Eidos news 218 x il web

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Quindicinale iscritto al registro della Stampa presso il tribunale di Teramo n. 13/03 del 22/05/03

ANNO 8 N.218 prossima uscita 22 novembre


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Via G.D’Annunzio, 71 - PINETO (TE) - Tel. 085.9492781

www.atelierpineto.it

TAGLIATORE

J E O R D I E ’S


3 Giovedì 13 novembre alle ore 17:30, presso il Centro Piamarta - S. Cuore di Roseto, sarà presentato l’ultimo lavoro dello scrittore e storico William Di Marco dal titolo

Scritti (2007-2011) 2010

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2011

n questi anni una funzione importante nel tessuto culturale e sociale della nostra zona lo ha svolto l’editoria, nel caso particolare la pubblicistica che fa riferimento a quei giornali che sono chiamati in modo più semplice e diretto le free press. Ne sono nati diversi e hanno contribuito alla crescita di dinamiche sociali che sono state funzionali a un miglioramento del concetto di comunità, indispensabile per sviluppare il senso di partecipazione diretta della gente alla cosa pubblica e di miglioramento della nozione di appartenenza a una realtà territoriale. In questa ottica una funzione particolare la stanno tuttora svolgendo delle riviste di stampo diverso, che tuttavia risultano essere anche un po’ complementari. Parliamo di Eidos e di Chorus. La prima è un periodico molto conosciuto tra il pubblico teramano, in modo specifico quello che ruota intorno alla realtà rosetana, pinetese e della vallata del Vomano; mentre la seconda vive in penombra, con il compito di dar vita a dei focus tematici. In pratica se Eidos fa da traino a tante informazioni che scaturiscono dal territorio e si fa forte di alcune rubriche da sempre seguitissime da un gran numero di affezionati, Chorus è un mensile di “approfondimenti e di analisi storica” (come riporta il sottotitolo della testata) e viene pubblicato

in sole quattro facciate, come i primi fogli dei quotidiani di un tempo. Scritti (2007-2011) è un libro in cui sono racchiusi articoli e saggi apparsi per l’appunto nella rivista generalista Eidos e nella pubblicazione di approfondimenti culturali e analisi storica Chorus nel corso di quattro anni specificati nel titolo. Dalla storia alla letteratura, dal turismo al territorio, dalla sociologia all’urbanistica e, in particolar modo, dalla politica nazionale a quella locale sono le tante esplorazioni che l’autore scompone nei vari approfondimenti, in cui la tecnica del saggio breve permette, tramite disamine e successive sintesi, di elaborare i diversi punti di vista per poi trarne delle conclusioni. Spesso tali riflessioni sono state prese a pretesto per delle analisi in ambito scolastico o per alimentare dibattiti nel corso di incontri culturali anche in sede universitaria e ciò ha spinto la casa editrice a racchiudere in questo volume alcune delle più articolate considerazioni. Tra l’altro è molto indicativo, sotto il profilo storico e cronachistico, ripercorrere certe tappe tra le più significative della vita cittadina della comunità rosetana, che nel corso degli anni indicati ha subito importanti trasformazioni sociali e culturali, al punto da divenire la seconda realtà più popolosa della provincia teramana.

2012

2014 In questa pagina le quattro copertine degli ultimi libri dell’autore

Il programma della presentazione:

Introduzione a cura di:

Mario Giunco

Addetto culturale del Comune di Roseto Interverranno:

Daniela Musini

Antonio Di Felice Storico-Scrittore

Domenico Verdone

Attrice-Scrittrice

La cittadinanza è invitata tutta

Editore


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Vertenza Rolli

lavoratori e sindacati compatti Una settimana di sciopero è servita a far capire alla proprietà che le maestranze non sono intenzionate a subire passivamente processi di esternalizzazione dei servizi o modifiche contrattuali come l’ipotesi relativa al passaggio dal settore industriale a quello agricolo. Il 17 novembre vertice nella sede di Confindustria dopo che lunedì scorso le parti si erano incontrate in Provincia grazie alla mediazione del presidente Renzo Di Sabatino

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ai nei 60 anni di storia delle Industrie Rolli a Roseto si era registrata una forma di protesta così compatta e duratura nel tempo. In precedenza gli operai avevano incrociato le braccia per tre giorni al massimo, come l’estate scorsa quando l’azienda annunciò di voler lasciare il settore industriale per approdare a quello agricolo con la modifica dei contratti di lavoro alle maestranze che avrebbero percepito un salario ridotto di circa il 30 per cento. Questa volta la protesta, che ha visto di nuovo un fronte compatto, era scattata dopo che la proprietà

aveva annunciato la cessione di alcune strutture e servizi al Gruppo Di Cosimo di Montesilvano. Un processo di esternalizzazione che, secondo Cgil e Cisl, avrebbe potuto avere delle conseguente negative per i lavoratori in termini di salario e occupazionali. I sindacati si sono sentiti presi in giro poiché per la seconda volta la proprietà ha cercato di far passare un piano senza alcuna contrattazione, senza alcun confronto e senza neppure avviare un tavolo di confronto. Il primo passo è stato compiuto lo scorso 3 novembre quando a Teramo, nella sede della Provincia, le parti finalmente si sono incontrate. Erano presenti


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a questo vertice Maurizio Olivieri e Antonio Giovati, rispettivamente Amministratore Delegato e Legale delle Industrie Rolli, assistiti da Nicola Di Giovannantonio, Luciano De Remigis e Salvatore Spadaro rispettivamente, Direttore, Vice Direttore e Funzionario di Confindustria Teramo, la SALPA Società Agricola rappresentata dal Presidente Piero Ghiretti, Luigi Mastrobuono e Daniele Lenci, rispettivamente Direttore Generale e Funzionario di Confagricoltura, Concezio Gasbarro Presidente di Confagricoltura Abruzzo, Camillo Colangelo, Direttore di FederAbruzzo Confagricoltura, Stefano Fabrizi Direttore di Confagricoltura L’Aquila, oltre a tutti i rappresentanti della Rsu aziendale, accompagnati da una delegazione di lavoratori. Il confronto-scontro è andato avanti per

oltre 5 ore con discussioni animate e anche a tratti piuttosto accese. Nel momento in cui la controparte ha manifestato la volontà di aprire al dialogo sulle ipotesi di esternalizzazione di alcuni servizi, le organizzazioni sindacali di categoria e i rappresentanti della Rsu hanno deciso di sospendere lo sciopero. Così martedì mattina gli operai sono tornati in azienda per riprendere il ciclo di lavorazione e produzione dei prodotti agricoli. Intanto il 17 novembre prossimo ci sarà un nuovo incontro, questa volta nella sede di Confindustria, per iniziare a discutere sull’ipotesi di affidare a terzi alcuni servizi. Sulla vertenza Rolli è intervenuto anche il presidente della Provincia Renzo Di Sabatino. “La mediazione istituzionale è servita a riaprire il dialogo e a riavvicinare le

parti”, ha affermato Di Sabatino, “un risultato non scontato che ora va capitalizzato in considerazione degli obiettivi comuni: mantenere vivo e vitale il polo produttivo di Roseto che rappresenta un pezzo di qualità nella filiera agroalimentare italiana e garantire le migliori condizioni possibili ai lavoratori”. Intanto, il Partito Democratico rosetano ha inviato nei giorni scorsi una nota al presidente del Consiglio Comunale Nicola Di Marco con cui si chiede la convocazione dell’assise per discutere proprio del caso Rolli. “Ci auguriamo che l’amministrazione non metta la testa sotto la sabbia”, scrive il Pd, “ma sia parte attiva nel buon esito della vicenda per il ruolo che le istituzioni locali hanno svolto negli anni contribuendo alla crescita ed allo sviluppo di questa importante azienda”.


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Coste Lanciano la “spada di Damocle” della vecchia

discarica

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Doveva essere ricostruito l’argine sud, a ridosso dell’impianto di smaltimento dismesso da oltre 30 anni, per impedire che in caso di nuove piene del fiume Tordino si ripetesse quanto accaduto nel 2011 e nel 2013. Ma ad oggi nulla è stato fatto, nonostante la promessa di realizzare una protezione con massi ciclopici come è accaduto al fiume Vomano

oveva essere messa in sicurezza già questa estate. Ma la discarica di Coste Lanciano, dismessa ormai da oltre 30 anni, rappresenta ancora oggi un pericolo per l’ambiente. Per ben tre volte, tra il marzo 2011 e dicembre 2013, è stata erosa dalla furia del fiume Tordino. Un fronte di oltre quaranta metri di profondità dall’argine del corso d’acqua e per una lunghezza di circa 400 metri è stato risucchiato dalle acque impetuose. Tonnellate e tonnellate di rifiuti che sono poi stati scaricati in mare e che le stesse correnti marine hanno poi depositato sull’arenile, su un tratto di circa 7 chilometri, dal quartiere Annunziata di Giulianova sino all’altezza del foce del torrente Borsacchio, interessando quindi tutta la Riserva Naturale. Dopo la prima erosione, quella del marzo 2011, venne eseguito un lavoro di ricostruzione dell’argine da parte

del Comune di Roseto per una spesa complessiva di circa 40mila euro. Un’opera del tutto inutile in quanto alla prima piena, nel novembre del 2013, il Tordino spazzò via quel nuovo argine, realizzato in realtà con l’accumulo di sedimenti e ghiaia. Per risolvere il problema definitivamente e per mettere in sicurezza finalmente la vecchia discarica di Coste Lanciano servirebbero delle opere solide, come quelle realizzate sul fiume Vomano per la ricostruzione di un tratto dell’argine sud, ovvero la sistemazione dei massi ciclopici. Ma andrebbero bene anche delle gabbionate. L’assessore ai lavori pubblici Fabrizio Fornaciari nei mesi passati si è incontrato almeno un paio di volte con i responsabili del Genio Civile della Provincia per fare il punto della situazione e per verificare gli interventi da adottare. Erano state formulate almeno tre ipotesi di intervento. Quella accantonata quasi subito

riguardava la ricostruzione dell’argine con terreno di riporto. Mentre le altre due, la sistemazione di massi ciclopici e opere biocompatibile come la sistemazione di sedimenti, terriccio e alberi con radici profonde, erano state prese immediatamente in considerazione. Un intervento complessivo la cui spesa oscillerebbe tra i 150 e i 300mila euro. Ma ad oggi, con l’inverno ormai alle porte e con le piogge che negli ultimi anni hanno assunto caratteri torrentizi, nulla è stato fatto. C’è il rischio, insomma, che alla prossima piena una nuova porzione di discarica possa essere risucchiata dal Tordino, coi i rifiuti rigurgitati successivamente dal mare. Ciò comporterebbe un’ulteriore spesa per le casse comunali nel momento in cui bisognerà poi ripulire la spiaggia dal pattume. C’è chi aveva anche ipotizzato la bonifica dell’intera discarica. Ma servirebbero 4 milioni di euro per rimuovere lo strato di rifiuti, che dovranno poi finire in una nuova discarica, e per riempire l’invaso con del terriccio di riporto. Con i tempi che corrono difficile pensare ad una simile opera. Ma quanto meno che si faccia in modo di mettere in sicurezza l’argine.


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All’Istituto Moretti ci piove ancora di Dino Del Bono

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e gli studenti ironizzano dicendo che:

Mounir Lahbi

È una delle scuole che funziona meglio, con tante iniziative ed eventi atti a preparare al meglio gli studenti. Tuttavia le carenze della struttura sono evidenti e al primo acquazzone le infiltrazioni la fanno da padrone. Eppure la Provincia aveva promesso che tutto sarebbe stato sistemato durante la scorsa estate

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opo ripetute denunce da parte degli studenti e dei professori (questi ultimi alcuni mesi fa si sono riuniti in un comitato denominato “Docenti scontenti”) dell’Istituto Moretti di Roseto, la Provincia di Teramo aveva dato delle garanzie, tanto da smorzare momentaneamente gli accesi animi dei protestatari, promettendo che i problemi inerenti le infiltrazioni dell’acqua in alcune parti fatiscenti della struttura, sarebbero stati risolti all’inizio dell’estate 2014. Queste promesse, invece, hanno fatto acqua (è il caso di dire) da tutte le parti. Ce lo dimostra il fatto stesso che il 24 ottobre scorso gli alunni, per raggiungere le proprie aule, si siano dovuti munire di remi e zattere! Dunque gli “interventi”

della Provincia dove sono finiti? Un vero e proprio buco nell’acqua. Gli studenti in modo ironico si sono chiesti se erano a scuola o all’acquapark? Infatti si è potuto notare: piscina con lucernario nel corridoio centrale, cascata nelle scala superiore del primo dente, terza finestra del corridoio sul mare, un tuffo al bar per smaltire la colazione e infine piscina con onde allestita nella palestra! L’Istituto Moretti si è quindi ritrovato ancora una volta con “l’acqua alla gola”. “I soldi per il progetto di rinnovo della struttura sono già stanziati” tiene a sottolineare la Provincia, la quale propone di vedere il bicchiere mezzo pieno. Ma delle infiltrazioni gli studenti si sono stufati, anche perché... “la classe non è acqua”.


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IE CUR IOSIZ Notizie)

(tra Curiosità &

11 a cura della redazione Cerchi Concentrici Promotor

Perché via Thaulero sul lungomare centrale di Roseto si chiama così?

