Cronaca Aosta 2007

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Sabato 18 – The first day Sveglia assonnata, prima colazione e caricamento bagagli in auto… (era ancora buio!!) partenza intelligente per le ore 5.00. Durante la prima parte del viaggio... il guidatore guidava, e la passeggera passeggiava... no, dormiva :D Sosta in Autogrill dopo Milano, con la seconda colazione che sveglia definitivamente (w il cappuccio+brioche!) e la mattinata comincia ad aprirsi un po’… Verso le 8.00 siamo già quasi alla fine del tragitto, e nel fantastico passaggio di confine tra Piemonte e Val d'Aosta, proprio mentre si stava preparando la ola (oooooh...) ed entrambi i viaggiatori erano a dir poco distratti, un carabbiniere con paletta spunta in mezzo alla carreggiata e ci ferma circa 5 metri dopo il confine.... vabbè, un po’ di scaga (e lunga attesa) per niente, nonostante la velocità, le mancate cinture, e la deficenza nel guardare ovunque tranne la strada, ci hanno salutato con un "mi raccomando attenzione mentre si guida" :D Verso le 9.30 arriviamo a Bard, dove ammiriamo il fantastico Castello di Bard posto su un'altura proprio in mezzo al passaggio... all'inizio sembra impervio da raggiungere, ma affidandoci tranquillamente al navigatore ci infiliamo in una stradina che ci lascia un po' perplessi, ma che anche la segnaletica ci conferma essere aperta al traffico automobilistico... una volta imboccata però, si restringe ad ogni metro di più tra le varie case ed edifici, la salita aumenta vistosamente, il poerfido sobbalza sotto di noi, e l'incrocio con altre auto parcheggiate o in "corsa", fa sudare non poco l'autista.... e proprio mentre si iniziava a temere la praticità delle vie della Val d'Aosta (della serie "noe sarà mìa tute così ah??")... la strada termina e si allarga nella piazza del paese, e si scopre che altro non era che il famosissimo borgo medioevale :D Procediamo quindi a ri-visitare il centro storico (stavolta a piedi), ammirando le bellezze architettoniche locali e i negozietti tipici... (tutti chiusi tra l'altro... com'è giusto che sia alle 10 del mattino), per poi ritornare in zona castello e iniziare la nostra prima visita... Il castello è appunto posto su una collina, e si può salirvi in ascensore (tecnologissimi, trasparenti e obliqui °__°) oppure a piedi e noi optiamo ovviamente per la seconda, così da cominciare in bellezza la nostra bella vacanza escursionistica (anche se poi li useremo comunque per scendere) :p Arrivati al castello, scopriamo con un po' di delusione che l'ingresso non comprende una visita con la storia del castello, bensì una mostra delle stelle oppure una visita ad una specie di planetario, oppure ancora la mostra + museo delle Alpi... optiamo per la mostra delle stelle, che si rivela essere un po' deludente....: quattro-cinque stanze con proiezioni sul muro delle stelle che si muovono, o delle galassie, o del sole... per poi passare alla mostra di arte contemporanea che ci lascia ancor più di stucco... :| La storia del castello è comunque affascinante… Il castello è noto infatti per aver resistito nel maggio del 1800, all’assedio di Napoleone Bonaparte, che trovò asserragliata nel forte una guarnigione formata da 400 austriaci. Le strutture difensive del forte erano talmente efficaci che l'armata napoleonica impiegò circa due settimane per superarle. Proseguiamo poi il nostro cammino e giungiamo al paesello di Arnad, dove si produce il famoso lardo d'Arnad... :) qui visitiamo al volo una bella chiesetta romanica restaurata nel 1500 ma costruita sulla base di un'abbazia fondata nel 1020, e poi ripartiamo subito per Verres.


Alle 12.30 visitiamo il Castello di Verres che si rivelerà poi essere uno dei nostri preferiti... infatti pur essendo completamente privo di arredamenti, e non avendo una tipica forma fiabesca (è un cubo), è però affascinante per l'architettura interna, soprattutto per l'aspetto difensivo... Il castello infatti è organizzato con le più svariate e stravaganti tecniche per la difesa: dalle più tradizionali saracinesche di chiusura e caditoie per pece e olio (anche se quest’ultimo in realtà è scarso nella regione, perciò poco usato), a stanze di altezza diversa per permettere di sfruttare tutti i bonus per l'attacco sopraelevato (+4 se con armi a mano, o con armi da tiro se entro nove metri, ma è necessario il talento) o per affaticare l'avversario. Notevoli ed alquanto spaventose le scalinate: gradini molto alti per rendere esausto l'invasore e sopratutto assenza totale di parapetti per facilitare la "discesa" dei nemici. L'unico dubbio che può assalire un normale visitatore è: "Chi mai andrebbe a vivere in un cubo?" Al termine della visita al castello ci siamo dedicati con piacere al nostro stomaco, dirigendoci in centro per trovare un localino, poi quattro passi nel borgo, e avvio verso Issogne! Angolo culinario del giorno: - Gnocchi con Fonduta (tipico piatto locale, cioè a base di fontina fusa) Il segreto della fonduta risiede nella capacità di fondere il formaggio facendogli assumere la giusta consistenza, evitando che coaguli formando fastidiosi grumi. Per raggiungere l'obbiettivo è fondamentale scaldare la fontina insieme al latte senza superare i 60 gradi, mescolando in continuazione, per poi aggiungere i tuorli d'uovo che serviranno per dare fluidità e consistenza alla crema di formaggio, che se preparata a regola d'arte non deve filare. La fonduta andrà poi mantenuta calda con l'apposito fornelletto.

