Albino Zanin

Albino Zanin
seconda edizione
Tecnologie e tecniche di rappresentazione grafica
Video tutorial
64 costruzioni spiegate passo passo per guidare lo studente nella realizzazione corretta dei disegni.
Nelle pagine di questo testo sono inserite le seguenti icone che indicano la presenza e il tipo di contenuto digitale disponibile sul libro, fruibile attraverso l’eBook o l’app librARsi. Tali contenuti integrano e completano il materiale cartaceo del volume.
Video 3D
12 animazioni 3D per osservare le costruzioni piane e i solidi da tutti i punti di vista dell’osservatore.
Con l’app librARsi potrai accedere velocemente e ovunque ti trovi a tutti i contenuti digitali del tuo libro. Scarica l’app sul tuo smartphone e/o tablet e inquadra la pagina del libro, o accedi ai contenuti digitali dal tuo computer direttamente dall’eBook.
Video focus
8 Video di approfondimento
Test interattivi
300 test a correzione immediata proposti nella rubrica Verifica le conoscenze
tecn GRAFICA
TECNOGRAFICA è un corso realizzato secondo e indicazioni della didattica per competenze e della didattica inclusiva. Favorisce l’acquisizione graduale delle competenze richieste in disegno e tecnologia.
Un percorso completo e articolato per la costruzione delle competenze
In apertura di sezione, le innovazioni e le eccellenze di Officina Italia sono argomenti di riflessione sulle realtà tecnico-scientifiche che ci circondano e sono uno stimolo per pensare al futuro mondo del lavoro.
officina italia
E
SOLIDI Operazioni suiCAPITOLO 9 SEZIONI DI SOLIDI
CAPITOLO 10 COMPENETRAZIONI
e giungere a raffigurarsi l’oggetto rappresentato. È importante pertanto sviluppare le proprie capacità spaziali esercitandosi nella risoluzione di problemi specifici.
Premessa sulle proiezioni ortogonali
7.5.1 POSIZIONE DELL’OSSERVATORE Nelle esercitazioni delle pagine successive sono proposte assonometrie di solidi su cui indicare, come primo passo e mediante una freccia, la posizione dell’osservatore. Conseguenza di questa scelta sono le direzione dei raggi proiettanti e quindi le proiezioni sui tre piani. Normalmente la freccia viene posizionata come indicato nel caso A ➜ Fig. 17 in modo da avere in vista tre lati del solido interessati dalle successive proiezioni. Così facendo si defini-
frontvistadi e frontvistadi e vistadi fronte vistadi fronte A consigliata B
sce la posizione del triedro di riferimento cioè dei tre piani P.V., P.O. e P.L. (➜
Fig. 18a) con le direzioni, indicate dalle tre frecce, da cui si guarda per ottenere le relative proiezioni ortogonali (➜ Fig. 18b). La posizione dei piani tra loro, e quindi delle viste, è rigida pertanto se si decide di posizionare l’osservatore come nel caso B ➜ Fig. 19), l’orientamento del triedro di riferimento cambia (➜ Fig. 20a). Il risultato è che le proiezioni si ottengono sul P.V e sul P.O. da lati del solido in vista, mentre sul P.L., vista da sinistra, guardando il solido da un lato non in vista, come indicato dalla freccia ➜ Fig. 20a). Le proiezioni che otteniamo sono diverse dalle precedenti (➜ Fig. 20b). Questa seconda impostazione, pur non essendo errata, è sconsigliata perché risulta disagevole e spesso può indurre a commettere facili errori. Pertanto nell’esporre gli argomenti con l’uso dell’assonometria, si dà per scontato che la posizione dell’osservatore sia quella A cioè come in ➜ Fig. 17
vista dall’alto dall’alto P.V. P.V. P.O. P.O.
PosizioneAOsservatore OsservPosizioneB atore
P.L. P.L. P.O.
P.V. P.V. P.O.
P.L. L.P.
Posizione dell’osservatore Confrontando poi le proiezioni A in fig.2 con le proiezioni B in fig.4 si coglie immediatamente che mentre le prime sono di lettura immediata le seconde richiedono una particolare attenzione in quanto la vista da sinistr avviene da dietro l’oggetto e quindi la si deve immaginare. Pertanto nelle pagine seguenti, nell’esporre gli argomenti con l’uso dell’assonometria si dà per scontato che la posizione dell’osservatore sia quella A cioè posto di fronte al P.V.
CAPITOLO 11 SVILUPPO DI SOLIDI IN QUESTA SEZIONE VIDEO 5
Proiezioni ortogonali: indicazioni sulla sequenza della costruzione
Nell’eseguire le proiezioni ortogonali di un solido abbiamo visto che conviene collocare l’osservatore verso il P.V. e procedere con l’esecuzione di tale vista. Non sempre però questa è la più significativa e di conseguenza di volta in volta si dovrà scegliere il piano dove iniziare a tracciare le proiezioni come negli esempi sotto riportati in cui un prisma a base pentagonale è posto in tre posizioni diverse rispetto ai piani del triedro Si noti poi il collegamento visivo diretto tra la proiezione sul P.V. e quelle sul P.O. e P.L. (fig.2) mentre tra le viste sul P.O. e quella sul P.L. (figg.4, 6) c’è l’interruzione del quarto quadrante che può rendere difficoltosa la comprensione e, di conseguenza, la costruzione delle proiezioni. Quindi, se nel primo caso partendo dal P.V. può essere indifferente proseguire sul P.O. o sul P.L., negli altri due casi può essere più utile, in linea di massima, procedere dal P.O. al P.V. o dal P.L. al P.V.
Dalla collaborazione tra l’Istituto Italiano di Tecnologia IIT) e il Centro Protesi INAIL è nata Hannes la nuova mano protesica di derivazione robotica, capace di restituire a pazienti con amputazione dell’arto superiore il 90% delle funzionalità di una mano naturale. Il suo nome è un omaggio a Hannes Schmidl a cui si deve la prima protesi mioelettrica nel 1965. Questa protesi si compone di polso e braccio. Il pollice, orientabile in tre posizioni diverse, consente di manipolare oggetti di piccole dimensioni, di spostare oggetti del peso fino a circa 15 chilogrammi e di afferrarne di molto sottili. A questo si aggiunge un polso che può piegarsi in cinque posizioni diverse permettendone il movimento rotatorio in entrambe le direzioni. Il sistema di controllo sfrutta gli impulsi elettrici che provengono dalla contrazione dei muscoli della parte residua dell’arto. Due sensori ricevono e interpretano il segnale elettrico proveniente dal cervello, e attivano il movimento desiderato del polso o della mano. Per la sua innovatività ha ricevuto il premio Compasso d’Oro che è il più antico ma soprattutto il più autorevole premio mondiale di design
Nel primo caso fig.1) ha le basi parallele e l’asse verticale perpendicolare al P.V. Poiché si dovrà procedere necessariamente tracciando il pentagono di base come prima figura si deve iniziare dal P.V. (fig.2)
Nel secondo (fig.3), poiché ha le basi parallele e l’asse verticale perpendicolare al P.O., si deve iniziare tracciando il pentagono sul P.O. (fig.4).
Nel terzo fig.5), poiché ha le basi parallele e l’asse verticale perpendicolare al P.L., si deve iniziare tracciando il pentagono sul P.O. (fig.6).
G
F’ B’≡G’
C
D E
A”≡F A A
7.5.2 INDICAZIONI SULLA SEQUENZA DELLA COSTRUZIONE Collocato l’oggetto nel triedro e fissata la posizione dell’osservatore, di volta in volta si dovrà scegliere il piano da cui iniziare a tracciare le proiezioni. Negli esempi seguenti, un prisma a base pentagonale è posto in tre posizioni diverse rispetto ai piani del triedro ➜ Figg. 21, 23 e 25). Poiché il suo elemento geometrico caratterizzante è la base pentagonale, risulta comodo iniziare rappresentando questa su uno dei tre piani (➜ Figg. 22, 24 e 26). Osserviamo poi che il collegamento visivo tra le proiezioni sul P.V. con quella sul P.O. e con quella sul P.L. è diretto mentre invece tra le viste sul P.O. e quella sul P.L. c’è l’interruzione del quadrante vuoto che può rendere difficoltosa la comprensione e, di conseguenza, la costruzione delle proiezioni (➜ Fig. 22). Quindi, se nel primo caso, partendo dal P.V., può essere indifferente proseguire sul P.O. o sul P.L. ➜ Fig. 22), negli altri due casi può essere più conveniente, in linea di massima, procedere dal P.O al P.V. o dal P.L. al P.V. ➜ Figg. 24 e 26).
A’≡F D’≡I
O’ O
D D
E E
F F F
C C B A
ilverso P.V. O. versoilP.L.
B B
P.V. P.L. P.O. y
L L G G H O’”
y
didattica
a “doppio registro”
x y
E’≡L C’≡H B”≡G B’”≡G’”
z P.V. P.L. P.O.
O”
E”≡L E’”≡L’
C”≡H C’”≡H’
A”≡F A’”≡F’
Fig. 17 ➜ Fig. 19 ➜ Fig. 18a ➜ Fig. 18b ➜ Fig. 20a ➜ Fig. 20b ➜ Fig. 21 ➜ Fig. 23 ➜ Fig. 25 ➜ Fig. 22 ➜ Fig. 24 ➜ Fig. 26 7.5 Convenzioni per la rappresentazione grafica Video tutorial
D”≡I D’”≡I’”
y P.V. P.L. P.O. y
y
è affiancata dalla corrispondente risoluzione grafica, indispensabile strumento per imparare a leggere gli elaborati. L’utilizzo di tre colori guida nei segni, nero, rosso e azzurro, permette di evidenziare al meglio le tre diverse fasi nella costruzione del disegno.
Un tocco tutto italiano officina italia © Casa Editrice G. Principato
Tecnologie e tecniche di rappresentazione grafica
seconda edizione
CAPITOLO 1 La percezione visiva
CAPITOLO 2 IL LINGUAGGIO MULTIMEDIALE
VERIFICA LE CONOSCENZE
● Meccanismi generali della percezione visiva
● Teoria cognitivista e teoria della Gestalt
SVILUPPA LE ABILITÀ
● Articolazione figura-sfondo
● Percezione della profondità
● Costanza percettiva
● Linguaggio grafico e infografico
● Comprendere il meccanismo di elaborazione delle onde luminose da parte del cervello
● Illustrare le leggi di base della teoria della percezione visiva
● Individuare e correggere eventuali errori che inducono a una non corretta percezione visiva
● Conoscere i diversi linguaggi multimediali e distinguerne i campi di applicazione
COSTRUISCI LE COMPETENZE
● Saper individuare e comprendere i fenomeni della percezione visiva
● Essere in grado di distinguere tra descrizione grafica e comunicazione grafica
● Saper utilizzare alcune tecniche di comunicazione infografica
Giuseppe Arcimboldo nasce a Milano nel 1527, figlio di Biagio Arcimboldo, pittore presso il Duomo di Milano. Giuseppe inizia la sua carriera di pittore presso la bottega del padre all’età di 22 anni. Lavora presso il Duomo di Milano e in quello di Monza, nella cattedrale di Como e nel 1562 si trasferisce a Vienna invitato dal principe Massimiliano II d’Asburgo.
Qui si fa apprezzare, oltre che come pittore, anche come architetto, scenografo, ingegnere edile, idraulico ed esperto d’arte.
È noto per la stravaganza dei soggetti dei suoi dipinti come le celebri Teste Composte In questi dipinti sono rappresentati vari elementi, come pesci, frutta, verdura ecc., eseguiti nel dettaglio e assemblati in modo tale che la visione d’insieme dia l’immagine di una figura umana: il tutto dà una soluzione (le figure umane), le singole parti un’altra (i pesci, la frutta ecc.).
1. Il funzionamento dell’occhio
2. La percezione visiva: osservazioni generali
3. La teoria cognitivista
4. La teoria della Gestalt
Gli occhi ricevono le onde luminose riflesse dagli oggetti e le convogliano sulle terminazioni del nervo ottico. È possibile comprendere il funzionamento dell’occhio paragonandolo alla macchina fotografica digitale. Gli elementi fondamentali di una macchina fotografica digitale sono la lente e il sensore CCD, che è l’elemento elettronico composto da minuscoli sensori che generano una differenza elettrica analogica proporzionale all’intensità di luce che li colpiscono. Le loro funzioni corrispondono a quelle svolte nell’occhio dal cristallino e dalla rètina.
Per eseguire una fotografia si orienta l’obiettivo verso l’oggetto da fotografare, si inquadra e si scatta, cioè si preme il pulsante che permette ai raggi luminosi di entrare nell’apparecchio e colpire il sensore CCD il quale trasmette gli impulsi elettrici (➜ Fig. 1a).
Un processo simile avviene nel nostro occhio: l’oggetto che osserviamo riflette i raggi luminosi che entrano nell’occhio attraverso il foro della pupilla e vengono captati dal cristallino che li invia alla retina. I recettori posti sulla retina trasformano i segnali luminosi in segnali chimici, che vengono raccolti dal nervo ottico, che a sua volta li invia al cervello. Quest’ultimo decodifica gli impulsi e li trasforma nelle immagini che vediamo (➜ Fig. 1b).
Il cristallino si comporta come una lente per la “messa a fuoco”. Se gli oggetti sono posti a una distanza superiore a 7 metri, i raggi inviati agli occhi giungono paralleli al cristallino, che è costretto, con l’aiuto della cornea, a deformarli per inviarli alla retina. Se invece gli oggetti sono posti a una distanza
5. Articolazione figura-sfondo
6. La percezione della profondità
7. La costanza percettiva
minore, i raggi luminosi divergono e il cristallino si ispessisce per metterli a fuoco sulla retina. A questo punto il paragone con la macchina fotografica si esaurisce in quanto entra in azione il cervello, che compie un’elaborazione dei dati ricevuti per la formazione dell’immagine.
acqueo retina
➜ Fig. 1 • L’occhio e la macchina fotografica presentano un’analoga struttura. Il corpo diottrico, formato nell’occhio da cornea, umore acqueo e cristallino, e nella macchina fotografica dalle lenti dell’obiettivo, ha la funzione di far convergere i raggi luminosi in una zona interna ove sono catturate le immagini: nell’occhio dalla retina, nella macchina fotografica dal sensore CCD.
sia nel riconoscere cose note che nel registrare cose nuove.
L’uomo percepisce l’ambiente attraverso i propri sensi che eseguono, per mezzo dei recettori sensoriali, una lettura-descrizione di una grande quantità di informazioni captate dall’ambiente stesso. Queste informazioni giungono al cervello che le seleziona ed elabora, in tempi molto brevi, compiendo un confronto con le tracce di altri stimoli uguali o simili depositate nella memoria. Si ha così una doppia attività di lettura-descrizione e di confronto in cui ha una preponderante importanza l’attività del cervello
L’uomo percepisce l’ambiente attraverso i propri sensi, che eseguono, per mezzo dei ricettori sensoriali, una lettura-descrizione di una grande quantità di informazioni captate dall’ambiente stesso. Queste informazioni giungono al cervello che le seleziona ed elabora, in tempi molto brevi, compiendo un confronto con le tracce di altri stimoli uguali o simili depositate nella memoria. Si ha così una doppia attività di lettura-descrizione e di confronto in cui ha una preponderante importanza l’attività del cervello sia nel riconoscere cose note che nel registrare cose nuove.
L’uomo percepisce l’ambiente attraverso i propri sensi, che eseguono, per mezzo dei ricettori sensoriali, una lettura-descrizione di una grande quantità di informazioni captate dall’ambiente stesso. Queste informazioni giungono al cervello che le seleziona ed elabora, in tempi molto brevi, compiendo un confronto con le tracce di altri stimoli uguali o simili depositate nella memoria. Si ha così una doppia attività di lettura-descrizione e di confronto in cui ha una preponderante importanza l’attività del cervello sia nel riconoscere cose note che nel registrare cose nuove.
L’uomo percepisce l’ambiente attraverso i propri sensi, che eseguono, per mezzo dei ricettori sensoriali, una lettura-descrizione di una grande quantità di informazioni captate dall’ambiente stesso. Queste informazioni giungono al cervello che le seleziona ed elabora, in tempi molto brevi, compiendo un confronto con le tracce di altri stimoli uguali o simili depositate nella memoria. Si ha così una doppia attività di lettura-descrizione e di confronto in cui ha una preponderante importanza l’attività del cervello sia nel riconoscere cose note che nel registrare cose nuove.
Questo succede anche nella percezione visiva, in cui, oltre a ciò che percepiamo con la parte biologica della percezione e fisica dello stimolo (intensità, lunghezza d’onda, frequenza spaziale ecc.), c’è la interpretazione della realtà fatta dal nostro cervello. Esso, infatti, con la memoria visiva che deriva dalla cultura visiva e dalle esperienze percettive vissute, dà significato a ciò che si osserva.
Questo succede anche nella percezione visiva, in cui, oltre a ciò che percepiamo con la parte biologica della percezione e fisica dello stimolo (intensità, lunghezza d’onda, frequenza spaziale ecc.), c’è la interpretazione della realtà fatta dal nostro cervello. Esso, infatti, con la memoria visiva che deriva dalla cultura visiva e dalle esperienze percettive vissute, dà significato a ciò che si osserva.
Questo succede anche nella percezione visiva in cui, oltre a ciò che percepiamo con la parte biologica della percezione e fisica dello stimolo (intensità, lunghezza d’onda, frequenza spaziale ecc.), c’è la interpretazione della realtà fatta dal nostro cervello. Esso, infatti, con la memoria visiva che deriva dalla cultura visiva e dalle esperienze percettive vissute, dà significato a ciò che si osserva.
L’uomo percepisce l’ambiente attraverso i propri sensi, che eseguono, per mezzo dei ricettori lettura-descrizione di una grande quantità di informazioni captate dall’ambiente stesso. Queste giungono al cervello che le seleziona ed elabora, in tempi molto brevi, compiendo un confronto altri stimoli uguali o simili depositate nella memoria. Si ha così una doppia attività di lettura-descrizione confronto in cui ha una preponderante importanza l’attività del cervello sia nel riconoscere registrare cose nuove.
L’uomo percepisce l’ambiente attraverso i propri sensi, che eseguono, per mezzo dei ricettori lettura-descrizione di una grande quantità di informazioni captate dall’ambiente stesso. giungono al cervello che le seleziona ed elabora, in tempi molto brevi, compiendo un confronto altri stimoli uguali o simili depositate nella memoria. Si ha così una doppia attività di lettura-descrizione confronto in cui ha una preponderante importanza l’attività del cervello sia nel riconoscere registrare cose nuove.
La prova che il nostro cervello elabora le informazioni integrandole con ipotesi a volte anche errate si può ottenere osservando ad esempio questa serie di figure.
La prova che il nostro cervello elabora le informazioni integrandole con ipotesi a volte anche errate si può ottenere osservando ad esempio questa serie di figure.
Questo succede anche nella percezione visiva, in cui, oltre a ciò che percepiamo con la parte percezione e fisica dello stimolo (intensità, lunghezza d’onda, frequenza spaziale ecc.), c’è della realtà fatta dal nostro cervello. Esso, infatti, con la memoria visiva che deriva dalla cultura esperienze percettive vissute, dà significato a ciò che si osserva.
Questo succede anche nella percezione visiva, in cui, oltre a ciò che percepiamo con la parte biologica della percezione e fisica dello stimolo (intensità, lunghezza d’onda, frequenza spaziale ecc.), c’è la interpretazione della realtà fatta dal nostro cervello. Esso, infatti, con la memoria visiva che deriva dalla cultura visiva e dalle esperienze percettive vissute, dà significato a ciò che si osserva.
Nella ➜ Fig. 2 si tende a percepire un triangolo bianco non trasparente che copre parzialmente tre dischi neri e un altro triangolo bianco col perimetro nero. In realtà si tratta di tre settori circolari neri e tre angoli disposti secondo un certo ordine gli uni rispetto agli altri.
Questo succede anche nella percezione visiva, in cui, oltre a ciò che percepiamo con la parte percezione e fisica dello stimolo (intensità, lunghezza d’onda, frequenza spaziale ecc.), c’è della realtà fatta dal nostro cervello. Esso, infatti, con la memoria visiva che deriva dalla esperienze percettive vissute, dà significato a ciò che si osserva.