La strada è quella che porta dalla via Nazionale al mare attraverso il più antico sottovia della città. Fu costruito all’inizio dell’800 e per tantissimi anni è stato basso e stretto, fino alla trasformazione (non priva di polemiche) avvenuta alcuni anni fa. Il suo ideatore e realizzatore fu per l’appunto Thaulero, uomo di grande ingegno e vero modernizzatore dell’allora Rosburgo. Giovanni Filippone Thaulero fu un benefattore e imprenditore (Teramo 1860 - Rosburgo 8 agosto 1905), fissò la sua dimora a Casale di Montepagano, divenuta in seguito Casal Thaulero. Insieme al fratello Gianmichele, si trasferì alla Marina, costruendo la propria residenza lungo la Strada Regia, quella che in seguito diverrà la casa dei preti del Sacro Cuore e dove sarebbe dovuto nascere una sorta di casa-monumento, invece di essere sbrigativamente abbattuta nel 2004. Nei pressi della nuova residenza la famiglia Thaulero costruì anche uno stabilimento enologico, che successivamente darà ospitalità alla prima collocazione della futura chiesa dei preti della Sacra Famiglia di Nazareth. Viene considerato il fondatore, o comunque colui che diede il maggior apporto alla crescita del borgo di marinai. Entrambi i fratelli furono consiglieri comunali, ma Giovanni, più di qualsiasi altro, intravedeva un grosso potenziale di crescita nel nascente borgo delle rose, tanto che volle dotarlo, in modo del tutto gratuito e disinteressato, di strutture che rendessero l’agglomerato più moderno

e funzionale. Fece abbattere nel 1895 la chiesa di S. Filomena per farne costruire una più grande, in cui fu eretto uno stupendo altare in terracotta eseguito dalla scuola di Arti e Mestieri di Atri. Il nuovo luogo di culto fu consacrato il 6 maggio 1905. Nello stesso periodo fece realizzare il primo sottopasso al mare che fu subito a lui intitolato, nonostante Giovanni fosse in vita. Sempre nel 1905 fu inaugurato il primo albergo costruito nella frazione che, per ricordare il fratello scomparso nel 1893, chiamò “Grand Hotel San Michele” (in seguito “Albergo Imperiale”). Nel 1905, sempre per volontà di Giovanni Thaulero il quale finanziò l’impresa, fu realizzata l’illuminazione pubblica, la cui energia giungeva attraverso una centrale idro-elettrica sita a Scerne in località “La Sega” e costruita da Bartolo Cicchetti. L’impianto poté fregiarsi di essere il primo della provincia teramana. Purtroppo proprio quell’anno di grandi successi per la collettività, fu funestato dalla morte del geniale benefattore avvenuta l’8 agosto 1905. Le cronache raccontano che Giovanni Thaulero cessò la sua esistenza in seguito al dolore provato per la morte di un operaio, Lorenzo Ruggieri, fulminato durante i lavori all’impianto di illuminazione. I cittadini di Roseto lo ricordarono a futura memoria con una lapide che oggi è posta sul fianco della chiesa SS. Maria Assunta, in cui è riportata una sobria epigrafe: A Giovanni Thaulero i cittadini di Rosburgo modernamente civile per munificenza di lui. (da Roseto e le sue storie - Edizioni Sigraf, 2006)

Il pullman della lirica sta per ripartire Come ogni anno l’ormai famoso “pullman della lirica” nello scorso mese di settembre ha tolto gli ormeggi per approdare in quel di Sulmona per assistere al rinomato premio nazionale “Maria Caniglia”. Questa particolare e originale iniziativa è organizzata dall’associazione “Musica e Cultura” ed è un’occasione ghiotta per gli amanti del genere di vedere all’opera le migliori voci. In virtù di tale successo, domenica 23 novembre l’operazione si ripete, questa volta per assistere, sempre a Sulmona, al capolavoro di Puccini: La bohème. Il rientro è previsto in serata. Per informazioni rivolgersi a Lamberto Iervese.


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(tra Curiosit

Un ricordo della “deliziosa” Rosburgo del grande latinista Ettore Paratore

Ettore Paratore (Chieti, 23 agosto 1907 – Roma, 15 ottobre 2000) è stato un latinista italiano, considerato uno dei massimi studiosi di letteratura latina nel secondo dopoguerra. Per tutti coloro che hanno avuto un approccio con questa straordinaria lingua, capace di acuire negli studenti la logica come poche altre materie, il nome dello studioso teatino è stato sempre un punto di riferimento. Tra gli appassionati locali chi lo ha sempre tenuto in grande considerazione è il prof. Antonio Di Felice, latinista e grecista anche lui, che ha sempre avuto accesa una corrispondenza con il maestro. Al punto tale che Paratore gli indirizzò

diverse missive, una delle quali è quella che riproduciamo e che cita testualmente: «Roma, 15 gennaio 1993. Caro collega, felice di inviare i miei auguri a chi abita in quella deliziosa Roseto in cui da ragazzino trascorsi piacevolmente le vacanze estive nel 1918 e nel 1919 godendo prima degli eventi bellici che si stavano avviando alla vittoria e soffrendo poi le delusioni della conferenza della pace. La prego di gradire i sensi della mia fervida cordialità. Ettore Paratore». Sono certi due riferimenti: la bellezza dell’allora Rosburgo, che colpì il piccolo latinista, e i riferimenti alla “vittoria mutilata”, figlia della “Conferenza di Pace di Parigi”.


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(tra Curiosit

Un simpatico cartello: attenti alle multe Le multe fanno paura, soprattutto se sono quelle evitabili. Una di queste è legata all’infrazione del divieto di sosta. Spesso capita che si è distratti, soprattutto quando si va in edicola o al bar per un caffè per pochi minuti. Nel ritornare ecco che c’è la classica delle sorprese: un bel foglio sul parabrezza a sancire l’avvenuto parcheggio in una zona dove non si poteva o, ancor peggio, in una zona dove c’era bisogno “solo” del disco orario. Una distrazione che può costare cara e molti, con il senno di poi, li vedi pronunciare improperi o rodersi il fegato con il classico: “Se me lo fossi ricordato, non ci sarei caduto”. Ecco allora venire incontro il cartello che abbiamo scovato in un bar pasticceria della zona del S. Cuore, sulla via Nazionale, nella nuova attività di Remo Gianforte. L’avviso è molto diretto ed esplicito: “Ti sei ricordato di mettere il disco orario?”, in modo che, quando si entra per una pausa lavoro, per un attimo di break, nel ritornare in auto non ci sia la sorpresa. Bella iniziativa che, a quanto ci hanno riferito, non è l’unica. Anzi, c’è stata piena approvazione anche da parte dei vigili urbani.

L’

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(tra Curiosità &

A Scerne il sarto Domenico Tavolieri è ancora in attività, nonostante i suoi magnifici 83 anni Che fosse una passione non c’erano dubbi, altrimenti non si continuerebbe a fare lo stesso lavoro per tanti anni e fino a oggi. Infatti Domenico (Mimì) Tavolieri, classe 1932, mese di febbraio, giorno 25, è ancora nella sua sartoria sita a Scerne di Pineto, pronto a confezionare abiti, con i crismi di un artigiano di una volta e con l’esperienza di chi sa cucire addosso il più classico degli “abiti su misura”. La sua esperienza inizia nel 1944, a soli 12 anni, dal sarto Antonio Del Giglio. Poi agli inizi degli anni ‘50 aprì la propria bottega, arrivando ad avere fino a cinque addetti che lavoravano con lui per confezionare sia abiti maschili

sia quelli femminili. Adesso continua ancora a fare il medesimo mestiere con grande trasporto, il vero carburante che lo ha spinto ad andare avanti in tutti questi anni. In quello che fu il suo grande laboratorio al piano terra attualmente c’è l’ambulatorio del figlio Gabriele, un noto ortopedico, tuttavia per lui si è lasciato una stanza che una volta era usata per le misurazioni e come spogliatoio. Oggi Domenico parte del tempo, oltre all’ago e al filo, lo dedica anche ai suoi cani da caccia, che tiene in un appezzamento di terra vicino l’abitazione. E il triangolo delle sue passioni è completato: casa, bottega e amore per gli animali.

I pinetesi Andrea e Matteo Patacca vincono anche il “Trofeo Simoncelli” Matteo Patacca, un campione che non sbaglia un colpo. Dopo essersi laureato Campione Italiano con una gara di anticipo, aggiudicandosi il Campionato Italiano Velocità (CIV) classe junior B, domenica 5 ottobre a Forlimpopoli (FC) ha vinto anche il prestigioso “Trofeo Simoncelli” categoria Junior B. Matteo, conosciuto nell’ambiente delle minimoto come “Mao Mao”, era già in testa alla classifica del Trofeo, ma domenica ha sbancato ulteriormente, aggiudicandosi la Gara1, la Gara2 e realizzando la Superpole. Una vittoria annunciata che riempie di orgoglio la famiglia e i numerosi sostenitori del giovane pilota pinetese, che a soli 10 anni sta già raccogliendo numerosi successi. Andrea Patacca, la riconferma. Per la famiglia Patacca, inoltre, domenica è stata una giornata particolarmente significativa, poiché anche Andrea, fratello maggiore di Matteo, si è aggiudicato il “Trofeo Simoncelli” nella categoria Open A. “Sono davvero molto felice per la vincita di questo importante Trofeo, e ho una gioia ancora più grande perché anche mio fratello - ha dichiarato Matteo Patacca durante i festeggiamenti - ha vinto nella sua categoria. Ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile questa avventura e questa vittoria, in particolare la mia famiglia e tutti i miei sostenitori”. (Com. St.)


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E I Z I S O I R U C Notizie)

(tra Curiosità &

L’articolo di fondo di questo numero è dedicato a un grande poeta italiano del ‘900, che venne a Roseto nel 2002 a inaugurare la biblioteca civica. Il titolo è “A cento anni dalla nascita del poeta Mario Luzi (1914-2014)” per poi specificare nel sottotitolo È stato uno dei più grandi poeti del secolo scorso. Nel 2002 venne a Roseto a inaugurare la biblioteca civica e nel 2004 fu nominato senatore a vita. Morì il 28 febbraio

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Chorus è in edicola con il n° 42 di novembre

dell’anno successivo nella sua Firenze. A seguire il direttore di Controaliseo Ugo Centi scrive “Con la testa tra le nuvole” e dà spazio ad alcune riflessioni quando sul lungomare non ci sono più i turisti: In quei rari momenti di ozio mentale che ti riconciliano con la vita, quando il piede ancora nudo poggia sulla sabbia ancora tiepida, mi balenava per le nuvole che Roseto e l’umanesimo hanno qualcosa in comune. Infine prosegue la pubblicazione di tesi di laurea. Quella di questo numero è del neodottore Matteo Di Nicola, del quale “Pubblichiamo l’introduzione della tesi di laurea inerente le spese militari”, per poi specificare

che: L’Università è quella di Pescara, Dipartimento di Scuola delle Scienze Economiche, Aziendali, Giuridiche e Sociologiche, Corso di Laurea triennale in Economia e Commercio. Il titolo della tesi è “La spesa militare nelle prime fasi dello stato moderno”, discussa il 21 luglio scorso, di fronte al relatore, prof. Francesco D’Esposito. Il giornale è disponibile: a) sul sito www.williamdimarco.it, cliccando “Riviste” nel menù in alto, poi Chorus e poi ancora n° 42; b) sul sito www.eidosnews.it, nella sezione “Leggimi”. Per riceverlo a casa basta segnalare il proprio indirizzo di posta elettronica a chorus@williamdimarco.it.

Inaugurato l’anno accademico dell’Università della Terza Età alla presenza del prof. Di Giannatale

Da sin. i proff. Giovanni Di Giannatale e Antonio Di Felice

Riparte anche quest’anno una delle esperienze più interessanti, sotto il profilo culturale, che Roseto possa offrire alla sua cittadinanza. È l’Università della Terza Età (la cui sigla è U.T.E.R.) che il 23 ottobre scorso ha inaugurato l’anno accademico con la prolusione del prof. Giovanni Di Giannatale, il quale, dopo l’introduzione del presidente dell’associazione prof. Antonio Di Felice, ha parlato del tema “La scuola secondaria nella provincia di Teramo dalla seconda metà del XVIII secolo agli albori

dell’Unità d’Italia: aspetti istituzionali, pedagogico-didattici e politico-sociali”. Il pomeriggio è stato anche allietato dal maestro Aldo Rampa che ha eseguito brani musicali famosi, accompagnato dal soprano Valentina Rispoli. Le lezioni saranno bisettimanali (di martedì e di venerdì) con inizio alle ore 16:00 e si terranno presso la Scuola Elementare “G. Milli” in via G. Milli n° 24 di Roseto. E se il tempo non passa come vorreste, il motto dell’Università potrebbe aiutarvi: Iniuriam temporis studendo vincere.

Il dott. Angelo Cioci terrà la seconda conferenza sull’invecchiamento precoce della mente Il secondo appuntamento della XVI edizione de “La Cultura in cammino” si terrà nell’aula magna dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Vincenzo Moretti” martedì 11 novembre alle ore 15:30. Nell’occasione il tema si articolerà su Evoluzione psicoemotica (ansie e relative somatizzazioni) e il relatore sarà sempre il dott. Angelo Cioci, collaboratore ormai decennale dell’Università di Bologna, dove insegna tuttora Neuropsicologia ed è Specialista in Psicologia Medica. L’evento è organizzato dall’associazione Cerchi Concentrici Promotor e per questa occasione partner saranno lo stesso Istituto “Moretti” e l’Associazione Italiana di Neuropsicologia (Ainp). L’incontro è aperto a tutti, in modo particolare agli insegnanti di ogni ordine e grado.


CI PIACE

Successo nella raccolta fondi coi dolci delle mamme rosetane Don Roberto Borghese, della parrocchia Sant’Antimo di Montepagano, e le catechiste ringraziano di cuore le mamme e tutti i partecipanti che hanno collaborato alla riuscita della vendita dei dolci, iniziativa che si ripete ormai da alcuni anni a sostegno delle missioni. Il ricavato è stato cospicuo e verrà interamente devoluto alle Pontificie Opere Missionarie. “Ci auguriamo che anche per i prossimi anni”, sostengono gli organizzatori dell’evento, “si possa ottenere lo stesso risultato a favore di bambini meno fortunati”. Iniziative di questo genere dovrebbero essere ripetute più spesso perché sono decine di migliaia i bambini nel mondo che soffrono la fame, che non hanno i soldi per comprare libri e quaderni o persino le scarpe.

NON CI PIACE

Un mese senza posta L’assenza giustifica della postina ha lasciato molti cittadini, residenti tra Cologna Paese e Montepagano, senza posta. Bollette di luce, gas e acqua consegnate solo recentemente e con ritardo, abbonamenti a riviste settimanali mai pervenute nell’ultimo mese. In tanti si sono lamentati con la direzione provinciale delle Poste Italiane. E c’è chi è sentito dire che se voleva la posta doveva andare alla sede centrale, con inevi-

tabili disagi per gli utenti finali. La postina ha ripreso a consegnare le lettere solo in settimana, ma siccome il lavoro da smaltire era tanto, si è limitata nei primi giorni a far recapitare ai rosetani residenti nelle due frazioni solo le raccomandate. La domanda è d’obbligo: perché Poste Italiane non ha sostituito la postina assente? Perché per un mese i cittadini di Cologna Paese e Montepagano sono rimasti senza la consegna della posta?


