordare, en passant, la travagliata odissea di Radio Flash, una delle prime radio libere del nostro paese, inventata dal Pci di Forlì e gestita dal gruppo della Redazione de Il Forlivese, poi diventata la cooperativa Radio Explora di cui io ero direttore responsabile, e rilevata prima dall’ Assicoop e successivamente da Conad Romagna, quando nel periodo di una sua notevole espansione viene improvvisamente venduta a Radio Bruno. Ma sarebbe un discorso troppo lungo!!!».

Michele Minisci

ALBUM DEI RICORDI Dall’alto con il presidente di Legacoop nazionale Lanfranco Turci, “in campo” per conoscere le fragole biologiche di Apofruit e nel ‘95 con le donne della Legacoop (da sinistra: Sandra Balzani, Catia Casadei, Manuela Ulivi, Milena Panzavolta e Barbara Camporesi).

«IL MIO VIAGGIO DA GIORNALISTA TRA LE COOP» 6/2021

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HOUSE ORGAN COOPERATIVI Cooperativa Agricola Cesenate pubblica due riviste: Sementi News e Culture, anche in inglese

«COMUNICARE PER UN’IMPRESA È FONDAMENTALE»

L

a C ooperat iva Agricola Cesenate (Cac) si è costituita nel 1948 e sin dagli anni ‘50 si dedica alla moltiplicazione sementiera di colture ortive e colture industriali, per clienti soprattutto extranazionali che svolgono attività di ricerca e miglioramento genetico delle sementi di alta qualità. Attualmente la cooperativa è costituita da oltre 2.000 soci, dislocati in diverse regioni d’Italia ma principalmente lungo la dorsale adriatica. Per la divulgazione Cac edita 2 riviste, Sementi news, il mensile d’informazione dell’Organizzazione Produttori Cooperativa Agricola Cesenate, e Culture, il semestrale d’informazione dell’Associazione produttori sementieri Cooperativa Agricola Cesenate.

Presidente Giovanni Piersanti: quanto è importante per una cooperativa comunicare?

«A me piace parlare di cooperativa o cooperazione come qualsiasi altra forma di impresa e se partiamo da questo concetto, alla doman-

da esiste una sola risposta: comunicare fra soci è importantissimo e fondamentale.

Provate a immaginare una società semplice di 3 soci, se questi non comunicassero tra loro, sarebbe come decretare la fine della società stessa.

Quindi partendo dal concetto che una cooperativa nasce e rimane in vita per essere utile ai propri soci i dirigenti non solo hanno l’obbligo di comunicare, ma anche di verificare che la comunicazione abbia un ritorno per riuscire a capire meglio le esigenze dei propri soci. Una cooperativa che non comunica non può assolvere appieno il proprio compito».

In Cac come vi siete strutturati?

«La nostra comunicazione è estremamente capillare.

Innanzitutto oltre alle assemblee previste da statuto svolgiamo periodicamente delle riunioni zonali, definite riunioni tecniche. Precisamente 2 riunioni all’anno per 12 zone: la prima nel mese di novembre per analizzare l’andamento dei raccolti e delle problematiche emerse, la se-

«Una cooperativa che non comunica non può assolvere appieno il proprio compito.

Affianchiamo le nuove tecnologie alla carta, che è ancora molto apprezzata dai nostri soci» conda verso fine marzo prima della consueta assemblea di bilancio. Ci sono poi la pagina Facebook dove l’azienda e i soci possono postare alcune notizie per il lavoro da svolgere o innovazioni, il sito internet e il giornalino aziendale con 10 numeri annuali» Perché un giornale aziendale? Quando e dove è nato?

«Il numero 1 di Sementi News risale all’anno 1994. È nato con l’obiettivo di rafforzare il rapporto con i soci, unici proprietari dell’azienda e principali utenti delle comunicazioni raccolte. L’attenzione dedicata al giornale è, ancora una volta, la con-

ANNO 2020 - NUMERO 2 - DICEMBRE

ferma della necessità sempre più incombente ed auspicabile che tutti i soci siano costantemente informati sulle pratiche nazionali ed internazionali che incidono fortemente sulle attività dell’anello principale della catena agro-alimentare. Per quanto ci riguarda il giornalino è uno strumento molto utile, infatti inseriamo delle rubriche su questioni politiche ed istituzionali del settore, su scelte della direzione e su investimenti che la cooperativa intende svolgere. Infine inseriamo delle pagine tecniche-agronomiche che sono indispensabili per la corret-

SPED. ABB. POST. - ART.2 - COMMA 20/C - L 662/96 - DCI FORLÌ - TASSA PAGATA - TAXE PERÇUE

ta coltivazione delle colture agricole sementiere».

Il cartaceo continua a svolgere una funzione?

«Il cartaceo, per la nostra impostazione, continua a svolgere una propria funzione principalmente per 2 motivi: uno perché riteniamo che questo strumento abbia un suo “fascino” che nessun dispositivo digitale potrà mai sostituire; due perché avendo soci dislocati in diversi territori e molto eterogenei tra loro non tutti sono propensi ad adottare nuovi strumenti. L’unica cosa negativa è il funzionamento del servizio postale, costantemente in ri-

culture

ANNO 5 - NUMERO 1 - MAGGIO 2004

SEMESTRALE D’INFORMAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE PRODUTTORI SEMENTIERI COOPERATIVA AGRICOLA CESENATE

n°2

2020

MENSILE DELL’ORGANIZZAZIONE PRODUTTORI COOPERATIVA AGRICOLA CESENATE SOCIETÀ COOPERATIVA AGRICOLA

NUMER

Autorizzazione del Tribunale di Forlì del 13/3/90 Registro di stampa N. 5/90 - Tariffa Regime Libero: Poste Italiane s.p.a

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202 1 GNO

THE AGRO-FOOD SYSTEM SCENARIO L’Assemblea Generale Ordinaria dei Soci 2021 Il Raccolto è alle porte Norme di conferimento e tariffe

As universally recognized, agriculture is the base of the food system and food security is one of the challenges that new generations will have to face in this millennium, guaranteeing to increasing world population the access to food resources with adequate nutritional quality.

of agricultural land is used for production of industrial and energy raw materials. In this scenario it is hard to imagine how agriculture will win the challenge of global food security, without generating devastating conflicts on the dispute for arable land and water resources.

balanced diet: they consume too many calories or too little/bad quality. While some areas do not have access to food, in developed Countries we see a huge waste of food that is collected every day from the market and thrown into rubbish landfills.

The globalization of the supply system started almost 30 years ago with the support of fast development of communication and transport technologies. This trend has transformed food into a commodity. As a consequence many people, traditionally employed in agriculture, moved to the cities looking for better economic and social living conditions: it is calculated that nowadays 2/3 of the world population lives in metropolitan areas.

The possible answer is intensification, that is an increase in productivity through the use of technology.

The production efficiency of the land however has a limit that cannot be overcome without hindering its fertility, therefore the other side of the coin is the excessive consumption of natural resources, the reduction of biodiversity, erosion and soil degradation, worsened by climate change.

To avoid waste, it is necessary to improve the efficiency of the distribution systems and to invest in supporting proximity agriculture, in order to make it more competitive and facilitate its access to the markets, shortening the supply chain.

Unless exceptional events, such as a worsening of the current pandemic or the outbreak of conflicts in areas of geopolitical instability, this trend does not seem bound to change.

In various emerging countries, foreign States and private companies are running to grab large surfaces of agricultural land, with the objective to produce and export food, energy or industrial bio-components.

In developed economies the polarization of wealth has marginalized the middle class and given strength to populist movements (which gained important results in the latest elections); nevertheless the world economies are so open and interconnected that it will not be easy to go back in time. On the other side in emerging countries the rate of economic growth and the subsequent wealth have given the chance to the middle class to grow, in terms of consistency and per-capita consumption, with a change in their diet. This has led to a larger consumption of food with high nutritional value, such as meat and sugar.

This response to the growing food needs of the world population will not be sustainable in the medium term without the risk to worsen the conflict for resource hoarding.

On one hand, the demand for high-nutritional-value food is growing, on the other hand a relevant share

Therefore intensification will have to match with sustainability, that is pursuing productivity, but with lower waste of water and nutrients and a limited use of agrochemicals; in this field, “smart” technologies can really provide a fundamental support.

However the technological approach is the answer to just one part of the problem: 52% of the arable land in the world is subjected to degradation or is located in rural marginal areas without access to technologies.

