Eidos news 252 web2

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Quindicinale iscritto al registro della Stampa presso il tribunale di Teramo n. 13/03 del 22/05/03

ANNO 10 N.252 prossima uscita 21 maggio

Il tuo STAR B E N E, la mia FO R ZA .


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dove prendersi cura del proprio corpo

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n sogno nato un anno fa e che si è successivamente avverato, una scommessa con se stessa dopo anni di sacrifici e di gavetta. E così a Pagliare di Morro d’Oro (piazza Berlinguer, 10, accanto alla Tercas) lo scorso 22 febbraio è stato inaugurato il centro estetico “Francesca Estetica”, di Francesca Leli, giovanissima ma con un’esperienza consolidata grazie all’apprendimento teorico-pratico con lezioni alla scuola di estetica di Pescara e poi con i 6 anni di gavetta trascorsi in altri centri. Giovane, frizzante, vivace come un’ottima bottiglia di bollicine italiche, Francesca Leli ha creato un centro per il benessere e la cura della persona, sia per donne, sia per uomini, sempre più alla ricerca della perfezione e all’eliminazione di fastidiosi inestetismi. Prodotti semipermanenti di qualità come EZFLOW con smalti dai colori eccezionali, Keenwell per il trattamento del corpo e del viso. Il punto forte di “Francesca Estetica” è soprattutto la cura del viso, con trattamenti personalizzati per ogni tipo di inestetismo. Per quanto riguarda il corpo particolare attenzione nel trattamento e modellamento con l’eliminazione di quel grasso fastidioso

in alcuni punti. Per gli uomini epilazione schiena, petto, gambe con trattamento anche con luce pulsata per eliminare la ricrescita di peli. Make-up personalizzato per eventi spose e serate speciali. Trucco SEMIPERMANENTE per la ricostruzione di sopracciglia e rendere il tuo sguardo perfetto. E ogni martedì del mese di maggio promozione al costo di soli 5 euro per doccia solare. L’estate si avvicina e con i prodotti “Solarium” meglio affrontare la bella stagione sopra le righe presentandosi sulle spiagge con un’abbronzatura da fare invidia. Per prenotazioni telefonare al 3881941649. L’invito è anche quello di consultare la pagina facebook di Francesca Leli. Il centro “Francesca Estetica” è aperto dal lunedì al sabato dalle 8,30 alle 19,30 con orario continuato. Giorno di riposo il mercoledì. Francesca Leli


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MOSTRA DEI VINI DI MONTEPAGANO

SCONTRO DI GIROLAMO-PAVONE

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L’amministrazione uscente ha deciso di affidare l’organizzazione della manifestazione all’associazione RosaEventi di Emilio Di Febo, che appoggia la candidatura del sindaco uscente. Per il Pd una strumentalizzazione in chiave politica in vista delle elezioni di giugno. Chiesto che l’evento torni nelle mani dei residenti

assa anche dall’organizzazione della 45° edizione della Mostra dei Vini di Montepagano, in programma dal 29 al 31 luglio prossimi, la campagna elettorale a Roseto per eleggere il nuovo Consiglio Comunale e soprattutto il sindaco che governerà la città, assieme alla sua maggioranza, per i prossimi 5 anni. Il primo cittadino uscente Enio Pavone e la sua Giunta hanno deciso di riaffidare anche per questa edizione l’organizzazione all’associazione RosaEventi, di Emilio Di Febo, esponente della lista Futuro In che appoggia proprio il sindaco uscente. Secondo le opposizioni, in modo particolare il Pd, si è trattata di una strumentalizzazione palese di un evento, “un’occasione” sostiene il Partito Democratico, “per fare campagna elettorale”. Proprio il candidato del Pd, Sabatino Di Girolamo, è intervenuto sulla questione sottolineando alcuni aspetti. “La Mostra dei Vini negli ultimi anni”, dice Di Girolamo, “ha assunto, sempre più, le caratteristiche di una sagra paesana e ha perso il senso reale per cui era nata: la promozione dei prodotti vitivinicoli della nostra terra in modo qualificante per gli stessi. È di vitale importanza, quindi, che la Mostra riacquisti il carattere della interregionalità e che l’organizzazione della stessa, torni ad essere affidata ai residenti di Montepagano che ne hanno, negli anni, tenuta alta la qualità”. Sulle osservazioni sollevate dal Pd, la maggioranza che sostiene Pavone non è stata a guardare. La replica non si è fatta attendere. “Vorremmo ricordare

che questo, che è uno dei più importanti eventi che si svolgono sul nostro territorio, ma non solo”, si legge in una nota, “richiede tempo ed un lungo lavoro preparatorio per essere realizzato. Appare quindi più che lecito e normale affidarne l’organizzazione con un congruo anticipo, anche perché pure un bambino capirebbe che attendere la fine delle elezioni, quindi fine mese di giugno, equivarrebbe a “condannare” l’importante kermesse ad una raffazzonata organizzazione, cosa che noi non vogliamo assolutamente fare. Infatti, dopo aver ereditato una Mostra dei Vini ridotta a poco più che una sagra paesana affidata e gestita dai “soliti amici” della sinistra rosetana, questa amministrazione, con cinque anni di duro lavoro, è riuscita a risollevarla, a riportare cantine e produttori, a coinvolgere il Consorzio Colline Teramane e le eccellenze enogastronomiche del territorio, a conquistare importanti riconoscimenti come quello che ha permesso alla Mostra dei Vini di essere presentata al Vinitaly di Verona e di entrare nel circuito di “Borghi Autentici d’Italia” e di “Res Tipica”, ma soprattutto a rimettere al centro del progetto Montepagano, riportando tanti turisti e visitatori, dopo anni di oblio”. Sull’argomento ha alzato i toni anche Simone Aloisi, dei Giovani Democratici di Montepagano e candidato nella lista dello stesso Sabatino Di Girolamo. “La decisione di affidare prima delle amministrative di giugno, l’organizzazione della storica Mostra ad un’associazione che non opera nel borgo rosetano”, puntualizza Aloisi, “è una scelta che si

tinge dei colori tipici di uno spot elettoralistico e che si scontra rigidamente con il solito iter utilizzato per l’affidamento di questa manifestazione. Si pensi soltanto che l’anno scorso è stata affidata il 24 luglio: saggio, pertanto, sarebbe stato aspettare l’elezione del nuovo Sindaco per poi procedere con l’affidamento”. Insomma, argomento delicato e che ha scatenato reazioni a catena, con effetto domino. Perché la maggioranza oggi accusa chi ha governato in passato di aver elargito ad organizzatori esterni cifre da capogiro, che in alcuni casi arrivavano anche a 100 mila euro. “Tra l’altro lasciando anche debiti”, tuona il centro destra, “che la RosaEventi ha dovuto saldare per conto di altri. Seppur in un periodo di vacche magre, grazie proprio alla programmazione, siamo riusciti a rialzare gli standard della Mostra affidando l’organizzazione ad associazioni serie e competenti che, grazie al duro lavoro, sono riuscite a far rifiorire l’intera manifestazione. La RosaEventi ha già lavorato, negli ultimi due anni, all’organizzazione di questa kermesse e nel programmare questa 45° edizione, è riuscita a coinvolgere in questo progetto diverse associazioni di Montepagano e attività produttive che operano nel borgo”. Questa edizioni, ad ogni modo, a prescindere da chi andrà a governare la città, dovrà essere di consacrazione di un appuntamento che oltre a valorizzare il prodotto vitivinicolo abruzzese, ha tutte le caratteristiche di essere un evento culturale e di riscoperta dell’antico borgo di Montepagano.


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IN GITA GRAZIE AI VOLONTARI DELL’UNITALSI Ha rischiato di restare a casa, mentre i suo compagni sarebbero stati in gita ad Orvieto. Ma grazie all’Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali e all’interessamento della dirigente dell’Istituto Moretti Sabrina Del Gaone uno studente disabile ha potuto partecipare assieme al resto della classe

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e n’è parlato molto nei giorni scorsi perché è il primo caso in Italia che uno studente ha potuto prendere parte alla gita di classe assieme ai compagni grazie all’aiuto dei volontari dell’Unitalsi che hanno messo a disposizione un mezzo adeguato per il trasporto. Parte infatti dall’Abruzzo l’alleanza tra l’Associazione Nazionale Presidi (ANP) e l’Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali per il sostegno e l’aiuto a favore degli alunni con disabilità delle scuole italiane di ogni grado e livello. L’idea di questa importante sinergia è nata dopo i fatti di discriminazione a scuola nei confronti di ragazzi disabili a Livorno e Isernia. Questa alleanza ha visto protagonista un alunno disabile dell’istituto “V. Moretti” di Roseto, il primo in Italia ad essere stato accompagnato gratuitamente in gita scolastica lo scorso 26 aprile a Orvieto, dai mezzi e dai volontari dell’Unitalsi della sottosezione di

Giulianova. Infatti, il ragazzo rischiava, per la mancanza di pullman attrezzati, di rimanere a casa. Tutto questo grazie all’idea della preside dell’istituto, Sabrina del Gaone che non si è scoraggiata ed ha chiamato il numero verde nazionale dell’associazione (800 062 026)

per chiedere un aiuto e un sostegno. “Un segnale importante”, hanno spiegato Dante D’Elpidio e Mario Rusconi, vice presidente nazionale dell’Unitalsi e vicepresidente dell’Associazione Nazionale Presidi, “per tutti gli alunni disabili delle scuole italiane e per le loro

famiglie per fare comprendere loro che non sono soli. Un’alleanza, la nostra basata, sulla volontà di fare incontrare il mondo della scuola con quello del volontariato con la finalità di abbattere ogni barriera culturale e architettonica”. Un ringraziamento speciale è andato proprio alla dirigente scolastica Sabrina Del Gaone, alla presidente dell’ANP della provincia di Teramo, Di Domenico e ai volontari Unitalsi di Giulianova per essersi messi, tutti, subito a disposizione. Esiste un numero verde nazionale dell’UNITALSI (800062026) che verrà inserito anche sul sito dell’ANP a disposizione dei presidi che non voglio arrendersi di fronte alla burocrazia e ai pregiudizi. “Anche da questa nuova iniziativa”, hanno ricordato D’Elpidio e Rusconi, “nasce l’idea di aprire le porte di tante scuole ai volontari dell’Unitalsi per diffondere tra i giovani studenti, ancor di più, un messaggio di solidarietà e sostegno alle persone in difficoltà”.


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COSTE LANCIANO

LA STRADA DEGLI INCIDENTI Nonostante il Comune sia a conoscenza del problema che riguarda le pessime condizioni del manto d’asfalto, ancora non sono stati presi provvedimenti. Su un tratto di meno di 2 chilometri si contano circa 15 buche, sei delle quali sono dei veri e propri crateri che hanno causato in tre mesi 15 rotture di pneumatici, sospensioni e cerchioni. Alcuni automobilisti hanno inoltrato una denuncia nei confronti dell’Ente con richiesta di risarcimento del danno

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inque incidenti nel solo mese di febbraio, 6 a marzo, altri 4 ad aprile. E per l’assicurazione del Comune di Roseto le richieste di risarcimento danni aumentano vertiginosamente. Sì, perché gli automobilisti che si ritrovano con cerchioni spaccati, pneumatici esplosi, sospensioni da sostituire sono un bel po’. Sono coloro i quali sono finiti in una delle tante buche disseminate lungo la strada di Coste Lanciano. Ce ne sono una quindicina, ma almeno 6 sono pericolosissime. Profonde oltre 30 centimetri, con un dente d’asfalto che rappresenta il vero problema. L’ultimo incidente in ordine cronologico si è registrato qualche giorno fa. L’auto danneggiata una Mercedes Classe A condotta da una donna che stava percorrendo questa strada per raggiungere la TeramoMare. La ruota posteriore sinistra è finita nella pozza, invisibile a causa della pioggia che l’aveva completamente ricoperta. Pneumatico e cerchione spaccati. Per il Comune di Roseto in arrivo un’altra richiesta di risarcimento danni. Neppure in un campo da golf si contano così tante buche. Che poi buche non sono visto che hanno le dimensioni di crateri. L’amministrazione rosetana ha annunciato in pompa magna un piano asfalti. Che però ancora non parte. E intanto questa strada con l’arrivo della bella stagione diventerà sempre più trafficata, visto che è la naturale alternativa alla statale 80 per chi vuol raggiungere, dalle zone interne, le località di mare. Altro problema è la pericolosità in prossimità delle curve. Visuale ridotta al minimo per la presenza di erbacce alte e canneti. Lungo via Romualdi, sino all’altezza del bivio per Villa Maisé le sterpaglie sono state eliminate. La competenza in questo caso è della Provincia. Ma per la strada di Coste Lanciano, percorso interpoderale, la competenza è del Comune di Roseto. E i lavori non sono stati ancora eseguiti.