È stato consegnato alla AISLA, l’associazione che si occupa dei malati di Sla, il primo assegno per “Aiutiamo chi aiuta”, l’iniziativa voluta dalla Giunta Comunale di Pineto e che prevede una decurtazione mensile di settecento euro alle indennità della giunta a favore di iniziative di valore sociale. La consegna della somma nella sala Corneli di Villa Filiani, alla presenza di Lea Gavin, delegata nazionale della AISLA per l’Abruzzo, e di Patrizia Vendetti, responsabile provinciale per Pescara dell’associazione. “È un impegno che abbiamo voluto prendere e che continueremo a mantenere tutti

i mesi”, ha dichiarato il sindaco Robert Verrocchio, “Mai come in questo periodo il sociale ha bisogno di aiuto, e cercheremo di aiutare le associazioni del nostro territorio. Il primo impegno era per l’AISLA, anche perché come giunta eravamo stati nominati per l’Ice Bucket Challenge. Non ci siamo fatti la doccia gelata, ma abbiamo fatto comunque il nostro dovere”. Ringraziamenti sono stati espressi dalle responsabili dell’AISLA. Oltre alla ricerca, ha fatto sapere Lea Gavin, i proventi dell’Ice Bucket Challenge faranno partire anche un progetto di aiuto psicologico alle famiglie dei malati.

CI PIACE

Primo assegno all’AISLA dalle indennità ridotte agli amministratori di Pineto

licenziamento è stata scritta definitivamente la parola fine. Ma quale futuro attende ora questi lavoratori? La ricollocazione a livello occupazionale appare assai difficile. Hanno combattuto sino all’ultimo a difesa del posto di lavoro, hanno chiesto il motivo per cui Sogesa, società pubblica, sia stata fatta fallire. Una fine dolora per 52 operai e per le loro famiglie.

A distanza di circa due anni e mezzo dal fallimento, nel giugno del 2012, gli operai ex Sogesa, la società che era il braccio operativo del Cirsu, hanno ricevuto la lettera di licenziamento che porta la data del 31 ottobre scorso. D’ora in avanti i 52 lavoratori potranno essere messi in mobilità, per un paio di anni. C’è chi rischia di non riuscire a completare il percorso per raggiungere l’età pensionabile. Sta di fatto che con le lettere di

INFORMATIV A PER I CITTADINI

AR

Legge Regionale del 10 agosto 2012 n. 41 (BURA), che disciplina la materia funeraria e di polizia mortuaria cambia in modo radicale gli assetti dei compiti e delle funzioni in merito al trattamento del caro estinto. Ad esempio ora, per il periodo di osservazione, il trasporto del defunto – dall’ospedale a casa - è consentito prima delle 24 ore, previa documentazione. A riguardo, l’azienda Antonio Ruggieri S.r.l. garantisce il servizio di trasporto a costi contenuti, determinati in base all’impegno e, soprattutto, mette a disposizione presso i locali della sua azienda una sala di commiato a titolo gratuito. Inoltre, per ceneri e cremazioni ci sono tariffe ben definite, non elevate, se non inferiori a quelle di un funerale normale. La nuova Legge Regionale permette di conservare le ceneri privatamente o, se lo si desidera, è possibile disperderle in luoghi adatti. La nuova regolamentazione definisce, quindi, in modo chiaro le procedure in ambito mortuario. Pertanto è opportuno rivolgersi sempre a strutture specializzate che offrono servizi adeguati per tutte le esigenze, diffidando da chi non conosce le procedure e alimenta i costi ingiustificatamente.

Antonio Ruggieri S.r.l.

Via Brasile Zona Ind.le Voltarrosto - Rosrto Ufficio 085-8932081 . Fax 085-8932769 Info. 338-8602828 - e-mail antonioruggierisrl@gmail.com

NON CI PIACE

Ex Sogesa, tutti licenziati


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Intervista doppia 1

Domande a personaggi rosetani

di William Di Marco

Le due nuove presidi degli Istituti Comprensivi Roseto I e II si presentano alla comunità rosetana

Dall’inizio di questo anno scolastico sono alla guida di due grandi scuole, che comprendono entrambe la Materna, le Elementari e le Medie. Il dirigente scolastico Maria Gabriella Di Domenico è all’Istituto Comprensivo I (le scuole D’Annunzio), mentre il dirigente scolastico Anna Elisa Barbone è all’Istituto Comprensivo II (Scuola Materna ed Elementare Pasquale Celommi e Media Romani). Ecco cosa ci hanno raccontato di loro.

Maria Gabriella Di Domenico Dove è nata e quando è venuta a Roseto? Di Domenico - Sono nata a Roseto e fino a 18 anni ci ho vissuto. Poi mi sono trasferita per motivi universitari, fino a rientrare in zona, esattamente a Scerne, quando mi sono sposata. Barbone - Sono nata a Foggia e dall’82 vivo a Roseto, mia città ormai d’adozione. Venivo da bambina qui in vacanza con i miei già a partire dagli anni ‘60, fino a quando mi sono fidanzata e poi sposata con un Rosetano. Quale è stato il suo percorso prima di diventare dirigente scolastico a Roseto? Di Domenico - Ho insegnato Matematica e Scienze per 21 anni sempre alla Scuola Media di Pineto, dopo aver supe-

Anna Elisa Barbone rato il concorso ed essere entrata in ruolo. In vari periodi ho collaborato con i presidi del tempo per poi vincere il concorso da dirigente. Il mio primo incarico è stato a Mosciano S. A e in quel periodo ho avuto anche la reggenza alla Fedele Romani di Roseto. Barbone - Ho vinto il concorso a cattedra nel 1988 alle Superiori, dove ho insegnato Scienze Naturali, Chimica e Geografia. Sono stata un anno ad Atri, due al Pascal di Teramo e dal 1992 al Liceo di Roseto, iniziando con l’Istituto Magistrale. Il primo incarico l’ho avuto ad Alba Adriatica l’anno scorso, una esperienza sicuramente positiva. A scuola qual era la sua materia preferita? Di Domenico - Mi piacevano tutte, non ne avevo una in


21 particolare che mi attirasse più delle altre. Barbone - Mi piacevano Matematica e Fisica per via dell’insegnante: sapeva motivare noi alunni. Quante ore al giorno, di media, studiava? Di Domenico - Non so quantificare. So che studiavo con passione e spesso iniziavo nel pomeriggio e continuavo fino a notte inoltrata. Barbone - Al Liceo non eccessivamente, mentre all’Università molto. Entrai nel 1977 e uscì in soli quattro anni, nel 1981, anticipando la laurea di una sessione. Qual è stato il suo percorso scolastico? Di Domenico - Le Elementari le ho fatte in via Piemonte, mentre le Medie alla Romani, quando erano dove oggi c’è il Liceo: la mia aula era dove oggi c’è la presidenza. Poi ho frequentato l’Istituto Magistrale. All’Università sono andata a Camerino, laureandomi in Scienze Biologiche. Barbone - Ho frequentato le Elementari, le Medie e il Liceo Classico a Foggia e poi già allora, evidentemente c’era un richiamo, venni in Abruzzo. Infatti mi scrissi alla facoltà di Scienze Biologiche all’Aquila e lì mi sono laureata. L’aspetto che più di tutti le piace della scuola. Di Domenico - Le relazioni che si instaurano con le persone, in modo particolare con gli alunni, gli insegnanti e i genitori. La scuola dà la possibilità di entrare in uno spaccato molto ampio della società Barbone - L’aspetto relazionale per me è importante. Il fatto di poter interagire con tante persone, dagli alunni agli insegnati, dai genitori al personale della scuola è per me fondamentale dal punto di vista umano. L’aspetto che le piace meno. Di Domenico - La parte più formale della scuola, che ti obbliga a dei vincoli capestri, che ti blocca i finanziamenti e che ti fa arenare di fronte a una burocrazia assurda. Barbone - Al primo posto metterei l’aspetto burocratico che veramente ha dell’incredibile. Ci sono delle pratiche che servono solo a rallentare il nostro lavoro e queste invece di diminuire, aumentano ogni giorno di più. Qual è la differenza tra i giovani della sua generazione e quelli di oggi? Di Domenico - Oggi molti ragazzi mi danno l’idea che non vivano la realtà. Il mondo virtuale lo sentono come se fosse quello reale, senza nessuna consapevolezza. È come se passassero il loro tempo dentro un video gioco. In tal senso vedo una grande solitudine e superficialità, anche se per

fortuna ci sono ragazzi aperti e curiosi. Barbone - In generale sembra che ai giovani manchi la motivazione allo studio. Ai miei tempi studiare era un riscatto sociale. Oggi molti dei nostri ragazzi vengono a scuola senza una prospettiva futura. Vivono questa esperienza come un obbligo e non come una scelta. In altre parole noi andavamo alla ricerca di uno spazio di democrazia, di partecipazione, mentre oggi tale aspetto non è apprezzato. Meno male che esistono diverse eccezioni e questo va sottolineato. Una cosa che introdurrebbe subito nella sua scuola. Di Domenico - Potenzierei gli approfondimenti letterari, la lettura teatrale, in quanto aprono degli orizzonti importanti nei ragazzi. Al contempo migliorerei la cultura scientifica: non può la Matematica essere considerata la bestia nera. Poi rilancerei i progetti Comenius (scambi culturali con l’estero). Barbone - Introdurrei nuove tecnologie al fine di migliorare la didattica e la trasmissione del sapere. Installerei soprattutto le LIM (Lavagna Interattiva Multimediale), poiché consentono una maggiore interazione della didattica trasmissiva e potenziano l’apprendimento costruttivo. Se dovesse definire oggi, con un solo termine, le famiglie degli alunni direbbe che sono: più esigenti; più competenti; più rassegnate; più accomodanti verso i figli; oppure... Di Domenico - Più consapevoli, perché c’è il desiderio di collaborare con la scuola. Barbone - Più accomodanti verso i figli e spesso parteggiano per loro a prescindere. Il nostro sistema scolastico crescerà se... Di Domenico - Se troveremo le motivazioni dentro noi stessi, perché quella scolastica è una bella comunità di professionisti. Barbone - Ci vuole una crescita interna ed esterna. Nel primo caso il sistema scolastico si deve auto valutare per sapere dove andare. Nel secondo, occorrono più investimenti, a partire dall’edilizia scolastica. Che cosa rappresenta per lei Roseto? Di Domenico - Roseto mi fa pensare alla famiglia e ai tanti amici. Ormai quando sono al bivio di Scerne, la mia macchina gira da sola verso Roseto. Barbone - Roseto è la mia città, la città dei miei figli, il luogo in cui vivo bene. D’altronde appena nata, già ero qui in vacanza!


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II Pio Rapagnà

La comunità paganese lo aveva scelto come futuro sacerdote, ma il suo pulpito nel tempo si è trasformato in un palco per i comizi politici. E poi ci fu Pannella che lo prese un po’ sottogamba e lui lo sorprese diventando onorevole di William Di Marco

La sua formazione è oscillata sempre da un’impostazione classica-teologica a quella più concreta degli istituti tecnici. Giunsero successivamente le esperienze politiche che portarono lui e il gruppo di seminaristi di Chieti a chiudere in una stanza i vescovi più tradizionalisti, che non volevano ascoltare il sibilo insistente del cambiamento: era il vento del ‘68, pieno di speranze ma anche di scottanti delusioni

ricordi C Pio Rapagnà

’è chi per far sapere qualcosa di veramente importante a una molteplicità di persone che sono in pericolo o che comunque vanno avvisate, usa la sua voce al massimo della spinta delle proprie corde vocali. Si dimena da una parte all’altra per diffondere l’allerta, spalancando la bocca come se fosse un amplificatore naturale. È un po’ la metafora della campana che oscilla in modo ritmico da una parte all’altra del proprio supporto in legno: quando il battacchio mena le pareti di bronzo, il suono si diffonde, propagando le onde sonore. Pio Rapagnà sin da piccolo aveva avuto un compito: segnalare alla gente l’inizio delle celebrazioni delle messe e per farlo, nonostante la statura da bambino, si arrampicava su per la fune campanaria, in modo da allertare i fedeli. Don Lorenzo Braccischi, il parroco che ancora oggi molti paganesi ricordano con affetto, lo coccolava e se lo portava in giro per le chiese in cui diceva messa e il piccolo Pio, quando bisognava chiamare a raduno coloro che attendevano l’eucarestia, su quella fune ci saltava, aiutato da qualche adulto, e poi iniziava l’andirivieni, trascinato dalla forza del peso delle enormi campane. La voglia di rendersi utile alla comunità gli deve essere rimasta talmente impressa, che poi alla squilla ha sostituito il megafono, al campanile una eroica bianca vettura Renault 4, tutto ciò per attuare lo stesso scopo: diffondere il “verbo” della verità, anche se spesso quello che diceva era solo il suo punto di vista, e non importa se fosse condiviso da pochi intimi. Il giovinetto, in quel di Montepagano, era diventato una specie di mascotte e la comunità del luogo puntava su di lui per avere, come da tradizione, un sacerdote nato nel borgo medievale. Nel momento in cui il sogno di molti suoi concittadini stava per realizzarsi, Rapagnà scelse una strada diversa. Aveva conosciuto da vicino uno degli amori della sua vita, la politica, anche se nel profondo del cuore è sempre rimasto fortemente cristiano e profondamente rispettoso di tutti quegli insegnamenti che ricevette da bambino. Anche lì la campana, come espressione

traslata della sua esistenza, ha avuto una presenza costante, per seguire quel tintinnare come stella polare. Così nel momento in cui il battacchio suonava da una parte ecco affacciarsi la moglie Giovanna, inseparabile compagna nelle lotte sulla giustizia sociale; quando lo stesso rintonava dall’altra, veniva fuori l’amore per la figlia Annalisa. E l’oscillazione è continuata tra l’impegno civile e quello politico, tra il rappresentante locale di istanze dei cittadini a quello nazionale come onorevole del Parlamento italiano. Ancora oggi grida ai quattro venti le sue preoccupazioni, diffonde a gran voce le denunce delle cose che non vanno, ricordandosi di quando dondolava con quella fune della campana per avvisare il popolo di devoti, che poi sono rimasti il suo punto di riferimento. Pio Rapagnà continua imperterrito nella sua missione, fatta di comizi, di feste di piazza, di lotte a favore degli umili. E se qualcuno gli ricorda che le ideologie di un tempo, da lui stesso cavalcate, si sono arenate, egli non ha difficoltà ad ammetterlo. Tuttavia il fuoco che le ha generate in questi anni è rimasto in lui sempre acceso, perché sotto sotto era alimentato da un valore ben più profondo e duraturo: la fede che non lo ha mai abbandonato. Un bambino coccolato da tutti. Potremmo condensare così la sua infanzia? È un po’ la parola chiave di quando ero piccoletto. Intanto il luogo dove nacqui era una specie di fortino. Sono venuto al mondo a Montepagano il 24 settembre 1945 in piazza dell’Olmo. È lo slargo vicino la chiesa della SS Annunziata dove insisteva quello specifico arbusto della libertà, piantato all’inizio dell’800 per ricordare la Rivoluzione. Anzi il mio nome è di derivazione francese e il troncamento finale potrebbe esserne una conseguenza. In quella piccola piazzetta vivevano tutti i Rapagnà, compreso la famiglia di mio padre Armando, di professione sarto come tanti altri miei parenti. Prese in moglie mia madre Santa Mazzoni, di origini rosetane, imparentata con i D’Ilario. Eravamo quattro