Moreover, half of the world population does not follow a

Agriculture is much more than an economic activity for the production of food and bio-fuels: its task is to protect very important social and public assets such as the territory and the landscape.

In order to feed the world population it is not sufficient to increase productivity; it is necessary to support models of agriculture that are resilient and sustainable from the economic, social and environmental point of view.

In order to do so, it is necessary to have a global vision and support it with political leadership which - unfortunately - does not seem to be on the way.

tardo. Per questo motivo il giornalino viene inserito nel sito Cac nella sezione “Sementi News».

Come vede il futuro della pubblicazione, pensa abbia senso continuare il cartaceo?

«Non essendo esperto di pubblicazioni non sono in grado di esprimermi sul futuro in senso generale, pertanto posso solo dire che la nostra azienda sarà innovativa e metterà in atto tutte le iniziative di comunicazione facendo uso delle nuove tecnologie, perché è nella nostra indole. Ma di certo per ora e per ancora molto tempo ancora non abbandoneremo il cartaceo in modo che il socio possa essere informato in tutte le modalità possibili».

Ci sono anche altre iniziative di comunicazione su cui pensate di puntare?

«Per ora no, anche perché cerchiamo di adottare già tutti gli strumenti disponibili compresi alcuni video aziendali senza abbandonare i metodi tradizionali. Ci definiamo tradizionalmente innovativi». a cura di Emer Sani

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TRIMESTRALE D’INFORMAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE PRODUTTORI SEMENTIERI COOPERATIVA AGRICOLA CESENATE

TUTELARE L’AMBIENTE MIGLIORA LA QUALITÀ DELLA VITA SAVE ENVIRONMENT FOR A BETTER QUALITY OF LIFE

Stefano Balestri

6/2021

GIORNALI COOPERATIVI Durante la pandemia è emersa l’importanza dell’informazione professionale

«UNA QUESTIONE DI DEMOCRAZIA» Il pluralismo dell’informazione per anni è stato considerato da alcuni un peso da rimuovere. «Il clima sta cambiando», ci spiega il presidente della cooperativa di giornalisti che pubblica il Corriere Romagna

D

emo cr a z ia e libertà d’informazione, un binomio i nd i s s olubile che è stato la base del giornalismo per secoli finché non è diventato prevalente e vincente, complice anche la politica, l’utilizzo dei social per diffondere le notizie ivi comprese, e in misura predominante, le fake news. Un fenomeno che si è drammaticamente invertito con la pandemia di Sars Cov 2, che ha riportato in primo piano l’importanza dell’informazione curata dai professionisti. Fra questi ci sono i giornalisti-cooperatori del Corriere Romagna.

Luca Pavarotti, Presidente di CEGA (ooperativa Editoriale Giornali Associati), la cooperativa di giornalisti che da 27 anni edita il Corriere Romagna, ci aiuta a capire come un lavoro delicato come quello giornalistico può essere svolto, e bene, proprio grazie al modello cooperativo.

Pavarotti, come ha vissuto il Corriere Romagna, una delle testate storiche del nostro territorio, la pandemia e come ha deciso di raccontarla?

«Questo periodo ha fatto capire l’impor ta n za d i un’informazione attendibile, verificata e di qualità, mettendo da parte il dibattito fumoso e un

po’ strumentale sul giornalismo. E il giornalismo cooperativo no profit ha avuto la possibilità di dimostrare il valore del servizio che svolge e la funzione che ha per la comunità. Abbiano garantito un flusso di infor-

I dipendenti sono 44 di cui 31 giornalisti, con 3 edizioni locali mazioni affidabili e attendibili il più possibile, cosa necessaria

anche perché ci siamo trovati tutti di fronte a uno scenario nuovo e poco conosciuto, anche dal lato delle istituzioni, e che ha visto anche il mondo scientifico correggere il tiro di volta in volta».

Quante persone lavorano al giornale e quante sono le edizioni?

«Le edizioni del Corriere Romagna sono tre, cioè Ravenna e provincia, Rimini-San Marino e Forlì-Cesena. I dipendenti sono 44 compresi grafici, poligrafici e amministrativi, mentre i

giornalisti sono 31. Dall’inizio dell’anno abbiamo un nuovo direttore, Claudio Salvaneschi, che viene da una lunga esperienza nelle testate del gruppo Gedi».

Avrete dovuto riorganizzare il lavoro di redazione...

«Infatti. La maggior parte di noi ha dovuto adattarsi per evitare sovraffollamenti in redazione, quindi abbiamo garantito la presenza del direttore, dei capiredattori e dei capiservizio mentre altri colleghi e la rete di collaboratori non frequentava abitualmente la redazione. Grazie agli strumenti digitali abbiamo mantenuto un’attività di coordinamento per lo scambio delle informazioni. È chiaro che è stata un’esperienza lavorativa più faticosa e più complicata, ma anche stimolante».

Il Corriere Romagna insieme a Legacoop Romagna, Culturmedia e Mediacoop è stato protagonista della campagna “Meno giornali meno liberi” a tutela del pluralismo dell’informazione. Da coor-

MENO GIORNALI MENO LIBERI In alto il presidente di CEGA Luca Pavarotti di fianco a una delle immagini della campagna di cui Legacoop Romagna è stata protagonista fin dalla presidenza del compianto Guglielmo Russo (foto grande).

6/2021

dinatore del tavolo nazionale Mediacoop ci può spiegare com’è la situazione adesso?

«Il clima è senz’altro diverso.

Dai primi contatti con il nuovo sottosegretario all’editoria, Giuseppe Moles, abbiamo capito che c’è disponibilità a rimuovere la spada di Damocle costituita dalla legge 145 del 30 dicembre 2018 approvata dal governo gialloverde, che prevede una progressiva riduzione dei contributi fino all’azzeramento nel 2023. Già col successivo governo e col sottosegretario all’Editoria Andrea Martella, si era discusso di correggere la riforma e abbiamo, avanzando proposte sostenibili, ottenuto per due volte il rinvio dei tagli. Tagli però che incombono ancora a partire dal 2023. Pertanto ora serve un’azione che rimuova definitivamente il comma 810».

Una situazione che ha comunque già provocato grossi danni alla stampa cooperativa. La situazione sta migliorando?

«Sicuramente, anche a causa della pandemia, sembra che anche le forze politiche che perseguivano l’obiettivo di spazzare via qualche giornale che beneficia di contributi pubblici all’editoria, rischiando di fare di tutta l’erba un fascio e colpendo così anche le testate locali indipendenti, siano giunte così a più miti consigli. Non dimentichiamo, però, che da quando è stato messo in discussione il principio dei contributi pubblici, abbiano vissuto anni drammatici. In particolare tra il 2013 e il 2015 ci sono stati tagli che hanno portato alla chiusura di numerose testate locali e hanno ridotto la platea della stampa libera e indipendente. Noi siamo riusciti a resistere, mentre moltissime testate storiche non hanno avuto questa possibilità. Occorre poi sempre ricordare che i requisiti minimi per accedere al fondo per il pluralismo sono rigorosi e prevedono il rispetto dei contratti di lavoro giornalistici e la regolarità contributiva.

Chi avete avuto vicino in questa battaglia?

«Il movimento cooperativo nel suo complesso non ci ha mai fatto mancare il suo appoggio, anche nei momenti più complicati. Voglio ricordare in particolare il compianto Guglielmo Russo e tutti gli attuali dirigenti del movimento cooperativo, oltre ai consulenti di Federcoop Romagna.

10 luglio 2021

NUMERO 4

CATTOLICA La carismatica icona Patti Smith il 14 luglio all’Arena della Regina

CESENA Niccolò Fabi in concerto alla Rocca Malatestiana venerdì 16 e sabato 17

RIMINI Le melodie della tradizione partenopea con Servillo e Rea

FRANCESCA 2021 “AMAR PERDONA...”

L’Inserto

Il Magazine per Tutta la Riviera Dal 26 giugno è ripartito Extra Estate, il magazine del Corriere Romagna che verrà distribuito in tutta la riviera negli stabilimenti balneari gratuitamente oltre a essere allegato, sempre gratuitamente, tutti i sabati fino al 21 agosto all’edizione cartacea del quotidiano, per complessivi 9 numeri. Al suo interno i lettori possono trovare non solo tutti gli avvenimenti e gli eventi in programma su tutto il territorio romagnolo, ma anche suggerimenti sugli itinerari turistici e una vetrina sulle principali attrattive della riviera.

