Eidos news 240 x il web

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Quindicinale iscritto al registro della Stampa presso il tribunale di Teramo n. 13/03 del 22/05/03

ANNO 9 N.240 prossima uscita 7 novembre


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scacco matto alla la crisi A Roseto in via Rubicone un bazar di articoli usati e nuovi, un negozio dove è possibile trovare davvero di tutto, dall’oggettistica ai capi di abbigliamento. Grande cura nell’esposizione della merce. E poi tanti oggetti da collezione

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n porto di allegria dove l’usato si fonde con il nuovo, l’antico e il vintage viaggiano accanto alle novità del momento. L’idea era proprio quella di dare la possibilità a chiunque di acquistare un prodotto, dalla semplice oggettistica ad un capo di abbigliamento, da un mobile di antiquariato ad una pompa per autoclave, da un passeggino addirittura ad un’auto da collezione. Così Settimio Sfamurri, imprenditore dall’intuito geniale, ha realizzato il suo sogno: dare vita ad un negozio di articoli nuovi e usati. E’ nato Porto Allegro, a Roseto, in via Rubicone 73, a due passi dal sottovia che immette su piazzale Olimpia (zona Palamaggetti). Un vero bazar che i rosetani stanno scoprendo. Nato un anno fa circa, dallo scorso mese di settembre Porto Allegro si è trasferito da Campo a Mare nella nuova sede di via Rubicone. Scarpe, usate e nuove, abiti, articoli da regalo, oggetti che raccontano una storia, vintage e da collezione, quadri. Davvero di tutto e di più con un magazzino espositivo che racchiude dal mobile d’arredamento alla scrivania intagliata. Ogni cosa viene valutata con attenzione (in caso di oggetti d’arte o di antiquariato degli esperti danno la giusta valutazione) e poi esposta al pubblico con il prezzo notevolmente abbattuto rispetto

ad un prodotto nuovo. Chiunque può portare qualcosa, purché sia in ottime condizioni. Lo staff di Porto Allegro se ne prenderà cura per l’esposizione in conto vendita. E poi ci sono cose che non sono così usate perché basta fare un giro all’interno dei locali per accorgersi che troverete ad esempio scarpe utilizzate una sola volta e che potrete acquistare a metà del prezzo in origine. E se ci tornerete tra due mesi e quel paio di scarpe non è stato ancora venduto vi accorgerete di un ulteriore sconto. Questo discorso vale per la merce appunto usata. Per quanto riguarda gli oggetti nuovi, Porto Allegro riesce ad

acquisire interi stock a prezzo vantaggioso. Un capo di abbigliamento o delle borse che magari in un qualsiasi negozio lo trovate a prezzo pieno, da Porto Allegro avrete degli sconti vantaggiosissimi. Dal posacenere ai lampadari, dalle sedie a dondolo al tris per bebè, non manca davvero nulla. Colpisce l’ordine e la cura nelle cose e nei particolari. Porto Allegro, un’arma per combattere la crisi, una soluzione per qualsiasi esigenza con personale pronto a dare i migliori consigli. Inoltre è anche su facebook con la pagina “Porto Allegro Store”, costantemente aggiornata sugli ultimi arrivi.


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Lotta agli“zozzoni” in 39 nei guai

Multe per un ammontare di oltre 5mila euro nei confronti di chi è stato sorpreso ad abbandonare i rifiuti lungo strade, parcheggi, terreni. In arrivo a Roseto le telecamere nascoste e foto-trappole con sensore di movimento. Posizionati intanto cartelli che sanno di monito contro gli incivili

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rimi interventi sul territorio comunale di Roseto contro l’abbandono dei rifiuti. Il pugno duro annunciato dall’amministrazione comunale sta dando i primi risultati: 39 verbali di contestazione, che riguardano anche il regolamento di polizia rurale (scarsa manutenzione dei terreni incolti), 5mila 350euro di sanzioni nei confronti dei trasgressori. Controlli affidati alla polizia municipale, coordinati dal comandante Berardo D’Emilio, e che andranno avanti nel tempo, sino a quando in città non ci sarà più una sola discarica abusiva a cielo aperto. “Roseto è una città che vive di turismo”, ha ricordato il sindaco Enio Pavone, “non possiamo consentire che certe persone danneggino con il loro squallido comportamento l’immagine di una località turistica come la nostra. Avevamo promesso che saremmo entrati in azione per combattere e sconfiggere il fenomeno dell’abbandono dei rifiuti. E’ difficile debellarlo del tutto, ma noi ci stiamo provando”. Cartelli posizionati per adesso in una quindicina di siti, su tutto il territorio comunale, frazioni comprese. Un duro monito da parte del Comune all’indirizzo dei cittadini che lasciano il pattume per strada. A giorni saranno installate anche le telecamere nascoste che osserveranno gli eventuali trasgressori e potrebbero arrivare anche le fototrappole con sensori di movimento. Anche in questo caso saranno piaz-

zate in punti solitamente utilizzati come luoghi per l’abbandono dei rifiuti, scarsamente illuminati, strade di campagna o che costeggiano la ferrovia e i due fiumi, il Tordino e il Vomano. “Deve essere chiaro un concetto”, ha puntualizzato il primo cittadino rosetano, “la nostra non vuole essere un’azione repressiva.

Tutt’altro. Il nostro obiettivo è semplicemente quello di prevenire e di avvisare i cittadini sporcaccioni. Gli adulti poi devono essere da esempio per i giovani. Io penso che per il rispetto dell’ambiente si stia facendo davvero molto per Roseto. Stiamo mettendo in campo ogni strumento per combattere questo fenomeno”.


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Roseto, verso le amministrative 2016 Bagarre nel centro sinistra

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Il Pd ufficializza la candidatura dell’avvocato Sabatino Di Girolamo. Ma intanto nasce il terzo polo con #amoroseto che è pronto a schierare Rosaria Ciancaione o in alternativa Flaviano De Vincentiis

n mese di anticipo rispetto a tutti gli altri. Il Partito Democratico ha ufficializzato la candidatura a sindaco dell’avvocato Sabatino Di Girolamo, saltando quindi le primarie per “mancanza di avversari”. Un vantaggio (o uno svantaggio, dipende dai punti di vista, quello di evitare le primarie) che consente ai Democrat di lavorare con ben 4 settimane di anticipo per confrontarsi con la cittadinanza, per iniziare la stesura del programma elettorale, per portare su la candidatura di Di Girolamo. Spazzate via dal segretario dell’Unione Comunale Simone Tacchetti le voci secondo cui la candidatura non sarebbe stata approvata dai vertici del partito rosetano in virtù di un articolo del regolamento delle primarie che consentiva proprio all’Unione Comunale di fare scelte diverse se si fosse presentato un solo candidato. Invece, Di Girolamo ha ottenuto il placet unanime di tutto il Pd. Una rivincita personale per l’ex assessore Di Girolamo (aveva avuto la delega alla cultura ai tempi di Franco Di Bonaventura sindaco) che già nel 2011 avrebbe voluto una convergenza sul suo nome per scendere in campo contro l’allora candidato del centro destra Enio Pavone, che poi vinse le elezioni. “Riteniamo che l’avvocato Di Girolamo rappresenti la figura giusta per guidare la città di Roseto per i prossimi cinque anni”, ha sottolineato il segretario Tacchetti, “Persona di esperienza e di alto spes-

sore che ben saprà rappresentare la nostra comunità. E’ importante adesso aprire insieme al candidato una fase di concertazione con tutte le altre forze di centrosinistra al fine di ampliare il più possibile la coalizione e per chiudere definitivamente la parentesi del centrodestra al governo della città”. Tacchetti qualche giorno fa aveva rivolto un appello al senso di responsabilità di tutte le forze politiche e civiche ed alle figure istituzionali affinché le altre forze politiche del centro sinistra mettessero in secondo piano ambizioni personali ed interessi di partito. Un appello caduto nel vuoto perché a Roseto di fatto è nato un terzo polo. E’ stato siglato l’accordo politico tra Abruzzo Civico, Psi, Sel, Altra Città, Rosburgo 3.0 e Roseto nel Cuore che dà vita alla coalizione #amoroseto. I moderati dunque assieme ad una sinistra più defilata. La volontà è quella riunire tutte le forze politiche e i movimenti civici che hanno come obiettivo la condivisione di un programma di governo in vista delle elezioni comunali 2016 a Roseto. “Il raggiungimento di questo obiettivo, fortemente voluto e perseguito negli ultimi mesi, dimostra che l’unità delle forze di sinistra, del mondo cattolico, civico, liberale, laico e ambientalista può dar vita ad una forza di governo compatta e responsabile” spiega il co-

ordinamento della coalizione “l’obiettivo della nuova casa civica #amoroseto è quello di allargare ulteriormente la coalizione con l’aggregazione di rappresentanti del mondo del lavoro, dell’associazionismo, del volontariato, della scuola, dell’imprenditoria e del mondo cattolico e giovanile, senza pregiudizi e prevaricazioni”. Si punta a creare dunque una coalizione più ampia possibile, capace di aggregare altri soggetti politici civici per ridare speranza ai cittadini di Roseto, delusi e amareggiati dall’attuale amministrazione. Sulla scelta del candidato sindaco c’è una convergenza quasi totale sul nome di Rosaria Ciancaione, dirigente del Comune rosetano. I più moderati non sarebbero d’accordo però e vorrebbero una figura che li rappresenti meglio. Ed è stato fatto anche il nome del consigliere provinciale ed ex assessore ai lavori pubblici Flaviano De Vincentiis. L’ufficializzazione del candidato di #amoroseto, comunque, dovrebbe arrivare per l’8 novembre, in concomitanza con una manifestazione politica che il Pd sta per organizzare per presentare alla città, con la presenza di un big nazionale del partito, di Sabatino Di Girolamo. Intanto, per il centro destra le divergenze che si registrano sul fronte opposto non sono altro che un vantaggio che viene offerto al proprio candidato, il sindaco uscente Enio Pavone nei confronti del quale c’è il parere favorevole sulla riproposizione da parte di quasi tutti gli alleati.


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L’

e m o zio n e

. . . p e r di u n giorn o t u t t a l a v it a .

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Cirsu

ricorso di 80 pagine e 100 allegati

contro il fallimento

Il 12 ottobre scorso depositati alla Corte d’Appello dell’Aquila i documenti con cui si chiede l’annullamento della sentenza emessa dal Tribunale Fallimentare di Teramo. Anche i Comuni soci accanto al consorzio. Ci sono almeno due elementi che potrebbero decidere per il ribaltamento del provvedimento emanato in primo grado

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nizia la battaglia del Cirsu e dei Comuni soci per ottenere l’annullamento della sentenza di fallimento emessa dalla sezione fallimentare del Tribunale di Teramo dello scorso 10 settembre. Lo studio legale Guggiardi-Sotgiu e l’avvocato Dettori hanno presentato infatti il ricorso per conto del consorzio. Per i Comuni gli atti sono stati approntati dall’avvocato Referza. “Il ricorso è stato depositato il 12 ottobre scorso”, ha sottolineato il presidente del Consorzio Angelo Di Matteo, “abbiamo la certezza che sia un ricorso fondato su elementi solidissimi che puntano a smontare la sentenza, che noi ovviamente rispettiamo”. Ottanta pagine il ricorso del Cirsu, circa 100 gli allegati, e soprattutto una serie di elementi che puntano a minare la sentenza di primo grado che, secondo i ricorrenti, si basa fondamentalmente su un castello di carta, pronto ad essere spazzato via. “Ci sono elementi”, ha aggiunto Di Matteo, “che fanno pensare tutto sommato che qualcosa non sia andato tutto per il verso giusto”. Le inesattezze a cui Di Matteo fa riferi-

Il presidente del Cirsu Angelo Di Matteo mento sono almeno 2: la prima è che la sentenza di baserebbe su una relazione di parte, della Pricewaterhouse Coopers Spa, incaricata della Deco di Rodolfo Di Zio (il soggetto che ha avviato la procedura fallimentare per un credito di 2milioni e 250mila euro) di accertare i bilanci e lo stato patrimoniale del Cirsu. La Price nella sua relazione tuttavia tiene a sottolineare che l’atto prodotto non può essere tenuto in debita considerazione. Infatti, al limite il tribunale avrebbe dovuto

creare un contraddittorio nominando un consulente d’ufficio, dando a Cirsu e a Deco la possibilità di procedere a loro volta con la nomina di un consulente. L’altro aspetto su cui si basa il ricorso è la dimostrazione che il Consorzio è attivo, operativo a tutti gli effetti, solvibile ma inadempiente. L’inadempimento non può essere mai causa di fallimento. Nella sentenza però si parla di inattività del Cirsu e di insolvibilità. E che sia solvibile lo dimostra il fatto che il bilancio al 31/12/2014 aveva un potenziale finanziario di 2milioni e 700mila euro, cresciuto a 3milioni e 300mila circa al 10 settembre 2015, giorno della sentenza di fallimento, con un movimento mensile di circa 100mila euro. Il tribunale però ha deciso per il fallimento, su istanza di Di Zio. Un fallimento giunto a meno di 30 giorni dall’ultimazione dei lavori del secondo invaso, “Grasciano 2”. C’è fiducia tra i ricorrenti. La Corte D’Appello fisserà presto l’udienza, attesa entro il 12 dicembre, 3 giorni prima della riconsegna della relazione al Tribunale Fallimentare da parte dei tre curatori.


