Missione Compiuta PLUS Arte e Musica 4-5

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Arte e Musica

M. Fuga M. Giolito L. Labianca
Opere in rima Verifiche Museo interattivo Laboratori Educazione all’ascolto Grammatica artistica Il piacere di apprendere Gruppo Editoriale ELi Oltre l’insegnamento Educ Ability PLUS
M. Fuga M. Giolito L. Labianca
Opere in rima Verifiche Museo interattivo Laboratori Educazione all’ascolto Grammatica artistica Il piacere di apprendere Gruppo Editoriale ELi Oltre l’insegnamento Educ Ability PLUS
Arte e Musica

INIZIA IL VIAGGIO!

A che cosa servono l’Arte e la Musica?

Molte persone, anche tra gli adulti, pensano che l’Arte e la Musica con la vita vera non abbiano molto a che fare e che siano “cose” per pochi appassionati! In verità, c’entrano con la vita vissuta più di quanto si possa immaginare. L’Arte e la Musica raccontano, insegnano, celebrano, denunciano, trasmettono emozioni, stimolano riflessioni e confronti.

Stai per sfogliare le pagine di un volume molto particolare: un LIBRO-MUSEO. Tra le sue stanze scoprirai gli elementi principali sia dell’Arte sia della Musica.

Se riuscirai a “fare amicizia” con gli artisti e le artiste che incontrerai e a immedesimarti nelle storie raccontate, farai un viaggio indimenticabile!

Nelle

In questo LIBRO-MUSEO troverai le storie degli artisti e delle artiste, i loro capolavori, aneddoti e curiosità, ma anche tante attività per sperimentare tecniche artistiche e capire la Musica, per vivere e sentire in prima persona quello che gli artisti e le artiste hanno provato a dirti con le loro opere.

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pagine di questo libro-Museo la parola d’ordine è solo una: DIVERTITI! E non dimenticare che… . l’ARTISTA SEI TU!

SAI GUARDARE UN’ OPERA D’ARTE ?

LINEA, FORMA, SPAZIO, VOLUME, COLORE, SUPERFICIE, LUCE sono gli elementi base del linguaggio visivo.

Dipinti, sculture e fotografie possono essere “letti” osservando ogni elemento singolarmente o analizzandolo nella sua relazione con gli altri. Perciò, quando osservi un’opera d’arte chiediti sempre:

CHE TIPO DI LINEA È USATA?

Può essere retta, curva, spezzata o mista. Può avere un andamento orizzontale, verticale o diagonale ed essere sottile o spessa.

QUALI FORME SONO PRESENTI?

QUALI COLORI SONO UTILIZZATI?

I colori usati sono primari?

Secondari? Complementari?

Che ruolo ha il colore nell’opera?

Ci sono infiniti tipi di forme, ma rientrano quasi tutte in due categorie: geometriche (come quadrati e cerchi) o organiche (come forme libere o naturali).

COME VIENE USATO LO SPAZIO?

Lo spazio è l’area che si trova intorno all’oggetto.

Si osserva sia lo spazio occupato dall’oggetto sia quello che sta intorno all’oggetto rappresentato.

SONO RAPPRESENTATI DEI VOLUMI?

Le forme nell’opera d’arte possono avere due dimensioni (lunghezza e larghezza) o tre (lunghezza, larghezza e profondità).

Le forme con tre dimensioni si chiamano volumi.

COM’È LA SUPERFICIE DELL’OPERA?

La superficie è la parte esterna di un oggetto. Può essere liscia o ruvida, morbida o dura. Gli intrecci caratteristici di alcune superfici sono denominati con il termine inglese: texture

COME VIENE UTILIZZATA LA LUCE?

La luce definisce gli oggetti e ci permette di vederli. La luce in pittura può essere rappresentata con il colore o con le sfumature dei colori.

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COME È COMPOSTA UN’ ORCHESTRA ?

Il termine “orchestra” ha origine nell’antica Grecia.

A quei tempi l’orchestra era il luogo riservato al coro, ai musicisti e ai danzatori. Intorno alla prima metà del Seicento l’orchestra aveva piccole dimensioni ed era costituita dalla famiglia degli STRUMENTI AD ARCO (violino, viola, violoncello e contrabbasso) e dagli STRUMENTI A FIATO detti “LEGNI” (flauto, clarinetto e fagotto): era diretta dal primo violino. Nel corso dei secoli l’orchestra si modificò: il musicista tedesco Beethoven volle una grande orchestra, in cui trovavano posto anche gli STRUMENTI A FIATO detti “OTTONI” (trombe, tromboni, corni) e le PERCUSSIONI (tamburi, timpani e grancassa). Nasceva così l’orchestra sinfonica moderna.

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CONTRABBASSI ARMONIUM FAGOTTI CORNI PIANOFORTE PIATTI E TRIANGOLO CLARINETTI FLAUTI TRAVERSI TROMBONI TIMPANI GRANCASSA TUBA OBOE VIOLE ARPE VIOLINI VIOLONCELLI TROMBE

SALA 1

6 LA SALA DEL COLORE

8 Henri Matisse e il colore

9 Le opere • La danza

10 L’opera in rima • Icaro

11 Sono io l’artista!

SALA 2

12 LA SALA DELLA LUCE

14 Johannes Vermeer e la luce

15 Le opere • Donna che scrive una lettera alla presenza della domestica

16 L’opera in rima • Ragazza con il turbante

17 Sono io l’artista!

SALA 3

18 LA SALA DELL’OMBRA

20 Caravaggio e le ombre

21 Le opere • Fanciullo con canestro di frutta

22 L’opera in rima • I bari

23 Sono io l’artista!

SALA 4

24 LA SALA DELLA SCULTURA

26 Auguste Rodin e la scultura

27 Le opere • Il pensatore

28 L’opera in rima • La Cattedrale

29 Sono io l’artista!

SALA 5

30 LA SALA DELLA MUSICA

30 Suoni e silenzi

31 Suoni e rumori

32 L’intensità dei suoni

33 Il ritmo

34 L’altezza dei suoni

35 La chiave di violino e le note sul pentagramma

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CLASSE

LA SALA DEL COLORE 1 SALA

In questa sala scoprirai come uno dei più grandi protagonisti di un’opera d’arte sia il colore, uno strumento importantissimo nelle mani di ogni artista.

I colori possono essere classificati in molti modi. La prima classificazione è quella tra colori primari, secondari o terziari.

I colori primari non si possono ottenere dalla mescolanza di altri colori. Sono il giallo, il rosso e il blu (o più correttamente il giallo, il magenta e il ciano).

Sono colori che possono essere considerati le basi per la realizzazione di tutti gli altri colori!

I colori secondari, o derivati, sono quelli che si ottengono mescolando due colori primari. Sono il viola (rosso + blu), il verde (giallo + blu) e l’arancione (rosso + giallo).

COLORI PRIMARI

COLORI SECONDARI

GIALLO + VERDE = VERDE GIALLOGNOLO

Infine, i colori terziari sono quelli che si ottengono mescolando un colore primario con uno secondario. Osserva questo schema, che riassume “a colpo d’occhio” la formazione dei colori terziari.

GIALLO + ARANCIO = GIALLO ARANCIATO

ROSSO + ARANCIO = ROSSO ARANCIATO

ROSSO + VIOLA = ROSSO VIOLACEO

BLU + VERDE = BLU VERDASTRO

BLU + VIOLA = BLU VIOLACEO

COLORI TERZIARI

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+ + = =
+ =

Johannes Itten, un pittore e scrittore svizzero, studiò a lungo i colori e disegnò una forma in grado di contenere i colori primari, secondari e terziari in modo che fossero chiari i rapporti tra gli uni e gli altri. Questa figura è chiamata “cerchio cromatico di Itten”.

In un triangolo, al centro del cerchio, sono raffigurati i tre colori primari.

L’esagono è composto dai tre colori primari e dai tre colori secondari.

Il cerchio cromatico di Itten consente di classificare i colori anche come complementari, caldi o freddi. Sono colori complementari le coppie di colori formate dal colore primario e dal secondario che si trovano in posizioni opposte nel cerchio di Itten: blu e arancione, giallo e viola, rosso e verde.

Se dividiamo a metà il cerchio di Itten, a destra troviamo i cosiddetti colori caldi, quelli che ricordano la luce del Sole e il calore del fuoco, a sinistra i colori freddi, associati all’acqua, alla luce della Luna e alla vegetazione.

uriosità Una C

Il cerchio che racchiude l’esagono è composto dai colori primari, secondari e terziari.

COLORI CALDI

Se mescoli tutti insieme i colori primari, ottieni il marrone. Se mescoli tutti insieme i colori dell’arcobaleno, ottieni il bianco.

IL COLORE 7 1 SALA

HENRI MATISSE E IL COLORE 1

VITA D’ARTISTA

Henri Matisse nasce nel 1869, nel nord della Francia. A 20 anni, dopo un’operazione per appendicite, è costretto a rimanere a letto per settimane. Sua madre gli regala una scatola di colori per occupare le sue lunghe giornate dipingendo. È un vero colpo di fulmine!

Matisse si iscrive a un corso di disegno, poi si trasferisce a Parigi e frequenta l’Accademia di Belle Arti. Una data importante nella sua carriera è il 1905, anno in cui espone un quadro che è considerato l’iniziatore della corrente del Fauvismo. Questo nome deriva dalla parola francese “fauve” che significa “belva”: vedendo l’opera di Matisse, un critico d’arte afferma che sembra realizzata da una belva, tanto è primitiva e lontana dalla realtà. Infatti, Matisse usa i colori primari stesi con forza, accosta i colori complementari e sceglie colori fantastici, poco attinenti alla realtà: alberi viola, facce gialle, prati rossi… ne risulta un insieme molto vivace, esaltato da contorni neri netti e decisi.

Nel 1940, costretto a letto per una grave malattia, Matisse non si lascia scoraggiare e inventa un nuovo modo per creare e produrre: la tecnica del “papier découpé” (carta tagliata). Questa tecnica gli permette di dipingere delle figure su piccoli fogli, di ritagliarle e di farle applicare dai suoi assistenti su grandi tele.

