Programma Scuola #5 Fornara_Iscritti

S C U O L A # 0 5 TRA FLUSSI E PANTANI

1-5 SET 21 FORNARA DI ACQUASANTA

Programma

SCUOLA DI FORNARA PROSPETTIVE CRITICHE PER L’APPENNINO CENTRALE

Gli ultimi scampoli della civiltà rurale si perdono tra le politiche agro-industriali europee, la finanziarizzazione del vivente. Così si rafforzano i miti resilienti dei nuovi ritornanti ‘smart’, del turismo-panacea, perfettamente compatibili con il vecchio e nuovo sviluppo: quello del cemento.

Da un lato si rafforzano le vecchie asimmetrie sulle direttrici dello sfruttamento: fuori/dentro, natura/lavoro, profitti/diritti.

Dall’altro si rimbianca il foglio per nascondere le increspature di un passato che, nonostante tutto, stenta a scivolare via. Le persistenze contadine diventano echi lontani; più avvincenti le fascinazione per il piano liscio su cui re-immaginare ogni volta un progetto diverso. Ma senza fare i conti con ciò che non è andato, si prepara un futuro di disuguaglianze e incompatibilità ecosistemiche.

I luoghi terremotati sono un laboratorio dei nuovi flussi di parole, di procedure e di risorse. Rappresentano una posizione privilegiata per ascoltare il futuro parlare la lingua dei piani, dei progetti, dei bandi.

Ma il futuro non è scritto e le parole ancora tutte da inventare.

PROGRAMMA SCUOLA #5

MARTEDÌ

MERCOLEDÌ

GIOVEDÌ

31 / 08

01 / 09

02 / 09

9.30 SE 01 Il valore dei boschi: prospettive critiche

MS 01

Montagne di me

12.30 13.00

PRANZO

14.00

PRANZO

PL 01 Appennino TR 01

Retoriche e man

17.00 17.30 18.00

ARRIVI SP 01 La legna è solo legna,

19.00 20.00 21.00 22.00 23.00

la legna brucerà.

CENA

CENA

serata carbonaia

PL 02

A terra ferma FILM

24.00

SE : Seminario

SP : Spettacolo

TR : Tavola rotonda

PL : Presentazione libro

MS : Masterclass

WS : Workshop

4

IP : Incontro pubblico

ezzo

nifesti

a

FORNARA | 1-5 SETTEMBRE 2021

VENERDÌ

SABATO

DOMENICA

03 / 09

04 / 09

05/09

WS 01 Riparare l’ambiente?

La cura nel capitalocene

PRANZO

PRANZO

PA 01 Escursione Tra i boschi di tutti

TR 02 Lo strumento degli Usi civici nelle lotte

IP 01 Incontro pubblico ricostruzione

territoriali

SE 02 La gente della Laga

SP 02 Appennino DOC Fluvione Film Festival (Tronzano)

SP 03 RaccontaStorie

CENA E FESTA DA BALLO

5

SE 01 1 SETTEMBRE | ORE 9.30 IL VALORE DEI BOSCHI: PROSPETTIVE CRITICHE La selvicoltura nelle aree montane, tra perdurabilità e messa a profitto

A voler nominare le superfici coperte da alberi

con le comunità che li abitano. Sia le foreste

nelle aree montane si incorre in almeno due

che i boschi, infatti, sono capaci di generare

possibili declinazioni: i boschi e le foreste.

utilities per i gruppi umani, dall’estrazione

Distinti nei processi storici, financo in talune

di materie prime fino ai cosiddetti servizi

declinazioni statistico-legislative, si ha da un

ecosistemici

lato il bosco come strumento ad utilizzo di

ambientali e patrimonio immateriale. Ma le

pratiche antropiche (allevamento animali,

caratteristiche delle filiere organizzative di

dissesto

frutti,

produzione, ovvero i dispositivi con cui questi

fungatico e erbe spontanee, riparo da agenti

servizi vengono generati, determinano il tipo

atmosferici violenti, produzione carbonifera e

di processo socio-ambientale quale prodotto

legnatico etc.) dall’altro la foresta, inteso quale

della relazione tra le collettività antropiche

paesaggio selvaggio privo dell’interazione

e i le superfici boscate. E per conseguenza

costante con l’essere umano (Giacché, 2019).