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Scarsa visibilità -1

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FALLIMENTO CIRSU LA CORTE D’APPELLO CONFERMA LA SENTENZA Il Consorzio è da considerarsi fallito a tutti gli effetti. Non c’è stato quel ribaltamento che qualcuno auspicava, dopo il pronunciamento del Tribunale di Teramo lo scorso 10 settembre. Anche il secondo grado di giudizio è sfavorevole. Non resta che percorrere a questo punto la strada del ricorso al Consiglio di Stato. Ma non tutti gli Enti consorziati sono favorevoli. Intanto, arriva anche lo stop al trattamento dei rifiuti negli impianti di Grasciano

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er il Cirsu la parola fine è stata scritta. Con la conferma da parte della Corte d’Appello della sentenza di fallimento pronunciata il 10 settembre scorso dal Tribunale di Teramo, il polo tecnologico di Grasciano rischia lo stop definitivo. E già dagli inizi di questo mese, il Csa, il Consorzio Stabile Ambiente dell’Aquila, ha deciso che gli impianti del Cirsu avranno solo la funzione di zona di stoccaggio dei rifiuti. Perché dovranno essere trasferiti altrove, in altre strutture del territorio. Con la conferma della sentenza del fallimento anche da parte della Corte d’Appello, la struttura consortile non può più operare. Cinque sindaci su sei Comuni

soci sono intenzionati a ricorrere al Consiglio di Stato, ma le speranze di un ribaltamento della sentenza emessa prima dal Tribunale di Teramo e confermata successivamente dalla Corte d’Appello, sono ridotte al minimo. Contrario ad un nuovo ricorso il sindaco di Notaresco Diego Di Bonaventura. Il Cirsu è fallito. E con il fallimento è calato il sipario su una struttura che avrebbe dovuto dare risposte importanti in materia di recupero dei rifiuti, degli stessi materiali di risulta che in tempi passati sarebbero finiti in discarica. Ci sarà ora una procedura da seguire con i curatori fallimentari che dovranno a questo punto, attraverso il tribunale, procedere con la vendita di capannoni

e apparecchiature. Non è affatto assurdo pensare che con la dismissione dei beni del consorzio per far fronte ai debiti ci sarà un intervento da parte dei privati che potrebbero quindi acquisire l’intero complesso, rimettendo in moto il polo tecnologico, o parte di esso. Intanto, con il fallimento consacrato del Cirsu i Comuni dovranno conferire i rifiuti altrove. Questo significherà un aggravio dei costi per il trasporto dei materiali in altri impianti. E di conseguenza un aumento della Tari, la tassa sui rifiuti, a carico di attività commerciali e famiglie. Alcune amministrazioni comunali, come nel caso di Giulianova, hanno già tenuto conto dell’aumento.


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Società

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L’ITALIA PUÒ RISORGERE

MA DEVE AFFRONTARE LA CRISI SISTEMICA

IN MODO DEFINITIVO Come uscire da questo “impasse” che sembra non darci scampo? Anche qui tre riflessioni potrebbero aiutarci di William Di Marco DR. JEKYLL E MR. HYDE - Il nostro è un Paese dalle mille possibilità di crescita, ma ancorato a un sistema per molti versi malato che spinge il guidatore (chiunque esso sia) a misurarsi con il freno tirato che falsifica l’andatura e la velocità. La metafora spiega come le qualità racchiuse in questa parte d’Europa - che la natura ha voluto rappresentare in una penisola particolarmente bella sotto il profilo paesaggistico e naturalistico, a cui l’italica gente del passato ha saputo incastonare tesori artistici e monumentali di inestimabile valore - siano sotto gli occhi di tutti noi, ma purtroppo tanto ben di Dio non è adeguatamente amministrato. Siamo molto superficiali e abbiamo creato (volutamente) un apparato burocratico-politico capace di mettere il bastone tra le ruote a qualsiasi iniziativa, invece di semplificare le procedure e dar sfogo alla creatività che è tipica della gente discendente dagli Etruschi e dai Romani. Tutto questo ha falsato il nostro senso civico, al punto tale che non sappiamo apprezzare ciò che è pubblico, considerando le strutture, che servono alla collettività per crescere, come fossero di nessuno e quindi da maltrattare e avvolgerle nella più assoluta incuranza. Nel nostro Dna c’è una sorta di dicotomia che ci rende al contempo Dr. Jekyll e Mr. Hyde e la nostra esistenza si snoda su due piani contrapposti che non ci permettono di spiccare il volo nella modernità più evoluta. Gli esempi sono infiniti, ma tre ci sembra il caso di segnalarli. DEBITO PUBBLICO E RISPARMIO PRIVATO - Se guardiamo le casse dello Stato, ci rendiamo conto di quanto siano disastrate. Abbiamo il

terzo disavanzo mondiale (dopo Usa e Giappone, ma loro hanno un Pil enormemente superiore al nostro) con oltre 2.200mld di euro di debiti che non sappiamo come appianare e che frena di molto la nostra ripresa economica. Al contempo siamo i secondi risparmiatori del pianeta: a dimostrazione che se c’è da prendere nei cassetti della spesa pubblica tutti ci mettiamo le mani, ma i nostri soldi li curiamo e li accantoniamo con parsimonia. Secondo esempio. Le nostre abitazioni sono tra le più pulite e meglio tenute. Non è una questione di bellezza e design (il salone del mobile di Milano ha ancora sentenziato di quanto siano forti le aziende nazionali del settore), ma proprio di decoro. Insomma, ci teniamo e le famose pattine di tanti anni fa che bisognava indossare dopo che la mamma aveva passato la cera, sono rimaste come modo di agire dentro i muri domestici. Purtroppo, appena usciamo di casa, avviene il disastro. La sporcizia generalizzata ci fa vergognare, soprattutto se ci rapportiamo a molti Paesi europei. Lì tutto brilla invece qui ci sono carte per terra, sporcizia, aiuole incolte e fiori secchi. Insomma, la sfera privata-egoistica sa essere migliore di quella pubblica, con il senso civico che va a farsi benedire. L’ultimo esempio è inerente il nostro modo ideologico di vedere il mondo. Negli anni Settanta del secolo scorso si diceva che gli Italiani guardassero a sinistra, buttando il cuore oltre la cortina di ferro sovietica (“Lo Stato deve garantirci tutto, dalla culla alla tomba”), mentre con il portafogli rimanevano a destra, legati al liberalismo americano. In sintesi la formula era semplice, quasi da ca-

baret: quello che è tuo è anche mio, quello che è mio... rimane mio. CAMBIAMENTO SISTEMICO RADICALE - Allora, come uscire da questo impasse che sembra non darci scampo? Anche qui tre riflessioni potrebbero aiutarci. La prima è di ritornare veramente liberali, cercando di fare (ognuno per la sua quota parte) il proprio dovere civico ed economico. Più impegno da parte di tutti e meno tasse (in modo radicale e non dello zero virgola), tanto da incentivare i giovani a cominciare una impresa personale in cui mettersi alla prova per crescere e far crescere la società. La seconda cosa da fare è di riscrivere le regole del gioco con un’Assemblea Costituente, in modo da ripartire con regole certe e snelle, coinvolgendo in questa rivoluzione anche l’apparato burocratico. Le norme e modifiche apportate finora al sistema fanno semplicemente sorridere. Non cambiano nulla e vengono vendute come riforme. Per tutte da vedere cosa è successo con l’abolizione (?) delle Province (ma dai!!) e del futuro Senato, che come apparato elefantiaco e costosissimo rimarrà immutato. Infine il terzo punto da modificare subito è il comparto scuola. Se dovessimo vedere il futuro dei prossimi 15-20 anni dell’Italia in base a come è oggi la scuola (soprattutto Superiore), avremmo soltanto degli incubi. Chi sa investire (e tanto) sull’istruzione può garantire un’adeguata rivoluzione sistemica. Tutto il resto sono solo parole di chi non vuole affrontare la situazione, perché beneficiario (in lauti stipendi e vitalizi) di questo status quo involutivo.


ROSETO

CI PIACE

IN ARRIVO 9 NUOVE CONCESSIONI DEMANIALI Roseto e ovviamente anche Cologna Spiaggia hanno una vocazione prettamente turistica. E il turismo, soprattutto quello ecocompatibile, porta benefici in termini economici e occupazionali. Se lo spirito del provvedimento adottato dall’amministrazione comunale nei giorni scorsi, è questo, allora ben vengano le 9 nuove concessioni demaniali. Ne sono state individuate per l’esattezza 8 a Roseto e una a Cologna, come previsto dal nuovo piano spiaggia. Il bando è pubblico e prevede la posa di ombrelloni e sdraio. Aumenterebbe l’offerta turistica sul territorio, tutelando nel contempo la fascia di spiaggia libera che in termini percentuali è più alta rispetto a molte altre località.

NON CI PIACE

MELMA SULLA STRADA, LA PIOGGIA “TRASCINA” LA COLLINA E’ bastata la pioggia caduta ininterrottamente per quasi 36 ore per riproporre il vecchio problema dello smottamento collinare nella zona a ridosso di Grasciano, nelle vicinanze del tratto autostradale. Acqua e fango hanno trasformato questo breve tratto di strada in un fiume melmoso e impraticabile, creando non pochi disagi agli automobilisti, visto il problema non era stato segnalato. Cumuli di melma portati via successivamente con una ruspa. Il fatto è che su questo costone collinare mancano i canali naturali di deflusso che un tempo evitavano tutto questo. Servirebbero maggiori controlli per fare in modo che i proprietari dei terreni ripristino i vecchi canali di scolmo per evitare che la collina venga trascinata a valle.

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PINETO

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CENTRO SPORTIVO “AGLI OLEANDRI” Le foto che vediamo, illustrano chiaramente le condizioni in cui grava l’unico campo di calcetto in erba sintetica esistente al centro del paese. Sono ormai passati circa due anni da quando il Comune ha dato in affidamento, tramite bando pubblico, il centro ad una società sportiva che ne avrebbe dovuto curare la manutenzione, oltre alla gestione. Stiamo parlando di un centro sportivo costituito anche di due campi da tennis in terra rossa, di un pattinodromo e di due campi di bocce in completo abbandono. Ci chiediamo che impressione si darà ai turisti che arriveranno si spera numerosi?

di TIZIANO ABBONDANZA

NON CI PIACE

I boy scout di Pineto in genere li riconosciamo perché impegnati nelle loro attività ludiche in luoghi come la pineta o parco Filiani. In queste foto li vediamo invece impegnati sulla spiaggia antistante la Torre di Cerrano, intenti a ripristinare la linea di protezione della duna naturale che ospita il fratino, che in questo luogo deposita le uova. Quindi quest’anno il merito di salvaguardia dell’habitat naturale di questo uccello all’interno dell’Area Marina Protetta della Torre dl Cerrano, non va solo alle guide del Cerrano, ma anche alla grande buona volontà di tanti giovani ragazzi e ragazze che formano il gruppo boy scout di Pineto.