La prova che il nostro cervello elabora le informazioni integrandole con ipotesi a volte anche errate si può ottenere osservando ad esempio questa serie di figure.
La prova che il nostro cervello elabora le informazioni integrandole con ipotesi a volte anche ottenere osservando ad esempio questa serie di figure.
La prova che il nostro cervello elabora le informazioni integrandole con ipotesi a volte anche ottenere osservando ad esempio questa serie di figure.
Nella
La prova che il nostro cervello elabora le informazioni integrandole con ipotesi a volte anche errate si può ottenere osservando ad esempio questa serie di figure.
Il fenomeno della percezione visiva e stato ed è oggetto di molti studi che hanno prodotto alcune teorie, come la cognitivista e la teoria della Gestalt (“forma” in tedesco), e hanno analizzato i fenomeni dell’articolazione figura-sfondo , della percezione della profondità e della costanza percettiva
“tutto è più della somma delle parti” e rifiutavano la teoria secondo la quale essa è data dalla somma di sensazioni elementari integrate da associazioni legate alla memoria, al giudizio, al ragionamento ecc. Nell’esempio a fianco (fig.7) è sintetizzata la differenza tra la visione del tutto nella prima figura rispetto alla visione delle parti (a destra).
Nel 1923 Wertheimer, esponente di tale scuola, ha classificato e descritto come “leggi della forma” le modalità secondo le quali si costituiscono le forme.
Questa teoria sostiene che l’uomo dà significato a quello che osserva utilizzando la memoria visiva che proviene dalla sua cultura e dalle sue esperienze percettive acquisite. La sua mente cioè confronta l’immagine con una serie di propri modelli mentali e analizza il contesto in cui essa è collocata ricavando ulteriori informazioni utili per verificare le ipotesi fatte.
Legge del destino comune
Secondo questa legge, detta anche della somiglianza di comportamento, gli elementi che hanno un movimento solidale tra di loro, e differente da quello degli altri elementi, sono uniti in forme.
In figura 8 abbiamo un gruppo di puntini che si leggono spontaneamente su due colonne distinte. Se due puntini rossi e quattro puntini bianchi si muovono contemporaneamente nel senso delle frecce, si tenderà a leggere ancora due gruppi di puntini, ma secondo la logica del gruppo che si è spostato e del gruppo che è rimasto fermo (fig.9).
percezione visiva è stato ed è oggetto di molti studi che hanno prodotto alcune teorie, come della Gestalt (“forma” in tedesco), e hanno analizzato i fenomeni dell’ArticolaziPercezione della profondità e della Costanza percettiva.
Cognitivista
l’uomo dà significato a quello che osserva utilizzando la memoria visiva che proviene esperienze percettive vissute in precedenza. La sua mente cioè confronta l’immagmodelli mentali e, inoltre, analizza il contesto in cui essa è collocata ricavando ulteriverificare le ipotesi fatte.
Gestalt
sostenevano che la percezione è un unico insieme dato singoli elementi in relazioni tra loro secondo il principio del delle parti” e rifiutavano la teoria secondo la quale essa è sensazioni elementari integrate da associazioni legate alla ragionamento ecc. Nell’esempio a fianco (fig.7) è sintetizvisione del tutto nella prima figura rispetto alla visione esponente di tale scuola, ha classificato e descritto come modalità secondo le quali si costituiscono le forme.
I teorici della Gestalt sostenevano che la percezione è un unico insieme dato dall’organizzazione dei singoli elementi in relazione tra loro secondo il principio del “tutto è più della somma delle parti” e rifiutavano la teoria secondo la quale essa è data dalla somma di sensazioni elementari integrate da associazioni legate alla memoria, al giudizio, al ragionamento ecc.. Nell’esempio qui sotto ( ➜ Fig. 7) è sintetizzata la differenza tra la visione del tutto nella prima figura rispetto alla visione delle parti (a destra). Nel 1923 Wertheimer, esponente di tale scuola, ha classificato e descritto come “leggi della forma” le modalità secondo le quali si costituiscono le forme.
comune detta anche della somiglianza elementi che hanno un movidifferente da quello uniti in forme. gruppo di puntini che si su due colonne distinte. quattro puntini bianchi si contemporaneamente nel senso delle ancora due gruppi di logica del gruppo che si è è rimasto fermo (fig.9).
Secondo questa legge, detta anche della somiglianza di comportamento, gli elementi che hanno un movimento solidale tra di loro, e differente da quello degli altri elementi, sono uniti in forme.
In ➜ Fig. 8 abbiamo un gruppo di puntini che si leggono spontaneamente su due colonne distinte.
Secondo la legge della pregnanza della buona Gestalt, in pratica ciò che si coglie delle forme sono le caratteristiche “pregnanti” da esse possedute: cioè, quanto più regolari, simmetriche, semplici, omogenee, equilibrate, ordinate, coerenti strutturalmente, di carattere unitario esse sono, tanto maggiore è la probabilità che hanno d’imporsi alla nostra percezione.
Se due puntini rossi e quattro puntini bianchi si muovono contemporaneamente nel senso delle frecce si tenderà a leggere ancora due gruppi di puntini ma secondo la logica del gruppo che si è spostato e del gruppo che è rimasto fermo (➜ Fig. 9).
Se accostiamo tra loro le tre figure di sinistra in figura10 otteniamo la figura di destra, in cui non leggiamo le figure originarie bensì una circonferenza che interseca un esagono regolare.
Legge della pregnanza
Secondo la legge della pregnanza della buona Gestalt, in pratica ciò che si coglie delle forme sono le caratteristiche “pregnanti” da esse possedute: cioè, quanto più regolari, simmetriche, semplici, omogenee, equilibrate, ordinate, coerenti strutturalmente, di carattere unitario esse sono, tanto maggiore è la probabilità che hanno d’imporsi alla nostra percezione. Se accostiamo tra loro le tre figure di sinistra in figura10 otteniamo la figura di destra, in cui non leggiamo le figure originarie bensì una circonferenza che interseca un esagono regolare.
Secondo la legge della pregnanza della buona Gestalt, in pratica ciò che si coglie delle forme sono le caratteristiche “pregnanti” da esse possedute: cioè quanto più regolari, simmetriche, semplici, omogenee, equilibrate, ordinate, coerenti strutturalmente, di carattere unitario esse sono, tanto maggiore è la probabilità che hanno d’imporsi alla nostra percezione. Se accostiamo tra loro le tre figure di sinistra ➜ Fig. 10 otteniamo la figura di destra in cui non leggiamo le figure originarie bensì una circonferenza che interseca un esagono regolare.
A parità delle altre condizioni, tendono a essere vissuti come costituenti una unità, elementi vicini piuttosto che elementi lontani. Nelle ➜ Fig. 11 e 12 si tende a leggere quattro coppie di segmenti verticali vicini e cinque linee orizzontali anziché otto linee verticali di puntini.
A parità delle altre condizioni, si tende a unire tra loro gli elementi che hanno una qualche somiglianza. Nelle ➜ Fig. 13 e 14 si tende ad accoppiare i segmenti dello stesso colore e i cerchi e i quadrati si leggono per linee verticali cioè per elementi congruenti.
Corrente psicologica nata e sviluppatasi agli inizi del XX secolo in Germania tra gli anni Dieci e gli anni Trenta.
Le linee che formano delle figure chiuse tendono a essere viste come unità formali. Si tende a preferire le forme chiuse rispetto a quelle aperte, pertanto in presenza di una forma che appare incompleta si tende a leggerla completa e continua. Nelle ➜ Fig. 15 e 16 si tendono a leggere tre rettangoli e nove circonferenze anziché quattro coppie di c specchiate o nove coppie di x.
Lo studioso E. Rubin ha dimostrato che, in un campo visuale, tra probabilità il ruolo di figura, rispetto alle altre zone, quella che obbedisce più importanti sono: la grandezza relativa, i rapporti topologici, semplicità e la simmetria.
Lo studioso E. Rubin ha dimostrato che in un campo visuale, tra le zone che lo compongono, assumerà con più probabilità il ruolo di figura, rispetto alle altre zone, quella che obbedisce a determinate condizioni delle quali le più importanti sono: la grandezza relativa, i tipi dei loro margini, l’orientamento spaziale, i rapporti topologici, la semplicità e la simmetria.
La grandezza relativa: si tende a far emergere come figura la zona più piccola oppure quella circondata da altre aree.
La grandezza relativa: si tende a far emergere come figura la zona più piccola oppure quella circondata da altre aree.
Nel primo quadrato figura 19 si potrebbe leggere indifferentemente una croce bianca oppure una nera, nel secondo e nel terzo quadrato si percepiscono rispettivamente una croce bianca e una croce nera.
Nel primo quadrato ➜ Fig. 19 si potrebbe leggere indifferentemente una croce bianca oppure una nera, nel secondo e nel terzo quadrato si percepiscono rispettivamente una croce bianca e una croce nera.
La convessità leggere piuttosto quadrati quelle 21 percepiamo “colonnette
Lo studioso E. Rubin ha dimostrato che, in un campo visuale, tra le zone che lo compongono, probabilità il ruolo di figura, rispetto alle altre zone, quella che obbedisce a determinate condizioni più importanti sono: la grandezza relativa, i rapporti topologici, i tipi dei loro margini, l’orientamento semplicità e la simmetria.
Lo studioso E. Rubin ha dimostrato che, in un campo visuale, tra le zone che lo compongono, probabilità il ruolo di figura, rispetto alle altre zone, quella che obbedisce a determinate condizioni più importanti sono: la grandezza relativa, i rapporti topologici, i tipi dei loro margini, l’orientamento semplicità e la simmetria.
Elementi che per la nostra esperienza passata sono abitualmente associati tra di loro tendono ad essere uniti in forme.
dimostrato che, in un campo visuale, tra le zone che lo compongono, assumerà con più figura, rispetto alle altre zone, quella che obbedisce a determinate condizioni delle quali le grandezza relativa, i rapporti topologici, i tipi dei loro margini, l’orientamento spaziale, la simmetria.
Lo studioso E. Rubin ha dimostrato che, in un campo visuale, tra le zone che lo compongono, assumerà con più probabilità il ruolo di figura, rispetto alle altre zone, quella che obbedisce a determinate condizioni delle quali le più importanti sono: la grandezza relativa, i rapporti topologici, i tipi dei loro margini, l’orientamento spaziale, la semplicità e la simmetria.
Lo studioso E. Rubin ha dimostrato che, in un campo visuale, tra le zone che lo compongono, assumerà con più probabilità il ruolo di figura, rispetto alle altre zone, quella che obbedisce a determinate condizioni delle quali le più importanti sono: la grandezza relativa, i rapporti topologici, i tipi dei loro margini, l’orientamento spaziale, la semplicità e la simmetria.
In ➜ Fig. 17 sono rappresentate le lettere E ed H che sono facilmente riconoscibili per coloro che conoscono l’alfabeto, mentre risultano incomprensibili per chi utilizza altre forme di scrittura.
La grandezza relativa: si tende a far emergere come figura la zona più piccola oppure quella circondata da altre aree.
: si tende a far emergere piccola oppure quella aree.
figura 19 si potrebbe leggere croce bianca oppure una terzo quadrato si percepisuna croce bianca e una croce
La grandezza relativa: si tende a far emergere come figura la zona più piccola oppure quella circondata da altre aree. Nel primo quadrato figura 19 si potrebbe leggere indifferentemente una croce bianca oppure una nera, nel secondo e nel terzo quadrato si percepiscono rispettivamente una croce bianca e una croce nera.
La grandezza relativa: si tende a far emergere come figura la zona più piccola oppure quella circondata da altre aree. Nel primo quadrato figura 19 si potrebbe leggere indifferentemente una croce bianca oppure una nera, nel secondo e nel terzo quadrato si percepiscono rispettivamente una croce bianca e una croce nera.
Nel primo quadrato figura 19 si potrebbe leggere indifferentemente una croce bianca oppure una nera, nel secondo e nel terzo quadrato si percepiscono rispettivamente una croce bianca e una croce nera.
La grandezza relativa: si tende a far emergere come figura la zona più piccola oppure quella circondata da altre aree. Nel primo quadrato figura 19 si potrebbe leggere indifferentemente una croce bianca oppure una nera, nel secondo e nel terzo quadrato si percepiscono rispettivamente una croce bianca e una croce nera.
La convessità o la concavità dei margini tendono a far leggere come figura l’area con margini convessi piuttosto che quella con margini concavi; nei quattro quadrati figura 20, prevalgono le forme bombate e quelle a freccia, pur invertendo i colori, e nella figura 21 percepiamo delle “colonnette panciute” anziché “colonnette a spigoli vivi”.
La convessità o la concavità dei margini tendono a far leggere come figura l’area con margini convessi piuttosto che quella con margini concavi; nei quattro quadrati figura 20, prevalgono le forme bombate e quelle a freccia, pur invertendo i colori, e nella figura 21 percepiamo delle “colonnette panciute” anziché “colonnette a spigoli vivi”.
La convessità o la concavità dei margini leggere come figura l’area con margini piuttosto che quella con margini concavi; quadrati figura 20, prevalgono le quelle a freccia, pur invertendo i colori, 21 percepiamo delle “colonnette panciute” “colonnette a spigoli vivi”.
La convessità o la concavità dei margini leggere come figura l’area con margini piuttosto che quella con margini quadrati figura 20, prevalgono le quelle a freccia, pur invertendo i 21 percepiamo delle “colonnette “colonnette a spigoli vivi”.
La convessità o la concavità dei margini tendono a far leggere come figura l’area con margini convessi piuttosto che quella con margini concavi; nei quattro quadrati figura 20, prevalgono le forme bombate e quelle a freccia, pur invertendo i colori, e nella figura 21 percepiamo delle “colonnette panciute” anziché “colonnette a spigoli vivi”.
Gli elementi sono uniti in forme in base alla loro continuità di direzione.
Ad esempio si tende a leggere le due linee in ➜ Fig. 18 come la somma della spezzata AC e della curva BD e non delle spezzate AD e BC.
La convessità o la concavità dei margini tendono a far leggere come figura l’area con margini convessi piuttosto che quella con margini concavi; nei quattro quadrati ➜ Fig. 20, prevalgono le forme bombate e quelle a freccia pur invertendo i colori e nella ➜ Fig. 21 percepiamo delle “colonnette panciute” anziché “colonnette a spigoli vivi”.
L’orientamento spaziale: tendono ad essere percepite come figura le aree i cui assi coincidono con le direzioni principali, verticale e orizzontale, dello spazio. Nell’esempio di figura 22 si legge più facilmente la croce verticale che non quella inclinata.
I rapporti geometriche): 23, la queste
L’orientamento spaziale: tendono ad essere percepite come figura le aree i cui assi coincidono con le direzioni principali, verticale e orizzontale, dello spazio. Nell’esempio di figura 22 si legge più facilmente la croce verticale che non quella inclinata.
L’orientamento spaziale: tendono ad essere percepite come figura le aree i cui assi coincidono con le direzioni principali, verticale e orizzontale, dello spazio. Nell’esempio di figura 22 si legge più facilmente la croce verticale che non quella inclinata.
L’orientamento spaziale: tendono ad essere percepite come figura le aree i cui assi coincidono con le direzioni principali, verticale e orizzontale, dello spazio. Nell’esempio di figura 22 si legge più facilmente la croce verticale che non quella inclinata.
L’orientamento spaziale: tendono ad essere percepite come figura le aree i cui assi coincidono con le direzioni principali, verticale e orizzontale, dello spazio. Nell’esempio di figura 22 si legge più facilmente la croce verticale che non quella inclinata.
fig.20
I rapporti topologici (rapporti tra geometriche): tenderà ad emergere, 23, la zona più piccola o circondata queste ultime assumeranno il carattere
I rapporti topologici (rapporti tra geometriche): tenderà ad emergere, 23, la zona più piccola o circondata queste ultime assumeranno il carattere
I rapporti topologici (rapporti tra le caratteristiche geometriche): tenderà ad emergere, come in figura 23, la zona più piccola o circondata da altre aree, e queste ultime assumeranno il carattere di sfondo.
I rapporti topologici (rapporti tra le caratteristiche geometriche): tenderà ad emergere, come in figura 23, la zona più piccola o circondata da altre aree, e queste ultime assumeranno il carattere di sfondo.
fig.21
Irapporti geometriche): 23queste,lazonapiùpiccola
L’orientamento spaziale: tendono ad essere percepite come figura le aree i cui assi coincidono con le direzioni principali, verticale e orizzontale, dello spazio. Nell’esempio di ➜ Fig. 22 si legge più facilmente la croce verticale che non quella inclinata.
La simmetria: le forme simmetriche (più pregnanti) sono percepite come figura. Nell’esempio in ➜ Fig. 26 le figure simmetriche, rispetto all’asse verticale, prevalgono sulle sagome più irregolari che sono percepite come sfondo anche quando si invertono i colori.
perce-
I rapporti topologici (rapporti tra le caratteristiche geometriche): tenderà ad emergere, come in ➜ Fig. 23, la zona più piccola o circondata da altre aree, e queste ultime assumeranno il carattere di sfondo.
La semplicità: le forme più semplici o pregnanti tendono a prevalere come figura.
PUNTO DI FISSAZIONE
Si memorizzano più facilmente forme semplici e regolari ➜ Fig. 24 mentre difficilmente riusciamo a memorizzare una forma irregolare come ad esempio una macchia ➜ Fig. 25.
PUNTO DI FISSAZIONE
Gran parte degli studiosi sono arrivati alla conclusione che noi non vediamo le distanze nella terza dimensione bensì le pensiamo o ce le rappresentiamo. Vediamo cioè degli indizi che, confrontati con i nostri ricordi di esperienze passate, ci permettono di giudicare la collocazione nello spazio degli oggetti e le loro relative distanze. L’esempio classico è quello del bambino che nell’afferrare il biberon le prime volte annaspa incerto mentre successivamente, dopo varie esperienze, riesce ad associare il movimento della mano all’immagine retinica e a compiere l’atto al primo tentativo e con gesto sicuro. Si hanno due gruppi di indizi che permettono la percezione della profondità: i binoculari, che richiedono l’uso contemporaneo dei due occhi, e i monoculari cioè con un solo occhio.
Gli indizi binoculari sono:
J la tensione dei muscoli che regolano la convergenza dei globi oculari quando si osservano gli oggetti vicini. Essi mediante i recettori sensoriali situati nei muscoli stessi e nei tendini trasmettono al cervello il grado di contrazione ➜
Fig. 27;
Il movimento dei muscoli interni all’occhio, quando accomodano il cristallino per mettere a fuoco l’immagine, la cui contrazione è trasmessa al cervello mediante i ricettori sensoriali situati nei muscoli stessi e nei tendini (fig.29).
mediante i ricettori sensoriali situati nei muscoli stessi e nei tendini (fig.29).
La prospettiva dimensionale per cui due oggetti della stessa forma ma di diverse dimensioni appaiono collocati a distanze differenti (fig.32).
J la differenza tra le due immagini dello stesso oggetto date dai due occhi nella visione binoculare che ci permette di avere una visione tridimensionale fino alla distanza di circa 100 metri ➜ Fig. 28.
Gli indizi monoculari sono:
Il movimento dei muscoli interni all’occhio, quando accomodano il cristallino per mettere a fuoco l’immagine, la cui contrazione è trasmessa al cervello mediante i ricettori sensoriali situati nei muscoli stessi e nei tendini (fig.29).
Gli indizi monoculari sono:
J il movimento dei muscoli interni all’occhio , quando accomodano il cristallino per mettere a fuoco l’immagine, la cui contrazione è trasmessa al cervello mediante i recettori sensoriali situati nei muscoli stessi e nei tendini (➜ Fig. 29);
La prospettiva cromatica, che ci fa apparire più vicini gli oggetti maggiormente contrastati o che abbiano colori “caldi” (rosso, giallo,arancio) anziché “freddi” (azzurro, verde, grigio), come in figura 31.
J la prospettiva cromatica, che ci fa apparire più vicini gli oggetti maggiormente contrastati o che abbiano colori “caldi” (rosso, giallo, arancio) anziché “freddi” (azzurro, verde, grigio) come in ➜ Fig. 31;
La prospettiva dimensionale per cui due oggetti della stessa forma ma di diverse dimensioni appaiono collocati a distanze differenti (fig.32). ➜
La prospettiva dimensionale per cui due oggetti della stessa forma ma di diverse dimensioni appaiono collocati a distanze differenti (fig.32).