la tipologia di insediamento, di lavoro, di

Negli ultimi due secoli il paesaggio italiano

paesaggio, di relazione con la natura etc.

idrogeologico,

raccolta

passando

per

componenti

ha assistito a una sua corposa riforestazione (Agnoletti 2018), innervatasi nei processi

Un viaggio nei boschi dell’Appennino che

di trasformazioni delle nostre montagne,

muoverà dalla modalità condivisa delle risorse

ha generato una serie di fenomeni socio-

dei primi ‘comunisti’ ante-litteram, fino alle

ecologici che tuttora aprono interrogativi per

criticità dei moderni servizi ecosistemici

le scienze, incluse quelle umane. Nonostante

utilizzando come filo conduttore il conflitto

questo l’Italia è primo importatore al mondo

che ruota intorno alle risorse del bosco e al suo

di legno per l’industria del mobile, e le filiere

rapporto con l’insediamento e il paesaggio.

che importano legna da ardere raggiungono gli angoli più remoti del pianeta.

I boschi nazionali sono contesi tra spinte conservazioniste (cosiddetta parchizzazione delle

montagne)

e

pulsioni

estrattiviste

(vecchie e nuove forme di accumulazione) ma in nessun caso vengono pensati in relazione

Con: Olimpia GOBBI (Proposte e Ricerche): “Gli usi civici forestali nella storia locale dell’Appennino”; Alfonso De NARDO (CISBEM): “Uomini e boschi. Il bosco e le aree interne nella questione meridionale”; Fabio TAFFETANI (UNIVPM): “I boschi residui e il paesaggio agrario”; discussant Augusto CIUFFETTI (RESpro) 6

PL 1 SETTEMBRE | ORE 14.00 01 APPENNINO Economie, Culture E Spazi Sociali Dal Medioevo All’età Contemporanea.

Carocci, 2019.

“Gli

Appennini

[...]

rappresentano

un

Perché laddove il Novecento ha rappresentato

complesso e articolato spazio economico,

un secolo in cui si sono avviati processi di

sociale e culturale, che nel corso dei secoli

decadenza e spopolamento nella dorsale

è costantemente al centro e non ai margini

appenninica, non si può non considerare

della storia d’Italia.” Con queste parole lo

che per quasi otto secoli queste aree siano

storico Augusto Ciuffetti restituisce il senso

state il centro di un grande dinamismo, in

del suo volume Appennino, in cui ripercorre

cui differenti economie si integravano con i

la storia socio-economica di queste aree, in

diversi paesaggi e ambienti. Ecco allora che

particolare quelle colpite dai sismi del 2016-

la conoscenza dei lunghi processi storici

2017, spingendo il proprio sguardo fino al

diventa necessaria per la ricostruzione del

Medioevo, laddove si definiscono le basi della

senso dei territori, per difendersi - ma non

società appenninica. La ricerca storica ha

solo - da quei progetti e ipotesi di sviluppo

infatti insito in sé questo compito: proiettarsi

che oggi vorrebbero proporre una un’idea

oltre le ipotesi consolidate, per rimettere

standardizzata e omologante dell’Appennino.

al centro del dibattito la complessità di un territorio, delle sue economie e dei suoi abitanti nelle diverse stratificazioni storiche.

Con l’autore Augusto CIUFFETTI (RESpro - Rete di storici per i paesaggi della produzione).