CI PIACE

I BOY SCOUT


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COLOGNA SPIAGGIA, INAUGURATA LA NUOVA

PIAZZA REDIPUGLIA L’opera era attesa già un anno fa. E’ stata realizzata grazie all’accordo di programma con la Cooperativa Futura che dovrà occuparsi anche della costruzione di un edificio polifunzionale che abbia la funzione di palestra, di laboratori e luogo di incontri per associazioni

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ologna Spiaggia ha finalmente la sua nuova piazza Redipuglia. Anche se con un anno di ritardo, l’agorà, quella che un tempo era il luogo di incontro e di socializzazione per i greci, è stata aperta ai colognesi. Una piazza che ridà lustro alla zona centrale della popolosa frazione di Roseto, nata grazie ad un accordo di programma con la Cooperativa Futura di Bellante che sta realizzando in via Defense un nuovo complesso residenziale costituito da una serie di palazzine e da oltre 90 appartamenti. Con la realizzazione della nuova piazza, che sorge laddove un tempo c’era la vecchia scuola elementare e media, è stato anche rifatto l’asfalto, con nuova segnaletica, nell’area che ospita il martedì il mercato rionale. Il progetto però prevede anche la realizzazione di una struttura polifunzionale, da costruire accanto al nuovo plesso scolastico, in via dei Campi, dove oggi c’è un parco pubblico, per la verità abbandonato, con giochi divelti e panchine inutilizzabili perché mancano alcune assi. Non solo, visto che da diverso tempo non vengono eseguiti lavori di manutenzione, l’erba è alta e ci sono buche che nelle giornate di pioggia si trasformano in grosse pozzanghere. A la-

mentarsi sono soprattutto mamme e nonni che vorrebbero portare i bambini al parco. Per quanto riguarda la struttura polifunzionale, i cui lavori dovrebbero iniziare entro l’anno, sarà una palestra a servizio della scuola e inoltre avrà dei locali da mettere a disposizione delle associazioni che operano sul territo-

rio. Intanto, in occasione delle celebrazioni di Cresime e Comunioni, la nuova piazza ospiterà l’altare mobile che verrà allestito per l’evento in programma a breve. Infine i colognesi hanno chiesto al Comune di Roseto di realizzare una targa con il nome “Piazza Redipuglia” da sistemare su una palina.


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IE CUR IOSIZ Notizie)

(tra Curiosità &

17 a cura della redazione Cerchi Concentrici Promotor

PERCHÉ VIA MARMOLADA A S. PETRONILLA SI CHIAMA COSÌ?

È l’ultima via che esaminiamo della località di Santa Petronilla. L’accesso è consentito percorrendo via Fosse Ardeatine e una volta sul posto ci si accorge che la strada in questione è senza uscita e forma una semicurva. «2.208 ettari di territorio, condiviso tra le province di Belluno e Trento, formano l’area della Regina delle Dolomiti, la Marmolada. Il sistema comprende le cime più alte di tutta la regione, tra cui Punta Penìa (con 3.343 m s.l.m è la montagna più alta di tutte le Dolomiti UNESCO), e costituisce un insieme unico di altissimo valore scenografico.

Separato dal gruppo del Sella dalle valli del Cordevole e dell’Avisio e chiuso a sud dal torrente Biois e dal Rio San Pellegrino, il gruppo della Marmolada continua verso ovest con la Cima di Costabella, il gruppo dei Monzoni e il Monte Vallaccia. Il sistema può essere suddiviso in due sezioni: quella meridionale comprende le Cime d’Ombretta (2.983 m), il Sasso Vernale (3.054 m) e il Sasso di Valfredda (2.998 m); alla porzione settentrionale appartengono le cime più alte del gruppo, Punta Penìa, Punta Rocca (3.309 m), Punta Serauta (3.218 m), il Gran Vernel (3.210 m) e il Piccolo Vernel (3.098 m)». (InfoWeb)

È IN EDICOLA CHORUS N° 60 (MAGGIO 2016) L’apertura di questo numero è dedicata a una corrente artistica. “Il Dadaismo, movimento artistico avanguardistico, compie cento anni. E quelle denunce sembrano ancora attuali”, per poi specificare L’arte ha un canale a parte e tenta di non farsi coinvolgere nei rituali dei muscoli da mostrare. C’è un fiuto particolare del creativo che sa quando il sistema sta andando in corto circuito. Di seguito Franco Sbrolla ci parla della festa nazionale con l’articolo “Roseto 25 aprile 2016: la storia dei nostri patrioti raccontata ai rosetani” - Come rosetano, li guardavo tutti con orgoglio, e anche loro mi guardavano, e mi accorsi che erano amareggiati. All’inizio non capivo, ma poi ho compreso e condiviso la loro tristezza. Ugo Centi si sofferma sulla questione della viabilità cittadina: “L’(ex) marciapiede di via Colombo” - La città, da sempre nella sto-

ria, è un “organismo” economico, non estetico o “culturale”. L’estetica e la cultura ne vengono per conseguenza. Infine lo studente Alberto Di Nicola fa un approfondimento su “Il ‘Project Managment’ e la forza delle idee: il nuovo concetto di lavoro giovanile” - L’ininterrotta necessità di innovazione e di “alternative” sta portando con sé una transizione sempre più spinta dal lavoro individuale basato su attività routinarie a quello di gruppo, dove ogni figura, dal più analitico al più ribelle, è indispensabile. Il giornale è disponibile: a) sul sito www. williamdimarco.it, cliccando “Riviste” nel menù in alto, poi Chorus e poi ancora n° 60; b) sul sito www.eidosnews.it, nella sezione “Leggimi”. Per riceverlo a casa basta segnalare il proprio indirizzo di posta elettronica a chorus@williamdimarco.it.



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L’ARTISTA GIORGIO MATTIOLI ESPONE ALLA VILLA COMUNALE DI ROSETO Torna con una personale molto attesa e sicuramente interessante l’artista ferrarese Giorgio Mattioli, ma da sempre rosetano, almeno nei lunghi mesi estivi. La sua attività pittorica e scultorea l’ha praticata un po’ in tutta Italia, dalla sua Emilia Romagna (a Bologna, Forlì, Imola) a Milano, da Roma alla stessa Roseto, dove ormai è operativo da diverso tempo. Tante le mostre nei vari centri culturali internazionali e diverse le critiche positive avute in questi anni da grandi esperti che lo considerano non solo un inno-

vatore, ma anche uno sperimentatore di tecniche alternative. Nell’opuscolo che accompagna la mostra rosetana, inaugurata il 3 maggio e che rimarrà aperta fino al 21 di questo mese, sono riportati alcuni commenti di famosi critici, tra cui quello di Vittorio Sgarbi, il quale scrive: Giorgio Mattioli è un creativo inimmaginabile; riesce a sviluppare una catena infinita di opere sempre nuove ed originali che emozionano secondo codici che di volta in volta reinventa e che rispondono unicamente ad una ragione, quella della verità.

ADUGNA SI AGGIUDICA A ROSETO LA 39^ PASSEGGIATA DI PRIMAVERA L’italo-etiope bissa la vittoria della scorsa edizione, sotto una pioggia incessante, correndo in solitario dall’inizio alla fine. La manifestazione podistica di km 11,500 del 25 aprile di Roseto degli Abruzzi, giunta alla 39^ edizione, è stata caratterizzata da molta acqua che però non ha fermato la cavalcata solitaria dell’atleta italo-etiope Binyam Adugna, portacolori dell’Atletica Vomano Gran Sasso, che ha bissato la vittoria dello scorso anno, rifilando un distacco di quasi 2 minuti al secondo classificato, il marchigiano Mauro Marselletti dell’Atletica Recanati. A causa delle avverse condizioni atmosferi-

che, gli organizzatori hanno deciso di annullare le gare del settore giovanile, nelle quali l’Atletica Vomano Gran Sasso sarebbe stata presente con 26 piccoli atleti, pronti a cimentarsi nelle diverse distanze riservate alle varie fasce di età. Da segnalare un’altra affermazione per l’Atletica Vomano Gran Sasso, per merito di Stefania Capodicasa che si è imposta nella classifica assoluta femminile alla gara podistica di Vasto svoltasi sabato 23 aprile.

I RAGAZZI DI UNA VOLTA 44 - SULLA BARCA DI VITTORIO LUCIDI La marineria locale è una fonte inesauribile di aneddoti, immagini e anche storie fatte di amicizia e di frequentazioni che andavano ben oltre il rapporto di lavoro. Così molte foto che spuntano dagli album dei nostri amici ci riportano al mondo che fu, che aveva la pesca al centro degli interessi di molti giovani di allora. Vale anche per questa istantanea scattata nell’estate del 1952. La barca è di Vittorio Lucidi. Si riconoscono da sinistra Enzo Moretti, Osvaldo Collevecchio, Enrico Colleluori (seduto in basso), appena dietro Giovanni Pasquini, Dorino Di Sante (in piedi), mentre sotto ci sono Mimmo Mascioni e Giorgio Paris.


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5 Giungno 2016


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LA STORIA RACCONTA 1

MARCO DI MARCO, IL PRIMO NATO A ROSETO DEGLI ABRUZZI

Molti conoscono a grandi linee la storia della nostra città. Nel 1860, il 22 maggio, ci fu un atto notarile che sanciva una ripartizione in quote della Marina di Montepagano. Il terreno era della chiesa ricettizia. Passarono 27 anni e Ciro Romualdi fece di tutto affinché quel piccolo villaggio di pescatori assumesse un nome più importante. Così il 22 maggio avvenne il cambio, da Le Quote a Rosburgo. Poi nel 1927, siamo al 20 febbraio, per volontà delle autorità fasciste, il toponimo assunse la denominazione definitiva, vale a dire Roseto degli Abruzzi. E proprio il giorno in cui il nostro paese prendeva il nome attuale, nacque il protagonista di questa breve storia. Parliamo di Marco Di Marco, che venne al mondo il 20 febbraio 1927, quando il Comune cambiò nome da Rosburgo a Roseto degli Abruzzi. Pertanto Marco fu il primo cittadino registrato all’anagrafe della nuova cittadina. Ci ha lasciato di recente, esattamente il 12 gennaio 2016, in quel di Asiago, per complicazioni intervenute dopo un’accidentale caduta. Marco (Marcuccio per gli amici) era il primo maschio di otto figli di una famiglia contadina, il cui soprannome era “I Ciccòla”. Le origini di questo nucleo familiare affondano le radici alla fine dell’800, quando c’erano ancora i contratti di mezzadria e si lavorava nelle campagne dei proprietari terrieri della zona. Tra il 1880 e il 1910 “I Ciccòla” stettero presso i signori Ponno, nell’attuale contrada Palazzese. Dal 1910 al 1919 si spostarono in un podere ubicato sul colle Marino, al di là del Vomano, sulla sinistra della strada che da Scerne porta a Casoli. Nel 1919-1927 lavorarono presso i signori Mezzopreti, sui terreni a nord e a sud dell’attuale omonima via. Furono “cacciati” alla fine dell’anno per motivi religiosi, in quanto Marco non era stato battezzato. In quegli anni cominciava ad essere conosciuta la nuova parola dei Testimoni di Geova. Il parroco dell’epoca era don Giulio Albani. Tra il 1927 e il 1935 la famiglia rimase presso i signori Tauri, sul colle dell’attuale Piana degli Ulivi. Anche da questa proprietà la famiglia dovette alla fine traslocare, sempre per motivi legati alla fede. Il dramma di questo tipo di traslochi è stato bene illustrato nel film “L’albero degli zoccoli” di Ermanno Olmi. A questo punto la famiglia scese ad abitare in paese, nell’attuale via Lombardia, dove nel frattempo il nonno Camillo (1858) aveva fatto costruire una casetta, con l’aiuto degli altri suoi due figli emigrati a Filadelfia all’inizio del Novecento. Il papà Iafèt andò a fare l’operaio presso la fornace Catarra e poi con l’impresa Cioci. Marco cominciò

