Eidos news 223 x il web

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Quindicinale iscritto al registro della Stampa presso il tribunale di Teramo n. 13/03 del 22/05/03

ANNO 9 N.223 prossima uscita 7 Febbraio


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Dimarcolor (1965-2015) Per i 50 anni l’inaugurazione del nuovo punto vendita di Montesilvano Nell’anno in cui l’azienda rosetana festeggia il mezzo secolo di storia, c’è una novità importantissima. Sabato 31 gennaio 2015 ci sarà l’inaugurazione del nuovo punto vendita di Montesilvano, nel centralissimo Corso Umberto, con 2000mq di area espositiva LE ORIGINI - La Dimarcolor compie nale, legato agli applicatori, ai pittori e attrezzature specifiche. Stringere contratti con aziende di riferimento 50 anni, consapevole che un tra- edili e ai decoratori. guardo del genere deve ogni giorno LA SVOLTA - Nel 1998 viene inau- del settore è un po’ la filosofia azienessere onorato da un lavoro serio gurata la nuova sede di via Nazio- dale, al punto che la Dimarcolor die trasparente, soprattutto nei rap- nale, sempre a Roseto, con un am- venta tra i principali contrattisti del porti con i clienti. L’avventura parte pio show-room. Al punto vendita, si centro-sud Italia. Tuttavia le novità nell’ormai lontano 1965, grazie alla aggiunge un magazzino nella vicina non finiscono e la continua voglia di lungimiranza e all’intuizione del fon- piazza Ungheria. Nel 2004 apre migliorarsi è sempre presente in tutti datore, Ferdinando Di Marco. La pri- i battenti il deposito ubicato a S. coloro che lavorano a questa imporma sede è quella di piazza S. Cuore Giovanni. Lì i professionisti trovano tante programmazione. di Roseto degli Abruzzi. La vendita tutto ciò che è riconducibile all’edi- IL FUTURO - Così nell’anno dei cindelle vernici è il leit-motiv sin dall’ini- lizia leggera, con i sistemi a cappot- quantennale si concretizzano due zio, anche se in quegli anni il setto- to, isolamenti, cartongesso, malte nuovi fondamentali progetti. Il primo è l’accordo commerciale con re era legato esclusivamente l’azienda leader in Europa per alla carrozzeria. L’attività si prodotti vernicianti in campo espande, ma purtroppo imedile, vale a dire la tedesca provvisamente nel 1982 il L’azienda Pantone, diventata nel Caparol. Il secondo è legato titolare muore e subentrano tempo sinonimo di una delle clasall’apertura, nel centrale Cori figli William e Douglas che, sificazioni di colore più conosciute do Umberto I di Montesilvano, pur se giovanissimi, prene importanti al mondo, ha eletto il di un nuovo e moderno pundono le redini della società, colore che influenzerà lo sviluppo di to vendita di 2.000mq, con ricalcando gli insegnamenti prodotti durante il prossimo anno: il un vasto show-room, un’area etici e morali dei genitori. Nel colore per il 2015 è il Marsala (coespositiva a libero servizio, un 1984 c’è la prima trasfordice 18-1438), piano uffici, due magazzini, mazione, con l’inserimento una sfumatura due cabine tintometriche e di pitture murali per la casa a metà tra rosuna sala conferenze. Questo e nel 1989 viene coniato il so e marrone passo importante permette nuovo nome e logo, cioè Diche secondo oggi alla Dimarcolor di essemarcolor, frutto della contral’azienda è “ricre esclusivista delle vernici zione del cognome dei titolari co e carismatiCaparol per le province di Tecon il sostantivo colore. Naco” e “soddisfa ramo, di Pescara e di Chieti sce anche la mascotte, una un’eleganza (area metropolitana). scimmietta con il pennello in sofisticata in Questa è la nostra storia, fatmano che ha l’espressione di modo raffinato” ta di lavoro, l’unico modo che chi ha commesso un simpaticonosciamo per guardare con co pasticcio. In quegli anni si fiducia verso il futuro. sviluppa il settore professio-

Quale sarà il colore del 2015? Il “marsala” vince su tutti


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Il consigliere comunale dei Liberalsocialisti a Roseto ed esponente della maggioranza ha rassegnato le dimissioni, ufficializzate nell’ultima assise civica. Troppi i contrasti all’interno della coalizione. Al suo posto subentrerà Ezio Vannucci, ex assessore all’edilizia scolastica in Provincia

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Gianfranco Marini

’ stato sempre il vero oppositore della maggioranza di centro destra, pur facendone parte. Gianfranco Marini ha deciso alla fine di farsi da parte, di presentare le dimissioni da consigliere comunale. Era stato eletto tre anni e mezzo fa nella lista dei Liberalsocialisti, lui che si è sempre con-

siderato un socialista puro, verace. In quel centro destra non si è mai trovato a suo agio. Ma quando decise di appoggiare il candidato sindaco Enio Pavone, socialista come lui, pur di mandare a casa il Partito Democratico, accusato di aver governato in un “regime” di monocolore, aveva accettato di ingoiare il rospo e di schierarsi con il centro

Ezio Vannucci

destra. Marini nell’ultimo Consiglio Comunale, quello di martedì 20 gennaio, ha annunciato le dimissioni e puntualmente le ha presentate protocollandole. Non ha mai digerito alcune scelte operate dall’amministrazione Pavone. Sul Piano Spiaggia è stato critico, così come è stato severo nei giudizi espressi sull’operato della coalizione in occasione del conclave di Montepagano. Dei consiglieri comunali della maggioranza è, assieme ad Enzo Di Giulio del Nuovo Centro Destra, tra quelli che non ha ottenuto alcuna delega. Gli è stata offerta e in passato gli era stata anche avanzata la proposta di ricoprire un incarico da assessore. Ha rifiutato. Tornando al conclave di Montepagano, fu l’unico a non firmare il documento d’intesa che avrebbe dovuto dare un nuovo impulso al governo cittadino. Se ne va a testa alta. 40 anni di politica, forse più, da socialista doc. Non è un addio. Probabilmente un semplice arrivederci perché chi lo conosce bene è pronto a scommettere che si ritufferà a pieno titolo già in occasione delle elezioni amministrative in programma nella Città delle Rose tra poco più di 15 mesi. Secondo indiscrezioni, inoltre, avrebbe ripreso a dialogare con l’ex sindaco Franco Di Bonaventura che potrebbe presentare una propria lista. Insomma le elezioni del 2016 si annunciano già da ora scoppiettanti e ricche di colpi di scena. Intanto, al posto di Marini subentrerà Ezio Vannucci, già assessore provinciale all’edilizia scolastica, ex amministratore a Roseto.


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Ecco le nuove aule per

la scuola “Schiazza” di via Veronese Sono state realizzate quasi a tempo di record. Sono costate 140mila euro e sono ciascuna di 45 metri quadrati, costruite rispettando tutti i parametri che riguardano il risparmio energetico. L’edificio potrà ora accogliere circa 200 piccoli studenti

L

’attesa è durata oltre due anni, da quando ci furono le prime questioni legate alla capienza della scuola e alla necessità di avere più aule per soddisfare un numero sempre crescente di iscritti. Ed oggi, finalmente, il problema della carenza di locali è stato risolto. La scuola elementare “Schiazza” di via Veronese, a Roseto, ha le sue due nuove aule. I lavori sono stati realizzati quasi a tempo di record. Gli interventi sono durati circa 4 mesi e sono costati 140 mila. La fondazione della nuova struttura è stata realizzata con ausilio di palificata; le pareti ed il solaio sono stati creati con la cosiddetta tecnica dei “casseri a perdere”, ovvero blocchi termici eps, armati con ferro nel rispetto delle norme antisismiche. Le aule sono collegate al corpo dell’edificio esistente attraverso un corridoio centrale e la nuova costruzione, che misura 142 metri quadri, è stata disgiunta dal fabbricato esistente. “Avevamo preso un impegno con il Comitato dei genitori ed il Consiglio d’Istituto e lo abbiamo mantenuto, realizzando le due nuove aule”, ha sottolineato il sindaco Enio Pavone, “Con queste nuove opere sono state date delle risposte concrete alle esige di un quartiere in costante crescita”. Il nuovo blocco realizzato è stato subito messo a disposizione della Scuola Elementare “M. Schiazza” con le due nuove aule che sono già state arredate. “Era un impegno che ci eravamo presi, convinti dell’importanza di questo intervento per mettere a

disposizione degli alunni e del corpo docente della “Schiazza” una scuola più confortevole e adeguata alle loro esigenze”, ha puntualizzato l’assessore alla pubblica istruzione Alessandro Recchiuti, “Sono convinto che questo ampliamento rappresenterà un valore aggiunto per questo istituto e che gli

consentirà di crescere sia nel numero di iscritti che nella qualità dei servizi offerti”. I soldi per finanziare i lavori sono stati intercettati recuperando un vecchio fondo, per un ammontare di quasi 150mila euro. La somma spesa alla fine è stata anche inferiore alle aspettative iniziali.


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Un’oasi naturalistica

alla foce del Tordino

L’Associazione Amici del Parco Annunziata ha incontrato il sindaco Enio Pavone per un primo sopralluogo. Chiesta la chiusura del lungofiume per impedire che le jeep percorrano questo tratto per guadare il corso d’acqua o per scaricare nottetempo i rifiuti in prossimità dei pilastri del ponte ferroviario. Intanto catturate da ignoti 8 delle 16 anatre che erano state liberate la scorsa estate per ripopolare la zona

T

rasformare la foce del fiume Tordino, lungo un tratto di almeno un chilometro, in una vera e propria oasi naturalistica, interessando i Comuni di Giulianova e Roseto. L’iniziativa è dell’associazione Amici del Parco Annunziata che da mesi stanno facendo in modo che questo tratto di fiume venga preservato. Serve però un progetto concreto, che interessi le due amministrazioni comunali, il Genio Civile, la Provincia, il Demanio. Sulla carta esiste già una proposta di oasi naturalistica, presentata già agli organi competenti. Ma serve ora l’impegno dei Comuni. Sul versante di Giulianova è stato già fatto qualcosa, chiudendo gli accessi alle auto per evitare che di notte i mezzi vadano a scaricare a ridosso degli argini i rifiuti. Serve però ora qualcosa di simile anche sul versate di Cologna Spiaggia dove la competenza è del Comune di Roseto. Sandro Brandimarte, uno degli esponenti dell’associazione Amici del Parco Annunziata, ha incontrato sul posto il sindaco rosetano Enio Pavone. E’ stato eseguito un sopralluogo per capire esattamente cosa fare,

come muoversi. Il primo obiettivo è quello di chiudere l’accesso sul lungofiume, lasciando un solo passaggio sull’argine che conduce al ristorante Fernando’s Pesce. “Non è possibile che qui, su questo versante”, ha sottolineato Brandimarte, “le auto o le jeep transitino in maniera impunita, trasformando il lungofiume in una sorta di pista, creando inquinamento acustico ed atmosferico, oltre a spaventare gli animali che popolano questo tratto di fiume”. Aironi, garzette, cormorani, germani reali, fischioni e martin pescatori sono le specie che più frequentemente si incontrano. Ma a proposito di germani reali, ne erano stati liberati ben 16. Purtroppo un paio di settimane fa ne sono stati rubati 8. Sarebbero state viste due persone scendere da un’auto, dopo aver

raggiunto il fiume percorrendo proprio la strada che gli ambientalisti vorrebbero che venisse chiusa, e catturare le anatre che probabilmente sono finite su qualche tavola imbandita. Il sindaco Pavone ha preso l’impegno di appoggiare l’iniziativa di creare in quella zona un’oasi naturalistica. Anche perché favorirebbe la crescita di un nuovo segmento turistico, legato proprio all’ambiente. “La chiusura del lungofiume”, ha detto il primo cittadino, “richiederà comunque un iter. Qui c’è anche una condotta del Ruzzo. Pertanto, in caso di sbarramento della strada bisognerà lasciare le chiavi di accesso agli addetti dell’azienda acquedottistica. Ritengo però che il progetto sia molto interessante e faremo in modo che si possa realizzare quanto prima”.