Matisse muore a Nizza, nel 1954.

Henry Matisse
SALA 8
Henri Matisse

LE OPERE

“La danza” è una tela di grandi dimensioni, realizzata su ordinazione di un collezionista russo. Ne esistono due versioni, una esposta al MoMa di New York e una all’Ermitage di San Pietroburgo. Le cinque persone che danzano esprimono una grande gioia e possono essere considerate come una rappresentazione della vita, caratterizzata dal movimento e dalla necessità di trovare altre persone con cui condividerla.

Matisse usa quasi sempre i colori primari, ai quali spesso accosta quelli complementari. Preferisce usare colori puri perché pensa che i colori mescolati perdano di intensità e forza. Per l’artista il colore è l’interprete delle sensazioni e delle emozioni che vuole trasmettere.

9 IL COLORE 1 SALA
HENRI MATISSE, La danza, olio su tela, MoMa, New York HENRI MATISSE, La danza, olio su tela, Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo

L’OPERA IN RIMA

uriosità Una C

Conosci la storia di Icaro?

Chiedi all’insegnante di raccontartela o fai una ricerca, in autonomia o con la classe.

ICARO

In un cielo blu intenso e profondo, protetto da stelle gialle in girotondo, spicca una sagoma goffa e nera che vola senz’ali nell’atmosfera. Nel petto ha una macchia rosso rubino: è il cuore di Icaro, come un lumino, è questo il potentissimo motore che dà lo slancio con la forza dell’amore. Non c’è il sole a minacciare quel volo, ma compagne di viaggio che non lo lasciano solo: sono le stelle, sono di Icaro tutti i desideri che tiene nel cuore e che il Cielo li avveri!

Germana Bruno

Parola rtistaA

“Bisogna saper salvaguardare la freschezza con la quale un bambino esplora le cose. Per tutta la vita bisogna essere fanciullo”.

IL COLORE 1 SALA
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HENRI MATISSE, Icaro, carta su cartone, Metropolitan Museum, New York

SONO IO L’ARTISTA!

I colori riescono a esprimere chiaramente le nostre emozioni e le nostre sensazioni. Trasformati in un fauve e colora i quadri con la tecnica di Matisse: il primo utilizzando i colori caldi, il secondo utilizzando i colori freddi.

Dopo averli colorati, osserva i quadri attentamente e rifletti: quali emozioni ti suscitano?

IL COLORE 1 SALA
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LA SALA DELLA LUCE

In questa sala scoprirai come l’uso della può cambiare il modo di vedere ciò che ci circonda e produce in chi osserva sensazioni differenti.

Solo grazie alla luce possiamo vedere il mondo intorno a noi. Se non ci fosse la luce, non esisterebbe il colore. La luce può avere diverse sorgenti: naturali, come il Sole, la Luna, il fuoco; artificiali, come i led, le torce…

SORGENTI ARTIFICIALI

SORGENTI NATURALI

In un’opera d’arte la luce definisce gli oggetti e consente di evidenziarli. Ci possono essere diversi modi di utilizzare la luce. Vediamoli.

LUCE FRONTALE

È la luce posta davanti a ciò che viene rappresentato, come se la luce provenisse da chi guarda l’opera. Mette in evidenza forme, colori e piccoli particolari.

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2 SALA
GRANT WOOD, Aratura autunnale

LUCE DIFFUSA

LUCE LATERALE

Proviene da destra o da sinistra rispetto a chi guarda. È un tipo di luce che crea contrasti forti e permette di evidenziare bene gli oggetti, le forme e le dimensioni.

Non viene da una sorgente precisa e illumina in modo uniforme tutta la scena. Non crea contrasti e rende la rappresentazione molto delicata.

Grazie alla luce possiamo cogliere tutte le sfumature di colore. Le sfumature sono passaggi graduali da una tonalità di maggiore intensità luminosa a una di minore luminosità. Per ogni colore si possono ottenere molte tonalità, come puoi vedere in questo schema.

CONTROLUCE

Si tratta di un effetto che si ottiene illuminando da dietro l’oggetto rappresentato. In questo modo il fondo della scena risulta luminoso, mentre la sagoma in controluce rimane in ombra. È un uso della luce che crea grandi contrasti e suscita forti emozioni.

2 SALA 13 LA LUCE
JOHN GEORGE BROWN, Donna seduta alla finestra EDWARD HENRY POTTHAST, In spiaggia CLAUDE MONET, San Giorgio Maggiore al crepuscolo

JOHANNES VERMEER E LA LUCE 2

VITA D’ARTISTA

Nonostante la sua fama, sappiamo poco di Johannes Vermeer! Nasce a Delft, in Olanda, nel 1632; i genitori hanno una locanda e il padre è mercante d’arte, ed è così che Jan – questo il nome con cui solitamente è chiamato – entra in contatto con gli artisti del tempo.

Vermeer ama il suo lavoro, passa le giornate a dipingere, cerca sempre di usare i colori più pregiati e i migliori materiali.

Si dice che per lui le necessità dei suoi tanti figli passino in secondo piano. Tra il dar loro da mangiare e il comprare pigmenti costosissimi, non si pone il minimo dubbio: prima viene la pittura e poi tutto il resto! Per questo motivo spesso è costretto a cedere le proprie tele al fornaio o al macellaio per saldare i debiti che ha con loro. Jan muore improvvisamente a soli 43 anni, lasciando la moglie sola a occuparsi dei figli e a pagare i creditori. Molte delle sue opere sono andate perdute e oggi ci restano solo circa 35 suoi capolavori. Vermeer riesce a trasmetterci in modo unico gli usi e i costumi dell’epoca e a farci vivere le situazioni rappresentate, facendoci quasi sentire all’interno delle scene dipinte.

johannes vermeer

SALA 14

LE OPERE

Ciò che rende uniche le tele di Vermeer è la capacità, attraverso l’uso del colore e soprattutto della luce, di creare atmosfere e di sottolineare stati d’animo. “Donna che scrive una lettera alla presenza della domestica” ne è un ottimo esempio. La luce che entra dalla finestra mette in evidenza i sentimenti della domestica e della donna che scrive. La prima è molto tranquilla: mentre aspetta che la sua padrona finisca di scrivere, guarda, con un mezzo sorriso, fuori dalla finestra. È illuminata solo un po’, proprio come succede nei momenti di riposo, quando la luce viene abbassata. Sulla signora, invece, la luce entra in modo prepotente e riesce quasi a farci sentire la fretta con la quale la signora sta scrivendo.

JOHANNES VERMEER, Donna che scrive una lettera alla presenza della domestica, olio su tela, National Gallery of Ireland, Dublino

Vermeer è definito “il pittore della luce”!

Il modo in cui usa la luce nei suoi dipinti ricorda il fascio di luce usato in teatro per illuminare un artista e concentrare su di lui l’attenzione del pubblico.

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2 SALA LA LUCE

L’OPERA IN RIMA

eri ggiO E i

I dipinti di Vermeer sono una fonte preziosa per “andare indietro nel tempo” e scoprire come vivevano, come si vestivano e che cosa facevano le persone del Seicento in Olanda. Sono come delle fotografie d’epoca!

RAGAZZA CON IL TURBANTE

La ragazza con il turbante guarda tutti in modo disarmante ed accenna un sorriso delicato sul suo volto sapientemente illuminato. Lo sfondo scuro ne esalta i colori e il suo mezzo busto pare sporga fuori, la luce colpisce il suo vestito e il turbante rendendo ogni colore più brillante. Chi mai sarà questa ragazza delicata da un orecchino di perla adornata?

Ha il viso roseo e le labbra rosso vivo, di certo è opera di uno spirito creativo.

Germana Bruno

uriosità Una C

Quella che hai appena visto è una delle opere più conosciute di Vermeer, e spesso viene definita come la “Monna Lisa d’Olanda”.

LA LUCE 2 SALA
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JOHANNES VERMEER, Ragazza con il turbante, olio su tela, Mauritsuis, L’Aia

SONO IO L’ARTISTA!

Via il turbante e via l’orecchino di perla! Trasforma la giovane donna ritratta come preferisci tu. Se Vermeer fosse vissuto oggi, come l’avrebbe rappresentata?

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LA SALA DELL’OMBRA 3

In questa sala scoprirai come anche l’uso dell’ombra sia fondamentale nelle opere d’arte, perché rende la scena tridimensionale e molto coinvolgente.

Nella sala precedente hai imparato che solo grazie alla luce possiamo vedere il mondo intorno a noi. E quando un fascio di luce incontra un elemento, che cosa accade?

Quando la luce colpisce una figura umana o un oggetto, sul lato opposto si crea una zona più scura, che prende il nome di ombra. L’ombra segue sempre la direzione della luce e riproduce la forma dell’oggetto o della figura. Gli artisti e le artiste hanno spesso utilizzato l’ombra proprio per far risaltare le forme dei soggetti dipinti, rendendoli molto più reali e tridimensionali, perché l’ombra dona profondità alla scena.

Dal punto di vista del colore, le ombre possono essere nere/grigie oppure colorate. In realtà, trattandosi di una variazione dell’intensità della luce, le ombre dovrebbero essere tutte colorate, perché la luce contiene tutti i colori. Ma spesso in pittura le ombre vengono rese nei toni del nero per dare maggiore espressività alla scena. Quando si dipingono le ombre colorate, invece, si usano tonalità di colore più scuro oppure si gioca con i contrasti cromatici.

FERDINAND DU PUIGAUDEAU, Ombre cinesi, Il coniglio

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ombre nere ombre grigie ombre colorate
SALA

Quando un oggetto è illuminato dalla luce produce due diversi tipi di ombra: l’ombra propria e quella portata

L’ombra propria è quella che un oggetto proietta su se stesso.

L’ombra portata è quella che l’oggetto produce sulla superficie su cui è appoggiato.

La parte più illuminata dell’oggetto è separata da quella in ombra da una linea, chiamata separatrice d’ombra

Se la superficie è dritta l’ombra sarà uniforme, se invece è curva l’ombra sarà varia.