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Premio Borsellino

20 edizioni per parlare di legalità Sino al 7 novembre una serie di appuntamenti con al centro dell’attenzione l’impegno sociale e civile. L’evento è nato nel ricordo del giudice trucidato dalla mafia. 63 i relatori che si alterneranno durante i diversi incontri dibattito che coinvolgeranno anche gli studenti di molti istituti

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on la contemporanea presentazione di due libri in anteprima nazionale si è aperto venerdì 23 ottobre a Teramo (“Don Carlo Pisacane” ore 18 Sala San Carlo) e Pescara (“Teste matte” ore 18 Libreria Feltrinelli) la 20ª edizione del Premio Nazionale per la legalità e l’impegno sociale e civile dedicato alla memoria di Paolo Borsellino. Nel programma di 15 giorni, dal 23 ottobre al 7 novembre, 28 momenti di incontro con giornalisti, scrittori, personaggi del mondo della cultura, presentazione di libri, concerti, film. Il tema per il 2015 è “Il fresco profumo della libertà”. Diversi incontri anche negli istituti scolastici di Roseto. Tra i 63 relatori che articoleranno i loro interventi nella 4 province abruzzesi spiccano i nomi dell’attore di Gomorra Salvatore “Sasà” Striano (23 ottobre) i politici Francesco Forgione e Rosy Bindi (24 ottobre) il sindacalista Elio Lannutti (29 ottobre) la figlia di un magistrato ucciso Caterina Chinnici (30 ottobre) l’imprenditrice Serenella Antoniazzi (31 ottobre) docenti universitari come Enzo Di Salvatore (3 novembre) i sacerdoti don Aniello Manganiello e don Pino De Masi (6 novembre). Ma anche artisti, magistrati di 5 diverse Procure, ambientalisti, dirigenti scolastici

e giornalisti. Il Premio, organizzato dal 1992 dall’’associazione culturale-onlus “Società Civile” e dall’Associazione “Falcone e Borsellino”, presieduta dalla professionista rosetana Gabriella Sperandio, vuol essere soprattutto una rassegna educativa rivolta alle giovani generazioni, nella consapevolezza che il pur necessario versante repressivo, da solo non sia sufficiente nell’opera di contrasto all’illegalità quotidiana e al sistema mafioso. Che non è solo quello che spara. Ma anche quello che ruba sugli appalti. Che inquina le notizie. Che regala agli “amici” e nega diritti a chi li meriterebbe. Che corrompe la vita quotidiana di piccole e grandi città. La battaglia contro le mafie di ogni tipo è quindi necessariamente una battaglia per una nuova cittadinanza e i diritti sanciti dalla Costituzione. Il premio nella giornata conclusiva di sabato 7 novembre alle ore 10 al Municipio di Pescara ancora una volta testimonierà ammirazione, gratitudine ed affetto a quelle personalità italiane che hanno offerto una testimonianza d’impegno, di coerenza e di coraggio particolarmente significativa nella propria azione sociale, civile e politica ed in modo particolare per l’impegno profuso in difesa e per la promozione dei valori della libertà, della democrazia e della legalità.


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Società

Roberto Benigni tornerà in Tv a elogiare la Costituzione più bella del mondo

dopo le riforme di Renzi?

Il teatro degenerativo della Commedia dell’arte è approdato (non da adesso, ma da decadi) nel nostro Parlamento, elaborando una riforma del Senato pasticciata e creando una situazione da “salto nel buio” di William Di Marco LA COMMEDIA DELL’ARTE - Se ci fossero i cultori del teatro a giudicare i nostri politici non potrebbero che far riferimento alla “Commedia dell’arte”, genere tipicamente italico che ebbe un enorme successo a partire dalla fine del ‘500. In questo specifico settore della rappresentazione teatrale i nostri talenti artistici si espressero al massimo, perché potevano rappresentare ciò che volevano, coperti com’erano dalle maschere e dando libera espressione al loro modo di rapportarsi con il pubblico. La compagnia era formata da una decina (anche meno) di comici, i quali dietro queste “protezioni” davano sfogo alle loro battute, creando dei personaggi tipici che si ripetevano sempre. Pochissimi erano coloro che avevano il volto scoperto e solitamente interpretavano il ruolo degli innamorati. Poi, questo modo di stare sul palco, man mano degenerò: le arguzie e le battute intelligenti iniziarono a cedere il posto alla prosaicità e volgarità delle rappresentazioni, che progressivamente decaddero in qualcosa di insulso, in cui dominava l’improvvisazione. Gli attori iniziarono a scivolare verso i “rumori” da palcoscenico che tanta ilarità provocavano nel pubblico. Si arrivò in tal modo al XVIII secolo, quello dei lumi, e tutto cambiò. Sulla scena teatrale italiana salì un peso da novanta, Carlo Goldoni, che con la sua riforma di stampo illuminista cambiò completamente il modo di concepire il teatro, dando a tutto il settore dignità di temi e di metodo. RENZI, UN CAPOCOMICO PIÙ BRAVO DEGLI ALTRI - Così il teatro degenerativo della Commedia dell’arte è approdato (non da adesso, ma da decadi) nel nostro Parlamento, elaborando una riforma del Senato pasticciata e creando una situazione da “salto nel buio”. Certo, occorreva superare il famoso bicameralismo paritario, da molti definito

perfetto, ma non si è prodotto altro che un bicameralismo confuso, come taluni opinionisti lo hanno già etichettato. La situazione invece di semplificarsi, addirittura è peggiorata e le leggi (ancor non si sa bene quale ruolo avrà la Camera Alta) potranno essere promulgate in tanti modi diversi, forse creando più caos di prima. Poi c’è il combinato disposto con la legge elettorale - quest’ultima per molti versi non risolutiva per ridurre il potere dei piccoli partiti, capaci sempre di porre il veto su tutto - e le due cose insieme potrebbero provocare confusione istituzionale di portata enorme, soprattutto in merito alla libertà d’espressione dei cittadini. Infatti il prossimo Senato sarà nominato (al di là delle sfumature volute dalla minoranza Dem) dai Consigli Regionali e questo porterà a un cortocircuito in cui, se un partito prende la maggioranza dovuta a circostanze elettorali del momento, tale posizione prevalente potrebbe autoalimentarsi, grazie a un giro vizioso di nomine su nomine che porterebbe il partito con più voti a una perenne prevalenza sugli altri. Siamo da anni promotori di una riforma completa della Costituzione, dell’apparato burocratico e della legge elettorale, ma quando questi cambiamenti vengono fatti a mozziconi, ognuno addentando dove può per il proprio interesse personale, non si arriva da nessuna parte. La nostra Costituzione è stata stravolta diverse volte, a dimostrazione che in alcuni punti era ed è superata, perché nata (per diversi articoli) da un compromesso ideologico del dopoguerra e non da idealità alte e universali. Così è stato modificato il Titolo V, l’immunità parlamentare, la disciplina delle Regioni e decine di altre volte si è intervenuto per la revisione delle leg-

gi costituzionali. Ecco perché Benigni, quando in Tv fece un programma ad essa dedicata (oltretutto ben impostato e utile anche ai giovani), parlò di una Costituzione che non era più quella dei padri costituenti, anche se l’attore diede a intendere che così fosse. DA DENTRO IL PALAZZO NESSUNO CAMBIERÀ LE COSE - Torniamo, quindi, a una nostra vecchia teoria (parola chiave: Costituente). Da dentro il Palazzo nessuno potrà mai cambiare nulla, perché il potere politico ammalia e “corrompe” così bene, che ci si abitua ad essere coccolati e ad avere un’infinità di privilegi. Correggere poco alla volta le storture del nostro sistema amministrativo e burocratico, non è un modo per arrivare alla meta a tappe. È soltanto un palliativo per dimostrare che le cose stanno mutando, facendo rimanere invariata l’ossatura sistemica. È come se riparassimo una strada, mettendo toppe alle buche che si vengono a formare negli anni. La strada rimarrebbe ugualmente un colabrodo, perché l’asfalto, oltre a provocare piccoli dossi, andrà di nuovo via alla prima pioggia (i lettori sanno di cosa parliamo, dal momento che le nostre vie sono un esempio lampante di errata manutenzione). Invece il grande cambiamento avverrebbe se le strade venissero asfaltate da capo, riprendendo gli insegnamenti degli antichi Romani, che facevano percorsi duraturi e stabili, giunti fino a noi. E rimanendo nel passato, oltre agli antichi Latini, oggi occorrerebbe un novello Carlo Goldoni, che diede dignità al teatro: e lui di riforme se ne intendeva veramente.


ROSETO

CI PIACE

Montepagano e la stele del premio di poesia Cerimonia a Montepagano per lo svelamento della stele, composta da due lastre sistemate sui muri nel centro dell’antico borgo, che riporta i testi delle poesie vincitrici della 3° edizione del Concorso nazionale di poesia inedita “Montepagano”, promosso dall’Associazione culturale “Obiettivo Comune”. Particolarmente toccante la manifestazione, condotta dalla madrina Anna Di Paolantonio dell’Associazione Culturale “Bon Ton”, che ha visto la presenza dei vincitori del concorso, il rosetano Carlo Nori con “La scimmia fortunata” per la sezione adulti e la

piccola teramana Sara Capanna con “Violenza NO!” per la sezione virgulti. Alla loro presenza e dinanzi a tanti ospiti gli amministratori rosetani ed il Presidente Associazione culturale “Obiettivo Comune”, Alfonso Montese, hanno provveduto a svelare la stele che riporta i due componimenti poetici che, da ora in poi, faranno parte del patrimonio di Montepagano e faranno bella mostra nel cuore del borgo medievale. Al termine della cerimonio Don Roberto, parroco di Montepagano, ha organizzato assieme alla cittadinanza, una conviviale con prodotti tipici locali per celebrare questa importante ricorrenza.