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Semplice prosciutto con funghi

Alle 15.00 entriamo per la visita del Castello di Issogne, famoso per la sua fontana del melograno, una vasca in pietra ottagonale sormontata da una pianta in ferro battuto, la quale è formata dalle foglie della quercia (simbolo di forza e longevità) e con i frutti del melograno (che rappresenta fertilità, ma anche unità della famiglia)... un fantastico dono di nozze!! Del castello sono famosi anche le sue pitture, affreschi e le incisioni sul muro... nel vero senso della parola, cioè nei tempi andati, i visitatori del castello si mettevano a raschiare il muro per lasciare un messaggio, ed era una cosa tipica del tempo :D Al termine della visita decidiamo di avviarci verso casa, e si sale quindi fino a Maen, frazione di Valtournenche (si pronuncia Valturnànsch), nella valle del Cervino, così da sistemarci un po' nel nostro alloggio.... lì facciamo la conoscenza del proprietario del bar-ristorante Punta Cian (stessa gestione familiare della Casa per Vacanze dove avevamo prenotato noi) e finalmente posiamo i bagagli nel nostro monolocale... che devo dire, è proprio carino :) Piccolo giro in centro paese a Valtournenche per fare un po' di spesa (che difficoltà atroce per individuare il minuscolo supermercato del paese!), e poi di nuovo a casa per la prima cenetta domestica (penne rigate con salsa alle noci, gustosissimo prosciutto alle erbe). La sera, altra uscita in paese per fare quattro passi e definire il programma per il giorno seguente... entrati in un pub (tra l'altro anche questi difficili anche da trovare, considerata la netta maggioranza di bar aperti soltanto durante le ore del giorno) ci siamo acculturati a proposito del famoso caffè alla Valdostana, anche se poi abbiamo optato per un semplice Irish Coffee... Il motivo? Eccolo qui sotto… Si può definire in parole povere un caffè moolto corretto... è meglio prenderlo a stomaco pieno! :) Angolo culinario del giorno: - Caffè alla Valdostana Ingredienti: 4 tazzine di caffé caldo + 2 tazzine di grappa + 1 tazzina di Ginepy 4 cucchiai di zucchero + 1 arancio (o 1 un limone). Mettere i liquori, lo zucchero, la scorza dell'arancio e un po’ di succo dell'arancio a scaldare in un pentolino, finché lo zucchero non sarà sciolto. Intanto passate un po' di succo di arancio intorno al foro del coperchio, quindi cospargere di zucchero. Versare poi nella coppa i liquori e il caffé e accendervi il fuoco all'interno. Dopo un minuto mettere il coperchio sulla coppa, cosicché si spenga il fuoco ed... incominciate il rito!!!


Domenica 19 - Giornata ad Aosta Risveglio tranquillo e prima colazione al bar (cappuccio e brioche), per dare un saluto ai nostri calorosi ospitanti e farci dare i primi suggerimenti per il nostro soggiorno in Val d'Aosta. Attorno alle 10 ci avviamo verso il capoluogo e qui, pensando un po' anche alla fretta di arrivare optiamo per l'autostrada... grave errore! (tragitto Chatillon-Aosta, ovvero meno di 30km, una mezzoretta scarsa.... 3 euro °_°) un po' perplessi ci avviamo verso il centro città e cominciamo a passeggiare per le sue vie :) Il nostro primo obiettivo è la mostra delle spade al Museo di Aosta, per la rassegna “A bon droyt. Spade di uomini liberi, cavalieri e santi”, allo scopo di vedere le “40 tra le spade più belle e meglio conservate d’Europa e altri artefatti dell’età del bronzo, epoca romana, Medioevo e Rinascimento italiano”. La peggior mostra di spade in assoluto. L'ottanta per cento delle spade era di origine sconosciuta. Il simbolo "(?)" indicava spesso l’origine dei reperti e a volte era sostituito da "Fabbro sconosciuto", "Cavaliere sconosciuto", e così via. Le spade famose erano solamente mostrate in foto :( . L'unica nota positiva la storia dell'arma, scritta sui muri. Veramente interessanti alcuni particolari, come ad esempio la spiegazione di ogni oggetto dell'equipaggiamento di un cavaliere. In linea di massima la mostra si componeva di spade, un paio di spade gemelle, qualche spadone a una mano e mezza o due mani, pugnali, e poi speroni, una cotta di maglia, uno o due scudi, elmi, impugnature di vario tipo, e così via... Poi una piccola visita alla Cattedrale di Aosta, seguita subito dopo dalla pausa pranzo... Guidati dal nostro stomaco seguiamo un po' il flusso di turisti e ci infiliamo in una delle vie principali, ricche di ristoranti e locali dove mangiare, e attirati da un menù turistico esposto in vetrina, entriamo in un certo ristorante dalle tende gialle :D Non appena richiediamo un tavolo, il proprietario fissa la sala sul retro ed è dubbioso se farci entrare o meno... solo con l'arrivo di altre due persone (due simpatici signori di Torino), ci viene "concesso" di prendere posto, ma per dividere insieme un tavolo da quattro persone. Non è un grosso problema e ci accomodiamo. Al momento di raccogliere le ordinazioni però, il menù turistico che aveva attirato noi (e anche i nostri commensali) risulta non essere disponibile, e possiamo solamente servirci del menù del giorno... come se ciò non bastasse, non è possibile nemmeno scegliere una sola portata del menù, ma verrà portato integralmente... o come da loro cortesemente spiegato "non serve che non prendi il primo, tanto lo paghi lo stesso"! Angolo culinario del giorno: - Cannelloni alla Valdostana (cannelloni con fontina) - Crespelle alla Valdostana (un’omelette di uovo, farina e latte, ripiena di prosciutto e fontina) - Coniglio con patate al forno - Cervo con polenta - Dolce sconosciuto (ahimè non ricordo il nome… comunque era a base di molta frutta secca!)