a lavorare a Roseto come apprendista barbiere, all’età di circa 13 anni, presso il salone del signor Bellachioma. Nel settembre 1943 la casa di Roseto dovette essere abbandonata per ordine del comando tedesco, perché troppo vicina alla spiaggia, così come avvenne anche per tanti altri rosetani. La famiglia ricevette generosa ospitalità presso i signori Ginoble, famiglia contadina che aveva continuato a lavorare nei possedimenti dei signori Tauri. Nelle immediate vicinanze c’era la casa padronale che era stata requisita dai tedeschi che vi avevano realizzato una postazione contraerea. Il loro comando principale stava nella villa Mazzarosa a nord di Roseto. Marco si era fatto conoscere come barbiere per cui una volta alla settimana veniva prelevato e portato nella suddetta villa a prestare servizio di “barba e capelli”. Nel 1944, peggiorando i rapporti con gli ex alleati tedeschi, cominciarono i rastrellamenti: i giovani dovettero nascondersi per non essere mandati nei campi di lavoro. Marco e altri amici trovavano rifugio in alcune grotte e cunicoli non lontano dalla postazione contraerea. Alla fine della guerra la famiglia tornò in paese e Marco continuò a fare il barbiere, questa volta presso il salone di Raffaele (Felluccio) Marini. Nel 1948 Marco andò a fare il militare negli alpini a Udine e vi resto per più di tre anni. Nel 1951 partecipò alle operazioni di soccorso seguite all’alluvione del Polesine. Durante un campo estivo ad Asiago incontrò la ragazza che poi sarebbe diventata sua moglie, Elsa Panozzo. Tornato a Roseto, nel 1953 emigrò a Buenos Aires, dove dal 1949 si erano già trasferiti la sorella Ada e il fratello Beniamino. Per molti anni fece il tassista e poi riprese la sua attività storica di barbiere-parrucchiere. Fu raggiunto in un secondo tempo dalla moglie, sposata per procura. Marco tornò in Italia nel 1961 e si stabilì ad Asiago aprendo un proprio salone di barbiere-parrucchiere. In quegli anni il turismo invernale ed estivo sull’altopiano ebbe un notevole sviluppo e, alla sua principale occupazione, Marco ne affiancò tante altre. Lavorò duramente per incrementare le attività familiari, in particolare ristrutturando l’abitazione e dei rustici per affittarli ai turisti, in più ampliando la bottega di alimentari. Ha avuto due figli, Roberto e Adelia, che lo hanno reso felice nonno di sei nipoti. Negli anni Marco è sempre tornato a Roseto, solitamente a settembre, dove ritrovava gli amici di una vita. Abbiamo ricevuto questa scheda dai familiari e la nostra redazione è stata ben lieta di portare a conoscenza dei nostri lettori la vita, in sintesi, del primo rosetano iscritto all’anagrafe del Comune.

Nella foto 1. In primo piano da sin. Grazia Amina (Graziella), Beniamino, mamma Caterina De Berardinis con in braccio Umberto, Elia, Giosuè; dietro Ada, Annantonia (Antonietta) e Marco. Nella foto 2. Davanti i genitori Giosaffatte (a tutti noto come Iafèt) e Caterina De Berardinis; dietro da sin. i figli Graziella, Ada, Antonietta, Giosuè, Giose il falegname, Umberto, Elia, Marco.


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Brontolo di ITALO DI ANTONIO

PROCLAMI AL VENTO

DUBBI AMLETICI SU “VAI A FARE LE FACCENDE A CASA” Se fossero state sullo scranno dell’opposizione l’olimpionica Giulia Quintavalle e Irma Testa, il consigliere forzista locale le avrebbe aggredite verbalmente con un “vai a fare le faccende a casa” invitandole magari a venire anche alle mani, durante il vergognoso siparietto del Consiglio Comunale del 21 aprile scorso? Dubito che ciò sarebbe accaduto, ed ho altri due dubbi. In quella ipotetica circostanza il Presidente del Consiglio Comunale si sarebbe solo limitato ad urlare di spegnere le telecamere e sospendere la seduta per nascondere sotto il tappeto la spazzatura che si stava spargendo sull’immagine della nostra cittadina? Avrebbe poi tolto la parola al reo e lo avrebbe fatto allontanare per non far prevalere chi esprime le sue idee politiche col turpiloquio, convinto che un simile episodio avrebbe fatto assurgere Roseto agli onori della cronaca come oggetto di sarcastici commenti per diversi giorni da parte dei media e della rete?

STRADE PULITE Da parecchio tempo sento, da parte dei nostri amministratori, la parola “incivili”, tanto cara anche agli amministratori che li avevano preceduti, riferendosi a quelle persone che abbandonano i rifiuti dove non dovrebbero ed in modo particolare a quelle che portano a spasso i loro cani e lasciano che i loro escrementi restino seminati in ogni dove, senza provvedere a raccoglierli. Siamo d’accordo anche noi che sporcare la cosa pubblica è deplorevole, ma visto che questa situazione si ripresenta in continuazione e nulla accade per modificarla, ci poniamo la domanda: “Ma può essere che chi amministra liquidi questa situazione con la solita esclamazione di sdegno, senza mai fare un mirato intervento? “.

L’11 agosto 2015 il nostro sindaco ci comunicò: “Finalmente, anche se ormai a stagione inoltrata, abbiamo potuto riassumere i 4 agenti stagionali che già l’anno scorso, dopo aver superato la selezione pubblica, collaborarono con la nostra Polizia Municipale: siamo certi che, come già fatto in passato, daranno il proprio fattivo contributo ad un Corpo che purtroppo, per vari motivi, è ridotto nei numeri. I nuovi agenti saranno utilizzati soprattutto per i controlli sull’ambiente e nel contrasto a chi sporca e si ostina a buttare la spazzatura fuori dai cassonetti, creando un danno d’immagine alla nostra città che vive di turismo. Informiamo che da oggi in poi i Vigili saranno inflessibili con sanzioni e denunce all’autorità giudiziaria ove ne ricorrano le condizioni. Nell’ottica di un maggiore e più capillare controllo del territorio saranno effettuati servizi sia di giorno che di notte”. Quello che è apparso un proclama risolutorio altro non è stato che un... paupulare di pavone!

IL PREFISSO IN .... I fagottini dei cani non sono mai raccolti da alcuni loro proprietari e mai, in un giorno del 2015, una pattuglia di vigili urbani è uscita per verificare questa situazione e scoprire e multare eventuali incivili. I vigili mandati in giro sul territorio sono stati sempre impegnati a sanzionare la auto in divieto di sosta, perché l’ufficio preposto alla pulizia e decoro del territorio non dispone di uno o due Data Pet (lettore microchips a distanza dal costo di 100-200 euro). La soluzione, anche se semplice, non la si vuole affrontare; basta sistemare sulle strade altri cestini per la raccolta di piccoli rifiuti come quelli sul lungomare o parte della nazionale e con qualche posacenere ora che è vietato gettare le cicche di sigarette a terra. Se la situazione persevera anche a maggio… così direbbe Gigi Marzullo: “Carissimi amministratori, prima di lasciare palazzo di città, in seduta straordinaria congiunta sceglietevi un sostantivo, un aggettivo, un participio presente o passato da posporre al prefisso IN, per farci conoscere come definite questo vostro comportamento riluttante a tenere la città pulita”! Vuoi vedere che anche a Voi l’Accademia della Crusca darà un riconoscimento per aver coniato una nuova parola… da inserire sul Vocabolario?


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LA CUCINA ABRUZZESE LA MIGLIORE D’ITALIA Lo dice la Confesercenti grazie ad uno studio che ha interessato soprattutto i turisti stranieri che scelgono l’Italia per un periodo di vacanze. Quella teramana in modo particolare è molto apprezzata. Timballo, chitarra con pallottine, agnello al forno e l’immancabile sua maestà l’arrosticino. E poi tutto ciò che è a base di pesce

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a migliore cucina italiana si assaggia nei ristoranti e negli hotel abruzzesi, parola dei turisti stranieri. A rivelarlo è l’indagine Confesercenti-Ref condotta fra i turisti stranieri che scelgono l’Italia per trascorrere le proprie vacanze, ed ai quali è stato chiesto di emettere un giudizio sull’accoglienza e i servizi ricevuti. Per i turisti stranieri la cucina migliore si assaggia negli hotel abruzzesi: in una scala da 1 a 10, il giudizio medio emerso dall’indagine è 9,06, il migliore in assoluto fra le regioni italiane, seguito da Campania, Basilicata, Calabria ed Emilia Romagna. A ulteriore conferma dei passi avanti compiuti dalla capacità ricettiva abruzzese c’è il giudizio per la cortesia: 8,61, terzo miglior voto in Italia, alle spalle solo di Sardegna

e Basilicata. Voti alti, con posizionamenti a metà classifica, anche per la qualità delle strutture ricettive (voto medio 8,12), per la sicurezza (8,33) e per l’ambiente (8,64). Da migliorare invece le informazioni ai turisti (voto 6,79) e sul patrimonio artistico (7,81). I risultati di questa indagine dimostrano che le imprese turistiche abruzzesi stanno scegliendo la qualità come arma di competizione con le nuove destinazioni. E questa è l’unica strada che si può percorrere. Molto c’è ancora da fare, ma aver superato regioni storicamente attente al turismo straniero, e averlo fatto su fronti competitivi come la qualità della cucina e la cortesia, è un enorme risultato per il sistema delle imprese turistiche abruzzesi. Merito anche della lungimiranza degli imprenditori, che

grazie al supporto della Confesercenti come di altre associazioni di categoria, investono risorse proprie nelle missioni promozionali all’estero, nella formazione specialistica del personale, nella scelta di materie prime del territorio. Dalle istituzioni deve arrivare uno sforzo maggiore: questo è il vero petrolio. In Abruzzo, inoltre, quella molto apprezzata è la cucina teramana con il suo timballo, la sua chitarra con le pallottine, richiesta soprattutto dagli americani, dai tedeschi, dagli inglesi. Il re in assoluto è l’arrosticino, accompagnato con boccali di birra. E poi il pesce, cucinato nelle sue varie forme, e magari degustato in luoghi baciati dal mare, come la costa dei trabocchi. Insomma, l’Abruzzo, una regione che sotto il profilo enogastronomico non ha nulla da invidiare.