L’altezza nel campo visivo che tende a far percepire più lontane le immagini collocate nelle zone superiori del campo visivo (fig.35).
L’effetto prospettico, cioè quel particolare fenomeno che ci fa percepire lo spazio così come viene rappresentato col metodo della prospettiva (fig.30). L’esempio classico lo si ha osservando il tratto rettilineo di una linea ferroviaria dove le rotaie, che sono parallele, sembrano convergere in un punto.
J la prospettiva dimensionale per cui due oggetti della stessa forma ma di diverse dimensioni appaiono collocati a distanze differenti (➜ Fig. 32);
L’esempio neo di parallele, La prospettiva vicini
abbiano “freddi”
all’occhio, a fuoco cervello muscoli stessi
La prospettiva dimensionale per cui due oggetti della stessa forma ma di diverse dimensioni appaiono collocati a distanze differenti (fig.32).
J l’effetto prospettico, cioè quel particolare fenomeno che ci fa percepire lo spazio così come viene rappresentato col metodo della prospettiva (➜ Fig. 30). L’esempio classico lo si ha osservando il tratto rettilineo di una linea ferroviaria dove le rotaie, che sono parallele, sembrano convergere in un punto;
L’effetto prospettico, cioè quel particolare fenomeno che ci fa percepire lo spazio così come viene rappresentato col metodo della prospettiva (fig.30).
La prospettiva cromatica, che ci fa apparire più vicini gli oggetti maggiormente contrastati o che abbiano colori “caldi” (rosso, giallo,arancio) anziché “freddi” (azzurro, verde, grigio), come in figura 31
L’esempio classico lo si ha osservando il tratto rettilineo di una linea ferroviaria dove le rotaie, che sono parallele, sembrano convergere in un punto.
fig.30
L’altezza nel campo visivo che tende a far percepire più lontane le immagini collocate nelle zone superiori del campo visivo (fig.35).
J l’altezza nel campo visivo che tende a far percepire più lontane le immagini collocate nelle zone superiori del campo visivo (➜ Fig. 33);
L’altezza nel campo visivo che tende a far percepire più lontane le immagini collocate nelle zone superiori del campo visivo (fig.35).
L’altezza nel campo visivo che tende a far percepire più lontane le immagini collocate nelle zone superiori del campo visivo (fig.35).
La prospettiva cromatica, che ci fa apparire più
posizione quando il fig.34).
Le ombre portate che fanno percepire in posizione avanzata un oggetto rispetto ad un altro quando il primo proietta la sua ombra sul secondo (fig.34).
J le ombre portate che fanno percepire in posizione avanzata un oggetto rispetto a un altro quando il primo proietta la sua ombra sul secondo (➜ Fig. 34);
Le ombre portate che fanno percepire in posizione avanzata un oggetto rispetto ad un altro quando il primo proietta la sua ombra sul secondo (fig.34).
riconoscere gli oggetti rimane invariata. Questo fenomeno è detto costanza percettiva ed è dato dalle costanze di dimensioni, di forma, di chiarezza e colore e dall’invariabilità della posizione.
Quando ci muoviamo o muoviamo gli occhi le immagini sulla retina, cambiano di forma, grandezza, colore oggetti rimane invariata. Questo fenomeno è detto di forma, di chiarezza e colore e dall’invariabilità della
L’interposizione in cui un soggetto che ci appare incompleto, perché nascosto da un altro, ci fa desumere che il primo sia dietro e quindi più lontano del secondo (fig.35).
J La costanza di dimensioni ci permette di percepire come costanti le dimensioni di un oggetto che allontanandosi o avvicinandosi proietta sulla retina rispettivamente un’immagine più piccola o più grande (➜ Fig. 36);
L’interposizione in cui un soggetto che ci appare incompleto, perché nascosto da un altro, ci fa desumere che il primo sia dietro e quindi più lontano del secondo (fig.35).
La costanza di dimensioni ci permette di percepire come costanti le dimensioni di un oggetto che, allon tanandosi o avvicinandosi, proietta sulla retina rispet tivamente un’immagine più piccola o più grande (fig. 36).
J l’interposizione in cui un soggetto che ci appare incompleto, perché nascosto da un altro, ci fa desumere che il primo sia dietro e quindi più lontano del secondo ➜ Fig. 35.
Quando ci muoviamo o muoviamo gli occhi le immagini degli oggetti che ci circondano, e che si determinano sulla retina, cambiano di forma, grandezza, colore e luminosità. Nonostante ciò la capacità di riconoscere gli oggetti rimane invariata. Questo fenomeno è detto costanza percettiva ed è dato dalle costanze di dimensioni, di forma, di chiarezza e colore e dall’invariabilità della posizione.
L’interposizione in cui un soggetto che ci appare incompleto, perché nascosto da un altro, ci fa desumere che il primo sia dietro e quindi più lontano del secondo (fig.35).
Quando ci muoviamo o muoviamo gli occhi le immagini degli oggetti che ci circondano, e che si determinano sulla retina, cambiano di forma, grandezza, colore e luminosità. Nonostante ciò la capacità di riconoscere gli oggetti rimane invariata. Questo fenomeno è detto costanza percettiva ed è dato dalle costanze di dimensioni, di forma, di chiarezza e colore e dall’invariabilità della posizione.
La costanza di dimensioni ci permette di percepire come costanti le dimensioni di un oggetto che, allontanandosi o avvicinandosi, proietta sulla retina rispettivamente un’immagine più piccola o più grande (fig. 36).
La costanza di dimensioni ci permette di percepire come costanti le dimensioni di un oggetto che, allontanandosi o avvicinandosi, proietta sulla retina rispettivamente un’immagine più piccola o più grande (fig. 36).
J La costanza di forma ci fa percepire la forma di un oggetto anche se collocato in diverse posizioni e che quindi proietta sulla retina immagini diverse: ad esempio la scacchiera in ➜ Fig. 37, che inclinata da quadrata ci appare trapezoidale;
La costanza di forma ci fa percepire la forma di un oggetto anche se collocato in diverse posizioni e che quindi proietta sulla retina immagini diverse: ad esempio la scacchiera in figura 37 che, inclinata, da quadrata ci appare trapezoidale.
immagini degli oggetti che ci circondano, e che si determinano colore e luminosità. Nonostante ciò la capacità di riconoscere gli detto costanza percettiva ed è dato dalle costanze di dimensioni, dall’invariabilità della posizione.
percepire allonrispetgrande (fig.
Quando ci muoviamo o muoviamo gli occhi le immagini degli oggetti che ci circondano, e che si determinano sulla retina, cambiano di forma, grandezza, colore e luminosità. Nonostante ciò la capacità di
La costanza di chiarezza e colore ci fa percepire il colore di un oggetto anche se si varia la luminosità dell’ambiente.
La costanza di chiarezza e colore ci fa percepire il colore di un oggetto anche se si varia la luminosità dell’ambiente.
La costanza di forma ci fa percepire la forma di un oggetto anche se collocato in diverse posizioni e che quindi proietta sulla retina immagini diverse: ad esempio la scacchiera in figura 37 che, inclinata, da quadrata ci appare trapezoidale.
La costanza di chiarezza e colore ci fa percepire colore di un oggetto anche se si varia la luminosità dell’ambiente.
La costanza di forma ci fa percepire la forma di un oggetto anche se collocato in diverse posizioni e che quindi proietta sulla retina immagini diverse: ad esempio la scacchiera in figura 37 che, inclinata, da quadrata ci appare trapezoidale.
J La costanza di chiarezza e colore ci fa percepire il colore di un oggetto anche se si varia la luminosità dell’ambiente;
J L’invariabilità della posizione fa sì che i cambiamenti delle immagini sulla retina, quando ci muoviamo o muoviamo gli occhi, non ci facciano percepire in movimento l’ambiente in cui siamo.
L’invariabilità della posizione fa sì che i cambiamenti delle immagini sulla retina, quando ci muoviamo o muoviamo gli occhi, non ci facciano percepire in movimento l’ambiente in cui siamo.
L’invariabilità della posizione fa sì che i cambiamenti delle immagini sulla retina, quando ci muoviamo o muoviamo gli occhi, non ci facciano percepire in movimento l’ambiente in cui siamo.
1. La retina ha la funzione di:
a mettere a fuoco l’immagine.
b trasmettere l’immagine.
c trasformare i segnali ottici.
2. L’immagine dal cristallino viene:
a ingrandita.
b messa a fuoco.
c deformata.
3. Le onde luminose:
a assorbono gli oggetti.
b riflettono gli oggetti.
c emettono gli oggetti.
4. Nell’occhio la funzione della lente nella macchina fotografica è svolta da:
a la retina.
b l’umore acqueo.
c il cristallino.
5. La teoria cognitivista sostiene che l’uomo dà significato a quello che osserva utilizzando:
a l’istinto.
b la sensibilità.
c la memoria visiva.
6. La teoria della Gestalt dice che il tutto:
a è la somma delle parti.
b è più della somma delle parti.
c è la somma di sensazioni.
7. Quale legge dice che gli elementi che hanno un movimento solidale tra loro, e differente da quello di altri, sono uniti in forme:
a legge della somiglianza.
b legge del destino comune.
c legge della vicinanza.
8. Quale legge dice che gli elementi si tende a unirli quando possiedono una qualche somiglianza a parità delle altre condizioni:
a legge della vicinanza.
b legge della continuità di direzione.
c legge della chiusura.
9. Quale legge dice che gli elementi si tende a unirli in forme quando nella nostra esperienza passata sono abitualmente associati tra loro:
a legge della vicinanza.
b legge della esperienza passata.
c legge della somiglianza.
10. Ciò che tende a farci percepire come figura le aree i cui assi coincidono con le direzioni verticale e orizzontale è:
a la semplicità.
b la simmetria.
c l’orientamento spaziale.
11. È un indizio binoculare nella percezione della profondità:
a la differenza tra le due immagini.
b l’effetto prospettico.
c la prospettiva cromatica.
12. È un indizio monoculare:
a l’interposizione.
b la tensione dei muscoli.
c la differenza tra le due immagini.
13. Ciò che ci fa percepire invariate le misure di un oggetto è:
a la costanza di forma.
b la costanza di chiarezza.
c la costanza di dimensioni.
14. Ciò che ci fa percepire il colore di un oggetto anche al variare della luminosità è:
a la costanza di chiarezza e colore.
b la memoria.
c l’onda luminosa.
15. Ciò che non ci fa percepire in movimento l’ambiente al cambiamento dell’immagine sulla retina è:
a la stabilità dell’immagine.
b l’invariabilità della posizione.
c la memoria.
1. Il linguaggio grafico: la segnaletica
2. Il linguaggio grafico: il disegno cartografico
3. Il linguaggio grafico: i disegni scientifici e tecnici
4. Il linguaggio infografico: il diagramma, l’istogramma, l’areogramma
5. Il linguaggio infografico: il diagramma di flusso
Il linguaggio grafico: la segnaletica
Gli esseri umani, per comunicare tra di loro, usano vari linguaggi, tra i quali il linguaggio grafico, quello infografico e quello multimediale, che sono molto efficaci poiché si avvalgono di figure, segni e immagini che facilitano la descrizione e la comprensione di ciò che si vuole comunicare.
Il linguaggio grafico: la segnaletica
Il linguaggio grafico: la segnaletica
Il linguaggio multimediale
Il linguaggio multimediale
Gli esseri umani per comunicare tra di loro usano vari linguaggi, tra i quali il grafico, quello infografico e quello multimediale,che sono molto efficaci poiché si avvalgono di figure, segni e immagini che facilitano la descrizione e la comprensione di ciò che si vuole comunicare.
Il termine “multimediale” (dove media deriva dal latino medium, qui inteso come mezzo di comunicazione) ha il significato di “con molti mezzi di comunicazione”: quindi, il linguaggio multimediale è il linguaggio che utilizza contemporaneamente più mezzi – le immagini, i filmati, i video, la musica e il testo scritto – per comunicare informazioni. Il prodotto che così si ottiene è un qualche cosa che è più della somma dei singoli elementi che lo compongono.
Il linguaggio multimediale
Gli esseri umani per comunicare tra di loro usano vari linguaggi, tra i quali il linguaggio grafico, quello infografico e quello multimediale,che sono molto efficaci poiché si avvalgono di figure, segni e immagini che facilitano la descrizione e la comprensione di ciò che si vuole comunicare.
Gli esseri umani per comunicare tra di loro usano vari linguaggi, tra i quali il linguaggio grafico, quello infografico e quello multimediale,che sono molto efficaci poiché si avvalgono di figure, segni e immagini che facilitano la descrizione e la comprensione di ciò che si vuole comunicare.
Il termine “multimediale” ( dove media deriva dal latino medium, qui inteso come mezzo di comunicazione) ha il significato di “con molti mezzi di comunicazione”: quindi, il linguaggio multimediale è il linguaggio che utilizza contemporaneamente più mezzi – le immagini, i filmati, i video, la musica e il testo scritto... - per comunicare informazioni. Il prodotto che così si ottiene è un qualche cosa che è più della somma dei singoli elementi (immagini, video, testi, musica ...) che lo compongono.
Il termine “multimediale” ( dove media deriva dal latino medium, qui inteso come mezzo di comunicazione) ha il significato di “con molti mezzi di comunicazione”: quindi, il linguaggio multimediale è il linguaggio che utilizza contemporaneamente più mezzi – le immagini, i filmati, i video, la musica e il testo scritto... - per comunicare informazioni. Il prodotto che così si ottiene è un qualche cosa che è più della somma dei singoli elementi (immagini, video, testi, musica ...) che lo compongono.
Il termine “multimediale” ( dove media deriva dal latino medium, qui inteso come mezzo di comunicazione) ha il significato di “con molti mezzi di comunicazione”: quindi, il linguaggio multimediale è il linguaggio che utilizza contemporaneamente più mezzi – le immagini, i filmati, i video, la musica e il testo scritto... - per comunicare informazioni. Il prodotto che così si ottiene è un qualche cosa che è più della somma dei singoli elementi (immagini, video, testi, musica ...) che lo compongono.
Il linguaggio grafico
Il linguaggio grafico
Il linguaggio grafico permette la trascrizione di un pensiero, di una informazione, sotto la forma di segni e di colori codificati secondo un preciso criterio. Esso comprende molti linguaggi riguardanti la segnaletica stradale, la segnaletica di sicurezza, il disegno cartografico, il disegno scientifico, il disegno tecnico, ecc. Questi, perché siano efficaci, devono rispettare determinate norme che ne uniformano il significato sia che si tratti di linguaggi specialistici, come il disegno tecnico, sia che siano rivolti all’intera popolazione come ad esempio la segnaletica di un aeroporto o di una stazione ferroviaria. Vediamo alcuni esempi.
Il linguaggio grafico
Normalmente le comunicazioni umane si basano sull’espressione verbale che è la più naturale e diretta. In determinate situazioni essa però si può rivelare insufficiente o troppo complicata come quando si vuole descrivere un disegno, un oggetto, un ambiente, ecc.. Si provi ad esempio a far eseguire un semplice disegno, formato da poche linee, che vede solo colui che lo esegue. Successivamente fatevelo descrivere a parole e cercate di riprodurlo su un foglio seguendo le descrizioni. Confrontate quindi quanto da voi prodotto con l’originale. Vedrete che difficilmente riuscirete a riprodurre lo stesso disegno se non dopo lunghe e dettagliate indicazioni.
Normalmente le comunicazioni umane si basano sull’espressione verbale che è la più naturale e diretta. In determinate situazioni essa però si può rivelare insufficiente o troppo complicata come quando si vuole descrivere un disegno, un oggetto, un ambiente, ecc.. Si provi ad esempio a far eseguire un semplice disegno, formato da poche linee, che vede solo colui che lo esegue. Successivamente fatevelo descrivere a parole e cercate di riprodurlo su un foglio seguendo le descrizioni. Confrontate quindi quanto da voi prodotto con l’originale. Vedrete che difficilmente riuscirete a riprodurre lo stesso disegno se non dopo lunghe e dettagliate indicazioni.
Il linguaggio grafico permette la trascrizione di un pensiero, di una informazione, sotto la forma di segni e di colori codificati secondo un preciso criterio, il cui senso generale è fornito dal titolo e la chiave di lettura da una legenda. Esso comprende molti linguaggi riguardanti la segnaletica stradale, la segnaletica di sicurezza , il disegno cartografico, il disegno scientifico, il disegno tecnico, ecc. Questi, perché siano efficaci, devono rispettare determinate norme che ne uniformano il significato sia che si tratti di linguaggi specialistici, come il disegno tecnico, sia che siano rivolti all’intera popolazione come ad esempio la segnaletica di un aeroporto o di una stazione ferroviaria. Vediamo alcuni esempi.
Il linguaggio grafico permette la trascrizione di un pensiero, di una informazione, sotto la forma di segni e di colori codificati secondo un preciso criterio, il cui senso generale è fornito dal titolo e la chiave di lettura da una legenda. Esso comprende molti linguaggi riguardanti la segnaletica stradale, la segnaletica di sicurezza , il disegno cartografico, il disegno scientifico, il disegno tecnico, ecc. Questi, perché siano efficaci, devono rispettare determinate norme che ne uniformano il significato sia che si tratti di linguaggi specialistici, come il disegno tecnico, sia che siano rivolti all’intera popolazione come ad esempio la segnaletica di un aeroporto o di una stazione ferroviaria. Vediamo alcuni esempi.
Normalmente le comunicazioni umane si basano sull’espressione verbale che è la più naturale e diretta. In determinate situazioni essa però si può rivelare insufficiente o troppo complicata come quando si vuole descrivere un disegno, un oggetto, un ambiente, ecc.. Si provi ad esempio a far eseguire un semplice disegno, formato da poche linee, che vede solo colui che lo esegue. Successivamente fatevelo descrivere a parole e cercate di riprodurlo su un foglio seguendo le descrizioni. Confrontate quindi quanto da voi prodotto con l’originale. Vedrete che difficilmente riuscirete a riprodurre lo stesso disegno se non dopo lunghe e dettagliate indicazioni. Il linguaggio grafico permette la trascrizione di un pensiero, di una informazione, sotto la forma di segni e di colori codificati secondo un preciso criterio, il cui senso generale è fornito dal titolo e la chiave di lettura da una legenda. Esso comprende molti linguaggi riguardanti la segnaletica stradale, la segnaletica di sicurezza , il disegno cartografico, il disegno scientifico, il disegno tecnico, ecc. Questi, perché siano efficaci, devono rispettare determinate norme che ne uniformano il significato sia che si tratti di linguaggi specialistici, come il disegno tecnico, sia che siano rivolti all’intera popolazione come ad esempio la segnaletica di un aeroporto o di una stazione ferroviaria. Vediamo alcuni esempi.
La segnaletica stradale La segnaletica stradale è pressoché uguale in tutta Europa. Prevede che i segnali di pericolo siano di forma triangolare con una fascia rossa lungo il perimetro, i segnali di divieto rotondi con bordo e banda trasversale rossi e segnali di obbligo rotondi con fondo azzurro ecc. Questo tipo di schema è rispettato anche dalla segnaletica di sicurezza fig.1.
Normalmente le comunicazioni umane si basano sull’espressione verbale che è la più naturale e di retta. In determinate situazioni essa però si può ri velare insufficiente o troppo complicata. Si provi ad esempio a far eseguire un semplice disegno, formato da poche linee, che vede solo colui che lo esegue. Successivamente fatevelo descrivere a parole e cer cate di riprodurlo su un foglio seguendo le descri zioni. Confrontate quindi quanto da voi prodotto con l’originale. Vedrete che difficilmente riuscirete a riprodurre lo stesso disegno se non dopo lunghe e dettagliate indicazioni.
La segnaletica stradale è pressoché uguale in tutta Europa. Prevede che i segnali di pericolo siano di forma triangolare con una fascia rossa lungo il perimetro, i segnali di divieto rotondi con bordo e banda trasversale rossi e i segnali di obbligo rotondi con fondo azzurro ecc. (➜ Fig. 1) Questo tipo di schema è rispettato anche dalla segnaletica di sicurezza.