Sandro Brandimarte e il sindaco Enio Pavone


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Politica

L’emigrazione e l’integrazione

non possono essere fermate, perché parte della storia dei popoli Però devono essere regolamentate meglio Ci sono norme che tutti dovrebbero rispettare, non perché figlie di un disegno politico o ideologico oppure perché imposte da chissà quale entità suprema, ma in quanto frutto di un processo di evoluzione sociale di William Di Marco LA LIBERTÀ VA TUTELATA - Gli attentati francesi del 7 gennaio scorso, che hanno tenuto per tre giorni sotto scacco direttamente la Francia e indirettamente tutta l’Europa, sono fatti gravissimi. Non possono essere considerati alla stregua di altri atroci disegni terroristici, perché c’è una aggravante, capace veramente di scombussolare tutto ciò che già conoscevamo di questo tragico tema. Entrare in una redazione giornalistica per annullare per sempre le vite, le penne, le matite o le tastiere dei computer di giornalisti è qualcosa che va contro l’ideale supremo della democrazia, la quale si basa, tra le tante cose, sulla piena e totale libertà d’espressione. È vero che le vignette dei redattori di Charlie Hebdo (un giornale fortemente satirico) spesso erano forti e potevano risultare anche offensive nei confronti dei diretti interessati (non solo il mondo islamico, ma anche quello cattolico, politico, industriale e così via), tuttavia la libertà di stampa è qualcosa che non può essere minimamente intaccata, perché precetto delle nostre conquiste sociali e culturali. Certe rappresentazioni anche noi non le condividevamo, perché alle volte la satira si ammanta di invulnerabilità e di superiorità intellettuale e si permette di sbeffeggiare chiunque, andando contro il sentire di persone, di comunità e di intere popolazioni. Tuttavia il metodo di rivalsa non è (e non lo sarà mai) l’oppressione, bensì la denuncia, la querela, affinché un giudice terzo possa stabilire chi è andato oltre le righe. È il nostro sistema che ce lo impone ed è il prezzo della democrazia, la quale deve sapere assorbire anche colpi e contraccolpi della stampa e della libera espressione del pensiero. LE REAZIONI - Dopo i sanguinosi attentati in tanti hanno gridato contro l’ormai incontrollato flusso di emigrazione proveniente dai Paesi arabi, dal

Nord Africa e dal vicino Oriente asiatico. Si è detto che l’integrazione, soprattutto dei musulmani, per molti versi è fallita, soprattutto se si considera che ormai gli attentatori sono Europei di seconda o terza generazione e che sono cresciuti nel nostro tessuto sociale. Non ci si deve scandalizzare se certi atteggiamenti in queste situazioni prendano piede, perché quello che è successo nel nostro continente negli ultimi vent’anni - e in modo particolare in Italia - lascia enormi falle aperte. Ciò nonostante, non possiamo ragionare così. Nel corso degli ultimi tredici anni Roseto ha tenuto a battesimo altrettante edizioni de “La Settimana della Fratellanza”, dove rappresentanti del mondo arabo, musulmano, cristiano, ebraico, ma anche accademico e diplomatico si sono confrontati per cercare nel dialogo l’unica via d’uscita a contrasti spesso solo pretestuosi o di facciata. In quelle occasioni si è capito che solo il confronto delle idee, la diffusione della cultura alta e l’integrazione intellettuale possono creare i presupposti per una convivenza democratica e civile. Tuttavia spesso si è anche detto con forza che bisogna avere ben precisi i limiti che non devono essere oltrepassati. QUALI LIMITI PORRE? - Questi paletti che tutti noi dovremmo condividere e che ormai fanno parte di una cultura laica diffusa (che spesso chiamiamo “Civiltà Occidentale” in modo generico, ma che serve a farsi capire), sono gli ubi consistam in cui tutti noi do-

vremmo riconoscerci. Ne possiamo elencare alcuni, ma altri potrebbero essere inclusi in questo breve decalogo. Si potrebbe iniziare da: 1 - La considerazione dell’individualismo come traino sociale, perché ognuno di noi è unico e irripetibile e non può essere sacrificato a nessuna ideologia, Stato etico, totalitarismo religioso o quant’altro; 2 - Il rispetto assoluto delle libertà individuali, precetto del quale ormai non potremmo farne a meno; 3 - Il rispetto della democrazia e delle sue forme rappresentative; 4 - L’uguaglianza degli uomini, al di là dell’appartenenza politica, etnica e religiosa; 5 - Il riconoscimento della proprietà privata (legata all’individuo) come diritto inalienabile; 6 - L’uguaglianza assoluta tra donna e uomo, avendo entrambi i generi gli stessi diritti, le stesse libertà e le stesse opportunità; 7 - Il rispetto della libertà di espressione e di stampa; 8 - Il diritto di ogni persona ad avere l’educazione scolastica sempre, senza differenze di genere, di etnia e di religione. 9 - Il rispetto della laicità dello Stato, separando la sfera spiritualistica da quella secolare; 10 - L’accettazione del principio di reciprocità, in cui ci si sforza tutti di comprendere le esigenze degli altri. LA DEMOCRAZIA NON PUÒ ABDICARE - Quelle elencate sono alcune delle regole che tutti dovrebbero saper rispettare, non perché figlie di un disegno politico o ideologico oppure perché imposte da chissà quale entità suprema, ma perché sono il frutto di un processo di evoluzione sociale che la nostra comunità ha realizzato nel corso dei secoli e che ha delineato una forma di convivenza democratica in cui oggi ci riconosciamo. Certo, molte cose sono da migliorare e altre anche da cambiare, ma sugli aspetti e conquiste sopra accennati non dovremmo mai cedere di un solo millimetro.


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CUR IOSIZIE tizie)

No (tra Curiosità &

11 a cura della redazione Cerchi Concentrici Promotor

Perché via Gioia a Campo a Mare si chiama così?

La via presa in esame in questo numero è dedicata (come tutte quelle del quartiere) a un inventore, i cui dati anagrafici non sono del tutto certi, ma che nel nostro immaginario è inquadrato come l’inventore della bussola. La strada è una parallela della S. S. 150, posta più a nord di tutto il quadrilatero. Collega via Galvani a via Marconi. Flavio Gioia, o Gioja è stato un presunto navigatore e inventore italiano vissuto tra il XIII e il XIV secolo, che avrebbe inventato la bussola magnetica. Sarebbe nato ad Amalfi o a Positano nella seconda metà del Duecento. Intorno al 1300 egli avrebbe inventato o perfezionato la bussola (inventata dai Cinesi e adottata in precedenza dai naviganti Arabi, Veneziani e dagli stessi Amalfitani). È da rimarcare che Marco Polo, al suo ritorno dalla Cina nel 1295, può avere contribuito a diffondere la conoscenza di dispositivi magnetici per la navigazione usati dai Cinesi e dai popoli dell’Asia visitati. La tradizione che attribuisce l’invenzione della bussola a un

Flavio Gioia è testimoniata dall’iscrizione della statua eretta in onore di Flavio Gioia “inventore della bussola”, che campeggia ad Amalfi. In realtà Flavio Gioia non è mai esistito. Secondo un’attendibile ricostruzione, all’origine della leggenda che lo riguarda sta una testimonianza dell’umanista Flavio Biondo, che aveva attribuito agli Amalfitani l’invenzione della bussola. Lilio Gregorio Giraldi, nel suo De Re Nautica (1540), attribuisce l’invenzione della bussola a tale “Flavio di Amalfi”: a questa informazione, lo storico napoletano Scipione Mazzella aggiunse, non si sa perché, che “Flavio” sarebbe nato nella località pugliese di Gioia del Colle. Recentemente, la storica italiana Chiara Frugoni, in una dettagliatissima ricerca, ha definitivamente dimostrato l’inesistenza di Flavio Gioia mettendo la parola fine ad ogni possibile dubbio. Nella puntata della trasmissione Superquark del 7 agosto 2008, lo storico Alessandro Barbero ha fatto riferimento allo studio della Frugoni, confermandone le conclusioni. (InfoWeb)

Studenti rosetani partecipano all’iniziativa “Je suis Charlie”

Sensibili - come tutto il mondo ha dimostrato, ai tragici fatti accaduti all’inizio di questo anno tra il 7 e il 9 gennaio, conseguenza degli atti terroristici che hanno colpito Parigi - gli studenti dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Vincenzo Moretti” hanno voluto dimostrare piena solidarietà alle vittime di questo orribile e inumano attentato. Per questo motivo tutti gli insegnanti di Lingue, con in testa la professoressa Gabriella Tulli, hanno da subito sensibilizzato gli studenti della

scuola, facendo in modo che l’argomento venisse trattato anche dai colleghi di Storia e di altre materie. In tal modo è stata espressa piena solidarietà a tutte le vittime, a iniziare da quelle della redazione del giornale satirico Charlie Hebdo, in cui l’azione di critica è da sempre rivolta in primis alla difesa delle libertà individuali, civili e collettive. Un gesto forte per rendere partecipi i nostri ragazzi a un lutto che ha colpito non solo la nazione francese, ma l’Europa intera.


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IE CUR IOSIZ Notizie)

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(tra Curiosità &

I Ragazzi di una volta 21 Anno 1957: Comunione e Cresima a Roseto

Ci sono delle feste che non si dimenticano mai nella vita. È importante che la famiglia si riunisca, ma allo stesso tempo è bello avere anche gli amici più cari. Uno di questi appuntamenti che segnano l’esistenza di ognuno di noi (almeno di chi è cristiano) riguarda la Comunione e la

Cresima. Fino agli anni ‘60 i due sacramenti potevano essere dati nello stesso giorno. Spesso la Comunione era celebrata la mattina, mentre la Confermazione si riceveva nel pomeriggio. Nella foto che vi proponiamo siamo a Roseto, 1957, davanti alla villa Paparone, oggi sede della Tercas. Le festeggiate sono Franca e Fiorenza Gianassi, figlie di Sofia, la titolare del famoso negozio di abbigliamento. Da sin. Carolina Vallonchini (madrina di Franca), Maria Pia Vallonchini (la bambina in basso), Franca Gianassi, Sofia Di Simone, Giovanna De Simone, Fiorenza Gianassi, Maria Magrini (titolare della famosa gelateria e madrina di Fiorenza), Gianfranco Magrini (il bambino sotto), Mariolita Gianassi, Renata Lagi, Gaetano Gianassi e Mario Gianassi. La cerimonia si era svolta nella chiesa di S. Maria Assunta.

Il passato nel presente 4 - Piazza della Libertà lato ovest Riprendiamo una rubrica che abbiamo messo un po’ in disparte e che invece ci fa riscoprire alcuni scorci del passato, in modo da vedere oggi come gli stessi siano mutati. Nei primi tre numeri ci siamo occupati della pineta Savini, di via Conti (cioè il sottovia vicino la chiesa della S. S. Maria Assunta) e infine di un quadro di Raffaello Celommi che adesso è custodito in una chiesa di Pescara. Lo sguardo oggi va alla centralissima piazza della Libertà, un tempo ricchissima di piante e fiori, soprattutto quando negli anni ‘20 e ‘30 del secolo scorso aveva un rigoglioso giardino. In quel periodo, dopo l’avvento del fascismo, il luogo prese nome di piazza del Littorio, in onore al nuovo corso mussoliniano che si rifaceva alle vestigia dell’Antica Roma. Appena dopo la Liberazione, l’importante slargo cambia nome e per ricordare uno dei beni fondamentali di cui gode l’uomo, ecco il nuovo toponimo di piazza della Libertà. Nella foto di ieri si vede in primo piano una fontana con un cubo di marmo che poggia su un angolo a simboleggiare la nostra più importante montagna, il Gran Sasso. L’acqua che sgorgava era direttamente quella del Ruzzo. Sullo sfondo c’era la stazione ferroviaria e l’epoca dello scatto è tra gli anni ‘50 e ‘60 del Novecento. Oggi la situazione è alquanto diversa, con le palme che non ci sono più, aggredite dal punteruolo rosso e un senso di desolazione dovuto al molto cemento (non brutto, se articolato con il verde) e pochissimo giardino.

ieri

oggi


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IE CUR IOSIZ Notizie)

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(tra Curiosità &

La tartaruga arenata e raccolta dagli operai del Comune

Non è la prima e certamente non sarà l’ultima. Questo animale vertebrato che appartiene alla famiglia dei rettili è ospite assiduo delle nostre coste ed è preso in simpatia da molti bambini. Sarà per i suoi movimenti lentissimi o per la sua forma ripresa spesso dai cartoni animati, sta di fatto che ha sempre suscitato tenerezza. Vederlo così spiaggiare a sud

del pontile, in queste condizioni, con la carcassa in parte già rovinata, fa tanta tristezza. È stato questo anche lo stato d’animo di Gabriele Di Giovanni, l’operaio del Comune di Roseto, chiamato per rimuoverla e caricarla sul camion municipale. Il peso della tartaruga, a detta di Di Giovanni, era abbastanza rilevante, intorno ai sessanta chili. Non poteva mancare la foto di rito, che ve la riproponiamo.