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Via Accolle 18 Roseto degli Abruzzi (TE) Tel. 085-8930487 Fax 085-8931818 info@diodoroecologia.it


ks r a h S seto

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Ro di Luca

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I

PLAYOFF IN SALITA

tempi di chiusura in tipografia del nostro giornale non vanno d’accordo con il serrato calendario dei playoff della Serie A2. Così, al momento di mandare in stampa questo numero, non sappiamo se il Roseto avrà guadagnato il diritto a giocare Gara 4, domenica 8 maggio alle 18 al PalaMaggetti di Roseto. Tutto dipende da Gara 3 degli ottavi di finale playoff che gli Sharks devono giocare venerdì 6 maggio 2016 (inizio ore 21) al PalaMaggetti. Avendo perso le prime due partite, la squadra di Tony Trullo ha l’obbligo della vittoria, oppure concluderà il proprio campionato. Un torneo, va detto e sottolineato, splendido e sorprendente, visto che il Roseto era

La Curva Nord del PalaMaggetti

foto: Andrea Cusano

Roseto indietro 2-0 contro Ferentino. Gara 3 venerdì 6 maggio. Se gli Squali vincono, Gara 4 domenica 8 maggio al PalaMaggetti

Coach Tony Trullo e il suo Roseto

partito per salvarsi “all’ultimo tiro dell’ultima giornata”, per usare le parole del suo coach e direttore sportivo. Invece la squadra, ben costruita e allenata, ha saputo essere una delle più belle sorprese del campionato, arrivando al 5° posto del Girone Est e incrociando perciò il Ferentino (4° nel Girone Ovest) con il fattore campo a sfavore. Peccato, perché una vittoria avrebbe proposto un classico dal sapore di Serie A: Roseto-Siena, con il fattore campo a favore degli Squali. Ma tant’è. Il Roseto ha giocato le prime due gare in Ciociaria, perdendo contro un ottimo Ferentino in Gara 1 per 97-85 e in Gara 2 per 86-74. Nel primo incontro, i rosetani sono anda-

Il basket e la cultura dei campanili senza frontiere

Bryon Allen


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Innocenzo Ferraro

Kyle Weaver

Sylvere Bryan

Pierpaolo Marini

Roberto Marulli

Yankiel Moreno

ti sotto di 27 punti, partendo molli e spendendo poi tutto per rientrare in partita senza però riuscire a ribaltarla, dopo essere arrivati a -6. La seconda gara della serie ha visto i rosetani andare sotto di 20 punti, rientrando poi fino a -9 punti ma non riuscendo a piazzare il colpaccio. Il Ferentino si è dimostrato squadra tosta, profonda e capace di ruotare al meglio le proprie individualità. Nella prima partita, sugli scudi il centro Gigli (25 punti) e l’esterno Bowers (18). Nel secondo incontro, eccezionale prestazione balistica del play Imbrò, che segnato 30 punti in 32 minuti, tirando 9/10 da 3 punti e con la sua squadra vicino al 60% nelle conclusioni da oltre

l’arco virile. Il Roseto, di contro, è parso irriconoscibile, soprattutto per l’imprecisione al tiro. Un dato per tutti: in Gara 2, la prima tripla è stata insaccata da Weaver dopo 30 minuti e 16 bombe sbagliate in precedenza dai giocatori rosetani. Se alla forza di Ferentino e all’imprecisione del Roseto (con Allen lontano parente del cannoniere ammirato finora e Weaver a mezzo servizio a seguito di un colpo ricevuto in Gara 1) si aggiungono i due arbitraggi, casalinghi in modo evidente (2 antisportivi e 2 tecnici in Gara 2 che sono sembrati eccessivi), ecco pronto il 2-0 e il match ball in mano alla compagine ciociara allenata da Luca Ansaloni. Il Roseto ci crede

ancora e coach Tony Trullo ha suonato la carica alla vigilia di Gara 3, sottolineando l’importanza di onorare una stagione splendida vincendo in casa contro la corazzata laziale. Una vittoria che darebbe spirito alla squadra, un secondo incasso alla società e potrebbe aprire scenari intriganti come la “bella” da giocare di nuovo a Ferentino. L’impresa è difficile ma, appunto, è di impresa sportiva che si parla. Con il calore del pubblico del PalaMaggetti e con un Roseto anche solo vicino a quello bellissimo ammirato per diversi mesi in stagione regolare, è possibile vincere la terza per poi giocare ancora a Roseto. Agli Squali il compito di farcela.


Massimo

FELICIONI Io credo che la spinta giusta per crescere vada cercata nelle nostre radici. Per questo sono convinto che prima di ogni altra cosa si debba lavorare tutti insieme per recuperare quella rosetanitĂ che hanno incarnato i nostri padri e che ha rappresentato un segno distintivo della cittĂ e dei suoi abitanti. Un marchio di fabbrica con cui dobbiamo tornare ad identificarci affinchĂŠ Roseto torni ad essere protagonista del suo futuro. Un rosetano per i rosetani

a co d in S o m a l o r i G i per D Elezio

zzi 5 Giung ru b A li g e d to se o R li ni Comuna

no 2016


CULTURA di MARIO GIUNCO

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MESCOLATI SOLO NEL CORPO L’ENEIDE DI VIRGILIO MOSTRA UN ESEMPIO DELL’INTEGRAZIONE FRA TROIANI E LATINI, COME LA VOLEVANO GLI DEI DELL’OLIMPO. E SE FOSSE “PULIZIA ETNICA”?

olo di questo ti scongiuro. Quando i Troiani e i Latini, con nozze felici, avranno raggiunto la pace, quando avranno in comune leggi e patti, non permettere che i Latini cambino l’antico nome, che divengano Troiani o si chiamino Teucri o che gli uomini trasformino la lingua o le vesti”. Siamo nel XII libro dell’Eneide di Virgilio. Enea è giunto nel Lazio al termine del suo peregrinare, che lo ha portato anche nell’oltretomba, dove ha appreso il futuro di Roma, che passa anche per lui. “Tu, romano, ricordati di reggere i popoli con la tua autorità, di imporre la pace, di risparmiare chi si sottomette e di abbattere i superbi”, gli dice il padre Anchise. E ora l’eroe, che ha dovuto affrontare una guerra voluta dal fato, è alla resa dei conti con Turno, re dei Rutuli. Gli stessi dei, che impongono la loro volontà agli uomini, non ne possono più. Deve compiersi il destino. Giunone sta con i Latini e impone a Giove condizioni pesanti per la soluzione del conflitto. Vuole che i discendenti dell’unione fra Troiani e Latini si chiamino sempre e solo Latini, non modifichino la lingua, il modo di vestire e le abitudini dei nativi. Integrazione o “pulizia etnica”? Giove risponde alla dea: “Ti concedo quello che vuoi e volentieri mi piego, vinto. Gli Ausonii (le popolazioni italiche) manterranno la parlata e i costumi degli avi. Il nome resterà quello che è. I Teucri si fonderanno con loro, mescolati solo nel corpo. Aggiungerò usi e riti sacri e renderò tutti Latini dall’unica lingua. La stirpe che sorgerà, mista di

sangue ausonio, tu la vedrai superare per pietà le genti e gli dei, né alcun popolo mai avrà uguale devozione per te”. Giunone è d’accordo (non potrebbe essere altrimenti). Enea, il “pietoso” Enea, ha di fronte Turno. Prende la mira, bilancia l’asta, che vola come un turbine oscuro. Turno cade colpito e piega i ginocchi. Ha il tempo di levare gli occhi in alto e di pregare il nemico: “Se può toccarti la pena del triste mio padre, t’imploro: abbi pietà della sua vecchiaia e rendimi ai miei. Hai vinto, non spingerti oltre con l’odio”. Enea è incerto. Ma appena vede sul petto di Turno la corazza strappata al giovane Pallante, adirato risponde: “Tu dunque, rivestito delle spoglie dei miei, mi sarai strappato? Pallante ti immola e ti fa espiare la tua colpa”. L’Iliade si chiude con la restituzione, da parte di Achille, delle spoglie di Ettore al padre Priamo, ospitato nella sua tenda durante la notte. Cade ogni barriera fra vincitori e vinti, sotto il segno della comune pietà. La morte già incombe su Achille. Invece Enea (come Ulisse) prima si vendica, affonda il ferro nel petto di Turno, la cui “vita con un gemito fugge sdegnata fra le ombre”. E’ l’ultimo verso dell’Eneide, terribile nella sua drammaticità. Virgilio si accomiata dalla poesia epica con la morte anzi tempo di un giovane. Che si immola per la sua terra e il suo popolo. Che “deve” farlo, perché non può contrastare il destino. I testi classici offrono spunti di riflessione anche per il mondo contemporaneo. Ed è triste vederli trascurati nei programmi di insegnamento scolastico e nei concorsi a cattedre. Come un inutile riempitivo.


“Per il meglio Ora”

Mandatario Elettorale Enzo Frattari

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Il 5 Giugno 2016

SCEGLI

MARCO

ANGELINI

www.facebook.com/marcoangelini.ilcigno

detto ‘Cigno’


Francamente... me ne infisco

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DALL’IDEA ALL’IMPRESA di MASSIMO FELICIONI

Dottore Commercialista

le principali tipologie societarie

A

ll’idea imprenditoriale occorre abbinare una veste giuridica adatta alle diverse esigenze. Molte volte iniziare un’attività economica richiede investimenti che non possono provenire da una sola persona, sia in termini di denaro che di impegno personale. Ecco appunto che il Codice Civile disciplina le diverse tipologie societarie:

Le società mutualistiche hanno un fine principalmente mutualistico (offrire ai propri soci condizioni di lavoro, prodotti e servizi migliori rispetto a quelli offerti dal mercato) rispetto alla distribuzione dell’utile, che ha pertanto carattere secondario. Nell’ambito delle società lucrative distinguiamo le società di persone dalle società di capitali. La differenza tra i due gruppi è rappresentato dal fatto che le società di persone sono caratterizzate da un forte vincolo personale esistente tra i soci, mentre nella altre prevale l’elemento capitale. Un’ulteriore differenza riguarda il profilo di responsabilità che investe il socio: - nelle società di persone i soci rispondono delle obbligazioni societarie con tutto il loro patrimonio, se quello sociale non dovesse bastare (Autonomia patrimoniale imperfetta); - nelle società di capitali , per le obbligazioni sociali risponde solo la società stessa, senza alcun intervento da parte dei soci (Autonomia patrimoniale perfetta). Questa distinzione subisce delle attenuazioni nelle società in “accomandita” (S.a.s. ed S.a.p.a.) in cui si distinguono due categorie di soci: - accomandatari : soffrono il principio dell’autonomia patrimoniale imperfetta; - accomandanti : beneficiano dell’autonomia patrimoniale perfetta. La costituzione delle società di capitali richiede ulteriori cautele rispetto alle società di persone: basti pensare che dovrà essere sottoscritto e versato un capitale minimo, che varia da un minimo di 10.000 euro (per le s.r.l.) ad un minimo di 50.000 euro (per

le s.p.a.). Negli ultimi anni, con l’intento di favorire la nascita di nuove imprese e stimolare l’iniziativa imprenditoriale, il legislatore ha previsto delle novità rispetto alle “canoniche” forme societarie. In particolare:

Le s.r.l. semplificate Ferma restando la disciplina prevista per le società di capitali, la costituzione di una s.r.l. semplificata permette di ottenere due vantaggi sostanziali: - Riduzione dei costi in fase di costituzione; - Mentre per le s.r.l. classiche il capitale sociale minimo deve essere almeno pari a 10.000 euro, per le s.r.l. semplificate esso è compreso tra 1 euro e 9.999 euro.

Le start up innovative Tra i requisiti è previsto che la società abbia come oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico. I vantaggi di una start up innovativa sono principalmente i seguenti: - Riduzione dei costi in fase di costituzione; - Crediti d’imposta per le assunzioni a tempo indeterminato di personale altamente qualificato; - Detrazioni fiscali, per chi investe nella start up, del 19% sull’Irpef delle persone fisiche e del 20 % sull’Ires per le persone giuridiche; - Concessione di prestiti agevolati e garantiti da parte delle banche; - Sostegno legale, fiscale e creditizio per le imprese che vogliono ampliare il raggio d’azione oltre l’Italia.