L’ombra è spesso utilizzata per creare contrasto e dare tridimensionalità alla scena rappresentata. Grazie all’uso sapiente dell’ombra, a volte sembra che i dipinti “escano” dalla tela e siano quasi reali.

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3 SALA
linea separatrice d’ombra ombra diritta ombra curva

3 SALA CARAVAGGIO E LE OMBRE

VITA D’ARTISTA

Luce e ombra. Con queste due parole si possono descrivere non solo le opere di Caravaggio, ma anche la sua vita, piena di avventure, fughe e colpi di scena.

Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, nasce a Milano nel 1571.

Molto giovane entra a bottega per imparare il mestiere di pittore.

Dopo la morte dei genitori, decide di andare a Roma, che in quel momento è il centro del mondo artistico e culturale.

Ci arriva con poco denaro e si arrangia svolgendo qualche lavoro. Affascinato dalla vita in città, frequenta i quartieri poveri: nei suoi quadri ritroviamo sempre i volti e le suggestioni delle realtà umili.

Caravaggio è un grande lavoratore, svelto, ricco di fantasia e sempre pronto a trovare nuove soluzioni. Ma è anche un attaccabrighe, capace di mettersi spesso nei guai.

Dopo una lite finita con l’uccisione di un uomo, viene condannato alla pena di morte. Per sfuggirne, è costretto a lasciare Roma e a cominciare un lungo viaggio fra Napoli, Malta e la Sicilia e a terminare i suoi giorni, nel 1610, nel piccolo paese di Porto Ercole, in Toscana, a soli 39 anni.

In questa vita breve ma avventurosa, ricca di passioni e contrasti, Caravaggio osserva e dipinge la realtà come pochi altri hanno saputo fare. In ogni luogo in cui viaggia lascia un’impronta indelebile, sia come uomo sia come artista.

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caravaggio

LE OPERE

L’uso che Caravaggio fa della luce e dell’ombra è rivoluzionario per i suoi tempi. La luce illumina soltanto il punto più importante della scena, come su un palcoscenico teatrale, rendendo il dipinto molto suggestivo, mentre la parte restante della scena rimane avvolta nell’ombra. E proprio grazie alla “forza” di questa zona d’ombra, il resto della composizione sembra prendere vita, come nelle scene in 3D! Lo si vede chiaramente nel dipinto “Fanciullo con canestro di frutta”, dove la grande zona d’ombra che fa da sfondo permette di cogliere ogni particolare di ciò che invece è colpito dalla luce. Prima di Caravaggio, i pittori dipingevano abbellendo i soggetti per renderli perfetti. Caravaggio, invece, osserva la natura e dipinge la realtà così come la vede, anche con le sue imperfezioni. Osservando il cesto di frutta, infatti, si può notare una mela un po’ ammaccata, alcuni acini di uva troppo maturi, una foglia appassita…

Roma

La pittura di Caravaggio è fatta di buio e di luce. Grazie a contrasti molto forti tra ciò che è illuminato e ciò che resta in ombra, Caravaggio riesce a creare scene che sembrano reali.

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CARAVAGGIO, Fanciullo con canestro di frutta, olio su tela, Galleria Borghese,

L’OPERA IN RIMA

I BARI

Sono due i disonesti giocatori, sono i bari, dei veri truffatori, in combutta per vincer con l’imbroglio e all’ignaro svuotare il portafoglio. Hanno abiti vistosi e variopinti, è così che l’artista li ha dipinti, mentre il povero malcapitato con vesti scure e semplici è rappresentato. Luce e ombra, nella composizione, rendon bene questa situazione e fan sì che i protagonisti sian da tutti chiaramente visti. Pur gli sguardi e i loro movimenti nel dipinto sono assai evidenti: c’è la vittima, serena, al gioco intenta, l’imbroglione come bestia che si avventa.

Germana Bruno

“Quando non c’è energia non c’è colore, non c’è forma, non c’è vita”.

I pittori del passato, di solito, dipingevano scene con i protagonisti posti frontalmente; Caravaggio, invece, li disegna di tre quarti, rendendo tutto il contesto molto più dinamico e coinvolgente. Non sembra anche a te di trovarti al tavolo accanto ai giocatori?

L’OMBRA 22 3 SALA
Parola rtistaAd’ uriosità C CARAVAGGIO, I bari, olio su tela, Kimber Art Museum, Fort Worth

SONO IO L’ARTISTA!

Anche nel quadro che hai appena visto le luci e le ombre giocano un ruolo fondamentale. Non ci credi? Prova a cambiare la direzione della luce. Prova a colorare con tonalità di colore chiaro le parti colpite dal fascio di luce e di colore scuro le altre. A mano a mano che ti allontani dalla fonte luminosa, i colori devono diventare sempre più scuri.

uriosità C

Caravaggio non è solito firmare le proprie opere, ma ama lasciare traccia di sé in un altro modo: spesso, infatti, si inserisce nei quadri prestando il suo volto ad alcuni personaggi, tanto che possiamo considerarli degli autoritratti! Con l’insegnante e con la classe, cercate Caravaggio nascosto tra i volti che ha dipinto.

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L’OMBRA 3 SALA

LA SALA DELLA SCULTURA 4 SALA

Quando si parla di arte non ci si riferisce solo ai dipinti. Anzi, nell’antichità la scultura era importantissima, perché era l’unica forma artistica in grado di avvicinarsi alla realtà.

La scultura è quella forma di arte in cui, partendo da un materiale grezzo, si dà forma a un oggetto.

I materiali che possono essere utilizzati sono molti, ma i più frequenti sono il legno, la pietra e il metallo. Il tipo di materiale impiegato influenza la tecnica utilizzata da chi scolpisce.

Se la materia prima è la pietra, le tecniche sono tre:

꘎ il bassorilievo, che consiste nell’ottenere una lieve sporgenza della parte scolpita rispetto alla superficie di fondo;

꘎ l’altorilievo, in cui la differenza tra lo sfondo e la parte scolpita è maggiore;

꘎ la scultura a tutto tondo, in cui l’opera è libera nello spazio tridimensionale.

scultura a tutto tondo

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altorilievo bassorilievo

Quando si realizza una scultura a tutto tondo, solitamente si procede per step:

1 si parte preparando un piccolo modello, a volte disegnato su carta a volte fatto direttamente con creta, cera o stucco;

2 poi si realizza un modello a dimensioni reali, sempre in creta, e successivamente, si riportano le proporzioni del modello in creta sul blocco da scolpire;

3 infine, attraverso una serie di passaggi molto precisi, l’oggetto viene scolpito sulla pietra, levigato e pulito con del gesso.

Un altro materiale usato spesso per la scultura è il legno, più semplice da lavorare rispetto alla pietra. Le statue di legno di grandi dimensioni non possono essere ricavate da un unico tronco, ma è necessario realizzare alcune parti separatamente e poi unirle con la colla tramite giunzioni poi coperte con uno strato di pittura. Infatti, le sculture in legno nel passato spesso erano dipinte, anche se oggi molti di questi colori non sono visibili perché consumati dal tempo.

Nell’antichità, il materiale più usato per la realizzazione di opere scultoree era il bronzo. La sua solidità e la possibilità di riflettere la luce, creando giochi di riflessi e di ombre, portano molti scultori dell’antichità a preferire questo materiale rispetto alla pietra.

25 LA SCULTURA 4 SALA
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AUGUSTE RODIN E LA SCULTURA 4 SALA

VITA D’ARTISTA

Auguste Rodin è un grande scultore. Durante la sua lunga vita realizza opere importantissime su incarico di ricchi e potenti, conosce la celebrità ed è al centro dei grandi avvenimenti pubblici e mondani.

Già molto giovane capisce che la scultura è la tecnica che meglio corrisponde ai suoi desideri artistici.

Si ispira agli esempi del passato, ma riesce molto presto a dare un tocco personale e riconoscibile a tutte le sue opere.

auguste rodin

Dalla scultura classica Rodin riprende l’attenzione ai movimenti del corpo, tralasciando però la cura minuziosa dei dettagli. Potrebbe sembrare che le sue opere siano solo abbozzate, in realtà corrispondono a precise scelte artistiche e caratterizzano il suo stile, molto personale. Rodin ha un forte senso del ruolo dell’artista visto come testimone della vita e degli eventi più importanti del proprio mondo.

Per realizzare le sue opere monumentali e per lavorare materiali difficili come il marmo e il bronzo, Rodin, il grande genio, ha bisogno della collaborazione di artisti e artiste, apprendisti e apprendiste. La più importante fra loro è Camille Claudel, sua allieva e musa ispiratrice, oggi riconosciuta per il suo grande talento come artista indipendente.

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LE OPERE

Nella vita di molti artisti e di molte artiste esiste un’opera centrale, fondamentale. Per Rodin probabilmente quest’opera è Il pensatore”. Viene modellato per la prima volta nel 1881, quando lo scultore lavora alla Porta dell’inferno, una delle sue creazioni più spettacolari. In questo capolavoro l’uomo pensante è Dante Alighieri.

Negli anni successivi Rodin ritorna sulla stessa scultura e la realizza in dimensioni e materiali diversi, tra cui marmo e bronzo.

Rispetto alla prima raffigurazione del pensatore, nelle opere successive l’uomo seduto non ha più un nome, ma diventa un simbolo dell’essere umano che riflette su se stesso e sulla propria sorte, forse addirittura la rappresentazione di come l’artista vede se stesso e i suoi simili. Questa scultura è così parte della vita di Rodin che una copia dell’opera viene posta sulla sua tomba, come monumento funebre.

Nelle sculture di Rodin sembra che i soggetti ritratti emergano all’improvviso da un blocco grezzo che serve da base. Il blocco del materiale originario rimane a far parte dell’opera anche quando la scultura è finita.

27 LA SCULTURA 4 SALA
AUGUSTE RODIN, Il pensatore, bronzo, Museo Rodin, Parigi

uriosità Una C

LA CATTEDRALE

Come due mani in preghiera unite, ma per dire altro sono state scolpite: son mani destre, le mani del lavoro, un lavoro comune che produce tesoro. Mano di donna, mano di uomo, son disuguali, ma ognuna è un gran dono: la prima a coppa, capace e accogliente, l’altra, con forza, al cielo protende.

