6. SocietĂ e cultura nellâetĂ dei Flavi e di Traiano
giulio-claudia. Al nuovo indirizzo non si oppose neppure Domiziano, che volle ripercorrere la via assolutistica di Caligola e di Nerone senza tuttavia mettere in discussione gli arcaici valori romano-italici. Neoclassicismo e manierismo Alla restaurazione dei costumi e alla nuova esigenza di sobrietĂ corrispose, sul piano del gusto, il ritorno al ÂŤclassicismoÂť del secolo precedente: auspice Quintiliano, che condannò lo stile baroccheggiante di Lucano e di Seneca, additando quali supremi modelli Cicerone e Virgilio. Eppure una lettura approfondita delle opere poetiche di questo periodo fa intravedere uno scenario ben piĂš complesso, tuttâaltro che risolvibile nelle formule di ÂŤclassicismoÂť o ÂŤneoclassicismoÂť sotto le quali è stata spesso etichettata la letteratura dellâepoca flavia. Lâesperienza del poeta piĂš spregiudicato dellâepoca, Marziale, testimonia come la rivoluzione poetica prodottasi dopo Ovidio e culminata con Lucano e Seneca tragico non fosse stata dimenticata. Quello che colpisce è piuttosto lâuso tecnico e virtuosistico della tradizione con la quale i nuovi poeti si confrontano: smarrite le tensioni ideali e i furori tragici dellâetĂ neroniana, le scelte espressive si traducono in unâoperazione colta e raffinata di manipolazione dei modelli, antichi come recenti.
Fine del mecenatismo nellâetĂ dei Flavi LâetĂ di Nerone aveva assistito a un rilancio del mecenatismo; in quella dei Flavi si registra una sostanziale indifferenza alla questione.
â° Effimero rilancio delle manifestazioni culturali in etĂ domizianea Solo negli anni del
8.1], in occasione dellâinaugurazione dellâAnfiteatro Flavio, dove ogni epigramma sembra quasi un pretesto per celebrare la figura di Tito. Congedandosi dal suo libretto, lâautore scrive: Da veniam subitis: non displicuisse meretur, / festinat, Caesar, qui placuisse tibi (ÂŤPerdona queste improvvisazioni: non merita di dispiacerti, / Cesare, chi si affretta a piacertiÂť).
principato domizianeo ritornano in auge manifestazioni pubbliche, quali i ludi Albani (che si tenevano ogni anno nella villa albana dellâimperatore) e i ludi Capitolini (che si svolsero negli anni 86, 90, 94, con gare ippiche, ginniche, musicali, concorsi di eloquenza e di poesia sia in greco sia in latino). Manca tuttavia un rapporto motivato e stabile fra principato e cultura, cosĂŹ come tra privati committenti e singoli scrittori: le iniziative restano episodiche e occasionali, senza giungere a modificare radicalmente la condizione di quei letterati che non possiedono redditi personali.
â° Prevalgono i toni dellâossequio e dellâencomio La dipendenza dei poeti dal pubblico poteva tradursi, al livello piĂš alto, nella necessitĂ di ossequiare il principe, il lettore piĂš potente e ambito. Non può dunque destar stupore il tono encomiastico e panegiristico che caratterizza si può dire tutte le maggiori opere poetiche dellâepoca. de spectaculis pubblicato da Marziale nellâ80 [ cap.
Quadriga, dettaglio di un affresco da Pompei, I secolo d.C. Napoli, Museo Archeologico Nazionale.
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â° Un esempio di ossequio: il De spectaculis di Marziale Si veda, per fare un solo esempio, il Liber
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