7

SP 0 1 1 SETTEMBRE | ORE 17.30 LA LEGNA È SOLO LEGNA, LA LEGNA BRUCERÀ Il bosco come matrice di comunità abitanti La civiltà appenninica si nutre del bosco.

montagna si fa idiosincrasico e fondativo. Mai

Letteralmente: per il pascolo, ospitato nei

schiacciato sull’immagine imperscrutabile

secoli sotto le fronde degli alberi, per i

della ‘foresta nera’ generata dalla retorica

frutti del bosco (castagne, fiori e frutti) e il

romantica, albergo di paure e trame ordite,

fungatico, ma anche -più lateralmente- per il

ma al contrario sede della compenetrazione

legnatico necessario per riscaldare l’ambiente

tra selvatico e lavoro umano, tra natura e villa,

domestico, per il carbone per produrre

tra terreno e incorporeo.

energia e per il materiale da costruzione con cui verranno edificate le architetture e le

Di questi due modi di intendere la coltura e la

infrastrutture di valle.

cultura del bosco, sovrapposti e mai separati

Ebbene

non

esclusivamente

sul

piano

rappresenteranno la chiave di volta per

materiale il bosco si relaziona con le comunità

rinnovare lo sguardo sulla montagna boscata

che abitano le alture: il rapporto che il bosco

in nome di antichi -ma mai veramente

genera con le leggende e le storie della

superati- riti del fuoco.

Con Carlo URBINATI (FabLab - UNIVPM): lezione-passeggiata “Un passaggio nei boschi della Laga: fra ecologia e selvicoltura”; Francesca SILVI (RACCOLTI d’AUTORE): “La leggenda della luna di Meschia”; carbonai DEL CERESA: Catasta e trasformazione della legna in carbone.

8

MS 2 SETTEMBRE | ORE 09.30 0 1 MONTAGNE DI MEZZO Una nuova geografia

Una masterclass che a partire da Montagne

compensatoria: una fuga che lascia l’impronta

di mezzo. Una nuova geografia Mauro

degli impianti, delle cementificazioni e delle

Varotto (Einaudi, 2020) analizza gli stereotipi

cattedrali nel deserto, senza portare sviluppo

conservativi e compensativi che investono la

o redistribuzione.

montagna, oggetto geografico che Mauro Varotto considera nella sua complessità e

La

polivocità.

conservativi e compensativi che investono le

Le montagne di cui scrive non sono quelle

montagne: la montagna-vetrina, la retorica

definite dai caratteri altimetrici, ma più in

romantica dell’abbandono, i falsi miti delle

generale tutti quei territori caratterizzati da

produzioni

fattori insediativi, economici, sociali e culturali

“wilderness”. Dispositivi retorici, pubblicità,

che li rendono montani. Nell’immaginario

discorsi e politiche che con l’estetizzazione delle

collettivo, nella letteratura e nel marketing,

rovine favoriscono un’idea “imbalsamatoria,

“montagne” sono le terre alte: luogo di

conservativa, statica” della montagna che fa

estrazione di risorse, prima, e di conquista

da contrappeso all’accelerazione della città.

eroica e prestante, poi. Contro questa idea

Varotto propone di guardare, invece, a quei

stereotipata, Mauro Varotto sposta lo sguardo

territori meno spettacolari nei quali pensare

su quelle “montagne in penombra” sottratte

e realizzare altre forme di sviluppo: vecchi e

a queste rappresentazioni. Le “montagne di

nuovi modi di riabitare le montagne e le aree

mezzo” sono tutti quei territori che soffrono

interne più in generale

masterclass

indagherà

montane

di

gli

qualità

stereotipi

o

della

l’abbandono, il mal governo delle risorse territoriali e l’assenza o insufficienza di politiche di settore. Le montagne dimenticate dalle

strategie

di

sviluppo

che

hanno

caratterizzato la seconda metà del Novecento e che tutt’ora rischiano di essere dominanti.

Varotto

descrive

e

decostruisce

l’uso

strumentale della montagna che presenta la montagna come divertimentificio per popolazioni urbane assuefatte che cercano nella montagna una fuga momentanea e

Con: Mauro VAROTTO (Università di Padova).