Il ritorno delle pagine di Extra Estate è stato preceduto da un numero monografico dedicato alla cultura e alle città d’arte che stanno vivendo la ripresa dopo il lungo stop determinato dalla pandemia: tra gli argomenti ovviamente le iniziative a Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini per il 700esimo anniversario della morte di Dante Alighieri.

Extra Estate, il magazine estivo del Corriere Roma­ gna, rinnovato nella formula, torna ancora più ricco per premiare i lettori e sarà distribuito anche quest’anno in circa 600 stabilimenti balneari selezionati della costa romagnola e una cinquantina di punti IAT.

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LO SGUARDO DELLA STORIA Ma la prima rivista che si occupò di temi cooperativi fu “Cooperazione ed Industria” di Luigi Luzzatti nel 1867

COOPERAZIONE ITALIANA DOVE TUTTO EBBE INIZIO “La voce della Cooperazione” nacque a Milano nel 1887, nel primo numero gli scritti di Viganò, Maffi, Wollemborg e Rabbeno

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utti i periodici r i fer it i a l movimento cooperativo r appr e s ent ano un corpus documentario straordinario per la ricostruzione dei relativi trascorsi storici. Da quelle pagine emergono spaccati di straordinaria suggestione, dalle lotte dei braccianti degli anni Cinquanta all’ingresso dei primi laureati nelle cooperative edili, dall’inaugurazione dei primi supermercati Coop e Conad ai comizi in piazza dei dirigenti del movimento negli anni settanta, dalle campagne per il prestito sociale, voluto per aggirare l’ostilità di molte banche dell’epoca verso le cooperative, alla scelta di fondere le cooperative di uno stesso settore e di uno stesso comprensorio per avere realtà meglio in grado di competere nel mercato. Gli esempi, naturalmente, potrebbero continuare.

In Italia, la prima rivista che si occupò sistematicamente di temi cooperativi fu «Cooperazione ed industria», che aveva come sottotitolo «Bollettino dell’Associazione industriale italiana». Uscì con periodicità quindicinale e poi mensile dal 5 agosto 1867 al 15 maggio 1869, in formato

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22x32 cm e con una foliazione da 8 a 16 pagine. Era stampata a Milano, inizialmente presso la Società cooperativotipografica e poi presso Tipografia Fratelli Borroni. Il direttore era Luigi Luzzatti (1841-1927), che aveva importato e applicato in Italia il modello della banca popolare, contribuendo a fondarne la prima a Lodi nel 1864, e che è considerato uno dei padri del movimento cooperativo italiano.

Quando usciva «Cooperazione ed industria», l’impresa cooperativa era ben considerata da una parte del pensiero liberale più democratico e progressista, che la vedeva come un modello foriero di sviluppo e di crescita ordinata della società. L’humus culturale interessato a questa tipologia imprenditoriale era ricco di elementi risorgimentali, che si richiamavano idealmente a un’eredità illuminista, ai prodromi del pensiero mazziniano o anche a un certo utopismo massonico.

La cooperazione italiana non era ancora stata interessata dal socialismo, né tanto meno dal cattolicesimo sociale, e quindi – insieme con l’industria – appariva una novità che avrebbe portato benessere all’economia e alla società

del nostro paese senza rischi di sconvolgimenti sociali.

Era quindi di interesse per le fasce sociali altoborghesi o medioborghesi, o addirittura di origini aristocratiche, rappresentate appunto dall’Associazione industriale italiana e dallo stesso Luzzatti, esponente politico della destra storica.

«Cooperazione e industria» si proponeva statutariamente «di promuovere in Italia tutto ciò che può diffondere nella classe operaia il benessere e l’amore del lavoro, della previdenza e dell’istruzione, specialmente istituendo società di mutuo soccorso, banche mutue popolari, società cooperative di produzione e di consumo». Inoltre, sosteneva il principio dell’apoliticità delle associazioni mutualistiche e cooperative e della collaborazione di classe. Come periodico pubblicò gli atti dell’Associazione industriale italiana e le notizie ad essa relative, ma anche studi e documenti sul movimento mutualistico, sul credito popolare e sulla cooperazione; nella rubrica «Notizie varie», comparvero rendiconti, bilanci ed atti di numerose banche popolari e società di mutuo soccorso.

La seconda pubblicazione fondamentale nella storia del

movimento cooperativo del nostro paese fu «la Cooperazione italiana», il cui primo numero fu pubblicato il 1 gennaio 1887. Sotto al titolo era riportata la dicitura «Organo della Federazione delle cooperative», fondata pochi mesi prima, che poi avrebbe cambiato nome in Lega nazionale delle cooperative e mutue (ovvero l’attuale Legacoop).

Si specificava che «il giornale esce il 1° d’ogni mese» al prezzo di 15 centesimi, mentre un abbonamento annuale costava una lira e mezzo.

La sede della redazione era Milano, in via Crocifisso 15.

Sulla prima pagina del primo numero svettava l’articolo di apertura «La voce della cooperazione», sul quale si poteva leggere: «La cooperazione ha finalmente anche in Italia un giornale che ne propugnerà gli interessi, che raccoglierà le forze sparse, che sarà il tramite delle associazioni per comunicare tra loro, per aiutarsi di consigli e di conforti. […]

Questa rivista […] intende di essere un campo aperto a tutte le idee oneste e pratiche che hanno per iscopo il miglioramento economico delle classi lavoratrici, il quale non si può ottenere fuorché coll’istruzione e coll’unione delle piccole

forze che danno origine alla grande che è forza di tutti. E questa forza benefica che non abbassa, ma solleva, che non distrugge, ma crea, che non toglie a nessuno, ma che dà a chi non ha, che non esercita violenza, ma che si espande colla persuasione e coll’esempio, è per noi la Cooperazione, che crediamo destinata a trasformare i rapporti fra chi produce e chi consuma, chi lavora e chi fa lavorare, rinnovando pacificamente, sopra basi di giustizia, l’ordinamento sociale. Le teorie saranno discusse in questa rivista con sufficiente sviluppo; pubblicheremo, nel movimento generale di progresso, le notizie dell’Assicurazione contro gli infortuni sul lavoro forniteci dalla Cassa di Risparmio, che ci è larga di aiuto in questa pubblicazione; e riserveremo il primo posto alle questioni che hanno una pratica e immediata utilità».

Il primo numero era di otto pagine e conteneva articoli firmati da Francesco Viganò, Antonio Maffi, Leone Wollemborg, Ugo Rabbeno, ma pure da due padri della cooperazione anglosassone come Wansittard Neale e George Holyoake. Direttore responsabile era Carlo Romussi, esponente del riformismo de-

mocratico milanese e autore di vari scritti sul mutualismo.

«La Cooperazione italiana» sarebbe stata a lungo un imprescindibile punto di riferimento di tutto il movimento, qualificandosi come autorevole mezzo d’informazione dei cooperatori e soprattutto come luogo di dibattito. Infatti, l’organizzazione di rappresentanza che esprimeva tale periodico, ovvero la Lega nazionale delle cooperative e mutue era all’epoca un coacervo di istanze politiche e culturali differenti, nel senso che coabitavano al suo interno filoni molto diversi della cooperazione otto-novecentesca.

Vi erano liberaldemocratici, radicali, socialisti, cattolici, repubblicani e via dicendo.

Ognuna di queste compagini aveva una propria idea di cooperativa ed era naturale che maturassero discussioni fra le parti. In questo senso, «la Cooperazione italiana» accompagnò la crescita del movimento non solo sul versante quantitativo – ovvero del numero di società, di soci, del volume d’affari – ma anche e soprattutto su quello qualitativo, e cioè dell’approdo a modelli organizzativi e a patti mutualistici sempre nuovi e aggiornati.

Tito Menzani

6/2021

L’INTERVISTA Alfiero Turci, dal 1991 al vertice di Pubblifest: «La scelta cooperativa si è rivelata vincente per coinvolgimento dei soci»

L’

av ventura di Alfiero Turci c ome pr e sidente di Pubblifest è iniziata nel 1993 e si è conclusa il 17 aprile scorso, quando l’assemblea ha rinnovato il consiglio di amministrazione in scadenza e nominato il nuovo presidente Umberto Orlati.

A ottobre dell’anno scorso è andato in pensione anche lo storico direttore Davide “Bibo” Simoncelli che nel 1991 ha costituito la cooperativa di Forlì che opera nel campo degli allestimenti per congressi, concerti, manifestazioni sportive, feste e cerimonie.

Sia Simoncelli che Turci non hanno fatto venir meno la loro preziosa esperienza nei confronti della cooperativa anche dopo il pensionamento, mantenendo incarichi nella compagine societaria.

