Eidos news 224 x il web

Page 19

19

RAFFAELE D’ILARIO,

IL DOVERE DELLA MEMORIA di MARIO GIUNCO

C

I suoi libri, frutto di anni di ricerche, sono fondamentali per la storia di Roseto

on il tempo l’opera storica di Raffaele D’Ilario (1903-1985) acquista sempre maggiore rilevanza. “I primi cento anni di Roseto degli Abruzzi”, pubblicati in tre volumi, dal 1960 al 1967, gli costarono molti sacrifici, anche economici, oltre a quelli connessi alle difficoltà della ricerca. Infatti, per le vicende più antiche, i documenti erano scarsi e difficilmente reperibili, per quelle recenti non mancavano reticenze da parte degli stessi testimoni diretti. Lo ricordiamo, a trent’anni dalla scomparsa, con alcune pagine tratte dal terzo volume della Storia, dedicate agli ultimi anni della seconda guerra mondiale, ai bombardamenti, ai rastrellamenti, alla sofferenza della popolazione, a gesti di pietà, altrimenti sconosciuti.

ROSETO FRA DUE FUOCHI (1943-44) (Da: Raffaele D’Ilario, “I primi cento anni di Roseto degli Abruzzi”, vol. III, “Roseto”, pp. 46-57). Con la creazione della Repubblica Sociale Italiana (14 settembre 1943) l’Italia fu divisa in due parti: l’Italia del Sud, regno, con a capo Vittorio Emanuele III e l’Italia centro nord con Mussolini. Roseto si trovò nel territorio della RSI, nel quale i poteri civili furono affidati ad elementi graditi al nuovo governo, nella provincia di Teramo a Vincenzo Ippoliti. La popolazione era sconcertata e divisa. Ascoltava le quotidiane trasmissioni di Radio Bari ed assisteva al continuo transito di reparti tedeschi diretti verso il sud. Un nucleo di soldati del genio ferrovieri germanico si fermò a presidiare la stazione ferroviaria e a controllare gli ultimi treni in transito verso Pescara. Qualche giorno dopo un reparto della Schutz Staffeln si installò nei locali del Collegio del Bambin Gesù e da allora cominciò la sequela delle ordinanze militari tedesche. (…) Una prova della severità dei tedeschi si ebbe il 30 settembre allorché alcuni individui stavano saccheggiando un treno, carico di sale e di altre derrate. Una pattuglia andò sul posto e, sparando una raffica di mitra, uccise un civile. Intanto l’esistenza in luogo di obiettivi militari, l’apprestamento di opere di difesa da parte dei tedeschi e l’inizio dell’attività aviatoria anglo-americana misero in ansia la popolazione che cominciò a sfollare prima ancora che fosse ordinata l’evacuazione delle abitazioni ad est della strada litoranea adriatica. (…) Nel pomeriggio del 14 ottobre, verso le ore 17,30, alcuni aerei diretti a compiere un’azione sui ponti del Tordino, saettarono nel cielo cittadino, salutati da un festoso agitar di fazzoletti e gli aviatori ricambiarono il saluto, lasciando cadere sull’abitato alcune bombe a scoppio ritardato. Gli anglo-americani intensificarono le incursioni aeree lungo tutta la zona costiera. Nella notte dal 22 al 23 ottobre un aereo, dopo aver lungamente volato sull’abitato, fece cadere alcuni spezzoni. Il mattino del 29 ottobre altri aerei mitragliarono un autocarro tedesco lungo la litorale Adriatica, uccidendo prima una donna e poi l’autista. I tedeschi affrettarono i lavori di attivazione della piazzola sull’altura che sovrastava il centro abitato di Roseto e di quella nelle vicinanze del cimitero di Cologna. La sera del 5 novembre la prima batteria entrò in azione