9

TR 0 1 2 SETTEMBRE | ORE 14.00 RETORICHE E MANIFESTI Subalternità ed egemonia in salita

Se è possibile individuare una genesi della

di soggetti con risorse, motivazioni e obiettivi

“questione” delle aree interne italiane, bisogna

talvolta anche molto distanti: un movimento

risalire alla definizione di “polpa e osso”, con

di ritornanti che ha fatto la sua comparsa

cui Manlio Rossi Doria coglieva i primi effetti

nelle analisi e negli studi sul ripopolamento

sociali e territoriali della Riforma Agraria. Una

nelle aree montane. Questo discorso sulle

categoria che sarà poi utilizzata per esprimere

aree interne si è prodotto in diversi “luoghi”,

la subalternità, la perifericità e la marginalità

cristallizzandosi anche in alcuni Manifesti, tra

politica, culturale ed economica dell’interno,

cui il Manifesto di Camaldoli e il Manifesto per

nasce in un periodo storico in cui i processi

Riabitare l’Italia.

effettivi di spopolamento, depauperamento e crisi del welfare territoriale, innestamento

L’obiettivo di questo seminario è, a partire

di una monocultura turistica etc. sono ancora

da questi Manifesti, approfondire i principali

agli albori.

filoni discorsivi sulle aree interne, con la

Le aree interne tornano in auge a partire dal

convinzione che sia fondamentale costruire

2012 con la nascita della Strategia Nazionale

una prospettiva critica sul “ritorno ai borghi”,

per le Aree Interne, che propone una nuova

riflettere e de-naturalizzare gli stereotipi che

cartografia del Paese seguendo criteri di

investono questi territori, comprendendo

vicinanza (o lontananza) dei centri abitati

in modo critico da quali modelli e visioni di

rispetto ad alcuni servizi essenziali di istruzione,

sviluppo derivano.

sanità e mobilità. Questa operazione di demarcazione

territoriale,

pur

volendo

superare i divari di democrazia e cittadinanza implicati dalla marginalità territoriale, agisce come dispositivo che produce una spazialità dicotomica tra interno ed esterno, centro e margini/periferia. La dicotomia internoesterno è uno dei temi del dibattito che si è sviluppato intorno alla questione del ritorno alle Terre Alte. In questi territori, da anni si registrano diverse forme di ritorno da parte

Con: Domenico CERSOSIMO per il Manifesto per Riabitare l’Italia (Università della Calabria), Rossano PAZZAGLI per il Manifesto di Camaldoli (Università del Molise) - discussant Giorgio OSTI (AreeFragili).

10

PL 2 SETTEMBRE | ORE 21.00 02 A TERRA FERMA: QUANDO LA SCOSSA È FINITA Scrivere del terremoto a terremoto finito: esperienze editoriali a confronto

«Come l’acqua torna al suo livello pre-alluvione

A partire da questa consapevolezza, l’incontro

e le ultime vittime dei terremoti vengono

ha lo scopo di far dialogare fra loro due

soccorse, allo stesso modo per i mass-

pubblicazioni che si sono interessate di due

media l’interesse per le catastrofi si attenua

post-terremoto (Sulle tracce dell’Appennino

rapidamente», così scrivono Christof Mauch

che Cambia, e Memorie dal cratere: storia

e Christian Pfister a proposito della tendenza

sociale del terremoto in Irpinia) con l’obiettivo

alla rimozione delle catastrofi naturali dalla

di riflettere sulle analogie e le differenze che

memoria collettiva all’interno delle società

coinvolgono le esperienze relative ai disastri

moderne. Tuttavia, se un post-disastro viene

naturali

spesso rievocato occasionalmente durante

nostro Paese.

che

ciclicamente

interessano

il

gli anniversari, esso in realtà si manifesta continuamente nei territori che colpisce, nella dimensione ambientale, economica e politica, nei vissuti individuali e collettivi.

Con: Emidio DI TREVIRI, Marco GIOVAGNOLI, Paolo COPPARI e Stefania DELL’ORSO (Comitato “Premio di Laurea Massimo Dell’Orso”) curatori e amici del nuovo volume Sulle tracce dell’Appennino che Cambia, BeneComune [2021] e Gabriele Ivo MOSCARITOLO Memorie dal cratere: storia sociale del terremoto in Irpinia, EditPress [2020].