Turci, partiamo dall’inizio della sua esperienza nella cooperazione, come è entrato in Pubblifest?

«Nel ‘93 il direttore nonché fondatore Dav ide Simoncelli, con cui avevo condiviso fino a qualche anno prima l’esperienza di organizzazione e allestire le feste provinciali de l’Unità di Forlì, chiede la mia disponibilità a ricoprire il ruolo di presidente della cooperativa.

Ruolo che si è concluso dopo circa un trentennio.

Fin dall’inizio questa collaborazione si è fondata su un solido rapporto di reciproca fiducia, che ha coniugato al meglio le rispettive competenze nel campo specifico degli allestimenti e delle scelte di gestione aziendale. Penso che questo abbia rappresentato il presupposto su cui si è sviluppata la costante crescita di Pubblifest in tutti questi anni. Poi da un lato c’è stata

Insieme allo storico direttore Davide “Bibo” Simoncelli è stato il protagonista di uno sviluppo che ha portato la cooperativa a essere punto di riferimento nazionale per gli allestimenti la scelta di perseguire una reale autonomia anche attraverso la sua natura di cooperativa di produzione e lavoro, rivelatasi vincente rispetto altre possibili opzioni, in quanto funzionale al maggior coinvolgimento e motivazione della base sociale, nonché sul versante della salvaguardia della prevalenza. Dall’altro canto lo spirito che ha animato l’avvio di questa esperienza con le scelte confermate dai soci per diversi anni di capitalizzare al massimo i risultati di bilancio, creando le condizioni con cui è stato possibile mantenere un alto livello di investimenti, per dotarsi di attrezzature necessarie a soddisfare le evoluzioni del nostro mercato e anche attraverso le successive fasi di adeguamento e ampliamento necessario della sede».

Come si è sviluppato il settore degli allestimenti e cosa è cambiato negli anni?

«Stiamo parlando di un settore, quello degli allestimenti, che nel corso degli ultimi anni si è fortemente caratterizzato nella sua evoluzione, a partire dalle novità delle strutture prefabbricate: dai tubi innocenti e dalle lamiere, ai profilati in alluminio e alle coperture in pvc. In questo contesto, sono state fatte scelte puntuali e mirate per nuove tipologie di investimenti strutturali, che hanno permesso di acquisire nuovi ambiti di mercato;

pensiamo alle stagioni delle tribune che hanno determinato i risultati di alcuni esercizi, o alle grandi tensostrutture che hanno aperto nuove opportunità anche verso il mercato industriale.

La crescita costante negli anni aveva portato il bilancio del 2019 (ante Covid) a sfiorare gli 8 milioni di euro».

Che sfide avete dovuto affrontare?

«Pubblifest si è proposta di superare gli iniziali limiti territoriali proiettandosi sul territorio nazionale con prevalenza al centro-nord, con un’offerta di prodotto diversificata, che copre ogni aspetto degli allestimenti esterni, quindi in grado di garantire allestimenti di qualità “chiavi in mano”, questo a differenza di molti nostri competitor.

Alla disponibilità diretta di strutture, consegue poi la capacità gestionale e operativa per la loro messa in opera con standard di qualità e nei tempi contrattuali: in questo settore “penali per ritardi” non sono concepibili, pena il fallimento dell’evento. Pubblifest può contare sulla competenza e professionalità dei propri soci e dipendenti, a fianco dei quali, anche per far fronte ai picchi di produzione di questi anni, si è attivata un’organizzazione flessibile attraverso una rete di collaborazioni con aziende specializzate nel

montaggio dislocate in varie parti del paese. È stato anche grazie questa a f lessibilità dei costi fissi, e alla crescita del mercato industriale, che la cooperativa ha potuto affrontare le conseguenze della pandemia registrando una contrazione del fatturato del 50% ma conseguendo nel 2020 un risultato di bilancio comunque positivo».

Cosa lascia come eredità al suo successore?

«Il 2020 registra un importante passaggio generazionale per l’azienda con la nomina del nuovo direttore Marco Lelli, figura con un’esperienza consolidata nella vita della cooperativa, dove è entrato da giovanissimo.

Con l’Assemblea che ha approvato il bilancio si è poi completato il percorso con la nomina del nuovo presidente, Umberto Orlati. Aspetta loro una fase fortemente condizionata dagli effetti della pandemia, con le incertezze sui possibili scenari futuri, ma sono certo che sapranno misurarsi con queste nuove sfide partendo da una realtà aziendale economicamente solida, che occupa un posto di riguardo nel mercato nazionale dell’allestimento e potendo contare sul supporto di una base sociale compatta e fortemente motivata. A tutti rivolgo i migliori auguri e un grande “in bocca al lupo”». a cura di Emer Sani

IL PRESENTE I l direttore Marco Lelli

«Utile e Ristorno Anche Durante la Pandemia» La pandemia da Covid-19 ha congelato una serie di settori in cui Pubblifest si era affermata negli anni ed era in grado di competere a livello nazionale.

Ma di fronte all’azzeramento di convention, meeting, concerti, manifestazioni sportive, congressi, feste, cerimonie pubbliche e private, la cooperativa forlivese ha potuto puntare su altri ambiti, forte della propria esperienza, delle proprie attrezzature e degli investimenti fatti in passato. «Anche grazie a questo, se nel 2020 i ricavi della cooperativa sono stati il 51% di quelli dell’anno precedente, abbiamo comunque chiuso il bilancio con un utile pari al 2019. E i soci hanno continuato ad avere il ristorno», sottolinea il direttore Marco Lelli. Entrato in Pubblifest nel 1995 («il primo contratto l’ho firmato a 19 anni, lavoravo d’estate durante gli studi»), assunto negli uffici nel ’99, due lauree (in fisica con specializzazione in fisica teorica e in filosofia), Lelli è stato responsabile del settore operativo, logistico e personale prima di essere nominato direttore proprio nell’anno del Covid.

«La cooperativa ha saputo compiere nel tempo una serie di scelte di politica aziendale che si sono rivelate vincenti e ci hanno portato vantaggi – spiega Lelli —. Abbiamo investito in mezzi e strutture, e più recentemente abbiamo siglato un accordo quadro con la società di progettazione ed ingegneria che si occupa della realizzazione dei magazzini di Amazon. Forniamo strutture temporanee per aumentare gli spazi di stoccaggio, nonché strutture per attività ludico-ricreative dedicate ai dipendenti. Serviamo sette punti in tutto il centro-nord».

L’attività di noleggio delle strutture ha permesso a Pubblifest di avere introiti certi a fronte di lavorazioni non al massimo impiego.

«Durante il 2020 e nei primi mesi del 2021 il magazzino si sta praticamente svuotando. Abbiamo un maggiore impegno a lungo termine dei materiali e un minore impiego della manodopera.

Solo lo scorso anno, quando i codici Ateco non consentivano di lavorare, siamo stati costretti per un mese e mezzo a fare ricorso alla cassa integrazione. Da quel momento in poi non l’abbiamo più utilizzata».

Nel 2021 ricorrono i 30 anni dalla costituzione della cooperativa, costituita ufficialmente il 10 maggio 1991. «Festeggeremo degnamente non appena ci saranno le condizioni, è difficile fare previsioni, tutto dipende dal virus – conclude il direttore -. Rispetto allo scorso anno ne stiamo uscendo meglio. Già la scorsa estate avevamo rilevato un’immediata reattività del nostro settore e avevamo avuto risultati importanti. Confido che quando riusciremo ad uscire dalla pandemia il mercato riprenderà pienamente».

«I MIEI 30 ANNI DA PRESIDENTE PUBBLIFEST» 6/2021

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Non Si Trova Personale?

Se la percezione della fine della pandemia ci consegna un nuovo sentimento di ripartenza, la cosa migliore da fare è ricominciare a farsi le domande giuste per affrontare con decisione i prossimi mesi. A prescindere dal fatto di essere obbligati a portare le mascherine all’aperto.

Con un incontro in collaborazione con di Cristian Maretti Randstad dedicato all’analisi delle competenze necessarie nel settore dell’agroalimentare abbiamo provato a disegnare alcuni scenari interessanti.

Sicuramente si apre lo spazio per nuovo sviluppo economico, in corrispondenza con il significativo rilancio degli investimenti sulla spinta delle risorse del Next Generation EU, ma c’è il rischio che la persistente difficoltà di reperimento di alcune figure professionali coerenti con le esigenze poste dall’evoluzione produttiva ed organizzativa del settore rappresenti un collo di bottiglia ed un ostacolo alla crescita.