NON CI PIACE

Ancora un albero caduto sulla strada Ancora un albero che si abbate sulla strada, con il rischio che si potesse consumare una tragedia. Perché dove è finito il grosso fusto, un pino marittimo, un attimo prima c’era un’auto in sosta con un passeggero a bordo. E’ accaduto a Roseto, in via Roma, all’altezza dell’Hotel Clorinda, la strada che corre parallela al lungomare Celommi. Non è la prima volta che si registra un episodio simile nella Città delle Rose. Era già accaduto nello scorso mese di marzo, quando si abbatté su tutta la costa un violento temporale. Una cinquantina gli alberi che furono

abbattuti, quasi tutti pini marittimi e cipressi. Con le prime piogge autunnali il problema si è dunque ripresentato. Secondo gli esperti, in questa zona, ma anche nelle pinete della città, sarebbero diversi gli alberi che rischiano di essere sradicati dal vento o dalle continue piogge come quelle degli ultimi due giorni. Andrebbero eliminati e sostituiti con arbusti più adatti, a differenza dei pini che hanno radici in superficie che rendono l’albero meno stabile, soprattutto a ridosso di strade asfaltate. Ma gli ambientalisti non sono dello stesso avviso. Ma se alcuni pini sono pericolanti non sarebbe opportuno sostituirli evitando di correre quindi rischi seri?


La zona nuova del Quartiere dei Fiori, ha una nuova pensilina Una nuova pensilina, per aspettare gli autobus scolastici e non, è finalmente arrivata nella zona nuova del Quartiere dei Fiori, quella che va dal Bocciodromo comunale in giù, per intenderci. In questo posto, vivono tantissimi bambini e ragazzi che, prima di questo lieto evento, aspettavano il pullman per andare a scuola sotto la pioggia, perché non c’era un posto riparato. Immaginatevi il disagio, soprattutto quando gli studenti bagnati dovevano poi rimanere delle ore seduti dietro i banchi, aspettando che gli indumenti si asciugassero addosso. Con questo utile e tanto atteso intervento, da oggi all’Amministrazione comunale possiamo dire che questa novità “ci piace” tanto!

di Martina Franchi

CI PIACE

PINETO

Ricordate il “Non ci piace” dello scorso numero? Ritraeva un ciclista a terra dopo una brutta caduta mentre percorreva la pineta. I soccorritori, prima di chiamare il 118, si sono recati presso la sede del Pros Onlus Pineto, un’associazione di volontariato di pubblica assistenza e protezione civile sita in Piazza G. Marconi, vicinissimo a dove il signore doveva essere soccorso. Nonostante la brevissima distanza e nonostante la richiesta di aiuto, nessuno dal Pros ha soccorso la vittima, rimasta distesa almeno 20 minuti a terra. Uno dei ciclisti, di fronte a questa indifferenza, è andato a capire come mai nessuno si fosse quantomeno recato a vedere cosa si fosse fatto il signore. Al suo ritorno, ha esclamato sbalordito: “Dobbiamo aspettare l’ambulanza dall’ospedale di Atri, perché il Pros, nonostante i due operatori presenti, funziona solo d’estate!”.

INFORMATIV A PER I CITTADINI

AR

Legge Regionale del 10 agosto 2012 n. 41 (BURA), che disciplina la materia funeraria e di polizia mortuaria cambia in modo radicale gli assetti dei compiti e delle funzioni in merito al trattamento del caro estinto. Ad esempio ora, per il periodo di osservazione, il trasporto del defunto – dall’ospedale a casa - è consentito prima delle 24 ore, previa documentazione. A riguardo, l’azienda Antonio Ruggieri S.r.l. garantisce il servizio di trasporto a costi contenuti, determinati in base all’impegno e, soprattutto, mette a disposizione presso i locali della sua azienda una sala di commiato a titolo gratuito. Inoltre, per ceneri e cremazioni ci sono tariffe ben definite, non elevate, se non inferiori a quelle di un funerale normale. La nuova Legge Regionale permette di conservare le ceneri privatamente o, se lo si desidera, è possibile disperderle in luoghi adatti. La nuova regolamentazione definisce, quindi, in modo chiaro le procedure in ambito mortuario. Pertanto è opportuno rivolgersi sempre a strutture specializzate che offrono servizi adeguati per tutte le esigenze, diffidando da chi non conosce le procedure e alimenta i costi ingiustificatamente.

Antonio Ruggieri S.r.l.

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NON CI PIACE

L’ambulanza è disponibile solo d’estate


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CUR IOSIZIE tizie)

o N & à it s io r u C (tra

15 a cura della redazione Cerchi Concentrici Promotor

Perché via D’Azeglio a Roseto centro si chiama così?

La via in questione affianca, lato sud, la Villa Comunale Ponno. Parte da via Nazionale e nella parte finale vi è posto pure un cancello che permette l’ingresso laterale alla villa stessa. La strada posta sotto esame confluisce in via Napoli. Massimo D’Azeglio è stato un patriota, scrittore e statista (Torino 1798 - ivi 1866). Dopo essersi dedicato alla pittura e, con buon successo, alla letteratura, intorno al 1843-44 si avvicinò alla politica, che lo vide partecipare alla prima guerra d’indipendenza e poi essere primo ministro del Piemonte, nella cui veste promosse radicali riforme nei rapporti fra Stato e Chiesa. Dimessosi nel 1852, mantenne posizioni antiaustriache e collaborò con Cavour in momenti delicati. Si oppose tuttavia all’unificazione della penisola, giudicandola immatura. Quartogenito del marchese Cesare Taparelli d’A.; dopo una brillante giovinezza, dedita soprattutto allo studio della pittura (1820-30 a Roma), frequentò nel 1831 a Milano il cenacolo del Manzoni, del quale sposò la figlia Giulia.

Di questi anni sono i suoi romanzi (Ettore Fieramosca o La disfida di Barletta, 1833, Niccolò de’ Lapi ovvero I Palleschi e i Piagnoni, 1841; La Lega Lombarda, incompiuto, scritto nel 1845 e pubblicato postumo nel 1871). Sviluppatasi negli anni 1843-44, attraverso colloqui col cugino Cesare Balbo, la passione politica, accettò nel 1845 di fare per il movimento liberale un viaggio per le Romagne, le Marche e la Toscana e al ritorno scrisse Gli ultimi casi di Romagna (1846), pagine ostili alle sètte ma ancor più al malgoverno papale, e auspicanti apertamente una cospirazione pubblica. Si oppose all’unificazione del nord al sud della penisola, giudicandola immatura, e si scagliò, nell’opuscolo Questioni urgenti (1861), contro la prospettiva di portare la capitale a Roma, vedendo in essa un motivo esclusivamente retorico. Solitario e incompreso, d’A. allora scrisse per gl’Italiani, “ancora da fare”, I miei ricordi (incompiuti, si fermano al 1846, pubblicati postumi nel 1867). (Estratto dall’Enciclopedia Treccani)

L’artista pinetese Collevecchio incontra il papa per donargli un ritratto

L’emozione deve essere stata tantissima per l’artista di Scerne di Pineto Nicola Collevecchio il quale, avendo prodotto un dipinto dalle dimensioni 30 x 40 con la tecnica olio su tela di lino, ha pensato di donarlo personalmente al Santo Padre. E Francesco I ormai non ci sorprende più per i suoi diversi incontri, molti dei quali informali, aspetto che avvicina tantissima gente alle udienze del mercoledì. Così Nicola e i suoi cari, per intercessione di un parroco argentino, hanno

ottenuto udienza dal papa il 30 settembre 2015, come famiglia nominata. Nell’occasione l’artista di Scerne ha avuto la possibilità di avvicinare Bergoglio e porgergli quello che aveva prodotto nel suo laboratorio di casa. “È stato un momento emozionante che io e la mia famiglia non dimenticheremo mai - ha commentato Nicola Collevecchio - e per questa grande gioia ricevuta dobbiamo solo ringraziare la bontà di papa Francesco”.


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I Ragazzi di una volta 36 Diego Giannascoli con gli amici di sempre “Diego, Diego” e lui, affacciandosi dalla finestra, di rimando: “Che c’è?”. “Per favore, dobbiamo fare una partita con i ragazzi della scuola, ma non abbiamo il pallone: ne hai uno, anche vecchio?”. “Non lo so, andiamo a vedere in cantina, qualcosa troveremo. L’importante è che questi giovani possano giocare”. Era così, Diego, l’amico di tutti e non solo a parole. È vero, alle volte non dipende forse nemmeno da noi, ma dal carattere che la natura ci affida nel momento in cui apriamo gli occhi, ma Diego era speciale. Non potevi che andarci d’accordo, perché lui apparteneva alla categoria dei tipi bonaccioni che riescono a farsi volere bene, sempre. Era una sua caratteristica anche in mezzo al campo. Quando arrivò a Roseto dalla sua Montefino nei giorni in cui conobbe la fidanzata Dina, sul campo si aggirava con grazia. Era uno dai piedi buoni e quando gli arrivava la palla sapeva cosa farci, qualità di poche persone. Anche quella era una caratteristica innata, che ti è utile, soprattutto se un giocatore del genere gioca nella tua squadra. Eppure questo suo carattere di chi sa sorridere alla vita, cambiava e

diventava deciso, quando indossava gli abiti dell’allenatore delle giovanili. Chiariamoci. Era ben visto da tutti i giovani atleti, ma il dovere veniva prima di tutte le altre cose. E questa sua indole, affabile e rigorosa al contempo, è emersa in tutta la sua grandezza il giorno del suo funerale. Tantissime persone presenti, molti amici, ma anche una incredibile folla di ex giovani giocatori e ragazzini che lo avevano avuto come “padre” sui rettangoli di calcio. Vorremmo ricordarlo in mille modi, ma la foto che vi riproponiamo è un po’ la sintesi di come si presentava: con gli amici, con il sorriso, con il pallone e con la sua gioia di sapere stare in mezzo agli altri. Roseto, dicembre 1995, Circolo Tennis, II Torneo di calcio a 5 “Fernando Torbidone”, vinto dalla formazione qui raffigurata.. Da sin in piedi: Franco Talamonti, Gabriele Talamonti, Giuseppe De Petris, Renato Pedicone, Diego Giannascoli; Da sin accosciati: Ermanno Romualdi, Gigino Brandimarte, Antonio De Luca. Alla famiglia Giannascoli vadano le condoglianze della nostra redazione.

Piccioni al cimitero di Montepagano, una vera piaga Molti abitanti di Montepagano ci segnalano come ormai sia veramente fuori controllo la situazione nel cimitero locale, per quanto riguarda la sporcizia prodotta dai piccioni. È una vera invasione e il guano lo si nota dappertutto, depositato in modo particolare sulle pensiline delle varie lapidi. Oltre a essere esteticamente per niente gradevole, subentra anche la questione sanitaria, dal momen-

to che una situazione così eccessiva potrebbe sfuggire di controllo. Alcuni visitatori abituali hanno provato soluzioni “fai da te”, come la collocazione di una forte naftalina, capace con l’odore di allontanare i volatili. Ma queste soluzioni empiriche durano solo poche ore, poi la situazione torna come prima. Occorre un intervento di bonifica duraturo, altrimenti la problematica rimarrà, anzi andrà sempre di più peggiorando.


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Secondo appuntamento per “La Cultura in cammino” con Silvio Brocco La XVIII edizione de “La Cultura in cammino” giunge alla seconda tappa, che si svolgerà esattamente giovedì 29 ottobre alle ore 17:00 con la presenza di Silvio Brocco. Dopo il primo appuntamento, in cui ha parlato di musica il bassista dei Masters Pino Vallese, ecco che nella sala conferenze del Centro Piamarta del S. Cuore di Roseto ci sarà il dott. Brocco, biologo, imprenditore che ha sempre avuto il pallino delle sette note, fondando negli anni ‘60 il complesso de “Le Ombre”. Di recente quel gruppo di amici si è rimesso insieme e questa sarà l’occasione per parlare di una passione mai doma e soprattutto di una associazione che vi è dietro e

che da alcuni anni sta organizzando, nel periodo estivo, una serie di concerti con le grandi band-sempre verdi degli anni ‘60 e ‘70. Il tema principale dell’incontro sarà: “Esperienze musicali: dalla cantina al conservatorio” e nello specifico il dottore-batterista parlerà ai tanti studenti del Moretti e del Saffo, nonché universitari e tutti coloro che vorranno intervenire, di: “I complessi, la musica, il laboratorio”. L’ultimo appuntamento de “La Cultura in cammino” edizione autunnale ci sarà il 5 novembre, sempre alle ore 17:00 al Piamarta. Interverrà il compositore Daniele Falasca che focalizzerà l’attenzione sul tema: “Dalla fisarmonica all’Accademia”.