Ricordi 16 32

III serie

ORAZIO BARNABEI

IL RUOLO DI MAESTRO ELEMENTARE E DI UFFICIALE DEI CARABINIERI ERANO ALLA SUA PORTATA, MA A UN PASSO DAL TRAGUARDO CAMBIÒ STRADA. POI, PER CONTRAPPASSO, NELLE POSTE OTTENNE UN POSTO CHE DALL’ALTO DEFINIRONO “INAMOVIBILE” di William Di Marco MONTEPAGANO LO HA VISTO CRESCERE E PER OLTRE DIECI ANNI È STATO DIRETTORE DEL LOCALE UFFICIO POSTALE. I SUOI RICORDI AFFONDANO NEL PERIODO DELLO SFOLLAMENTO DEL 1943-44, CON IL BORGO RIVITALIZZATO DI GENTE PROVENIENTE DA TUTTA LA COSTA. POI NEL TEMPO RIAFFIORÒ LA PASSIONE ACQUISITA QUANDO, ALL’ETÀ DI CINQUE ANNI, IL PADRE LO PORTÒ A VEDERE UNO SPETTACOLO IN PIAZZA. E COSÌ, DOPO LA CARRIERA IMPIEGATIZIA, È RISPUNTATA LA VOGLIA DI TEATRO, CHE LO HA VISTO ATTORE E REGISTA

ricordi S Orazio Barnabei

e si guarda a ritroso la propria vita non di rado vengono alla mente le occasioni sfuggite al destino. Chi più chi meno sa di aver perso l’appuntamento con il tram di turno, che è arrivato troppo presto rispetto all’orario prestabilito oppure ci si è attardati per prenderlo. Non è sempre così, ma alle volte ci convinciamo che le cose sarebbero potute andare diversamente, solo se avessimo perseverato sulla strada intrapresa. È ovvio che spesso è soltanto un gioco, come lo è l’ucronia che sfida la storia ufficiale con i “se” e i “ma”, solo per mandare in bestia gli storici accademici che fanno i loro studi basandosi sulle fonti certe. Orazio Barnabei ha sempre avuto la sensazione che qualcosa gli stava per sfuggire durante la sua esistenza, ma poi gli eventi si mettevano in un verso tale che la scelta fatta era quella giusta. Non poteva che essere così per un bambino nato in pieno regime fascista e che si apprestava a conoscere anche il dramma e le incertezze del Secondo Conflitto Mondiale. Tante furono le paure, come quella che lo assalì nel momento in cui da casa sua vide - dall’alto di una posizione panoramica, appena sotto Montepagano, in contrada Padune - gli aerei alleati, i famosi Spitfire, in procinto di bombardare il ponte di Giulianova per fermare la ritirata dei tedeschi. Per poterlo fare con chirurgica precisione si abbassarono, prendendo lo slancio proprio dalle colline paganesi. Il piccolo Orazio era solo in casa e si mise una così grande paura che andò a rifugiarsi sotto una pianta, fino a che quei rumori, soprattutto dei più pesanti bombardieri, divennero quasi una triste colonna sonora di quei giorni. Ma di contro, il periodo dello sfollamento nel borgo medievale fu anche motivo di una piccola fase di rinascita, con cantine e bar che erano aperti e ospitavano, nonostante la tristezza del momento, tanta gioventù. Da poche centinaia di abitanti in quei mesi caldi dello spopolamento della costa, nel paese apicale c’erano circa tremila persone, tutte più o meno accolte dalle famiglie del luogo.

Ed è probabile che proprio in questa fase nacque nel piccolo Orazio la voglia di interpretare anche gli aspetti diversi della vita, cercando di farlo su un palcoscenico. Fu folgorato sulla via dell’arte rappresentativa sin da piccolo, quando il padre lo portò a vedere una commedia in piazza. Nel tempo su questa passione cadde una montagna di cenere, fino a quando quel fuoco sacro fu riscoperto appena dopo la pensione. In quel momento Orazio Barnabei riprese il tram che spesso aveva perso (a scuola, sotto le armi, in aviazione), per farsi portare a spasso nei piccoli teatri di periferia o quelli all’aperto della bella stagione. E così tutto ciò che sembrava una negazione del destino, è diventata la strada maestra per realizzare la sua vera passione. Il nostro (“Mi dicevano a scuola che ero intelligente e non so se era vero: di sicuro ero svogliato”, oggi ricorda con il sorriso del saggio) era figlio di un musicista che con la banda suonava un po’ dappertutto in Abruzzo e oltre, rimanendo fuori casa dal mese di aprile fino alla fine dell’estate. Quell’atteggiamento evidentemente lo affascinava, anche se quando chiese al padre se avesse dovuto calcare le orme genitoriali, questi lo sconsigliò vivamente, perché per lui voleva qualcosa di più stabile. Non si sbagliò affatto: una volta entrato alle poste di Montepagano come aiutante, non ne uscì più, se non per la pensione e con il ruolo di direttore. Adesso è il momento di ascoltarlo e Orazio ha la giusta favella per narrare la sua storia. Un piccolo podere. La nostra casa stava appena sotto Montepagano, versante Tordino. Lì nacqui il 9 settembre 1932, nel luogo dove mio padre Sonnino aveva un piccolo podere coltivato a vigneto. Per vivere egli faceva il musicista e quando arrivava aprile, esattamente il 21 con la festa di Giulianova, ci lasciava e andava con le bande, spostandosi un po’ per tutto l’Abruzzo e anche oltre. Suonava il basso tuba in si bemolle, quella specie di trombone


Ricordi 16 -

Montepagano, 1948. Orazio Barnabei a 16 anni: foto di Antonio Mazzoni

Roma, 1952. Il carabiniere Orazio Barnabei durante il suo soggiorno nella capitale

e a fine estate, tra settembre e ottobre, tornava in modo stabile con noi, anche se alcuni giorni se li prendeva, soprattutto se c’erano dei lavori nei campi da completare. Invece mia madre, Adele Quaranta, faceva la casalinga. Mi ricordo che era premurosa e aveva molto giudizio, perché in definitiva era lei che portava avanti la casa. Ci teneva a come andassimo vestiti e per questo voleva che facessimo sempre bella figura, anche perché, diceva, pur non essendo ricchi, avevamo una proprietà e quello era un piccolo dato distintivo. In famiglia eravamo tre figli. Dopo di me c’era Maria, nata il 29 ottobre 1935 e Biagio (7-8-1938). Con noi viveva anche mia nonna Maria Nepa, madre di papà, e la nostra casa, pur se piccola con due locali al piano terra e due stanze al primo piano, era accogliente. Le Elementari da Figlio della Lupa e da Balilla. Il periodo scolastico delle Elementari lo feci a Montepagano nella scuola che era posta dove insiste tuttora. Nei primi quattro anni ebbi come insegnante la Di Molfetta e tra i compagni di classe c’erano Cesare Croce, Pasquale Maggitti e Luigi Esposito. In quinta arrivò la maestra Elvira Sallese, molto severa, anche con il figlio Sergio Di Febo che era con noi. Tra gli oltre trenta alunni, c’era anche Lea Lulli. Forse non ero tra i migliori, ma a scuola andavo bene, perché mio padre, grande lettore di romanzi, mi aveva trasmesso la voglia di imparare. A casa avevamo diversi libri, tra i quali ricordo “Il Conte di Montecristo” di Alexandre Dumas o la leggenda de “Il fornaretto di Venezia”; queste letture mi hanno sempre aiutato ad andar bene in Italiano e in seguito anche in Latino. Pure in Matematica me la cavavo, solo che ero un bel po’ svogliato e non facevo niente per migliorarmi. Di mio padre ricordo anche la sua fantasia e il modo di scrivere, aspetti che ammiravo, soprattutto quando mi raccontava i fatti. Di quel periodo non dimentico nemmeno le adunate come Figlio della Lupa e Balilla. Sotto il fascismo, in piazza del Municipio, il sabato spesso veniva il podestà Pier Giuseppe Di Blasio con gli stivali e i pantaloni alla zuava. I ragazzi avevano la camicia nera e il moschetto, mentre le ragazze indossavano una camicia bianca. Le parate erano una festa per noi e c’era anche un po’ di orgoglio nel fare al meglio le esercitazioni. D’altronde i regimi sono così e cerano d’inculcarti sin da piccolo certe idee. Come vissero la guerra i ragazzini di allora? Intanto rammento che durante il conflitto ospitammo una famiglia di sfollati che proveniva da Tollo. Oltre i genitori, c’erano anche due ragazze, Maria e Nunziatina: si sistemarono nel fondaco, rimanendoci per un paio di mesi. Il nostro paese

Roma, 1954. Orazio in uno scatto consegnato all’Accademia di Arte Drammatica per accedere al corso

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III serie

Montepagano, metà anni ‘50. Orazio con la fidanzata Anna Maria Lulli; si sposeranno il 29 dicembre 1956

cambiò radicalmente, perche da poche centinaia di persone passammo a circa tremila residenti. Non erano tempi belli, tuttavia Montepagano si riempì di vita. Oltre gli sfollati della costa, c’erano anche gli allievi sottoufficiali dell’Aereonautica di Pescara e da noi vennero due soldati sardi. Si soffriva, ma il cibo ce l’avevamo. Per esempio la carne non ci mancò mai, anche perché quando macellavano gli animali, le varie parti venivano distribuite gratuitamente. Le cantine di Bonanni, Mazzoni e Croce erano sempre aperte e in quel periodo, degli abitanti del posto che risiedevano a Roma, tornarono e aprirono un locale nei pressi della chiesa dell’Annunziata, in viale Umberto I dal nome Le Grotte o Il Grottino, non ricordo bene. Questa vita movimentata era una specie di diversivo alle atrocità della guerra che non solo sentivamo dai racconti, ma le vivevamo direttamente. Rimasi scioccato dal bombardamento del ponte sul fiume Tordino. Gli aerei da caccia alleati, gli Spitfire, erano terribili. Così un giorno ero a casa da solo e avevo tutta la visuale sulla vallata. Vidi questi velivoli abbassarsi già da sopra le nostre colline e puntare dritti sul ponte stradale e ferroviario. Rimasi talmente scosso che mi rifugiai sotto un albero. Ero letteralmente terrorizzato. Poi nei mesi successivi un po’ tutti ci abituammo a quei rumori, soprattutto dei bombardieri che passavano a centinaia sulle nostre teste. A proposito di aerei, quello che cadde nei pressi della casa della famiglia Di Giuseppe in contrada Tanesi me lo ricordo. Aveva a bordo molto cibo, subito depredato. Noi ragazzi pensammo a smontarlo pezzo pezzo, al punto che io presi dei cuscinetti e delle spranghe, per ricavarci una piccola mietitrebbia in legno perfettamente funzionante. Avevo dodici anni. Torniamo alla scuola. Finite le Elementari la maestra Elvira Tallesi ci preparò per l’esame di ammissione alle Medie. Lo sostenemmo a Giulianova e per arrivarci andammo con il calesse, passando su un ponte fortemente danneggiato dai bombardamenti. La I e II Media la frequentai a Roseto dalle suore. Mi ero trasferito nel palazzo di Messi, cioè l’antico tabacchificio, dove oggi c’è il Liceo. Il custode era un cugino di mia madre e così mi prese con lui. C’erano ancora gli alleati e lì mi accorsi che non avremmo mai potuto vincere la guerra. Erano organizzati, avevano materiale e quando arrivavano i camion, erano pieni di generi alimentari. A noi ragazzini davano la cioccolata e le sigarette in abbondanza, tant’è che quasi tutti fumavamo. Tornando alla mia formazione, la III Media la frequentai al seminario di Teramo. Mia madre ci teneva e come primo figlio voleva farmi studiare,

ricordi


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Ricordi 16 -

Roseto, 1989. Da sin. I coniugi Anna Maria e Orazio Barnabei con la nipotina Alice