La segnaletica stradale La segnaletica stradale è pressoché uguale in tutta Europa. Prevede che i segnali di pericolo siano di forma triangolare con una fascia rossa lungo il perimetro, i segnali di divieto rotondi con bordo e banda trasversale rossi e segnali di obbligo rotondi con fondo azzurro ecc. Questo tipo di schema è rispettato anche dalla segnaletica di sicurezza fig.1.
La segnaletica stradale La segnaletica stradale è pressoché uguale in tutta Europa. Prevede che i segnali di pericolo siano di forma triangolare con una fascia rossa lungo il perimetro, i segnali di divieto rotondi con bordo e banda trasversale rossi e segnali di obbligo rotondi con fondo azzurro ecc. Questo tipo di schema è rispettato anche dalla segnaletica di sicurezza fig.1.
Comprende carte di varie scale:
J piante (➜ Fig. 2), che rappresentano i centri urbani, e mappe ( ➜ Fig. 3), che rappresentano le aree rurali. Sono a grandissima scala, quindi con denominatore molto piccolo e cioè di 1:5.000 o 1:10.000. Sono molto dettagliate nel riportare il terreno con costruzioni, tracciati stradali, piantumazioni ecc. e hanno un utilizzo prettamente tecnico come la stesura di piani regolatori, e quanto altro riguarda l’organizzazione del territorio;
J carte topografiche hanno una scala da 1:10.000 a 1:200.000 e riportano le costruzioni edili, l’andamento del terreno, i corsi fluviali ecc. e hanno anch’esse un uso prettamente tecnico (➜ Fig. 4);
J carte corografiche (a media scala) da 1:200.000 a 1:1.000.000 rappresentano regioni o territori abbastanza estesi, sono meno particolareggiate delle precedenti e danno una conoscenza generale del territorio (➜ Fig. 5):
J carte geografiche che sono a piccola e piccolissima scala, quindi col denominatore molto
A volte le carte topografiche sono eseguite in modo schematico e fuori scala come le carte che rappresentano le linee della metropolitana di Londra ( ➜ Fig. 7 ). Ciò nasce dalla necessità di rappresentare una vasta estensione in una carta di piccole dimensioni. Essa infatti diventa sempre più densa di indicazioni mano a mano che ci si avvicina al centro città con il risultato che le indicazioni e le scritte, relative alle stazioni centrali, risulterebbero troppo vicine le une alle altre da sovrapporsi. Il problema è stato risolto non adottando una scala precisa ma seguendo la logica della più facile lettura e quindi la zona del centro, che è più congestionata da stazioni, è rappresentata a una scala maggiore rispetto alla periferia e anche l’andamento dei tracciati, a volte tortuoso, è rappresentato rettilineo.
no di mettere in risalto, e quindi descrivere spesso meglio di una fotografia, l’oggetto in esame. Infatti mentre la fotografia riporta indiscriminatamente tutto ciò che è inquadrato fig.2, anche cose che possono non interessare o addirittura ostacolare la perfetta lettura, il disegno consente di sottolineare od omettere i vari elementi fig.3.
I disegni scientifici sono molto accurati e permettono di mettere in risalto, e quindi descrivere spesso meglio di una fotografia, l’oggetto in esame. Infatti mentre la fotografia riporta indiscriminatamente tutto ciò che è inquadrato (➜ Fig. 8), anche cose che possono non interessare o addirittura ostacolare la perfetta lettura, il disegno consente di sottolineare od omettere i vari elementi (➜ Fig. 9).
Sono disegni che con opportuni simboli danno indicazioni estremamente precise sugli impianti, sugli organi, sulle loro dimensioni, sui materiali, sui trattamenti superficiali, sulle finiture, sulle lavorazioni ecc. In ➜ Fig. 10 è riportato lo schema di una caldaia e in ➜ Fig. 11 è riportato lo schema di un impianto oleodinamico.
Sono disegni che con opportuni simboli danno indicazioni estremamente precise sugli impianti, sugli organi, sulle loro dimensioni, sui materiali, sui trattamenti superficiali, sulle finiture, sulle lavorazi
In fig.4 è riportato lo schema di una caldaia e in fig.5 è riportato lo schema di un impianto oleodinamico.
A volte le carte topografiche sono eseguite in modo
2.3 l linguaggio grafico: i disegni scientifici e tecnici
Il linguaggio grafico: i disegni tecnici
Tra i disegni tecnici c’è il disegno meccanico le cui regole e norme fanno parte degli argomenti di studio del biennio degli istituti tecnici industriali. Oltre alle tecniche di rappresentazione degli oggetti, si approfondirà l’uso degli strumenti tradizionali e multimediali, per il disegno e per le misure lineari, e si apprenderà l’uso di nuovi strumenti come il calibro a corsoio e il CAD.
Tra i disegni tecnici c’è il disegno meccanico le cui regole e norme fanno parte degli argomenti di studio del biennio degli istituti tecnici industriali. Oltre alle tecniche di rappresentazione degli oggetti, si approfondirà l’uso degli strumenti tradizionali, per il disegno e per le misure lineari, e si apprenderà l’uso di nuovi strumenti come il computer e il calibro a corsoio. Di seguito sono riportate le fasi del rilievo e della rappresentazione in scala di un supporto per alberino che, alla fine del secondo anno, gli allievi saranno in grado di realizzare nel modo corretto:
Tra i disegni tecnici regole e norme del biennio degli tecniche di rappresentazione fondirà l’uso degli e per le misure strumenti come Di seguito sono rappresentazione che, alla fine del grado di realizzare
Di seguito sono riportate le fasi del rilievo e della rappresentazione in scala di un supporto per alberino che, alla fine del secondo anno, gli allievi saranno in grado di realizzare nel modo corretto.
1 Analisi del pezzo meccanico
1 Analisi del pezzo
1. Analisi del pezzo meccanico
2 Fotografia
3 Schizzo a mano libera
2. Fotografia
4 Rilievo delle misure con calibro a corsoio
3. Schizzo a mano libera
4. Rilievo delle misure con calibro a corsoio
5. Disegno con CAD
Tra i disegni tecnici regole e norme fanno del biennio degli tecniche di rappresentazione fondirà l’uso degli e per le misure lineari, strumenti come Di seguito sono riportate rappresentazione che, alla fine del grado di realizzare
1 Analisi del pezzo
2 Fotografia
3 Schizzo a mano
4 Rilievo delle misure
Il linguaggio grafico: i disegni tecnici➜ Fig. 11
Il linguaggio grafico: i disegni tecnici
Il linguaggio infografico permette di comunicare informazioni e dati in forma grafica e cioè mediante diagrammi, istogrammi, areogrammi, schemi, tabelle, diagrammi di flusso.
DIAGRAMMA CARTESIANO
È dato da un sistema di assi cartesiani in cui su un asse si riporta la variabile indipendente e sull’altro asse la variabile dipendente.
Descrive sinteticamente l’andamento di un fenomeno, di un processo, di una funzione matematica ecc. Un esempio è il diagramma carichi–allungamenti di materiali metallici (➜ Fig. 12).
ISTOGRAMMA
Usa come riferimento un sistema di assi cartesiani e può essere a colonne o a barre a seconda che i rettangoli che lo costituiscono siano verticali o orizzontali. Nell’istogramma a colonne si riportano sull’asse delle ascisse le basi delle colonne le cui altezze fanno riferimento all’asse delle ordinate.
Gli istogrammi sono particolarmente indicati per la rappresentazione di dati di cui è più importante il confronto diretto. Nel caso in cui invece sia necessario collegare i dati, per ottenere una linea che ne sottolinei l’andamento caratteristico, si ricorre al diagramma. L’istogramma in figura mette a confronto il numero di navigatori internet su rete mobile in Italia negli ultimi anni (➜ Fig. 13).
AREOGRAMMA
È detto anche diagramma a settori. È particolarmente efficace per rappresentare la ripartizione di un tutto. Per creare un areogramma si parte normalmente da un cerchio che rappresenta il 100% di ciò che si vuole analizzare e lo si suddivide in tanti settori circolari il cui numero dipende dai soggetti che partecipano a formare il tutto e la cui ampiezza dipenderà dalla rispettiva importanza. Ad esempio per rappresentare la distribuzione delle valutazioni in disegno (➜ Fig. 14) in una classe formata da 26 allievi di cui 2 gravemente insufficienti,
4 insufficienti, 6 sufficienti, 6 buoni, 5 distinti e 3 ottimi, si calcolano le percentuali dei vari gruppi e si moltiplica l’angolo di 360° per ciascuna percentuale ricavando l’apertura angolare di ciascun settore.
Diagramma di flusso
E’ il metodo più usato per rappresentare un algoritmo (cioè una sequenza ordinata di istruzioni che porta alla soluzione di un problema). Nella tabella sono descritti i vari elementi che possono costituire un diagramma di flusso col relativo significato. A fianco, con un diagramma di flusso, sono indicati i passi da seguire prima di iniziare un disegno.
Diagramma di flusso
2.5 Il linguaggio infografico: il diagramma di flusso
CONTROLLA SE IL
Il linguaggio infografico: il diagramma di flusso
E’ il metodo più usato per rappresentare un algoritmo (cioè una sequenza ordinata di istruzioni che porta alla soluzione di un problema). Nella tabella sono descritti i vari elementi che possono costituire un diagramma di flusso col relativo significato. A fianco, con un diagramma di flusso, sono indicati i passi da seguire prima di iniziare un disegno.
È il metodo più usato per rappresentare un algoritmo (cioè una sequenza ordinata di istruzioni che porta alla soluzione di un problema). Nella tabella sono descritti i vari elementi che possono costituire un diagramma di flusso col relativo significato. A fianco, con un diagramma di flusso, sono indicati i passi da seguire prima di iniziare un disegno.
Inizio sequenza istruzioni
Inserimento ed emissione dati
Inizio sequenza istruzioni
Istruzione da eseguire Istruzione con scelta tra due possibili percorsi a seconda della valutazione di una certa condizione
FINE
Fine sequenza istruzioni
TAVOLO E' PULITO E' PULITO? PROCURATI UNO STRACCIO E PULISCILO
SÌ
CONTROLLA SE IL
TAVOLO E' PULITO E' PULITO?
PRENDI UN FOGLIO DA DISEGNO CHIEDI ALL'INSEGNANTE
E' DELLA DIMENSIONE GIUSTA? SAI COME ORIENTARLO?
NO
PROCURATI UNO STRACCIO E PULISCILO
Inserimento ed emissione dati
Fine sequenza istruzioni
FISSALO SUL TAVOLO COL NASTRO ADESIVO
PRENDI UN FOGLIO DA DISEGNO CHIEDI ALL'INSEGNANTE
Istruzione da eseguire Istruzione con scelta tra due possibili percorsi a seconda della valutazione di una certa condizione
©
SÌ SÌ
SÌ
PREPARA SUL TAVOLO L'ATTREZZATURA PER IL DISEGNO E' IN ORDINE SUL TAVOLO C'E' SOLO LO STRETTO NECESSARIO PER DISEGNARE?
FISSALO SUL TAVOLO COL NASTRO ADESIVO
NO
AFFILA LE MINE DELLA MATITA E DEL COMPASSO E PULISCI LE SQUADRE
PREPARA SUL TAVOLO L'ATTREZZATURA PER IL DISEGNO
RIPONI CIO' CHE NON SERVE: ASTUCCIO, CUSTODIE, NASTRO ADESIVO ECC. NO
SÌ
COMPILA IL FOGLIO CON COGNOME, NOME, DATA, CLASSE E N° TAVOLA
E' IN ORDINE SUL TAVOLO C'E' SOLO LO STRETTO NECESSARIO PER DISEGNARE?
ORA SEI PRONTO PER INIZIARE L’ESERCITAZIONE
SÌ
COMPILA IL FOGLIO CON COGNOME, NOME, DATA, CLASSE E
N° TAVOLA
RIPONI CIO' CHE NON SERVE: ASTUCCIO, CUSTODIE, NASTRO ADESIVO ECC. NO
ORA SEI PRONTO PER INIZIARE L’ESERCITAZIONE
1. I segnali rotondi con bordo e banda trasversale rossi sono segnali di: a obbligo. b pericolo. c divieto.
Segna con una X, sul quadrattino corrispondente, la risposta
1. I segnali rotondi con bordo e banda trasversale rossi sono segnali di: obbligo pericolo divieto
2. Le carte geografiche sono in scala: a tra 1:10.000 e 1:200.000. b oltre 1:1.000.000. c tra 1:200.000 e 1:1.000.000.
segnali rotondi con bordo e banda trasversale rossi sono segnali di: obbligo pericolo divieto
2. Le carte geografiche sono in scala: tra 1:10.000 e 1:200.000 oltre 1:1.000.000 tra 1:200.000 e 1:1.000.000
Segna con una X, sul quadrattino corrispondente, la risposta
1. I segnali rotondi con bordo e banda trasversale rossi sono segnali di: obbligo pericolo divieto
carte geografiche sono in scala: 1:10.000 e 1:200.000 oltre 1:1.000.000 tra 1:200.000 e 1:1.000.000
3. Volendo un carta che rappresenti solo la tua regione sceglieresti: a una carta corografica. b una carta topografica. c una carta geografica.
3. Volendo un carta che rappresenti solo la tua regione sceglieresti: una carta corografica una carta topografica una carta geografica
2. Le carte geografiche sono in scala: tra 1:10.000 e 1:200.000 oltre 1:1.000.000 tra 1:200.000 e 1:1.000.000
Volendo un carta che rappresenti solo la tua regione sceglieresti: carta corografica una carta topografica una carta geografica
4. Traccia un diagramma cartesiano con i seguenti dati relativi alla temperatura massima a Torino nel mese di luglio tra il 1893 e il 2003 con cadenza decennale:
4. Traccia un diagramma cartesiano con i seguenti dati relativi alla temperatura massima a Torino nel mese di Luglio tra il 1893 e il 2003 con cadenza decennale:
3. Volendo un carta che rappresenti solo la tua regione sceglieresti: una carta corografica una carta topografica una carta geografica
1893-1903 24,1°;
Traccia un diagramma cartesiano con i seguenti dati relativi alla temperatura massima a Torino nel mese di tra il 1893 e il 2003 con cadenza decennale:
1893-1903 24,1°; 1903-1913 24,8°;
1913-1923 23,9°; 1923-1933 26,2°;
1933-1943 23,8°;
1943-1953 26,2°;
1953-1963 24,7°;
1963-1973 25,1°;
1973-1983 24,2°;
1983-1993 26,7°; 1993-2003 25,9°
1903-1913 24,8°;
1913-1923 23,9°;
1923-1933 26,2°;
1933-1943 23,8°;
1943-1953 26,2°;
1953-1963 24,7°;
1963-1973 25,1°;
1973-1983 24,2°;
1983-1993 26,7°;
1993-2003 25,9°
4. Traccia un diagramma cartesiano con i seguenti dati relativi alla temperatura massima a Torino nel mese di Luglio tra il 1893 e il 2003 con cadenza decennale:
1893-1903 24,1°;
1903-1913 24,8°;
1913-1923 23,9°;
1923-1933 26,2°;
1933-1943 23,8°;
1943-1953 26,2°;
1953-1963 24,7°;
1963-1973 25,1°;
1973-1983 24,2°;
1983-1993 26,7°;
1993-2003 25,9°
5. Costruisci un istogramma che metta a confronto le ore settimanali di lezione nella tua classe nelle varie materie:
5. Costruisci un istogramma che metta a confronto le ore settimanali di lezione nella tua classe nelle varie materie:
5. Costruisci un istogramma che metta a confronto le ore settimanali di lezione nella tua classe nelle varie materie:
Costruisci un istogramma che metta a confronto le ore settimanali di lezione nella tua classe nelle varie materie:
Costruisci un areogramma che descriva la suddivisione degli studenti della tua classe basata sui tempi di percorrenza da casa scuola.
6. Costruisci un areogramma che descriva la suddivisione degli studenti della tua classe basata sui tempi di percorrenza da casa a scuola.
6. Costruisci un areogramma che descriva la suddivisione degli studenti della tua classe basata sui tempi di percorrenza da casa a scuola.
6. Costruisci un areogramma che descriva la suddivisione degli studenti di una scuola basata sui tempi di percorrenza da casa a scuola sapendo che ce ne sono: 45 da 1’ a 10’; 82 da 11’ a 15’; 145 da 16’ a 20’; 231 da 21’ a 30’; 319 più di 30’.
CAPITOLO 3 Strumenti tradizionali e loro uso
CAPITOLO 4 Strumenti attuali: il computer
CAPITOLO 5 cenni sulle norme uni
VERIFICA LE CONOSCENZE
● Gli strumenti operativi tradizionali del disegno tecnico
● Norme per la realizzazione di disegni a mano libera
● Il programma Autocad per il disegno assistito
● Le norme UNI relative a formato e piegatura dei fogli, tabella e segno
SVILUPPA LE ABILITÀ
● Utilizzare correttamente gli strumenti tradizionali per il disegno
● Eseguire correttamente la squadratura di un foglio
● Applicare le norme per l’esecuzione di disegni a mano libera
● Conoscere le funzioni del programma Autocad per eseguire disegni tecnici
● Conoscere le norme contenute nell’UNI ISO 2006
COSTRUISCI LE COMPETENZE
● Saper scegliere tra gli strumenti tradizionali quelli più adatti per realizzare un disegno tecnico
● Saper eseguire diversi tipi di disegni a mano libera seguendo le norme
● Essere consapevoli delle potenzialità del programma Autocad per realizzare disegni tecnici
As.car.i è il nome del pilota di intelligenza artificiale sviluppato dal gruppo PoliMOVE, un giovane team di ingegneri coordinato dal Professore S. Savaresi del Politecnico di Milano. La vettura è una Dallara AV-21, celebre azienda italiana produttrice di auto da competizione. La monoposto monta tre sensori LiDAR, cioè dispositivi che sfruttano la tecnologia basata sul funzionamento dei radar e che, grazie a segnali laser, riescono a rilevare dati accurati sull’ambiente circostante, restituendo informazioni tridimensionali a lunga distanza e a 360°, all’intelligenza artificiale che guida la vettura.
Dopo la partecipazione al campionato tra università di tutto il mondo, la Indy Autonomous Challenge, che ha vinto, As.car.i ha fissato un nuovo record: con i suoi 309,3 km/h sul rettilineo della pista di atterraggio dello Space Shuttle a Cape Canaveral è l’auto guidata da un’intelligenza artificiale più veloce al mondo.
1. Descrizione degli strumenti principali
2. Uso corretto degli strumenti tradizionali
L’uomo è l’unico essere vivente che sa progettare e costruire oggetti, utensili, macchine ecc. Egli ha iniziato con il vasellame, le armi, gli attrezzi, giungendo successivamente alla costruzione di manufatti più complessi, la cui realizzazione implicava la stesura preventiva di un progetto in cui fossero studiate tutte le fasi costruttive. Il disegno tecnico è stato ed è un mezzo indispensabile per la progettazione di un’opera, perché permette di rappresentare sia l’idea globale sia le caratteristiche costruttive di ogni singolo componente. Di seguito presentiamo le principali caratteristiche degli strumenti impiegati per l’esecuzione di disegni tecnici.
La carta è costituita principalmente da cellulosa, trattata chimicamente, ottenuta dagli alberi di legno tenero come la betulla, il pioppo, il pino. Una carta meno comune, in quanto costosa e più pregiata, è ottenuta dal cotone, il lino e la canapa. Esistono vari tipi di carta, tra cui quella per il disegno, con caratteristiche diverse a seconda dell’uso a cui è adibita.
La carta per il disegno normalmente è fornita in fogli oppure in rotoli come la carta da lucido (trasparente e usata principalmente per i disegni a china) e la carta da spolvero detta anche da scena (per usi particolari in pittura e disegno).
3. Squadratura del foglio e uso delle squadre
4. Il disegno a mano libera
permette l’esecuzione di disegni di precisione. Può essere di varia grammatura e spessore, e la scelta dell’uno o dell’altro tipo dipenderà dall’uso che se ne intende fare. Per il disegno tecnico si consiglia l’uso di una carta con grammatura di 220 gr/m2 in quanto fornisce una buona resistenza all’eventuale azione della gomma e allo strofinio delle squadrette. Per il disegno a mano libera, soprattutto nei primi tempi, conviene utilizzare carta quadrettata o anche millimetrata.