Il prof. Domenicantonio Di Stefano ha appeso il registro al chiodo Se vale per gli sportivi, che quando smettono usano appendere le scarpette al chiodo, la stessa cosa si può dire di un insegnante che, dopo tanti anni passati dietro una cattedra a registrare sul librone azzurro le assenze, le note, i compiti da svolgere e altro ancora, prende lo strumento giornaliero per appenderlo, ovviamente metaforicamente, al chiodo della parete di casa. Ma il nostro protagonista, conosciutissimo da centinaia di ragazzi che hanno frequentato negli ultimi lustri le scuole rosetane e in particolare l’Istituto Moretti, sa benissimo l’evoluzione delle registrazioni che ora si fanno in classe. Nonostante la pensione sia sopraggiunta anche per uno spi-

rito giovanile come il suo, che comunque si era formato quando tutto si scriveva a mano, pure per lui gli ultimi anni sono stati caratterizzati dal nuovo registro elettronico, che già aveva mandato in soffitta quello di cui accennavamo in apertura. Per il nostro Domenico, così da sempre lo chiamano i colleghi, c’è stata una festa di commiato appena dopo l’ultimo collegio docenti. È stata una occasione per dirsi “arrivederci”, dal momento che, c’è da star certi, la sua presenza a Voltarrosto si concretizzerà ogni qualvolta avrà voglia di rivedere i colleghi e il suo laboratorio di esperimenti. (Nella foto il prof. con la collega Patrizia Di Filippo)

A Pineto “Io non rischio Alluvione” L’edizione 2015 di “Io non rischio Alluvione” si è svolta nel weekend del 17 e 18 ottobre in circa 180 piazze. La campagna è promossa e realizzata dal Dipartimento della Protezione Civile, da Anpas, dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e dal Consorzio della Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica, in collaborazione con AIPo (Agenzia Interregionale per il fiume Po), Arpa ER (Agenzia Regionale per la Prevenzione e l´Ambiente dell´Emilia-Romagna), Autorità di bacino del fiume Arno, Cami-Lab, Laboratorio di

Cartografia Ambientale e Modellistica Idrogeologica dell’Università della Calabria, Cima (Centro Internazionale in Monitoraggio Ambientale), Irpi (Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica) e Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). “Io non rischio” è una campagna di comunicazione nazionale sulle buone pratiche di protezione civile, realizzata in accordo con le Regioni e i Comuni interessati. La ProsOnlus Pineto (che fa parte di Anpas) è stata coinvolta in questa iniziativa.


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Il Gambero Rosso premia “La Vecchia Marina”

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nnesimo riconoscimento (il sesto anno consecutivo) per “La Vecchia Marina”, la trattoria di mare a Roseto degli Abruzzi. La famosa guida ai ristoranti d’Italia il “Gambero Rosso” ha premiato con i “tre gamberi” (sinonimo di “eccellente”) la trattoria rosetana che ha saputo ritagliarsi un ruolo di assoluto primo piano tra le migliori 20 trattorie italiane, guadagnando a pieni voti il prestigioso riconoscimento ambito da tutti i professionisti del settore. Un attestato, questo, che premia i titolari Gennaro e Giovanni che continuano la propria ascesa conquistando i palati più fini grazie ai sapori, colori e profumi delle molteplici proposte che mettono in tavola. Il tutto fatto in maniera proporzionata con prodotti di primissima qualità scelti con cura e provenienti dal territorio circostante. Un plauso, quindi, va alla professionalità dei due cognati per un riconoscimento indiretto anche per la terra dove hanno puntato tutto e investito, portando il nome di Roseto alla ribalta nazionale. Il prodotto che viene esaltato è senza alcun dubbio il pesce. Dagli straordinari crudi serviti durante l’antipasto, sino a saggiare le prelibatezze curate nei minimi particolari. Quando l’arte si trasferisce in cucina ne nasce un connubio che oltre a deliziare i palati, regala anche delle piccole opere d’arte esposte in quei piatti, catturando l’ammirazione dei clienti. L’esaltazione dei sapori che il mare offre, il dettaglio nella preparazione di un menù accattivante hanno permesso dunque ancora una volta di conquistare il riconoscimento della guida “Gambero Rosso”, dando i giusti meriti alla trattoria “La Vecchia Marina”.


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foto: Andrea Cusano

PRIMA VITTORIA, ENNESIMO INFORTUNIO Prossima gara interna lunedĂŹ 2 novembre alle 20, contro Imola

Yankiel Moreno e coach Tony Trullo

Luca Izzo

Jacopo Borra

Sylvere Bryan

Il basket e la cultura dei campanili senza frontiere

Bryon Allen

Curva Nord


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Pierpaolo Marini

Kyle Weaver

Roberto Marulli

l Roseto è abituato a soffrire. Una squadra di basket espressione di una piccola città, che quasi sempre si misura in campionati di alto livello contro realtà più importanti, non può che avere la grinta come cifra stilistica. Anche nella stagione del ritorno in Serie A2, come nei due precedenti tornei di A2 Silver, la fase iniziale sta testando la capacità di incassare e saper reagire degli Sharks, alle prese con una serie di infortuni ancor più gravi e numerosi di quelli dei due campionati scorsi. Così, purtroppo, la gioia del primo successo in campionato, ottenuto in modo chiaro e meritato contro il Brescia fra le mura amiche del PalaMaggetti, è stato macchiato dall’ennesimo infortunio. Stavolta è toccato a Bryon Allen fermarsi, a causa di una gomitata ricevuta sul fianco destro che gli ha permesso di giocare soli 12 minuti contro la formazione lombarda. Nonostante la quasi assenza dell’esterno statunitense, il Roseto ha offerto una magnifica prova d’insieme, mettendo alle corde la più quotata formazione ospite che ha forse peccato di presunzione nell’approccio alla partita. Il Roseto, invece, dopo due

prove incolori seppur condizionate dagli infortuni perdendo contro le quotate Treviso e Verona, ha tirato fuori grinta e determinazione aggredendo gli avversari fin dal primo minuto. Una difesa attenta e ricca di aiuti ha permesso una manovra di attacco in cui tutti sono stati coinvolti, con le prestazioni individuali di Pierpaolo Marini, Kyle Weaver e Roberto Marulli a meritare il podio delle citazioni. Ma è stata tutta la squadra, ben messa in campo e ottimamente gestita nelle rotazioni da coach Tony Trullo, a meritare gli applausi del pubblico. Sotto canestro, il rientrante Jacopo Borra e il veterano Sylvere Bryan hanno dominato il confronto con i pur forti lunghi avversari. Dietro, il polivalente Yankiel Moreno si è reso al solito utile in tre ruoli. Bravo anche il giovane Francesco Papa, che ha difeso in modo arcigno sul forte Damian Hollis. Sfrontato Luca Izzo, playmaker tascabile autore di una tripla di grande importanza all’inizio dell’ultimo quarto, così come utile è stato Riccardo Trevisan, anche se in campo c’è stato solo un minuto. Borra, all’esordio dopo il lungo infortunio alla schiena, ha convinto. Adesso dovrebbe toccare al capita-

no Innocenzo Ferraro rientrare, lasciando il solo Allen in infermeria. Purtroppo, una prima diagnosi parla di uno stop variabile fra due settimane e un mese. L’auspicio è che lo staff medico del Roseto rimetta in piedi al più presto lo statunitense, molto importante negli equilibri della squadra, dopo aver recuperato gli infortunati Marulli, Borra e Ferraro. In attesa di vedere la squadra al completo (finora, dal 19 agosto, mai un allenamento tutti insieme), c’è però da applaudire la quadrata determinazione mostrata dagli Squali contro il Brescia. Una voglia di giocare insieme e di vincere più forte di acciacchi e infortuni, a dimostrazione – una volta di più – che l’atteggiamento mentale conta moltissimo nello sport. Il Roseto continua il suo calendario durissimo affrontando sabato 24 ottobre in trasferta la capolista Mantova (al PalaOlimpia di Verona) dell’ex rosetano coach Alberto Martelossi. Prossimo impegno al PalaMaggetti, lunedì 2 novembre alle 20 contro Imola. Un’occasione importante per i tifosi di riempire il palasport, stando vicino a una squadra che merita incoraggiamento e sostegno.

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Domenico Cappucci

Per una stagione è stato sindaco di Roseto, esperienza sottolineata dalla partecipazione della gente che lo fermava per strada. Ma le delusioni sono sempre in agguato e le più cocenti le ha avute proprio dalla politica di William Di Marco

Domenico Cappucci

Ha sempre voluto mettersi in discussione e trovare nel confronto un momento importante per crescere culturalmente e criticamente. La scuola, sia da discente sia da docente, gli ha dato tale possibilità. Proprio in questo ambiente avverrà un episodio che probabilmente gli indicherà, anche se molto tempo dopo, la strada politica da seguire. Era in aula e dall’altoparlante il direttore di allora diffuse la notizia che era morto...

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è una voce nascosta in ognuno di noi che ci parla nel momento in cui dobbiamo fare delle scelte o prendere delle decisioni. Non si tratta per nulla di qualcosa di paranormale o di misterioso, ma più semplicemente della nostra coscienza che capta tutto quello che c’è intorno e rielabora così in fretta i dati, da potersi paragonare a un moderno calcolatore. A noi sembra che venga da dentro, che s’incunei nella nostra anima e parli a nome di quel senso interiore che è nelle viscere dell’uomo e che ha dato adito nel tempo a delle interpretazioni più varie. C’entra l’ideologia oppure la religione o ancora la sociologia o la psicologia? È un po’ una fusione di tutto questo e noi prendiamo la voce del nostro “oltre” per illuminare il cammino che abbiamo davanti. Con molta probabilità successe così, un dì d’inverno del 1953, anche per Domenico Cappucci. La fredda stagione nel paese dove era nato e dove frequentava la scuola si faceva sentire, ma forse un sole, fosse solo simbolico, già era pronto a illuminarlo e riscaldarlo. Era alle Elementari e il 5 marzo di quell’anno intuì per la prima volta l’utilità di un aggeggio appeso al muro che, dall’aula dov’era, diffondeva una voce. Egli e i suoi compagni capirono solo dopo che quell’oggetto misterioso era un altoparlante in cui qualcuno poteva parlarci per far giungere all’unisono un messaggio. E quel giorno l’annuncio fu dato dal direttore in persona, in modo perentorio, ma anche liberatorio: «Questa mattina è morto “baffone”!». Il capo dell’istituto era un democristiano di ferro e la notizia della morte di Iosif Vissarionovič Džugašvili, conosciuto più semplicemente come Stalin, lo risollevò. Il piccolo Domenico, palesemente all’oscuro di ciò che poi la vita gli riserverà, immagazzinerà quell’episodio come una specie di voce interiore, una sorta di coscienza personale che si stava “collettivizzando” che poi rispolvererà quando le sue idee diventeranno adulte e il ricordo di quel giorno farà parte anche della sua vita politica. Lo studente in erba diventerà, in seguito, uno studioso che si

metterà sempre in discussione, che proverà a confrontarsi con chiunque avesse avuto qualcosa da insegnargli. E se questo avveniva dietro un banco di scuola o in una più amplia aula universitaria, era pronto a sentire, con ammirazione e senso critico, l’insegnante che sapeva affascinarlo e illuminarlo. Ma il nostro, anche a parti invertite, seppe fare la stessa cosa e se a indurlo a riflettere sulla complessità della vita e sull’importanza di alcuni autori letterari da lui poco conosciuti erano degli studenti, ecco che dalla cattedra si rimetteva in discussione e ascoltava tutto il nuovo che non conosceva. In questo l’esperienza di Belluno è stata fondamentale, quando incontrò degli allievi con un senso di profondità politica che lo meravigliarono e al contempo incuriosirono. Oggi quei giorni sono per Domenico Cappucci rispolverati con molto affetto, come anche quelli del suo impegno politico, per la verità ancora presente e mai sopito. Ma quest’ultimo aspetto negli anni gli ha riservato anche molte delusioni, che non lascia trapelare a mezza bocca, ma esterna con dovizia di particolari, quando ricorda il suo Partito Comunista Italiano: oggi non c’è più, si è trasformato in qualcosa che nella contemporaneità il nostro protagonista non sa più cosa sia. Di certo non è più il suo punto di riferimento. Partiamo dall’affetto di sua madre e da un papà che la lasciò troppo presto. In effetti mio padre Rocco, che faceva il contadino, morì sette mesi dopo che io nacqui. Fu quindi mia madre, Emma Camilli anche lei contadina, che fece un po’ tutto. Avevamo dei piccoli terreni, la famosa proprietà diffusa e dopo che rimanemmo in due, li affidò a mio zio, che continuò a coltivarli, dandoci, come si usava, la metà del raccolto. Così la mia genitrice, oltre a fare la casalinga, iniziò a cucire come sarta, ma non di alta qualità: era dedita ai vestiti di lavoro che si usavano in campagna. Il tutto nella cornice di Carpineto della Nora, il comune in provincia di Pescara dove aprii gli occhi il 19 ottobre 1943. Abitavamo in contrada Cappucci, proprio così!, un gruppo di case dove