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Montepagano, metà anni ‘50. Pio Rapagnà presenta l’anniversario dell’ordinazione sacerdotale. Di spalla don Giulio Albani, parroco di S. Filomena di Roseto

Montepagano, 1965, concorso “La stellina d’oro”. A sin. Pio Rapagnà, la piccola Pilù (Di Francesco) e il maestro Francesco Pincelli

ricordi

figli, cioè Pietro che era il primo (mio padre lo aveva avuto con la prima moglie), poi c’ero io, a seguire Alberto (da noi chiamato Roberto, nato nel 1947) e infine Enzo (1953). Il fatto che fossi un po’ coccolato è vero, poiché la comunità paganese mi scelse per farmi diventare sacerdote. All’età di cinque anni, infatti, mi ricordo che già facevo il chierichetto. Da una parte la chiesa e dall’altra la scuola. Certo, è stato così, anche se quel percorso era un po’ per tutti i bambini. Sin da piccolino andai ad abitare proprio in piazza del Municipio, nel centro del borgo. Frequentai l’asilo delle suore di Sant’Anna, che era collocato dove oggi c’è il museo di cultura materiale. Mi ricordo in particolare suor Rosina e suor Mansuetina che ci insegnarono a servire la messa in latino e per farlo dovevamo imparare tutto a memoria. I più bravi venivano premiati: facevano i chierichetti la domenica. Il parroco, don Lorenzo Braccischi, molto amato dai paganesi, ci portava a Casal Thaulero e a S. Lucia per la celebrazione delle funzioni. Sapevamo tutto, dalle litanie alle varie parti della liturgia. Quando si arrivava in questi luoghi, io ero l’addetto a suonare il “richiamo”, ma ero così piccolo che gli adulti mi dovevano alzare per poter prendere la fune della campana. In quel periodo la cosa più ambita era poter accedere nell’abitazione del parroco. Al piano terra c’era lo spazio dei giochi, a quello superiore la stanza dello studio con tanti libri. Ero il pupillo di don Lorenzo e noi bambini riuscivamo a fare lezioni di musica, di teatro. Una volta recitai davanti al vescovo Stanislao Battistelli e al parroco di Roseto, don Giulio Albani: in quell’episodio fui immortalato in una foto. Poi giunse il tempo delle Elementari. I primi due anni ebbi come maestra la Triboletti. Allora le bacchettate erano all’ordine del giorno e guai a fare cadere l’inchiostro sui fogli bianchi, anche se i pennini erano di pessima fattura. Negli altri tre anni il mio maestro fu Vittorio Perozzi che oggi posso dire con certezza che mi ha formato tantissimo. Ci parlava del Risorgimento, le sue lezioni erano innovative, con strumenti didattici che prediligevano l’apprendimento sul campo. Facevamo Geografia, modellando l’Italia con la creta. Poi c’erano le poesie di Pascoli, Carducci, imparate tutte a memoria. Che Montepagano era quella del dopoguerra? Era una località in fermento, con molte case vecchie o anche bombardate che venivano ricostruite. Quando ero piccolo c’erano ancora degli sfollati, tra cui Marco Pannella che in seguito ritroverò nella mia vita. Ricordo i lavori per rifare i marciapiedi

II

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Roseto, 1966. Pio Rapagnà in una foto di Italo Del Governatore quando era sottotenente a Verona

di corso Umberto. Insomma c’era un vero fermento che preannunciava gli anni del boom economico. Poi venne il momento della Scuola Media... Don Lorenzo, date le mie doti, aveva deciso insieme a tutta la comunità, di iscrivermi al seminario di Teramo. Avrei dovuto sostenere l’esame di Latino, io che ero bravo a recitare a memoria tutta la messa, ma che di grammatica non conoscevo niente. L’impresa era troppo ardua, quindi pensò che per il momento avrei dovuto proseguire in modo diverso. Così mi iscrissi all’Avviamento Agrario della Scuola Guerrieri di Roseto, quella del campo dei preti. Era il 1956 e anche lì incontrai degli insegnanti di spessore. C’era il preside Alessio Di Cesare, bravissimo con la sua didattica di gruppo, il quale introdusse metodi molto avanzati. Nei tre anni facemmo tantissime cose, come quella di piantare alberi nelle altre scuole, per poi seguirne la crescita. Le piante di viale De Gasperi al Sacro Cuore li alloggiammo noi nella giornata dedicata alla Festa dell’Albero. Poi c’era la professoressa Mirella De Angelis che mi diede tanto. Di quel periodo ricordo anche che venivo a piedi da Montepagano. Passavo per l’Accolle, ma quando avevo fretta tagliavo per Piana Grande, solo che se c’era maltempo il sentiero era impraticabile per il fango. Per ritornare a casa insieme ai compagni ci mettevamo meno di mezz’ora, solo nove minuti per la salita di Collepatito. Quindi entra di scena Roseto... Nel 1960 scendemmo da Montepagano e venimmo a Roseto. Andammo ad abitare in via Puglie al numero civico 16, ma non fu l’unica residenza, perché dopo ci trasferimmo in via Lucania, via Nazionale, via De Amicis, via Manzoni. Nel 1976 mi accasai definitivamente in via Lombardia, dove mio fratello aveva costruito una palazzina. E la vocazione? Facciamo un passo indietro. Finito l’Avviamento, il mio obiettivo era sempre quello di fare il seminarista. Ma dovevo continuare le Scuole Superiori, così mi iscrissi all’Istituto Tecnico Industriale indirizzo meccanico di Giulianova. Finii l’ultimo anno a Teramo e i miei compagni di scuola erano Vittorio Recinelli e Dino Di Marco. Ebbi anche lì degli insegnanti bravissimi, come Caporale per Educazione Fisica e Dante Pasquali per Italiano. Quest’ultimo mi ha fatto amare la poesia, perché in classe ci leggeva i brani più belli. In pratica ho avuto, sin dai tempi di Montepagnao, una preparazione umanistica, anche se mi sono formato nelle scuole tecniche. Nel 1964 mi diplomai e in estate mio zio mi fece


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Roseto, 1982. La piccola Annalisa alla festa del primo compleanno tra mamma Giovanna e papà Pio

Roma, 1992, Campo dei Fiori. L’onorevole Pio Rapagnà con a sinistra la moglie Giovanna ed Elettra Sperduto ritratti sotto il monumento a Giordano Bruno

una proposta: partire con lui per Milano a lavorare. Accettai ed entrai nella fabbrica di cuscinetti Fag: qui incominciai a vedere da vicino i problemi degli operai. Nel frattempo venni chiamato per il servizio militare come allievo ufficiale presso la caserma di Ascoli. La mia destinazione fu prima Monza e poi Verona. Era il 1966 e in quell’anno ci fu l’alluvione di Firenze. Come sottotenente partii per il capoluogo toscano a capo di una squadra. Vidi da vicino la solidarietà di tantissimi giovani che erano giunti un po’ da tutta Europa. Dopo quella esperienza si rafforzò in me la voglia del sacerdozio e così, finito il militare, dietro i consigli di don Lorenzo, mi iscrissi al seminario di Trento di vocazione adulta. La città trentina in quegli anni, con la Facoltà di Sociologia, era uno dei nuclei pensanti della protesta giovanile italiana, con i vari Marco Boato, Lidia Menapace, Alexander Langer ed altri. Recuperai tutte le mie lacune studiando Latino, Filosofia, Teologia e incontrai molte persone tra cui Maria Fida Moro, figlia dello statista Aldo e con la quale sono rimasto sempre in ottimi rapporti. Ormai stava per diventare prete... Quasi, perché nel frattempo era scoppiato il ‘68 studentesco e il ‘69 con le manifestazioni operaie. Avevo a cuore le tematiche legate agli uni e agli altri. A Roseto, contemporaneamente, c’erano dei gruppi legati al cattolicesimo di sinistra che iniziarono degli incontri per discutere sui vari problemi. Fu in quel periodo che un giovane Roberto Formigoni venne qui da noi. Nel 1969 entrai nel seminario di Chieti, spinto sempre dai paganesi e dalla maestra Emmina D’Ilario di Roseto, che cercava di aiutarmi economicamente. A Chieti, però, già si respirava aria di protesta anche tra i seminaristi che volevano una chiesa più aperta. Contestammo alcuni vescovi che si erano riuniti nella città teatina e i giornali riportarono che noi giovani li avevamo rinchiusi in una stanza, fatto non vero. Introducemmo delle donne nei nostri dibattiti e il direttore spirituale mi accusò di aver portato il “diavolo in seminario”. Ormai non mi volevano, quindi me ne andai a Villa Immacolata di Giulianova, ma il fermento era sempre più grande e mi ritrovavo di più a fianco degli operai e degli studenti, tanto da appoggiare le loro proteste. Fu così che entrai in forte contrasto con il mio mentore don Lorenzo Braccischi e a quel punto decisi di lasciare tutto e iniziai a lavorare nei corsi di formazione. Quindi politica, Movimento Studentesco, ma anche il matrimonio e la bella esperienza da onorevole. Per dirla in pillole è andata proprio così. Mi ritrovai a fian-

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Roseto, 2000. 25° anniversario di matrimonio tra Enzo Rapagnà e Patrizia Di Donato. Da sinistra: Alberto, Enzo, Pio e Pietro Rapagnà, con al centro la madre Santa Mazzoni

co gli operai della Monti e di altre realtà in crisi. Mi iscrissi prima al Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, poi al Partito di Unità Proletaria e infine alla Democrazia Proletaria. Lottavo a fianco degli emarginati e ci muovevamo all’interno delle scuole con i vari picchetti. Nel 1972 ero entrato nei corsi di formazione dell’Enaip e fu proprio in quel periodo che conobbi mia moglie Giovanna Forti. Ci sposammo il 1° agosto 1976 e nel 1981 nacque nostra figlia Annalisa. Nel contempo incominciammo la nostra attività nel sociale. Organizzammo nel ‘74 la prima Festa Popolare, che tuttora continua, poi nel 1977 fondammo Radio Popolare, la cui sede era a Montepagano. Per finanziarci organizzammo concerti con artisti del calibro di Claudi Lolli, Pierangelo Bertoli, Lucio Dalla, Francesco Guccini, Roberto Vecchioni, Franco Battiato (fu un successo straordinario), Ron, Ivan Graziani, Goran Kuzminac, per chiudere alla grande con un doppio concerto di Fabrizio De Andrè, in cui parteciparono ben ottomila persone. Nel 1992 giunse l’elezione al Parlamento Italiano. Fu Pannella a propormi la candidatura e forse lo fece per riempire la lista del Partito Radicale. Invece rimase sorpreso della mia riuscita, frutto di tante lotte per il dirottamento dei Tir dalla S. S. 16, sicuramente la più grande battaglia vinta dai Rosetani in termini politici. Tanti anni in mezzo ai giovani per dedurre che... Che sono l’unico soggetto in grado di alimentare la nostra speranza. A loro dico di studiare, in particolare la Storia, di non cadere nel vortice delle ideologie e di non farsi manovrare dagli altri. Le sue tante lotte per cambiare Roseto le fanno dire che... Purtroppo la nostra non è una città. Sogno un luogo dove si possa vivere veramente, dove le macchine non siano invasive, dove le piste ciclabili siano realmente tali, dove ci siano spazi vivibili. Per dare una svolta epocale a tutto ciò bisognerebbe partire dalla realizzazione della variante alla via Nazionale, l’unico modo per cambiare urbanisticamente la città che ho nel cuore. Il fiume in piena di fluide parole del nostro interlocutore sembra acquetarsi; il sole splendente che avevamo lasciato fuori prima della nostra conversazione è sceso oltre la collina; Giovanna e Annalisa entrano in scena. Vogliono il loro uomo tutto per loro. L’eroe della mille battaglie si rifugia nel suo nucleo familiare, forse ripensando per un attimo alle liriche di Pascoli che da piccolo recitava a memoria, in cui il “nido” è il luogo del ristoro dell’anima.

Pubblicati: 1 Eleonora Filippone Thaulero; 2 Pasquale Zeppilli; 3 Sandro De Simone; 4 Domenico Di Battista; 5 Genovino Ferri; 6 Concetta Scaccioni; 7 Ettore Alcini; 8 Bruno Zenobio; 9 Mario Di Leonardo; 10 Romano Chiappini; 11 Pietro Iaconi; 12 Francesco Pincelli; 13 Maria Giunco; 14 Sante Mancini; 15 Camillo Mongia; 16 Raffaele Longo; 17 Lino Centola; 18 Soflia Di Simone.