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WS 0 1 3 SETTEMBRE | ORE 09.30 RIPARARE L’AMBIENTE? LA CURA NEL CAPITALOCENE Riparare, rimediare, rivendicare: per un ambientalismo della cura

Il workshop, che si svolgerà in una cava di

(non) progettare e (non) governare i territori e

travertino estinta, muoverà dal concetto di

di intenderne lo sviluppo.

“rovina”. Il termine «rovinato» è mutuato dai lavori dell’antropologa Anna Tsing (2015) che

Il danno all’ambiente si rivela nella sua

lo usa per descrivere quei socio-ecosistemi

dimensione più ordinaria, quella dei suoli

che hanno perso la loro diversità, sono stati

consumati dalle grandi infrastrutture (ed

esposti a una varietà di processi che li hanno

estrazioni), dei suoli rovinati dall’agricoltura

impoveriti e dove si moltiplicano fenomeni

industrializzata, dei suoli abbandonati delle

di proliferazione incontrollata (di cui la

cosiddette «aree interne» italiane. Per questo,

proliferazione di virus è giusto un esempio).

c’è bisogno di organizzarsi per resistere, ma anche per prendersi cura del territorio.

I processi responsabili di questa distruzione

Alla base della cura come attività, c’è una

sono gli stessi che hanno permesso ad alcuni

visione

attori di trarre profitto economico da questi

che esiste e prende forma in una maglia

ecosistemi. Si tratta di una dinamica in cui

di interdipendenze, che lo legano ad altri

un processo estraneo all’organizzazione di un

umani ma anche ad esseri viventi non umani.

sistema si impone dall’esterno, causandone

Per questo è, per definizione, vulnerabile.

il

modo

La cura rinvia dunque a un modo di essere

determinante il funzionamento, cosicché di

presente a sé, agli altri e al proprio intorno

ciò che c’era prima rimangono solo dei resti.

basato sull’attenzione a questa vulnerabilità

Al tempo stesso, al rovinare si intrecciano una

e dunque attenzione a ciò che è necessario

molteplicità di processi - ecologici, sociali,

fare per mantenere la vita e riprodurla. La

culturali, politici - espressione di diversificate

cura è, dal punto di vista antropologico,

volontà di riparare. L’evento disastroso rivela le

questa capacità, propria degli esseri umani

conseguenze potenzialmente drammatiche

(uomini e donne indistintamente) di prestare

di processi ordinari che, già prima dello stesso,

attenzione a queste interdipendenze, al

rovinavano quel territorio.

bisogno di mantenerle, accompagnandone

degrado

e

alterandone

in

dell’essere

umano

come

essere

la trasformazione, e all’agire di conseguenza, Al di là dell’evento eccezionale, la rovina è

con un’attenzione al bisogno di riparare e la

resa possibile da un certo modo ordinario di

consapevolezza di ciò che non è riparabile.

Con Laura CENTEMERI (École des hautes études en sciences sociales).

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TR 3 SETTEMBRE | ORE 15.00 02 LO STRUMENTO DEGLI USI CIVICI NELLE LOTTE TERRITORIALI: TATTICHE, STRATEGIE E PROSPETTIVE Assemblea di lotta con i collettivi e le realtà militanti d’Appennino Ampliamento del comprensorio sciistico del

L’obiettivo dell’assemblea è quindi quello

Terminillo, trivellazioni nel Bosco di Corundoli,

di esplorare le possibilità di utilizzo dell’uso

costruzione di un hotel ai Pantani di Accumoli,

civico all’interno delle vertenze territoriali,

costruzione

tratto

condividere tattiche, strategie e criticità.