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Carpineto della Nora, 1949. Domenico Cappucci in I Elementare (ultimo in piedi a destra) con gli amici di scuola

Pescara, 1964. Al Liceo “D’Annunzio” con i compagni di classe e con il prof. Cattivera. Domenico è indicato con la freccia

c’erano tutti i miei familiari posto a quattro chilometri dal centro e a due dalla famosa abbazia benedettina di S. Bartolomeo, risalente al 960 e che fu ristrutturata negli anni ‘60 del secolo scorso in modo scandaloso. I mattoni e le pietre parietali furono coperti dall’intonaco e il pavimento in cotto sostituito dal travertino. Semplicemente vergognoso. Lì capii che in Italia la cultura avrebbe avuto sempre vita dura. Per concludere il discorso sulla mia famiglia, ebbi anche una sorellina, Elsa, nata prima di me, ma morta a solo sette mesi. Una mulattiera per raggiungere la scuola. La mattina mi incamminavo attraverso un sentiero e raggiungevo il centro del paese. Fino alla III Elementare ho frequentato delle classi plurime, mentre in IV e V corsi specifici. Non ho un bel ricordo degli insegnanti di allora; uno in particolare non lo sopportavo, il maestro Carlo Iannetti. Forse lì capii come non doveva essere un docente e cosa non doveva fare. Di quei giorni ho in mente un fatto, indelebile nella mia mente. Non sapevamo cosa fosse un aggeggio appeso al muro che per tanti anni ci aveva accompagnato, fino a quando il 5 marzo del 1953 ecco che entra in funzione. Era un altoparlante per la filodiffusione interna. Il direttore, che poi seppi essere un democristiano, annunciò: «Questa mattina è morto “baffone”!», cioè Stalin e lo disse con un tono liberatorio. Ovviamente non sapevo nemmeno chi fosse, ma nel tempo, data anche la mia vocazione politica, quell’episodio mi è tornato sempre in mente. La mia è stata un’infanzia dignitosa, senza sfarzi, ma in casa non ci mancava nulla, soprattutto da mangiare. Per i giochi, praticavamo i classici di allora, con i cerchioni delle biciclette, la costruzione dei carretti, la classica sfida alla guerra tra piccoli gruppi di bambini è una costante: le ginocchia sempre sbucciate. Poi arrivò il periodo delle Medie e un po’ le cose cambiarono. All’orizzonte si affacciano Chieti e Pescara. Feci l’esame nella vicina Catignano per l’ammissione alla I Media e, guadagnato l’accesso, mia madre mi iscrisse a Chieti. Vivevo in collegio retto da religiosi. Tutto questo durò oltre la III Media e fino al IV Ginnasio. Poi andai a Pescara, una città in espansione, dove mi trasferii con la famiglia. Frequentai il V Ginnasio (ancora come pendolare) e i tre anni del Liceo al “D’Annunzio”. Abitavo in via Bruno Buozzi e nel pomeriggio, negli ultimi due anni di scuola, mi recavo anche a lavorare in una ditta di costruzioni all’ufficio vendita, in modo che contribuivo alle finanze di casa. Di quegli anni ricordo il professore Antonio Cattivera di Latino e Greco, persona molto severa, ma anche di grande cultura; poi di Matematica prima c’era Ulacco,

Pescara, 6 dicembre 1970. Il matrimonio di Domenico Cappucci e Silvana De Cristoforo

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Belluno, 1970. Il prof. Domenico Cappucci in uno scatto appena dopo la lezione in classe

che mi guardava con un occhio di simpatia, e poi Frezza. Come compagni di scuola mi vengono in mente Franco Mancinelli, divenuto un eccellente insegnante di Matematica, Antonio Mobilii, in seguito primario di cardiologia, e Mario Lizza, dirigente della Asl di Pescara. Comunque con tutti c’è stato un bel rapporto e l’ultima volta che ci siamo rivisti, come classe, risale al 1991. Arrivano gli anni universitari. La mia passione era Medicina, ma bisognava andare fuori regione e così scelsi un’altra facoltà che mi piaceva: Lettere e Filosofia a Chieti, in quanto amavo insegnare. Tra i tanti docenti ricordo Giacomo Cives di Pedagogia, tendenzialmente di sinistra che iniziò a introdurmi a certi argomenti. Non mi interessava ancora la politica, ma in me alcune idee stavano maturando. Intanto continuavo a lavorare nella stessa ditta fino a quando non mi laureai, venerdì 17 febbraio 1969 alle ore 17. Non ebbi paura dei numeri e ottenni il massimo dei voti con lode. La tesi era su “Celestin Freinet e le sue tecniche”, un educatore e pedagogista francese. Ebbi anche un contatto con la casa editrice La Nuova Italia per la pubblicazione, ma poi non se ne fece nulla. In quegli anni compii un passo importantissimo. Avevo conosciuto all’università la mia futura moglie, Silvana De Cristoforo, in seguito anche lei docente di materie letterarie al Moretti di Roseto. Ci sposammo il 6 dicembre 1970 e abbiamo avuto tre figlie: Manuela nata a Belluno l’8 novembre 1971, Claudia (Pescara, 24 giugno 1976) e Serena (Giulianova, 13 marzo 1985). Conseguenza di tutto ciò fu l’insegnamento. Feci domanda a Brescia e Belluno, dal momento che in Abruzzo la possibilità di lavorare era minima. Poi una legge impose di inserire una sola provincia e in quell’estate del 1970 scelsi Belluno. Se avessi lasciato sulla domanda Brescia non so che fine avrei fatto in quello sciagurato attentato di Piazza Della Loggia del 1974. Avrei partecipato alla manifestazione sindacale al fianco dei lavoratori e non so proprio come sarebbe finito. Dal ‘70 al ‘78 rimasi nella città veneta al Liceo Scientifico e per me fu un’esperienza molto formativa. Ebbi delle classi di gran livello, con studenti preparati. Mi confrontavo con loro e mi consigliavano delle letture di autori che avevo letto solo di sfuggita. Venivano a casa nel pomeriggio e la sera: parlavamo di tutto, anche di politica. Il rapporto è rimasto così intenso che mi sono spesso venuti a trovare a Roseto. Intanto mia moglie si era laureata e mi aveva raggiunto a Belluno, dove andò a insegnare alle Magistrali. Io ero passato di ruolo nel 1974, grazie a un

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Roseto, 1991. Un momento di vita politica rosetana. Da sin. Pio D’Ilario, Vincenzo Fidanza, Domenico Cappucci e Franco Di Bonaventura

Roseto, 1992. Una “rimpatriata” con gli studenti del Liceo Saffo. In alto da sin: Di Donato, Anita Santarelli e Alfredo Torretta. Sotto da sin. i proff. Domenico Cappucci, Giacinto Proti e Giuseppe Suppa

corso abilitante. Tuttavia quell’esperienza stava per finire, perché il 6 maggio del 1976, alle ore 21, ci fu il terremoto in Friuli e le cose cambiarono. Vedemmo fuori la finestra gli alberi che oscillavano come pendoli: furono 59 secondi di terrore. L’epicentro si ebbe a 20 km da dove abitavamo. Così, nonostante ci trovassimo bene e a quelle scuole devo la mia formazione di docente, decidemmo di rientrare. Feci domanda di trasferimento e ottenni lo Scientifico di Pescara. Mia moglie l’anno dopo entrò al Comi, distaccamento di Roseto, oggi Moretti, nei corsi serali. Da lì la decisione di stabilirci nella cittadina adriatica, perché a Belluno avevo avuto come collega Dante Pistilli che mi aveva sempre parlato bene del suo paese. Egli andò via dal Veneto due anni prima di me. Nel 1979 entrai nel Liceo Classico di Roseto, dove sono rimasto fino al 2002, anno in cui sono andato in pensione. All’inizio abitavamo in via Veronese, poi nel 1984 ci trasferimmo in via Alessandrini, n° 12. C’è da dire che Roseto la conoscevo già da ragazzo, perché tra i miei amici annoveravo Mario Seccia, la cui mamma, una Iezzone, era di Montepagano e spesso eravamo in zona. In quell’occasione avevo conosciuto anche Giulia Proti. Ma il germe della politica in tutti questi anni dov’era riposto? Era sempre in prima linea. Intanto il primo contatto lo ebbi con il Movimento Politico dei Lavoratori di Livio Labor, anche se non avevo nessuna tessera. Nel 1973 mi iscrissi al Partito Comunista Italiano di Belluno che, in una città democristiana che aveva il 70% dei voti, riusciva a racimolare solo uno scarso 15%. Insomma, nessun interesse particolare, se non la voglia di impegnarmi per cause che reputavo giuste. Poi a Roseto ebbi come tramite l’amico Dante Pistilli che mi fece entrare nella sezione del Pci di Roseto centro e lì conobbi Francesco Nardinocchi, Claudio Angelozzi e soprattutto Arnaldo Di Giovanni. Nel 1980 divenni segretario della sezione e poi nel 1984 segretario cittadino, anni in cui avevamo 1031 iscritti! Nel 1990 mi dimisi dalla carica per candidarmi come consigliere e venni eletto nella primavera del 1991. In quegli anni, esattamente da metà degli anni ‘70 fino al 1988, l’Amministrazione comunale era stata retta da coalizioni di sinistra formata da Pci, che otteneva anche il 42% dei voti, e il Psi. Il sindaco era stato sempre un socialista, da Giovanni Ragnoli a Pasquale Calvrese. Poi qualcosa si ruppe, gli equilibri vennero meno e dopo un tentativo di centrosinistra fallito (Dc, Psi e Pri), ecco che ci fu la svolta del primo compromesso storico tra il Pci e la Dc, datato 8 febbraio 1988 con il sindaco comunista Claudio Angelozzi. Nel 1990 si ritornò a un governo si sinistra (Pci, Psi e la lista di Pio Rapagnà) con