I fogli bianchi o già utilizzati conviene conservarli in cartelline rigide così da evitare piegature e arrotolamenti che ne comprometterebbero l’aspetto.
Per il disegno si usano i portamine, più adatti al disegno tecnico delle matite tradizionali di legno (➜ Fig. 1). In ogni caso l’importante è che la punta sia lunga e non tozza e, nel caso del portamine (➜ Fig. 2), sporgente almeno 10 mm in modo da poter vedere bene dove si appoggia (➜ Fig. 3).
Per il disegno tecnico la carta più indicata è la carta liscia bianca, in fogli di varie dimensioni, perché ➜
Sia nella matita in legno sia nel portamine ciò che lascia il segno è la mina che è costituita principalmente da grafite con l’aggiunta di argilla. La proporzione di grafite e di argilla rende più o meno dura la mina. Ci sono mine morbide (da 9B a 2B), medie (B-HB-F), dure (da H a 9H) (➜ Fig. 4). Più le mine sono morbide più carico ne risulta il segno, ma è anche più facile sporcare il foglio. Viceversa più sono dure meno il segno risulta visibile ma è più facile incidere il foglio. Le più adatte per il disegno tecnico sono le HB, F e H e per eseguire i disegni a mano libera la B e la 2B.
Per il disegno a matita si usano gomme bianche morbide (➜ Fig. 9); eventualmente per pulire un disegno particolarmente sporco, si usa la gommapane (➜ Fig. 10). Per il disegno a china su carta da lucido si usa una gomma specifica traslucida di colore bianco o giallo (➜ Fig. 11).
Per eseguire un disegno è importante impugnare in modo corretto la matita. Pertanto nel caso in cui si avesse qualche difficoltà nel farlo, si consiglia l’uso di matite in legno a sezione triangolare oppure l’uso di opportuni correttori (➜ Fig. 5) da applicare alla matita o al portamine.
Per tracciare le linee rette si usano squadre, righe e righelli.
Le squadre sono a forma di triangolo rettangolo isoscele (con angoli di 45° e 90°) (➜ Fig. 12) e di triangolo rettangolo scaleno (con angoli di 30°, 60° e 90°) (➜ Fig. 13), di varie dimensioni. Si sconsiglia l’uso di squadrette troppo piccole, perché insufficienti, o troppo grandi, perché ingombranti. Nell’uso si deve fare attenzione a non spostarle trascinandole, bensì sollevandole per non sporcare il foglio.
Per affilare le mine sono usati la carta smeriglio (➜ Fig. 6), le campane (➜ Fig. 7) e i girelli (➜ Fig. 8). Questi ultimi permettono di ottenere velocemente una corretta affilatura grazie anche a due regolatori di lunghezza, uno per ottenere una punta affilata, l’altro per ottenere una punta un po’ più grossa.
CARTA DA LUCIDO
Carta a bassa opacità che consente di vedere in trasparenza. Usata, con matita o china, per riprodurre una figura posta al di sotto di essa.
Le righe servono per tracciare linee di dimensioni tali da non poter essere eseguite con le squadrette, come ad esempio le linee della squadratura, mentre i righelli servono per rilevare misure e sono meno ingombranti delle squadrette. Ne esistono di varie lunghezze (➜ Fig. 14). Quando si acquistano squadre, righe e righelli è bene controllare che non siano arcuate e che i bordi siano perfettamente lisci. Nel caso poi delle squadrette in plastica, è opportuno verificare che non presentino residui dovuti a uno stampaggio mal realizzato.
Il goniometro è uno strumento che serve per misurare l’ampiezza degli angoli. È formato da un disco graduato su cui sono riportate 360 tacche (ogni tacca corrisponde a 1°) (➜ Fig. 16), oppure da un semidisco con 180 tacche (➜ Fig. 17).
Il parallelografo (➜ Fig. 15) è una riga, guidata da due cavetti, che si sposta sempre parallelamente a se stessa. In commercio se ne trovano di già montati su tavolette.
Il compasso è uno strumento, formato da due aste incernierate tra loro e con una apertura regolabile, che viene usato per tracciare circonferenze o per riportare misure. In commercio ne esistono di diversi tipi, ma quelli che ci interessano sono il balaustrone (➜ Fig. 18) e il normale compasso ad aste (➜ Fig. 19).
Nell’uso del compasso è importante controllare che la punta di grafite sia sempre bene affilata e alla stessa altezza della punta metallica o un po’ più sporgente. Nel compasso tradizionale è bene controllare che l’apertura o la chiusura delle aste non sia né troppo difficoltosa nè troppo facile. Nel caso lo fossero, si deve regolare il serraggio delle viti che collegano le aste con la cerniera e che sono accessibili svitando il perno zigrinato e togliendo la copertura.
Le mascherine servono per tracciare rapidamente le principali figure geometriche (➜ Fig. 20) (cerchi, ellissi, poligoni ecc.) e i simboli ricorrenti nei disegni meccanici, come dadi esagonali (➜ Fig. 21), negli schemi elettrici, come lampade, spine ecc., o nell’arredamento, come mobili o apparecchi sanitari (➜ Fig. 22).
I curvilinei (➜ Fig. 23) sono mascherine atte al tracciamento delle curve. Col disegno a matita è consigliato l’uso di curvilinei con bordi dritti per poterli capovolgere qualora si dovessero eseguire curve simmetriche.
I normografi (➜ Fig. 24) sono mascherine usate per scrivere caratteri in stampatello. Sono dotati di supporti laterali, che li tengono sollevati dal foglio per la scrittura con penne a china, che sono rimossi quando si usano con la matita.
PERNO ZIGRINATO
Perno posto sulla sommità del compasso, per poterlo ruotare agevolmente, reso rugoso mediante zigrinatura cioè per mezzo di solchi (vedi p. 382).
Matita
Matita
Matita
- punta affilata, lunga e non tozza, se matite in legno, o, nel caso del portamine, sporgente almeno 10mm in modo da poter vedere bene dove si appoggia fig.1;
- impugnata in modo corretto cioè tra le punte delle dita pollice, indice e medio;
- punta affilata, lunga e non tozza, se matite in legno, o, nel caso del portamine, sporgente almeno 10mm in modo da poter vedere bene dove si appoggia fig.1;
- perpendicolare al foglio fig.2 e non inclinata nè verso la squadretta fig.3 nè contro essa fig.4;
- impugnata in modo corretto cioè tra le punte delle dita pollice, indice e medio;
- punta affilata, lunga e non tozza, se matite in legno, o, nel caso del portamine, sporgente almeno 10mm in modo da poter vedere bene dove si appoggia fig.1;
- perpendicolare al foglio fig.2 e non inclinata nè verso la squadretta fig.3 nè contro essa fig.4;
- inclinata, se vista di fronte fig.5, e trascinata nel senso dell’inclinazione roteandola, possibilmente, rispetto al suo asse fig.4.
- impugnata in modo corretto cioè tra le punte delle dita pollice, indice e medio;
- perpendicolare al foglio fig.2 e non inclinata nè verso la squadretta fig.3 nè contro essa fig.4;
- inclinata, se vista di fronte fig.5, e trascinata nel senso dell’inclinazione roteandola, possibilmente, rispetto al suo asse fig.4.
punta affilata, lunga e non tozza, se matite in legno, o, nel caso del portamine, sporgente almeno 10mm in modo da poter vedere bene dove si appoggia (➜ Fig. 25); impugnata in modo corretto cioè tra le punte delle dita pollice, indice e medio; perpendicolare al foglio (➜ Fig. 26) e non inclinata né verso la squadretta (➜ Fig. 27) né contro essa (➜ Fig. 28); inclinata, se vista di fronte (➜ Fig. 29), e trascinata nel senso dell’inclinazione roteandola, possibilmente, rispetto al suo asse (➜ Fig. 29).
- inclinata, se vista di fronte fig.5, e trascinata nel senso dell’inclinazione roteandola, possibilmente, rispetto al suo asse fig.4.
Compasso
- usare la punta in acciaio a spillo anziché quella conica fig.6;
Compasso
- usare la punta in acciaio a spillo anziché quella conica fig.6;
- punta di grafite sempre bene affilata e alla stessa altezza della punta metallica o leggermente più sporgente fig.7;
- punta di grafite sempre bene affilata e alla stessa altezza della punta metallica o leggermente più sporgente fig.7;
Compasso
- le due punte di grafite e di acciaio devono sporgere dai porta punte in modo sufficiente da permettere una facile visione del loro posizionamento sul disegno (come nel caso della punta di grafite dal portamine);
- usare la punta in acciaio a spillo anziché quella conica fig.6;
- punta di grafite sempre bene affilata e alla stessa altezza della punta metallica o leggermente più sporgente fig.7;
- nel caso in cui la punta sia a scalpello la parte più lunga deve essere verso l’interno del compasso vicino alla punta metallica fig.8;
- le due punte di grafite e di acciaio devono sporgere dai porta punte in modo sufficiente da permettere una facile visione del loro posizionamento sul disegno (come nel caso della punta di grafite dal portamine);
- le due punte di grafite e di acciaio devono sporgere dai porta punte in modo sufficiente da permettere una facile visione del loro posizionamento sul disegno (come nel caso della punta di grafite dal portamine);
- se l’apertura del compasso è ampia può essere utile piegare le mezze astine verso l’interno così da avere le punte quasi perpendicolari al foglio fig.9.
- nel caso in cui la punta sia a scalpello la parte più lunga deve essere verso l’interno del compasso vicino alla punta metallica fig.8;
- se l’apertura del compasso è ampia può essere utile piegare le mezze astine verso l’interno così da avere le punte quasi perpendicolari al foglio fig.9.
- nel caso in cui la punta sia a scalpello la parte più lunga deve essere verso l’interno del compasso vicino alla punta metallica fig.8;
usare la punta in acciaio a spillo anziché quella conica (➜ Fig. 30); punta di grafite sempre bene affilata e alla stessa altezza della punta metallica o leggermente più sporgente (➜ Fig. 31); le due punte di grafite e di acciaio devono sporgere dai porta punte in modo sufficiente da permettere una facile visione del loro posizionamento sul disegno (come nel caso della punta di grafite dal portamine); nel caso in cui la punta sia a scalpello la parte più lunga deve essere verso l’interno del compasso vicino alla punta metallica (➜ Fig. 32); se l’apertura del compasso è ampia può essere utile piegare le mezze astine verso l’interno così da avere le punte quasi perpendicolari al foglio (➜ Fig. 33).
- se l’apertura del compasso è ampia può essere utile piegare le mezze astine verso l’interno così da avere le punte quasi perpendicolari al foglio fig.9.
Uso delle squadrette per tracciare linee parallele e perpendicolari
1. USO DELLE SQUADRETTE PER TRACCIARE LINEE PARALLELE E PERPENDICOLARI
Accostando due squadrette e facendole scorrere l’una sull’altra si possono tracciare linee tra loro parallele o perpendicolari.
Uso delle squadrette per tracciare linee parallele e perpendicolari
Accostando due squadrette e facendole scorrere l’una sull’altra si possono tracciare linee tra loro parallele o perpendicolari.
Accostando due squadrette e facendole scorrere l’una sull’altra si possono tracciare linee tra loro parallele o perpendicolari.
2. USO DELLE SQUADRETTE PER COSTRUIRE ANGOLI MULTIPLI DI 15°
Uso delle squadrette per costruire angoli multipli di 15°
Appoggiando le squadrette a una riga, accostandole e ruotandole opportunamente si può ottenere una serie di angoli multipli di 15°.
Appoggiando le ssquadretta a una riga, accostandole e ruotandole opportunamente si può ottenere una serie di angoli multipli di 15°.
Uso delle squadrette per costruire angoli multipli di 15°
Appoggiando le ssquadretta a una riga, accostandole e ruotandole opportunamente si può ottenere una serie di angoli multipli di 15°.
Si punta quindi con il compasso in A, B, C, D con una stessa apertura a piacere, si tracciano otto archetti che intersecandosi determinano i punti E, F, G, H. Si traccino quindi le linee GE e HF che passano per O, sono tra loro perpendicolari e si dicono assi del foglio.
1. ESEGUIRE LA SQUADRATURA DI UN FOGLIO
Da O si riportano su tali assi le dimensioni del rettangolo (squadratura) determinando i punti I, L, M, N .
Strumenti per il disegno: squadratura del foglio
Eseguire la squadratura di un foglio
Strumenti per il disegno: squadratura del foglio
Per squadrare un foglio, cioè per disegnare su di esso un rettangolo che delimiti l’area per il disegno, si procede come segue:
Eseguire la squadratura di un foglio
Per squadrare un foglio, cioè per disegnare su di esso un rettangolo che delimiti l’area per il disegno, si procede come segue:
Per squadrare un foglio, cioè per disegnare su di esso un rettangolo che delimiti l’area per il disegno, si procede come segue:
Tracciate le diagonali, si punta con il compasso nella loro intersezione O e, con la stessa apertura, si tracciano quattro archi, che le intersecano in A, B, C, D.
Tracciate le diagonali, si punta con il compasso nella loro intersezione O e, con la stessa apertura, si tracciano quattro archi, che le intersecano in A, B, C, D.
disegno: G
disegnare su di esso disegno, si
Da O si riportano golo (squadratura)
foglio H E F
A B C
O
Ripetendo la stessa operazione anche per l’asse verticale si tracciano le parallele ad esso passanti per N e L completando la costruzione.
Strumenti per il disegno: squadratura del foglio
Tracciate le diagonali, si punta con il compasso nella loro intersezione O e, con la stessa apertura, si tracciano quattro archi, che le intersecano in A, B, C, D.
Si punta quindi con il compasso in A, B, C, D con una stessa apertura a piacere, si tracciano otto archetti che intersecandosi determinano i punti E, F, G, H. Si traccino quindi le linee GE e HF che passano per O, sono tra loro perpendicolari e si dicono assi del foglio.
Eseguire la squadratura di un foglio
Per squadrare un foglio, cioè per disegnare su di esso un rettangolo che delimiti l’area per il disegno, si procede come segue:
C, D con una otto archetti E, F, G, H. Si passano per O, assi del foglio.
D O A B C
squadratura del foglio I L M
Posizionando una squadra parallela all’asse orizzontale, appoggiando l’altra ad essa e facendola scorrere si tracciano le due linee orizzontali passanti per I e M.
Si punta quindi con il compasso in A, B, C, D con una stessa apertura a piacere, si tracciano otto archetti che intersecandosi determinano i punti E, F, G, H. Si traccino quindi le linee GE e HF che passano per O, sono tra loro perpendicolari e si dicono assi del foglio.
H E F G I L M N I L M N I L M N O B C O A B C D O
Da O si riportano su tali assi le dimensioni del rettangolo (squadratura) determinando i punti I, L, M, N .
Tracciate le diagonali, si punta con il compasso nella loro intersezione O e, con la stessa apertura, si tracciano quattro archi, che le intersecano in A, B, C, D.
Da O si riportano su tali assi le dimensioni del rettangolo (squadratura) determinando i punti I, L, M, N .
D O
Da O si riportano su tali assi le dimensioni del rettangolo (squadratura) determinando i punti I, L, M, N .
Si punta quindi con il compasso in A, B, C, D con una stessa apertura a piacere, si tracciano otto archetti che intersecandosi determinano i punti E, F, G, H. Si traccino quindi le linee GE e HF che passano per O, sono tra loro perpendicolari e si dicono assi del foglio.
N
all’asse orizzonfacendola scorrere passanti per I e M.
Si punta quindi con il compasso in A, B, C, D con una stessa apertura a piacere, si tracciano otto archetti che intersecandosi determinano i punti E, F, G, H. Si traccino quindi le linee GE e HF che passano per O, sono tra loro perpendicolari e si dicono assi del foglio.
Posizionando una squadra parallela all’asse orizzontale, appoggiando l’altra ad essa e facendola scorrere si tracciano le due linee orizzontali passanti per I e M.
H E F G N I L M N N C D O A B C D
Ripetendo la stessa cale si tracciano le completando la costruzione.
Posizionando una squadra parallela all’asse orizzontale, appoggiando l’altra ad essa e facendola scorrere si tracciano le due linee orizzontali passanti per I e M.
N I L M
Da O si riportano su tali assi le dimensioni del rettangolo (squadratura) determinando i punti I, L, M, N .
Ripetendo la stessa operazione anche per l’asse verticale si tracciano le parallele ad esso passanti per N e L completando la costruzione.
H E F G I L M N I I O A B C D O A B C D O
Ripetendo la stessa operazione anche per l’asse verticale si tracciano le parallele ad esso passanti per N e L completando la costruzione.
Ripetendo la stessa operazione anche per l’asse verticale si tracciano le parallele ad esso passanti per N e L completando la costruzione.
N
© Casa Editrice G. Principato
I L M
H E F G I L M N I L M N I L M N O A B C D O A B C D O
Il disegno a mano libera è certamente la più importante tra le tecniche utilizzate per eseguire un elaborato grafico. Richiede, infatti, una strumentazione molto scarna (matita, foglio di carta e gomma) e pertanto può essere utilizzato ovunque, anche nelle situazioni più disagevoli. Questa sua facoltà di utilizzo permette quindi in ogni momento di integrare spiegazioni verbali, non sempre facilmente comprensibili, con schizzi, o di apportare correzioni a un elaborato grafico, lasciando in tal modo traccia di quanto discusso. È comunque importante tenere presente che si tratta di un disegno tecnico: pertanto, nell’eseguirlo, si devono sempre rispettare le norme relative. Di seguito sono proposte alcune costruzioni geometriche, utili per acquisire dimestichezza con questa tecnica. Per eseguire un disegno a mano libera si consiglia di utilizzare una matita morbida (B o 2B) e fogli quadrettati, sia perché si possono usare le quadrettature come guide nella tracciatura di linee, sia perché i quadretti sono d’aiuto per rispettare le proporzioni.
Il disegno a mano libera è certamente la più importante tra le tecniche utilizzate per eseguire un elaborato grafico. Richiede, infatti, una strumentazione molto scarna (matita, foglio di carta e gomma) e pertanto può essere utilizzato ovunque, anche nelle situazioni più disagevoli. Questa sua facoltà di utilizzo permette quindi in ogni momento di integrare spiegazioni verbali, non sempre facilmente comprensibili, con schizzi, o di apportare correzioni ad un elaborato grafico, lasciando in tal modo traccia di quanto discusso. E’ comunque importante tenere presente che si tratta di un disegno tecnico: pertanto, nell’eseguirlo, si devono sempre rispettare le norme relative. Di seguito sono proposte alcune costruzioni geometriche, utili per acquisire dimestichezza con questa tecnica. Per esegire un disegno a mano libera si consiglia di utilizzare una matita morbida (B o 2B) e fogli quadrettati, sia perché si possono usare le quadrettature come guide nella tracciatura di linee, sia perché i quadretti sono d’aiuto per rispettare le proporzioni.
Il disegno a mano libera è certamente la più importante tra le tecniche utilizzate per eseguire un elaborato grafico. Richiede, infatti, una strumentazione molto scarna (matita, foglio di carta e gomma) e pertanto può essere utilizzato ovunque, anche nelle situazioni più disagevoli. Questa sua facoltà di utilizzo permette quindi in ogni momento di integrare spiegazioni verbali, non sempre facilmente comprensibili, con schizzi, o di apportare correzioni ad un elaborato grafico, lasciando in tal modo traccia di quanto discusso. E’ comunque importante tenere presente che si tratta di un disegno tecnico: pertanto, nell’eseguirlo, si devono sempre rispettare le norme relative. Di seguito sono proposte alcune costruzioni geometriche, utili per acquisire dimestichezza con questa tecnica. Per esegire un disegno a mano libera si consiglia di utilizzare una matita morbida (B o 2B) e fogli quadrettati, sia perché si possono usare le quadrettature come guide nella tracciatura di linee, sia perché i quadretti sono d’aiuto per rispettare le proporzioni.