La redazione di Eidos augura un buon 2015 a tutti

Foto: Marco Rapone

Lo scopo è stato quello di vedersi e conoscersi meglio. Eidos, possiamo dirlo, è una grande famiglia fatta di tante persone che riescono a mettere, ognuno per le proprie spiccate competenze, una preziosa collaborazione al fine di realizzare quel prodotto editoriale che è il nostro giornale. Ogni volta che lo vedete in edicola, vale a dire ogni quindici giorni, è un piccolo miracolo che si realizza, non solo perché le tanti componenti devono essere assemblate, ma per il prodotto finito che ne viene fuori: un complesso articolato di riflessioni e input, apprezzati sia per l’organicità sia per la varietà degli argomenti. E qual è il giudice a emettere tale sentenza?

Siete voi lettori, voi inserzionisti, voi distributori che ci onorate della vostra attenzione. Per questo la redazione (c’erano quasi tutti e i pochi assenti non hanno potuto disdire degli impegni presi precedentemente) augura un proficuo 2015 ai tanti che ci seguono da nove anni. Ristorante Hercules. Da sin. in piedi: Tiziano Abbondanza, Elio D’Ascenzo, Riccardo Innamorati, Mario Giunco, Massimo Felicioni, Massimo Bianchini, Andrea Marzii, William Di Marco, Luca Maggitti, Francesca Martinelli; seduti da sin: Simona Ruggieri, Martina Bidetta, Martina Franchi, Lino Nazionale, Biancamaria Di Domenico, Daniela Monti.


ROSETO

CI PIACE

Il traliccio di Montepagano sarà finalmente smantellato! Il traliccio di Montepagano potrà finalmente essere smantellato. Pio Rapagnà, leader di Città per Vivere, vince la sua battaglia, portata avanti per circa 10 anni affinché quella struttura metallica venisse rimossa. Avrebbe dovuto fungere da supporto per le antenne di trasmissione dell’Arma dei Carabinieri. Ma il fatto che fosse stata sistemata sulla collina del borgo antico di Roseto rappresentava un vero e proprio pugno in un occhio. Ci sono stati ricorsi e controricorsi ma alla fine il risultato che tutti auspicavano è stato raggiunto: il traliccio verrà demolito. La Giunta comunale rosetana ha recentemente approvato l’atto con cui si dà il via libera alla gara d’appalto

per lo smantellamento della struttura. Il più soddisfatto di tutti è certamente Pio Rapagnà che aveva costituito anni fa un comitato cittadino contro l’antenna. Oggi raccoglie il frutto delle sue tante iniziative. Il tutto è stato comunque possibile grazie alla collaborazione con i vertici dell’Arma che hanno espresso parere favorevole alle procedure di smantellamento. Ora gli Uffici del Settore Lavori Pubblici stanno già predisponendo l’avviso pubblico per invitare le imprese e, terminata l’istruttoria, la ditta risultata vincitrice provvederà a smantellare il traliccio che sorge sul Colle San Rocco senza alcun onere a carico delle casse comunali e trattenendo il ferro recuperato.

NON CI PIACE

Acque sospette scaricate nel fiume Tordino Una grande macchia nera, quasi oleosa, scaricata dal fiume Tordino direttamente in mare. A lanciare l’allarme è stato nei giorni scorsi Walter Squeo, vice presidente del Cogevo, il consorzio di gestione delle vongolare e segretario regionale della Federpesca. Ha immortalato il fenomeno, per nulla naturale, con degli scatti che poi ha pubblicato sul suo profilo facebook. “Sono stato informato della questione da un cittadino che ha notato la strana colorazione delle acque del fiume”, racconta Squeo, “Purtroppo ancora una volta abbiamo constatato che qualcuno ha scaricato qualcosa nel fiu-

me, sostanze che poi finiscono in mare creando problemi alla pesca. Io non so se quelle sostanze siano inquinanti o meno. Però posso assicurare che oltre a presentare una patina oleosa in superficie, si avvertiva anche un cattivo odore”. Il compito di eseguire accertamenti e verificare l’entità del fenomeno e soprattutto se si trattasse di inquinamento o meno spetta all’Arta, l’agenzia regionale per la tutela dell’ambiente. Due le ipotesi avanzate: acque reflue provenienti da qualche frantoio, oppure acque scaricate dopo il lavaggio della stalla di qualche azienda agricola della zona.


PINETO

tizianoabbondanza@gmail.com

Sono passati solo 2 anni dalla costituzione e l’associazione “Le vie dell’arte” sforna eventi di qualità uno dietro l’altro. Mostre di pittura presso Villa Filiani, carnevale estivo, mostra di presepi con rappresentazioni varie estesa su tutta la via Colombo e l’ultima iniziativa legata al giorno dell’Epifania. Tanti bambini hanno potuto assistere dal vivo, ricca di suggestione e di tante sorprese, ad una manifestazione che altrimenti avrebbero visto attraverso qualche passaggio televisivo, ma senza vivere le emozioni che anche gli adulti hanno assaporato.

di TIZIANO ABBONDANZA

CI PIACE

Le befane di Pineto

Il Viale D’Annunzio, nel cuore della città e zona di incontro per tante persone, compresi i molti turisti in estate, che vi passeggiano per tutta la sua estensione, appare un luogo quasi in penombra. Persino durante le manifestazioni si avverte questa mancanza; infatti i tanti lampioni, soprattutto nella zona dell’Hotel Garden, mancano di lampadina se non addirittura dello stesso palo.

INFORMATIV A PER I CITTADINI

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Legge Regionale del 10 agosto 2012 n. 41 (BURA), che disciplina la materia funeraria e di polizia mortuaria cambia in modo radicale gli assetti dei compiti e delle funzioni in merito al trattamento del caro estinto. Ad esempio ora, per il periodo di osservazione, il trasporto del defunto – dall’ospedale a casa - è consentito prima delle 24 ore, previa documentazione. A riguardo, l’azienda Antonio Ruggieri S.r.l. garantisce il servizio di trasporto a costi contenuti, determinati in base all’impegno e, soprattutto, mette a disposizione presso i locali della sua azienda una sala di commiato a titolo gratuito. Inoltre, per ceneri e cremazioni ci sono tariffe ben definite, non elevate, se non inferiori a quelle di un funerale normale. La nuova Legge Regionale permette di conservare le ceneri privatamente o, se lo si desidera, è possibile disperderle in luoghi adatti. La nuova regolamentazione definisce, quindi, in modo chiaro le procedure in ambito mortuario. Pertanto è opportuno rivolgersi sempre a strutture specializzate che offrono servizi adeguati per tutte le esigenze, diffidando da chi non conosce le procedure e alimenta i costi ingiustificatamente.

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NON CI PIACE

Il centro del paese al buio


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Ricordi 24 -

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II Nicola Crisci

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L’infanzia la ricorda tutta, anche quando dalle Elementari si iscrisse alle Medie. Fu l’inizio di una visione critica della società, che lo porterà al suo impegno politico e a diventare per tre volte sindaco di Roseto di William Di Marco

Il paese d’origine era un piccolo Comune del chietino in cui nel dopoguerra bisognava faticare per tirare avanti. Ha vissuto da vicino la trasformazione di quella società prettamente contadina. E quei principi che cominciarono a farsi strada in lui, basati sul superamento delle ingiustizie sociali, lo accompagneranno sempre, anche perché li condivise con una bambina dell’asilo della quale era perdutamente innamorato

ricordi L Nicola Crisci

e idee sono per definizione qualcosa di immateriale, imprendibile. Scorrono tra i pensieri, uno se ne innamora, ma spesso nella vita dell’uomo vengono modificate, anzi cambiate del tutto. È un bene o un male? Fa parte della crescita di ogni individuo e quando ti accorgi che qualcosa in te sta per variare, per mutare anche sensibilmente, le idee un po’ ti seguono o alle volte ti anticipano. E i principi? Anche quelli vanno e vengono come se fossero delle folate di un vento caldo della mente che ci lasciano per far posto a dei fratelli alle volte completamente diversi da quelli che avevamo conosciuto? Possono cambiare così radicalmente questi principi, soprattutto se li abbiamo conosciuti sin dalla tenera età e ci abbiamo creduto, innalzandoli come comete al di là delle stagioni della nostra vita? Il percorso a questo punto si fa complicato, anche un po’ filosofico e occorrerebbe mettere qualche punto fermo, anzi uno. E qui entra in scena Nicola Crisci che le idee nella vita ne ha avute, le ha metabolizzate, forse riviste e alcune cambiate, ma quei principi che sentiva da piccolo come giusti li ha fatti maturare dentro per poi fortificarli, radicalizzarli nel termine più botanico che concettuale, affinché quelle radici reggessero il suo modo di pensare e di agire. Perché se quando si è ancora bambini e si gioca a calcio nelle strade si è uguali con tutti gli altri della tua stessa età, mentre il giorno dopo la società circostante ti designa superiore, tuo malgrado - solo perché hai potuto scegliere di continuare la scuola, mentre quei compagni di pedate infantili avranno una vita segnata, senza una istruzione o, qualora questa ci fosse, di tipo inferiore e forse più limitata - allora qualcosa dentro di te fa suonare la campana dell’ingiustizia e delle differenze sociali stabilite da chi vuole che il mondo continui a essere iniquo. Quel passaggio tra le Scuole Elementari e le Medie sono state un po’ lo spartiacque della vita del nostro protagonista, che da allora le sopraffazioni le ha combattute come se fosse

la missione della sua esistenza. Certi principi, per osmosi e trasmissione di un progetto comune, vengono condivisi con altri e se tra questi c’è chi è germogliato insieme a te, allora le spiegazioni possono essere anche omesse, perché tutto è scritto nella nostra storia. Nicola sin dai tempi dell’asilo aveva conosciuto una bambina, Clara, della quale si era innamorato da subito. Così “crescono i Crisci” è il gioco di parole, un po’ ingenuo, molto chiarificatore per un incontro già scritto non solo nel percorso di vita di queste due persone, ma probabilmente pure nel loro Dna. Certo, all’inizio era solo un’empatia tra bimbi che nel tempo si trasformerà in vero e duraturo amore. Dopo l’asilo ci furono le Elementari insieme e tanti altri progetti comuni, fino alla dichiarazione ufficiale e al matrimonio. E l’altra metà, tanto per non creare confusione (o forse aumentarne all’anagrafe, poiché l’addetto dopo aver chiesto il cognome da “nubile”, ricevendo un’uguale riposta, specificava “da signorina”, convinto che l’interlocutrice non capisse il primo significato), portava lo stesso cognome, cosicché gli studenti rosetani la chiamavano professoressa Crisci, credendo che avesse preso il secondo appellativo del marito. Da quel paesino in provincia di Chieti la coppia Crisci è venuta a Roseto e in questa città si è identificata. Nicola lo ha fatto al punto tale da diventarne per tre volte sindaco, inaugurando una stagione nuova che lui ricorda come la più importante della sua vita. Adesso fermiamoci per un attimo: i presupposti per una lunga e avvincente storia ci sono tutti. Le origini non si dimenticano mai. Assolutamente no, anzi se ne è sempre fieri, come nel mio caso. Sono nato a Carpineto Sinello in provincia di Chieti il 28 luglio 1949. Mio padre Pierino aveva una modesta rivendita di scarpe e nel retrobottega le aggiustava pure. Mia madre Lucia Lizzi era casalinga e provvedeva al mantenimento di piccoli terreni che avevamo. Non eravamo affatto latifondisti, ma eco-


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Carpineto S., inizio anni ‘60. La locale squadra di calcio: Nicola Crisci è quello indicato dalla freccia