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ti Maggit di Luca

foto: Mimmo Cusano

ARRIVA JACKSON E PORTA LA PRIMA VITTORIA, DEDICATA A SIMONE MARINI Squali impegnati in trasferta a Scafati. Prossima gara al PalaMaggetti, domenica 16 novembre contro il Matera

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opo cinque sconfitte consecutive, il Roseto decide di cambiare uno dei due americani e trova la prima vittoria. Le cose sono legate? Noi crediamo di sì. E proviamo a spiegarlo. Dopo la sconfitta di Piacenza nell’anticipo del sabato, lunedì la Curva Nord ha emesso un comunicato stampa mediante il quale chiedeva alla Società rosetana di assumere decisioni, oltre ad affermare che, per i tifosi, il campionato in maglia Roseto di Davon Usher era finito. L’ala statunitense

Josh Jackson esulta sotto la Curva Nord

è stata accusata dai tifosi presenti a Piacenza di averli insultati: impossibile restare a Roseto dopo un simile fatto, secondo il pensiero degli ultras. La Società, che come riferito dal general manager Vittorio Fossataro aveva assunto la decisione di tagliare Usher già domenica, ha quindi ingaggiato il guardia/play statunitense, ma di passaporto maltese, Darryl Joshua Jackson, classe 1985 di 190 cm. L’atleta, lo scorso campionato in Serie A a Brindisi per uno scorcio di stagione, è il classico americano da leghe europee minori (Romania,

Il basket e la cultura dei campanili senza frontiere

Cipro, Georgia), con un passaggio anche nella massima serie di Germania. Una carriera che ricorda quella di Abdul Fox o Duane Woodward prima che firmassero per il Roseto. Jackson è arrivato a Roseto giovedì, venerdì ha sostenuto il primo allenamento, sabato il secondo e domenica ha esordito contro Treviglio, giocando 34 minuti nel corso dei quali ha segnato 15 punti. Il suo impiego ha portato alcuni immediati ed evidenti benefici alla squadra. Primo fra tutti i 5 minuti di riposo a Damier Pitts, regista titolare e cannoniere rosetano, che infat-


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Curva Nord

Sylvere Bryan

Pierpaolo Marini

Giga Janelidze

Damier Pitts

La consegna della borsa di studio Simone Marini

ti è arrivato lucido nel finale, segnando due triple consecutive (la seconda subendo anche fallo) a un minuto e mezzo dal termine e dando la spallata decisiva per la vittoria, risultando al termine l’MVP con 23 punti (di cui 12 nell’ultimo quarto), 11 rimbalzi, 2 assist e 27 di valutazione in 33 minuti. Jackson, giocando guardia (mentre Usher era un’ala piccola), ha anche ridato a Pierpaolo Marini il suo ruolo originario di ala piccola e il rosetano è subito tornato a giocare bene, segnando 12 punti. Infine, l’esperienza di Jackson e il suo grado di

comprensione del gioco, nonostante i due soli allenamenti, hanno portato migliori spaziature e più equilibrio in attacco, permettendo ad entrambi i lunghi titolari di andare in doppia doppia. Infatti, il capitano, Sylvere Bryan ha chiuso a 13 punti e 12 rimbalzi in 31 minuti, risultando per la prima volta davvero dominante contro un centro molto forte come Emanuele Rossi. Giga Janelidze, giovane georgiano e italiano di formazione, ha invece chiuso a 10+12 in 36 minuti, confermandosi la vera sorpresa iniziale degli Sharks, visto che è ve-

La Curva Nord con gli operai della Rolli

nuto a Roseto (in teoria) per fare il quarto lungo e giocare 5 minuti. Da sottolineare poi, la domenica speciale della Curva Nord, protagonista della consegna degli oltre 2.600 euro della borsa di studio intitolata al compianto Simone Marini all’oncologa Valentina Cocciolone, di L’Aquila per la Vita, e di solidarietà ai lavoratori della Rolli. Dopo il primo successo, Roseto cerca il primo colpo esterno domenica 9 novembre nella difficile trasferta di Scafati. Prossimo impegno casalingo, domenica 16 novembre al PalaMaggetti, contro il Matera.


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La “Super-energia” che avvalora la

teoria di più Universi

di MARCELLO PERPETUINI

Difficile da dimostrare ma secondo alcune teorie esisterebbero dei veri e propri sistemi universali che si intersecano e fluttuano al pari delle Galassie

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ome accennato nel precedente numero, ci occuperemo adesso di una delle più avanzate teorie che cercano di spiegare l’esistenza di altri universi oltre il nostro. La scorsa volta abbiamo parlato della teoria del Multiverso, dove si presuppone l’esistenza di infiniti universi, stavolta cercheremo di spiegare la teoria delle brane, meglio conosciuta come teoria “M”, dove la lettera “m” sta per membrana, ma non sono mancate nel corso della sua ideazione da parte del fisico teorico Edward Witten, attribuzioni diverse, come ad esempio: mistero, matrice, madre, magia… Anche questa volta il discorso che sta alla base del ragionamento è da ricollegarsi alle superstringhe, ossia fluttuazioni energetiche responsabili della teoria del tutto. Una delle caratteristiche di queste superstringhe, che si sarebbero sviluppate anch’esse con il Big Bang, è la loro dualità. Quindi non solo la loro super energia servirebbe a giustificare questo nostro universo, così come noi lo conosciamo, ma ne avrebbe potuto generare un altro, attraverso superparticelle. In una parola attraverso la super energia e la super gravità che queste stringhe eserciterebbero sulle dimensioni possibili, fino a 26 quelle ipotizzabili, ma “soltanto” tre, più lo spazio, quelle che effettivamente conosciamo attraverso la comune esperienza, arriviamo al concetto che forse più interessa i lettori. Fin qui dunque, a grandi linee, la definizione della M-theory, ora ci avventuriamo invece a descrivere in maniera meno fisica, ma più filosofica forse, cosa comporta tutto questo ragionamento iniziale. Immaginiamo il nostro universo, nato come tutti sappiamo dal big bang e poi immaginiamone un altro generato dalla stessa grande esplosione, “vicinissimo” al nostro. Attenzione, non in questa dimensione però. Ma in un’altra. Il concetto potrebbe essere meglio spiegato così. Noi siamo ed esistiamo in una dimensione e a pochissimo “spazio” di distanza, (due universi divisi da

una sorta di membrana energetica appunto), per effetto della super energia di cui parlavamo sopra e per effetto della super gravità che ne renderebbe possibile l’esistenza, ve ne sarebbe un altro. Le dimensioni che apparterebbero a questo universo parallelo sono molto di più di quelle che noi conosciamo, ne risulterebbe un mondo che potrebbe avere le stesse caratteristiche di quello in cui viviamo, ma con potenzialità che non riusciamo a comprendere davvero fino in fondo. Le tre dimensioni spaziali più una del tempo che appartengono a questo nostro universo, sarebbero poca cosa rispetto alle enormi potenzialità che sprigionerebbe un universo multidimensionale. Ad esempio il tempo potrebbe scorrere in avanti e anche indietro. Lo spazio avrebbe un significato diverso da quello che conosciamo e ci si potrebbe spostare su distanze immense in un attimo. Ma la vera domanda che ora tutti vi starete ponendo è: ma come facciamo ad osservare davvero questo “altro mondo”? In realtà la fisica teorica spiega che non è poi così semplice. Ne possiamo ipotizzare l’esistenza ma non abbiamo ancora la piena certezza che esso possa davvero esistere. La membrana di cui parlavamo prima, e che giustifica l’esistenza dell’altro universo non potrebbe mai essere violata. In sintesi gli universi, seppur vicinissimi tra loro - parliamo di micron di distanza- se venissero a collidere, ci sarebbe un rilascio di energia enorme, paragonabile allo stesso big bang. La teoria inoltre afferma che è proprio in questa maniera che tutto ebbe inizio 14 miliardi di anni fa, dallo scontro di queste due realtà cosmiche. Lasciamo dunque il resto alla nostra immaginazione e pensiamo che ipoteticamente, da qualche parte, in un’altra dimensione, esiste un’altra Terra con altri “noi”, forse. Nel prossimo numero ci occuperemo di un’altra delle grandi meraviglie dell’universo, di ciò che ne spiega in maniera quasi “tirannica” la sua stessa esistenza: il tempo!


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di Manuela Martella

Decrocher la Lune

mercoledì l’incontro pubblico per la creazione della marionetta gigante di Roseto

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’ iniziato il conto alla rovescia per la realizzazione della marionetta gigante di Roseto, una delle città europee che prende parte al progetto “Decrocher la Lune”. Mercoledì prossimo alle 17,30, nei locali del Palazzo del Mare, gli amministratori locali incontreranno i cittadini di ogni fascia d’età, le associazioni del territorio, alle scuole, agli artigiani ed agli artisti per presentare questo progetto. Roseto, come gli altri comuni gemellati con la città belga de La Louvière, dovrà ideare e realizzare, mediante laboratori di scrittura creativa, brainstorming, incontri e workshop aperti a tutti i cittadini interessati, un proprio personaggio, una marionetta gigante che la rappresenti durante la manifestazione che si svolgerà il prossimo mese di settembre proprio in Belgio. I sette personaggi creati dalle città gemellate aiuteranno la marionetta de La Louvière, Sancho Gilles, protagonista principale dell’opera urbana “Decrocher la Lune” ad “afferrare letteralmente la Luna” in

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una manifestazione che avrà risalto a livello europeo poiché inserito tra le attività culturali di Mons 2015, Capitale Europea della Cultura. La cerimonia finale di “Decrocher la Lune” 2015 si svolgerà il 26 settembre 2015 e saranno invitati a parteciparvi anche tre rappresentanti della squadra rosetana che ha lavorato alla realizzazione della marionetta gigante. “Invitiamo tutti nostri concittadini interessati a partecipare all’incontro e a dare “libero sfogo” alle proprie idee creative”, ha sottolineato il vice sindaco Maristella Urbini, “al fine di realizzare il miglior “simbolo” della nostra città”. Si tratta di un’opportunità da cogliere al volo per i rosetani che potranno così dare il loro fattivo contributo alla realizzazione della marionetta e partecipare a questo che è un progetto Europeo che vede impegnati diversi Paesi. Capodelegazione per il Comune di Roseto è il consigliere Filiberto Di Giuseppe, che è stato lo scorso mese di settembre, a La Louvière per iniziare a lavorare al progetto, assieme agli altri delegati. “Alla fine del percorso verranno poi rilasciati, a tutti coloro che hanno preso parte alla realizzazione del nostro personaggio”, ha spiegato Di Giuseppe, “un attestato di partecipazione che potrà essere inserito anche nel proprio curriculum vitae tra le attività svolte. Nel 2016 poi il progetto diventerà itinerante e porterà lo spettacolo e le marionette in giro per tutte le città gemellate: una valida occasione per far conoscere il nostro territorio in giro per l’Europa”. Gli amministratori sperano che mercoledì siano davvero in tanti a partecipare, vista l’importanza del progetto.


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ABRUZZO AMORE

3 ANNI DI BENEFICENZA E SOLIDARIETA’ La onlus rosetana festeggia il terzo compleanno. Finora, circa 50mila euro donati per sostenere progetti e persone bisognose

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BRUZZO AMORE Solidarietà e Beneficenza è una associazione senza scopo di lucro, nata nel 2011 a Roseto. A costituirla, 6 donne e 3 uomini che da molti anni condividono un forte legame di amicizia e la volontà di dedicare una parte del proprio tempo a persone bisognose. L’associazione si propone di essere una sentinella vigile sul territorio, abruzzese in generale e rosetano in particolare, per supportare progetti meritevoli mediante iniziative benefiche.

Questo l’attuale organigramma della onlus: Elio Di Remigio, Presidente; Pierluigi Della Sciucca, Vice Presidente; Alfredo Di Febbo, Vice Presidente; Chiara De Luca, Tesoriere e Segretario; Nicoletta Caporaletti, Liliana Di Tecco, Tina Fonte, Anna Leporieri, Simona Marinucci, Consigliere. Lo scorso mese di ottobre, Abruzzo Amore ha compiuto tre anni, festeggiati con una pizza fra i soci. In questo primo triennio di attività, molte sono state le iniziative per sostenere progetti e aiutare persone bisognose. Ecco un riepilogo delle più significative. Nel 2011, l’unica iniziativa è stata la cena di beneficenza a sostegno della onlus “Clown DOC”, che gestisce i “Patch Adams” all’Ospedale Civile di Pescara nei reparti di chirurgia pediatrica e on-

coematologia (donazione di 6.000 euro). Nel 2012, ben 6 iniziative: “Un sorriso per Leo” (1.150 euro); spettacolo teatrale a sostegno dell’associazione “Aiutabile” (1.500 euro); teatro dialettale per il progetto “Slums Dunk” in Kenya con il basket (1.500 euro); acquisto di un personal computer per una donna svantaggiata (500 euro); “Insieme per Cristiano” (2.000 euro); cena natalizia di beneficenza per “L’Aquila per la Vita”, onlus che lotta contro il cancro (5.000 euro). Nel 2013, altre 5 iniziative: “Un pensiero per Silvia” (7.600 euro); donazione in collaborazione con la onlus RENA Italia per progetti di studio e sviluppo in Uganda (3.775 euro); cena di beneficenza a sostegno dell’associazione “Amici del Progetto Uomo”, che lotta contro la droga e altre dipendenze (5.150 euro); cena natalizia di beneficenza con donazione di 4 defibrillatori nel Comune di Roseto e 1 nel Comune di Atri, pari a 6.000 euro e poi di 1.000 euro alla onlus Abilbyte e 400 euro alla signora Alessia, persona bisognosa e svantaggiata (7.400 euro); donazione alla Parrocchia del Sacro Cuore (500 euro). Nel 2014, finora, 3 iniziative: cena di beneficenza con l’ASD Pattinaggio Roseto con raccolta fondi per il pranzo di Pasqua (1.800 euro); donazione al Banco Alimentare di Roseto (500 euro); teatro dialettale per un pozzo di acqua potabile a Osteti e la ristrutturazione della missione passionista di Itiso in Tanzania, supportando la onlus “Amici di San Gabriele dell’Addolorata” (2.200 euro). Oltre 15 iniziative, per quasi 50mila euro raccolti. I risultati sono merito di tutte le donne e gli uomini che hanno sostenuto Abruzzo Amore in questo primo triennio. A loro, mediante questo riepilogo delle attività svolte, va il ringraziamento da parte dei soci .