Sulmona-Foligno, impianti di risalita sciistica

Ascoltando le esperienze di lotta che li stanno

qua e là... sono le punte di diamante di una

riscoprendo in chiave oppositiva avremo modo

progettualità speculativa che sembra l’unica

anche di interrogarci sulle potenziali nuove

capace di attecchire sull’Appennino e che negli

modalità di riappropriazione dello strumento

anni sta trovando un’opposizione crescente.

da parte delle comunità, affinché gli usi civici

Queste lotte hanno un nemico in comune:

non rappresentino più esclusivamente una

lo sviluppismo del cemento e un modello

modalità difensiva, ma possano indicare una

economico da superare. Ma condividono

nuova traiettoria di sviluppo per le comunità

anche dei potenti alleati: i cosiddetti usi civici

delle terre alte.

di

un

gasdotto

nel

che spesso insistono nelle aree montane oggetto dei progetti eco-nocivi. Gli usi civici sono una forma di condividere l’utilizzo delle risorse naturali del territorio, vocata alla sua eterna riproducibilità: boschi, pascoli, sorgenti venivano condivise e amministrate affinché non smettessero mai di procurare godimento a chi ne aveva necessità, senza mai alterarne l’equilibrio socio-ambientale. Gli usi civici si sono dimostrati strumenti organizzativi persistenti che si sono fatti spazio nei codici normativi e sono arrivati fino a noi e nelle aule dei tribunali, mettendosi in mezzo alla realizzazione di questi progetti.

Con rappresentanti delle vertenze territoriali: Discoli del Sinarca (contro la devastazione del Bosco di Corundoli, ISERNIA), Balia dal Collare (contro la costruzione impianti di risalita sul Terminillo e la distruzione della faggeta, RIETI), No Snam/Sulmona (contro l’attraversamento di SNAM, L’AQUILA), Coordinamento No Urbanizzazioni ai Pantani (contro opere edificatorie nell’area di Accumoli, VALTRONTO).

13

SE 02 3 SETTEMBRE | ORE 18.00 LA GENTE DELLA LAGA - PERCORSI DEMOETNOANTROPOLOGICI SULL’APPENNINO MINORE Balli, canti e immagini tra i resti della civiltà rurale Ogni discorso sul presente delle zone centro-

Tra

interviste

video,

appenniniche va storicamente situato dentro

d’archivio,

alla parabola discendente della civiltà rurale.

possibile immaginarsi l’accesso al campo tra

Per questo è centrale aprire uno spiraglio sul

le comunità montane della Laga e Gran Sasso

mondo demo-etno-antropologico delle genti

a metà Novecento. Ad impreziosire l’incontro

che hanno abitato e con il loro lavoro forgiato

la ricerca di Emanuele di Paolo (associazione

il paesaggio e il presente. L’incontro con

Bambun) che ha approfondito le questioni

Gianfranco Spitilli, accademico, ricercatore

legate al pascolo e al mondo pastorale e

e suonatore servirà ad avvicinarci al mondo

frammenti della presentazione del lavoro di

antico di cui ascolteremo i lontani echi a

ricerca di Marta Jannetti.

frammenti

documenti audiovisivi

sonori sarà

partire dal materiale raccolto nella mostra “L’ascolto e la visione. Don Nicola Jobbi e

A seguire i suoni della zampogna zoppa e dei

l’Appennino centrale del XX secolo”, la prima

mantici rallegreranno la serata e animeranno

esposizione organica dedicata all’archivio e

i balli.

alle attività del parroco etnografo Don Nicola Jobbi sui Monti della Laga a partire dalla fine degli anni Cinquanta.

Con: Gianfranco SPITILLI (Università di Teramo, autore di “L’ascolto e la visione”); Emanuele DI PAOLO (ass. Bambun); liuteria SABATINI e suonatori locali in ricordo della nostra amica Marta JANNETTI.

14

IP 4 SETTEMBRE | ORE 14.30 01 TERREMOTI E AREE FRAGILI: QUALE RICOSTRUZIONE? La riedificazione pubblica e privata del costruito terremotato: tra criticità del modello proprietario e presepizzazione dei borghi.