Tralasciamo i dettagli su servizio (della serie, avrei fatto a tempo mangiare tutto tre volte prima che mi portassero la portata successiva), oppure la simpatia e professionalità del cameriere "il vostro pane non ci stava sul tavolo, l'ho messo su quel ripiano là, non ve l'avevo detto?", alla fine un'altra bella sorpresa ci attende... sostituire dolce con caffè a quanto pare non è concepito, né tantomeno compreso nel fantomatico "menù fisso" :D Sorbola economica? tralasciamo! Da ricordare però una cosa: evitare categoricamente i ristoranti pieni, e al primo sospetto di servizio insolito, non è un reato girare i tacchi e andarsene!! Verso le 14 riprendiamo il giro della città dedicandoci un po' alla parte più storica (e in seguito ci è stato comunicato, che Aosta è la terza città dell'Impero Romano in ordine di importanza dopo Roma e Pompei... e c'è da dire che la cosa lascia un po' stupiti... i reperti storici ad Aosta non sono poi così "enfatizzati"!) con la visita al Teatro Romano, la Porta Praetoria, l'Arco di Augusto e il Ponte Romano.


La Valle d’Aosta era un territorio interessante per i Romani, interessati ad assumere il controllo di un territorio molto importante per la sua posizione strategica. Nel 25 a.C. Augusto fondò una città, le diede il suo nome e vi inviò tremila soldati delle corti pretoriane: ecco perchè si chiamo "Augusta Praetoria Salassorum" (da cui derivò poi il nome di Aosta). I romani si diedero da fare per organizzarsi una cittadella fortificata, che garantisse la percorribilità delle vie consolari che collegavano l'alta Italia con l'Europa nord occidentale. Nata al culmine di una straordinaria sperimentazione urbanistica, la cittadella romana raccoglie e sintetizza le migliori esperienze architettoniche della Roma imperiale: la pianta, rigorosamente rettangolare, ha il lato maggiore di 724 metri e quello minore di 572 metri ed è sistemata topograficamente con l'asse maggiore parallelo all'andamento della valle. La cinta muraria di Aosta è oggi una delle meglio conservate giunte a noi di tutto il mondo romano: è ancora oggi percorribile quasi interamente, con una passeggiata di circa 3 chilometri. Anche la Porta Praetoria è perfettamente conservata (ha perduto soltanto il suo rivestimento marmoreo), pur risalendo al periodo della fondazione di Augusta Praetoria, è la più grande giunta a noi dalla Romanità. Nel mezzo, visitiamo anche la Basilica Paleocristiana, e la collegiata di Sant'Orso, con un fantastico chiostro interno in perfetto stile Diablo II (o più appropriatamente monastero di clerici di Cyric)... Lasciamo Aosta nel primo pomeriggio, e decidiamo di dedicare il resto della giornata per visitare qualche castello arroccato lungo la strada... :) Incontriamo per primo il Castello di Quart, attualmente in restauro e quindi non visitabile all'interno, è però immerso in un ambiente naturale molto suggestivo, con tanto di immancabile torrente a fianco, e con piccola cascata... e sentieri tutt’attorno sui quali è possibile passeggiare, e che contribuiscono a rendere la visita molto piacevole :) Lungo la strada avvistiamo poi il Castello di Nus, ma essendo non visitabile al suo interno (e apparentemente non semplice da raggiungere) decidiamo di andare avanti. Vediamo da lontano anche il Castello di Fenis, ma siamo troppo stanchi per godercelo.... e alla fine verso le 17 arriviamo a Saint-Denis per visitare il Castello di Cly (si pronuncia CLI) il quale sin dalla prima occhiata, in parte grazie alla posizione sull'altura, in parte a causa delle sue condizioni non proprio ottimali e restaurate (si avvicina molto ad un rudere), verrà da noi chiamato sempre "il Dunluce", in ricordo di un'altro castello molto simile visitato un'anno addietro in altri luoghi.... :p La visita è stata piacevole e anche grazie al fatto che non vi erano visite guidate in corso, abbiamo potuto girare come e quanto volevamo all’interno delle mura, anche oltre le “protezioni di sicurezza” che avrebbero dovuto impedire l’accesso alle zone più pericolanti, ma che in realtà erano già state tolte da altri visitatori in precedenza…. :p Da sottolineare anche il bigliettaio/guida che si leggeva HP (5 o 4, son dubbioso n.d. Fede) tra una visita guidata e l’altra... e ancor più bello, la targhetta lasciata alla biglietteria del castello durante la sua assenza. Diceva all’incirca "Visita in corso, vi preghiamo di attendere qui!!" ☺ (Peccato fossimo completamente all'aperto e senza alcuna delimitazione di dove non si poteva andare!!). Al termine di questo ultimo maniero ci siamo avviati verso casa, per prepararci la nostra cenetta casalinga e per un po’ di relax… Angolo culinario del giorno: - Antipasti di pane con fontina, salsa alle noci, parmigiano, olio… e mix vari - Penne rigate con salsa alle noci Da ricordare: l’ottimo tentativo di creare una fonduta fatta in casa, riempiendo una tazza con della fontina sminuzzata, e poi scaldata a 180° in microonde :D Purtroppo ne è uscita una massa informa collosa che al contatto con l’aria cambiava forma…. Interessante!