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III serie

Roseto, 2008. Al Palazzo del Mare durante la presentazione dell’“Italia dei Valori”. Da sin. Domenico Cappucci, l’on. Antonio Di Pietro, Alfonso Mascitelli (segretario regionale del partito) e l’on. Anita Di Giuseppe

il sindaco Nicola Crisci. Ma quell’esperienza finì dopo che Rapagnà tolse la fiducia. E a quel punto lei diventa sindaco. Il mio partito mi propose l’alta carica e dopo una settimana di riflessione accettai. Tornammo al compromesso storico tra il Pci e la Dc e dal 6 giugno 1991 alla fine di settembre 1992 ricoprì il ruolo di primo cittadino. Fu una bella esperienza. Ebbi un rapporto molto costruttivo con la città e siccome non avevo rinunciato all’insegnamento, per me fu un periodo impegnativo. Ero sempre in Comune e fino a quando l’ultimo cittadino che voleva incontrarmi non andava via, rimanevo lì. Tuttavia le delusioni non mancarono, anzi furono tantissime. Il mio partito mi scaricò e ci furono quattro consiglieri che remarono contro la mia Amministrazione. Vissi momenti veramente amari che ancora mi porto dentro. Quando cadde la giunta ebbi attestati di stima che non mi aspettavo da parte di due politici. Il primo fu Raffaele Longo, distante da me ideologicamente anni luce. Eppure fu onesto nei miei confronti, lui che fu artefice di una nuova coalizione e che mi venne a proporre di fare il sindaco, ruolo che ovviamente non accettai. Ma anche Tommaso Ginoble in quel periodo si dimostrò leale e sono cose che non dimentico. Rimasi nel partito con una posizione critica, fino a quando, non riconoscendolo più, ne sono uscito. Ho avuto un’esperienza con l’Italia dei Valori, e oggi sono sempre attento alle vicende politiche, perché è una passione che sento dentro e che ho praticato sempre senza nessun interesse o secondi fini. Roseto e i giovani di oggi? La città dove vivo mi ha dato molto, meno il mio partito. Per esempio in alcune vicende giudiziarie dove sono uscito a testa alta, mi aspettavo un sostegno morale, che non c’è stato. Oggi l’Italia purtroppo vive di ristrettezze economiche, anche amministrative e si vede. Il rischio è il degrado e a peggiorare la situazione potrebbe contribuire la tanto declamata esternalizzazione dei servizi, che io non condivido. Per i giovani dico che i più bei ricordi ce li ho con gli studenti. Li ho visti nel tempo allontanarsi dalla politica, pur se oggi vedo un leggero riavvicinarsi a temi sociali, a una nuova presa di coscienza, poiché questo mondo è sempre più intriso di ingiustizie. L’elenco delle cose da dire passano veloci nella mente di colui che, per l’aspetto fisico e per le convinzioni politiche, fu definito il “Gramsci rosetano”. Di quegli anni gli è rimasta la grinta e un affetto particolare per le cose che gli piacciono, che oggi riversa a piene mani sul nipote Federico, assistente ufficiale di questa chiacchierata.

Pubblicati. 1 - Mario Giunco; 2 - Luigi Lamolinara; 3 - Anna Maria Rapagnà.


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Lorenzo Puca

al reality “Il Più Grande Pasticcere” Il responsabile della pasticceria Ferretti, nonché campione italiano (titolo conquistato a Rimini) ammesso alla seconda edizione del programma di Rai Due che prenderà il via a breve. Trenta candidati per soli 10 posti per conquistare il titolo finale

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l vincitore del Campionato italiano pasticceria e cioccolateria seniores Lorenzo Puca parteciperà alla seconda edizione Il Più Grande Pasticcere, programma che andrà in onda tra non molto su Rai Due in sei puntate. Il 26 enne pasticcere, responsabile di produzione nella pasticceria Ferretti, al fianco del maestro Sandro Ferretti, sarà tra i 30 candidati per 10 posti nella nuova Accademia “Un solo grande pasticcere”. Luigi Biasetto, Leonardo Di Carlo e Roberto Rinaldini, tre grandi maestri

dell’alta pasticceria, saranno i giudici inflessibili, mentre l’eccellenza della pasticceria italiana, il maestro Iginio Massari sarà il giudice assoluto per le prove in esterna. Lorenzo Puca ha tutti i numeri per essere tra i dieci che si contenderanno il titolo, quindi in grado di superare la prima selezione del face to face con gli altri 29 concorrenti. Il campione a Rimini aveva centrato il titolo dopo aver superato tre prove durissime: scultura di zucchero, dessert al piatto al cioccolato e pralina su stecco.

Congresso dei Testimoni di Geova in lingua romena a Roma Si svolgerà Domenica 1 Novembre 2015 presso la Sala delle Assemblee di Roma in Piazzale Hegel 70, il Congresso di Circoscrizione dei Testimoni di Geova in lingua Romena delle province di Teramo, L’Aquila ed Ascoli Piceno. Saranno presenti anche i delegati delle Congregazioni e dei gruppi in lingua romena di Roma e della regione Lazio. Il tema del congresso sarà “Imitiamo Geova!” tratto dal testo biblico di Efesini 5:1. Il programma inizierà alle ore 9.30 e si concluderà alle ore 16.15. Il discorso pubblico si svolgerà alle ore 13.30 e si intitolerà: “Cosa pensa Dio della religione?” Alcune delle domande a cui il programma risponderà sono le seguenti: Perché i componenti della famiglia dovrebbero imitare le qualità di Geova nel modo in cui si trattano a vicenda? Sotto quali aspetti Geova vuole che lo imitiamo? Tutti coloro che parlano la lingua romena sono invitati ad essere presenti. L’ingresso sarà libero e non si faranno collette. Nella zona del teramano i Testimoni di Geova tengono re-

golarmente adunanze bibliche in lingua romena presso la Sala del Regno dei Testimoni di Geova sita in Via Pertini 11 a Pagliare di Morro D’Oro (TE). Le adunanze si svolgono il venerdì sera alle ore 20.00 e la domenica pomeriggio alle ore 15.00. Tutti coloro che parlano la lingua romena sono i benvenuti! Potete trovare tutte le informazioni relative ai luoghi di raduno nelle varie lingue e potete leggere le nostre pubblicazioni nella vostra lingua sul nostro sito ufficiale www.jw.org Per riuscire a dichiarare la “buona notizia” a “ogni nazione e tribù e lingua e popolo” noi Testimoni di Geova produciamo pubblicazioni in 700 lingue. Come assolviamo questo compito impegnativo? Ci riusciamo grazie a uno staff internazionale di scrittori e a circa 3.300 traduttori, tutti Testimoni di Geova. Perché ci adoperiamo così tanto, anche per lingue parlate solo da poche migliaia di persone? Perché è volontà di Geova che “ogni sorta di uomini siano salvati e vengano all’accurata conoscenza della verità” (1 Timoteo 2:3, 4).


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è venuto a mancare Pasquale Diodoro Uno degli aspetti più importanti del tessuto connettivo economico di una cittadina è quello legato all’imprenditoria. Più le imprese sono attive è produttive, più la comunità cresce. E dietro le imprese ci sono uomini di grande caratura e temperamento. Pasquale Diodoro era uno di questi, che ha reso grande Roseto attraverso le sue attività. Molti si ricordano la fornace e i comparti legati a questo settore, ma Pasquale era una per-

sona dalle vedute molto ampie. Tant’è che quando l’azienda di famiglia intraprese la via del settore ecologia il nostro imprenditore era in prima linea a ideare, progettare e realizzare idee avveniristiche i cui frutti sono emersi nelle decadi successive. Pasquale Diodoro è venuto a mancare lo scorso 19 ottobre e la redazione di Eidos esprime le più vive condoglianze ai figli Ercole, Maria Grazia, Pierluigi e a tutta la famiglia.


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Rubrica

di Italo Di Antonio

AGLI SPETTATORI PIACE VEDER VINCERE I dirigenti del Roseto Sharks si sono lamentati che il pubblico è inferiore alle attese, ma si raccoglie quello che si semina. Hanno allestito una squadra a luci spente e pareva che, come negli ultimi due anni, avessero ingaggiato giocatori sulla cui efficienza fisica ci fossero fondati dubbi. Dopo un pre campionato molto incerto, sono stati aumentati i prezzi dei biglietti di un buon 50%, ma è scomparso il servizio gratuito in streaming delle partite in trasferta! Alla partita con Treviso hanno pagato anche i disabili, ed han fatto fare lunghe file per acquistare il biglietto perché veniva richiesto il documento di riconoscimento per i ragazzi dai 10 ai 13 anni. Direte: “Hanno chiesto scusa!”. Ma le scuse lasciano il tempo che trovano e qualcuno lo aveva fatto capire! In USA, negli anni ‘50, dopo la partita NBA Rochester-Indianapolis i dirigenti rimborsarono il prezzo del biglietto per riparare alle mancate promesse ed allo spettacolo non all’altezza. Nessuno chiede questo! Contro Brescia si è tentata la carta della riduzione dei prezzi dei biglietti, per un recupero simpatia, ma in vero i giocatori hanno lasciato fuori dal Palamaggetti gli individualismi, gli alibi e si sono armati di gioco di squadra, grinta e voglia di essere superiori agli avversari, facendoci capire che in futuro si parteciperà al campionato adeguato alle risorse economiche, con una squadra competitiva e senza alibi!

SIPARIETTO POLITICO Nei giorni scorsi su Facebook c’è stato una inedito siparietto tra il vicesindaco Maristella Urbini ed il cittadino Mario Braca a proposito di una trasferta fatta da Lei e dal primo cittadino a La Louviere. Mentre la Urbini raccontava, postando foto ed immagini, del bello spettacolo a cui stava assistendo Il signor Braca chiedeva: “a spese di chi era stata fatto questo viaggio”. La vice sindaco stizzita ci ha tenuto a precisare che il più delle volte nelle trasferte per gemellaggi le spese sono a carico degli amministratori stessi e nella particolare occasione erano stati utilizzati fondi europei per la cultura (che sempre soldi dei cittadini comunque sono), mentre bene avrebbe fatto a spiegare di cosa si trattasse. Si tratta di uno spettacolo che rientra nelle iniziative de il Cirque du Soleil: un noto circo canadese dedicato soprattutto a mimo, acrobazie, giocoleria, generalmente numeri di grande rilevanza, che non impiega animali nei suoi spettacoli acquisendo rinomanza e rilevanza di grossa promozione turistica.

Torniamo sulla proposta di unire le associazioni locali per le prossime Amministrative I limiti della politica nostrana! Volete scoprire i “limes” della politica rosetana? Basta guardare quelli regionali e nazionali: sono gli stessi, identici, spiccicati! Come quella nazionale, la politica locale è egocentrica. Pensa solo a se stessa. È autocelebrativa. Confida solo nelle persone che accolgono senza riserve la sua impostazione. In primo luogo guarda alla devozione. In tal senso la politica rosetana è tipicamente “leaderistica”. Il leader è il capo assoluto della sua fazione. Impossibili posizioni - anche solo culturali - alternative interne. Semmai qualche spazio viene lasciato solo a velleità di capi secondari, che magari auspicano qualche successione, imitando rigorosamente il metodo dei leader da cui discendono. Si badi bene, questa non è una peculiarità di questo o quel gruppo di piccolo potere locale: è “la politica”: in Italia come a Roseto. Tuttavia siccome tutto ciò si unisce - qui come altrove - ad un alto tasso di clientelismo, è

chiaro che un sistema del genere può diventare anche un punto di forza. Ora, di fronte a questo stato di cose, in estate, il direttore editoriale di Eidos, William Di Marco, ha provato ad indicare una alternativa civica. Quante malcelate parole l’hanno accolta quella proposta! Eppure era (è) semplice: se vuoi cambiare devi fare come Grillo fece in Italia (si badi bene, in Italia, non a Roseto): gente nuova e via: possono sbagliare, ma non hanno già sbagliato! Nuova, però, vuol dire nuova davvero, senza ascendenze e discendenze variamente consenzienti. Un tentavo di guardare oltre l’orizzonte. A giudicare dalle reazioni, fredde degli interessati, allarmate o deliberatamente silente di altri, sembra che l’articolo abbia centrato una esigenza. Come dire, il bisogno di guardare oltre l’orizzonte c’è. Che poi si ci riesca o meno, è un’altra faccenda. Chi vivrà vedrà. Ugo Centi


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CULTURA di MARIO GIUNCO

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LA SOLITUDINE DELLO STUDENTE Oggi non si studia più. E non importa a nessuno, sostiene Paola Mastrocola in un libro irriverente