Dopo quattro anni e quattro commissari, la

L’impegno economico collettivo è funzionale

situazione dei cantieri della ricostruzione ha

ad un progetto sostenibile per il cratere

subìto una notevole accelerazione soprattutto

terremotato? È efficace il risarcimento totale

grazie alla svolta impressa dalla struttura

dei danneggiati per il ripristino della vita nei

commissariale guidata da Giovanni Legnini.

territori feriti? Quali sono le categorie e i gruppi

Dopo gli anni della conflittualità tra comitati

sociali coinvolti e quali quelli assenti nella

e Commissari, tra i vari livelli di governance,

definizione dell’architettura di governance?

la macchina sembra finalmente pacificata e

Le

spedita verso la direzione della risolutezza.

rappresentative dell’abitare contemporaneo

categorie

di

residenzialità

sono

la montagna? È possibile quindi aprire una discussione che superi la contingenza delle responsabilità sui

A partire da questi interrogativi vogliamo

ritardi, sull’inefficienza etc. per affrontare i nodi

aprire un confronto che possa contribuire a

della ricostruzione pubblica del patrimonio

un più ampio ragionamento sul modello di

privato. A partire dai dati sullo spopolamento

ricostruzione post-sisma tra vecchie e nuove

(mancati

disuguaglianze e squilibri socio-ambientali.

rientri

sull’invecchiamento

dei (ritorno

terremotati), soprattutto

dei grandi anziani) e sulla stagnazione economica ordinaria (concentrazione delle economie stagionali e pendolarismo), è possibile cominciare a interrogare il modello italiano della ricostruzione nelle aree fragili.

Con: Giovanni LEGNINI, Commissario straordinario alla ricostruzione post sisma del Centro Italia; Cora FONTANA, autrice di “Ricomporre i divari”; Marco FARS, esperienza Coordinamento Comitati; ACTIONAID (curatori di “Sicuri per Davvero”); Arch. David GORI (Arking - Collespada); modera Linda CITTADINI, giornalista e curatrice di Sibilla, le voci della ricostruzione.

15

SP 02 4 SETTEMBRE | ORE 17.00 APPENNINO / DOC Proiezioni ed eventi a Tronzano con il Fluvione Film Festival

Il Fluvione Film Festival si svolge dal 2010 sulla

Una specifica sezione Appennino Doc, curata

montagna picena. Giunto alla sua XI edizione si

dall’Ecomuseo del Monte Ceresa, si occupa

è distinto in Italia tra i festival cinematografici

in particolare di raccogliere, promuovere e

che abbracciano i temi del paesaggio, delle

diffondere film e documentari che si siano

tradizioni e della memoria, con particolare

concentrati sulla rilevanza appenninica.

attenzione alle piccole comunità e alle problematiche degli ambienti montani.

Il FFF porta il cinema, e tutto quello che lo circonda come workshop, incontri, mostre, escursioni e concerti, lassù dove non c’è: sulle cime e tra le comunità che durante l’estate hanno ancora voglia di godere della magia dell’incontro.

Presso il Borgo di Tronzano

16

PA 5 SETTEMBRE | ORE 09.30 0 1 TRA I BOSCHI DI TUTTI A piedi risalendo l’alta Valle del Fluvione

Lungo

la

dorsale

dell’Italia

castagneti e boschi intatti, avremo modo di

centrale colpita dal sisma del 2016/2017

conoscere e ripercorrere la storia recente delle

esistono

collettive

comunanze. Un modo per guardare da vicino

conosciute nelle Marche come “Comunanze

i significativi interrogativi sul presente e sulla

Agrarie” e sopravvissute, dentro e tutto

sfida legata alla conservazione del territorio

attorno al perimetro del Parco Nazionale dei

per le generazioni future

ancora

appenninica le

proprietà

Sibillini. Per secoli queste istituzioni hanno rappresentato un argine contro la povertà e la fame e fronteggiare le difficoltà della vita in zone impervie. È a partire da un’escursione nel boschi delle comunanze del Monte Ceresa che, risalendo l’alta Valle del Fluvione, tra incantevoli