Lunedì 20 – escursione! Era definito che sarebbe stata la giornata "escursione" quindi, dopo una sveglia di buon'ora, colazione (a casa stavolta), ma tappa comunque al bar per farci dare un'indicazione dal nostro caro ospitale barista, sul percorso ottimale da seguire... Nell'indecisione tra un paio di vie da noi puntate, ce n'è stata suggerita una terza, che sicuramente era quella più alla nostra portata :D Portiamo l'auto fino a Buisson (frazione di Antey Saint Andrè) e da lì alle 8.30 prendiamo la funivia per Chamois (si pronuncia Sciamuà), noto per essere l'unico comune in Italia raggiungibile soltanto in funivia o a piedi, nonchè il comune più alto della Valle d'Aosta (1815 mt.) In realtà non è esattamente fuori dal mondo, esiste infatti una via praticabile dai mezzi comunali, però il luogo ha decisamente un suo fascino... da lì iniziamo ad incamminarci e arriviamo fino al Lago di Lod (2018 mt.), e da lì sbagliamo strada :D Non seguiamo infatti il sentiero che ci era stato indicato, ma ne prendiamo un'altro semplicemente perchè avevamo davanti una salita talmente ripida che la strada era completamente nascosta e senza volerlo abbiamo deviato... Grazie però al fantastico spirito orientativo del detentore della mappa, ci siamo ricongiunti alla via e da lì è iniziata la parte più piacevole dell'escursione.... camminando in parte tra i boschi e in parte in un sentiero che dava su uno splendido panorama sulla valle sottostante! Proprio giusto all'ora di pranzo, verso mezzogiorno, arriviamo a Cheneil (si pronuncia Scenèl), una piccola frazione anch'essa sperduta tra i monti, e ancor meno raggiungibile. Qui infatti non esiste neanche la strada per i mezzi comunali... i mezzi a quattroruote non hanno modo di arrivare fino a qui, eppure c'è un ristorante-bar, una decina di case... e la famiglia del custode del rifugio che abita qui tutto l'anno, anche nei mesi invernali... e per accompagnare i suoi (ben quattro!) figlioletti a scuola? Li trasporta lui, con il Quad durante l'estate e in motoslitta d'inverno, fino alla strada trafficabile più vicina, da dove poi possono prendere lo scuolabus :D Angolo culinario del giorno: - Panino con prosciutto alle erbe - Panino con fontina - Panini con marmellata d’albicocche - Panini con prosciutto alle erbe e fontina - Gelato ☺

Rientriamo a casa proprio mentre il tempo inizia ad annuvolarsi nell'ultimo tratto di percorso (dal Lago di Lod a Chamois) e approfittiamo anche della seggiovia per scendere, giusto per rendere il nostro percorso più suggestivo :p Una cioccolata al bar, e quattro chiacchiere per ringraziare della dritta sul percorso, e poi a casa per il relaax :D Come ormai d’abitudine, ci deliziamo nel preparare la nostra fantasiosa cenetta domestica, oggi a base di pasta con il pesto e deliziosi crostini di pane in padella (bruciati in un batter d’occhio… ma non sul fuoco, nello stomaco!) :D


Martedì 21 – Un giorno di pioggia Ci risvegliamo con la pioggia... ma non è affatto un problema :) Dopo una buona colazione a casa, ci avviamo per castelli :D Verso le 9.30 arriviamo al primo della lista, il Castello di Ussel a Chatillon. Non è molto frequentato e ospitava semplicemente una mostra fotografica sui borghi valdostani... tuttavia è stato comunque possibile ammirare gli interni del castello (perlopiù mura e finestre, visto che il resto è stato quasi tutto risistemato in tempi recenti) e poi, il camminamento sulle mura! :D Proprio bello il giro di ronda, anche perchè a causa del brutto tempo, eravamo gli unici visitatori che si erano addentrati fin laggiù e l'abbiamo visitato in completa solitudine! La storia della sua costruzione è interessante: alla morte di Ebalo Magno di Challant (graaande famiglia potente della Valle d’Aosta), uno dei suoi eredi (Ebalo II) si trovava a non avere un castello da ereditare, e quindi gli è stato dato il permesso di costruirsene uno a Chatillon… nel giro di pochi anni è stato eretto e in seguito non ha mai subito trasformazioni significative, conservando le sue caratteristiche originarie, motivo per cui questo Castello ha un grande valore storico! Felici del primo obiettivo raggiunto, raggiungiamo Fénis, ma si intuisce già che la situazione è diversa... il castello è molto più famoso, nonchè in centro paese, e la folla è consistente... Lo "tralasciamo" anche stavolta, e proseguiamo per Sarre dove prenotiamo i biglietti per l'ingresso (anche lì la folla non mancava) un paio d'ore dopo. Durante l'attesa raggiungiamo Aymavilles, il cui castello dalla forma tipicissima era visibile da Sarre e non potevamo resistere al richiamo :D Il Castello di Aymavilles infatti colpisce per il suo aspetto caratteristico: un corpo centrale a pianta quadrilatera e quattro possenti torri cilindriche angolari coronate da caditoie. Purtroppo però è in fase di restauro, così possiamo solamente goderci la visuale esterna (e comunque ammirarlo, perchè è decisamente notevole!!). Lungo la strada ci scappa qualche foto anche al Castello di Chatel Argent a Villeneuve, senza però avvicinarci a visitarlo in quanto "rudere" e collocato in un percorso che ci avrebbe fatto perdere troppo tempo... :p Ritornando verso Sarre, passiamo per Saint-Pierre, dove vediamo dall'esterno il Castello Sarriod de la Tour (circondato dall'immenso campo di meli), e lì al suo esterno ci fermiamo per il nostro pranzo al sacco. Angolo culinario del giorno: - Panini con Fontina e prosciutto alle erbe - Panini con Marmellata d’albicocche - Pomi del campo di pomi Nota sui pomi (tra l’altro famosi per essere la produzione tipica della cittadina): quelli che dovevano sembrare aspri erano aspri, quelli che dovevano sembrare maturi erano 30 volte più aspri dei precedenti :P