La ricerca di Radnstad ha preso in esame le industrie alimentari e delle bevande concentrandosi sui profili per i quali si registrano le maggiori difficoltà di reperimento a fronte di assunzioni pianificate. Guidano la classifica i tecnici dell’organizzazione e della gestione dei processi produttivi (75% di difficoltà di reperimento), seguiti dai meccanici e montatori di macchinari industriali (47%), dai tecnici della produzione e preparazione alimentare. L’indagine rivela che la difficoltà di reperimento dei profili ricercati risulta essere la sotto qualificazione dei lavoratori dal punto di vista tecnico/scientifico (57,8%), ma a preoccupare maggiormente dovrebbero essere quelle che indicano nella scarsa capacità di aggiornarsi e tenersi al passo con i cambiamenti tecnologici e/o organizzativi… oppure dalle scarse capacità di ascolto e di percezione degli obiettivi e dalle limitate attitudini relazionali.

Perché questi ambiti non riguardano solo l’aspetto lavorativo, ma la possibilità di essere pienamente cittadini nel futuro del nostro malconcio Paese.

ALLEANZA: CRESCONO RICAVI E EFFICIENZA Decisa inversione di tendenza per l’attività caratteristica, l’Ebitda è vicinissimo al pareggio

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l Bilancio 2020 di Coop Alleanza 3.0 – la più grande cooperativa di consumatori in Italia – evidenzia significativi indicatori di miglioramento, in particolare nella gestione caratteristica. La Cooperativa prosegue, quindi, nell’attuazione del Piano di Risanamento e Rilancio.

Nel 2020, le vendite a insegna Coop (somma della rete diretta, delle partecipate della GDO e di Easycoop e franchising) hanno raggiunto i 5,12 miliardi, con una crescita di 203 milioni sul 2019. Da segnalare come le vendite della sola rete diretta (Cooperativa+ controllate della Gdo), pari a 4,36 miliardi, abbiano registrato una decisa inversione di tendenza: dopo diversi anni,

tornano in positivo con un incremento di 52 milioni rispetto al 2019.

L’Ebitda 2020 della gestione caratteristica è sostanzialmente vicino al pareggio (-8 milioni di euro, rispetto ai -120 del 2018), con un recupero di ben 112 milioni in soli due esercizi. Nello stesso arco di tempo, l’Ebit (indicatore di marginalità,

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comprensivo degli ammortamenti) recupera 123 milioni in soli due anni, passando dai -217 milioni del 2018 ai -94 milioni del 2020, in ripresa sul 2019 e sulle previsioni. Il risultato operativo riflette gli importanti interventi realizzati su crescita delle vendite e sull’efficientamento di tutti i costi: del lavoro, di funzionamento e di sede. Questi risultati testimoniano la ritrovata competitività della Cooperativa.

Se la gestione commerciale ha potuto contare su strumenti e spazi di manovra per contenere l’impatto della crisi da Covid19, così non è stato per le altre gestioni. La gestione finanziaria, anche se al di sotto delle aspettative, ha comunque apportato un contributo positivo per circa 15 milioni, scontando in particolare le riduzioni di

dividendi dei fondi immobiliari e svalutazioni.

Rispetto alle previsioni, chiude con un risultato peggiore la gestione immobiliare che ha inevitabilmente risentito delle riduzioni o sospensioni temporanee degli affitti.

Un risultato di poco positivo, ma molto sotto le attese, per la gestione delle partecipate che ha registrato gravi sofferenze, operando in settori pesantemente colpiti dalla crisi da Covid19, come librerie o viaggi e turismo. Inoltre, le società partecipate quotate hanno ridotto in modo significativo (IGD) o azzerato la distribuzione di dividendi (Unipol Gruppo, in ottemperanza alle raccomandazioni delle autorità di vigilanza per banche e assicurazioni, nonostante gli importanti ri-

CONSUMO / 2 Il bilancio 2020 registra un fatturato di 235 milioni

Coop Reno in utile DisTriBuisce RisTorno Mascherini: «Vincente il legame stretto con il territorio»

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l 30 giugno si è svolta, presso la sede di Coop Reno a San Giorgio di Piano, l’Assemblea Generale che ha riportato i voti delle assemblee separate avvenute dal 31 maggio al 13 giugno con la modalità di delega al rappresentante designato. In questa nuova modalità hanno partecipato 2.119 soci con un aumento del 55% rispetto all’anno precedente; di questi 841 avevano anche votato l’anno precedente; la partecipazione dei dipendenti è rimasta molto importante con 537 voti. Coop Reno ha chiuso un Bilancio 2020 superando i 235 milioni di fatturato, 198 milioni

nella rete fisica dei 46 supermercati e 39 milioni di euro nei tre distributori di carburanti. Particolarmente positivo è stato il risultato della gestione caratteristica pari 5,6 milioni di euro.

Con questi risultati è stato approvato un ristorno di oltre 560.000 euro così suddiviso: 0,25% sui prodotti di marca e dello 0,75% per i prodotti a marchio coop a rafforza anche con al scelta del Ristorno la centralità del marchio coop. L’utile netto finale è stato di oltre 1,65 milioni di euro portando il patrimonio netto a superare i 51 milioni di euro. A tutta la squadra di Coop Reno è stato deliberata una erogazione di

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premio aziendale di oltre 1 milione di euro. «Il risultato del Bilancio 2020 è motivo di grande soddisfazione- ha dichiarato Andrea Mascherini Presidente di Coop Reno (nella foto) - e conferma le scelte fatte in questi anni di rafforzare il nostro legame con il territorio. Stiamo investendo 1,5 milioni di euro per installare la nuova evoluzione delle etichette elettroniche, insieme ad altri progetti di innovazione tecnologica». Coop Reno è una cooperativa di consumo di oltre 86.000 soci, con 47 punti vendita collocati su sei province: Bologna, Ferrara, Modena, Ravenna, Padova, Rovigo e 3 distributori».

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IGIENE AMBIENTALE RACCOLTA RIFIUTI DIFFERENZIATA E INDIFFERENZIATA PULIZIE MANUTENZIONE DEL VERDE GESTIONE DEI PARCHI

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sultati conseguiti dalla compagnia assicurativa). Queste ultime decisioni sono legate all’eccezionalità dell’esercizio 2020: se è probabile che non saranno ripetute nei prossimi anni, hanno tuttavia impattato sul bilancio di Coop Alleanza 3.0 nel 2020, facendo mancare circa 50 milioni rispetto alle attese.

La Gestione straordinaria in perdita, ma in miglioramento rispetto agli ultimi anni, ha registrato una plusvalenza per la cessione di asset immobiliari, come previsto nel Piano. Tale plusvalenza è stata utilizzati con rigore nell’assorbimento di costi per attività previste dal piano strategico, svalutazioni immobiliari e accantonamenti su potenziali rischi.

Il buon andamento delle vendite e l’implementazione delle efficienze previste nel Piano di Rilancio hanno permesso di proseguire nella forte riduzione delle perdite, migliorate di 51 milioni a livello consolidato e di 26 milioni a livello di Cooperativa rispetto al 2019, assestandosi a -132 milioni (consolidato) e –138 milioni (Cooperativa). Da sottolineare che, se le società partecipate non avessero eccezionalmente interrotto l’erogazione dei dividendi, questi risultati avrebbero registrato un miglioramento ancor più significativo.

Anche il Prestito Sociale si è mosso in controtendenza rispetto agli ultimi anni e si è attestato a 3,2 miliardi con sostanziale tenuta rispetto al 2019, a testimonianza della fiducia accordataci dai nostri soci. Una tendenza peraltro confermata e rafforzata nei primi mesi del 2021.

Anche nel 2020 la Cooperativa ha rispettato tutti i parametri di sicurezza fissati nel regolamento del Prestito.

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DETTAGLIO L’AD Luca Panzavolta: «Il 2020 è stato l’anno del completamento dell’acquisizione di Auchan»

CIA-CONAD HA RADDOPPIATO LE VENDITE

La Complessità del Male La storia è nota ormai a tutti: una ragazza pakistana è scomparsa da Novellara e si ha ragione di credere che sia stata uccisa dai suoi famigliari (sono cinque gli indagati) per aver rifiutato un matrimonio combinato.