Con: Comunanza di FORCA

17

SP 03 5 SETTEMBRE | ORE 17.30 RACCONTASTORIE Racconti, ricerca e tradizione orale sull’Appennino Centrale

RaccontaStorie è un progetto che nasce

Storie antiche e storie di oggi, storie per

per raccogliere e diffondere storie che

ricordare e per immaginare il futuro che

appartengono alla tradizione orale e per

verrà, leggendo i segnali del presente. Storie

tessere insieme memoria collettiva attraverso

per ridere, per imparare, per riflettere, per

la narrazione. Dove? Nei teatri, nelle case,

stare insieme, storie per tutti, per bambini,

nelle piazzette, nelle scuole, sui sentieri

per ragazzi, per studiosi e smemorati, per

di montagna, in compagnia delle stelle o

marinai e montanari… Lo spazio del racconto

accanto al camino, in un angolo di città o di

è, per cominciare, fra me e te.

paese, ovunque ci sia ancora la necessità di ascoltare storie, il narratore può arrivare con il suo teatro ambulante.

Con BRADAMANTE Teatro: Un teatro che affonda le radici nella memoria e nel territorio, inteso come moltitudine di persone, paesi, natura e identità culturali.

Associazione culturale teatrale che propone spettacoli e narrazioni, laboratori, eventi sitespecific, per tessere relazioni culturali e affettive tra teatro e territori, ricostruire geografie interiori. Con i suoi racconti e spettacoli Bradamante cerca di dare voce a chi non ne ha, alle storie dimenticate che girano tra gli alberi, nel vento.

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in breve seminario: “Il valore dei boschi: prospettive critiche” con O. GOBBI (Proposte&Ricerche); A. DE NARDO (CISBEM); F. TAFFETANI (UniVPM) // presentazione di “Appennino.

Economie, culture e spazi sociali dal medioevo all’età contemporanea” con A. CIUFFETTI (RESpro) // Tavola rotonda: “Lo strumento degli Usi civici nelle lotte territoriali” con le vertenze territoriali del Bosco di Corundoli, NoTSM2/Terminillo, NoSnam, NoHotel/Pantani // Masterclass di M. VAROTTO (UniPD) a partire dal volume “Montagne di mezzo. Una nuova Geografia” // passeggiata “Tra i boschi di tutti” con la COMUNANZA DI MONTEACUTO // Seminario: “Retoriche e manifesti: subalternità ed egemonia in salita” con D. CERSOSIMO (UniCAL - “Riabitare l’Italia”), R. PAZZAGLI (UniMOL - “Manifesto di Camaldoli”) - discussant G. OSTI (AreeFragili) // teatro: “Maja. Storie di donne dalla Majella al Gran Sasso” con BRADAMENTETEATRO // Incontro pubblico: “Quale ricostruzione?” con G. LEGNINI (Commissario Straordinario Ricostruzione); C. FONTANA (autrice “Ricomporre i divari”); M. Fars (esperienza COORD COMITATI); ACTION AID (“Sicuri per Davvero”); Arch. GORI (Arking); modera L. Cittadini (Sibilla, Voci della Ricostruzione) // seminario: “La gente della Laga - visioni demoetnoantropologiche sull’Appennino minore” - in ricordo di Marta Jannetti con G. SPITILLI (UniRM1) ed E. DI PAOLO (ass. Bambun) // musica tradizionale: SUONATORI DA LAGA, MARSICA E CERESA // presentazione “Sulle tracce dell’Appennino che Cambia” con M. GIOVAGNOLI, P. COPPARI (Archivio Massimo Dell’Orso) e “Memorie dal Cratere” con G. MOSCARITOLO// feste: del CARBONAIO // workshop: L. CENTEMERI (CNRS-EHESS) “Riparare l’ambiente? La cura nel capitalocene” // proiezioni: APPENNINODOC/FFF21

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appennino F L U V I O N E F I L M F E S T I VA L