Carpineto S., 22 settembre 1974. Nicola Crisci e Clara Crisci nel giorno del loro matrimonio

nomicamente non stavamo male. Questi appezzamenti erano molto diffusi tra gli abitanti del luogo e un po’ in tutto il Mezzogiorno. Facevano parte di quell’economia integrata in cui dei ristretti campi erano adibiti a vigneti, uliveti e anche al bosco, che non doveva mancare mai. Servivano quasi esclusivamente per il sostentamento. I miei li avevano ereditati da mio nonno, che era stato emigrante negli Stati Uniti e la prima cosa che fece quando rientrò, comprò questi poderi, che curava direttamente mia madre. In famiglia eravamo in quattro, in quanto ho un fratello, Gino, nato nel 1953, che sarebbe poi venuto nel teramano a studiare, per laurearsi in Giurisprudenza. Come è stata la sua infanzia? Come quella di tantissimi altri bambini. Passavo il tempo a giocare per strada a calcio. Non ero bravo, ma ho militato anche con la locale squadra, forse perché ero tenace. Quella passione mi è rimasta ancora oggi e come tifoso della Fiorentina, conosco a memoria la famosa formazione che vinse lo scudetto nel 1956. Con gli amici di allora, con i quali quando vado in paese mi rivedo con piacere, andavamo a messa e frequentavamo la parrocchia. Non ero tra i più assidui, anche se ricordo una processione dove ressi per tutto il tragitto un candelabro con il cero. Poi, quando potevo, mi recavo al bar, attratto da mio padre che in quel luogo era di casa. Insomma, ho trascorso un’infanzia comune come tantissime altre, in cui i bambini pensano solo a giocare. Ma già all’asilo succede qualcosa... Ho capito a cosa si riferisce. Dov’era la nostra casa, si vedeva un’abitazione collocata più in basso. Tra le due non c’erano altre costruzioni. Ci abitava una bambina della mia stessa età che si chiamava e si chiama Clara, con il mio stesso cognome. La conosco, quindi, da sempre. Poi arrivò il tempo dell’asilo gestito dalle suore, che frequentammo ovviamente insieme. La struttura era dentro il Castello Ducale le cui origini risalgono al XIV secolo e che oggi stanno ristrutturando. Lì ci facemmo pure le Elementari, fino alla III per poi cambiare ubicazione. Quella bambina, come si intuisce, diventerà mia moglie (la quale ascolta tutta la conversazione, messa un po’ in disparte, nda). In verità, oggi lo posso dire, sono stato sempre innamorato di lei e tra i due io lo sono stato di più, almeno all’inizio. È facile intuire che condividevamo tutto, anche se il fidanzamento ufficiale arriverà dopo, all’età di ventidue anni. Lei si convinse e io fui felicissimo.

II

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Roma, 13 giugno 1984. I funerali di Enrico Berlinguer, morto due giorni prima a Padova. Da sin. Dino Pietrinferni, Nicola Crisci

E dopo le Elementari ecco arrivare una specie di nuovo percorso. Dovevamo scegliere cosa fare con gli studi. In quegli anni c’erano 39 alunni che frequentarono la V classe; ebbene, solo cinque continuarono la Scuola Media. Era il 1960 e da lì a un paio d’anni arrivò la riforma delle Medie unificate, ma sino ad allora l’ingiustizia regnava sovrana. Per me quella fu una fase importante della mia vita, dove presi consapevolezza di ciò che mi stava accadendo. Oltre me e Clara, solo altri tre ebbero la fortuna di continuare la formazione e tra questi c’era anche la figlia del medico, che aveva quasi un “diritto acquisito” allo studio, data la sua posizione sociale. Chi non faceva le Medie, poteva continuare solo con l’Avviamento, che preparava prevalentemente a un mestiere. Insomma, noi eravamo quasi degli eletti e io, che non provenivo da una famiglia agiata, mi sentivo molto fortunato rispetto agli altri che interruppero da subito gli studi. Devo dire che a scuola, sia Clara sia io, andavamo molto bene. Mi piaceva studiare e mia zia insegnante mi diceva che ero dotato di un’intelligenza viva. Non lo so se era proprio così, però ricordo che le cose le imparavo in un battibaleno e questo nello studio mi ha aiutato parecchio. Così studiammo per circa sei mesi, in modo da affrontare l’esame di ammissione alla Scuola Media e a prepararci a tutti e cinque fu la maestra Marisa. Risultai il migliore del gruppo (“Sapeva vendere il prodotto meglio di tutti noi”, aggiunge ridendo la moglie Clara, nda). Da questo momento inizia la frequenza della scuola fuori il paese. A Carpineto non c’erano le Medie, così mi iscrissi ad Atessa. Era già una cittadina più grande e per me fu un mondo nuovo. Con il pullman ci mettevo circa tre quarti d’ora e di questo periodo ricordo il professore d’Italiano Iannone, una specie di Leopardi, anche lui curvo. Era molto bravo e quella lingua che doveva essere alla base dei nostri studi, per noi era un po’ come se fosse un idioma straniero, dato che parlavamo quasi esclusivamente il dialetto. Dopo le Medie, sempre ad Atessa, continuai all’Istituto Tecnico Commerciale, cioè la Ragioneria. Fui facilitato, poiché avevo vinto una borsa di studio che mi aiutò per tutti i cinque anni. Mi diplomai con un alto profitto, tant’è che da subito fui contattato dalla Banca d’Italia per uno stage. Allora i migliori studenti venivano selezionati e il posto era sicuramente di prestigio. Tuttavia preferii continuare l’università, iscrivendomi a Economia e Commercio a Pescara. Anche qui vinsi una borsa di studio che mi facilitò il percorso e mi permise anche di comprare la mia prima macchina, una

ricordi


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Ricordi 24-

Roseto, 1994. Da sin. Nicola Crisci, Alberto Sordi e Mario Giunco nei giorni della manifestazione “Opera Prima”

Roma, 1997, Quirinale. Nicola Crisci e il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro nel corso del premio “Cronista dell’anno”

Fiat 500 che pagai poco più di 500mila lire. E la bambina dell’asilo? Lei aveva preso una strada diversa, prima frequentando le Magistrali e poi laureandosi in Lettere. Ma nel 1971 mi dichiarai, anche se conosceva i miei sentimenti da sempre. Il 2 dicembre ci fidanzammo, come si diceva allora, “in casa”. Gli studi continuarono e nel 1973 mi laureai con il massimo dei voti, discutendo la tesi sulla libertà sindacale e sullo statuto dei lavoratori. Avevo iniziato a occuparmi di politica e in quell’anno mi iscrissi al Partito Comunista. La mia famiglia era di altra formazione, con mio padre democristiano come tantissimi del mio paese. Ma stava nascendo la volontà di un impegno a favore degli ultimi, in quanto per me l’uomo conta per quello che è e non per quello che ha. Così appoggiai le lotte del Movimento Studentesco e quelle sociali. Intanto stava per arrivare il lavoro. Comincia con l’insegnare Matematica. Feci poche supplenze e subito dopo, grazie a una domanda inoltrata una settimana prima dietro consiglio di un amico, venni assunto dal Banco di Napoli, anche se appena dopo fui contattato dalla Banca Nazionale del Lavoro, dalla Ragioneria Generale dello Stato e dalle Poste. La banca mi mandò subito a Roseto degli Abruzzi. Era il 6 maggio 1974 e da quel giorno sono diventato Rosetano. Il 22 settembre dello stesso anno mi sposai e con mia moglie venimmo ad abitare al Palazzo Monti, dove rimanemmo in affitto per dieci anni, fino a quando comprai una villetta a schiera in via Alessandrini al n° 49, dove abito tuttora. Intanto mia moglie lavorava come precaria nella scuola, fino a quando anche lei si stabilizzò. In verità a Roseto volevamo restare solo qualche anno, per poi rientrare nella nostra zona, ma il luogo ci piacque tantissimo. Il 21 agosto 1977 venne al mondo il nostro unico figlio, Piero, che oggi, dopo la laurea in Ingegneria Gestionale, vive a Roma. E l’approccio alla politica rosetana? Tutto merito di Gino Parisciani. Ero in banca e lui, in qualità di segretario comunale del Pci, mi avvicinò, dal momento che conosceva le mie idee. Fu lui a catapultarmi nella realtà locale e il mio lavoro, che ho sempre fatto per avere principalmente un sostentamento economico, si conciliava con i tempi dell’impegno politico. Cominciai la mia avventura prima con l’incarico di segretario, poi nel 1985 come consigliere comunale, dopo come presidente di quartiere Roseto Sud e infine, in questa

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Roma, 2001. Nicola Crisci, nell’anno della sua prima elezione come onorevole, davanti al Parlamento con la moglie Clara e il figlio Piero

prima parte, come assessore dal 1987 al 1989 nella Giunta Dc-Pci del sindaco Claudio Angelozzi. Successivamente iniziò una seconda fase: diventai sindaco, eletto come si usava allora, dal Consiglio comunale. Era il 1990 e rimasi in carica pochi mesi, poi nel 1993 fui eletto direttamente dai cittadini. Con la lista Sinistra e Progressisti andai al ballottaggio contro Tommaso Ginoble. Nel 1995, per confermare che la nostra città è un vero laboratorio politico, facemmo un’alleanza noi del Pds con il Partito Popolare e i Verdi, anticipando il futuro Pd. Nel 1997 fui rieletto con il 63% dei voti al primo turno e gli altri candidati erano Umberto Sperandii e Pasquale Calvarese. È stata per me l’esperienza politica più importante della mia vita; ho vissuto a contatto con i problemi veri delle persone e della città. Realizzammo un progetto strutturato, spingendo per la “cittadella dello sport”, con l’edificazione della piscina, dei campi da tennis coperti, della ristrutturazione del palazzetto, dei finanziamenti per il pattinodromo e la creazione dei campi polivalenti periferici. Senza dimenticare la scuola, la nascita del Centro Anziani e dell’Università della Terza Età. Poi venni scelto dal partito per il Parlamento, così nel 2001 fui eletto onorevole e confermato nel 2006. A Roma sono stato membro della Commissione delle Politiche dell’Unione Europea, della Giunta per le Autorizzazioni, della Commissione Bilancio, in quella Finanza e del Comitato Parlamentare per i Procedimenti di Accusa. Insomma, tante esperienze che mi hanno maturato. E Roseto cosa le ha dato? Mi ha accolto e mi ha aiutato a formarmi come uomo e come amministratore, grazie anche a mia moglie, che mi ha supportato e forse anche sopportato. La nostra è una città vivace, dinamica, ma anche giovane e lo si vede da come, alle volte, manca di un disegno programmatico. Molte volte da amministratore è stato a contatto, nelle scuole, con i giovani. Quindi? I ragazzi devono impadronirsi del loro futuro e se non fanno politica, quella bella e alta, purtroppo ci sarà qualcuno che la farà per loro. L’intervista è finita? Per niente, perché di foto, di quadri, di manifesti ce ne sono tanti sparsi nei tre piani di casa, ognuno a rappresentare un pezzo di storia. L’ultima tappa è nello studio della mansarda, divenuto il rifugio del nostro onorevole. Carte, appunti, frasi in latino e la voglia di capire ancora cosa c’è dietro quella parola magica, che risponde al nome di “politica”.

Pubblicati: 1 Eleonora Filippone Thaulero; 2 Pasquale Zeppilli; 3 Sandro De Simone; 4 Domenico Di Battista; 5 Genovino Ferri; 6 Concetta Scaccioni; 7 Ettore Alcini; 8 Bruno Zenobio; 9 Mario Di Leonardo; 10 Romano Chiappini; 11 Pietro Iaconi; 12 Francesco Pincelli; 13 Maria Giunco; 14 Sante Mancini; 15 Camillo Mongia; 16 Raffaele Longo; 17 Lino Centola; 18 Soflia Di Simone.; 19 Pio Rapagnà; 20 Italo Di Antonio; 21 Antonio Di Felice; 22 Orlando Vagnozzi; 23 Sergio Di Pasquale.