Le dita si sfiorano come in carezza, il loro è un incontro di rara bellezza, tra i polsi intravedi l’arco di una chiesa, di una Cattedrale in cui trovar difesa.

Germana Bruno

Parola

rtistaAd’

“Io scelgo un blocco di marmo e taglio via tutto ciò che non è necessario”.

Rodin ha realizzato molte sculture di mani. Sono così fedeli alla realtà e ricche di dettagli che alcuni medici sono riusciti a riconoscere delle malformazioni agli arti che ancora oggi esistono.

LA SCULTURA 28 4 SALA
AUGUSTE RODIN, La Cattedrale, pietra, Museo Rodin, Parigi

SONO IO L’ARTISTA!

Ormai hai imparato che nelle sculture di Rodin il blocco di marmo originario rimane come base da cui fiorisce l’opera finita. Si crea così un grande contrasto tra il blocco grezzo della base e la superficie liscia e rifinita dell’opera. Se fossi Rodin, che cosa faresti “fiorire” da questo pezzo di marmo?

La più grande collezione di opere di Rodin è custodita nel museo a lui dedicato, a Parigi. Si tratta di circa 300 opere. Il giardino è un museo all’aria aperta dove sono esposte diverse opere di grandi dimensioni, tra cui anche una delle versioni di Il pensatore.

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eri ggiO E i
29 4 SALA LA SCULTURA

LA SALA DELLA MUSICA 5 SALA

Una sala dedicata alla Musica in un museo? Certo!

Anche la Musica è una forma di arte, con delle caratteristiche specifiche e delle regole.

E come altri tipi di arte, trasmette emozioni e sensazioni.

Impariamo a conoscerla e ad apprezzarla.

SUONI E SILENZI

Che cos’è la Musica, secondo te? Prova a pensarci, poi leggi la definizione.

La musica è l’insieme di suoni diversi che seguono regole precise e che si alternano con momenti di silenzio.

Osserva questa sequenza. Il segno rappresenta un suono, il segno rappresenta un silenzio. Indica con una ✘ la descrizione corretta della sequenza.

Suono, suono, silenzio, silenzio, suono, suono...

Suono, suono, suono, silenzio, silenzio, suono...

Prova a ripetere la sequenza dell’esercizio precedente con la voce e con le mani. Batti le mani per un suono, soffia per un silenzio.

Scrivi una sequenza suono/silenzio e falla eseguire a un tuo compagno o a una tua compagna. Poi invertite i ruoli.

SEQUENZA 1

SEQUENZA 2

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SUONI E RUMORI

Qual è la differenza tra suono e rumore?

Osserva l’immagine. Quali elementi, secondo te, provocano inquinamento acustico? Quali invece sono suoni gradevoli?

Quando parliamo o scriviamo, imitiamo i rumori utilizzando una figura retorica presa in prestito dalla poesia: l’onomatopea. Nei fumetti si usano le onomatopee per riprodurre i rumori di oggetti che sbattono o che cadono. Le onomatopee si rappresentano con simboli che possono diventare veri e propri disegni sonori (di norma, i suoni forti sono rappresentati da simboli grandi, i suoni deboli da scritte più piccole).

Osserva le onomatopee e collega ogni suono all’azione corrispondente, scrivendolo al posto giusto.

SPLASH • crash • smack • BOING • ZZZZzzzz

MUSICA 1 SALA 31

L’INTENSITÀ DEI SUONI

I suoni hanno tante caratteristiche che li rendono diversi tra loro. Una di queste caratteristiche è l’intensità, cioè il volume con cui il suono viene prodotto. Un suono può essere forte, se ha un’intensità alta, oppure debole, se ha un’intensità bassa.

Quando si scrive la musica, si usano dei simboli per indicare l’intensità con cui la si deve eseguire.

꘎ pp corrisponde a pianissimo ꘎ mf corrisponde a mezzoforte ꘎ mp corrisponde a mezzopiano ꘎ f corrisponde a forte ꘎ p corrisponde a piano ꘎ ff corrisponde a fortissimo

Mettetevi in silenzio. Poi, tutti insieme, dite a voce bassissima “Pianissimo”, poi “Piano”, poi “Forte” e poi “Fortissimo” alzando a poco a poco la voce.

Poi fate il contrario: partite da “Fortissimo” e arrivate a “Pianissimo”.

Batti le mani sul banco, piano o forte, seguendo le indicazioni di intensità delle sequenze qui di seguito. Ripeti la sequenza tre volte, poi provate a eseguirla tutti insieme.

SEQUENZA 1

SEQUENZA 2

MUSICA 5 SALA
32
= suono forte = suono debole

IL RITMO

Un’altra caratteristica dei suoni è il ritmo, che è la ripetizione regolare di un fenomeno, come il cuore che batte, l’orologio che conta le ore, ma anche la ripetizione di elementi nello spazio.

Colora i bracciali secondo le sequenze indicate. blu • rosso • verde • verde • nero verde • rosso • rosso • rosso • verde

Osserva il ritmo e prosegui tu.

Ora, in coppia, create un piccolo concerto! Con dei semplici strumenti a percussione realizzati da voi (per esempio due legnetti che battono tra loro), suonate questo ritmo.

Istruzioni

= batti una volta i legnetti = batti le mani = pausa

Ora inventa tu un ritmo, scrivilo ed eseguilo in coppia con un compagno o con una compagna.

MUSICA 5 SALA 33

L’ALTEZZA DEI SUONI

Ogni suono ha poi una caratteristica che si chiama altezza: un suono può essere più acuto (cioè più alto) o più grave (cioè più basso) rispetto a un altro suono.

Per ogni coppia, indica con il suono più acuto, con quello più grave.

Suoneria del cellulare

Miagolio di un gatto

Battito di mani

Rullo di tamburi

Risata del papà

Cinguettio di un uccello

I suoni che compongono un brano musicale, per essere tramandati nel tempo o per essere eseguiti da tante persone in momenti diversi, vengono scritti con dei segni che si chiamano note. Per poter indicare con precisione l’altezza delle note è stato creato un sistema grafico detto pentagramma. Il pentagramma è formato da cinque linee orizzontali e parallele. Le note vengono collocate su queste linee e negli spazi tra le linee.

4544644

Continua a disegnare il pentagramma.

4544644

MUSICA 5 SALA
34
1a linea 3a linea 2a linea
2° spazio 3°
44
4a linea 5a linea
spazio
spazio
spazio

LA CHIAVE DI VIOLINO E LE NOTE SUL PENTAGRAMMA

All’inizio del pentagramma si inserisce una chiave, cioè un simbolo che ci indica come leggere le note. la più conosciuta è la chiave di violino, che si chiama anche chiave di Sol, perché determina la posizione del Sol, collocata sulla seconda linea del pentagramma.

Osserva la chiave di violino e continua tu a disegnare.

`5444444444444

Le note musicali sono sette: Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si

Osserva i colori delle note qui sopra. Usa gli stessi colori per colorare le note nei pentagrammi. Poi scrivi il nome delle note.

`46646646646

`t66u66o6

MUSICA 5 SALA
35
DO FA RE SOL MI LA SI `6646646646646646646646646

HAI TERMINATO LA VISITA AL MUSEO DI QUEST’ANNO.

Ricordi tutto quello che hai imparato? Mettiti alla prova!

QUALI SONO I COLORI PRIMARI?

Verde, giallo e blu.

Rosso, giallo e blu.

Rosso, giallo e viola.

QUALI SONO I COLORI SECONDARI?

Azzurro, rosa e arancione.

Verde, viola, azzurro.

Verde, viola, arancione.

SE SI MISCHIA IL BLU CON IL VERDE, CHE TIPO DI COLORE SI OTTIENE?

Un colore primario.

Un colore secondario.

Un colore terziario.

QUAL È IL COLORE COMPLEMENTARE DEL GIALLO?

Il rosso.

Il blu.

Il viola.

MATISSE FU L’INIZIATORE DI UNO STILE CHIAMATO:

Fauvismo.

Espressionismo. Impressionismo.

SCRIVI ALMENO DUE SORGENTI DI LUCE NATURALE.

MATISSE UTILIZZAVA PREVALENTEMENTE:

colori tenui, con molte sfumature.

pochi colori in ogni dipinto. colori brillanti e accesi, accostati con poche sfumature.

LA LUCE DIFFUSA È QUEL TIPO DI LUCE CHE:

evidenzia bene i particolari e i volumi degli oggetti. crea una sagoma scura dell’oggetto illuminato. non crea molti contrasti e rende la scena tenue.

36

I QUADRI DI VERMEER RAPPRESENTANO SOPRATTUTTO:

scene ambientate all’interno di case. scene all’aria aperta. animali.

QUANTE OPERE CI RESTANO DI VERMEER?

Circa 25.

Circa 35.

Circa 45.

L’OMBRA CHE UN OGGETTO PROIETTA SU SE STESSO SI CHIAMA:

portata. separatrice. propria.

QUAL È L’ELEMENTO DISTINTIVO DELLE OPERE DI CARAVAGGIO?

La simmetria.

I colori vivaci.

L’uso della luce e dell’ombra.

QUALI SONO I MATERIALI PIÙ UTILIZZATI NELLA SCULTURA DELL’ANTICHITÀ?

PER QUALE TRATTO DEL SUO CARATTERE È CONOSCIUTO CARAVAGGIO?

La riservatezza. L’irruenza.

La calma.

IN QUALE TECNICA DI SCULTURA L’OPERA REALIZZATA È VISIBILE DA TUTTI I LATI?

Nella scultura a tutto tondo. Nell’altorilievo.

Nel bassorilievo.

LE SCULTURE DI RODIN ERANO PREVALENTEMENTE SCOLPITE:

nel legno, che poi veniva dipinto. nel bronzo, che permetteva di realizzare sculture molto lisce. nella pietra, che rimaneva come piedistallo dell’opera.