Alle 14 inizia la nostra visita del Castello di Sarre, il quale non è certo medioevale come gli altri, però è decisamente interessante per quanto riguarda la storia moderna, essendo stato residenza dei Savoia fino al loro esilio, nel 1946. Il castello si presenta oggi come dimora abitata e come museo della residenza dei Savoia, con immagini, ritratti, foto che ripercorrono la storia degli ultimi sovrani d’Italia. Inoltre, lungo il percorso di visita si possono ammirare mobili, dipinti sculture, stampe, oggetti preziosi e curiosi, ambienti fastosamente decorati, testimoni di frammenti di vita privata degli illustri proprietari.


Affascinanti sono la Galleria e il Salone dei trofei, infatti essendo questo castello il punto di partenza per le battute di caccia, è stato poi arredato con i “trofei di caccia”... Per la decorazione delle due stanze sono stati utilizzati 3612 corni, sfusi o appaiati, corrispondenti a 1019 stambecchi e 787 camosci. Le pareti ne sono completamente tappezzate! Ed è notevole anche la storia su come sono stati raccolti questi trofei: fino al 1922 il Parco Naturale del Gran Paradiso era la riserva di caccia personale del Re (da notare che si tratta del parco naturale più grande d'Italia). Il re amava cacciare, ma in realtà la riserva aveva soprattutto uno scopo difensivo per le povere bestiole (in quanto riserva di caccia del Re, nessun’altro aveva il permesso di cacciarvi). Infatti la maggior parte delle corna utilizzate nei due saloni (mi pare si parlasse dell'80%) sono state raccolte da animali già morti o malati... anche se rimane sempre quel 20% di corna cacciate che fan comunque un bel numeretto :P Al termine della visita al Castello di Sarre ci avviamo verso casa… la stanchezza del viavai della giornata ci fa pisolare (ah che bello essere in ferie!), giusto per riprendere le forze e prepararci per la serata… Al nostro risveglio, ci prepariamo la nostra cenetta domestica con un’ottima pasta al pesto, le uova all’occhio di bue contornate da patate lessate... Dulcis in fundo, le pésche! :p Infine alla sera, eccoci agghindati di tutto punto per fare finalmente visita alla famosa "riviera delle Alpi", la città di Saint Vincent, con tanto di capatina al casinò... purtroppo i nostri programmi cambiano (ehm... dimenticata a casa la carta d'identità) e ci limitiamo a passeggiare per il centro, alla ricerca di un posticino dove bere qualcosa... Ovviamente trovare un pub è un'impresa ardua se non impossibile, quindi riprendiamo l'auto e, non prima di esserci persi per strane vie dalla segnaletica misteriosa, giungiamo al Cupapan, locale il cui nome ci richiama familiarità, ed entriamo :) Decido di ordinare un "dolcetto", e la scelta cade sugli apparentemente classici fagottini alla Nutella... Mentre ci viene apparecchiato il tavolo però, assieme a piatti e forchette, ci viene servita anche l'oliera con sale e pepe, raccomandandoci di utilizzare quello nero al posto del pepe bianco, in quanto risalta maggiormente il gusto della portata… Restiamo un po' perplessi ad interrogarci sulle abitudini culinarie del luogo, quando finalmente arriva un bel tagliere con due mega-fagotti ricoperti di zucchero a velo… e a quel punto il simpatico cameriere ci toglie dal tavolo sale e pepe dicendo "è meglio di no, che voi li avreste messi sul serio"… w l'umorismo Valdostano! :D