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ks r a h S seto

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ti Maggit di Luca

foto: Mimmo Cusano

SETTIMANE DECISIVE Tonfo al Derby, riscatto a Treviso. La salvezza è adesso

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Damier Pitts

ome l’araba fenice, il Roseto distrutto nel derby casalingo contro il Chieti ha saputo risorgere dalle sue ceneri, andando a vincere in trasferta, davanti a 4.200 persone, contro la capolista solitaria Treviso. Mai era accaduto in Serie A, dal 2000 al 2006, che i rosetani espugnassero il PalaVerde di Villorba, tana dell’allora Benetton. Il colpo è riuscito alla squadra di coach Trullo, bravo a compattare il gruppo riunendolo il giorno dopo la sconfitta nel derby al PalaMaggetti, nella sala stampa intitolata al “Colonnello” Aldo Anastasi. E proprio da quella riunione è nata la riscossa ed è arrivata la vittoria, in cui un ruolo decisivo ce l’ha avuto Josh Jackson, che con 30 punti si è

guadagnato la palma di migliore in campo, dopo aver accettato facendo autocritica anche quella di peggiore nel derby d’Abruzzo. Dopo l’impegno trevigiano, il Roseto ha quello infrasettimanale di giovedì 22 gennaio, in casa contro il Tortona dell’ex coach Demis Cavina. Poi, domenica 25 gennaio, trasferta a Recanati, giocando nel campo portafortuna (vittoria la scorsa stagione e due vittorie in questo campionato, in campo neutro, battendo Omegna e Ravenna). Gli Sharks torneranno al PalaMaggetti domenica 1 febbraio per affrontare il Piacenza, attualmente fanalino di coda e sconfitto pesantemente nelle prime due uscite in cui ha schierato una coppia di “extraterrestri” per la categoria, composti da Becirovic e Zizic, a riprova che la A2 Silver è da sempre il campionato più equilibrato e difficile da pronosticare che ci sia. Dunque, in 11 giorni, il Roseto si gioca una consistente fetta di salvezza, vi-

basket

Josh Jackson

Il basket e la cultura dei campanili senza frontiere

Tony Trullo in un time out

sto che in classifica gli Squali sono invischiati al penultimo posto a quota 12 insieme a Scafati, Latina e Matera. Tutte le squadre si sono rinforzate e anche il Roseto, nonostante con l’inserimento di Bartoli abbia – in attesa del rientro di Carenza – una rotazione a 8 giocatori, pare si stia guardando intorno, sembra per ingaggiare un lungo, ma pronta anche a cogliere eventuali opportunità per arricchire il reparto esterni. Da quando è arrivato Josh Jackson al posto di Davon Usher, il Roseto ha giocato 12 gare vincendone 6: la media per la salvezza è quella giusta. Le gare che restano sono ancora molte, ma in futuro sarà vietato distrarsi, anche perché il Roseto ha rovinato la sua classifica con la falsa partenza che ha portato 5 sconfitte nelle prime 5 partite.


Roseto

ti Maggit di Luca

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Story

IL FIGLIO DI MAHMOUD ABDUL-RAUF

E LA SUA LOTTA PER LA VITA Ammar, la guarigione dal cancro e l’iniziativa del Roseto Sharks

Ammar, figlio di Mahmoud Abdul-Rauf

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ahmoud AbdulRauf, indimenticabile campione del “Roseto più forte di sempre”, quello della Serie A 2004/2005, ha avuto dalla moglie April 5 figli. Uno di loro, Ammar, nei mesi scorsi si è purtroppo ammalato di cancro. La famiglia ha quindi fatto un gesto coraggioso: condividere la malattia con le persone care, per dare coraggio al giovane. Saputo della notizia, Ilaria Cimorosi – responsabile comunicazione del Roseto Sharks – ha lanciato una campagna di supporto sui social, lanciando su Twitter l’hashtag #wearefightingwithyou, per raccogliere le foto degli appassionati di basket che volevano testimoniare la vicinanza ad Ammar e alla sua famiglia. Tante le adesioni fra i rosetani e anche alcu-

Ammar con la madre April

ne prestigiose esterne, come quelle di Ettore Messina, Bruno Cerella e Achille Polonara. Il “Califfo del Lido delle Rose”, commosso, ha scritto qualche settimana fa per ringraziare: «Il mio cuore è in debito con i tifosi del Roseto, per avermi fatto conoscere una calorosa cultura di “famiglia”, che persiste in me nonostante i molti anni di assenza dal vostro territorio. Avete custodito me e la mia famiglia nei vostri cuori ed io ho fatto lo stesso con voi. I miei figli, anche se piccoli all’epoca, hanno ancora dei bei ricordi, proprio come me, di Roseto. Un segno d’amore rimarrà impresso nel mio cuore per sempre, con sopra la scritta “Roseto”». Poi, pochi giorni fa, la bellissima notizia dagli Stati Uniti. È sempre Mahmoud Abdul-Rauf a scrivere: «Voglio davvero ringraziarvi tutti per le preghiere e il supporto che ci avete donato

Abdul-Rauf e Spizzico

in questo momento difficile. Sono felice di dirvi che Ammar ce l’ha fatta, ha sconfitto il cancro. Adesso dovrà continuare a sottoporsi ad un ciclo radioterapico, ma i dottori sono molto ottimisti. Grazie di nuovo per tutto quello che avete fatto per noi». Una storia a lieto fine, fra sport, solidarietà e vita, che ha fatto dichiarare a Ilaria Cimorosi: «Sono molto felice che Ammar ce l’abbia fatta e mi fa piacere che la nostra iniziativa abbia riscosso moltissime adesioni, dato che Ammar e la sua famiglia hanno apprezzato molto ogni singola foto. Quando Ammar si sarà rimesso del tutto, sarebbe bello invitarlo a Roseto con la sua famiglia, così avremo anche l’opportunità di riabbracciare il nostro vecchio amico Mahmoud Abdul-Rauf». E rivedere il “Califfo” a Roseto, con la sua famiglia, sarebbe davvero bellissimo.


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Al via la terza edizione del progetto europeo

“Qu.A.Li.T._T.O.U.R”

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on la pubblicazione del bando avvenuta lo scorso 12 gennaio, prende ufficialmente il via il progetto “Qu.A.Li.T._T.O.U.R. III – Qualified Abilities Linked To TOURism 3” che offrirà a 150 studenti delle province di Teramo e Pescara l’opportunità di svolgere, nel corso del 2015 e 2016, dei tirocini formativi nel campo turistico alberghiero in Francia (Bordeaux), Gran Bretagna (Portsmouth e Tunbridge Wells), Germania (Berlino), Irlanda (Dublino); Malta (Floriana); Spagna (Malaga e Tenerife). Il Progetto “Qu.A.Li.T._TOUR. III”, giunto alla sua terza edizione, è finanziato dalla Commissione Europea attraverso il nuovo programma ERASMUS+, KA1-VET, azione gestita per l’Italia dall’ISFOL. È promosso da un partenariato locale composto da: I.I.S. “Crocetti – Cerulli” Giulianova (Partner capofila e d’invio), Coop. Soc. “LO SPAZIO DELLE IDEE” (Partner Coordinatore), I.T.S. “Acerbo” Pescara (Partner d’invio), I.I.S. “Aterno-Manthonè” Pescara (Partner d’invio), I.P.S.S.A.R. “De Cecco” Pescara (Partner d’invio), I.I.S. “Di Poppa-Rozzi” Teramo (Partner d’invio), I.I.S. “Moretti” Roseto (Partner d’invio). I tirocini avranno una durata di 5 settimane e i 150 beneficiari delle borse di tirocinio raggiungeranno le destinazioni europee assegnate divisi in gruppi di circa 15 studenti ciascuno, e saranno assistiti in questa loro esperienza, oltre che dai loro insegnanti, dallo staff della Cooperativa “Lo Spazio delle Idee” di Roseto, partner coordinatore del progetto. “Per gli studenti degli Istituti coinvolti – spiega Giuseppe Gi-

noble della Coop. Lo spazio dee idee del Comune di Roseto – Qu.A.Li.T._T.O.U.R. III rappresenta un’importante opportunità per accrescere e confrontare conoscenze e competenze in un contesto transnazionale, utilizzando una lingua diversa dall’italiano. Gli studenti infatti avranno la spinta per mettersi in gioco e sviluppare adattabilità e flessibilità in un ambiente culturale, sociale e lavorativo completamente diverso dal loro. Inoltre, avranno modo di sperimentare sul campo le conoscenze acquisite nei percorsi formativi e sui banchi di scuola e sviluppare competenze tecnico-professionali che potranno spendere in futuro nel contesto lavorativo locale” Il Dirigente scolastico dell’I.I.S. Crocetti Cerulli di Giulianova, la Prof.ssa Leonilde Maloni ha espresso “soddisfazione per il finanziamento di € 470.000,00 ottenuto dalla Commissione europea che sottolinea la concretezza e il valore del progetto. Si tratta, infatti, della terza edizione di un progetto che ha offerto ed offrirà ancora l’opportunità di fare un’esperienza lavorativa all’estero fornendo l’occasione di apprendere strategie lavorative innovative. Il successo registrato dall’iniziativa – continua – concretizza il raggiungimento del nostro principale obiettivo che è quello di permettere ai nostri studenti di realizzare esperienze di alternanza scuola/lavoro anche in contesti geografici e culturali europei attraverso la diffusione della mobilità giovanile nel nostro territorio”. Per qualsiasi informazione, per requisiti e modalità di candidatura, gli interessati possono visitare il sito ufficiale di progetto www.lospaziodelleidee.org/qualitour3.


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“Dio e i suoi volti” di Carmine Di Sante una nuova lettura della Bibbia

di BIANCAMARIA DI DOMENICO

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spite del Centro Studi “Vincenzo Filippone-Thaulero”, per un’iniziativa organizzata in collabora-zione con il Polo Liceale “Saffo”, l’Università della Terza Età (U.T.E.R.) e l’Associazione dei Ca-rabinieri, Carmine Di Sante, teologo e biblista, ha presentato – lo scorso 17 gennaio, presso la Vil-la Comunale di Roseto, il suo ultimo saggio dal titolo “Dio e i suoi volti. Per una nuova teologia bi-blica”. (Edizioni San Paolo, 2014). Rilettura radicale del testo sacro, audace – per il tentativo di recuperare questioni esistenziali, sem-pre più relegate ai margini del dibattito contemporaneo – “Dio e i suoi volti” prende le mosse dall’esigenza di interpretare la Bibbia senza il ricorso alle categorie messe in campo dalla filosofia di stampo ellenistico. In buona sostanza, secondo l’autore, la filosofia greca basata sull’utilizzo del-la ragione renderebbe impossibile la comprensione del vero significato del messaggio biblico, che si manifesta nel Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. «Un Dio che – secondo le parole di Carmine Di Sante - non è dunque oggetto del logos dell’uomo ma dono anteriore al logos e che al logos si offre come dono» e «che non è da cercare ma si rivela come il “ci sono”, “ti sono accanto”, sono “il con-te” e “il per-te”»; in altri termini, Di Sante parla di un Dio che si svela nel prossimo, nel suo bi-sogno e nella sua povertà, di cui ciascuno di noi è responsabile. Non di rado le opere di Carmine Di Sante enucleano i temi legati al concetto di ospitalità, perdono e giustizia. Per questo il richiamo all’insegnamento di Emmanuel Lévinas – «soprattutto il Lèvinas lettore del Talmud più che quello filosofico, anche se i due aspetti sono inseparabili» – è evidente. Sotto questo aspetto la struttura tematica del saggio “Dio e i suoi volti” rivela tutta la sua «cifra in-novativa». Come ha spiegato il Professor Vincenzo Di Marco, il volume presenta una chiara «ar-chitettura testuale», diviso in tredici capitoli, con un diverso “volto” di Dio a cui sono

associati al-trettanti orizzonti di senso; ad esempio il Dio dell’irruzione è accostato all’orizzonte dell’altro, il Dio della gratuità a quello del dono, fino ad arrivare al Dio del silenzio che rimanda all’orizzonte dell’ineffabile. Una diversa chiave di lettura della Bibbia che Di Sante deve – per sua stessa ammissione – all’opera avviata, fin dalla fine degli anni ’70, dall’amico teologo e filosofo Armido Rizzi, che ha proposto una decostruzione del linguaggio biblico basata sul rifiuto delle categorie filosofiche. Da questo snodo cruciale si sono sollevati gli interrogativi degli studenti del Polo Liceale “Saffo” che, coordinati dalla Prof. ssa Claudia Ettorre, hanno invitato Carmine Di Sante ad un confronto sul problema di Dio nella discussione ancora aperta tra filosofia e teologia, fino a toccare gli aspetti del controverso rapporto tra religione e scienza nell’era della globalizzazione. *Carmine Di Sante ha studiato teologia presso l’Istituto Teologico di Assisi; si è specializzato in Scienze Liturgiche al Pontificio Sant’Anselmo di Roma e si è laureato in Psicologia all’Università “La Sapienza” di Roma. Ha insegnato all’Istituto Teologico di Assisi e ha lavorato per vent’anni (dal 1980 al 2000) come teologo al Service International de Documentation Judéo-Chrétienne di Roma, un centro fondato dopo il Concilio Vaticano II per promuovere l’applicazione della Dichia-razione conciliare Nostra Aetate e per favorire il dialogo ebraico-cristiano. Autore di numerosi saggi, con San Paolo ha pubblicato anche Lo straniero e la Bibbia. Verso una fraternità universale (2011), scritto insieme a Federico Giuntoli, e Lo straniero nella Bibbia. Ospitalità e dono (2012).