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aola Mastrocola a tutto campo. Nel suo libro “La passione ribelle”, appena pubblicato da Laterza, ritiene che lo studio sia stato bandito dalla nostra esistenza. Rovina la salute, è fuori moda, sacrifica la voglia di vivere nel presente, condanna ad essere perdenti (quanti somari fanno carriera, quanti studiosi muoiono di fame!). Con lo studio, sostiene la Mastrocola – che ha insegnato in un liceo scientifico, è autrice di libri per bambini e per adulti, è moglie di un ascoltato maestro di pensiero, Luca Ricolfi - sono scomparsi anche il desiderio e il piacere per le cose che si fanno senza pensare a cosa servono. “Abbiamo un pregiudizio esistenziale, nei confronti di chi studia. Ci fa pena. (…) Nello sport e nella musica noi sappiamo molto bene dove l’atleta e il musicista vanno a parare, e siamo solidali con loro perché la loro meta in qualche modo ci include, ‘comprende’ anche noi, rende migliore la nostra vita in modo evidente e platealmente riconosciuto (…) Lo studio ci sembra una faccenda personale, segreta e tutto sommato sospetta. Lo studio altrui ci esclude. Appartiene squisitamente al singolo, dunque non ci interessa, non ci tocca. (…) Chi studia non appare da nessuna parte, non acquista notorietà, non fa audience. (…) L’impegno ci piace in altri ambiti: musicale, sportivo, culinario, botanico. (…) Nello studio invece no, non ci piace per niente”. La Mastrocola si toglie diversi sassolini dalle scarpe, non senza una punta di acrimonia. I bersagli? Gli insegnanti, suoi ex colleghi: “Coloro che fanno un lavoro che proprio di studio dovrebbe nutrirsi, non studiano più. (…) Anche volessero, non potrebbero farlo. Intanto vanno a casa sempre più tardi. Devono andare a rintanarsi non in biblioteca a studiare, ma in lunghe riunioni e commissioni, (…) devono essere presenti ai consigli di classe, ai collegi docenti, ai consigli d’istituto, seguire i corsi di aggiornamento on line…”. I politici: “I politici studiano? Non credo. Abbiamo invece molto l’idea di provvedimenti estemporanei, proposte improvvisate sul vento del momento, legate a svolte politiche, nuove alleanze, interessi personali ed elezioni in vista. Il tutto affidato ai burocrati dei ministeri, che traducono i voleri dei politici in proposte o norme di legge incomprensibili e indecifrabili”. Le biblioteche: “Oggi le biblioteche sono perlopiù frequentate solo in certi periodi dell’anno e solo per un certo uso, molto improprio: ci vanno gli studenti universitari che, nei due mesi di interruzione dei corsi, devono studiare per gli esami e non sanno dove andare. Perciò le biblioteche sono oggi affollatissime, gremite di giovani seduti ai tavoli a studiare. E’

un bell’impatto visivo: neanche un posto libero. (…) Poi un giorno ne parlo con un gentile e rigoroso signore, che governa la sala consultazione: ‘Questi ragazzi non fanno altro che andare in giro. Non stanno mai fermi, non studiano più di un’oretta, il resto è tutto un andare su e giù, vedersi, chiacchierare, bere caffè. Sono studenti itineranti’”. Il libro è un atto di accusa verso la scuola, principalmente. Ma anche verso le famiglie, tolleranti (il figlio che torna a casa all’alba, che va a scuola senza avere aperto libro, che non si preoccupa nemmeno di copiare i compiti dal compagno di banco, come ai tempi eroici), le distrazioni di ogni genere, il continuo ricorso ad Internet (alle panzane che diffonde) immotivato e diseducativo, l’antinozionismo di ritorno (come l’ignoranza). Risultato: “la spudoratezza esibita di non sapere”. Cos’è lo studio per la Mastrocola? Ecco la sua definizione, commentata parola per parola: “Stare seduti per ore in un luogo appartato, soli, scollegati da tutto il resto, con un libro aperto davanti, indugiando sulle parole, fino a memorizzare, cioè fino a quando quel che sta scritto nel libro non sia trasferito nel cervello e lì permanga, se non per sempre, almeno il più a lungo possibile, e senza alcuno scopo immediato e concreto”. Ed ecco la solitudine, che si accompagna allo studio e alla riflessione: “La solitudine favorisce la concentrazione e il silenzio. Non solo il silenzio esteriore, cioè l’assenza di suoni e rumori esterni, ma anche il silenzio interiore, quello che abita dentro di noi quando spazziamo via gli altri pensieri (che anch’essi fanno rumore) e ci prepariamo all’ascolto e alla comprensione delle parole altrui”. I versi del poeta greco Costantinos Kavafis ci accompagnano: “E se non puoi la vita che desideri/ cerca almeno questo/ per quanto sta in te: non sciuparla/ nel troppo commercio con la gente/ con troppe parole e in un viavai frenetico. / Non sciuparla portandola in giro/ in balia del quotidiano/ gioco balordo degli incontri/ e degli inviti,/ fino a farne una stucchevole estranea”. Lo studio, dunque. Ma anche disinteressato, fine a sé stesso. “Studiare per essere, non per diventare”. “Splendidamente inutile”, ma inevitabile. La Mastrocola ha trascorso gran parte del suo tempo a studiare e le è piaciuto un sacco. “Passavo da un libro all’altro, da un autore all’altro a seconda di dove mi indirizzavano le loro idee, le mie passioni. Non mi chiedevo a cosa servisse quel mio studio, dove mi avrebbe portata; ero solo felice di essere portata. Non avevo bisogno di altro. Mi bastava chiudermi in biblioteca, e tutto mi spariva dalla mente, e se non facevo attenzione mi dimenticavo anche delle cose e delle persone che mi stavano più a cuore”.


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Intitolate tre strutture dell’Istituto Moretti a

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Enzo Coticchia, Ernesto D’Ilario e Dino Celommi

l 13 ottobre 2015 si è svolta, presso la presidenza dell’Istituto Moretti di Roseto, con la partecipazione del Dirigente scolastico Sabrina Del Gaone e del professore William Di Marco, la conferenza stampa per intitolare l’Aula Magna, la Palestra in struttura (pallone) e la Palestra in Cemento, con nomi di coloro che hanno dato lustro alla cittadina adriatica, cioè Enzo Coticchia, Ernesto D’Ilario e Dino Celommi. I nomi sono stati scelti da una commissione che li ha sottoposti al Collegio Docenti e al

Consiglio d’Istituto, ottenendo l’unanimità dei consensi. Adesso occorre aspettare gli adempimenti burocratici degli organi istituzionali scolastici a livello provinciale e della prefettura. Durante la conferenza stampa è stato sottolineato come i giovani debbano conoscere le proprie radici e questo gesto verso tre grandi uomini è un modo per avvicinarli alla storia dei luoghi. Vediamo nel dettaglio i tre personaggi e le strutture a loro intitolate:

di Giulia Di Rocco

& Erika Moscianese

Intitolazione Aula Magna a Vincenzo (detto Enzo) Coticchia giornalista della BBC e della Rai-Tv Nato a Rosburgo il 24 settembre 1919, si trasferì giovanissimo in Inghilterra. Divenuto giornalista, riuscì ad entrare nella prestigiosa società britannica della BBC come radiocronista, ottenendo da subito un buon riscontro di pubblico. Ben presto gli affidarono le radiocronache di avvenimenti importanti, come le Olimpiadi di Londra del 1948 e la cronaca in diretta dei funerali del re d’Inghilterra Giorgio VI, morto il 6 febbraio del 1952. Poi tornò in Italia ed entrò a far parte della Rai come corrispondente da Parigi. Dalla capitale francese nel 1954 trasmise la cronaca del primo collegamento della nascente Eurovisione. Morì a Molouse in Francia il 12 gennaio 1955 a causa di un incidente automobilistico. Tornava da Cortina d’Ampezzo dopo aver effettuato un servizio per la Rai.

Intitolazione Palestra in cemento a Ernesto D’Ilario maestro di sport e preparatore atletico Nato a Montepagano il 3 ottobre 1911, sin da giovane fu appassionato di discipline sportive. Aveva preparato diversi atleti e atlete per gare teramane, fino a quando si trasferì a Roma e divenne allenatore e dirigente nel canottaggio, pallacanestro e atletica leggera. Entrò nell’aviazione come sottufficiale del Genio Aeronautico e con tale ruolo partecipò alla creazione del centro sportivo dell’Aeronautica Militare, del centro bob delle Forze Armate, della società femminile di Atletica leggera e della società maschile di Hockey su prato. È stato l’unico abruzzese ad aver partecipato a ben tre Olimpiadi, vincendo l’oro con i suoi atleti. Infatti in qualità di responsabile tecnico della squadra di bob fu presente alle Olimpiadi Invernali di Grenoble del 1968, di Sapporo del 1972, di Lake Placid del 1980 e nei Campionati del mondo di Saint Moritz, Cervinia e Cortina d’Ampezzo. Fu un innovatore in fatto di tecnica per il bob, introducendo delle novità a cui si rifaranno in seguito tutte le altre nazionali. Fu anche dirigente accompagnatore in occasione dei Campionati Mondiali militari di scherma, atletica leggera, pallacanestro. Ottenne la nomina di Cavaliere della Repubblica, la Quercia di 1° grado della F.I.D.A.L., la Stella d’Oro al merito sportivo, l’Attestato di benemerenza dell’A.N.A.A.I. (Associazione Nazionale Atleti Azzurri Italiani) e il Paliotto d’Oro 1994 della Città di Teramo. Tra gli atleti più famosi che ha allenato vanno annoverati il principe Alberto di Monaco e Pietro Mennea. Morì a Roseto il 1° maggio 1998.

Intitolazione Palestra (pallone) a Dino (Mario Gavino) Celommi sportivo, educatore e allenatore di calcio Nato a Rosburgo il 22 aprile 1912, sin da piccolo si appassionò al gioco del pallone. Da giovane fece parte della Rosetana negli anni in cui la squadra si faceva valere a livello interregionale. Fu un bravo atleta con una mentalità molto aperta, attitudine che gli risultò di aiuto quando intraprese il percorso di insegnante di Scuola Elementare. Dopo alcune sedi, si stabilì nel plesso di Casal Thaulero e molti bambini devono a lui una formazione bivalente, come studenti e come giovani dediti allo sport. Questa sua predisposizione a saper stare in mezzo ai ragazzi, lo spinse a diventare allenatore delle giovanili della Rosetana. Alle sue cure e ai suoi insegnamenti si devono gli exploit in campo nazionale di giocatori del calibro di Gabriele Matricciani, Mauro Pincelli, Mino Bizzarri e tantissimi altri che lo hanno sempre rispettato per le sue doti umane e per la sua capacità di essere maestro di vita e di sport. Tale attività gli valse il premio Seminatore d’Oro, massimo riconoscimento per gli allenatori delle giovanili della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Le migliaia di giovani che sono da lui stati allenati hanno trovato un modo molto originale di omaggiarlo, facendo dipingere dall’artista Marco Di Virgilio presso il Campo Patrizi di Roseto, storico rettangolo di gioco della tradizione calcistica abruzzese, un murales a lui dedicato, in cui è ritratto con le persone che più amava e che più gli hanno voluto bene: i bambini, senza tempo e senza età. Morì a Giulianova il 12 novembre 2001.