Mercoledì 22 – Courmayeur Colazione a casa e poi partenza per la zona dopoAosta... Verso le 11 arriviamo al borgo di Avise, attirati dal presunto castello... il quale si è poi rivelato essere parte integrante del borgo, delle sue case e perciò non visitabile! Ma ne è comunque valsa la pena per vedere questo paesello di sì-e-no 10 famiglie, con le casette arroccate tutte assieme in un borgo (ovviamente pavimentato poerfido), con questo torrione del castello che è un tutt’uno con le case circostanti, separate da qualche piccolo orticello... e poi, all'imbocco del paese (o meglio, sotto), un parcheggio sotterraneo che probabilmente può contenere tutte le auto degli abitanti visto che non c'è spazio in superficie :D E' incredibile vedere come un paesetto possa essere "all'antica", per poi soffermarsi sul ciglio delle strade perfettamente curato, marciapiedi che sembrano appena rifatti, lampioni e portarifiuti di un buongusto e modernità veramente allucinanti... che però riescono a non stonare con tutto il contesto che ci sta attorno... Procediamo poi verso Morgex, e da lì saliamo verso il Colle San Carlo (definito uno tra gli itinerari automobilistici panoramicamente più interessanti) e raggiungiamo Arpy. Seguendo le nostre indicazioni, cominciamo a cercare un piccolo sentiero che dovrebbe portarci alla testa d'Arpy (2.011 m.), ma senza sapere esattamente cosa troveremo... una volta raggiunto, ci troviamo davanti ad una numerosa serie di cime che ci circondano tutt'intorno, uno splendido panorama sull’intero versante della catena del Monte Bianco e su oltre 150 vette della Valle d’Aosta! Le nuvole sono capricciose con noi, e bisogna aspettare il momento giusto per riuscire a veder la cima del Monte Bianco, ma quando si apre è proprio uno spettacolo, è immenso... massiccio! Dopo aver riempito un po' gli occhi, ci dirigiamo verso la valle per riempire anche gli stomaci :p e raggiungiamo Courmayeur per pranzare in un piccolo bar, (Pranzo: hotdog + speck e brie), fare quattro passi in centro e visitare un po' la città. Un po' indecisi sul da farsi (ehm, colpa mia n.d.Elena), decidiamo di tornare a PrèSaint-Didier, alla ricerca del famoso "orrido" di cui avevo tanto sentito parlare... senza volerlo ci imbattiamo in un campo avventura, e per un po' restiamo ad ammirare gli avventurosi che si gettano da un albero all'altro legati in vita con una carrucola, che attraversano ponti di corda sospesi in aria, si lanciano con liane su reti appese, e via di questo passo... Da ricordare: le imprese filmate del giovane stunt-man che per lanciarsi con una liana da un albero ad una rete ha costretto un suo compagno ad offenderlo pesantemente, tutto sotto l'occhio vigile del Grande fratello che filmava a sua insaputa... pensava volessimo fare una foto! ihihih… Alla fine comunque troviamo il famoso orrido :) E' una gola strettissima scavata dall'acqua tra un monte ed un'altro, con il torrente che scorre sul fondo... molto in fondo :D e lì, vediamo che il parco avventura si è spinto fino all'attraversata estrema, il lancio da una parete all'altra dell'orrido! Ritornando al centro città, diamo un'occhiatina dall'esterno alle famose terme di Prè-Saint-Didier (l'orrido infatti fa sgorgare a valle acqua a 35-36 gradi centigradi per tutto l'anno... ovvio che in fondo ci piazzavano una terma :P) e poi torniamo a Courmayeur, per il nostro appuntamento culturale delle 18.00... Avendo infatti una intera giornata di tempo per restare in città dovendo attendere le nove per la cena, e non avendo soltanto un paio d’ore scarse per poter stare assieme tra di noi… beh, ne approfittiamo per andare al cinema! (e chi non lo farebbe? Tipica cosa da fare a Courmayeur!) La visione di Shrek 3 si rivela… affollata di gioventù (mai visti tuti sti boce al Uòrner!) ma comunque divertente… sisi, ci stava! :D


Infine ci spostiamo ad Entrevès, l'ultimo paese prima della Francia, ne approfittiamo per far benzina all'ultima area di servizio in territorio Italiano, per poi dirigerci al Pilier d'Angle per la nostra cena :) Angolo culinario del giorno: ANTIPASTI: - Motsetta e Lardo d'Arnad serviti con castagne, miele di acacia di produzione locale e pane di segala La motzetta (= mocetta) è fatta con carne bovina, equina o di camoscio, essiccata. I tagli vengono aromatizzati con spezie e erbe di montagna per circa tre settimane, quindi essiccati per 30-90 giorni secondo le dimensioni del pezzo. Ricorda la bresaola e non può mancare in un buon tagliere valdostano. - Prosciutto di Saint Marcel con tomino fresco all'erba cipollina servito con pane di fichi e noci PRIMI PIATTI: - Garganelli con salsiccia al profumo di tartufo in croccante di formaggio - Tagliolini della Casa al limone SECONDI PIATTI: - Scaloppa alla Valdostana - Carrello dei formaggi freschi e stagionati (verde, mezzano, stagionato, alle erbe, Brie, Fontina e Toma) serviti con mostarde ai fichi, alle mele cotogne e di arance. VINO: - Gamay Rosso (Pinot valdostano) E' stato tutto decisamente delizioso, dagli antipasti fino all'ultima portata, passando anche per il vino :) Eravamo gli unici a cenare in quella parte della sala, così da rendere deliziosa anche l’atmosfera! Unica nota dolente.... il servizio era iper-veloce, a quanto pare avevano molta fretta di sgomberare la sala :| Abbiamo inoltre scoperto che l’accoppiamento latte + limone è effettivamente indigeribile come si dice… il viaggio di ritorno infatti è stato allietato… no, non dico altro :D Commento solo per l’autostrada, il secondo furto: 8,50 € per... cinquanta minuti di tragitto? ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Giovedì 23 – Oh happy day! La giornata la trascorriamo in casa per le coccole del giorno, e per dedicarla al relax :D Pranzo in casa con petti di pollo e mortadella, contornati dalle patate fritte a cubetti in padella… (yuppi!) Verso le 14 usciamo per fare un giretto a Cervinia, città turistica piuttosto famosa, a pochi km a nord del nostro borgo... là possiamo finalmente vedere il Monte Cervino a distanza più ravvicinata (anche se sempre un po' nascosto dalle nuvole o come dicono gli abitanti del posto “il Cervino è come una donna capricciosa, quando non vuol farsi vedere indossa il suo cappellino!”) e fare qualche passeggiata alla ricerca delle tanto amate cascate! Inoltre, lungo la strada ci fermiamo anche per una tappa al bel Lago Blu, presumibilmente famoso per il colore delle sue acque.... :D Sulle rive del lago abbiamo potuto notare, oltre alla fauna e flora tipica locale, anche due splendidi sirenetti di sesso opposto che non abbiamo potuto non immortalare nelle nostre foto!

Alla sera, cena in casa con gli amati Tortiglioni al pesto, filetti di petti di pollo in padella, e filetti di mortadella ☺ (sì, ripresi un po’ dal pranzo… ma d’altra parte in una giornata di poja non si può certo andare a fare la spesa!!) Infine, Poja serale e poi Chocolate time!