contro un aereo, che aveva sganciato bombe sull’abitato, danneggiando gravemente alcune case. In quei giorni, alla preoccupazione dei bombardamenti s’era unita quella della apparizione dei prigionieri inglesi, che cercavano di portarsi al sud. Molti di essi il 7 novembre, sul calar della notte, riuscirono a prendere il largo col peschereccio ‘Jolanda’, avventuratosi a trasportarli a Termoli. Nella notte fra il 23 e il 24 novembre gli anglo-americani varcarono il Sangro senza incontrare resistenza da parte dei tedeschi, che erano andati ad arroccarsi sull’altura di Ortona a Mare. L’avvicinarsi del fronte portò un rincrudimento dell’attività aerea e l’inizio di quella navale. Massiccia fu l’azione del 29 novembre: quarantacinque quadrimotori in tre ondate successive, tra le ore 11,50 e le ore 12,30, sganciarono centinaia di bombe sul territorio comunale, uccidendo sette civili. Tre giorni dopo, il 2 dicembre, verso le ore 10,30, due unità di naviglio leggero provenienti dal Sud si presentarono a cannoneggiare la costa. (…) I tedeschi ripresero a rivolgersi al Comune per la mano d’opera di cui avevano bisogno. Al mancato invio di un congruo numero di lavoratori si dovette il largo rastrellamento di uomini operato a Monte Pagano il 13 dicembre. (…) Il 18 dicembre il Commissario prefettizio Silvestro Lolli decise di sfollare gli uffici municipali a Monte Pagano. (…) Una pattuglia tedesca appostatasi nelle vicinanze del torrente Borsacchio, la notte del 14 gennaio 1944, mitragliò il peschereccio “Camillo”, nel momento in cui alcuni giovani lo stavano spingendo in mare. Lo studente Biagio De Nigris, di Notaresco, si gettò nell’acqua per trovarvi scampo e invece il mattino seguente fu trovato morto per assideramento. (…) Il 21 febbraio il Comandante del Presidio militare tedesco, saputo del ferimento di un loro soldato, ordinò il rastrellamento di tutti gli uomini che si trovavano nell’abitato. Furono fermate e radunate in piazza una sessantina di persone alle quali un interprete spiegò che qualora nessuno avesse rivelato il nome del feritore ne sarebbero state scelte a sorte dieci e passate per le armi. Ma un militare germanico confessò che il ferimento era avvenuto durante una zuffa fra commilitoni avvinazzati e la terribile avventura finì. (…) Rari furono i giorni in cui i bombardieri anglo-americani non solcarono il cielo cittadino. Molto violenta fu l’incursione del 16 marzo. Una formazione aerea di trentacinque apparecchi gettò bombe sulla stazione ferroviaria di Roseto, sul posto di smistamento di Cologna Marina e sui ponti sul Tordino. Il 19 marzo la batteria antiaerea di Cologna, nel corso di un’identica azione, centrò in pieno un bimotore, frantumandolo nel cielo fra Casale Thaulero e Santa Lucia. Né meno impressionante fu il bombardamento del 24 marzo: squadriglie di aerei gettarono centinaia di bombe sui ponti sul Vomano, butterando di crateri i terreni circostanti e uccidendo un ufficiale tedesco. L’ufficiale fu sepolto nel cimitero di Roseto e sulla tomba mani pietose posero una croce con la scritta ‘Milite Ignoto Tedesco’. Il figlio, partito in bicicletta dal suo paese, venne a Roseto per cercare le spoglie del padre. La salma fu esumata l’8 febbraio 1956 e riportata in patria. Nell’azione aerea dell’8 aprile trovò la morte un civile. (…) Il 22 maggio la cittadina subì un’altra sconvolgente incursione ad opera di una possente formazione di bombardieri, che riversò centinaia di bombe sul territorio comunale e provocò la morte di otto civili. Il 7 giugno avvenne l’ultimo bombardamento, che costò la vita ad un contadino, rifugiatosi in un pagliaio.


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.