ARTE 37

MUSICA

Ricordi che cosa hai imparato nella sala della Musica? Mettiti alla prova!

LA MUSICA È:

l’insieme di rumori gradevoli e sgradevoli. l’insieme di suoni e silenzi.

LE CARATTERISTICHE DEL SUONO SONO:

altezza, ritmo, intensità. altezza, intensità, debolezza.

COLLEGA OGNI SIMBOLO ALL’INTENSITÀ CORRETTA.

pp

ff

p

mf

446646646646464646

fortissimo

pianissimo

mezzoforte

piano

38
DISEGNA LA CHIAVE DI VIOLINO SUL PENTAGRAMMA E POI SCRIVI I NOMI DELLE NOTE:

SALA 1

40 LA SALA DELLA PROSPETTIVA

42 Maurits Cornelis Escher e la prospettiva

43 Le opere • Relatività

44 L’opera in rima • Cielo e acqua

45 Sono io l’artista!

SALA 2

46 LA SALA DELLE EMOZIONI

48 Edvard Munch e le emozioni

49 Le opere • L’urlo

50 L’opera in rima • Malinconia

51 Sono io l’artista!

SALA 3

52

LA SALA DELLE TECNICHE

ARTISTICHE

54 Gustav Klimt e il mosaico

55 Le opere • Ritratto di Adele Bloch-Bauer

56 L’opera in rima • L’albero della vita

57 Sono io l’artista!

5 CLASSE

SALA 4

58 LA SALA DELLA FOTOGRAFIA

60 Tina Modotti e la fotografia 60

61 Le opere • Marcia di campesinos

62 L’opera in rima • Mani di burattinaio

63 Sono io l’artista!

SALA 5

64 LA SALA DELLA MUSICA

64 La durata dei suoni

65 Le pause

66 Le battute

67 Il timbro

68 Gli strumenti musicali

69 L’orchestra

70

LA SALA DELLA PROSPETTIVA 1 SALA

Come si può dare l’idea della tridimensionalità quando si disegna su un foglio o su una tela? Usando la prospettiva, un sistema di rappresentazioni importantissimo per dare profondità a un disegno o a un dipinto.

Immagina di essere alla finestra e di osservare il paesaggio che hai di fronte. Sicuramente noterai che gli oggetti più vicini a te sono molto grandi mentre le sagome più lontane sono più piccole.

Questo succede perché il tuo occhio percepisce diverse grandezze a seconda dei diversi piani della realtà, cioè a seconda del punto in cui sono posizionati gli oggetti.

In un dipinto possiamo riconoscere solitamente tre piani: il primo piano, quello dell’oggetto più vicino a noi;

Osserva questa immagine: nella realtà una panchina è più grande di un gatto, e lo stesso si può dire dell’albero di un parco. Ma se noi che osserviamo siamo vicini al gatto… l’animale, che è in primo piano, sembra più grande della panchina, che è in secondo piano, cioè dietro di lui, mentre l’albero, che è sullo sfondo, sembra addirittura più piccolo del gatto! Questa varietà di piani consente di dare l’idea della profondità e della prospettiva in un dipinto.

40

Intorno al 1500, Filippo Brunelleschi, un artista geniale – architetto e scultore – scrive una serie di regole da seguire per realizzare un dipinto in prospettiva.

Le regole fondamentali sono tre:

꘎ all’altezza dell’osservatore c’è una linea di orizzonte; ꘎ su questa linea esiste un punto di fuga che indica la posizione dell’osservatore rispetto alla linea;

꘎ tutte le linee che in natura sono parallele tra loro, nel disegno in prospettiva tendono a convergere verso il punto di fuga

I binari sono un perfetto esempio di prospettiva: l’orizzonte è la linea orizzontale che nei paesaggi separa il cielo dalla terra e sulla quale si trova il punto di fuga. I binari, che nella realtà sono paralleli tra loro, tendono verso il punto di fuga.

La percezione di uno spazio varia a seconda dell’altezza e della posizione di chi osserva.

Se il punto di vista è basso, la linea dell’orizzonte è nella porzione bassa del foglio o della tela, quindi si vedrà una parte maggiore di cielo rispetto al terreno. Al contrario, se il punto di vista è alto, la linea dell’orizzonte salirà e si vedrà meno cielo e più terreno.

41 LA PROSPETTIVA 1 SALA
punto di vista basso punto di vista alto

MAURITS CORNELIS ESCHER

E LA PROSPETTIVA 1

VITA D’ARTISTA

Escher nasce nei Paesi Bassi nel 1898: è un bambino un po’ malaticcio e salta spesso la scuola. Lo studio non gli interessa, solo il disegno lo appassiona e lo occupa per molte ore nella giornata. Una volta cresciuto, il padre pensa di fargli seguire degli studi di architettura e di arti decorative: sono queste ultime a farlo innamorare. In questo periodo impara la tecnica della litografia e della xilografia, che utilizzerà sempre nelle sue opere.

MAURITS CORNELIS ESCHER

A 24 anni parte per un viaggio che lo porta a scoprire l’Italia, dove decide di vivere.

Nella prima fase della sua carriera Escher si concentra sulla realizzazione di opere nelle quali dominano i paesaggi e le architetture.

Nella seconda fase della sua carriera, dal 1941 al 1962 il mondo reale perde di interesse Ispirandosi alle decorazioni dell’Alhambra, la fortezza araba di Granada, in Spagna, Escher comincia a dedicarsi ad opere nelle quali usa la “tassellazione”, cioè la divisione della superficie del foglio in tanti tasselli che non devono lasciare spazi vuoti, proprio come se fosse un puzzle.

A 70 anni si ritira in una casa di riposo per artisti e studiosi e lì trascorre gli ultimi anni della sua vita, circondato da persone che apprezzano la sua arte unica.

SALA
42

LE OPERE

Nelle sue opere Escher ama rappresentare figure animate, in particolar modo uccelli e pesci.

Tutte le sue opere sono rette da leggi matematiche, geometriche e fisiche.

Trasformazioni e metamorfosi sono protagoniste di tutte le sue opere della maturità.

Lo spettatore si trova davanti a un mondo fantastico, e viene coinvolto in mondi e situazioni che sembrerebbero impossibili. Il quadro “Relatività” a un primo colpo d’occhio sembra incomprensibile. Se lo si osserva bene, però, ci si rende conto che l’artista ha usato tre diversi punti di vista, per offrire a chi lo osserva una realtà possibile e affascinante

La prospettiva dei quadri di Escher è molto particolare, perché tiene presente tre punti di fuga: l’orizzonte, lo zenit (alto) e il nadir (basso). Per questo chi guarda ha la sensazione di essere proiettato in una dimensione “sottosopra”.

43
LA PROSPETTIVA 1 SALA
MAURITS CORNELIS ESCHER, Relatività, litografia, The National Gallery, Washington

L’OPERA IN RIMA

CIELO E ACQUA

L’apparenza spesso inganna e la vista ti si appanna: non riesci a guardar oltre se non sposti quella coltre. Guarda allora con attenzione, noterai ogni evoluzione di sequenze e di figure multiformi e chiaroscure. Tutto sta nella prospettiva, nella tua percezione visiva: puoi fermarti all’apparenza o andar giù fino all’essenza. Nulla è fermo, tutto cambia, basta avere una visione più ampia per poi cogliere quel portento che ha in sé ogni cambiamento. Germana Bruno

uriosità Una C

Escher usa il bianco e nero nelle sue opere e “colora” i suoi disegni con segni grafici: linee e punti. Crea così l’illusione di profondità, sfumature e superfici diverse.

“Siete davvero sicuri che un pavimento non possa essere anche un soffitto?”.

LA PROSPETTIVA 1 SALA
44
Parola rtistaAd’ MAURITS CORNELIS ESCHER, Cielo e acqua, xilografia, collezione privata

SONO IO L’ARTISTA!

Inventa una creatura fantastica e, come Escher, disegnane la metamorfosi. Una pietra che si trasforma in drago, un fiore che si trasforma in uccello, una foglia che diventa… quello che vuoi tu!

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L’arte di Escher ha influenzato anche il mondo del cinema e della TV. Insieme all’insegnante, cerca l’opera “Casa di scale“. Non ti sembra un’ambientazione molto simile alle scale fatate della scuola di Hogwarts, presenti nella saga di Harry Potter? E ancora, cercate la scena delle scale nel film Labyrinth: sembra di essere dentro al quadro dell’artista!

1 SALA
45
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LA PROSPETTIVA

LA SALA DELLE EMOZIONI

Tramite il linguaggio dell’arte, l’artista comunica i suoi , le sue esperienze, i suoi sentimenti nei confronti del mondo e trasmette le emozioni che prova o che vuole far provare a chi osserva.

Si possono dipingere le emozioni?

Questa domanda, in apparenza semplice, è spesso ciò che guida l’artista nel suo percorso.

Esistono molti modi per dare voce alle proprie emozioni e ai propri stati d’animo, e sicuramente la pittura è una di quelle modalità che meglio di altre permettono di esprimere ciò che si sente.

Per esprimere un’emozione si può decidere di scegliere uno specifico soggetto si può scegliere di usare in un certo modo la matita o il pennello oppure si possono usare i colori.

I colori, infatti, riescono a trasmettere agli occhi di chi guarda le emozioni provate da chi dipinge.

Hai già imparato che in base alle diverse sensazioni che trasmettono, alle immagini e alle situazioni che richiamano alla mente, i colori sembrano assumere una “temperatura” diversa, in base alla quale possiamo suddividere in caldi, freddi e neutri.

SALA 46
2
colori caldi colori freddi colori neutri

I colori caldi, quando sono posti vicino ai colori freddi, sembrano “avanzare”, mentre i colori freddi sembrano allontanarsi da chi li osserva. I diversi toni di colore, poi, comunicano emozioni e sentimenti differenti.