Roseto, 2011, Villa Comunale. Sul palco del teatro all’aperto. A sinistra Nando Rossi e a destra Orazio Barnabei nei panni di un prete

così fu consigliata di mandarmi nel capoluogo. Con me c’era l’amico Domenico Di Giuseppe, ma la troppa disciplina non la sopportavo. Venni bocciato e nel 1948 fui mandato al collegio Casa del Buon Fanciullo a Roma. Era retto da dei religiosi del nord Italia e trovai un prete, don Montorio, che mi capì e mi apprezzò. Diceva che avevo una intelligenza viva, ma che mi applicavo poco. Se lo avessi seguito, sarei stato promosso. Così avvenne, con buoni risultati soprattutto in Latino. Dopo l’esame, andai a fare l’assistente nella colonia estiva di Tarquinia e mi ricordo le tante partite giocate a calcio. Poi tornai a Montepagano. La nostra residenza era cambiata: adesso abitavamo nei pressi della piazza del Municipio. Mi iscrissi all’Istituto Magistrale di Pescara. La sveglia era alle cinque del mattino: prendevo il pullman per Roseto e da lì il treno delle 7. Con me c’erano Piero Addari e Gigino Braccili. Al III anno fui rimandato in Fisica e Francese e così decisi di abbandonare. Non furono sufficienti le suppliche dei miei e del maestro Alfredo Proti. Nel tempo mi sono pentito di tale scelta. Così arrivò il servizio di leva. Il 21 luglio 1951 fui arruolato a Barletta per un corso speciale per 4.500 unità di carabinieri. Appena arrivai in Puglia, con un caldo fuori dal normale, ebbi un senso di sconforto. Pensai che stavo sbagliando ancora. Mi presero come capo plotone, data l’istruzione che avevo e la situazione migliorò. Dopo sei mesi, il 7 gennaio 1952, mi trasferirono a Roma e per due anni e mezzo rimasi nella capitale, facendo spesso servizio a Montecitorio. I miei superiori mi consigliarono di finire le Magistrali per poi fare il corso ufficiale, ma tornai a Montepagano. Era il 1954 e andai a lavorare al forno di papà, con l’attività in via del Corso Umberto I. Nel 1956 morì mia madre con la terribile influenza asiatica. Mia sorella era sposata, così in casa rimanemmo in tre uomini. A quel punto mi sposai con Anna Maria Lulli, con la quale ero fidanzato da anni. Avremmo voluto aspettare, ma decidemmo di unirci il 29 dicembre 1956, senza nessuna cerimonia canonica. Andammo ad abitare dai miei in via del Borgo e questo passo mi impedì di trasferirmi a Roma, dove già avevo trovato un lavoro come impiegato civile nell’aeronautica militare. L’anno dopo, il 15 ottobre, nacque il nostro primo figlio Sonnino e il 29 luglio 1960 avemmo Adele. Purtroppo il 2 ottobre 2010 persi mia moglie. All’orizzonte c’erano le Poste. Nel maggio del 1957 ci fu la svolta. Entrai nell’ufficio postale del paese come aiutante della direttrice Ada Di Febo. Mi ambientai subito e già svolgevo tutte le mansioni. Dopo sei mesi

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III serie

Giulianova, 29 dicembre 2006. La famiglia Barnabei al completo nel giorno del 50° anniversario di matrimonio: Orazio e Anna Maria Lulli con i figli Adele e Sonnino

ero effettivo e da allora non cambiai né lavoro né ufficio. Anzi, avevo intenzione di trasferirmi a Milano o in Liguria, ma dall’alto mi dissero che ero “inamovibile”. Diventai direttore del locale ufficio nel 1982 e nel 1994 sono andato in pensione. Intanto nel 1969 mi ero trasferito a Roseto con la famiglia, in via Bologna. Volevo che i miei figli non viaggiassero per recarsi a scuola. Vi rimasi fino al 1976, quando ritornammo a Montepagano, dopo aver acquistato una casa della cooperativa. In quegli anni il borgo medievale era tornato a vivere, con tante attività e piccole imprese. Nel biennio 1977-78 fui presidente di una cooperativa che gestiva la discoteca Gran Panorama, in cui vennero cantanti di grido come Riccardo Fogli, gli Alunni del Sole, i New Trolls e tanti altri. Dal 1988 al ‘94 sono stato segretario della Rosetana calcio con i presidenti Rapagnà e D’Eustachio. Ma il teatro era in agguato. Devo dire che ne rimasi folgorato da piccolo. Papà mi portò a vedere Otello, rappresentato dal Carro dei Tespi, cioè dei teatri itineranti su carrozze di antica tradizione italiana, ripreso dal fascismo per diffondere la cultura teatrale di massa. Quando soggiornai a Roma, avevo fatto tutti i documenti per iscrivermi all’Accademia di Arte Drammatica, che frequentai pure per un breve periodo, ma non se ne fece nulla. Tutto rimase celato, fino a quando andai in pensione. Da lì è nata questa nuova mia attività che mi ha portato a mettere in scena diversi spettacoli come regista e come attore. Dal 2001 al 2008 sono stato con una compagnia di Cellino e dopo abbiamo costituito un gruppo teatrale a Montepagano con l’Ada (Associazione per i Diritti degli Anziani). Tra i molti lavori, significativo è stato “Quanta guaje fa la guerre!” de La Bottega del Sorriso che ha riscosso tanto successo. Roseto e i giovani, per chiudere. La nostra città potrebbe essere molto più bella. Vedo che è più amata dai villeggianti rispetto ai residenti e questo perché tra i rosetani c’è molta invidia e uno stupido antagonismo. Per i giovani dico solo che un po’ mi preoccupano per come si lasciano andare con facilità. Chiude così la conversazione (“Adesso basta, forse le ho preso la testa...”) il nostro protagonista. La verità non è affatto quella pronunciata nel congedarsi, perché in cuor suo avrebbe ancora tanto da raccontare. Ora è pronto per un’altra bella avventura. Quella di recarsi dai suoi nipoti, per poi fare una capatina anche dall’ultimo arrivato: il piccolo Roberto, che lo ha reso bisnonno. Adesso il tram gli si è fermato proprio davanti.

Pubblicati: 1 - Mario Giunco; 2 - Luigi Lamolinara; 3 - Anna Maria Rapagnà; 4 - Domenico Cappucci; 5 - Domenico Osmi; 6 - Armando Di Giovanni; 7 - Enzo Corini; 8 - Antonio Palmieri; 9 - Cassiodoro Di Sante; 10 - Dino Di Giuseppe; 11 - Leone Marini; 12 - Lorentina Iezzi; 13 - Vittorio Centola; 14 - Pietro D’Elpidio; 15 - Luciano Lamolinara.


La denuncia

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N

MA LE ACQUE NERE DI VIA TEVERE FINISCONO IN MARE?

e sono convinti i residenti che ci hanno chiamato per farci vedere quanto accade in questo piccolo vicolo che dalla Statale 16 (altezza farmacia Candelori) va verso la ferrovia per proseguire verso sud con il nome di via Teramo. Individuata la zona, adesso vediamo il problema. Quando piove, bastano poche gocce per provocare la fuoriuscita di fango e acque nere dal tombino delle fogne che provengono dalla raccolta degli scarichi delle case della zona. Questa poltiglia maleodorante finisce direttamente nella grata che fa confluire tutta l’acqua piovana in un grande canale, la quale scorre direttamente al mare, nella zona centrale a sud del Lido La Lucciola. “È veramente assurdo - ci spiega un residente - che un paese balneare come il nostro possa tollerare certe situazioni. Chi passa da queste parti non ha il minimo dubbio di ciò che accade, sentenziato da un inequivocabile olezzo che ci fa capire di quali scarti stiamo parlando”. Allora ricapitolando: il liquido nerastro (come dimostrano le foto) fuoriesce dal tombino - per il sovraccarico della rete, conseguenza di nuove abitazioni sorte negli ultimi anni, che rendono inefficienti le attuali pompe - e confluisce nel canale di raccolta delle acque piovane; da lì arriva al mare. Se si va a vedere lo scarico corrispondente sulla spiaggia, ci sono delle tracce scure: è la prova provata?

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GLI STUDENTI DEL MORETTI IN GERMANIA

PER UNO SCAMBIO MOLTO PROFICUO

Per la scuola rosetana è stato uno dei tantissimi confronti culturali effettuati nei quasi dieci lustri di vita, che pone l’Istituto rosetano ai vertici in regione per questo tipo di attività

Davanti alla statua di Guglielmo I

La cattedrale di Colonia

L

a scuola è fatta di studio e di esperienze. I due aspetti non possono essere separati, tanto sono formativi non solo per un percorso di tipo accademico, ma anche (e forse soprattutto) come esperienza di vita. Vale per gli studenti che iniziano ad affacciarsi nel mondo degli adulti, in modo particolare per i ragazzi che frequentano le Superiori, ma anche per il corpo docente che ha bisogno continuamente di confronto per tastare il polso della situazione e avere dei punti di paragone da cui fondare la didattica. Lo scambio culturale avvenuto tra l’Istituto Moretti e il Gymnasium auf der Karthause di Coblenza in Germania è stato tra i più validi in termini di crescita conoscitiva e anche di esperienza umana. Sono, in quasi cinqnat’anni di storia della scuola rosetana, tantissimi gli scambi effettuati in tutto questo lungo periodo, tanto da far diventare il Moretti una delle più attive in Abruzzo in tale settore di relazioni internazionali (ricordiamo, tra gli altri, rapporti con Canada, Inghilterra, Irlanda, Danimarca, Polonia, Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Malta, Svizzera, Svezia, Stati Uniti). In questa specifica esperienza, gli studenti morettiani hanno avuto la possibilità di rimanere per una settimana nelle famiglie del luogo, che hanno dimostrato una squisita ospitalità. Per

Sullo sfondo la Porta Nigra di Treviri

i giovani è stata un’occasione per capire più da vicino le qualità di una scuola che ha un percorso formativo molto vicino a quello italiano, con la proverbiale cura teutonica. Le strutture sono spaziose e ben tenute. Nella zona visitata (oltre Coblenza - città che sorge al confluire di due importantissimi fiumi, vale a dire la Mosella e il Reno - sono state visitate Treviri e Colonia) c’è una cultura molto radicata della romanità, dal momento che gran parte di quell’area ha un’origine latina. Diverse sono le materie che vengono impartite direttamente in Inglese e tutto ciò permette alla popolazione scolastica tedesca di avere una padronanza linguistica molto avanzata. Ci sono stati tanti aspetti positivi, come non è mancato il clima italico che si è respirato soprattutto nella gastronomia, i cui riferimenti al Bel Paese sono costanti e presenti in ogni famiglia. Anche sotto il profilo didattico l’esperienza è risultata interessante; a confermarcelo sono state le due responsabili del progetto, le proff. Marisa Di Silvestre e Pierina Maggitti. Adesso gli studenti di Koblenz (nome tedesco della città) sono attesi a Roseto nella settimana che va dal 9 al 14 maggio e il Moretti si sta preparando per accogliere la delegazione al meglio, con incontri, viaggi, lezioni e una... grande festa.

Alunni tedeschi nelle famiglie degli alunni italiani 1. Nik Siener - Martina Caprioni; 2. Luca Wachendorf - Sara Montese; 3. Oliver Neutz - Denise Di Serafino; 4. Robin Henrich Diana Fasolino; 5. Miguel Moritz - Manuela Nardinocchi; 6. Luna Bersch - Angela Della Figliola; 7. Hannah Porz - Victoria Del Papa; 8. Juline Lung - Chiara Volpi; 9. Sarah Hintermeister - Fabrizia Di Paolo; 10. Katrin Löwen - Noemi Franchi; 11. Lisa Schalm Fabiana Lelli; 12. Luisa Schmidt - Michela Montese; 13. Charlotte Weiland - Valentina Pellegrini; 14. Lisa Franke - Sara Palumbi; 15. Lilli Nees - Chiara Giorgini; 16. Lea Kreuz - Ilaria Di Pasquale; 17. Sinah Willems - Marica Marozzi; 18. Josefine Möller - Aurora Poliziani; 19. Antonia Hammes - Luna Lancellotta; 20. Michelle Kempen - Aurora Intellini. Al castello di Coblenza


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LO STADIO DI COLOGNA SPIAGGIA NEL RICORDO DI SILVINO D’EMILIO Cerimonia di intitolazione al termine del triangolare per le formazioni Esordienti intitolato proprio al presidente della società colognese, scomparso nello scorso mese di settembre. Scoperta la targa sistemata nella zona antistadio. Realizzato anche uno splendido murales