Una storia

ziamento a tutte le socie e i soci, le addette e gli addetti di punto vendita che non si sono sottratti, unitamente ai dipendenti Cia». «Difficile fare previsioni sulla ripresa – continua Panzavolta – per quanto con la vaccinazione in corso l’auspicio sia di tornare presto a condizioni di una ritrovata nuova normalità. Siamo attenti a cogliere quanto la pandemia ci ha consegnato in termini di nuove abitudini di spesa, sia per quanto concerne un’offerta commerciale sempre più vocata a prodotti di provenienza certa, filiera corta e locale, sia sul fronte dei servizi aggiuntivi, quali la spesa online; al negozio si chiederanno sempre più anche cose “nuove” e diverse, la capacità di essere uno spazio non solo di acquisti ma di ritrovata socialità e risposta ad alcuni bisogni centrali di spesa e di vita».

Il 2020 CIA-Conad in cifre Il 2020 è stato un anno difficile e complicato, ma la pandemia non ha fermato la crescita di Commercianti Indipendenti Associati, che nel corso dell’anno ha completato il percorso di ac-

Nell’arco di dieci anni la cooperativa è passata da 751 a 1490 milioni di euro

Foto Blaco

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ell’arco di dieci anni Commercianti Indipendenti Associati (CIA-Conad) ha raddoppiato le proprie vendite ai soci, passando da 751 a 1490 milioni di euro.

Il dato è stato presentato in occasione dell’assemblea di bilancio della cooperativa, che per il secondo anno consecutivo si è svolta in videoconferenza. Sono intervenuti il presidente, Maurizio Pelliconi, e l’amministratore delegato, Luca Panzavolta.

«Il 2020 — dichiara Panzavolta — è stato ovviamente l’anno del Covid, ma per noi di Cia anche l’anno del completamento di un importante percorso di sviluppo avviato nel 2019 con l’acquisizione Auchan. Eravamo tutti impreparati a quanto successo da febbraio in poi: la Gdo ha dato un servizio fondamentale, garantendo un presidio positivo del territorio. Stare aperti e riforniti è stato un tratto di normalità e una occasione per infondere sicurezza alle persone. Per questo credo sia doveroso un ringra-

Cherchez la Femme

quisizione dei negozi ex Auchan, registrando un +3% delle vendite ai soci in omogeneo e +26% con lo sviluppo. I punti vendita sono oggi 277, per una superficie di oltre 295mila metri quadri di vendita. Alle casse sono stati battuti 82,3 milioni di scontrini per un valore al dettaglio di 2,2 miliardi di euro, che salgono a 2,3 inclusi i “concept” come distributori di carburante, pet store, parafarmacie e ristoranti. La crescita delle vendite della rete è stata pari al 3,5% in omogeneo e del 29,5% in assoluto. Risultati che contribuiscono ad affermare Conad come prima catena distributiva del Paese, con il 15,01% del mercato. Per quanto riguarda CIA-Conad il patrimonio netto nel 2020

ha superato i 770 milioni di euro, mentre il valore aggiunto generato è stato di oltre 126 milioni di euro.

Nel triennio 2018-2020 CIA-Conad e la rete dei soci hanno destinato più di 13,4 milioni di euro alle comunità locali in cui operano: 5,7 sotto forma di erogazioni e sponsorizzazioni, 7,7 sotto forma di recupero di merci e derrate alimentari per il last minute market e le onlus che contribuiscono al sostegno alimentare delle fasce più fragili della popolazione.

Nel complesso lavorano in negozi, cooperativa e società del sistema circa 10.900 persone, in crescita di oltre 2.200 unità sull’anno precedente.

Si conferma la netta prevalenza di contratti a tempo

indeterminato (oltre il 90%) e di forza lavoro femminile (circa i due terzi). In totale i negozi della rete CIA-Conad al 31/12/2020 erano 274, a cui si aggiungono 69 “concept store” (bar e ristoranti, parafarmacie, distributori di carburante, pet store e ottici). I territori di riferimento sono Romagna e San Marino (132 negozi), Marche (54), Veneto (36), Friuli Venezia Giulia (25), Milano e Lombardia (27). I punti vendita sono articolati nei canali Spazio Conad (15), Conad Superstore (32), Conad (53), Conad Spesa Facile (21) e Conad City (153).

Nel corso del 2020 è stata completata l’acquisizione Auchan, con il cambio di insegna di 32 punti vendita che si sono aggiunti ai 25 già convertiti nel 2019. Nel biennio 2019-200 CIA-Conad ha rilevato 58 negozi (57 a marchio Auchan e 1 Carrefour): 27 in Lombardia, 16 nelle Marche, 10 in Veneto, 4 in Romagna e 1 in Friuli Venezia Giulia. I negozi sono stati riaperti dopo interventi di ristrutturazione e la gestione è stata affidata a società costituite anche da parte di dipendenti della rete.

terribile,

di Federica Angelini

un’altra storia di violenza su una donna su cui si sono innestate tante riflessioni e prese di posizione e che è diventata per molti versi simbolica della difficoltà di un discorso pubblico vero e profondo sulla questione femminile. Perché non è mancato chi ovviamente ci ha visto innanzitutto un’occasione per fomentare lo scontro, sottolineare differenze, per parlare d’altro, per parlare di “cultura” e “tradizione” islamica come se le uniche radici di questa vicenda fossero da cercare in una religione seguita da milioni di persone in tutto il mondo, neanche fosse una sorta di setta segreta. Come se non ci fosse stata addirittura una fatwa contro chi vuole combinare i matrimoni. Le femministe sono state accusate di non averne parlato, anche se lo hanno fatto eccome.

E lo hanno fatto anche le femministe musulmane, naturalmente, tra le voci purtroppo più ignorate nel nostro paese.

Ma perché cercare complessità e analogie quando si può

NOMINE Nel CDA fanno il loro ingresso quattro nuovi soci da Romagna, Marche e Lombardia

addittare un nemico altro? E

Si Rinnovano gli Organismi, Nuovi Ingressi in Consiglio

invece, forse ancora una volta

Massimo Marchionni, socio di Pesaro, eletto vicepresidente della cooperativa

continua a mietere vittime:

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aurizio Pelliconi, 53 anni, è stato c o n fermato presidente di Comme r c i a nt i I nd ip e nde nt i A ssociati, cooperativa di dettaglianti del sistema nazionale Conad presente con 277 punti vendita nei territori di Romagna, Repubblica di San Marino, Marche, Friuli Venezia Giulia, Vene-

6/2021

sarebbe bene riflettere sul fatto che in fondo stiamo parlando dello stesso antico male che attraversa le società da secoli, a ogni latitudine o quasi e che l’idea che le donne non possano o non debbano godere di

to e Lombardia. Pelliconi proviene da una famiglia di commercianti ed è entrato giovanissimo nel mondo del dettaglio.

Oggi gestisce con due soci il Superstore Filanda di Faenza, che oltre al supermercato alimentare offre servizi aggiuntivi a marchio Conad quali il distributore carburanti, la parafarmacia e il ristorante self service Con Sapore. È inoltre presidente di ANCD, Associazione Na-

zionale delle Cooperative tra Dettaglianti.

Conferma anche per l’amministratore delegato e direttore generale Luca Panzavolta.

Nel consiglio di amministrazione, composto da 16 persone, fanno il loro ingresso quattro nuovi soci: Loredana Corzani di Ravenna; Filippo Lorenzini di Savignano sul Rubicone; Giuseppe Righi di Urbino; Mario Caione, dello Spazio

Conad di Curno in provincia di Bergamo, per l’area lombarda.

Gli altri componenti, riconfermati, del consiglio di amministrazione sono Mauro Bosio (dirigente apicale di Conad nazionale), Denis Barichello, Thomas Bellucci, Marina Colomban, Enrico Gaspari, Matteo Lorenzini, Marco Mazzoni, Claudio Pierini e Vanni Zanfini.

Di nuova nomina è il vicepresidente, il socio di Pe-

saro Massimo Marchionni, che già ricopriva la carica di consigliere di amministrazione. Marchionni, 53 anni, è amministratore della società Tre Effe srl e insieme ad altri 5 soci gestisce un Conad a Fossombrone (PU) e un Superstore con bar ristorante Con Sapore a Fermignano (PU); a questi si è aggiunto, dal febbraio 2020, anche lo Spazio Conad di Fano, ipermercato rientrante nell’acquisizione Auchan.

autonomia e autodeterminazione per quanto riguarda le loro vite e i loro corpi. Questo è il male da sradicare, ed è un male comune. E come in ogni battaglia, l’unione può fare la forza per Saman, ma anche per Barbara, Dorina, Licia, Laura, Victoria e le 29 vittime di femminicidio contate fino al 13 giugno dall’inizio dell’anno nella sola Italia.