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Sottopasso di via Conti, finalmente i lavori di manutenzione delle Ferrovie

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l sottopassaggio di via Conti, che consente di collegare la statale Adriatica con il lato mare di Roseto, all’altezza piazza Ponno, rotonda nord del lungomare, chiuso al traffico (tranne questo sabato e domenica) per consentire la realizzazione di lavori di manutenzione. Si tratta del sottovia, per intenderci, a ridosso del Bar delle Rose. L’accesso è vietato su entrambi i lati, dalle 8 del mattino alle 5 della sera, per consentire alla squadra di operai di eseguire tutta una serie di interventi che erano attesi da anni. Ad occuparsi delle opere è il gruppo delle Ferrovie dello Stato che ha la competenza in materia. Il sindaco Enio Pavone si è limitato a firmare l’ordinanza di divieto di transito che resterà in vigore sino al prossimo 14 di novembre, ovviamente tempo permettendo. I lavori riguarderanno anche la zona della stazione ferroviaria. Il primo cittadino rosetano, infatti, dopo che le Ferrovie hanno confermato interventi di manutenzione anche in quest’area, ha firmato un provvedimento che prevede il divieto di sosta, con rimozione, su tutto il piazzale adibito a pubblico parcheggio adiacente alla stazione ferroviaria ed il divieto di transito in via Adige, nel tratto compreso dall’intersezione della statale Adriatica fino all’accesso del piazzale, eccetto veicoli adibiti alle operazioni di scarico, a causa dei lavori di manutenzione. L’ordinanza, in questo caso, resterà valida sino alla mezzanotte del 22 novembre.


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Il Liceo Saffo si distingue al concorso regionale “Racconto la Resistenza”

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l 31 ottobre 2014, presso la sala Lauree della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università agli Studi di Teramo a Colleparco, si è svolta la premiazione della seconda edizione del premio letterario “Racconto la Resistenza” bandito dalla Fondazione culturale “Pasquale Celommi ONLUS”. Il premio ha l’obiettivo di diffondere e accrescere negli studenti delle scuole secondarie di secondo grado la conoscenza degli avvenimenti storici della seconda guerra mondiale, promuovendo nel contempo una maggiore consapevolezza ed una riflessione sui valori ispiratori della Resistenza. Dopo la proiezione di due filmati sulla resistenza partigiana e sulla caduta del fascismo, è intervenuto il Prof. Luigi Ponziani, direttore della biblioteca provinciale di Teramo “M. Delfico”, per illustrare ai numerosi studenti e docenti intervenuti le condizioni di vita della popolazione civile e degli eserciti alleati e tedeschi che si contrapponevano sulla linea Gustav da Ortona a Cassino, sottolineando l’importanza del metodo critico come approccio alla conoscenza dei processi storici. Durante la premiazione - che ha coinvolto gli studenti di quattro scuole abruzzesi: il Polo Liceale “Saffo” di Roseto degli Abruzzi, il Liceo Scientifico “Einstein” e il Liceo “DelficoMontauti” di Teramo, il Liceo “Gonzaga” di Chieti - sono stati letti stralci dei lavori premiati da parte dell’attrice Marina De Carolis. La giuria del Concorso composta dai Proff. Sandra Renzi, Valerio Casadio, Anna Di Antonio e Franco Forlizzi ha apprezzato i racconti scritti dagli studenti abruzzesi ambientati nel periodo della Resistenza in Abruzzo. Ecco la classifica dei vincitori:

Dona anche tu un pò di

sangue!

Racconto

Aeternam habeas requiem

Il viaggio per la libertà

Menzi one

Non mi sono mai sentito così libero

Cognome e nome

Scuola di appartenenza

Classe

Capurri Iacopo

Polo Liceale Statale "Saffo" Roseto degli Abruzzi

III B Liceo Classico

Mazzali Alice

Polo Liceale Statale "Saffo" Roseto degli Abruzzi

III A Liceo Classico

Canullo Alice

Polo Liceale Statale "Saffo" Roseto degli Abruzzi

III A Liceo Classico

Motivazioni della giuria Il racconto si snoda tra attenta contestualizzazione dei fatti e ricostruzione fantastica di un episodio, storicamente documentato e originalmente filtrato dall'ottica di un personaggio di fantasia. Agile ed efficace la forma espressiva. Il racconto, abbastanza corretto nella contestualizzazione storica e coerente nella struttura, rivela sensibilità ed originalità ideativa. Agile ed incisiva la forma espressiva. Il racconto, sostanzialmente corretto nella ricostruzione storica, è scarno, ma essenziale nella narrazione. Agile la forma espressiva.

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Tumore al seno: supporto psicologico

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no studio recente condotto in Italia ha evidenziato la necessità di una gestione multidisciplinare del carcinoma della mammella. Nella fase post – operatoria le donne si trovano in una condizione di sofferenza psichica, oltre che fisica, e necessitano di uno spazio nel quale possano sentirsi accettate, amate e valorizzate. Una ricerca di qualche anno fa ha proposto la distinzione in quattro modalità di intervento per la promozione della crescita individuale con la partecipazione attiva di familiari e amici: • interventi di tipo educativo, per fornire informazioni sulla malattia e sul trattamento e per ridurre il senso di impotenza e inadeguatezza dovuti alla carenza di conoscenze sulla patologia; • training individuali, con tecniche di rilassamento, meditazione, biofeedback immaginazione guidata, per limitare gli effetti sgradevoli della chemioterapia; • interventi di psicoterapia, per la riduzione del disagio psicologico e dell’isolamento sociale, il lavoro sull’affettività negativa, il miglioramento di uno stile di coping adattivo e un globale miglioramento della qualità di vita; • interventi di gruppo, per facilitare la condivisione e l’espressione di paure e angosce e adatti a fornire un adeguato sostegno emotivo, adattabili alle esigenze e alle specifiche situazioni, nell’ottica di valorizzare ogni contributo e la soggettività dei vissuti dei partecipanti. Il tumore al seno ha un impatto psicologico importante sulla qua-

lità di vita delle donne colpite, ma in molti casi l’atteggiamento delle pazienti rispetto alla possibilità di avvalersi di un supporto psicologico è di rifiuto. La ricerca evidenzia che i fattori associati alla domanda di aiuto psicologico includono: • caratteristiche psicologiche del paziente • aumento di ansia e di problemi relazionali dovuti al cancro • alti livelli di distress • mancanza di suporto familiare e di una rete sociale • giovane età • genere femminile • stile di coping depressivo Coloro che rifiutano l’aiuto dello psicologo tendono ad essere più oppositivi o apprensivi e sembrano essere caratterizzati da una generale propensione a negare le difficoltà, a minimizzare i problemi e a reprimere le emozioni che sarebbero elicitate dalla psicoterapia. Una delle motivazioni fornite dai pazienti è che gli incontri con lo psicologo ricorderebbero loro di “avere il cancro”. Il supporto psicologico specialistico può offrire al paziente la possibilità di condividere e rielaborare con un interlocutore esterno all’ambito amicale o familiare, formato all’ascolto e alla comunicazione, i sentimenti e le emozioni che si alternano nei cosiddetti momenti critici, sperimentando l’esperienza profonda di una relazione terapeutica definita dalla volontà dell’individuo malato di aprirsi sulla propria sofferenza perché qualcuno la contenga e lo aiuti nel difficile processo di attribuirvi un senso.


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LEOPARDI COME PELE’ di MARIO GIUNCO

“Il giovane favoloso”, raccontato in un film che fa volare l’immaginazione

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i aggira fino all’alba nei vicoli malfamati di Napoli, insieme a lazzaroni e prostitute, Giacomo Leopardi, nel film “Il giovane favoloso” di Mario Martone. A chi gli chiede come andrà a finire la guerra fra topi e rane, che sta raccontando in un suo poemetto, dal titolo impronunciabile, risponde che si concluderà con una gigantesca risata. “Nel ventre molle di Napoli – scrive Renato Minore, in un libro intenso e sempre attuale, ‘Leopardi. L’infanzia, le città, gli amori” (Bompiani 1987, riedito da poco) - la sua disperazione s’era trasformata in sarcasmo, impazienza, rabbia, attesa indefinita…I suoi orari risultavano completamente stravolti…La notte era il momento più fecondo per parlare, per confidarsi, per scrivere, per farsi leggere i libri preferiti da chi gli stava accanto nei periodi in cui i suoi occhi non gli permettevano di farlo da solo. La sua eccentricità in fatto alimentare era una vera e propria leggenda familiare. Aveva compilato un elenco di oltre cinquanta pietanze ‘leggere’, adatte alla sua salute: cappellini al burro, budino di riso, cacio cotto, bigné di patate, spaghetti. Ma poi era il primo a non rispettarlo, ad abusare negli eccessi…”. Fino a mezzo secolo fa su Leopardi pesava il giudizio limitativo di Benedetto Croce. Ottimo poeta fino a quando cantava la luna, le stelle dell’Orsa, il passero solitario, Silvia, l’attesa del giorno di festa, ma poi prendeva a filosofare e non era più poeta. Croce metteva in secondo piano la concezione del mondo, che Giacomo, partendo dagli antichi, aveva elaborato ed espresso nelle “Operette morali” o, in forma diaristica, nello “Zibaldone”. Pochi concetti, ma ripetuti con sempre maggiore fermezza: le illusioni della gioventù, età simbolo, che si scontrano con l’arido vero; l’universale infelicità non potrà mai esservi “felicità delle masse”, essendo queste composte da uomini singolarmente infelici -, la negazione del progresso. L’uomo non sa nulla, non è nulla e nulla potrà attendersi dopo la morte, così si conclude lo “Zibaldone”. E infine la lotta contro la Natura matrigna,

cui vanamente ci si può opporre, in una battaglia persa in partenza, che pure bisogna combattere, legandosi, in una catena di solidarietà e di amore fraterno, con gli altri uomini. E’ il messaggio ultimo della “Ginestra”, la pianta che resiste al vulcano, proprio perché forte della sua umiltà. Negli ultimi anni il pensiero di Leopardi è stato studiato proprio da questo versante. In qualche caso con eccessi, perfino Toni Negri in “Lenta ginestra”, libro oscurissimo, con una serie incredibile di forzature. Il film di Martone, che racconta quattro capitoli della vita di Giacomo – Recanati, Firenze, Roma, Napoli – senza stravolgere nulla – come la pubblicità delle Marche, commissionata a Dustin Hoffman, che storpiava ‘L’infinito’ in un teatro deserto – procedendo quasi a macchie di colore, coinvolge e appassiona lo spettatore, grazie anche ad ottimi attori, tra cui il protagonista Elio Germano. E fa riflettere, fa volare l’immaginazione. Ecco cosa scriveva Gianni Brera nel 1992, in uno dei suoi ultimissimi pezzi, commentando il “Dialogo d’Ercole e di Atlante”, tratto dalle “Operette morali”: “Il mondo è rotondo e il contino ci gioca al pallone (ma il sospetto è che rida solo lui). Chiunque abbia ceduto, per uno o molti attimi, ai vezzi di Monna Poesia, capisce perché il forcipe di Satana abbia tratto così penosamente sbìrolo Giacomino dal ventre di sua madre contessa. Io ritengo di capirlo, da bassaiolo plebeo e pragmatico, non appena rinvenuto dall’estasi che mi coglie seguendo il poeta in quella prodigiosa notte dolce e chiara, del tutto priva di vento, con la luna che posa cheta sovra i tetti e dentro gli orti, e di lontano rivela serena ogni montagna. Tento di esporre in pappagallesca prosa queste immagini di folgorante genio espressivo…Ed io ammetto un po’ confuso di aver considerato iperbolico sotterfugio adeguare i ritmi di quell’avvio leopardiano all’armoniosa danza di Pelé con la palla al piede. Null’altro mi pareva in grado di esprimere tanta meraviglia. Pelé aveva i piedi piccoli e divergenti in punta, che volgarmente diconsi dolci. Forse quel comune aggettivo mi ha richiamato all’avvio dell’ode immortale”.


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Cicloturismo in mountain bike tra le colline di Notaresco di Manuela Martella

Successo per questa prima edizione della manifestazione che mira alla riscoperta di territorio salubri. Soddisfatto il sindaco Diego Di Bonaventura: “Iniziativa da incoraggiare per far conoscere la nostra terra”

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a mountain bike come mezzo ideale per promuovere il territorio. Sono stati oltre 200 i partecipanti alla prima edizione della Cicloturistica in “MTB”, svolta lo scorso 2 novembre a Notaresco, organizzata dall’associazione “MTB Notaresco”, in collaborazione con la Pro-Loco e l’amministrazione comunale. Arrivati da tutta la provincia, i provetti bikers hanno affrontato sulle colline del territorio notareschino un percorso di 30 chilometri, ad un livello di difficoltà medio, grazie anche alla buona sorte che ha concesso una bellissima giornata di sole. Soddisfatto per il successo dell’evento, il sindaco di Notaresco, Diego Di Bonaventura, ha voluto ringraziare personalmente tutti i ragazzi della società organizzatrice per l’idea della manifestazione e la cura di tutta la parte logistica e organizzativa. “Un’iniziativa importante”, ha detto il primo cittadino, “che

apre a nuovi percorsi e modalità di fruizione del territorio, incoraggiando forme di turismo responsabile e sostenibile attraverso l’uso della bici, che è mezzo ecologico per eccellenza. La Cicloturistica è pienamente in linea anche con l’obiettivo che la nostra amministrazione si è data di organizzare eventi di richiamo per tutto l’arco dell’anno, in grado di intercettare il turismo di prossimità e di promuovere la conoscenza delle peculiarità naturalistiche, storiche, culturali ed enogastronomiche locali”. E, proprio per far conoscere i prodotti tipici locali, gli organizzatori hanno curato in maniera impeccabile anche i punti di ristoro, molto apprezzati dagli atleti al taglio del traguardo, grazie al contributo di alcune attività che operano nel territorio. Inoltre fondamentale è stato l’apporto dei vari sponsor e la supervisione del servizio di sicurezza della Polizia Municipale e dell’Usi di Notaresco.