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Daniela Musini, la passione per D’Annunzio e l’amore travolgente Ricevuta questa lettera di Michela Ricciutelli, l’abbiamo girata alla scrittrice e attrice Daniela Musini. Di seguito la sua risposta

Gentile dottoressa Musini, sono, come lei, una appassionata di D’Annunzio e ho partecipato all’incontro del 3 gennaio a Roseto. Le scrivo per complimentarmi ma anche perché mi sarebbe piaciuto avere del tempo a disposizione per rivolgerle delle domande. Una di tali domande mi permetto di formularla in questa occasione. Ho letto buona parte dell’epistolario del Vate, soprattutto le lettere d’amore, tema in cui lei si è profusa durante l’incontro. E ciò che ad ogni rilettura mi lascia stupita è il rinnovarsi infinito della passione, dell’amore, dell’entusiasmo, alla massima intensità. Ogni volta che il Vate ama, ama con tutta l’anima, follemente. Egli sembra immune a quella che per i comuni mortali è l’angoscia della fine. Vede, dottoressa Musini, il “carpe diem” è una filosofia che, prima o poi, per brevi istanti passeggeri o per adesione convinta e impostazione di vita, tutti noi abbiamo abbracciato. Chi non ha mai detto: ”La vita è breve, godiamo l’attimo”? Eppure si tratta di una filosofia meno banale e spicciola di quanto sembri. Perché il vero “carpe diem”, completo, totale, sembrerebbe appannaggio solo dei bruti, o di una categoria di eletti che abbia raggiunto uno stato dell’essere

precluso ai più. Chi è pungolato dalla ragione, non riesce a godere veramente l’attimo, perché la consapevolezza del suo finire gli mina la pienezza. Se un uomo ha amato trenta donne, ognuna con la massima passione, alla trentunesima gli subentrerà il sospetto che, anche quella volta, il sentimento scemerà. E quella consapevolezza andrà a minare la pienezza di quel sentimento. L’angoscia sottile della fine si insinuerà in quelle gioie, rendendole meno auree, meno credibili. In D’Annunzio le conseguenze del senso della fine non le ravviso mai. Non posso pensare che, al pari dei bruti, egli non lo percepisca. Ma esso non scalfisce minimamente il valore che egli attribuisce alle cose. Ogni volta lui ci crede e si comporta come se fosse la prima volta. Per questo chiedo a lei, che ha più esperienza di me, se sfogliando gli scritti del Vate ha riscontrato una volta, anche solo una, un cedimento, una flessione nell’entusiasmo, un dire “Ti amo ma comunque già domani potrei non amarti più, e allora l’amore non val poi tanto”. La ringrazio dell’attenzione e la saluto con stima. Michela Ricciutelli

Gent.ma Michela, La ringrazio per la Sua godibilissima lettera: la Sua disamina del comportamento di d’Annunzio in Amore è intelligente e acuta. “L’Amore è fuoco? È lama?” si chiedeva la grande poetessa Marina Cvetaeva. Ecco, per l’Imaginifico l’Amore era fuoco ustionante e lama affilata, delirio dei sensi e vertigine dell’anima, languidezza voluttuosa e lussuria ferina, sazietà improvvise e insaziabilità famelica. Che fossero passioni rapinose o giri di valzer per lui era sempre qualcosa di viscerale e unico. Amò le sue donne con un trasporto ed una passionalità che le vivificavano prima e le annichilivano dopo, quando venivano abbandonate. Una passione scemava, una passione s’accendeva. Come un tramonto. Come un incendio. “Mi sento rabbrividire ed ardere e tremare...” scriveva a Barbara e lei moriva d’Amore. Ma poi l’abbandonò per Maria Gravina facendole scorticare il cuore. “Mandami il sapore della tua lingua, l’odore della tua nuca, la carezza della tua mano” scriveva ad una Giusini (al secolo la Contessa Giuseppina Giorgi Mancini) folle di passione e che il gorgo nero della pazzia inghiottì davvero in una spossata sera d’Estate, ma in quegli stessi istanti d’Annunzio, disperato ma non inconsolabile, accolse tra le lenzuola il nuovo astro nascente: la contessa russa Nathalie de Goloubeff, ribattezzata Donatella e subito inondata, come le altre,

di rose, gioielli e lettere al calor bianco: “muoio dal desiderio di mordere la tua nuca, di leccare le tue ascelle, di ubriacarmi del tuo odore”. E anche con lei, come le altre, gli stessi trasalimenti, gli stessi ardimenti, gli stessi sperdimenti. Carpe diem? Sì, all’insegna della sgargiante esaltazione dei sensi, del vivere inimitabile, della convulsa brama di emozioni. Ma anche d’Annunzio sperimentò il languore dell’appagamento, lo sfinimento della carne, lo spleen tanto caro a Baudelaire, il male di vivere che connoterà Pavese fino a morirne. Tutte le pagine dei suoi romanzi ne sono pervasi, proprio nei momenti di maggiore tensione erotica, di pulsante gioia di vivere. La melanconia si innerva in ogni pagina, la intride, la corrode e ne fa un capolavoro. Sì, d’Annunzio amava ogni volta come se fosse la prima volta (parole sue) ma con la consapevolezza che, subdola e inaspettata, la sazietà lo avrebbe intorpidito e fiaccato. Per lui quel fuoco che si spegneva era solo un momento di passaggio verso nuovi ardori, per la donna di turno l’inizio della fine. Ci sarebbe bisogno di ore e di centinaia di pagine per descrivere il suo modo d’amare; nel mio libro credo di essere stata esaustiva come non posso, per brevità, essere nella mia risposta. La ringrazio e La saluto caramente Daniela Musini


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“Una pallina sull’albero del futuro”un’altra bella iniziativa, di Giorgia Pasquini

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questa volta della Scuola Elementare D’Annunzio di Roseto

egli ultimi anni si è diffusa una pratica davvero molto interessante sul nostro territorio, in particolare in ambito scolastico. Durante il periodo delle varie festività, ogni scuola (come già riportato nello scorso numero) organizza una festa a porte aperte, come quella di Natale promossa dalla Scuola Elementare “Gabriele D’Annunzio”, in cui si è vissuta un’atmosfera davvero magica. I bambini hanno aperto le danze con canzoni di Natale cantate da due cori divisi in prime, seconde e terze da un lato, quarte e quinte dall’altro, entrambi diretti dalla maestria di due genitori. È vero, anche la presenza del mago Frack ha influito particolarmente: le sue magie, accompagnate dalla splendida voce di sua figlia che cantava in sottofondo, sembravano portarti dentro un Luna Park d’inizio ‘900, in cui grandi e piccini si entusiasmavano assieme.

Questa splendida sensazione circense, di festa, giochi e colori, è stata portata avanti dal pagliaccio delle bolle: la palestra si è trasformata in un gioco brillante di luci, bolle minuscole e giganti, bambini gioiosi e meravigliati. Un’esplosione di allegria placata solo nelle pause “spuntino” in cui, nell’atrio, tutti potevano acquistare frittelle, crepes con la Nutella, panini con la porchetta, dolci confezionati e zucchero filato accompagnati da bevande. Sempre nell’atrio era possibile tentare la pesca dei giochi e acquistare i calendari realizzati dai bambini; per concludere, una super tombola in palestra, ricca di premi e vincitori. Quello che più ha entusiasmato i presenti, però, è stato sapere che tutto il ricavato è, come ogni anno, utilizzato per acquistare strumenti tecnologici per ogni singola classe della scuola, come ad esempio le LIM (lavagne Interattive Multimediali). È incredibile partecipare ad una di

queste feste, in cui genitori e insegnanti creano un connubio indistinguibile, perché si condivide il peso di una responsabilità comune: la valorizzazione di una nuova generazione. Ognuno contribuisce con il proprio mestiere, la propria passione, le proprie capacità e la propria disponibilità: genitori che si rivelano insegnanti di canto, maestre che diventano presentatrici, nonni deejay e bambini che ballano e ridono. E come non ammirare le collaboratrici scolastiche sempre presenti, vigili e indispensabili? Affrontare i temi legati alla scuola oggi è difficile, per via delle varie problematiche, come la mancanza di fondi sufficienti, le strutture spesso inadeguate e la poca fiducia nel cambiamento. Tuttavia è bene pensare anche che ci sia dell’altro: insegnanti competenti e appassionati, genitori grintosi e presenti, personale scolastico dedito e legato alla scuola. E tutto questo va davvero oltre.


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Bruno Zenobio in mostra a Palazzo Medici

Riccardi di Firenze nell’ambito di “Musiwa ‘14”

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’attività artistica di Bruno Zenobio è sempre in movimento, grazie ai tanti attestati di stima e ai premi che nel corso degli anni ha ricevuto a livello italiano e internazionale, nonché per le numerose commesse che continua a ottenere per progetti di rilievo. Nell’ultimo periodo il suo punto di riferimento è la Toscana, esattamente Firenze, dove il 21 gennaio è iniziata una importante mostra che rimarrà aperta fino al 20 febbraio. Ci saranno centoventi espositori da tutto il mondo con solo cinque o sei italiani, tra cui il mosaicista rosetano. L’occasione è data dalla rassegna “Musiwa ‘14” che si terrà a Palazzo Medici Riccardi del capoluogo toscano. L’evento non è

Dona anche tu un pò di

sangue!

altro che la continuazione della stessa esposizione tenuta nello scorso mese di novembre. In quell’occasione Zenobio ha partecipato con ben tre sculture. Questa nuova esperienza ha richiesto un impegno veramente certosino e lungo nel tempo, dal momento che l’artista di origini atriane sono dieci anni che sta lavorando concettualmente all’opera che è già in esposizione. Il complesso musivo è formato da ben sette parti e ha un titolo molto suggestivo e attuale: “La cultura della pace”. «Il progetto - spiega l’autore del mosaico del S. Cuore di Roseto - è nato dieci anni fa a Liverpool, quando sono stato invitato per la realizzazione di un’opera molto importante che andò in porto solo per una picco-

la parte. Adesso ho rimesso insieme le idee che avevo già maturato allora, ci ho lavorato su e sono stato onorato da questa chiamata molto importante, perché a Firenze ci saranno i più grandi mosaicisti del mondo». I valori su cui il nostro protagonista ha lavorato si possono condensare in questi sei punti: 1 - Rispettare tutti gli esseri viventi; 2 - Rifiutare la violenza; 3 - Condividere con gli altri ; 4 - Ascoltare per capire; 5 - Preservare il pianeta; 6 - Riscoprire la solidarietà. Bruno Zenobio sta ottenendo ancora una volta un riconoscimento di grande pregio per il suo lavoro artistico. Tale aspetto non solo gratifica l’artista, ma inorgoglisce l’intera comunità rosetana e abruzzese. (WDM)

AVIS Comunale di Roseto Via Calabria, 7 – Roseto degli Abruzzi e-mail: avisroseto@gmail.com Cell. 329/7230960 Apertura sede ogni lunedì dalle ore 11,00 alle ore 12,00


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Lorenzo Puca nuovo campione italiano di pasticceria e cioccolateria

E’ il responsabile di produzione della pasticceria del maestro Sandro Ferretti e si è aggiudicato il titolo in occasione dell’ultimo Campionato riservato alla categoria Seniores che si è disputato a Rimini

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l vincitore del Campionato italiano pasticceria e cioccolateria seniores, che si è tenuto lunedì scorso gennaio al Sigep, il Salone Internazionale Gelateria, Pasticceria e Panificazione Artigianalidi Rimini, è Lorenzo Puca. Nato a Pescara nel 1989, dopo varie esperienze, tra cui quella in Cast alimenti e nella Pasticceria Veneto con Iginio Massari, lavora oggi come responsabile di produzione nella pasticceria Ferretti a fianco del maestro Sandro Ferretti. Per potersi portare a casa il titolo di campione italiano ha

dovuto superare tre prove – scultura di zucchero, dessert al piatto al cioccolato e pralina su stecco. Ovviamente grande soddisfazione nel laboratorio della pasticceria del maestro Ferretti per il proprio collaboratore e responsabile Lorenzo Puca per il titolo che si è aggiudicato. La giuria presieduta da Leonardo Di Carlo con Rinaldini e (la stessa del programma televisivo appena concluso “il più grande pasticcere” ) si è congratulata con Lorenzo per l’impegno durato più di un anno per prepararsi al campionato.