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a oggi lo stadio di Cologna Spiaggia porta il nome di Silvino D’Emilio, il presidentissimo della società colognese, scomparso lo scorso 4 settembre, alla vigilia dell’inizio del campionato di Promozione. La promessa fatta da quanti lo hanno conosciuto e amato di intitolargli il campo sportivo, a cui teneva moltissimo al pari dei suoi ragazzi, è stata mantenuta. Al termine del triangolare Primo Memorial “Silvino D’Emilio”, a cui hanno partecipato i ragazzi della categoria Esordienti delle formazioni Poggio degli Ulivi, Chieti e ovviamente Cologna (il trofeo è andato ai teatini), la cerimonia di intitolazione dello stadio e lo svelamento della targa che è stata sistemata nella zona antistadio. Una cerimonia toccante a cui hanno preso parte l’intera comunità di Cologna, allenatori, dirigenti del calcio dilettantistico abruzzese, a cominciare dal presidente della Figc Abruzzo Daniele Ortolano, ex calciatori e giocatori ancora in attività, il tecnico della prima squadra Luca Campanile, i responsabili del settore giovanile colognese guidati dall’inossidabile Nicola Tribuiani, con al fianco Maurizio Franchi. C’erano anche gli amministratori del Comune di Roseto, con il sindaco Enio Pavone in testa. A scoprire la targa i nipotini di Silvino D’Emilio. Il parroco don Biagio Di Benedetto ha

impartito la benedizione ai presenti e ha ricordato con parole toccanti l’importanza dell’opera svolta dal presidentissimo. Un ruolo sociale la considerazione che aveva Silvino D’Emilio per lo sport. Un progetto che non morirà perché a portarlo avanti c’è oggi il figlio Marco, assieme alla sua famiglia, la mamma Anna Palestini e il fratello Fabrizio che hanno ricevuto durante la cerimonia una targa dai tecnici del Cologna, tra i quali Maurizio Franchi, per l’importante impegno garantito anche dopo la scomparsa, purtroppo inattesa e prematura, di Silvino. Nicola Tribuiani commosso ha ricordato come proprio il presidente gli abbia dato la possibilità in questi sei anni di continuare a fare il lavoro che ha sempre amato, ovvero lavorare con i giovani, insegnare loro prima di tutto ad essere uomini e poi giocatori. Per ricordare Silvino D’Emilio, non solo la targa esposta fuori dallo stadio, ma anche un murales realizzato sulla facciata nord dello spogliatoio e che rappresenta un’azione di gioco tra ragazzi.


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LA LODEVOLE INIZIATIVA DELLA

MOSTRA FOTOGRAFICA DEL PINETO CALCIO DEGLI ANNI ‘50 Ideatore ed organizzatore della mostra fotografica “Immagini di una storia - Gli anni ‘50” è stato il dott. Silvio Brocco, attuale presidente del Pineto Calcio

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ella bellissima cornice di Villa Filiani si è tenuta, nel periodo natalizio, la mostra di immagini inedite sulla nascita dell’attività calcistica di Pineto, con foto in bianco e nero che hanno catturato l’attenzione di tantissimi cittadini. Ideatore ed organizzatore della mostra fotografica Immagini di una storia “Gli anni ‘50” è stato il dott. Silvio Brocco, attuale presidente del Pineto Calcio, fedele custode dei preziosissimi scatti che hanno immortalato le diverse fasi delle partite: dagli scampoli di gioco espressi nel vecchio campo Druda alla composta e numerosa partecipazione di spettatori ai bordi del campo; dalle porte senza reti, alle prime sfere di cuoio; dal perimetro di gioco approssimato dalle dune irregolari, alle orgogliose divise che esprimevano anche i colori sociali. Il presidente Silvio Brocco è noto per il suo forte e romantico legame con la cittadina di Pineto, manifestato sia con la fervida e pluriennale partecipazione nella gestione del Pineto Calcio che con la passione per la musica, tuttora espressa con il gruppo di vecchi amici. Con questa iniziativa ha voluto restituire uno spaccato della nostra cittadina dell’immediato dopoguerra, le prime sfide ed i primi campionati. La mostra è stata corredata dal contributo storico del maestro Enrico Romanelli, il quale ha raccolto e riportato testimonianze dei nostri pionieri del calcio, ha inanellato una serie di episodi e di aneddoti scansionati in una precisa sequela di tappe che hanno sdoganato la nostra cittadina dal grigiore del dopoguerra, creando le basi di una ricca e gloriosa tradizione calcistica. In Italia imperava ancora il modulo di gioco del “metodo”, mentre il “sistema” di Chapman veniva sovrastato dall’inversione organizzativa della grande Ungheria di Puskàs, Kocsis ed Hidegkuti. Erano gli anni di Charles e Sivori, del trio Gre-No-Li. A Pineto si giocava nel campo Druda, faticosamente costruito da alcuni studenti pinetesi i quali, con mezzi rudimentali ma anche con tanto entusiasmo, riuscirono nella difficile impresa di spianare le dune sabbiose con un pesante rullo di pietra tirato manualmente. Quel campo rappresenta il contesto da dove sono nate le tante foto in bianco e nero, il cui magico scatto ha immortalato anni di entusiasmo, il coinvolgimento dei cittadini trasformati in cornice umana ai bordi del cam-

di ERNESTO IEZZI

po e parabole della sfera di cuoio ancora con la stringa nella chiusura. Oggi quegli scatti sono ancora dei fedeli custodi di sfide epiche, alcune immortalate quale il derby con la vicina Silvi, reso memorabile dallo sbarco di 100 silvaroli con 7/8 battelli a vela attrezzati per la pesca delle sarde, ed un paio di lancette. Si parlò di vendetta per un incontro precedente, di minacce in campo, di rissa finale con coinvolgimento del pubblico anche femminile. Il tutto si concluse con la ripartenza della pittoresca spedizione, che oltretutto doveva andare a “sardinare”: per la cronaca la partita fu vinta dalla squadra di Silvi per 2-1. Un rigore fu calciato dal Pineto deliberatamente fuori dalla porta sull 1-1 per atteggiamenti oltranzisti degli avversari. Le immagini raccolte in questa mostra vanno al di là di una mera proposta documentaristica del “Gioco del Calcio a Pineto”. I protagonisti di queste bellissime foto hanno posto le basi della tradizione sportiva della nostra cittadina, non soltanto calcistica, favorendo un grande sentimento di pinetesità e maturando i valori dello “stare insieme”. Alcuni di quei ragazzi che “rullavano” il terreno di gioco per renderlo praticabile, diventeranno protagonisti anche in altri ambiti della storia pinetese. Ad ascoltare i visitatori della mostra, tutti hanno provato emozioni che a distanza di tanti anni ci fanno gioire o commuovere, vivendo i momenti più autentici che ci regala lo sport. L’intestazione del campo a Gabriele Druda ricorda, invece, una delle pagine più dolorose della storia del calcio pinetese. Il 10 febbraio 1950 Gabriele perse la vita a seguito di una caduta sul terreno di gioco, “in uno dei tanti contrasti per il possesso di quel pallone che amava tanto” (Franco Druda) . La mostra ci ha ricordato, oltre ad uno spaccato di un calcio di altri tempi, “la partecipazione popolare che fu sempre spontanea e contribuì a rinsaldare i rapporti di amicizia in un’epoca difficile, protesa però verso lo sviluppo degli anni Sessanta e, a ben vedere, è ancora questo lo spirito che ci ha mosso, a prescindere dalle belle immagini di questa mostra” (Silvio Brocco) . Nel frattempo il perimetro di gioco che è stato lo sfondo di queste belle immagini, traslato di un centinaio di metri verso Nord agli inizi degli anni Ottanta, attende silente che le nuove immagini a colori riflettano una bellissima superficie verde, il colore della prime maglie del Pineto Calcio.


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grazie al suo alto valore nutrizionale e alla facile digeribilità; è componente ideale per l’alimentazione degli sportivi, dei bambini, degli anziani e anche per quelle ipocaloriche. È un’ottima fonte di proteine nobili e di alta qualità, di vitamine (in particolare: vitamina B1, vitamina B2, vitamina B6, vitamina PP) e di minerali, soprattutto il fosforo, lo zinco ed il potassio. Cento grammi di prodotto apportano circa 270 Kcal, quasi 26 grammi di proteine, 6,6 grammi di grassi e a mala pena 0,2 grammi di grassi.

La ricetta del giorno: STRACCIATELLA DI BURRATA E SAN DANIELE

Ingredienti per 4 persone: 100 gr di burrata, 100 gr prosciutto San Daniele, capperi, olive e pomodori secchi. La ricetta esalta due prodotti tipici italiani e quindi si propone di non snaturarne le fantastiche caratteristiche; tritare la burrata al coltello, disporre la stracciatella in una coppetta ed adagiarvi il prosciutto di San Daniele tagliato a julienne al coltello. Guarnire con qualche cappero sott’olio, qualche oliva taggiasca ed alcuni filetti di pomodorini secchi.


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MORRO D’ORO TRA I PRIMI COMUNI IN ABRUZZO CON SCUOLE CARDIO PROTETTE

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abato 30 aprile si è concluso uno splendido percorso formativo voluto ed organizzato dall’associazione Bizzarri. 2 Mani x La Vita ha collaborato formando 40 tra insegnanti e personale ATA alla rianimazione Cardio Polmonare Adulto/Bambino/Infante con utilizzo del defibrillatore e 170 bambini di 4° e 5° elementare e di 1° 2° e 3° media alla Prevenzione degli incidenti in età pediatrica grazie al progetto Bimbi Sicuri di Salvamento Academy . Fantastica esperienza, i bambini hanno voluto ringraziarci con questi stupendi disegni. Grazie al gruppo Progetto per la vita , ai commercianti e imprenditori di Morro d’Oro che con impegno e sacrificio hanno donato 2 defibrillatori alle scuole del comune e reso possibile tutto questo. Complimenti a Morro D’oro tra i primi comuni in abruzzo con scuole cardio protette. Speriamo siano di esempio per tutti.

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ome sancisce l`art. 18 della Costituzione Italiana: “I cittadini sono liberi di associarsi per perseguire un unico fine, al servizio della collettivita’ e senza fine di lucro.” Cosa c’e’ di meglio di una ‘Festa delle Associazioni” per esplicare in tutte le sue forme il sucitato articolo? Nasce cosi’, da un’idea delle associazioni Deep Inside Eventi & Animazione, Insieme per San Giovanni, Giacche Verdi Roseto e Club Amatori 500 Roseto, “ASSOCIAZIONI IN FESTA – Roseto degli Abruzzi”. Sabato 14 maggio 2016, dalle ore 10.00 alle ore 24.00, il lungomare di Roseto degli Abruzzi sara’ “invaso” da oltre 80 stand atti a promuovere le Associazioni presenti sul territorio. Il tutto sara’ allietato da musica, giochi, animazione ed eventi sportivi. A chiusura della manifestazione, “LE OMBRE” in concerto. La cittadinanza e` invitata a partecipare alla 1` Edizione di “ASSOCIAZIONI IN FESTA – ROSETO DEGLI ABRUZZI”, dove il divertimento e la cultura si fanno passione.


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5 GIUGNO Elezioni Comunali Roseto

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COORDINAMENTO TECNICO: MASSIMO BIANCHINI (TEL. 329 9480823) FOTO: ELIO D’ASCENZO, Andrea Cusano, Valeria Di Martino. EDITORE: EIDOS News S.r.l.

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In vista delle elezioni amministrative del 5 Giugno 2016, per il rinnovo del consiglio comunale di Roseto degli Abruzzi, il quindicinale Eidos News mette a disposizione le proprie pagine per spazi elettorali a pagamento.

Due amici di Eidos ci hanno lasciato. Il primo è stato Luigi (Gino per tutti) Sforza, nato a Roseto il 6 luglio 1932 e venuto meno il 18 aprile scorso. L’altra nostra compagna di viaggio è stata Maria Pulcini, nata a Villa Filiani di Mutignano-Atri (poi diventata Pineto) il 2 febbraio 1913 e deceduta il 3 maggio scorso, forte dei suoi 103 anni. Entrambi sono stati protagonisti della nostra rubrica “I Ricordi” ed inclusi nel libro “I Ricordi di Eidos - I serie”. Alle rispettive famiglie vadano le condoglianze della nostra redazione.


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