Venerdì 24 - I castelli rimasti... Molte tappe ci attendono! Puntiamo a visitare tutto ciò che abbiamo lasciato indietro finora… quindi dopo la colazione a casa, partiamo di buon’ora, verso le 9.00. Arriviamo a Fénis, facciamo un breve giro della città (in realtà non c'è molto da vedere) e poi alle 10.15 entriamo per la visita al Castello di Fenis... è sicuramente il castello più famoso e "scenografico" tra tutti quelli che abbiamo visitato, infatti rappresenta benissimo il tipico castello medioevale della nostra immaginazione, con un sacco di torri di varie forme e dimensioni, e circondato completamente da una doppia cinta di mura con le tipiche merlature! Anche qui sono notevoli le varie misure di sicurezza progettate, realizzate ma mai testate perché il castello non fu sottoposto ad assedi. Di rilevanza è la quantità innumerevole di strada che gli invasori sarebbero stati costretti a percorrere per conquistare ogni singola parte del castello, e l'altrettanta quantità di trappole,tranelli e trabocchetti disseminati qua e là, come ad esempio strettoie, saracinesche, passaggi poco agevoli, eccetera… (tutto per aumentare quei famosi bonus sui tiri per colpire a cui tanto tengono i difensori :P) Verso le 11 usciamo e ci dirigiamo verso Saint Pierre. Qui, un'ora più tardi entriamo per la visita al Castello di Saint Pierre, il quale ospita al suo interno il museo delle scienze naturali. La visita dura un'ora e si rivela molto interessante! La guida infatti ci permette di scegliere l'argomento su cui "vogliamo spiegazioni", a scelta tra la storia del castello e la sua architettura, la sezione flora del museo, o la sezione fauna. Alla fine opta per una iniziale illustrazione del castello, delle sue stanze che ora occupano la mostra e delle varie modifiche che hanno subito nel corso degli anni, per poi terminare la visita concentrandosi sull'esposizione del museo relativa agli animali della Valle d'Aosta... E qui memorabili gli aneddoti sul picchio, l'ermellino, il cuculo, la biscia tipica, eccetera... ☺ Un esempio? Il tipico “scarbonasso” Valdostano ha alcune particolari caratteristiche di difesa: quando si sente minacciato, come prima cosa tende a gonfiarsi, ad aumentare le proprie dimensioni per sembrare così più pericoloso e spaventare l’altro animale. Se quest’ultimo non desiste, il serpente provvede in questo caso a sembrare il più disgustoso possibile, in modo tale da scoraggiare qualsiasi tentativo di essere mangiato, ed emette quindi un odore nauseabondo (la guida, che ne ha uno che bazzica nel suo orto, lo definisce “pestilenziale”)… E se anche questo non è sufficiente per far allontanare il suo assalitore, il biscio si finge morto. :D Che serpenti fantastici esistono in Valle d’Aosta! All’uscita dal museo rimaniamo in paese, e decidiamo di consumare il nostro pranzo al sacco (oggi panini con la mortadella!) di nuovo accanto al campo di pomi davanti al Castello di Sarriod de la Tour, per il quale abbiamo scoperto di avere l'ingresso gratuito. Decidiamo perciò che una visita la possiamo anche fare… E meno male che era gratuito! La guida si rivela essere la peggiore della storia! (e la visita, la più breve in assoluto tra tutte quelle fatte!) Una specie di ragazzina vamp, alle cui domande dei visitatori come "Chi è raffigurato nel busto qui esposto?" risponde con "Beh, non è sufficientemente rilevante, e comunque non me lo ricordo"... E chissà come mai, quel castello era pieno zeppo di dipinti, restauri, e molte altre cose di cui "non si sa l'epoca a cui risalgono"... Da ricordare comunque la sala delle teste, una specie di salone sul cui soffitto a cassettoni in legno sono state incise 171 teste che raffigurano animali locali (stambecco, capriolo, ma anche biscie, rospi...) e poi vari volti nelle espressioni più varie (e qui di nuovo, complimenti alla guida che ha indicato con precisione le più scabrose davanti ai ragazzini più piccoli e con gli occhioni sgranati)… Ma quegli sgorbi che si baciavano e leccavano il fondoschiena sarebbe stato un delitto non notarli :P


"Oltre a un vasto repertorio di volti e personaggi “per bene” (nobildonne agghindate con copricapi a sella all'ultima moda e fronti rasate, gentiluomini con cappucci e berretti di varie fogge), nella sala domina incontrastato l'universo carnevalesco: il suonatore di piva, i folli sghignazzanti con i tipici copricapi, il leccaculo, l'irsuto uomo selvatico e vari personaggi raffigurati in pose oscene o con i volti deformati da smorfie feroci e sbeffeggianti sembrano quasi incitare il visitatore a unirsi alla chiassosa festa. Alle figure di animali domestici (il cane, il gatto, l'anatra) e selvatici (il lupo, il cinghiale, lo scoiattolo, il serpente, il cervo) rispondono creature fantastiche (la sirena, l'unicorno, il drago, il volto trifronte) e una serie di mostri di aspetto capriccioso, bizzarro e diabolico che sembrano affiorare direttamente dal mondo degli inferi."