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Ciao Carolina

i nuovo. Ancora una volta a piangere una persona a noi cara, un’amica speciale, una grande donna, insuperabile mamma e moglie, fantastica amica, grande lavoratrice. Negli ultimi anni ho assistito alla perdita di persone care, speciali e quando domenica mattina ho saputo che Carolina ci aveva lasciato ho provato un senso di vuoto, ma anche di rabbia e sconcerto, mi è tornata in mente una frase che avevo sentito di recente in un film, “sembra quasi, che Dio a volte vada un po’ a casaccio” ma come può essere? Si dice che la morte cerchi una scusa ma questa volta come quella del carissimo Riccardo (per noi un fratello) è veramente dura, non riesco a farmene una ragione. Allora come mi capita spesso con la mente sono andato cercare tra i ricordi, i momenti belli, le nostre cene, le serate in discoteca, quelle all’Atlantic, il fantastico capodanno al Gattopardo.... Poi Carolì c’erano i tuoi racconti, indelebile nella mente il racconto del tuo viaggio in Brasile con Nino, quando nonostante distrutta dal sonno non potevi andare a dormire per non lasciare “Nin Mì” solo, non perché non ti fidassi di lui, ma perché come dicevi tu “li femmn in Brasile t s ijett n’goll”, e da quel racconto coniammo il soprannome Carolina barcolla ma non molla. Grande Carolina vedere tutta quella gente che voleva e doveva essere lì, sentiva veramente il bisogno di venirti a salutare di stare lì, vicino a Nino, Martina e Giorgia, prima a casa, poi in chiesa fino al cimitero di Cologna Paese, come detto da Don Pietro “UN PUBBLICO DA STADIO”, ma del resto non poteva essere diversamente, amata e benvoluta da tutti. Carolì ci mancherai, mancherai alla tua splendida famiglia che insieme a te non ha mollato mai e ti è sempre stata accanto, mancherai veramente a tutti! Anche se, come nella poesia di Sant’Agostino scelta dai tuoi cari, LA MORTE NON È NIENTE

“La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace”.

Tu Carolina ci sarai sempre, sarai sempre nei nostri cuori. P.S. Ho scelto questa foto perché è così che ti voglio ricordare con il tuo splendido sorriso e la tua allegria. Massimo.


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Reunion Lucio Falò & Friends Te ne sei andato troppo presto, lasciando nei nostri cuori un vuoto immenso. Ma la tua presenza tra noi è forte e immutata, per questo abbiamo voluto organizzare questa cena per “stare insieme” ancora una volta e come sarà per tante altre volte. Ti vogliamo bene, i tuoi amici.


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Il progresso, i giovani e Roseto di Filippo ruggieri

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Un giovane Rosetano scrive ai suoi coetanei e non solo, sapendo che un lento processo sta cambiando radicalmente quella che dovrebbe essere la visione di un ragazzo in questa affascinante e struggente epoca. Ci si chiede quindi: come rispondono i giovani?

on è facile essere figli del terzo millennio, appartenere a “qualcosa” e nemmeno sopravvivere, dato che nell’eccedere di tutto non ci è concesso avere il tempo per un’effettiva e prolifera presa di coscienza. Chi sono io? Un semplice nessuno di 20 anni, che si prende l’onore e l’onere di tentare l’interpretazione delle logiche che hanno trasformato un paese intero, storicamente ai vertici, in un’entità morta, sia nel piano delle opportunità che in quello culturale. La risposta credo vada cercata proprio nel fulcro di tutto questo, nel seme che germogliando ha preso vita, spostando l’attenzione sulle conseguenze. Da un giorno all’altro è arrivato l’euro, portando via con sé luoghi comuni come la speranza di cavarsela al bar con “mille lire”. Perché fare questo esempio? Perché l’italiano è ancora legato al doppio filo di un passato che non c’è più, aggrappandosi al finto buonismo di una lamentela, senza avere il coraggio di reagire. C’è ancora

bisogno di chiedersi dove sia il problema del paese? La bellezza della nostra città, però, sta proprio nel suo non accettare che il tempo passi, sfociando in una stupida “bolla protettiva” basata sul vittimismo. Io mi chiamo fuori da tutto questo. Entriamo nello specifico. Mi sono divertito ad osservare un caso anomalo che accade solo in quel di Roseto degli Abruzzi, ovvero che il gestore medio basso di una piccola attività nell’ 80 % dei casi, anziché vantare il proprio prodotto, preferisce “disturbare” il cliente con le sue lamentele sulla crisi, alibi dei suoi fallimenti, o su come sia scontento del classico problema giornaliero di gestione (che può essere di qualunque matrice), magari invitando il giovane stesso a fuggire dal paese, come se l’esilio fosse la soluzione. Stiamo scherzando vero? Io non faccio acquisti in un locale così. Il marketing

per un giovane rosetano è un tabù, basta addentrarsi in mille realtà vicine per capire che molte cose non vanno e che fondamentalmente il problema del lavoro nasce nell’apatia generazionale di fondo, come se tutto fosse dovuto a tutti. SVEGLIA, il mondo è un altro. Tutti vogliono il paradiso, ma poco più di 800 anni fa il sommo poeta Dante raccontava al nostro paese come arrivarci, attraversando - ahimè - le viscere dell’inferno. Proprio prendendo questo esempio basilare, mi sento di poter dire che il Rosetano si è adagiato nel limbo, abbagliato dalla bellezza di un paese pieno di buchi, che fondamentalmente accetta. È la vigliaccheria la padrona reale delle nostre intenzioni. È ora di staccare il cordone del ‘900 per prendere coscienza, giusto per ricollegarmi.

Chi sono io? Un nessuno di 20 anni che si è creato l’opportunità di mandare un messaggio, seguendo un percorso rigido e particolarmente insidioso. E a voi, miei cari coetanei, che porto sempre nel cuore, dico: “Sareste disposti ad attraversare l’Acheronte senza la certezza di salvarvi?”.

GIOVEDI’ 29 gennaio 2015 ORE 22.00”

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CAMPIONATO ITALIANO GIOVANILE UNDER 16 DI

SCACCHI TORNEO DI QUALIFICAZIONE A ROSETO

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i svolgerà il 1 febbraio a Roseto, presso i locali della Scuola Media “Gabriele D’Annunzio” messi a disposizione dal Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo Roseto 1 prof.ssa M.G. DI DOMENICO, il primo torneo Giovanile di Scacchi valevole per le qualificazioni alla fase Nazionale del Campionato Giovanile Under 16 di Scacchi che quest’anno, finalmente e grazie alla continua crescita del movimento scacchistico dei nostri ragazzi , si disputeranno proprio nella nostra regione dal 28/06/15 al 05/07/15 a Montesilvano. Tutti i ragazzi interessati sono caldamente invitati a partecipare così da portare il proprio piccolo contributo alla buona riuscita della manifestazione che quest’anno vedrà l’Abruzzo al centro dell’attenzione Nazionale. Il bando verrà esposto nelle scuole rosetane. L’organizzazione è curata dall’ASD LE TORRI DEL VOMANO. Qualsiasi ulteriore informazione potrà essere richiesta al n. 347 1068937.

E’ ampiamente noto che il gioco degli scacchi è importante per lo sviluppo mentale, aumenta infatti la facoltà di concentrazione e memoria; per lo sviluppo della personalità e del comportamento sociale, le regole vanno accettate e rispettate così come viene accettata la sconfitta e rispettato l’avversario. La fortuna poco conta in questa disciplina e l’impegno, la correttezza, la volontà e la perseveranza, prima o poi, vengono sempre premiate. Ma, forse, pochi sanno che tale gioco è anche uno sport di squadra. Durante i tornei a squadra o nei GSS (Giochi Sportivi Studenteschi) vengono formate squadre di quattro giocatori appartenenti alle scuole del medesimo circolo. Il capitano decide l’ordine delle scacchiere e propone le strategie delle partite giocate dagli altri componenti. Si gioca in casa e si va in trasferta, si avanza o si scende nella classifica e si viene promossi fino alla serie A, proprio alla stessa stregua degli altri sport e con lo stesso spirito di squadra. L’appuntamento più importante per tutti i giovani giocatori sono i campionati italiani U16 che, come detto, verranno disputati dal 28/06/15 al 05/07/15 in Abruzzo a Montesilvano. Per poter partecipare occorre qualificarsi durante un torneo valido per le qualificazioni. Tanti saranno i tornei organizzati in Abruzzo, il primo sarà quello di Roseto del 1 Febbraio. Ragazzi, mi raccomando, partecipate numerosi!


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ANCORA UN ANNO “MONDIALE” PER IL ROSETANO

ANDREA DI GIACOMO

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l rosetano Andrea Di Giacomo anche quest’anno ha raccolto grandi frutti a livello internazionale con la sua inseparabile fisarmonica. Dopo i podi dello scorso anno in Russia e in Italia, quest’anno ha vinto il prestigiosissimo Premio Internazionale di Castelfidardo, una delle più difficili competizioni al mondo; ma anche un vice-campionato del mondo in Kaunas (Lituania) e un 3° premio in Salisburgo (Austria). In giugno, in Italia, ha

ottenuto il primo premio nelle selezioni nazionali C.M.A. di Roseto e C.I.A. in Spoleto, oltre a un primo premio assoluto in DUO nel concorso internazionale “Italia Award”. In Maggio è stato invitato per un concerto nel conservatorio della città di Joensuu (Finlandia). Andrea studia fisarmonica moderna con il noto jazzista rosetano M° Renzo Ruggieri e attualmente sta preparando la sua prima incisione discografica in uscita per primavera.


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Nutrizione e stile di vita

L’arancia la regina d’inverno della nostra dieta

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egina dell’inverno e dei primi freddi mesi dell’anno è senza dubbio l’arancia, uno degli agrumi più richiesti e apprezzati. Alleate della dieta, le arance apportano solo 34 Kcal per 100 gr; praticamente prive di grassi, si caratterizzano per la presenza di 7,8 gr di glucidi e 0,7 gr di proteine per 100 gr, ma soprattutto per circa il 90% di acqua. Sono vere e proprie depositarie di potassio, ma anche di vit. A, calcio e fosforo; sono apprezzate soprattutto per il contenuto di vit. C, anche se in realtà risultano seconde a kiwi e fragole. Ottime fonti di fibre e antiossidanti, partecipano a contrastare il processo di invecchiamento cellulare dovuto ai radicali liberi e a fortificare le difese immunitarie. Una importantissima caratteristica del

La ricetta del giorno: insalata di finocchi e arance!