I colori caldi – giallo, rosso, arancione… – sono i colori del Sole, della terra, del fuoco, e solitamente trasmettono emozioni di gioia, forza

I colori freddi – blu, verde, viola – sono i colori del mare e del cielo, ma anche del vento e del ghiaccio, e provocano sensazioni solitamente di calma, ma anche di distacco

La temperatura di un colore, però, non è fissa. I viola, per esempio, possono essere caldi o freddi a seconda della quantità di rosso o di blu che contengono. Se c’è una predominanza di rosso, sono considerati caldi; se predomina il blu, sono considerati freddi. Lo stesso vale per i verdi. Nei dipinti solitamente possiamo notare una predominanza di colore, corrispondente a quello più esteso e utilizzato. A seconda della scelta del colore predominante, si trasmette un particolare tipo di emozione.

2 SALA
LE EMOZIONI
COLORI FREDDI COLORI CALDI

EDVARD MUNCH E LE EMOZIONI 2 SALA

VITA D’ARTISTA

Nato in Norvegia nel 1863, Edvard Munch ha un’infanzia molto difficile, dominata dalla malattia, dai lutti e dalle difficoltà economiche.

Il disegno e la pittura sono le sue fonti di consolazione e di divertimento. L’obiettivo principale dell’artista è trasporre sulla tela le proprie sensazioni.

I suoi primi quadri suscitano reazioni molto forti perché considerati troppo violenti dal punto di vista tematico e troppo imprecisi sotto il profilo stilistico. Munch, infatti, dipinge quadri che rappresentano temi come la morte, il dolore, la nostalgia, e usa uno stile caratterizzato da colori carichi e linee poco definite. Munch, tuttavia, non si fa scoraggiare dalle critiche e continua con il suo stile unico e personale

In uno dei suoi scritti afferma che quello che desidera fare è dipingere esseri umani che hanno respirato, sentito, sofferto e amato.

A poco a poco i suoi quadri vengono apprezzati e diventano fonte d’ispirazione per un nuovo movimento artistico: l’Espressionismo. I pittori e gli scrittori che vi aderiscono pensano che la realtà non vada descritta solo in modo oggettivo, ma debba essere raccontata secondo le emozioni positive o negative che ognuno prova.

Munch trascorre gli ultimi anni di vita nella sua Norvegia dove, dopo un periodo di depressione, riesce a trovare un po’ di serenità.

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MUNCH
EDVARD

LE OPERE

I temi principali di tutta la produzione di Munch sono la solitudine, la malinconia e la paura di vivere, incarnati in situazioni e scene che prendono spunto dalla vita quotidiana. “L’urlo”, il suo quadro più famoso, nasce da un’esperienza personale e diventa il simbolo per eccellenza della paura degli esseri umani quando sono soli di fronte alle avversità della vita.

Per dipingere il personaggio centrale, Munch s’ispira a un teschio peruviano: non è più un essere umano, ma una specie di spettro spaventato.

L’uomo che urla è solo in quel mondo tutto rosso. Anche le due figure che lo seguono sembrano essere sorde e indifferenti al suo richiamo. È come se, in una realtà dominata dalla solitudine, all’uomo non restasse altra soluzione se non quella di abbandonarsi a un grido.

uriosità Una C

sentimenti. Il rosso, il blu e il nero rappresentano per lui la paura e il dolore.

Il dipinto “L’urlo” è talmente importante nella vita del pittore da essere realizzato in quattro versioni. Due di queste sono state rubate. Fortunatamente, entrambe le opere sono state recuperate e restituite ai loro spazi espositivi.

49
2 SALA LE EMOZIONI
Munch utilizza i colori per descrivere i EDVARD MUNCH, L’urlo, olio, tempera e pastello su cartone, Museo Nazionale, Oslo

L’OPERA IN RIMA

MALINCONIA

A volte ci prende un po’ di tristezza, qualcosa di strano che il cuore ci spezza e questo è di certo ciò che sta provando quest’uomo seduto che il mar sta fissando. Magari con le onde, con la bianca schiuma, ogni brutto pensiero pian piano poi sfuma e torna tranquilla la sua esistenza come per chi è sul pontile in partenza. Tutto nel quadro, le forme e i colori, descrive bene i tormenti e i dolori: la spiaggia nera, come non si è mai vista, è come la vede un pittore espressionista.

Germana Bruno

Parola rtistaAd’

“Io non dipingo quello che vedo, ma quello che ho visto”.

LE EMOZIONI 2 SALA 50
EDVARD MUNCH, Malinconia, olio su tela, Art Museums, Bergen

SONO IO L’ARTISTA!

Munch ha rappresentato in modo molto efficace la paura e la malinconia. Ora prova tu a disegnare sui volti le emozioni indicate.

Ormai hai imparato che a ogni emozione può corrispondere un colore.

Colora la forma corrispondente all’emozione con il colore che, secondo te, la rappresenta.

CHE COLORE HA

IL DISGUSTO ?

CHE COLORE HA

LA PAURA ?

CHE COLORE HA

LA GIOIA ?

CHE COLORE HA

LA TRISTEZZA ?

CHE COLORE HA

LA RABBIA ?

CHE COLORE HA

LA SORPRESA ?

51 2 SALA LE EMOZIONI

3 SALA

LA SALA DELLE TECNICHE ARTISTICHE

Ciò che l’artista vuole rappresentare può essere reso in molti modi, usando quindi tecniche artistiche differenti. Scopriamo quali sono le principali.

Una figura, un paesaggio, un animale o possono essere realizzati in molte modalità differenti, e a seconda della tecnica artistica scelta anche la resa dell’immagine è molto diversa.

Il mezzo più diffuso e meno costoso per disegnare è la matita. Quella in uso oggi fu inventata nel 1790 ed è formata da una mina, l’elemento con cui si disegna, racchiusa in un bastoncino di legno tenero o in un portamine. Esistono matite colorate e matite a carboncino. Con il carboncino si ottiene un segno morbido e sfumato.

carboncino

Oltre alle matite colorate, esistono anche i pastelli, piccoli cilindri di colore impastato con altre sostanze che funzionano da collante, come la cera, o l’olio di lino o di castagno. Con le matite colorate e con i pastelli si possono ottenere facilmente gradazioni e sfumature, con effetti luminosi di colore e delicati.

pastelli a cera

52

Un’altra tecnica estremamente utilizzata è quella della tempera, costituita da un impasto di pigmenti e acqua, con l’aggiunta di una sostanza legante. La tempera è molto diffusa perché può essere usata su tantissimi materiali. La pittura a tempera presenta il vantaggio che il colore, steso con pennelli, è coprente, ossia non lascia vedere quello sottostante. Così, una volta asciutto, in caso di errore il colore può essere ripassato.

acquerelli

tempere

L’acquerello è una tecnica pittorica che usa colori diluiti e trasparenti su un fondo chiaro o bianco. La pittura ad acquerello, sembra semplice; in realtà è piuttosto difficile, perché i colori, essendo molto diluiti, sono poco coprenti e non consentono quindi di fare correzioni.

Anche il mosaico è considerato una tecnica di pittura. È composto da tessere, piccoli frammenti di materiali colorati messi vicini gli uni agli altri per formare immagini. Le tessere possono essere in pietra, ceramica, pasta di vetro o qualunque altro materiale. Le figure realizzate con il mosaico sono solitamente semplificate, rappresentate di fronte e in due dimensioni.

53 LE TECNICHE 3 SALA
tessere di mosaico

3 SALA GUSTAV KLIMT E IL MOSAICO

VITA D’ARTISTA

Gustav Klimt nasce a Vienna, in Austria, nel 1862.

Durante l’infanzia Klimt mette insieme passioni e strumenti che caratterizzeranno tutta la sua opera. È infatti all’interno della sua numerosa famiglia che il giovane Gustav impara ad amare la musica, l’arte e il disegno e decide di diventare pittore. Impara molte tecniche e, seguendo gli insegnamenti del padre orafo, ama concentrarsi sui particolari. Inizia come decoratore e poi si dedica ai ritratti, che sono tanto amati dai suoi clienti. Come per altri pittori, anche per Klimt la svolta artistica avviene dopo un viaggio in Italia. I mosaici di Ravenna, con i loro colori e gli sfondi dorati, ispirano tutte le sue opere successive e diventano uno dei suoi tratti distintivi. Klimt ammira le tecniche e i soggetti presenti nei mosaici di Ravenna, ma ne fa una rielaborazione tutta personale.

A Vienna diventa così famoso da essere considerato un maestro Lui, però, rimane per tutta la vita un tipo essenzialmente solitario, interessato soprattutto allo studio e alla sua arte unica e inconfondibile.

54
GUSTAV KLIMT

LE OPERE

Le opere d’arte di Klimt sono molto famose e conosciute. Forse ne hai viste alcune anche tu.

Una delle più caratteristiche è “Ritratto di Adele Bloch-Bauer”, del 1907.

Sullo sfondo d’oro e d’argento, adagiata su una poltrona fatta di tasselli dalle decorazioni più strane e con un vestito sontuoso, si ammira Adele, moglie di un ricco e importante industriale austriaco.

Solo il volto, il collo e le mani sono realizzati con colori a olio e pennello. Le vesti e lo sfondo presentano tratti semplificati e colori piatti, ma sono resi preziosi da decorazioni geometriche e floreali e dall’uso della polvere d’oro. Grazie a questo contrasto, più che una donna comune, Adele sembra una regina o una dea. Il gusto per il dettaglio e per la decorazione minuziosa consentono a Klimt di trasformare la tela in un vero e proprio gioiello

uriosità Una C

Diversamente da altri artisti, Klimt dipinge spesso su tele quadrate. L’artista ama molto questo formato e lo utilizza per numerosi ritratti.

Generalmente nelle opere di Klimt alcuni elementi come il volto, le braccia, le mani sono raffigurati in modo tradizionale e realistico; altri elementi, invece, come i vestiti e gli sfondi, sono ottenuti con motivi geometrici e l’uso dell’oro in foglia o in polvere.