Proseguiamo poi verso Introd, dove ci dedichiamo prima al lato più "naturale", entrando nel parco naturalistico, che ospita alcuni animali tipici della Val d'Aosta... la curiosità per vedere dal vivo camosci, cervi e stambecchi ci convince ad entrare, nonostante questo sia più un parco per bambini.... in ogni caso, la nostra curiosità è soddisfatta... delusione però, per le marmotte che non facevano la cioccolata!! :p (Riassunto della frase precedente: Proseguiamo verso Introd dove andiamo allo zoo!!! N.d. Fede)

La seconda meta della città è ovviamente il Castello di Introd, un po' particolare rispetto agli altri, in quanto sin dalla sua costruzione è passato nelle mani di solamente due famiglie nobili, e tuttora è ancora di proprietà degli eredi di una delle due (dei conti piemontesi, mi par di ricordare) i quali lo usano come dimora estiva! Solo il piano terra infatti è visitabile (al piano superiore ci abitano) ma comprende comunque l'ingresso interno, con il "chiostro" e la base del torrione centrale (donjon), oltre ad un buon numero di stanze, alcune delle quali conservate benissimo, con tanto di bellissimi arredi interni e mura ben mantenute nelle loro decorazioni. Belli anche i panni stesi alle finestre del piano superiore :D Decisamente soddisfatti per la nostra giornata iperproduttiva, rientriamo a casa per la cena… Angolo culinario del giorno: - Penne e Tortiglioni all’olio - Crostini di pane in padella - Uova all’occhio di bue

Quella sera, ci agghindiamo di nuovo di tutto punto per fare la nostra uscita al Casinò. Stavolta partiamo convinti (e con tutti i documenti), ed entriamo :) Un paio di partite alla slot-machine, qualche altra alla roulette... ehm, abbiamo perso :D Da non dimenticare la frase del tizio che giocava ai dadi davanti l'uscita: "Pensa a me, che se non mi va questo giro stasera ho perso 1000€" ...Sto cretino, darli a me no?!? All'uscita, ci mettiamo in macchina per tornare a casa e dopo una decina di metri uno strano rumore ci avverte di aver forato una ruota! Con calma e con fatica, si sostituisce e ripartiamo col ruotino, e con la consapevolezza che la mattina seguente ci sarà un imprevisto in più a ritardare il nostro rientro! :p


Sabato 25 – Il rientro! Alla mattina la sveglia e la colazione, un po’ di malavoglia… prepariamo i bagagli, svuotiamo l’appartamento… quelle tipiche cose che ti fanno capire che la vacanza è proprio finita :p L’imprevisto della sera precedente ci fa ritardare un po’ sulla nostra “tabella di marcia”, ma per fortuna in poco tempo il danno viene riparato e poco dopo possiamo caricare i nostri bagagli e avviarci… Scendiamo al bar a salutare i nostri cordiali "ospitanti", i quali ci salutano calorosamente (e ci offrono anche una confezione di un tipico biscottino locale... da aggiungere alla nostra collezione di cibi tipici :p). E a proposito di cibi tipici, non possiamo fare a meno di far scorta dei grissini locali (nelle loro mille varianti), e poi passando per Arnad, una confezione di lardo e una di castagne dolci.... giusto per portarci a casa il miglior antipasto mai assaggiato! Infine, nonostante sia il nostro ultimo giorno, non possiamo tralasciare un'ultima fondamentale tappa.... proprio il giorno precedente infatti, abbiamo scoperto che in Valle d'Aosta attualmente ci sono 11 castelli visitabili al loro interno... di cui noi ne abbiamo visti 10! Non era possibile tornare a casa con questa singola mancanza.... e così siamo arrivati fino a Gressoney Saint-Jean, per visitare il Castel Savoia, fatto costruire dalla Regina Margherita, a cui non piaceva la residenza di caccia a Sarre... troppe corna? ;). Il castello è conservato in condizioni splendide e anche gli arredamenti sono favolosi... nonostante sia geograficamente "fuori-mano" merita sicuramente una visita! Oltretutto è situato ai piedi del Monte Rosa, che NON è un Monte… e come potevamo a non andare a vedere il 3° NON monte più importante della Valle d'Aosta (dopo il Cervino e il Monte Bianco)?? Notevole anche l'illustrazione della guida, la migliore tra tutte quelle incontrate, che ha messo veramente cuore in tutta la visita e nelle sue spiegazioni, facendoci dimenticare che a volte recitano tutto a memoria...favoloso!!

Ritorniamo poi a Verres per acquistare i souvenir mancanti e, vista l'ora di pranzo, seguiamo le indicazioni che dal castello indicano una certa trattoria Omens... la strada è più lunga del previsto, e data anche la nostra urgenza a partire (puntavamo ad un semplice "un boccone e via") questo ci innervosisce un po'.... ma quando arriviamo alla meta, ci troviamo a fare uno dei nostri migliori pasti Valdostani :)

Angolo culinario del giorno: - Antipasto: lardo d'Arnad, mocetta, salumi vari - Antipasto vegetariano: castagne sciroppate e noci di burro - Seconda portata: polenta concia con spezzatino di vitello e salsicce. - Pane nero e bianco Una nota: Noi conoscevamo "di nome" la polenta concia, per come ci era stata descritta in precedenza, si tratta della tipica polenta assieme alla quale i Valdostani aggiungono la loro fontina fusa, nulla di più semplice! Al momento di servirla però, il nostro cuoco spiega ai vari commensali che non la conoscono, di che cosa si tratta... la sua ricetta per la polenta concia consiste di fontina, toma (formaggio tipico di Gressoney), burro e UN PO' di polenta :D Giusto giusto per essere leggeri insomma! E' comunque la cosa più buona in assoluto mangiata in valle d'Aosta, seconda forse solo al Lardo... ma anche le castagne.... e la fonduta....mazza come se magna bene di là! Terminato il pranzo, riprendiamo il nostro viaggio per avviarci definitivamente verso casa... (Sigh sob!) …E speriamo di non dover attendere troppo prima del prossimo viaggio!! ☺


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