Il disegno a mano libera è certamente la più importante tra le tecniche utilizzate per eseguire un elaborato grafico. Richiede, infatti, una strumentazione molto scarna (matita, foglio di carta e gomma) e pertanto può essere utilizzato ovunque, anche nelle situazioni più disagevoli. Questa sua facoltà di utilizzo permette quindi in ogni momento di integrare spiegazioni verbali, non sempre facilmente comprensibili, con schizzi, o di apportare correzioni ad un elaborato grafico, lasciando in tal modo traccia di quanto discusso. E’ comunque importante tenere presente che si tratta di un disegno tecnico: pertanto, nell’eseguirlo, si devono sempre rispettare le norme relative. Di seguito sono proposte alcune costruzioni geometriche, utili per acquisire dimestichezza con questa tecnica. Per esegire un disegno a mano libera si consiglia di utilizzare una matita morbida (B o 2B) e fogli quadrettati, sia perché si possono usare le quadrettature come guide nella tracciatura di linee, sia perché i quadretti sono d’aiuto per rispettare le proporzioni.
Le costruzioni proposte, in tutto il testo, sono scandite da disegni che ne illustrano le fasi. Ciò che le differenzia tra loro sono i colori dei segni: il nero è utilizzato per ciò che fa parte del disegno finale, come lati assi ecc., il rosso per ciò che si deve eseguire in quella fase e l’azzurro per ciò che è stato eseguito nella fase precedente.
Le costruzioni proposte, in tutto il testo, sono scandite da disegni che ne illustrano le fasi. Ciò che le differenzia tra loro sono i colori dei segni: il nero è utilizzato per ciò che fa parte del disegno finale, come lati, assi ecc., il rosso per ciò che si deve eseguire in quella fase e l’azzurro per ciò che è stato eseguito nella fase precedente.
Le costruzioni proposte, in tutto il testo, sono scandite da disegni che ne illustrano le fasi. Ciò che le differenzia tra loro sono i colori dei segni: il nero è utilizzato per ciò che fa parte del disegno finale, come lati assi ecc., il rosso per ciò che si deve eseguire in quella fase e l’azzurro per ciò che è stato eseguito nella fase precedente.
Le costruzioni proposte, in tutto il testo, sono scandite da disegni che ne illustrano le fasi. Ciò che le differenzia tra loro sono i colori dei segni: il nero è utilizzato per ciò che fa parte del disegno finale, come lati assi ecc., il rosso per ciò che si deve eseguire in quella fase e l’azzurro per ciò che è stato eseguito nella fase precedente.
1. DISEGNARE A MANO LIBERA UN QUADRATO
Disegnare a mano libera un quadrato
1a. Si tracciano due assi tra loro perpendicolari che si intersecano nel punto O e si fissano i punti A, B, C, D equidistanti da O. Si tracciano per essi le parallele agli assi che, intersecandosi, determinano i quattro vertici del quadrato (➜ Fig. 43).
Disegnare a mano libera un quadrato
Disegnare a mano libera un quadrato
1a Si tracciano due assi tra loro perpendicolari che si intersecano nel punto O e si fissano i punti A, B, C, D equidistanti da O.
1a Si tracciano due assi tra loro perpendicolari che si intersecano nel punto O e si fissano i punti A, B, C, D equidistanti da O.
1a Si tracciano due assi tra loro perpendicolari che si intersecano nel punto O e si fissano i punti A, B, C, D equidistanti da O.
1b Si traccino per essi le parallele agli assi che, intersecandosi, determinano i quattro vertici del quadrato. Si completa la costruzione evidenziando il perimetro del quadrato.
1b. Si completa la costruzione evidenziando il perimetro del quadrato (➜ Fig. 44).
1b Si traccino per essi le parallele agli assi che, intersecandosi, determinano i quattro vertici del quadrato. Si completa la costruzione evidenziando il perimetro del quadrato.
1b Si traccino per essi le parallele agli assi che, intersecandosi, determinano i quattro vertici del quadrato. Si completa la costruzione evidenziando il perimetro del quadrato.
2. DISEGNARE A MANO LIBERA UNA CIRCONFERENZA
Primo metodo
Disegnare a mano libera una circonferenza
Disegnare a mano libera una circonferenza
Disegnare a mano libera una circonferenza
Primo metodo
Primo metodo
2a. Si costruisce un quadrato che abbia il lato congruente al diametro della circonferenza e siano A, B, C, D i punti di tangenza tra la circonferenza e i lati del quadrato. Con la maggior precisione possibile si traccia un quarto di circonferenza e si individuano su di esso due punti di intersezione tra la curva e la quadrettatura (➜ Fig. 45).
2a Si costruisce un quadrato che abbia il lato congruente al diametro della circonferenza e siano A, B, C, D i punti di tangenza tra la circonferenza e i lati del quadrato. Con la maggior precisione possibile si tracci un quarto di circonferenza e si individuino su di esso due punti di intersezione tra la curva e la quadrettatura.
Primo metodo
2a Si costruisce un quadrato che abbia il lato congruente al diametro della circonferenza e siano A, B, C, D i punti di tangenza tra la circonferenza e i lati del quadrato. Con la maggior precisione possibile si tracci un quarto di circonferenza e si individuino su di esso due punti di intersezione tra la curva e la quadrettatura.
2b. Si tracciano gli altri tre quarti di circonferenza riportando simmetricamente rispetto agli assi i punti individuati precedentemente (➜ Fig. 46).
Secondo metodo
2a Si costruisce un quadrato che abbia il lato congruente al diametro della circonferenza e siano A, B, C, D i punti di tangenza tra la circonferenza e i lati del quadrato. Con la maggior precisione possibile si tracci un quarto di circonferenza e si individuino su di esso due punti di intersezione tra la curva e la quadrettatura.
2b Si traccino gli altri tre quarti di circonferenza prendendo come riferimento i punti individuati precedentemente.
2b Si traccino gli altri tre quarti di circonferenza prendendo come riferimento i punti individuati precedentemente.
2b Si traccino gli altri tre quarti di circonferenza prendendo come riferimento i punti individuati precedentemente.
Secondo metodo
Secondo metodo
Secondo metodo
3a. Si costruisce un quadrato che abbia il lato congruente al diametro della circonferenza e si tracciano le sue diagonali (➜ Fig. 47).
Partendo da O, si riporta su queste ultime il raggio, valutandone la misura ad occhio con la miglior approssimazione possibile. Si determinano così i punti E, F, G, H, che appartengono alla circonferenza.
3a Si costruisce un quadrato che abbia il lato congruente al diametro della circonferenza e si tracciano le sue diagonali. Partendo da O, si riporta su queste ultime il raggio, valutandone la misura ad occhio con la miglior approssimazione possibile. Si determinano così i punti E, F, G, H, che appartengono alla circonferenza.
3a Si costruisce un quadrato che abbia il lato congruente al diametro della circonferenza e si tracciano le sue diagonali. Partendo da O, si riporta su queste ultime il raggio, valutandone la misura ad occhio con la miglior approssimazione possibile. Si determinano così i punti E, F, G, H, che appartengono alla circonferenza.
3a Si costruisce un quadrato che abbia il lato congruente al diametro della circonferenza e si tracciano le sue diagonali. Partendo da O, si riporta su queste ultime il raggio, valutandone la misura ad occhio con la miglior approssimazione possibile. Si determinano così i punti E, F, G, H, che appartengono alla circonferenza.
3b Si traccia ora la curva passante per i vari punti completando la costruzione.
3b Si traccia ora la curva passante per i vari punti completando la costruzione.
3b Si traccia ora la curva passante per i vari punti completando la costruzione.
3b. Si traccia ora la curva passante per i vari punti completando la costruzione (➜ Fig. 48).
Terzo metodo
Terzo metodo
Terzo metodo
4a. Si costruisce il quadrato T, U, V, Z col lato pari al diametro della circonferenza.
4a Si costruisce il quadrato T, U, V, Z col lato pari al diametro della circonferenza. Si tracciano gli assi dei lati che si intersecano in O (centro della circonferenza) e determinano i punti A, B, C, D.
Si tracciano gli assi dei lati che si intersecano in O (centro della circonferenza) e determinano i punti A, B, C, D (➜ Fig. 49).
4a Si costruisce il quadrato T, U, V, Z col lato pari al diametro della circonferenza. Si tracciano gli assi dei lati che si intersecano in O (centro della circonferenza) e determinano i punti A, B, C, D.
4b Si congiunge B con V e Z e D con T e U.
4b. Si congiunge B con V e Z allo stesso modo D con T e U (➜ Fig. 50).
costruisce il quadrato T, U, V, Z col diametro della circonferentracciano gli assi dei lati che si O (centro della circondeterminano i punti A, B, C, congiunge B con V e Z e D con T e
4b Si congiunge B con V e Z e D con T e U.
4c Si tracciano le congiungenti di D con R e con S, punti medi di VC e AZ, che intersecano BZ in H e BV in G. Si ripete la costruzione con BP e BQ che intercettando DT e DU determinano E e F.
4c Si tracciano le congiungenti di D con R e con S, punti medi di VC e AZ, che intersecano BZ in H e BV in G. Si ripete la costruzione con BP e BQ che intercettando DT e DU determinano E e F.
4c. Si tracciano le congiungenti di D con R e con S, punti medi di VC e AZ, che intersecano BZ in H e BV in G. Si ripete la costruzione con BP e BQ che intercettando DT e DU determinano E e F (➜ Fig. 51).
4d I punti così determinati assieme a A, B, C, D permettono di tracciare la circonferenza.
4d I punti così determinati assieme a A, B, C, D permettono di tracciare la circonferenza.
4d. I punti così determinati assieme a A, B, C, D permettono di tracciare la circonferenza (➜ Fig. 52).
le congiungenti di D con punti medi di VC e AZ, che BZ in H e BV in G. Si ripete con BP e BQ che interDU determinano E e F. così determinati assieme a permettono di tracciare la
Disegnare a mano libera un triangolo equilatero
Disegnare a mano libera un triangolo equilatero
5a Si traccia una circonferenza (ad esempio tracciandone una quarto con il terzo metodo e completandola con il primo metodo) e un segmento orizzontale passante per M, punto medio di OB, che determina sulla circonferenza i punti E e F.
1. DISEGNARE A MANO LIBERA UN TRIANGOLO EQUILATERO
5a. Si traccia una circonferenza (ad esempio tracciandone una quarto con il terzo metodo e completandola con il primo metodo) e un segmento orizzontale passante per M, punto medio di OB, che determina sulla circonferenza i punti E e F (➜ Fig. 53).
5b. Si completa la costruzione congiungendo tra loro E, F e D vertici del triangolo (➜ Fig. 54).
mano libera un triangolo equilatero
5a Si traccia una circonferenza (ad esempio tracciandone una quarto con il terzo metodo e completandola con il primo metodo) e un segmento orizzontale passante per M, punto medio di OB, che determina sulla circonferenza i punti E e F.
5b Si completa la costruzione congiungendo tra loro E, F e D vertici del triangolo.
una circonferenza (ad tracciandone una quarto con il e completandola con il metodo) e un segmento orizzonper M, punto medio di determina sulla circonferenza i
5b Si completa la costruzione congiungendo tra loro E, F e D vertici del triangolo.
completa la costruzione congiunE, F e D vertici del trian-
a mano libera di circonferenze e triangoli equilateri
6a Si traccia una circonferenza (ad esempio tracciandone una quarto con il terzo metodo e completandola con il primo metodo) e due segmenti orizzontale passanti per M e N, punti medi di DO e OB, che determinano sulla circonferenza i punti E, F, G, H.
6a Si traccia una circonferenza (ad esempio tracciandone una quarto con il terzo metodo e completandola con il primo metodo) e due segmenti orizzontale passanti per M e N, punti medi di DO e OB, che determinano sulla circonferenza i punti E, F, G, H.
6a. Si traccia una circonferenza (ad esempio tracciandone un quarto con il terzo metodo e completandola con il primo metodo) e due segmenti orizzontale passanti per M e N, punti medi di DO e OB, che determinano sulla circonferenza i punti E, F, G, H. (➜ Fig. 55).
6a Si traccia una circonferenza (ad esempio tracciandone una quarto con il terzo metodo e completandola con il primo metodo) e due segmenti orizzontale passanti per M e N, punti medi di DO e OB, che determinano sulla circonferenza i punti E, F, G, H.
6b Si completa la costruzione congiungendo tra loro i vertici.
6b. Si completa la costruzione congiungendo tra loro i vertici. (➜ Fig. 56).
6b Si completa la costruzione congiungendo tra loro i vertici.
6b Si completa la costruzione congiungendo tra loro i vertici.
7a Si traccia una circonferenza (ad esempio tracciandone una quarto con il terzo metodo e completandola con il primo metodo) e le diagonali del quadrato in cu è inscritta determinando su di essa E, F, G, H che con A, B, C, D sono i vertici dell’ottagono.
UN OTTAGONO REGOLARE
7a Si traccia una circonferenza (ad esempio tracciandone una quarto con il terzo metodo e completandola con il primo metodo) e le diagonali del quadrato in cu è inscritta determinando su di essa E, F, G, H che con A, B, C, D sono i vertici dell’ottagono.
7a Si traccia una circonferenza (ad esempio tracciandone una quarto con il terzo metodo e completandola con il primo metodo) e le diagonali del quadrato in cu è inscritta determinando su di essa E, F, G, H che con A, B, C, D sono i vertici dell’ottagono.
7b Si completa la costruzione congiungendo tra loro i vertici.
7b Si completa la costruzione congiungendo tra loro i vertici.
7a. Si traccia una circonferenza (ad esempio tracciandone un quarto con il terzo metodo e completandola con il primo metodo) e le diagonali del quadrato in cui è inscritta determinando su di essa E, F, G, H che con A, B, C, D sono i vertici dell’ottagono (➜ Fig. 57).
7b Si completa la costruzione congiungendo tra loro i vertici.
7b. Si completa la costruzione congiungendo tra loro i vertici (➜ Fig. 58).
8a Si traccia una circonferenza (ad esempio tracciandone una quarto con il terzo metodo e completandola con il primo metodo) e due segmenti orizzontale passanti per R e S, punti medi di DO e OB, e due verticali passanti per P e Q che determinano sulla circonferenza i otto punti che con A, B, C, D sono i vertici del dodecagono.
UN DODECAGONO REGOLARE
8a Si traccia una circonferenza (ad esempio tracciandone una quarto con il terzo metodo e completandola con il primo metodo) e due segmenti orizzontale passanti per R e S, punti medi di DO e OB, e due verticali passanti per P e Q che determinano sulla circonferenza i otto punti che con A, B, C, D sono i vertici del dodecagono.
8a Si traccia una circonferenza (ad esempio tracciandone una quarto con il terzo metodo e completandola con il primo metodo) e due segmenti orizzontale passanti per R e S, punti medi di DO e OB, e due verticali passanti per P e Q che determinano sulla circonferenza i otto punti che con A, B, C, D sono i vertici del dodecagono.
8b Si completa la costruzione congiungendo i tra loro i vertici.
8b Si completa la costruzione congiungendo i tra loro i vertici.
8b Si completa la costruzione congiungendo i tra loro i vertici.
8a. Si traccia una circonferenza (ad esempio tracciandone un quarto con il terzo metodo e completandola con il primo metodo) e due segmenti orizzontali passanti per R e S, punti medi di DO e OB, e due verticali passanti per P e Q che determinano sulla circonferenza gli otto punti che con A, B, C, D sono i vertici del dodecagono (➜ Fig. 59).
8b. Si completa la costruzione congiungendo tra loro i vertici (➜ Fig. 60).
Si traccino quattro serie di linee parallele come indicato nella figura a fianco.
1. Traccia quattro serie di linee parallele come indicato nella figura a fianco. Dopo aver suddiviso il foglio in quattro quadranti, si riportano nei quadranti 1, 2, 4 le tacche segnate in rosso alla distanza di 5 mm. Quindi posizionando le squadrette come nelle figure e facendole scorrere nel senso indicato dalle frecce si tracciano le linee. Si deve fare attenzione a far scorrere le squadrette non sulle linee appena tracciate in quanto raccoglierebbero la polvere di grafite che rimane sul foglio sporcandolo e sporcandosi.
Si traccino quattro serie di linee parallele come indicato nella figura a fianco.
Dopo aver suddiviso il foglio in quattro quadranti, si riportano nei quadranti 1, 2, 4 le tacche segnate in rosso alla distanza di 5mm. Quindi posizionando le squadrette come nelle figure e facendole scorrere nel senso indicato dalle dalle frecce si traccino le linee. Si faccia attenzione a far scorrere le squadrette non sulle linee appena tracciate in quanto raccoglirebbero la polvare di grafite che rimane sul foglio sporcandolo e sporcandosi.
Dopo aver suddiviso il foglio in quattro quadranti, si riportano nei quadranti 1, 2, 4 le tacche segnate in rosso alla distanza di 5mm. Quindi posizionando le squadrette come nelle figure e facendole scorrere nel senso indicato dalle dalle frecce si traccino le linee. Si faccia attenzione a far scorrere le squadrette non sulle linee appena tracciate in quanto raccoglirebbero la polvare di grafite che rimane sul foglio sporcandolo e sporcandosi.
di riferimento/partenza con piccoli segni fatti con la punta della matita seguendo le misure indicate. Si proceda quindi secondo le indicazioni in fig.1.
Nell’esecuzione si presti attenzione a non commettere gli errori evidenziati in fig.3, 4, 5, 6.
linee parcirconferenza
linee parcirconferenza
quattro traccino le sole interdeterminarne il assi. Nel 4° orizzontaposizioni dei punti piccoli segni seguendo le quindi secondo attenzione a non evidenziati in fig.3,
quattro traccino le sole interdeterminarne il assi. Nel 4° orizzontaposizioni dei punti piccoli segni seguendo le quindi secondo attenzione a non evidenziati in fig.3,
2. Traccia alcune serie di linee parallele e alcuni archi di circonferenza come indicato in ➜ Fig. 2
Dopo aver squadrato e diviso in quattro quadranti un foglio UNI A4 si tracciano le diagonali nel 1° quadrante e le sole intersezioni nel 2° e 3° per determinarne il centro per cui passeranno gli assi. Nel 4° quadrante si tracciano le tre linee orizzontali. Quindi si riportano le posizioni dei punti di riferimento/partenza con piccoli segni fatti con la punta della matita seguendo le misure indicate. Si procede quindi secondo le indicazioni in ➜ Fig. 1
Tracciare alcune serie di linee parallele e alcuni archi di circonferenza come indicato in fig. 2.
Nell’esecuzione si deve prestare attenzione a non commettere gli errori evidenziati in ➜ Figg. 3-4-5-6.
Dopo aver squadrato e diviso in quattro quadranti un foglio UNI A3 si traccino le diagonali nel 1° quadrante e le sole intersezioni nel 2° e 3° per determinarne il centro per cui passeranno gli assi. Nel 4° quadrante si traccino le tre linee orizzontali. Quindi si riportino le posizioni dei punti di riferimento/partenza con piccoli segni fatti con la punta della matita seguendo le misure indicate. Si proceda quindi secondo le indicazioni in fig.1.
Nell’esecuzione si presti attenzione a non commettere gli errori evidenziati in fig.3, 4, 5, 6.
Tracciare alcune serie di linee parallele e alcuni archi di circonferenza come indicato in fig. 2. Dopo aver squadrato e diviso in quattro quadranti un foglio UNI A3 si traccino le diagonali nel 1° quadrante e le sole intersezioni nel 2° e 3° per determinarne il centro per cui passeranno gli assi. Nel 4° quadrante si traccino le tre linee orizzontali. Quindi si riportino le posizioni dei punti di riferimento/partenza con piccoli segni fatti con la punta della matita seguendo le misure indicate. Si proceda quindi secondo le indicazioni in fig.1. Nell’esecuzione si presti attenzione a non commettere gli errori evidenziati in fig.3, 4, 5, 6.
sull’uso di strumenti tradizionali per il disegno
sull’uso di strumenti tradizionali per il disegno
Disegno a mano libera su carta quadrettata
Disegno a mano libera: esercizi
3. Riproduci a mano libera su carta quadrettata i disegni proposti.
Riprodurre a mano libera su carta quadrettata i disegni proposti
Fase preliminare di preparazione
Disegno a mano libera su carta non quadrettata
4. Disegna a mano libera il supporto in Fig. 1.
Disegno a mano libera su carta non quadrettata
Disegnare a mano libera il supporto in fig.1
Disegnare a mano libera il supporto in fig.1
Disegno a mano libera su carta non quadrettata
Disegno a mano libera su carta non quadrettata
Disegnare a mano libera il supporto in fig.1
Disegnare a mano libera il supporto in fig.1
La figura da riprodurre ha come contorno una serie di circonferenze raccordate tra loro con archi e tangenti. Si tracciano per primi gli assi di simmetria fissando così i centri delle circonferenze e creando inoltre un sistema di riferimento fondamentale in quanto si opera su un foglio senza la quadrettatura di supporto fig.2. Quindi per ciascun centro si costruisca il quadrato con la trama per tracciare la circonferenza corrispondente fig.3. Nel caso delle circonferenze concentriche si esegue la costruzione di quella più piccola in quanto più facile da eseguire.