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SALUTE

QUANDO L’ORGANO

N

INVECCHIA

on è sempre un problema dell’età. Purtroppo al termine del nostro percorso di vita dobbiamo inventarci un espediente per toglierci di mezzo, altrimenti a far ciò provvederà madre natura. Cerchiamo di governarci dando peso ai sintomi che ci fanno correre dal nostro “angelo custode e/o demonio” al fine di metterci una pezza. Ma questa è sempre tale, e pertanto non garantisce la perennità. Allora potremo sposare un altro sistema per ottenere un vantaggio proficuo, quello di conoscere meglio noi stessi e la nostra biologia per non sovraccaricare il nostro corpo per permettergli di avere una maggiore resistenza. Così facendo cerchiamo di “non rompere le scatole per motivi inopportuni” al nostro medico di famiglia e soffriremo meglio. Ad esempio le articolazioni si deteriorano con il passare degli anni, pertanto è meglio pensarci prima. Proviamo a correggere la nostra pigrizia proponendoci qualche tipo di attività motoria da effettuare con “insolente periodicita” e magari facciamoci assistere da fisiatri o dal nostro “custode” se ci sovviene qualche dubbio oppure qualcosa non va. Manteniamo il nostro peso costante utilizzando una “bilancia” e se sale è buona regola farlo abbassare. Per questo è utile appropriarci di alcuni piccoli trucchi del mestiere, quali mettere contorni, poco calorici, in buona quantità in lista prioritaria, evitare cibi troppo raffinati (cioè troppo conditi), usare proteine nobili della carne, pesce ed associare a questi alternando legumi. Naturalmente sempre alzarsi da tavola con “sgradito” senso di fame che è la miglior guida per non commettere errori. La frutta è consentita, cosi come la colazione che dovrebbe essere abbondante con latte (per chi lo usa abitualmente, cereali e/o fette biscottate un po’ di miele (non

di ALESSANDRO BONADUCE

un alveare intero). Senza zucchero aggiunto tanto quello c’è già. Bere acqua è sempre necessario nella misura di 1 litro al giorno ma di più non sarebbe male. Ovviamente il sale lasciatelo nel mare, non serve. I vostri disturbi digestivi possono certamente essere forieri di patologie ma prima di “fare il tagliando” visto che Toro Seduto non è un mago, provate a ridurre le leccornie, mettete in ordine la vostra mente (cioè toglietevi di dosso paure ataviche) e provate a vedere cosa succede. Se non succede niente tornate indietro da Toro Seduto ed esponete il vostro caso, sarà in grado di risolverlo. Questo dipinto non è del Maestro Caravaggio, bensì di un seguace del suo stile e non si può dire che non abbia quasi fatto meglio del Maestro E’ possibile osservarlo in mostra in questi giorni a Napoli. AD MAIORA DAL BACCHINO MALATO

GIOVEDI’ 13 NOVEMBRE 2014 ORE 22.00”

Tributo a

Gianna Nannini Lead vocals Daniela Del Ponte


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Per Daniele

Falasca

la fisarmonica è il classico primo amore che non si scorda più Il fisarmonicista, la cui esperienza parte da lontano, è in procinto di pubblicare un nuovo Cd che è un po’ il sunto di tutto ciò che ha fatto negli ultimi anni

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Daniele Falasca con i nostri intervistatori

bbiamo incontrato Daniele Falasca, uno degli artisti più conosciuti a livello musicale sul territorio non solo rosetano, ma anche abruzzese. La sua esperienza parte dalla fisarmonica per poi approdare alle tastiere, strumento con cui si diplomerà al conservatorio. Ma il primo amore non si scorda mai, così cinque anni fa “riabbraccia” la fisarmonica, tanto da incidere numerosi CD e partecipare a concerti internazionali. Ecco cosa ci ha raccontato. Daniele, come nasce musicalmente? Mio nonno, Sabatino Falasca, è stato fisarmonicista di professione e ricordo quando da piccolo mi divertivo ad osservarlo durante i suoi studi di musica classica. All’età di sei anni, è stato proprio lui ad accorgersi delle mie doti e mi ha portato dall’insegnante pinetese Giuseppe Pagni. Sotto il suo insegnamento, mi sono diplomato a sedici anni in fisarmonica, ottenendo il massimo dei voti e, successivamente, ho completato gli studi di pianoforte con il maestro Vincenzo Di Sabatino a L’Aquila. Come si è sviluppata la sua carriera da professionista? Dopo pochi anni ho abbandonato la fisarmonica e mi sono dedicato esclusivamente al piano. Ho fatto alcune tournée suonando, come pianista appunto, insieme ad artisti del calibro di Rossana Casale e Aida Cooper. Circa cinque anni fa ho ripreso la fisarmonica in modo occasionale, mentre mi trovavo a Roma per un concerto: una giovane pianista

di Andrea Montese

&

Giuseppe Pavone

mi ha fatto riscoprire la passione per questo strumento. Lì mi ha colpito la musicalità e la sonorità che trasmetteva e che non riuscivo a esprimere con il pianoforte. Da quel momento ho iniziato a comporre e registrare pezzi e ho inciso cinque CD, l’ultimo intitolato “Insieme a te”. Nel 2011 ho partecipato al Festival di Castelfidardo (patria mondiale della fisarmonica) e, in seguito, sono stato testimonial della ditta Brandoni, la quale mi ha anche donato una fisarmonica di gran valore. Ha mai collaborato con artisti della sua zona? Recentemente ho collaborato insieme al trio “Il Volo” nella loro tournée estiva in Italia. Avevo già rapporti con Gianluca Ginoble, il quale mi ha invitato a partecipare come ospite al concerto a Taormina. La mia esibizione è stata molto apprezzata, tanto che il loro manager mi ha voluto riproporre anche nelle altre tappe. Infatti a Pescara ho aperto il concerto con il mio brano “Scacciacrisi”. Cosa ci racconta, invece, della scuola che ha fondato? Ho aperto la scuola nel 2006 insieme a Sergio Rapagnà a Campo a Mare e qui davamo lezioni di chitarra, basso, canto, batteria e pianoforte. Per vari motivi da due anni ho trasferito la scuola in Via Manzoni, al centro di Roseto e ho continuato l’attività individualmente con l’integrazione di numerosi insegnanti, tra cui Fabrizio Mandolini. Per il futuro ha già qualcosa in programma? Sto lavorando al mio prossimo CD, a cui ancora non ho dato un nome, e che registrerò insieme al bassista perugino Daniele Mencarelli e al batterista teramano Glauco Di Sabatino. Questo CD racchiuderà tutti i miei cinque anni di lavoro con la fisarmonica.


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IL “CON VOI – RE TOUR”

AL PALAMAGGETTI DI ROSETO

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a tappa del CON VOI TOUR - RE TOUR, il prossimo 18 novembre farà tappa a Roseto degli Abruzzi. Con la vendita dei biglietti che sta andando a gonfie vele, si prevede il tutto esaurito. Il cantiere musicale, simbolo della ricostruzione ideale, sarà allestito al PalaMaggetti, all’interno del quale avverrà uno spettacolo multidisciplinare, nel solco dei grandi e innovativi show che l’artista, prima al mondo, ha presentato dal 1990. Baglioni e il suo super-gruppo di 13 polistrumentisti, ritornano sulla strada con il pensiero guida di un tour che va incontro alla gente. Uno show di suoni, luci e scene, esaltante e coinvolgente, affidato alla bellezza di melodie immortali che non smettono di appassionare generazione di fans, intensità dei testi, forza dei nuovi, trascinanti arrangiamenti che rilevano un’anima decisamente rock ma anche sensibilità verso ogni genere di musicale e al sound ricco, solido e sapiente di una band che non si concede e non concede un solo attimo di tregua alla fabbrica delle emozioni. Oltre a tutti i più grandi successi del suo straordinario repertorio, Baglioni eseguirà i brani del nuovo album “ConVoi”, da mesi ai vertici della classifica italiana dei cd più venduti. I biglietti per il concerto sono in vendita nelle prevendite abituali e sui circuiti e rivenditori autorizzati TicketOne e Ciaotickets.

Questi i prezzi: Platea € 69,00 - Tribuna Frontale Numerata € 57,50 - 1° Anello numerato € 51,75 - 2° Anello non numerato € 40,20. Il costo dei biglietti è compreso di prevendita. INFO LINE: ELITE Agency Srl 0871 685020 - www.eliteagency.it


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Uno spazio che racconta di GIORGIA PASQUINI

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Lo studio di un professionista è senz’altro uno spazio interessantissimo da studiare. Vedere quello del famoso pittore Piet Mondrain, importante esponente del movimento artistico De Stijl, si rivela come uno specchio meraviglioso dell’artista

o studio di un professionista è senz’altro uno spazio interessantissimo da studiare: una sorta di seconda fotografia personale, una fotografia di oggetti usati, colori e atmosfere che rappresentano senza includere l’immagine, in carne ed ossa, del proprietario. Non possiamo scindere dallo studio la concezione di design: lo studio, per sua natura, deve essere funzionale al lavoro da svolgere e alla persona che lo utilizza. Nel mondo del design lo studio rappresenta un vero e proprio altare, un luogo sacro, il reparto natale di grandi idee che costano lavoro e fatica. Questo non accade solo nel design, ma in tutti i mestieri fatti bene e, chiaramente, di questo grande insieme fa parte anche l’arte. Non a caso cito l’arte, sempre e impeccabilmente legata al design non con un punto d’incontro/scontro, ma con una direzione perpetuamente parallela. Tra le mie passioni artistiche, quella per Piet Mondrian forse non ha uguali: pittore olandese nato nel 1872, Mondrian gode di fama internazionale per i suoi quadri non rappresentativi, composti di quadrati rossi, gialli, blu o neri e spesso, ahimè, banalizzati. Lo studio di Mondrian è stato ricostruito alla Tate di Liverpool e, senza dubbio, si rivela come uno specchio meraviglioso dell’artista. Una stanza geometrica e impeccabile che regala un’atmosfera glaciale e incontaminata, esattamente come i quadri del suo periodo più maturo. In realtà però, a vederla oggi, potrebbe sembrare un accostamento di tanta roba disordinata che sarebbe assolutamente criticata da un minimalista, come tanti ce ne sono in giro. In realtà però il punto interessante è che Mondrian lì è ovunque, come ovunque è la sua astrazione

spigolosa: specchi, tappeti rettangolari e un bel tavolo bianco. E ancora più interessante è sapere che, ogni tanto, spuntano fuori oggetti assolutamente fuori luogo, come una stufa edoardiana o una sveglia di latta, dalle linee art nouveau decisamente contrastanti con l’ambiente. Mondrian voleva ricondurre il mondo in una tela e plasmare lo spazio tridimensionale attraverso l’architettura; la sua apparente semplicità è il frutto di un lunghissimo viaggio concettuale (guardando tutta l’opera di Mondrian è evidente la sua ascesa) che è testimoniato, nello studio, dalla presenza di oggetti più “terreni”, più reali e più comprensibili rispetto al suo genio: stufe e sveglie tonde o colorate che lui può rendere semplicemente linee pure e pulite. Non a caso egli è considerato anche il padre della grafica pubblicitaria grazie alle sua continua ricerca di griglie, strutture e schemi visivi, alla base del graphic design. Nello studio, infine, egli vedeva uno spazio di coinvolgimento riguardo il dibattito artistico dell’epoca: spesso ospitava qui feste, danze, bevute e chiacchierate. Insomma, potremmo dire, fammi vedere che studio hai e ti dirò chi sei.


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RACCONTO DEL PASSATO

Una piccola striscia nera sull’azzurro delle maglie La pallacanestro di un tempo, quella che inevitabilmente non c’è più, si unisce ai suoi personaggi. Questo racconto è dedicato al ricordo di Giovanni Di Domenico, cestista rosetano caduto in Grecia nella seconda guerra mondiale

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n trillo secco acquietò le voci di tifosi ammassati lungo i bordi dei campi. Tutt’intorno scese, all’improvviso, un’atmosfera gravida, quasi mistica, di silenzio. In lontananza, solo un abbaiare rauco di cani. Gli atleti stettero muti e fermi ai loro posti, ansimavano profondamente, i corpi già caldi per lo sforzo. Sulle maglie di cinque di loro una piccola striscia nera su di un azzurro chiaro come il colore del cielo che li sovrastava. Fissai intensamente quel nero e fu come fissare la nuda tela su cui imprimere col pennello i personaggi di una vicenda. Man mano questi prendevano forma e m’era fatica definirli, coordinarli; troppi erano i motivi che la vicenda stessa mi ispirava sì che la scena si allargava via via siccome dal fondo dei ricordi prendevano sembianza cose e persone di un tempo. Forse altri come me fissavano la medesima piccola striscia nera sull’azzurro tenue delle maglie: negli occhi e nell’animo un uguale senso di tristezza. Il ricordo di lui aleggiava su noi. Niente era cambiato da allora. Il campo tra il verde cupo dei pini e l’azzurro sconfinato del mare; nel fondo, oltre la strada, i binari della ferrovia con la stazioncina del paese. Spesso durante una partita capitava che il treno si fermasse e allora dai finestrini i viaggiatori guardavano incuriositi e qualcuno prendeva parte allo spettacolo lanciando grida di incitamento. Per questo piaceva a noi della Pallacanestro che il campo stesse in quella posizione; ci lusingava quel vociare divertito di gente sempre nuova che ogni volta si accostava casualmente al nostro sport prediletto. I canestri leggermente bassi e pendenti, con le reti lunghe e strette sì che il pallone molte volte vi rimaneva imbrigliato; il fondo leggermente ghiaioso e di sabbia, il pubblico addossato ai bordi, rumoroso ed appassionato come sempre. Nulla era cambiato, ma lui non c’era più se non nel ricordo di quel minuto di raccoglimento suscitava nei presenti! E mi sovvenne la sua prima partita: aveva appena sedici anni. Altissimo e dalle spalle ampie, denuncia-

di Pino Mazzarella

va però nel fisico uno sviluppo non ancora completo, una costituzione acerba. Il viso era bello e dalle forme regolari; gli occhi grandi, nerissimi, erano profondamente incassati nelle orbite e davano a tutta l’espressione una misteriosa parvenza di remoto e chiuso raccoglimento. In verità non parlava molto. Non disdegnava la compagnia, però raramente ne diventava il fulcro di attrazione. Sembrava divertirsi dell’iniziativa degli altri ed a volte lo si vedeva, pensoso, un po’ in disparte: forse giudicava nel suo intimo gli amici. Sapevamo che la notte precedente quella sua prima partita aveva dormito pochissimo. La madre, più volte, fino a notte tarda, lo aveva sentito smaniare nel letto. Era quella la tipica notte della vigilia; notte interminabile, di attesa. Nel dormiveglia il pensiero, confuso e frammentario, si alterna ai sogni. Si vede la gente ammassata tutta intorno, tanta gente che ti acclama e tu che domini in campo. Talvolta la partita si decide per un tuo canestro o per un intervento miracoloso che vieta all’avversario di segnare i punti della vittoria. E la folla che nomina forte il tuo nome ad osannarti ed infine irrompe sul campo per portarti in trionfo. Tutto questo forse egli aveva sognato, ma l’indomani fu ben altra cosa! Vagava per il campo, la mente annebbiata, torpidi i muscoli dall’emozione. La folla non gli era amica come aveva sognato la notte; non lo acclamava, non scandiva forte il suo nome. Essa acclama solo nomi noti, atleti che conosce ed egli era alla sua prima partita. Cercò dapprima di vincersi, di dominarsi, ma quando ai primi errori la folla mutò in disappunto e poi via via in ostilità l’iniziale indifferenza, sentì le idee annebbiarsi, le gambe cedergli. Vagò ancora per il campo tra i fischi dei tifosi ed i rimproveri dei suoi stessi compagni. Povero ragazzo aveva perso la sua prima impegnativa battaglia sportiva! Quella sera, mentre la luna si staccava lenta dall’orizzonte per il suo quotidiano cammino fin là, dietro alle colline, e dai rami radi dei pini dava corpo alle ombre, lo vidi aggirarsi ancora sul campo e lo sentii singhiozzare sconsolato finché il chiarore lunare si perse tra i pini più folti e sul campo ogni cosa tornò ombra. Stava intanto la folla, muta nel suo riverente pensiero. Solo ai più piccoli il minuto sembrava eterno e qua e là s’udiva un sommesso vociare, uno sgranchire rumoroso di membra. Poco distante il mare seguitava il suo placido risucchio. Nelle evanescenti spire della calda aria estiva, per noi che lo avevamo conosciuto vagò ancora il suo ricordo... Del tempo era passato dalla sua prima sfortunata prova. In silenzio aveva saputo nascondere il dolore ma in cuore maturava il desiderio della riabilitazione. Lo vedemmo allenarsi ogni giorno con quella sua espressione seria ed accigliata.