Lo chef del ristorante D.one di Montepagano si è esibito nella patria dei cuochi più famosi del mondo

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Cooking show di Davide Pezzuto a Villa Santa Maria Dal 9 all’11 ottobre, nel piccolo paese del chietino, si è svolta la Rassegna dei Cuochi giunta alla sua 37esima edizione. Nonostante la pioggia, numerosi visitatori hanno partecipato alle attività in programma. Dopo le celebrazioni religiose in onore di San Francesco Caracciolo, patrono del paese e protettore di tutti i cuochi d’Italia, nelle vie del centro storico è stato possibile assaggiare prodotti tipici abruzzesi e prendere parte ai laboratori del gusto guidati dal pizzaiolo campione del mondo Teseo Tesei e dal maestro cioccolatiere Massimo Tavoletta. Nella piazza principale del paese, i professori dell’Istituto Marchitelli hanno realizzato dei cooking show assieme ai cuochi famosi invitati a partecipare. Quest’anno, gli ospiti d’onore sono stati lo chef stellato Davide Pezzuto, del ristorante D.one di Montepagano in provincia di Teramo e lo chef Bartolo noto per le sue apparizioni televisive nella trasmissione di Antonella Clerici. L’esibizione di Davide Pezzuto ha suscitato grande interesse da parte del pubblico e della stampa per la bellezza e particolarità dei vari piatti che è riuscito a preparare in pochi minuti. Il cuoco salentino, trapiantato in Abruzzo dopo varie esperienze in giro per il mondo ed a fianco del tristellato Heinz Beck, si è inventato un ristorante diffuso che sta per aprire i battenti a Montepagano. Davide ha preparato quattro piatti spettacolari con originali rivisitazioni della tradizione abruzzese. Così l’uovo di gallina nera atriana in purgatorio, su fonduta di pecorino di Farindola, crema di peperoni e liquirizia; il pane e cipolla con pane di grano di Solina, cipollotto arrostito, pomodoro, battuto di capperi e chips di tuberi; la guancetta di vitello, topinambur, crema di ortiche e vinagrette di porcini all’aceto di lamponi; il trancio di verdesca affumicato con la cianchetta al vapore, purea di castagne e insalatina condita con polpa di cachi ed aceto di mamma centenaria. Il tutto accompagnato da un pane morbido e croccante, senza lievito, al mosto di Montepulciano. Per la realizzazione dell’ultimo piatto lo chef ha utilizzato uno strumento molto particolare…”questa fornacella a carboni l’ho trovata girando per il mercato del giovedì di Roseto – ha detto lo chef – Basta alimentarla con un po’ di fieno, coprirla con il suo coperchio ed ecco fatto un affumicatore da tavolo!” Simpatica la storia dell’aceto “di mamma centenaria”, un aceto che Davide ottiene da una “mamma” di oltre trecento anni. “Questa “mamma” veniva tramandata di madre in figlia – ha raccontato lo chef – dopo che una monaca del convento di clausura di Atri la donò alla trisavola di una mia amica. Quando l’ho scoperto me ne sono innamorato e cerco di utilizzarlo in molti dei miei piatti” Oltre che belli i piatti erano di un “gusto celestiale” come affermato dal maestro Tavoletta, uno dei pochi fortunati che sono riusciti ad accaparrarsi qualche boccone.

Pane e cipolla

Uovo in purgatorio

Guancetta di vitello

Verdesca affumicata e “cianchetta” al vapore


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Don Luigi Ciotti a Roseto

“Libera” le coscienze dei presenti

di Andrea Montese

Il sacerdote, ospite del Centro Piamarta, si è soffermato sulla sua esperienza personale, raccontando alcuni episodi che hanno segnato la sua vita. Uno in particolare ha suscitato grande interesse...

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spite dell’ultimo incontro del ciclo Cambia-Menti, tenutosi giovedì 8 ottobre presso il Centro Piamarta di Roseto e inserito come primo appuntamento della & Giuseppe Pavone XVIII edizione de “La Cultura in cammino”, è stato il conosciutissimo Don Luigi Ciotti, sacerdote da sempre impegnato nel recupero dei giovani tossicodipendenti e nella lotta alle mafie. L’evento è stato organizzato dal Centro d’Ascolto Amici del Progetto Uomo 1 di Roseto, Amici del Progetto 2 di S. Egidio alla V., Il Sentiero di Silvio e l’associazione culturale Cerchi Concentrici Promotor. Sono state numerose le persone che hanno partecipato all’evento per assistere all’intervento di Don Ciotti, conoscendo la fama e le capacità di questo personaggio. Egli ha utilizzato le due ore a disposizione per sottolineare l’importanza dei problemi legati alla droga e alla mafia, cercando spesso di interagire con il pubblico, il quale si è reso partecipe, ponendogli alcune domande. Inoltre si è soffermato sulla sua esperienza personale, raccontando alcuni episodi che hanno segnato la sua vita. Uno in particolare, che ha suscitato

grande interesse, è stato l’incontro con un medico: il giovane Luigi vide all’età di diciassette anni questo barbone seduto su una panchina che trascorreva il suo tempo leggendo libri e fissando costantemente l’entrata di un bar: l’uomo non gli rivolgeva mai la parola. Dopo una decina di giorni l’anziano, percependo un grande interesse del ragazzo, gli fece notare che il bar in questione era frequentato da adolescenti che facevano uso di alcool e droga e andavano salvati da questa condizione. Nacque così nel futuro sacerdote un senso di “bongenismo” (come direbbero quelli della Cerchi Concentrici Promotor) che lo porterà poi ad intraprendere un percorso spirituale e a fondare associazioni tra cui “Abele” e “Libera” che hanno come scopo primario quello di allontanare i giovani dalla strada e garantir loro una sana crescita, basata su principi di legalità. Grazie alla sua straordinaria attività su temi delicati e pericolosi, ha ottenuto tre lauree honoris causa in Scienze dell’Educazione, Giurisprudenza e Scienze delle Comunicazioni. Un’ultima annotazione per far notare quanto sia stato apprezzato l’incontro: c’era un silenzio totale da parte del numerosissimo auditorio, appeso - è il caso di dirlo - alle sue parole.


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Nutrizione

La melagrana

simbolo di longevità ed abbondanza di Simona Ruggieri

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È un frutto con sostanze altamente antiossidanti che contra i radicali liberi e che ritarda l’invecchiamento cellulare. Svolge una funzione protettiva sul cuore e sulle arterie

ra le regine indiscusse del periodo autunnale c’è sicuramente la melagrana,un frutto che non può mancare sulle tavole di chi ha scelto di alimentarsi in modo sano e preservare al meglio la propria salute ed il proprio benessere! La melagrana è il frutto dell’albero di melograno, ed è stata fin dall’antichità considerata il simbolo della longevità e dell’abbondanza; le sue proprietà terapeutiche erano conosciute già dai tempi di Ippocrate ma solo da pochi anni anche la medicina moderna ha riconosciuto gli effetti benefici e le proprietà terapeutiche della melagrana sulla salute dell’uomo. La melagrana è un frutto la cui parte edibile è pari al 60%, deve infatti essere sbucciata e pulita per bene prima di essere consumata. Apporta solo 63 Kcal per 100 grammi e 0,5 grammi di proteine, i lipidi sono quasi assenti e quindi il macronutriente maggiormente presente è sicuramente rappresentato dagli zuccheri, circa 16 grammi per 100 grammi di prodotto.

La melagrana è sicuramente uno scrigno di potassio, che stimola la diuresi favorendo l’eliminazione delle tossine, ma sono presenti anche il fosforo, il ferro, il sodio, e la vit. A e C. La caratteristica principale della melagrana però è l’elevato contenuto di flavonoidi, che lo rendono uno dei frutti più ricchi di antiossidanti che si trovano in natura. I flavonoidi sono sostanze altamente antiossidanti che contrastano i radicali liberi e che ritardano l’invecchiamento cellulare e svolgono una funzione protettiva sul cuore e sulle arterie. Uno studio giapponese ha rilevato anche che il succo di melagrana, ricco di sostanze estrogeniche, può aiutare a combattere alcuni disturbi della menopausa come la fragilità ossea o la depressione. Sembra inoltre che la melagrana sia un grande astringente, e che abbia la capacità di contrastare le infezioni. Attenzione, però, a consumare la melagrana in concomitanza ad alcuni farmaci, sembra inibirne l’effetto!

La ricetta del giorno: risotto porri e melagrana!

Ingredienti: 360 gr riso integrale, 200 gr porri, 2 melagrani, brodo vegetale, olio, sale, pepe.

Lavare, sbucciare e prelevare i chicchi delle melagrane, passare i chicchi e raccogliere il succo. A parte pulire il porro e cuocerlo in una padella per poi ridurlo come una crema con un frullatore. Cuocere il riso integrale aiutandosi con il brodo vegetale, a metà cottura unire la crema di porri e quando il riso sarà cotto versare il succo di melagrana. Mantecate a piacere con del parmigiano e guarnire con qualche chicco prima di servire!


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L’INCONSCIO ESISTE Commemorazione internazionale a Teramo per i 90 anni della Società psicoanalitica italiana. Incontri previsti anche a Roseto

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eramo ospiterà a fine ottobre un importante incontro internazionale sulla Psicoanalisi organizzata dalla S.P.I., la Società Psicoanalitica Italiana -che fa parte dell’Associazione Psicoanalitica Internazionale (IPA) fondata da Sigmund Freud, una società complessa e articolata, con un apparato scientifico, didattico e formativo altamente strutturato, diffusa su tutto il territorio nazionale- che compie 90 anni essendo stata fondata proprio a Teramo il 7 giugno del 1925 per opera di Marco Levi Bianchini, direttore dell’Ospedale Psichiatrico di Teramo. Per ricordare questo evento sabato 31 ottobre presso la sala San Carlo si svolgerà la cerimonia di consegna di una targa commemorativa, ed un convegno internazionale con la partecipazione di illustri relatori. Tra questi il presidente della SPI Antonino Ferro, psicoanalista e scrittore molto noto nel mondo accademico, ma anche la psicoanalista teramana Gabriella Gentile, membro del comitato organizzatore dell’incontro. Visto il tema di attualità e interesse è facile prevedere una grande successo per questa iniziativa di grande rilievo culturale che dà lustro e crea attenzione positiva sulla intera Provincia teramana. Per approfondire meglio cosa significhi parlare oggi di inconscio, a 150 anni dalla scoperta di Freud sono previsti ad anno nuovo degli incontri paralleli organizzati da altri soggetti scientifici sulla costa abruzzese e anche a Roseto degli Abruzzi per approfondire i temi legati a questa scoperta che ha cambiato radicalmente la cultura, entrando prepotentemente nel mondo dell’arte grafica, del cinema, della letteratura. Un incontro molto atteso quello di Teramo. Un momento importante per ricordare che questa disciplina scientifica è una modalità di trattamento basata sull’esplorazione dei fattori che determinano i comportamenti e le emozioni (e di cui le persone non sono consapevoli). Questi fattori inconsci possono essere causa di condizioni stressanti e d’ infelicità. A volte si manifestano come sintomi veri e propri, in altri casi determinano tratti di personalità problematici, difficoltà lavorative, affettive e relazionali, disturbi dell’umore o dell’autostima. La causa del malessere è determinata dunque da elementi patogeni inconsci e per questo motivo i consigli di parenti o amici, la lettura di libri d’auto-aiuto ed altri tentativi del genere sono destinati a non dare sollievo. La psicoanalisi, come metodo terapeutico, si basa sui concetti che riguardano i processi mentali inconsci originariamente elaborati da Sigmund Freud e successivamente sviluppati, nel tempo, da un numero considerevole di altri analisti. Il trattamento psicoanalitico è in grado di rivelare in che modo i fattori inconsci influiscono sulle relazioni attuali e sui “pattern” di comportamento e, favorendo collegamenti con le origini storiche, può mostrare come questi fattori si sono sviluppati nel tempo (aiutando l’individuo a gestire meglio la propria realtà attuale).


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Direttore Editoriale WILLIAM DI MARCO

SANTE e CRISTINA Avete vissuto 60 anni insieme, avete cresciuto ed educato i vostri figli, avete goduto delle gioie e senz’altro avrete incontrato e superato qualche difficoltà...ma quel che più conta è che siete ancora insieme e insieme vi auguriamo che possiate trascorrere ancora tantissimi anni. Auguri da Pino, Elena, Giovanni, Pasqualina, Federica, Andrea, Cristina, Andrea, Ludovica e Lucky!

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