55 LE TECNICHE
3 SALA
GUSTAV KLIMT, Ritratto di Adele Bloch-Bauer, olio su tela, Neue Galerie, New York

L’OPERA IN RIMA

L’ALBERO DELLA VITA

Tra l’Attesa e la Riconciliazione ci sta un albero di enorme dimensione: è l’Albero della Vita il protagonista che si presenta maestoso alla tua vista. Tra i rami dell’albero, a spirali, spiccano elementi ornamentali, grandi occhi egizi sembrano i fiori e tra essi ci stan corone per decori. L’albero a terra con le radici è ben piantato e con i rami sfiora il cielo sterminato: è questo il simbolo del ciclo della vita, della magia che ogni cosa tiene unita. I rami si espandono dall’uno all’altro lato avvolgendo ogni elemento del Creato e tra di essi una sagoma scura ci ricorda che avrà fine l’avventura.

Germana Bruno

Parola rtistaAd’

“Chi vuole sapere di più su di me, cioè sull’artista, osservi attentamente i miei dipinti per rintracciarvi chi sono e che cosa voglio”.

LE TECNICHE 3 SALA
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GUSTAV KLIMT, L’albero della vita, matita, pastelli e lamina metallica su carta, MAK Museum, Vienna

SONO IO L’ARTISTA!

L’albero della vita è un soggetto che ritroviamo in tutte le civiltà come simbolo dell’energia e della potenza della vita. Seguendo la traccia dell’illustrazione, decora il tuo albero della vita: puoi usare i colori, ma anche carte colorate o speciali, come la carta dorata, d’argento o il tessuto.

57 LE TECNICHE 3 SALA

LA SALA DELLA FOTOGRAFIA 4

La fotografia è nata da meno di due secoli ma in questo breve tempo è diventata il mezzo più diffuso per riprodurre la realtà attraverso delle immagini. Conosciamola meglio!

La pittura è stata per moltissimo tempo il mezzo più diffuso per documentare e trasmettere le vite di personaggi importanti e di gente del popolo, le storie religiose e quelle di re e regine.

Verso la fine del 1800, però, comincia ad affermarsi la tecnica della fotografia, che porta con sé una vera e propria rivoluzione

L’immagine fotografica diventa parte fondamentale della diffusione delle informazioni e della cultura. In poco più di un secolo la fotografia è arrivata a essere considerata un’arte vera e propria.

Ci sono fotografi e fotografe considerati al pari di altri grandi artisti e immagini che ormai fanno parte del patrimonio culturale e visivo di tutta l’umanità.

Ne è un esempio l’immagine che ritrae Neil Armstrong a passeggio sulla… Luna! È il 20 luglio del 1969: le televisioni e le radio di tutto il mondo attendono in diretta l’annuncio dell’atterraggio della navicella spaziale Apollo 11.

Alcune fotografie vengono realizzate in appositi studi fotografici, spazi ampi attrezzati con luci, fondali, specchi e tutto ciò che serve a mettere in luce il soggetto nel modo desiderato.

Queste sono un esempio di “foto posate”, del tutto diverse dalle foto di reportage, che vogliono documentare la realtà.

58
SALA

primissimo piano: l’inquadratura permette di cogliere le espressioni del volto.

primo piano: li volto resta il protagonista, ma si inizia a vedere in parte anche l’ambiente.

mezza figura: l’inquadratura riprende il personaggio all’incirca dalla vita in su, cioè ne inquadra circa metà del corpo (appunto mezza figura).

piano americano: il personaggio è inquadrato dalle ginocchia in su.

Figura intera: il personaggio è inquadrato dalla testa ai piedi.

campo lunghissimo: il panorama inquadrato è ampio. Le persone e gli oggetti sono solo dei puntini.

campo lungo: l’ambiente inquadrato è minore rispetto al campo lunghissimo. Se vi è una figura umana, appare in minima parte.

campo medio: attribuisce più importanza alla figura umana, che di solito è circa metà dell’altezza.

SALA TINA MODOTTI E LA FOTOGRAFIA

VITA D’ARTISTA

Tina Modotti nasce a Udine nel 1896. La sua vita è avventurosa, ricca di passioni, di viaggi, di cinema e di fotografia.

Fin da piccola si avvicina al mondo della fotografia grazie allo zio paterno.

A sedici anni si trasferisce dall’Italia negli Stati Uniti, e lì una delle sue passioni diventa realtà: recita infatti in alcuni film a Hollywood.

Ma la sua vera strada è la fotografia

tina modotti

Grazie all’incontro con il fotografo Edward Weston comprende quanto questo mezzo sia importante per raccontare la vita quotidiana, le ingiustizie e le lotte sociali. Si trasferisce in Messico, dove conosce e collabora con artisti importantissimi, come Diego Rivera e Frida Khalo, e dove intensifica il suo impegno politico. Modotti non è solo una fotografa, ma anche una fotoreporter che con la sua macchina documenta quello che succede intorno a lei. La sua vita è in continuo fermento: viene espulsa dal Messico per ragioni politiche e torna in Europa, dove viaggia tra Unione Sovietica e Spagna, e lì partecipa alla la guerra civile, documentandola. Sotto falso nome, riesce a rientrare in Messico, dove trascorre gli ultimi anni della sua vita, che si interrompe bruscamente a soli 46 anni, in circostanze sospette. Proprio come in un film, anche la sua morte è un vero “colpo di scena”.

Tina Modotti è una delle più grandi fotografe dell’inizio del Novecento. Le sue fotografie sono un tesoro prezioso che documenta un periodo di grande cambiamento della società.

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LE OPERE

La fotografia di inizio Novecento non era a colori ma in bianco e nero. Tuttavia, anche solo con questi due “colori”, la fotografia ci ha consegnato immagini che sono rimaste nella Storia.

Nella fotografia “Marcia di campesinos” si fondono moltissimi ingredienti che hai conosciuto in questo particolare Museo.

La prospettiva è dall’alto e gli uomini con il cappello in marcia sembrano tanti piccoli occhi che ci osservano. La luce e le ombre sono fondamentali per dare profondità alla scena, e le parti nere permettono di dare ancora più risalto alle camicie e ai cappelli chiari dei contadini. Come le tessere di un mosaico, i cappelli uno vicino all’altro creano un’immagine unica e ricordano gli elementi decorativi che tanto erano piaciuti a Klimt quando visitò Ravenna.

61 LA FOTOGRAFIA 4 SALA
TINA MODOTTI, Marcia di campesinos, fotografia

L’OPERA IN RIMA

Una C

uriosità

TINA MODOTTI, Mani di burattinaio, fotografia

MANI DI BURATTINAIO

Ogni mano muove i fili, son robusti, ma sottili e fan fare al burattino salti, gesti e qualche inchino. Mani che dan movimento con preciso loro intento a un pupazzo inanimato che ormai si è abituato. Non ha in volto un’espressione, non traspare un’emozione: lui non ha la libertà di far quello che gli va.

Germana Bruno

Parola rtistaAd’

“Desidero fotografare ciò che vedo, sinceramente, direttamente, senza trucchi, e penso che possa essere questo il mio contributo a un mondo migliore”.

Le mani, da sempre, sono un forte simbolo per gli artisti, perché comunicano passioni, azioni e sentimenti. Modotti ne ha fotografate molte, di lavoratori e lavoratrici, e grazie a queste immagini ha ridato importanza anche ai lavori più umili.

LA FOTOGRAFIA 62 4 SALA

SONO IO L’ARTISTA!

Alcune foto hanno fatto la Storia, nel senso che l’hanno proprio scritta! Molto spesso i fotoreporter, oltre a raccontare eventi importanti fermandoli in immagini, raccontano anche a parole i fatti, affiancando dei testi alle fotografie.

Scegli la fotografia di un evento, di cronaca, sportivo o anche una foto storica, e scrivi la storia che la riguarda o immaginane una.

Scrivi il titolo qui

Scrivi la storia qui

Incolla la fotografia qui

63 LA FOTOGRAFIA 4 SALA

LA SALA DELLA MUSICA 5 SALA

Ed eccoci di nuovo nella sala dedicata alla Musica. Scopriremo come “si scrive” la Musica, quali sono i principali strumenti musicali e da che cosa è composta un’orchestra.

LA DURATA DEI SUONI

Se paragoniamo la musica a un discorso, le parole di questo discorso sono i suoni, chiamati note. Così come le parole possono essere brevi, medie, lunghe, così le note hanno una loro durata, rappresentata da segni chiamati figure musicali e posti sul pentagramma.

Osserva le figure musicali e a quanti battiti corrispondono. Le figure possono essere disegnate vuote, piene o con le gambe.

semibreve minima semiminima

quattro battiti due battiti un battito

croma doppia croma

metà dei battiti di una semiminima due crome insieme

semicroma biscroma metà dei battiti di una croma metà dei battiti di una semicroma

Disegna in ogni casella la figura musicale adatta per esprimere:

quattro battiti due battiti un battito

Osserva le note musicali sul pentagramma e pronuncia il loro nome scandendo la durata (1 battito per la semiminima, 2 per la minima…).

64
`666;666&666*666i666r666)666_ RE 2 battiti MI 1 battito FA 1 battito SOL 4 battiti DO 4 battiti LA 1 battito SI 1 battito
š Ł Š Ý � �

LE PAUSE

Quando hai scoperto le caratteristiche dei suoni, hai visto che i suoni non possono esistere senza i silenzi. Si possono scrivere i silenzi in musica?

Osserva questo pentagramma. Ci sono dei segni che non conosci?

Cerchiali in rosso.

`76{6;6)6*6u6&6686;696z

I “nuovi” segni che hai visto sul pentagramma si chiamano pause e indicano i momenti di silenzio nel corso di una musica. Così come i valori musicali (semibreve, minima…), anche le pause hanno una diversa durata e si scrivono in modi diversi. Ogni segno di pausa ha un valore corrispondente a quello di una figura musicale.

semibreve

suono e pausa

6[505

suono e silenzio lunghi 4 battiti

minima

suono e pausa

6b595

suono e silenzio lunghi 2 battiti

semiminima

suono e pausa

6)585

suono e silenzio lunghi 1 battito

A fianco di ogni nota, scrivi una pausa della stessa durata.

croma

suono e pausa

6D575

suono e silenzio lunghi 1 2 battito

`6^44u44D44l44

MUSICA 65 5 SALA

Per ogni nota e per ogni pausa colora i quadratini corrispondenti alla durata. Un quadratino corrisponde a un battito. Poi batti le mani per le pause e leggi le note. Ricorda di rispettare la durata. Osserva l’esempio.