La figura da riprodurre ha come contorno una serie di circonferenze raccordate tra loro con archi e tangenti. Si tracciano per primi gli assi di simmetria fissando così i centri delle circonferenze e creando inoltre un sistema di riferimento fondamentale in quanto si opera su un foglio senza la quadrettatura di supporto fig.2. Quindi per ciascun centro si costruisca il quadrato con la trama per tracciare la circonferenza corrispondente fig.3. Nel caso delle circonferenze concentriche si esegue la costruzione di quella più piccola in quanto più facile da eseguire.
La figura da riprodurre ha come contorno una serie di circonferenze raccordate tra loro con archi e tangenti. Si tracciano per primi gli assi di simmetria fissando così i centri delle circonferenze e creando inoltre un sistema di riferimento fondamentale in quanto si opera su un foglio senza la quadrettatura di supporto (➜ Fig. 2). Quindi per ciascun centro si costruisce il quadrato con la trama per tracciare la circonferenza corrispondente (➜ Fig. 3). Nel caso delle circonferenze concentriche si esegue la costruzione di quella più piccola in quanto più facile da eseguire.
Disegno a mano libera su carta non quadrettata
Disegnare a mano libera il supporto in fig.1
La figura da riprodurre ha come contorno una serie di circonferenze raccordate tra loro con archi e tangenti. Si tracciano per primi gli assi di simmetria fissando così i centri delle circonferenze e creando inoltre un sistema di riferimento fondamentale in quanto si opera su un foglio senza la quadrettatura di supporto fig.2. Quindi per ciascun centro si costruisca il quadrato con la trama per tracciare la circonferenza corrispondente fig.3. Nel caso delle circonferenze concentriche si esegue la costruzione di quella più piccola in quanto più facile da eseguire.
La figura da riprodurre ha come contorno una serie di circonferenze raccordate tra loro con archi e tangenti. Si tracciano per primi gli assi di simmetria fissando così i centri delle circonferenze e creando inoltre un sistema di riferimento fondamentale in quanto si opera su un foglio senza la quadrettatura di supporto fig.2. Quindi per ciascun centro si costruisca il quadrato con la trama per tracciare la circonferenza corrispondente fig.3. Nel caso delle circonferenze concentriche si esegue la costruzione di quella più piccola in quanto più facile da eseguire.
La figura da riprodurre ha come contorno una serie di circonferenze raccordate tra loro con archi e tangenti. Si tracciano per primi gli assi di simmetria fissando così i centri delle circonferenze e creando inoltre un sistema di riferimento fondamentale in quanto si opera su un foglio senza la quadrettatura di supporto fig.2. Quindi per ciascun centro si costruisca il quadrato con la trama per tracciare la circonferenza corrispondente fig.3. Nel caso delle circonferenze concentriche si esegue la costruzione di quella più piccola in quanto più facile da eseguire.
La figura da riprodurre ha come contorno una serie di circonferenze raccordate tra loro con archi e tangenti. Si tracciano per primi gli assi di simmetria fissando così i centri delle circonferenze e creando inoltre un sistema di riferimento fondamentale in quanto si opera su un foglio senza la quadrettatura di supporto fig.2. Quindi per ciascun centro si costruisca il quadrato con la trama per tracciare la circonferenza corrispondente fig.3. Nel caso delle circonferenze concentriche si esegue la costruzione di quella più piccola in quanto più facile da eseguire.
Per le circonferenze più grandi e i raccordi è sufficiente fare riferimento a quelle già tracciate facendo cura di manternersi da esse a un distanza costante fig4. Si traccino quindi anche le tangenti e si ripassano gli archi fig.5. Si completa la figura tracciando i raccordi senza ricorrere a particolari costruzioni ma facendo attenzione a che siano archi di circonferenza e che ci sono due brevi tratti rettilinei fig.6
Per le circonferenze più grandi e i raccordi è sufficiente fare riferimento a quelle già tracciate facendo cura di manternersi da esse a un distanza costante fig4. Si traccino quindi anche le tangenti e si ripassano gli archi fig.5. Si completa la figura tracciando i raccordi senza ricorrere a particolari costruzioni ma facendo attenzione a che siano archi di circonferenza e che ci sono due brevi tratti rettilinei fig.6
Per le circonferenze più grandi e i raccordi è sufficiente fare riferimento a quelle già tracciate facendo cura di manternersi da esse a un distanza costante fig4. Si traccino quindi anche le tangenti e si ripassano gli archi fig.5. Si completa la figura tracciando i raccordi senza ricorrere a particolari costruzioni ma facendo attenzione a che siano archi di circonferenza e che ci sono due brevi tratti rettilinei fig.6
Per le circonferenze più grandi e i raccordi è sufficiente fare riferimento a quelle già tracciate avendo cura di mantenersi da esse a un distanza costante (➜ Fig. 4). Si tracciano quindi anche le tangenti e si ripassano gli archi (➜ Fig. 5). Si completa la figura tracciando i raccordi senza ricorrere a particolari costruzioni ma facendo attenzione a che siano archi di circonferenza e che ci sono due brevi tratti rettilinei (➜ Fig. 6).
Per le circonferenze più grandi e i raccordi è sufficiente fare riferimento a quelle già tracciate facendo cura di manternersi da esse a un distanza costante fig4. Si traccino quindi anche le tangenti e si ripassano gli archi fig.5. Si completa la figura tracciando i raccordi senza ricorrere a particolari costruzioni ma facendo attenzione a che siano archi di circonferenza e che ci sono due brevi tratti rettilinei fig.6
Per le circonferenze più grandi e i raccordi è sufficiente fare riferimento a quelle già tracciate facendo cura di manternersi da esse a un distanza costante fig4. Si traccino quindi anche le tangenti e si ripassano gli archi fig.5. Si completa la figura tracciando i raccordi senza ricorrere a particolari costruzioni ma facendo attenzione a che siano archi di circonferenza e che ci sono due brevi tratti rettilinei fig.6
Per le circonferenze più grandi e i raccordi è sufficiente fare riferimento a quelle già tracciate facendo cura di manternersi da esse a un distanza costante fig4. Si traccino quindi anche le tangenti e si ripassano gli archi fig.5. Si completa la figura tracciando i raccordi senza ricorrere a particolari costruzioni ma facendo attenzione a che siano archi di circonferenza e che ci sono due brevi tratti rettilinei fig.6
5. Riproduci a mano libera su carta quadrettata i disegni proposti. Riprodurre a mano libera su carta quadrettata i disegni proposti
1. Premessa
2. La scrivania di AutoCAD
3. L’uso del mouse in AutoCAD
4. L’uso della tastiera in AutoCAD
5. I comandi di assistenza in AutoCAD
6. I layer in AutoCAD
7. Inserimenti dati
8. I comandi per disegnare
Il computer fa parte della nostra vita svolgendo funzioni che fino a poco tempo fa non avremmo mai pensato di demandare a una macchina. Anche nel disegno tecnico, con numerosi software specifici, esso ha praticamente sostituito il disegno eseguito con gli strumenti tradizionale. Per il disegno tecnico il software più diffuso è AutoCAD.
Avviato il programma, AutoCAD propone la videata Inizio (➜ Fig. 1) con le scritte Apri (per aprire un qualsiasi file dwg), Nuovo (per creare un nuovo disegno), Recenti (per aprire la lista degli disegni già realizzati), Apprendimento (visualizza i tutorial di apprendimento) (➜ Fig. 2).
Cominciamo direttamente ad operare cliccando sul segno + a fianco della scritta Inizia aprendo così la videata di Disegno1 ( ➜ Fig. 3) e impariamo a conoscere le caratteristiche e i comandi principali di AutoCAD.
Qui sono riportate (➜ Fig. 4):
– al centro la sigla dell’applicazione e il nome del documento su cui si sta operando (Autodesk AutoCAD 2023 Disegno 1dwg)
– a destra ci sono i tre pulsanti Riduci, Ingrandisci e Chiudi e l’area dell’Infocenter, che contiene alcuni strumenti di supporto, tra cui la Guida in linea.
– a sinistra le icone degli Strumenti ad Accesso rapido: Nuovo, Apri, Salva, Salva con nome, Stampa, Annulla e Ripeti.
– l’icona di Personalizza strumenti ad accesso rapido cliccando sulla quale si ha la possibilità, spuntando o no le varie voci, di aggiungere o togliere icone alla barra degli Strumenti ad Accesso rapido.
– all’estrema sinistra il pulsante con l’icona di AutoCAD, cliccando sulla quale si attiva il Menu dell’applicazione che permette di accedere alle funzioni di gestione del disegno, alla possibilità di aprire, salvare, esportare o stampare i file che compongono i vari elaborati grafici.
Dopo aver cliccato su si apre la tendina (➜ Fig. 5) contenente le icone di Strumenti ad accesso rapido con la possibilità, cliccando sui corrispondenti triangolini, di specificare meglio il comando. Sono poi riportati i nomi degli ultimi documenti su cui si è operato e in basso il pulsante Opzioni cliccando sul quale si apre la finestra corrispondente (➜ Fig. 6). Nella parte in alto di essa ci sono alcuni pulsanti, File, Visualizza, ecc. che, una volta premuti, danno accesso a schede che permettono di impostare il funzionamento del programma se-
condo i propri desideri. Può essere utile, nella prima fase di apprendimento, cliccare su Visualizza e spuntare la voce Visualizza descrizione comandi. In questo modo, avvicinando il puntatore all’icona di un comando, dopo mezzo secondo di attesa (come impostato nel rettangolino sotto) si apre una finestra con le spiegazioni relative al comando stesso (➜ Fig. 7).
È lo spazio video in cui il disegno è visualizzato e modificato. A destra si trova la Barra di navigazione (➜ Fig. 8) con alcune icone delle quali ci interessano Pan e Zoom Estensioni . Il primo comando, una volta selezionato e tenendo premuto il tasto sinistro del mouse, ci permette di spostare il disegno a video; il secondo, che riporta il triangolino indicante l’apertura a tendina, è la raccolta dei vari Zoom di ingrandimento o riduzione disponibili.
È in fondo al video (➜ Fig. 9). Permette di “dialogare” col computer. È composta da una o più righe (a seconda delle impostazioni) e riporta sulla destra un triangolino cliccando sul quale si apre una finestra con la cronologia degli ultimi comandi utilizzati e operazioni eseguite. La prima scritta che appare è Digitare un comando, cioè il programma chiede quale comando si vuole utilizzare, per procedere poi con una serie di altre richieste o indicazioni che una volta immesse sono attivate premendo il tasto Invio.
È la barra che si trova più in basso nel video (➜ Fig. 10). È divisa in due parti. A sinistra si trovano le schede di Layout che permettono di organizzare gli spazi carta di un disegno realizzato nello spazio Modello. A destra si trova una gruppo di icone che permettono di attivare o disattivare una serie di aiuti al disegno. Se sono at-
tivate il disegno dell’icona che le contraddistingue apparirà blu, se disattivate apparirà grigio. L’ultima icona a destra, che riporta come disegno tre lineette parallele ,se attivata, svolge una tendina in cui sono elencati tutti gli aiuti. Spuntandoli o meno li si fanno apparire o scomparire dalla barra. Cliccando sull’icona si apre la tendina di Disegno e annotazione che permette di scegliere tra tre differenti configurazioni di AutoCAD e cioè: Disegno e annotazione, dedicata al disegno 2D, Elementi 3D di base per il disegno 3D Modellazione 3D con funzionalità avanzate sempre nell’ambiente 3D.
Contiene dieci gruppi di comandi:Disegna, Edita, Annotazione, Layer, Blocco, Proprietà, Gruppi, Utilità, Appunti e Vista (➜ Fig. 11).
– Disegna contiene i comandi per disegnare come: Linea, Polilinea, Cerchio ecc.
– Edita contiene i comandi per modificare disegni già realizzati con un comando Disegna.
– Annotazione contiene i comandi per scrivere testi e per apporre le quote
– Layer permette di scomporre un disegno e distribuirlo su fogli sovrapposti.
– Proprietà permette di conoscere e assegnare alcune caratteristiche ai disegni come il colore, lo spessore delle linee ecc.
– Utilità permette, tra le altre cose, di misurare lunghezze, angoli, superfici e volumi dei disegni. Alcune icone riportano sotto o a fianco un triangolino che una volta cliccato svolge una tendina contenete ulteriori comandi.
Nel mouse i tasti hanno funzioni distinte.
Il tasto sinistro è il tasto operativo: permette di attivare i vari comandi, di disegnare, di spostare gli oggetti ecc. L’indice sul video che visualizza il suo operare è il puntatore che può assumere principalmente cinque forme:
su cornice e icone
su cornice e icone
su cornice e icone
su cornice e icone
su cornice e icone
su cornice e icone
nell’attesa di comando
nell’attesa di comando
nell’attesa di comando
nell’attesa di comando
nell’attesa di comando
nell’attesa di comando
su nestra di testo
su nestra di testo
sul singolo oggetto. Quando un oggetto è selezionato, a video appare evidenziato in blu e con alcuni quadretti, detti grip, dello stesso colore (➜ Fig. 12), in corrispondenza dei suoi punti caratteristici (gli estremi e il punto medio per un segmento, il centro e i quattro punti quadrante in una circonferenza, ecc.).
su nestra di testo
su finestra di testo
su nestra di testo
su nestra di testo
con comando inserito
con comando inserito
con comando inserito
con comando inserito
con comando inserito
con comando inserito
con comando inserito per selezionare gli oggetti
con comando inserito per selezionare gli oggetti
a comando inserito per selezionare gli oggetti
con comando inserito per selezionare gli oggetti
con comando inserito per selezionare gli oggetti
con comando inserito per selezionare gli oggetti
Oltre alle funzioni già citate, il tasto di sinistra serve anche a selezionare gli oggetti per poterli modificare.
Per eseguire questa operazione è sufficiente cliccare
Agganciando con il puntatore uno dei quadretti, cliccandolo e trascinandolo con il tasto sinistro, è possibile modificare l’oggetto o la sua posizione. Volendo selezionare un gruppo di oggetti, si clicca sul tasto sinistro e si rilascia il tasto, si trascina da sinistra verso destra creando un rettangolo che com-
prenda tutti gli oggetti desiderati e si riclicca sul tasto. In questo caso gli oggetti, perché siano selezionati, devono essere compresi per la loro interezza nel rettangolo (➜ Fig. 13).
– alla richiesta di Comando, premendo INVIO si richiama l’ultimo comando utilizzato;
– premendo INVIO, con un comando di modifica, si indica che si sono finiti gli elementi da selezionare;
– quando è proposta un’opzione racchiusa tra < e > basta dare INVIO per accettarla.
La BARRA SPAZIATRICE assume la funzione di INVIO quando però non si sia all’interno di un comando di testo.
Se invece il rettangolo si ottiene trascinando da destra verso sinistra è sufficiente che gli oggetti siano toccati anche in un sol punto perché rimangano selezionati (➜ Fig. 14).
In alto ci sono i cosiddetti tasti funzione che permettono di richiamare alcuni aiuti o attivare alcuni supporti per i disegno. (F1= guida in linea; F2= lista comandi eseguiti; F3=puntamento snap ad oggetto; F7= griglia; F9= snap griglia; F10= puntamento polare).
C’è un ulteriore modo per selezionare ed è col “lazo”. In questo caso si clicca col tasto e lo si mantiene premuto. Quindi lo si trascina inglobando o toccando gli oggetti a seconda che si operi da sinistra a destra o da destra a sinistra.
Il tasto destro può essere opportunamente impostato in Personalizza pulsante destro del mouse nella scheda Preferenze utente, in Opzioni.
La rotellina centrale del mouse, se ruotata in avanti o indietro, ingrandisce o rimpicciolisce l’immagine a video come in Zoom tempo reale e, se tenuta premuta, permette di spostare l’immagine a schermo come si trattasse di un foglio come in Pan.
La tastiera ha in generale la stessa funzione che ha negli altri programmi, serve cioè a immettere dati, a scrivere testi e ad attivare alcuni comandi. In particolare: il tasto INVIO permette di eseguire le seguenti operazioni:
– premuto alla fine di ogni digitazione comunica che si è terminato di scrivere e che vanno attuate le indicazioni;
Cliccando con il tasto destro del mouse su una delle icone nella barra di stato, in basso a destra del video (ad esempio ), si apre una tendina in fondo alla quale c’è una scritta come impostazione griglia , impostazione Snap ad oggetto, a seconda che si sia sull’icona di griglia e quella di Snap ad oggetto (Si ricorda che il termine snap è usato nel senso di afferrare). Cliccando su tale scritta si apre la finestra di Impostazioni disegno (➜ Fig. 15) che contiene le schede Snap e griglia, Puntamento polare, Snap ad oggetto, Snap ad oggetto 3D, Input dinamico, Proprietà rapide e Selezione ciclica. Le prime tre schede si riferiscono a comandi proposti per facilitare la realizzazione di un disegno; la scheda Input dinamico invece permette di impostare e attivare alcune indicazioni a fianco del puntatore.
Le modalità Snap ad oggetto, dette anche Osnap, consentono di “agganciare” un punto geometricamente significativo di un oggetto, come ad esempio gli estremi di un segmento, il suo punto medio, il centro di una circonferenza, l’intersezione tra due linee ecc. Nella scheda Snap ad oggetto (➜ Fig. 15) è possibile attivare o disattivare i singoli snap selezionandoli spuntando l’apposita casella a fianco del nome. Per attivare o disattivare il comando si può cliccare sull’icona nella Barra di stato (azzurra attivata, grigia disattivata) oppure premere il tasto funzione F3.
Quadrante Tangente
Mediante questo comando si può impostare un incremento angolare che orienta le linee durante il loro tracciamento. I valori possibili dell’Angolo incremento vanno da 5° a 90° (➜ Fig. 16). Pertanto, nel tracciare le linee, si possono immettere direttamente le lunghezze, orientare il mouse nella direzione voluta e dare Invio.
Per attivare o disattivare Puntamento Polare basta cliccare sull’icona corrispondente nella Barra di stato oppure premere il tasto funzione F10.
Una volta attivato cliccando sull’icona nella barra di stato, riporta a fianco del puntatore le indicazioni della barra di comando e le coordinate cartesiane o polari, assolute o relative, a seconda dell’impostazione data (➜ Fig. 17). Alla richiesta di un secondo punto, sono visualizzati i valori relativi alla distanza e agli angoli che cambiano in base agli spostamenti del cursore.
Il foglio di lavoro di AutoCAD si può immaginare formato da tanti fogli trasparenti sovrapposti (➜ Fig. 18)
con la possibilità di disegnare, ad esempio, le linee in vista su un layer, quelle di costruzione su un altro, e così via. Questo modo di operare permette di escludere dalla vista e dalla stampa le parti che non interessano (ad esempio a disegno concluso si può escludere il layer delle linee di costruzione)
Si clicca sull’icona Proprietà Layer ( ➜ Fig. 20) nel settore corrispondente ai layer nella Barra multifun-
zione richiamando in tal modo la finestra Gestore proprietà layer (➜ Fig. 21).
Nella finestra è evidenziato il layer 0 che è quello di default. È creato all’avvio di ogni nuovo disegno, non si può cancellare né rinominare ed è buona norma non disegnare su di esso. La barra delle proprietà del layer è divisa in alcune colonne che contengono alcuni simboli e scritte come On, Congela, Bloccato Stampa che si riferiscono al layer stesso, e Colore, Tipo di linea, Spessore di linea che si riferiscono al disegno che sarà eseguito sul layer.
– On : serve per attivare e disattivare il layer.
– Congela : ha una funzione simile al comando precedente. La differenza rispetto a On consiste nella rigenerazione, che in un layer congelato non viene effettuata.
– Bloccato : mantiene visibili gli oggetti ma ne impedisce le modifiche.