Ingredienti per 6 persone: 2 finocchi medi, 2 arance, 50 gr pinoli, 20 gr uvetta, 1 cucchiaio di semi di zucca, qualche cucchiaino d’olio, aceto a piacere, sale q.b. Ammollare l’uvetta in acqua tiepida per una decina di minuti, affettare i finocchi in una ciotola e spremere a parte il succo di una delle due arance. Pulire l’altra arancia a vivo e unirla ai finocchi, insieme all’uvetta strizzata e ai semi di zucca. Tostare i pinoli a aggiungere anche quelli all’insalata. Preparare il condimento emulsionando in un mixer sale, succo di arancia, olio e aceto a piacere; versare sull’insalata e mescolare con cura!

di Simona Ruggieri

succo delle arance, così come del succo dei limoni, è favorire l’assorbimento del ferro; sarebbe bene quindi consumare nello stesso pasto, cibi ricchi di ferro e alimenti contenenti vit. C. Diverse sono le varietà delle arance presenti in commercio così come gli utilizzi; alcuni frutti sono a polpa bionda, altri a polpa rossa, alcuni più grandi, altri più succosi e ideali da spremere. Tra gli usi annoveriamo invece quelli che sfruttano i fiori o la buccia, preziosa fonte di oli essenziali, utilizzata per aromatizzare ambienti, nella produzione di liquori e cosmetici, per decorare o contenere candele; e quelli che utilizzano la polpa e il succo. Le arance infatti sono protagoniste di spremute, ma anche di insalate ricche e dolci di varia natura.

• PIANI DIETETICI PERSONALIZZATI - soggetti sportivi, in età evolutiva, soggetti patologici (ipertensione, ipercolesterolemia, diabete..) • VALUTAZIONE COMPOSIZIONE CORPOREA • HOLTER METABOLICO


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Daniele Erasmi nuovo Presidente Regionale alla guida di Confesercenti

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aniele Erasmi, imprenditore pinetese del settore food, attuale presidente di Confesercenti Teramo, è stato eletto lo scorso 17 dicembre, Presidente regionale di Confesercenti Abruzzo, nel corso dell’assemblea elettiva svoltasi nell’auditorium “Filiberto Cianci” della sede regionale dell’associazione a Chieti. Erasmi, classe 1975, succede a Bruno Santori nella guida di un sistema regionale che rappresenta 12mila micro e piccole imprese operanti nei settori commercio, turismo, artigianato e servizi. «Eleggere un presidente giovane che arriva da una cittadina di periferia è un segno di coraggio e chi dice che le associazioni di categoria sono nuclei di conservazione, avrebbe dovuto ascoltare la passione e il dinamismo delle parole espresse qui oggi, per capire che invece questi sono i luoghi dell’elaborazione concreta e ideale del futuro della nostra economia – ha spiegato dopo l’elezione il neopresidente, continuando – Vi ringrazio di cuore per questa opportunità che mi date. Investirò ogni energia per far crescere la Confesercenti abruzzese con spirito di innovazione e unità del gruppo dirigente. L’obiettivo è quello di superare definitivamente ogni steccato del passato, traghettare l’associazione oltre gli anni della crisi e fare della Confesercenti l’associazione di riferimento di tutte le partite Iva, dai commercianti storici alle medie imprese, dalle nuove

imprese digitali al settore dell’agroalimentare. Il coraggio non ci manca, e oggi ne abbiamo dimostrato tanto. Innanzitutto lo avete dimostrato voi, perché avete eletto un presidente giovane che arriva da una cittadina di periferia, e che avrà bisogno di tutto lo spirito di gruppo che la Confesercenti è in grado di esprimere per poter fare al meglio il lavoro di presidente. E credo di averne dimostrato anche io, perché assumere la presidenza regionale di un’associazione di categoria, nel cuore della crisi economica e della rappresentanza, è un atto di forte impegno civile. Ecco perché, nonostante l’emozione, sono ottimista. Perché con coraggio, innovazione e spirito di gruppo, con i dirigenti regionali e provinciali e con lo staff amministrativo, costruiremo senza dubbio

Nelle foto Edda Migliori con una grande Confesercenti. Buon lavoro S. E Alfredo Bastiaa tutti». nelli Ambasciatore Presente a Chieti al momento dell’eleItaliano a Bruxelles. zione di Daniele Erasmi anche Biagio Iezzi, Presidente dell’Associazione Pinetese Commercianti e Artigiani ma anche rappresentante di Confesercenti Abruzzo, che ha dichiarato: “ Sono molto felice di questo traguardo raggiunto da Daniele Erasmi e mi congratulo con lui a titolo personale e soprattutto da parte di tutti gli associati. È per noi motivo di orgoglio sapere che il presidente dell’Associazione Commercianti che mi ha preceduto è oggi ai vertici di Confesercenti Abruzzo. Oltre a rinnovare gli auguri assicuro al Presidente Erasmi la nostra collaborazione e il nostro sostegno incondizionato anche per il futuro. Buon lavoro Presidente!”.

Il presidente Erasmi al centro, il giorno della sua elezione


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GELOSO COME DIO di MARIO GIUNCO

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La Scrittura e l’Autore nei conflitti fra le religioni monoteiste

l dio di Israele non accetta l’esistenza di altri dei. “Io sono il Signore tuo Dio – dice a Mosè nell’Esodo, quando gli consegna le Tavole delle Leggi – ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile. Non avrai altri dei di fronte a me (…) guardati dal fare alleanza con gli abitanti della terra nella quale stai per entrare, perché ciò non diventi una trappola in mezzo a te. Anzi distruggerete i loro altari, farete a pezzi le loro stele e taglierete i loro pali sacri. Tu non devi prostrarti ad altro dio, perché il Signore si chiama Geloso: egli è un dio geloso”. Severo Alessandro (208-235) era un imperatore romano. Morì giovane, ucciso dai soldati, perché troppo condiscendente con il Senato e poco preoccupato di difendere i confini dell’impero, già insidiati dai barbari (il suo successore fu proprio un barbaro, Massimino Trace, che, a dispetto del nome, era un gigante d’uomo, alto m. 2,40, dotato di una forza erculea e non venne mai a Roma). Alessandro era molto attento alla religione tradizionale, ma anche aperto verso ebrei e cristiani. Il trionfo del cristianesimo era da venire e l’imperatore Marco Aurelio (121-180) si era distinto come filosofo e anche come persecutore dei cristiani. Il Severo, invece, progettò di dedicare un tempio a Cristo e di includerlo fra le divinità. Fece incidere sul suo palazzo e sui luoghi pubblici il motto “Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te”, preso in prestito da un giudeo o da un cristiano. Nel suo “larario” (un piccolo tempio domestico, che si trovava in tutte le famiglie di un certo livello) conservava, oltre alle statuette degli antenati, quelle di divinità, poeti, eroi mitologici, grandi condottieri e insieme di Cristo, Abramo, Orfeo. Venerava quindi più dei e includeva nel suo “pantheon” privato anche altri personaggi, mitici e reali. Era politeista, termine vago per noi, ma assolutamente incomprensibile per gli antichi, come “pagano” e “idolatra”, che sono più diffusi da un certo periodo. Lo fa rilevare uno studioso di gran rango, Maurizio Bettini, docente di antropologia del mondo antico, in uno splendido volume, “Elogio del politeismo. Quello che possiamo imparare dalle religioni antiche” (ed. il Mulino, Bologna 2014, E. 12,00). Un libro che fa capire anche l’importanza di ciò che si dice e di chi lo dice, di ciò che si scrive, che a seconda dell’autore, può diventare un testo sacro

e intangibile. Per i romani “interpretare” significava non solo “tradurre”, ma “mediare” concettualmente, rendere comprensibile ciò che altrimenti non lo era. L’interpretazione, la comprensione, l’adeguamento o l’adattamento valevano anche per le religioni. In base a questi principi il mondo antico non ha mai conosciuto guerre per la prevalenza di una sull’altra, come è accaduto nei secoli successivi per cristiani e musulmani. La concezione politeista, l’abito mentale che la caratterizzava, l’apertura al dialogo e alla pluralità hanno impedito, sempre nel mondo antico, lo scatenarsi della violenza a carattere religioso, che è una costante dei monoteismi. I romani, quando assediavano una città, si spingevano fino al punto di “chiamare fuori”, “evocare”, la divinità protettrice, promettendole uguali o superiori onori a Roma, tanto più che era sacrilegio prendere prigionieri gli dei nemici. Secondo Bettini è piuttosto complicato invertire la rotta. Difficile, ma non impossibile. E’ vero, nelle religioni monoteiste non bisogna trascurare i voleri delle gerarchie, conservatrici per definizione e restie ad ogni forma di ammodernamento. Ma non sta qui il problema. Occorre tener conto della “scrittura” e dell’”autorità” che ne deriva. Infatti il Dio dei cristiani e quello degli ebrei hanno parlato per iscritto, utilizzando lo strumento della scrittura, i caratteri dell’alfabeto, con cui le parole e le opere dei profeti, da Dio ispirate, sono state conservate e trasmesse. Nel mondo cristiano (e in quello islamico) Dio è “autore” del libro che lo riguarda. La religione monoteista è stata scritta in un libro il cui autore è direttamente Dio. Recita infatti il Catechismo della Chiesa Cattolica: “Dio è l’autore della Sacra Scrittura”. Aver reso Dio autore del libro per eccellenza significa attribuire ad esso un’autorità grandissima, difficilmente sormontabile. “Ma è possibile – conclude Bettini – che anche nel campo delle religioni si indebolisca l’importanza di ciò che è scritto, cosa che per la verità è sotto gli occhi di tutti e l’autorialità come categoria, (…) che le enormi trasformazioni comunicative, da cui la nostra epoca è caratterizzata, finiscano per porsi in contraddizione con una tradizione religiosa di tipo monoteista, che proprio alla Scrittura e all’Autore ha attribuito un ruolo determinante, addirittura assoluto, nella propria elaborazione culturale”.


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Fotografare è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi ed il cuore. È un modo di vivere. Henry Cartier-Bresson

fotografia

Se volete pubblicare una vostra foto particolare inviatela a fotografia@eliodascenzo.it

Autore: Angelo Damiani, 32 anni, Roseto LUOGO: Parigi, lungosenna Titolo DELL’OPERA: La mia Parigi Apparecchiatura:Canon EOS 7d - Obiettivo Samyang fisheye 8mm Parametri di SCATTO: Lunghezza focale: 18 mm Esposizione: 1/60sec – f/16 – iso 100 Misurazione: non pervenuta

L’AUTORE RACCONTA...

Elaborazione: Lightroom

di ELIO D’ASCENZO

Parigi, così bella che ho voluto riscoprirla una seconda volta, con la sua magia che incanta. Sempre più romantica, con i suoi sapori, i suoi odori, le sue piazze, la Tour Eiffel , la sua poesia, la Senna. Il bello di questo fiume è che ogni volta riesce ad offrire un punto di vista diverso della città, rendendo Parigi ancor più affascinante. Questo scorcio, in particolare, mi ha colpito perché racchiude in sé l’incanto di un panorama unico e indescrivibile.

Il grande fotografo Ansel Adams, tendenzialmente, con la pellicola applicava la regola di esporre per le zone d’ombra e sviluppare per le alte luci. Oggi con i sensori digitali è preferibile esporre per le alte luci e trattare il file per le zone d’ombra. La foto di Angelo pecca infatti solo per il controllo della luce. Per il resto ha una bella lettura. Soggetto nel primo terzo a sinistra, al centro il bagliore del sole e nel terzo di destra il marciapiede, che dona profondità e dinamicità allo scatto. Invero la staticità della ragazza viene annullata dall’increspatura dell’acqua e dalle linee di fuga. Se dovessi interpretare emotivamente l’immagine, direi che per metà percepisco relax, voglia di fermarsi, osservare. Dall’altra genera tensione, voglia di andare, scoprire. Dai! Uno scatto al giorno. Provare, creare…


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Direttore Editoriale WILLIAM DI MARCO

Romina e Stefano

24 gennaio 2015 Tantissimi auguri per i vostri 18 anni!! Da Mamma, Papà, Serena e i nonni Pasquale e Adelina.

18 anni

Direttore Responsabile Lino Nazionale 333 7181980 l.nazionale@virgilio.it

È vietata la riproduzione anche parziale di testi e foto. IMPAGINAZIONE E GRAFICA: ANDREA MARZII andreamarzii@ymail.com COORDINAMENTO TECNICO: MASSIMO BIANCHINI (TEL. 329 9480823) FOTO: ELIO D’ASCENZO, EDITORE: EIDOS News S.r.l.

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PER QUALSIASI INFORMAZIONE Si chiama Sofia Zoe Racinelli, è venuta alla luce all’ospedale di Atri il primo gennaio scorso alle 04.09 con un peso di 2.790 kg ed è la prima nata rosetana. Ai genitori Atanasio Racinelli (Toni) e Valentina Marrone gli auguri di tutta la redazione di Eidos.

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