`)696z606p606%;6686*o6p6

Ora leggi i nomi delle note scandendo bene le durate e rispettando le pause.

`)696z606p606%6;686*o6p6

LE BATTUTE

Le figure musicali e le pause vengono inserite nel pentagramma in gruppi di valore uguale, chiamate battute. Le battute sono indicate con delle stanghette verticali.

`5^*;-6z(&-6bQ_-=

4 4

Il valore delle battute è determinato da un segno posto all’inizio del brano musicale, dopo la chiave. Il tempo all’inizio di un brano è rappresentato da una frazione.

`44444

2 4

Il numeratore della frazione indica il numero di movimenti di ogni battuta, in questo caso 2

Il denominatore indica la durata di ogni movimento, in questo caso 1 — 4

MUSICA 5 SALA 66

IL TIMBRO

Hai visto che i suoni hanno tante caratteristiche. Se due suoni hanno la stessa intensità, la stessa altezza e la stessa durata, ma sono prodotti da due fonti sonore diverse, come possiamo distinguerli? Grazie al timbro. Il timbro infatti è la voce di ogni fonte sonora Nel caso dei vari strumenti musicali, il timbro dipende dal materiale con cui gli strumenti sono costruiti e da come è prodotto il suono. Infatti alcuni strumenti possono essere percossi, altri hanno delle corde che vibrano, altri ancora invece hanno bisogno del fiato di chi suona.

Anche le voci umane hanno timbri diversi. Pensa alla differenza tra la tua voce e quella dell’insegnante!

In gruppi di cinque, ascoltate in classe il suono di diversi strumenti musicali e provate a distinguere da quale strumento sono prodotti. Vince il gruppo che riconosce più strumenti.

Conosci già il nome di questi strumenti musicali? Mettiti alla prova e collega ogni strumento al nome giusto.

MUSICA 5 SALA 67
PIATTI XILOFONO VIOLINO TROMBA TAMBURO ARPA PIANOFORTE

GLI STRUMENTI MUSICALI

Hai visto come il timbro degli strumenti musicali dipende dal materiale con cui gli strumenti sono fatti e da come viene prodotto il suono. In base a come gli strumenti producono il suono, possiamo classificarli in tre grandi famiglie:

꘎ strumenti a fiato; ꘎ strumenti a percussione; ꘎ strumenti a corda.

Gli strumenti a percussione sono quelli che producono un suono quando vengono percossi, sfregati o scossi. Probabilmente sono i primi strumenti musicali inventati dall’uomo, che colpiva o agitava dei tronchi o delle ossa cave.

Gli strumenti a fiato sono strumenti che producono un suono quando si soffia l’aria al loro interno.

MUSICA 5 SALA 68
Sassofono Corno Piatti Triangolo Gong Xilofono Timpano Tamburo

Gli strumenti a corda producono suoni per mezzo di corde che vengono pizzicate con le dita, percosse o sfregate con un archetto.

Pianoforte

Violoncello

L’ORCHESTRA

Arpa

L’insieme degli strumenti che suonano per un’esecuzione musicale è detta orchestra Gli strumenti sono organizzati secondo un ordine preciso e sono di solito disposti a semicerchio per motivi di acustica e per osservare i movimenti del direttore o della direttrice d’orchestra che, in piedi davanti agli strumentisti, dirige l’esecuzione.

Osserva com’è composta un’orchestra sinfonica, poi rispondi alle domande.

꘎ Dove si trova chi dirige l’orchestra?

꘎ Dove si trovano gli strumenti a corda?

꘎ Dove si trovano le percussioni?

MUSICA 5 SALA 69

IL TUO VIAGGIO IN QUESTO PARTICOLARE MUSEO È TERMINATO!

Ricordi tutto quello che hai imparato? Mettiti alla prova!

ESCHER USA SPESSO LA TECNICA: del frottage. della tassellazione. del mosaico.

ESCHER NELLE SUE OPERE USA QUASI SEMPRE:

il giallo e il rosso.

il bianco e il blu.

il bianco e il nero.

I COLORI CHE POSSONO ESSERE SIA CALDI SIA FREDDI SONO:

il giallo e il verde.

il viola e il blu.

il verde e il viola.

CON I COLORI MUNCH RAPPRESENTA:

la realtà così com’è. le proprie emozioni. un mondo fantastico.

QUANDO, IN UN DIPINTO, UN OGGETTO È VICINO ALL’OSSERVATORE SI DICHE CHE È: sullo sfondo. in primo piano. in secondo piano.

I COLORI POSSONO ESSERE DIVISI IN: primari e freddi. caldi e secondari. caldi, freddi e neutri.

MUNCH HA DATO VITA A UN MOVIMENTO ARTISTICO CHIAMATO: espressionismo. impressionismo. puntinismo

QUAL È IL TITOLO DEL QUADRO PIÙ NOTO DI MUNCH?

La risata. L’urlo.

Il grido.

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L’ACQUERELLO È UNA TECNICA COMPLESSA PERCHÉ:

il colore è difficile da stendere. si può utilizzare solo su fondo scuro. non si possono fare correzioni.

IN QUALE CITTÀ ITALIANA KLIMT TROVA LA SUA MAGGIORE FONTE DI ISPIRAZIONE?

Roma.

Ravenna.

Firenze.

LA TECNICA DELLA FOTOGRAFIA NASCE:

all’inizio del Novecento.

alla fine dell’Ottocento. nel Duemila.

QUANDO IL PANORAMA INQUADRATO È AMPIO E LA FIGURA

UMANA È SOLO UN PUNTINO SI TRATTA DI UN: campo lunghissimo. campo lungo. campo medio.

KLIMT NEI SUOI DIPINTI IMITA SPESSO LA TECNICA: del mosaico. del carboncino. dell’acquerello.

QUAL È L’ELEMENTO DISTINTIVO DELLE OPERE DI KLIMT?

Il volume. Il punto.

Le forme.

QUANDO UN’INQUADRATURA FOTOGRAFICA

PERMETTE DI COGLIERE LE ESPRESSIONI DEL VISO SI DICE CHE È UN: piano americano. primo piano. primissimo piano.

TINA MODOTTI È STATA: una pittrice. una scultrice. una fotografa.

ARTE 71

Hai imparato tante cose nella sala della Musica. Te le ricordi tutte? Mettiti alla prova!

QUALE FRASE È CORRETTA?

La semicroma vale la metà dei battiti della croma.

La semibreve vale il doppio dei battiti della minima.

La semiminima si disegna con la gamba.

La minima vale un battito.

DISEGNA LE BATTUTE AL POSTO GIUSTO NEL PENTAGRAMMA (SONO TRE). RICORDATI DI LEGGERE IL TEMPO DOPO LA CHIAVE DI VIOLINO E DI CONTARE LA DURATA DELLE FIGURE.

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MUSICA
4 4

Si ringrazia Germana Bruno per la realizzazione dei testi poetici nelle sezioni “L’opera in rima”.

Responsabile editoriale: Mafalda Brancaccio

Coordinamento redazionale: Valentina Dell’Aprovitola

Redazione: Valentina Dell’Aprovitola, Nadia Negri

Responsabile di produzione: Francesco Capitano

Progetto grafico e impaginazione: Elisabetta Giovannini

Copertina: Ilaria Raboni

Illustrazioni: Mauro Sacco ed Elisa Vallarino

Ricerca iconografica: Paola Rainaldi

Referenze iconografiche: Shutterstock

Stampa: Tecnostampa – Pigini Group Printing Division

Loreto – Trevi 24.83.123.0

È assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di questa pubblicazione, così come la trasmissione sotto qualsiasi forma o con qualunque mezzo, senza l’autorizzazione della Casa Editrice.

Produrre un testo scolastico comporta diversi e ripetuti controlli a ogni livello, soprattutto relativamente alla correttezza dei contenuti. Ciononostante, a pubblicazione avvenuta, è possibile che errori, refusi, imprecisioni permangano. Ce ne scusiamo fin da ora e vi saremo grati se vorrete segnalarceli al seguente indirizzo: redazione@elionline.com

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EquiLibri • Progetto Parità è un percorso intrapreso dal Gruppo Editoriale ELi, in collaborazione con l’Università di Macerata, per promuovere una cultura delle pari opportunità rispettosa delle differenze di genere, della multiculturalità e dell’inclusione. Si tratta di un progetto complesso e in continuo divenire, per questo ringraziamo anticipatamente il corpo docente e coloro che vorranno contribuire con i loro suggerimenti al fine di rendere i nostri testi liberi da pregiudizi e sempre più adeguati alla realtà.

CLASSE

• Letture 4

• Riflessione linguistica 4

• Quaderno di Scrittura e Riassunto 4

• Quaderno delle Verifiche 4-5

• Arte e Musica 4-5

• Missione Regole! 4-5

ISBN per l’adozione: 978-88-468-4468-2

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• KIT DOCENTE comprensivo di guida alla programmazione , percorsi semplificati e tutto il necessario per il corso

• LIBRO DIGITALE (scaricalo subito seguendo le istruzioni all’interno della copertina):

• volumi sfogliabili con selezione di esercizi interattivi

• esercizi interattivi extra per tutte le materie

• simulazioni di prove nazionali INVALSI

• audiolibro per tutti i volumi del corso

• tracce audio

• libro liquido

• mappe grammaticali interattive , con attività

• percorso di Arte e Musica con Museo interattivo

• percorsi semplificati stampabili

CLASSE

• Letture 5

• Riflessione linguistica 5

• Quaderno di Scrittura e Riassunto 5

ISBN per l’adozione: 978-88-468-4469-9

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GIOCHIAMO INSIEME con L’EDUCAZIONE CIVICA PLUS www.gruppoeli.it Allegato a MISSIONE COMPIUTA! PLUS • LETTURE 4 Non vendibile separatamente #PROGETTOPARITÀ equilibri Sistema Digitale Accessibile

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