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COOPERATORI Il direttore marketing di Deco Industrie, Luca Cucciniello, racconta i piani e le strategie per il futuro della grande cooperativa

«IMPEGNATIVO MA CON OTTIMI RISULTATI» S ettant’anni e non sentirli, almeno guardando ai risultati che Deco industrie ha cent rato a nche in tempo di pandemia da Sars cov 2. Infatti la grande cooperativa bagnacavallese associata a Legacoop Romagna chiude positivamente il bilancio 2020, grazie in primo luogo al rapporto commerciale con la Grande distribuzione organizzata, l’unico canale che non solo non ha risentito dell’emergenza sanitaria ma che, anzi, ha registrato un rilevante incremento della domanda. In vista del compleanno il direttore marketing Luca Cucciniello ci parla di quali sono i piani per celebrare l’anniversario e le strategie per il futuro Quali sono le cifre che caratterizzano Deco?

«Deco è una cooperativa che fattura circa 190 milioni di euro all’anno e conta più di 500 persone fra soci e dipendenti. La produzione è

«La cessione a Valsoia dello stabilimento di Forlì è una grandissima opportunità, perché la produzione sarà mantenuta nell’impianto: il business crescerà»

divisa in cinque stabilimenti: per metà l’attività riguarda i prodotti alimentari, biscotti, dolci da ricorrenza e panificati, mentre il restante cinquanta per cento riguarda la detergenza e l’igiene domestica, dai detersivi agli ammorbidenti. A questi ultimi prodotti abbiamo aggiunto quelli dedicati all’igiene del corpo, per esempio il bagno e la doccia. È un portafoglio di prodotti molto variegato e differenziato che mettiamo a disposizione sia dei clienti sia alla vendita diretta attraverso i nostri marchi».

Come si può riassumere il

2020 di Deco industrie? «È stato un anno impegnativo ma fortunatamente abbiamo raggiunto ottimi risultati, sui quali speriamo e riteniamo di poter continuare a costruire il nostro percorso. Non sono mancate ovviamente le difficoltà, perché l’impennata improvvisa della domanda, e i conseguenti vincoli che ha presentato il mercato, ha avuto riflessi sull’organizzazione della produzione, dall’approvvigionamento delle materie prime alla gestione delle inquietudini che sono nate a causa dell’emergenza sanitaria».

Un tema che vi è molto caro è quello della sostenibilità ambientale.

«Ritengo che Deco abbia la sostenibilità nel proprio Dna: come cooperativa di lavoro per noi la sostenibilità è un valore importante.

E non parlo solo di sostenibilità ambientale ma anche economica e sociale: per noi rispetto dell’ambiente, del territorio dei valori tradizionali debbono essere tenuti insieme.

Ogni anno produciamo il bilancio di sostenibilità, che è uno strumento oggi molto diffuso ma che noi presen-

tiamo da tanto tempo. È un documento pieno di elementi che condividiamo anche con i consumatori finali, che così possono conoscere più a fondo ciò che fa la nostra azienda».

Una delle operazioni più importanti che avete portato a termine è la cessione a Valsoia di un marchio famoso come Loriana. Che impatto ha sulla vostra attività, in particolare per lo stabilimento di Forlì dove la piadina viene prodotta?

«Per lo stabilimento di Forlì è una grandissima opportunità perché l’accordo con Valsoia prevede il mantenimento della produzione della piadina proprio in quell’impianto, in modo da garantire la continuità della produzione. A livello commerciale Valsoia ha la possibilità di far crescere e sviluppare questo business ancora più di quanto lo abbia fatto Deco, il cui know how è principalmente legato proprio alla produzione: insomma,

affidarci a un marchio importante può fare crescere il prodotto di più e meglio di quanto abbiamo fatto noi.

Il rapporto con Valsoia può inoltre aprire altre opportunità, al di là di Loriana, che potrebbero avere ulteriori ricadute positive».

Infine, avete compiuto 70 anni: come pensate di celebrarli?

«Cercando di raccontare un po’ meglio anche al mondo esterno ciò che noi facciamo proprio sul tema della sostenibilità. Abbiamo iniziato a pianificare una serie di eventi che realizzeremo nel corso del 2021 per dare visibilità alle iniziative in questo campo. I 70 anni sono comunque un bel traguardo e ci siamo arrivati in buona forma. Questo testimonia il buon lavoro fatto negli anni e allo stesso tempo sono un ottimo viatico per il futuro: la nostra ambizione è guardare ai 70 anni appena passati senza trascurare i 70 che ci aspettano».

questi 2 simboli deve essere uno stimolo a combatterla giornalmente”.

«La scelta di Deco è significativa e non scontata. Recenti fatti di cronaca, geograficamente v icini come quello di Novellara - dichiara Stefano Bonaccini, Presidente della Regione EmiliaRomagna - ci mostrano, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto la lotta contro la violenza sulle donne sia un tema quanto mai urgente e doloroso. È un impegno che

ci riguarda tutti, deve diventare una pratica quotidiana.

Come Regione, siamo pronti a rafforzare il nostro impegno”.

Al Presidente Bonaccini sono stati consegnati il bilancio di sostenibilità della cooperativa, una coroncina di mosaico dei Racconti Ravennati e una maglia del Bologna Football Club sponsorizzata Scala e realizzata in occasione dei 70 anni di Deco.

Alberto Marchesani

ANNIVERSARIO Nella sede di Bagnacavallo di Deco un simbolo contro il femminicidio

BonaCCini taglia il naStRo Della PancHina AnTiviolenza Celebrati i 70 anni di attività con un pensiero speciale per le donne

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abato 5 giugno alle 14, presso la sede di Deco Indust r ie a Bagnacavallo (Ravenna), sono state inaugurate la Panchina Rossa, simbolo del percorso di sensibilizzazione verso il femminicidio e la violenza sulle donne, e le Coroncine di mosaico dei Racconti Ravennati, progetto sull’identità ed emancipazione femminile nato da un collettivo di sei mosaiciste in collabo-

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razione con il Centro Antiviolenza Linea Rosa. Sei coroncine verranno installate all’ingresso di tutti gli stabilimenti Deco Industrie a Forlì, Ravenna, Imola e Bondeno.

La cooperativa, nata nel 1951, ha voluto celebrare i 70 anni di attività, con un pensiero speciale alle donne che hanno subito violenza e vessazioni. Un percorso intrapreso da tempo tramite la donazione dei prodotti creati nei propri stabilimenti ai

centri antiviolenza dei territori e che prosegue con la posa di due simboli: un monito a non dimenticare chi, tra le mura domestiche subisce vessazioni e vive nella paura.

Tanto è stato donato anche tramite la piattaforma solidale “We are one - ripartiamo insieme” promossa dal Bologna Football Club di cui il marchio Scala detergenti, di proprietà della cooperativa, è Sleeve Partner. Nel corso dell’anno infatti hanno preso corpo diversi progetti

a favore delle famiglie in difficoltà.

«In Deco Industrie – dichiarano Antonio Campri e Francesco Canè, rispettivamente presidente ed amministratore delegato Deco Industrie s.c.p.a. – delle oltre 500 persone impiegate, più del 40% sono donne. A loro, ma anche ai loro colleghi uomini, vogliamo lanciare un messaggio: la violenza sulle donne è sempre ingiusta e vigliacca e va combattuta con fermezza. L’inaugurazione di

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APOFRUIT La forte perdita della frutta estiva, causata dalle gelate primaverili, riscattata dal buon andamento

RISULTATI SUPERIORI ALLE ASPETTATIVE Zanotti: «Il bilancio ha beneficiato delle azioni messe in atto per rendere più efficiente la struttura»

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mpia so dd i s f a z ione da parte d e i 3. 2 0 0 soci della grande cooperativa di produzione ortofrutticola Apofruit che il 30 giugno, attraverso l’assemblea dei delegati, hanno approvato il bilancio 2020.

L’annata, che ai consueti problemi strutturali del settore ha aggiunto la forte perdita della frutta estiva dovuta alle gelate primaverili, è stata ampiamente riscattata grazie ai buoni risultati ottenuti dal mercato e dalla organizzazione messa in campo. Il rendiconto finale del Gruppo ha siglato, infatti, un patrimonio netto consolidato di 103.477.835 di euro (+ 0,19%) e un valore della produzione consolidato pari a 339.813.047 di euro (+9,5).