– Stampa/Non stampare : controlla se stampare i layer selezionati.
– Colore : serve ad attribuire un colore agli oggetti di un layer.
– Tipo linea: serve ad assegnare al layer un tipo di linea. Cliccando prima su Continous e poi sulla scritta Carica appare la finestra Carica o ricarica tipi di linea con i tipi di linea disponibili.
– Spessore linea: modifica lo spessore di linea associato ai layer selezionati. Cliccando sul nome Default viene visualizzata la finestra Spessore linea con l’elenco di tutti gli spessori disponibili.
Nell’iniziare un disegno è utile procedere creando un pacchetto di layer che si presume possano servire. Ad esempio clicchiamo in Gestione layer sull’icona Nuovo e comparirà un nuovo layer di nome Layer1.
Sostituiamo il nome Layer1 con Spigoli visti, quindi, cliccando sul quadratino della colonna Colore, attribuiamo ad esempio il colore Bianco, lasciamo invariato il tipolinea che è Continous e attribuiamo come spessore di linea 0,40. Ripetiamo l’operazione per ulteriori layer dando loro il nome di Assi, Nascosti, Tratteggi , Quote, Testo , Foglio , attribuendo a ciascuno di essi un colore, un tipolinea e uno spessore di linea (ad esempio 0,20 o 0,40).
Per passare da un layer all’altro, mentre si disegna, si utilizza il menù a tendina (➜ Fig. 22). Dopo averlo aperto, si seleziona il layer desiderato cliccando sul suo nome.
Nell’esecuzione di un disegno si procede inserendo i dati utilizzando le coordinate cartesiane oppure le coordinate polari. Esse possono essere assolute, e cioè riferite all’origine UCS (0,0) intersezione degli assi X e Y, oppure relative e cioè riferite all’ultimo punto che si è specificato.
Pertanto se si desidera procedere per:
– coordinate assolute: con l’Input dinamico disattivato si immettono direttamente i dati nella barra
di comando, con Input dinamico attivato si deve prima digitare #.
– coordinate relative con Input dinamico disattivato i dati si immettono nella barra di comando preceduti da @, con Input dinamico attivato si immettono direttamente i dati.
Come misure AutoCAD opera per unità ed è il disegnatore a decidere a cosa esse corrispondano. Cliccato sul Menù dell’Applicazione si seleziona Utilità di sistema e si clicca su Unità. Si aprirà la finestra Unità disegno dove impostare le unità di misura e la scala che si consiglia di utilizzare la 1:1 e rimandare al momento della stampa la scelta definitiva. Si ricorda che è con il punto che si separano i decimali dalle unità mentre con la virgola si separano i due dati (X,Y).
Attiviamo un comando cliccando sulla icona corrispondente oppure digitando la o le lettere che lo identificano come ad esempio L (maiuscolo o minuscolo) per Linea, PG per Poligono ecc.
Nella finestra di testo compare il suo nome assieme ad una richiesta e una o più opzioni racchiuse tra parentesi [ ]. O si inserisconi direttamente i dati e si dà Invio oppure, per scegliere un’opzione, si digita o le lettere in maiuscolo o si clica direttamente sul nome dell’opzione. Poi si procede seguendo le indicazioni.
Attivando il comando cliccando sull’icona, o digitando L e Invio, nella barra di dialogo si ha: LINEA specificare primo punto: Ora si può cliccare direttamente nell’area disegno o inserire i dati per coordinate e dare Invio. Specificare punto successivo o [Annulla]: si procede cliccando nell’area di disegno o inserendo le coordinate.
Attivato il comando mediante l’icona nella barra di dialogo è chiesto:
il numero di lati ... (Invio); (se si sceglie la costruzione partendo dalla circonferenza)
le coordinate del centro ... (Invio) quindi se inscritto o circoscritto e poi il raggio; (se si sceglie di partire
dal lato digitando s per spigolo) chiede la posizione del primo estremo e poi del secondo estremo del lato di base.
Attivato il comando mediante l’icona nella barra di dialogo è chiesto: Specificare centro del cerchio poi il raggio o il diametro; oppure 3P cioè tre suoi punti; oppure 2P cioè gli estremi di un suo diametro; oppure Ttr cioè due oggetti cui è tangente e il raggio.
4.8.4 ESERCIZI
Disegnare le figure proposte in Sez. C - cap. 6.
PIASTRINA • ESERCIZIO 18
Costruiamo metà figura con Linea : clicchiamo in un punto, poi @20,0 (Invio); @15,15 (I); @0,45 (I); @-9,0 (I ); @-16,-30 (I ); @-10,0 (I ); quindi Specchia selezioniamo la spezzata e clicchiamo sui suoi due estremi e alla richiesta Cancellare gli oggetti sorgente? [Si No] <No>: No (I)
PIASTRINA DI BASE • ESERCIZIO 19
Col comando Poligono costruiamo il triangolo equilatero di lato 57 e lo esplodiamo con esplodi; con Cerchio costruiamo le circonferenze nei vertici; con Offset impostato sulla distanza 3 costruiamo le parallele ai lati del triangolo; col comando Taglia togliamo le parti eccedenti; col comando Linea e Snap Tangente tracciamo le tangenti alle circonferenze.
TAMPONE • ESERCIZIO 20
Col comando Linea e con Puntamento polare impostato su 45° costruiamo il trapezio isoscele di base; poi con Snap Punto medio tracciamo l’asse verticale; con Offset impostato sulla distanza 35 costruiamo la parallela alla base del trapezio e asse della circonferenza; col comando Cerchio e Snap intersezione tracciamo la circonferenza; col comando Raccorda impostato su 10 e 12 tracciamo i raccordi.
CATENA • ESERCIZIO 21
Col comando Linea si costruiscono due assi ortogonali; con Offset impostato sulla distanza 34 costruiamo altri due assi orizzontali; con Cerchio e Snap intersezione costruiamo le circonferenze; con Raccorda impostato su 25 si tracciano i raccordi.
1. Tipi di linee
2. Norme per il disegno tecnico: le quote
3. Formati e piegature dei fogli
4. Riquadro delle iscrizioni e archiviazione
Per il segno esiste una norma specifica che stabilisce gli spessori e i tipi di linea da usare nel disegno tecnico. La scelta dello spessore delle linee dipenderà dalla scala del disegno e dalla sua resa grafica in fase di stampa. Sotto sono riportati due estratti delle tabelle contenute nella UNI ISO 128-24:2006. Una riporta gli spessori consigliati per i vari tipi di linee (➜ Tab. 1), l’altra ne descrive le caratteristiche e la loro applicazione (➜ Tab. 2).
Tipo di linea
Linee di costruzione, linee di proiezione, linee di riferimento, linee di misura, linee di griglia e tratteggi.
Linea continua grossa
a) Gruppi di linee preferibili
➜ Tab. 1 • Grossezza delle linee e gruppi di linee (UNI ISO 128-24:2006).
02.1
04.1
Linea a tratti fine
Linea mista fine a punto e tratto lungo
Spigoli in vista, contorni in vista e rappresentazioni principali in diagrammi e schemi.
Spigoli nascosti e contorni nascosti.
Assi di simmetria e tracce di simmetria.
➜ Tab. 2 • Denominazioni e applicazioni dei tipi di linee (UNI ISO 128-24:2006).
linee di costruzione 01.1
tratteggi 01.1
assi di simmetria 04.1
contorni in vista 01.2 contorni nascosti 02.1
spigoli nascosti 02.1
spigoli in vista 01.2
linee di riferimento 01.1
linee di quota 01.1
leggere le quote che li completano. Le quote sono gli elementi, di un disegno tecnico, che indicano le dimensioni di ciò che è rappresentato. Le loro caratteristiche saranno analizzate nel modulo 7.3, per il momento è sufficiente capirne le indicazioni. Esse si concretizzano nella linea di quota che è una linea avente agli estremi due frecce e un numero al centro.
Le loro caratteristiche saranno analizzate nel modulo 7.3, per il momento è sufficiente capirne le indicazioni. Esse si concretizzano nella linea di quota che è una linea avente agli estremi due frecce e un numero al centro.
Tale linea è sempre parallela al segmento di cui indica le dimensioni ed il numero al centro esprime la lunghezza in millimetri o, nel caso degli angoli, l’apertura angolare.
Tale linea è sempre parallela al segmento di cui indica le dimensioni ed il numero al centro esprime la lunghezza in millimetri o, nel caso degli angoli, l’apertura angolare.
Quotatura di segmenti e di distanze (fig.1).
Quotatura di angoli (fig.2).
Tale linea è sempre parallela al segmento di cui indica le dimensioni ed il numero al centro esprime la lunghezza millimetri o, nel caso degli angoli, l’apertura angolare.
Per eseguire gli esercizi proposti nelle pagine seguenti, è necessario saper leggere le quote che li completano. Le quote sono gli elementi, di un disegno tecnico, che indicano le dimensioni di ciò che è rappresentato. Le loro caratteristiche saranno analizzate nel modulo 7.3, per il momento è sufficiente capirne le indicazioni. Esse si concretizzano nella linea di quota che è una linea avente agli estremi due frecce e un numero al centro.
Per eseguire gli esercizi proposti nelle pagine seguenti, è necessario saper leggere le quote che li completano. Le quote sono gli elementi, di un disegno tecnico, che indicano le dimensioni di ciò che è rappresentato. Le loro caratteristiche saranno analizzate nel capitolo 16, per il momento è sufficiente capirne le indicazioni. Esse si concretizzano nella linea di quota che è una linea avente agli estremi due frecce e un numero al centro. Tale linea è sempre parallela al segmento di cui indica le dimensioni e il numero al centro esprime la lunghezza in millimetri o, nel caso degli angoli, l’apertura angolare.
Quotatura di diametri (fig.3), con il simbolo Ø se dal disegno non risulta chiaro essere diametri (fig.4).
Quotatura di segmenti e di distanze (fig.1).
Quotatura di segmenti e di distanze (➜ Fig. 1).
Quotatura di angoli (fig.2).
Tale linea è sempre parallela al segmento di cui indica le dimensioni ed il numero al centro esprime la lunghezza in millimetri o, nel caso degli angoli, l’apertura angolare.
Quotatura di segmenti Quotatura di angoli
Quotatura di raccordi (➜ Fig. 5) dove la lettera R indica raggio.
Quotatura di raccordi (fig.5) dove la lettera R indica raggio.
Quotatura di segmenti e di distanze (fig.1).
Quotatura di angoli (fig.2).
Quotatura di diametri (fig.3), con il simbolo Ø se dal disegno non risulta chiaro essere diametri (fig.4).
Quotatura di un totale che è suddiviso in parti uguali tra loro (fig.6).
Quotatura di oggetti rappresentati in assonometria (fig.7).
Quotatura di diametri (fig.3), con il simbolo Ø se dal disegno non risulta chiaro essere diametri (fig.4).
Quotatura di segmenti e di distanze (fig.1).
Quotatura di raccordi (fig.5) dove la lettera R indica raggio.
Quotatura di angoli (fig.2).
Quotatura di raccordi (fig.5) dove la lettera R indica raggio.
Quotatura di un totale che è suddiviso in parti uguali tra loro (fig.6).
Quotatura di segmenti Quotatura di angoli
Quotatura di un totale che è suddiviso parti uguali tra loro (fig.6).
proposti nelle necessario saper completano. un le rappresentato. saranno analizmomento è indicazioni. linea di agli numero al al segdimensioni ed il lunghezza angoli, distanze con il risulta (fig.4). dove la suddiviso rappresentati in
proposti nelle necessario saper completano. elementi, di un indicano le rappresentato. saranno analizil momento è indicazioni. nella linea di avente agli numero al parallela al segdimensioni ed il la lunghezza degli angoli, di distanze (fig.2). (fig.3), con il non risulta (fig.4).
Quotatura di diametri (fig.3), con il simbolo Ø se dal disegno non risulta chiaro essere diametri (fig.4).
Quotatura di un totale che è suddiviso in parti uguali tra loro (➜ Fig. 6).
Quotatura di angoli (➜ Fig. 2).
Quotatura di oggetti rappresentati in assonometria (fig.7).
Quotatura di diametri
Quotatura di oggetti rappresentati in assonometria (fig.7).
Quotatura di raccordi (fig.5) dove la lettera R indica raggio.
Quotatura di un totale che è suddiviso in parti uguali tra loro (fig.6).
Quotatura di oggetti rappresentati in assonometria (fig.7).
Quotatura di diametri (➜ Fig. 3), con il simbolo Ø se dal disegno non risulta chiaro essere diametri (➜ Fig. 4).
Quotatura di diametri
Quotatura di oggetti rappresentati in assonometria (➜ Fig. 7).
Quotatura di raccordi
Quotatura di totali e parti uguali
Quotatura di raccordi Quotatura di totali e parti uguali
Quotatura di assonometrie
Le dimensioni dei fogli per il disegno sono fissate dalle tabelle EN ISO 5457/2002. La sigla A0 designa il formato base cui corrisponde una superficie di 1m2 da cui si ricavano gli altri formati mediante successivi dimezzamenti fino a giungere al formato A4 che è il formato a cui normalmente ciascun foglio di formato superiore è ridotto mediante successive piegature come indicato negli esempi sottostanti.
Le dimensioni dei fogli per il disegno sono fissate dalle tabelle UNI EN ISO 5457:2002. La sigla A0 designa il formato base cui corrisponde una superficie di 1m2 da cui si ricavano gli altri formati mediante successivi dimezzamenti fino a giungere al formato A4 che è il formato a cui normalmente ciascun foglio di formato superiore è ridotto mediante successive piegature come indicato negli esempi sottostanti.
Le dimensioni dei fogli per il disegno sono fissate dalle tabelle EN ISO 5457/2002. La sigla A0 designa il formato base cui corrisponde una superficie di 1m2 da cui si ricavano gli altri formati mediante successivi dimezzamenti fino a giungere al formato A4 che è il formato a cui normalmente ciascun foglio di formato superiore è ridotto mediante successive piegature come indicato negli esempi sottostanti.
Le dimensioni dei fogli per il disegno sono fissate dalle tabelle EN ISO 5457/2002. La sigla A0 designa il formato base cui corrisponde una superficie di 1m2 da cui si ricavano gli altri formati mediante successivi dimezzamenti fino a giungere al formato A4 che è il formato a cui normalmente ciascun foglio di formato superiore è ridotto mediante successive piegature come indicato negli esempi sottostanti.
(mm) zona del disegno (mm)
Il riquadro delle iscrizioni o tabella è l’elemento identificativo del disegno poiché contiene le informazioni relative alla identificazione, interpretazione e gestione del disegno. Le sue caratteristiche sono stabilite dalla norma UNI 8187. La sua posizione occupa la parte inferiore del foglio A4. La sua dimensione in larghezza è di 190mm quando il margine dal bordo del foglio è di 10mm, oppure è di 175mm quando il margine sinistro e di 25mm. E’ suddivisa in una zona principale, che è obbligatoria in quanto destinata a contenere le informazioni necessarie per la definizione del disegno, e in una zona aggiuntiva che è facoltativa. Le dimensioni dei vari riquadri non è normata e dipendono dal contenuto.
Il riquadro delle iscrizioni o tabella è l’elemento identificativo del disegno poiché contiene le informazioni relative alla identificazione, interpretazione e gestione del disegno. Le sue caratteristiche sono stabilite dalla norma UNI 8187:1982. La sua posizione occupa la parte inferiore del foglio A4. La sua dimensione in larghezza è di 190 mm quando il margine dal bordo del foglio è di 10 mm, oppure è di 175 mm quando il margine sinistro è di 25 mm. È suddivisa in una zona principale, che è obbligatoria in quanto destinata a contenere le informazioni necessarie per la definizione del disegno, e in una zona aggiuntiva che è facoltativa. La dimensione dei vari riquadri non è normata e dipende dal contenuto.
Zona aggiuntiva
Materiali e/o componenti
Altre informazioni
Modifiche e sostituzioni
Ragione sociale Zona principale
Responsabilità e controllo (data e firma) Scala Simbolo metodo di proiezione
Quote senza indicazione di tolleranza
Titolo del disegno
Numero del disegno o codice
Archiviare un documento significa conservarlo in modo ordinato in appositi contenitori come cartelline, raccoglitori, armadi, cassettiere ecc.
Un esempio semplice di archiviazione è la raccolta che un allievo fa, in un’apposita cartellina e in ordine di realizzazione, delle tavole di disegno eseguite. Un esempio ben più complesso lo si può trovare nell’archivio della segreteria o dell’ufficio tecnico del proprio Istituto.
Nell’archiviazione di un documento ci si imbatte in due problemi: la catalogazione e il formato.
La catalogazione
I mezzi informatici hanno migliorato notevolmente l’archiviazione, sia per il risparmio di spazio, sia per l’organizzazione in cartelle, sia per la velocità di ricerca dei vari documenti. Un metodo di siglatura efficace può essere il seguente: immaginiamo che sia necessario archiviare dell’allievo Rossi (ROS) Alessandro (A) della classe prima A (1A) per l’anno scolastico 2018 (18) il secondo (02) compito di disegno (D). La sigla risulterà: ROS A 1A 18 D02
Consiste nell’assegnazione di una sigla, composta da numeri e/o lettere, che identifica il documento. Tae sigla, come una specie di targa, permette di rintracciare il documento nell’ambito dell’archivio.
Archiviare un documento significa conservarlo in modo ordinato in appositi contenitori come cartelline, raccoglitori, armadi, cassettiere ecc. Un esempio semplice di archiviazione è la raccolta che un allievo fa, in un’apposita cartellina e in ordine di realizzazione, delle tavole di disegno eseguite. Un esempio ben più complesso lo si può trovare nell’archivio della segreteria o dell’ufficio tecnico del proprio Istituto.
Nell’archiviazione di un documento ci si imbatte in due problemi: la catalogazione e il formato.
La più elementare siglatura è data dalla numerazione progressiva seguita, dopo una barra separatrice, dalle ultime due cifre dell’anno in cui viene eseguita. Ad esempio 25/98 significa: venyicinquesimo documento del 1998.
Riassumendo, la regola è: le prime tre lettere del cognome e la prima del nome, la classe e sezione, le ultime due cifre dell’anno, il simbolo relativo al tipo di documento (D= disegno, M= matematica ecc.) con il numero d’ordine.
I mezzi informatici hanno migliorato notevolmente l’archiviazione, sia per il risparmio di spazio, sia per l’organizzazione in cartelle, sia per la velocità di ricerca dei vari documenti.
Consiste nell’assegnazione di una sigla, composta da numeri e/o lettere, che identifica il documento. Tale sigla, come una specie di targa, permette di rintracciare il documento nell’ambito dell’archivio.
Un metodo di siglatura efficace può essere il seguente: immaginiamo che sia necessario archiviare dell’allievo Rossi (ROS) Alessandro (A) della classe prima A (1A) per l’anno scolastico 2018 (18) il secondo (02) compito di disegno (D) ;
la sgla risulterà: ROS A 1A 18 D02
Riassumendo, la regola è: le prime tre lettere del cognome e la prima del nome, la classe e sezione, le ultimedue cifre dell’anno, il simbolo relativo al tipo di documento (D= disegno, M= matematica ecc.) con il numero d’ordine.
La più elementare siglatura è data dalla numerazione progressiva seguita, dopo una barra separatrice, dalle ultime due cifre dell’anno in cui viene eseguita. Ad esempio 25/98 significa: venticinquesimo documento del 1998.
Normalmente la gran parte dei documenti ha le dimensioni del foglio UNI A4 (210x297mm) e pertanto i contenitori sono realizzati in base a queste misure. A volte, però, soprattutto i disegni possono avere dimensioni maggiori, per cui si deve procedere o a riporli in cassettiere, di dimensioni opportune, oppure alla loro piegatura fino a ridurli alle dimensioni UNI A4, come esemplificato nel paragrafo precedente.
Normalmente la granparte dei documenti ha le dimensioni del foglio UNI A4 (210x297mm) e pertanto i contenitori sono realizzati in base a queste misure. A volte, però, soprattutto i disegni possono avere dimensioni maggiori, per cui si deve procedere o a riporli in cassettiere, di dimensioni opportune, oppure alla loro piegatura fino a ridurli alle dimensioni UNI A4 come esemplificato a p.37.
© Casa Editrice G. Principato