RACCONTO DEL PASSATO Qualcuno lo motteggiava per questo ma egli pareva non l’udisse nemmeno: ci era sempre tanto distante con quegli enormi e remoti occhi neri nelle orbite fonde! Presto sembrò migliorare visibilmente nel giuoco. In campo la sua azione stava diventando potente; sicure erano le entrate, perfetta la scelta del campo. Si fece il suo nome per la formazione della squadra in una partita forse la più difficile del campionato. Ci fu qualche contrarietà ma alfine fu incluso. Sul treno il solito schiamazzo, discussioni, partite a carte accanite. Egli invece si era appartato; lo sguardo oltre il finestrino si perdeva in una estatica contemplazione del paesaggio. In campo lo seguimmo da principio con una certa apprensione. Ricordavamo il suo infausto debutto ed avevamo paura che di nuovo l’emozione gli legasse i movimenti. Ben presto però dissipò in noi ogni dubbio. Lo vedemmo lottare con caparbietà, sciolto nell’azione e sicuro di sé come durante gli allenamenti. Il tifo della folla nemica sembrava non interessarlo; lo sguardo brillava di una luce strana e gli occhi, quei suoi occhi enormi e neri, erano mobili e furbi. Guardava l’avversario per seguirne le mosse ma non trascurava di guidare il pallone. Dal suo giuoco tutta la squadra ne ebbe impulso, ordine, calore. La recluta s’era imposta su tutti! Alla fine sul suo viso imberbe di fanciullo, il sudore e la fatica avevano scavato una maschera angolosa ed emaciata, ma gli occhi e la bocca trasparivano un sorriso di gioia irrefrenabile. Il sedicenne campione aveva avuto la sua rivincita. Quel piccolo campo di paese dal fondo ghiaioso e

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dai cesti pendenti lo vide poi correre tante volte con quella sua andatura agile di atleta perfetto. La folla, quella stessa folla che lo aveva deriso, lo incitava, lo acclamava. Era come se realmente vivesse i sogni della vigilia del debutto. Molte partite vinte da lui con cesti irresistibili, il tifo assordante, i sostegni spazzati via, cento mani che lo issavano in alto in un coro osannante di voci a scandire il suo nome. Un giorno, purtroppo, fu la guerra. Era alto, ben piantato: la sua corporatura atletica fece spicco nel Reggimento Granatieri dove era stato assegnato. Alla partenza lo avevamo salutato con un senso di profonda mestizia nel cuore. Egli ci aveva sorriso brevemente e poi di nuovo lo sguardo aveva assunto l’usuale espressione di distacco. Il tempo passò veloce finché una sera triste e piovosa di autunno venne la brutta notizia: quel suo lungo e modellato corpo di atleta era rimasto per sempre, inerte, sotto le gelide nevi dell’Epiro. Il mare, poco distante, seguitava lento il suo risucchio. Il trillo dell’arbitro lacerò l’aria e di nuovo s’udirono le urla dei tifosi. La folla addossata alle linee laterali del campo, i pini da un lato, i binari della ferrovia nel fondo, oltre la strada. Nella piccola stazione di paese un treno, sbuffando fumo e vapore dalla ciminiera, s’era arrestato bruscamente. I viaggiatori affacciati ai finestrini guardavano incuriositi il campo di Pallacanestro, forse qualcuno già si infervorava per gli episodi del giuoco. Giù, era buffa quella rete rozza di pescatori lunga e stretta alla fine dove qualche volta il pallone rimaneva imbrigliato...


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Eventi anche d’inverno

per animare Pineto nella bassa stagione L’amministrazione comunale sta lavorando al cartellone invernale che dovrebbe essere presentato a breve. Previsti mercatini e spettacoli, oltre ad una serie di appuntamento per rilanciare anche il commercio locale. Intanto si lavora già al calendario estivo della prossima stagione

Cleto Pallini tiamo lavorando ad un cartellone invernale delle manifestazioni per proporre ai residenti e a quanti frequenteranno la nostra città nel periodo invernale una serie di eventi interessanti”. Questo l’annuncio del vicesindaco Cleto Pallini, fatto nel corso dell’incontro con le associazioni pinetesi per fare il punto della situazione soprattutto all’indomani del successo ottenuto con il calendario delle iniziative proposto l’estate scorsa. “Pineto è una città che deve vivere anche durante l’inverno, e vogliamo raggiungere questo risultato con la partecipazione di tutte le associazioni”, ha aggiunto Pallini. Per Pineto sarà una prima volta in quanto mai in passato erano state proposte iniziative simili nel periodo invernale. “Ora vogliamo che questo avvenga”, ha aggiunto Pallini, “perché il nostro commercio possa lavorare anche nei mesi che non sono tradizionalmente quelli della stagione turistica. Il nostro

obiettivo è e sarà quello di rendere attrattiva Pineto durante tutto l’anno”. Il calendario invernale delle manifestazioni sarà presentato a breve, ed è intenzione dell’amministrazione anche invitare i proprietari delle seconde case di Pineto attraverso una campagna pubblicitaria. Mercatini, serate di intrattenimento, spettacoli per bambini dovrebbero movimentare la città. Oltre al cartellone invernale, sarà pronto tra qualche settimana anche quello estivo per la stagione 2015. Si lavora in anticipo sui tempi. “È una scommessa che vogliamo vincere”, ha dichiarato l’amministratore pinetese, “Il cartellone estivo per l’anno prossimo sarà presentato entro novembre, e possiamo annunciare che ci saranno eventi anche importanti. Vogliamo battere questo record, perché se intendiamo il turismo come un’industria, dobbiamo essere conseguenti con gli atti, imparando dalla programmazione delle grandi realtà turistiche italiane, e vogliamo dare ai nostri operatori turistici gli strumenti

per poter competere al meglio”. Per adesso si lavora a ritmo sostenuto e sui grandi appuntamenti resta il riserbo. Anche se non è escluso che ci possa essere anche un concerto di un grande artista. “Noi sappiamo quanto Pineto possa essere bella anche d’inverno, ma dobbiamo far sì che lo sappiano anche i turisti”, gli fa eco il sindaco Robert Verrocchio, “Come amministrazione dobbiamo creare sempre nuove opportunità e possibilità per il nostro turismo e per la nostra economia. Credo anche che animare la nostra città nei mesi invernali possa essere positivo per i nostri ragazzi, che potranno uscire e divertirsi. ‘Pineto d’Inverno’ sarà un risultato che potrà essere possibile solo grazie alla partecipazione di tutte le nostre associazioni, le stesse associazioni che hanno reso possibile un’estate bellissima che ha fatto la differenza e che stanno creando una massa critica che sono convinto potrà avere grandi effetti positivi su tanti aspetti della nostra città”.


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Pineto è entrata a far parte del

Mayors Adapt

Di cosa si tratta? Di seguito la spiegazione È stato annunciato lo scorso agosto e la cerimonia ufficiale si è tenuta poche settimane fa: Pineto al passo di altri Paesi Europei

N

ato su impulso della Commissione Europea nel marzo del 2014, il Mayors Adapt è un progetto di partenariato tra gli enti locali del continente per mettere in campo strategie di resilienza di fronte al fenomeno del riscaldamento globale. Questo Patto si inserisce nella strategia europea di lotta ai cambiamenti climatici, per la quale la Commissione ha previsto, per il periodo 2014-2020, il 20 % del proprio budget, incluso un fondo di 860 milioni di euro attraverso il progetto LIFE. Sono 29 le città che in Europa hanno deciso di aderire al Patto, che permetterà finanziamenti dedicati a progetti che andranno a contrastare il riscaldamento globale. Le città che aderiscono all’iniziativa si impegnano a contribuire all’obiettivo generale dell’Unione europea nonché allo sviluppo di una strategia di adattamento locale ai cambiamenti climatici. Quali sono i suoi obiettivi principali? Informare: eventi dedicati forniscono informazioni atte a sensibilizzare l’opinione pubblica; Mobilitare: incoraggiare le città a cogliere le opportunità che possono derivare dalla scelta di intraprendere azioni in materia di adattamento; Supporto: un helpdesk (cioè

un servizio che fornisce informazioni e assistenza ad utenti) dedicato e un rapido accesso alle competenze esistenti, consente l’attuazione di piani di adattamento locali; Facilitare: i profili completi delle città, riuniti tra di loro, creano una rete attiva di paesi che beneficiano delle esperienze in materia di adattamento climatico; Abilita: l’iniziativa offre una piattaforma unica per le città firmatarie che mostra le loro attività e l’impegno. Solleva, quindi, il loro profilo come leader in azione sul cambiamento climatico. “Non si tratta solo di una dichiarazione di intenti - ha spiegato l’assessore all’ambiente Laura Traini - ma di qualcosa di molto concreto, perché ogni comune si impegna a mettere in campo misure fattuali per la lotta al riscaldamento globale e se questi impegni non vengono rispettati si viene esclusi dal programma”. In cambio della possibilità di avere accesso ai fondi europei, infatti, la Commissione chiede che i Comuni mettano in campo azioni per la lotta ai cambiamenti climatici. “Il nostro impegno per l’ambiente vuole essere fattivo e soprattutto vogliamo che diventi sempre più una risorsa, non solo turistica, per la nostra città”, ha concluso Traini. Il 16 ottobre scorso, a Bruxelles, il Sindaco di Pineto Robert Verrocchio, insieme a più di 100 rappresentanti di dieci paesi europei (tra cui anche Silvi

di MARTINA FRANCHI

e Mosciano) e al commissario per le Azioni Climatiche Connie Hedegaard; ha firmato il Mayors Adapt. “La firma è solo un primo passo, perché il patto a cui abbiamo voluto aderire ci darà la possibilità di accedere a programmi e finanziamenti europei finalizzati al rispetto dell’ambiente”, ha dichiarato il sindaco Verrocchio. “L’obiettivo della mia amministrazione”, ha continuato il Sindaco, “è favorire per quanto possibile la creazione di un’economia verde, legata al rispetto dell’ambiente. E mai come in questo periodo dobbiamo sapere programmare e avere accesso a fondi sovracomunali, anche con progetti innovativi e ambiziosi. Come Comune abbiamo il dovere di partecipare a tutte le iniziative che pongono l’accento sul miglioramento della qualità dell’ambiente - ha proseguito il sindaco Verrocchio - e il Mayors Adapt va assolutamente in questa direzione. Non solo. Con la firma a Bruxelles, siamo entrati a far parte di una rete europea di enti, tra cui Monaco di Baviera e la provincia di Barcellona, ma anche tante piccole cittadine, con le quali vi potranno essere scambi di esperienze e di best practices, oltre al fatto che la Commissione Europea guarderà con particolare attenzione i progetti per la sostenibilità ambientale che verranno presentati dai partecipanti al Mayors Adapt”.


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Ne andava fiera di quel “Di Simone” al posto del “De” che era della sua famiglia. E certamente non lo faceva per civetteria o per distinguersi dagli altri, ma sapeva di voler sfruttare questo piccolo segno distintivo per far qualcosa di buono per lei e per la collettività dove ha sempre vissuto, cioè quella rosetana. E qui viene fuori una delle figure più carismatiche nel mondo dell’abbigliamento che fungeva, non solo come punto di riferimento per le donne dell’intera provincia o per i tanti (così venivano chiamati una volta) villeggianti, ma anche come vero centro della tendenza e del gusto. La sua capacità di fiutare la moda del momento passava attraverso la scelta personale e ogni volta che acquistava dei capi, ebbene quelli sarebbero stati i vestiti “alla moda”. La redazione di Eidos si unisce al lutto della famiglia, felice anche di averle fatto una cosa a lei graditissima: dedicarle, nell’ultimo numero del nostro giornale in edicola il 25 ottobre, la rubrica “Ricordi”. E lei, appena tre giorni prima di lasciarci (il 3 novembre scorso), uscendo dalla messa celebrata dalle suore, era stata circondata dagli amici e dalle amiche che si complimentavano per ciò che aveva raccontato della sua vita. E quel dono dell’ultimo saluto è anche un po’ il nostro.


54 Auguri dalla famiglia, la nonna, gli zii e le cugine alla Dottoressa Roberta Martella, neo laureata con splendidi risultati in architettura ... ora continua a percorrere la tua strada con la stessa onestà , determinazione e professionalità che tanto caratterizzano la tua vita... ti vogliamo bene..

Direttore Editoriale WILLIAM DI MARCO Direttore Responsabile Lino Nazionale 333 7181980 l.nazionale@virgilio.it

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