«Un bilancio – commenta il presidente di Apofruit Mirco Zanotti (nella foto) – che ha beneficiato anche delle azioni messe in atto dalla cooperativa, già da settembre dello scorso anno, al fine di rendere più efficiente la nostra struttura ed ottenere il massimo risultato per

Bicicletta, Che Affare Nel corso degli ultimi trent’anni è stata via via vista come il simbolo di un passato naif, oppure come il gadget dei nerd nordeuropei, tutti pc e due ruote, nella mi-

Cooperative Braccianti

Presidenza di Promosagri, Confermato Patrizi «L’Assemblea Generale Ordinaria dei Soci della cooperativa di servizi, dedicati alle cooperative tra lavoratori di conduzione terreni del territorio, lo scorso mercoledì 25 maggio ha confermato i direttori delle sette Cooperative Agricole Braccianti membri del CdA, i quali, a loro volta, hanno nominato per il secondo mandato consecutivo Stefano Patrizi e Giovanni Giambi rispettivamente alla presidenza e alla vicepresidenza. «Sono onorato per la rinnovata fiducia - commenta Patrizi -, continueremo a supportare a livello strategico e tecnico il gruppo delle nostre straordinarie CAB per affrontare i grandi passaggi della nostra epoca: preservare la redditività aziendale, il patrimonio intergenerazionale e naturale, la capacità di offrire lavoro di qualità, in un contesto terribilmente penalizzante per produttori agricoli per via degli assetti dei mercati globali, della concorrenza internazionale sleale e del cambiamento climatico devastante». La cooperativa ha approvato inoltre un bilancio in equilibrio, illustrato dal direttore Massimo Bondi. Nel CdA, oltre a Patrizi, i direttori delle cooperative socie: Giambi di Agrisfera, Claudio Mazzotti di CAB Campiano, Marco Lanzoni di CAB Bagnacavallo e Faenza, Giampietro Sabbatani di CAB Massari, Lino Bacchilega di CAB Terra, Paolo Rosetti di CAB Comprensorio Cervese e Franco Balducci di CAB Fusignano.

i nostri produttori, risultati che sono stati superiori alle nostre aspettative”.

Esiti che trovano riscontro nell’ottima liquidazione dei prodotti invernali (mele, kiwi, patate, pere, agrumi, per un totale di oltre 900 mila quintali) ai soci, iniziata lunedì 28 giugno. “Il dato maggiormente significativo di questa stagione – sottolinea il direttore commerciale della cooperativa Mirco Zanelli – è l’aumento del 24,1% del valore liquidato ai soci, ossia 60 milioni e 600 mila euro rispetto ai 48 milioni e 847 mila euro del 2019, su un conferimento stabile. Che significa una liquidazione media al chilogrammo del 20,8% in più sul 2019».

«Un’ottima performanc e – e v iden z ia E r ne sto Fornari, direttore generale del Gruppo – ha registrato il kiwi, sia verde che giallo Zespri Gold. Soddisfazioni anche dalle mele: Pink Lady, Candine e Fuji. Per quanto riguarda le pere, dopo le problematiche produttive del 2019 anche a seguito dell’invasione della cimice asiatica, si è tornati nel 2020 ad un’annata di produzio-

gliore delle ipotesi l’oggetto su cui salire per qualche

na alternativa. La bicicletta però sembra avere assunto una dimensione diversa. Con un giro d’affari in Europa ne normale dove per le pere Abate si sono registrati buoni risultati. Bene anche le patate, qualche difficoltà per le cipolle la cui sovrapproduzione ha creato qualche problema di collocamento sul mercato. In generale risultati buoni sia per le produzioni convenzionali che biologiche. Nell’insieme, anche con il contributo dell’andamento degli altri prodotti invernali, la liquidazione è stata ottima. È stata premiata soprattutto la qualità e le scelte, adottate nei confronti dei prodotti principali, che continueranno anche in futuro». «Le difficoltà generali – sintetizza Fornari – a cui si sono aggiunti i contraccolpi della pandemia da Covid, non hanno impedito dunque un bilancio altamente soddisfacente. Non era scontato».

Fruttagel Tiene e Investe in Innovazione Tecnologica Ottima performance del biologico e delle bevande vegetali Conselice

I Cooperatori Ricordano l’Eccidio Il 21 maggio di 131 anni fa a Conselice i soldati facevano fuoco contro un gruppo di risaiole in sciopero per l’aumento del salario e di braccianti disoccupati che chiedevano l’avvio di lavori pubblici, uccidendo due donne, un uomo e ferendo altre 30 persone.

Per ricordare questo tragico evento un gruppo di cooperatori — tra cui il responsabile del settore agroalimentare di Legacoop Romagna, Stefano Patrizi, il presidente e il direttore della Cab Massari, Gabriele Tonnini e Giampietro Sabbatani — si è recato presso il Monumento alle Mondine e agli Scariolanti insieme al Sindaco, Paola Pula, e all’Assessore alle politiche socio-assistenziali di Conselice, Raffaella Gasparri.

di Fabio Gavelli

(breve) vacanzi-

TRASFORMAZIONE Destinati 7,4 milioni a un piano di efficientamento

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Globale e Solidale

stimato in 500 miliardi di euro (di cui 8 in Italia), c’è chi parla di Bike Economy, che è il titolo del libro scritto da Gianluca Santilli – curatore di un osservatorio sul tema – e da Pierangelo Soldavini. Nella società moderna, che vive di narrazioni ed esperienze, la bici può essere considerata un contenitore di tecnologia (le e-bike), un mezzo di spostamento ecologico e salutare, un punto di vista sul mondo lento ma non immobile. Ma anche un settore produttivo: l’Italia aveva fabbriche artigianali fra le migliori al mondo, poi nel nome di una globalizzazione dissennata, ecco la quasi scomparsa di un patrimonio di saper fare. Ora le bici sono costruite perlopiù in Cina e molti stabilimenti in Italia hanno chiuso. Sulla qualità dei prodotti dell’estremo Oriente ciascuno si sarà già fatto un’idea.

Allora dietro quei raggi che girano c’è molto di più di un tipo strambo che sfida il

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r ut tagel, a zienda cooperativa di trasformazione agroindustriale di A lfonsine (Ravenna), ha approvato nei giorni scorsi il bilancio 2020. Fatturato a quota 128,9 milioni di euro, in leggero calo rispetto all’anno precedente chiuso a 133,1 mln, ed export stabile con il 6,9% del fatturato complessivo. Bene il comparto del biologico che, nonostante le ridotte vendite nei servizi alla ristorazione, raggiunge i 31,2 milioni di euro. Confermato il piano di investimenti 2021 a quota 7,4 milioni di euro che si articolerà su diversi assi portanti: nuovo magazzino automatizzato, innovazione tecnologica, efficientamento produttivo, economia

circolare. «Fruttagel, come tutta la filiera agroalimentare italiana, ha saputo reagire con forza e determinazione a un anno molto complesso - sottolinea Stanislao Giuseppe Fabbrino, presidente e amministratore delegato Fruttagel — garantendo continuità con la responsabilità di sempre. In questo contesto, siamo riusciti a realizzare il risultato di equilibrio pianificato grazie anche a una maggiore focalizzazione sulle aree di business a più alto valore aggiunto, al raggiungimento di maggiori efficienze produttive e al monitoraggio dei costi».

Il bio si conferma strategico R ispetto all’andamento dei diversi comparti, ottima la performance delle bevande vegetali

(+17%) che valgono 9,7 milioni di euro e dei derivati del pomodoro, che segnano un incremento del +2% rispetto all’anno precedente, per un’incidenza sul fatturato di 18 milioni di euro. In leggero calo i vegetali surgelati, il cui fatturato 2020 ammonta a 60,6 milioni di euro (-3,6%), e il comparto succhi, bevande a base frutta e the che vale 38,1 milioni di euro.

Le produzioni biologiche hanno sviluppato il 25% del totale del fatturato caratteristico, confermandosi strategiche per l’azienda ravennate che, insieme ai suoi soci agricoli, da anni interpreta positivamente questa tendenza di mercato sia come partner della distribuzione moderna, sia per i prodotti a marchio Almaverde Bio di cui è socio fondatore.

traffico. Un modo di vivere più easy, meno gassoso e pure un’intera economia alle spalle.

Che potrebbe ricominciare a pedalare forte se si realizzassero le infrastrutture ad hoc: piste ciclabili vere e sicure, ciclovie, itinerari, locali di ristorazione e di soggiorno, ciclofficine, mappe, componentistica e accessori. Mille opportunità, da cogliere per piccole-medie aziende e cooperative, se chi governa avesse l’avvertenza e il buon senso di spendere in modo oculato i fondi in arrivo per la ripresa.

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