Eidos news 210 x il web

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Quindicinale iscritto al registro della Stampa presso il tribunale di Teramo n. 13/03 del 22/05/03

ANNO 8 N.210 5 Luglio 2014


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sfilata 01.06.2014

in collaborazione con Attrazioni e Brucaliffo


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“Tutto alla brace… dall’antipasto al dolce” Questo il suggestivo slogan de L’OFFICINA DELLA BRACE, locale che da poco ha aperto i battenti a Pagliare di Morro D’Oro

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l fuoco è stato per la storia dell’uomo la prima vera rivoluzione tecnologica e sociale: la possibilità di poter finalmente cuocere gli alimenti e la nascita della convivialità con l’aggregazione davanti al fuoco per mangiare tutti insieme. L’OFFICINA DELLA BRACE racchiude tutto questo. E da questi presupposti sono partiti la titolare Eleonora e lo chef Adriano per creare la loro idea di ristorante. Dar vita ad un ambiente dove riscoprire il piacere di stare insieme a tavola non solo per mangiare. La svolta tecnologica l’hanno data con il loro innovativo forno a carbone. Una macchina prodotta in Spagna che da poco è sbarcata in Italia dove al momento conta pochi esemplari nelle migliori bracerie di Roma e Milano. “Con la scoperta di questo straordinario forno siamo riusciti ad applicare perfettamente quella che era la nostra idea: cuocere tutto alla brace”, dichiara lo chef Adriano, “lavorando a temperature altissime riusciamo a dimezzare i tempi di cottura. Il che ci permette di cuocere tutto al momento conferendo quel particolare aroma che solo la brace sa dare. E’ normale che il punto centrale della nostra proposta è la carne, ma il concetto che sta alla base è la

tipologia di cottura che applichiamo a tutti gli alimenti, dalla verdura alla frutta. Tant’è che nel nostro menu è presente una sezione dedicata ai piatti vegetariani che sta riscuotendo un grande successo”. Appena entrati nel locale ci si imbatte nella vetrina espositiva in sala, con una gamma di tagli di carne davvero ampia per tipologia, razza, e nazionalità. Black Angus Canadese, Angus Argentino, Manzo Irlandese sono alcuni dei tagli internazionali proposti fino ad arrivare alle italianissime Fiorentine di Scottona o Roastbeef della razza Vacche Grasse. Tutto a disposizione della vista del cliente che può scegliere direttamente dal banco vetrina il proprio taglio preferito. La parte sorprendente del menu è però la sezione degli antipasti. “E’ vero”, sottolinea la titolare Eleonora, “Chi viene a trovarci rimane entusiasta dei nostri antipasti. Proponiamo una serie di straccetti di manzo e di pollo con diversi abbinamenti, e le nostre uniche e inimitabili bombette allo spiedo tra le quali spiccano quella alla Nduja”. E qui entrano in gioco le origini calabresi dello chef. “Abbiamo voluto portare un tocco di Calabria con la valorizzazione di alcuni dei prodotti tipici”, dice, “della mia terra di origine come la Nduja di Spilinga (piccante) e la cipolla di Tropea”. Nduja che ritroviamo anche negli hamburger, altra nota di rilievo

del locale. Lo Ndujaburger è infatti una delle varianti dei diversi hamburger, 250 gr di puro Black Angus fatti a mano, presenti nel menu. Hamburger che fanno parte della proposta Take Away de L’OFFICINA DELLA BRACE che mette a disposizione dei propri clienti un menu da asporto dove poter scegliere tutta una serie di sfiziosità. Il tutto viene cucinato al momento nel forno a carbone. Il nome stesso quindi racchiude bene l’identità del locale: Officina, come luogo dove l’arte dell’artigianato si unisce a quella della gastronomia, con la brace come unico strumento di cottura. L’OFFICINA DELLA BRACE si trova in Via Nazionale 28, a Pagliare di Morro D’Oro all’interno dello stabile ex Don Chisciotte. Aperto a pranzo e cena, chiuso il lunedì. Per rimanere aggiornati su tutte le novità e promozioni potete visitare la pagina facebook e consultare il sito web www.lofficinadellabrace.it.

Per tutto la durata dei mondiali speciale “Saudade do Brasil”.


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La difesa dei

lavoratori

di

Rolli

Prima lo sciopero, poi il corteo per contestare il piano della proprietà che vorrebbe trasformare i lavoratori da operai del settore industriale ad agricoltori. Le maestranze non ci stanno. I rosetani al loro fianco: “Sarebbe la fine per la nostra città, un impoverimento preoccupante”

U

n Consiglio Comunale aperto a tutti che veda la partecipazione di forze sindacali e di parlamentari locali, Tommaso Ginoble e Giulio Cesare Sottanelli. Il caso Rolli va spostato a Roma, nella casa del Governo italiano. Non solo, ma c’è chi suggerisce persino l’autosospensione del Consiglio Comunale. Rolli è Roseto e Roseto è Rolli. Rolli ha dato tanto in termini di occupazione e di benessere economico al territorio. Ma anche Ro-

seto e le varie amministrazioni che si sono succedute hanno fatto molto per le Industrie Rolli consentendo all’azienda di realizzare nuovi capannoni, un bioessiccatore e più recentemente ha autorizzato l’uso di una superficie di circa 6mila metri quadri per lo stoccaggio delle ecoballe. La proprietà vuole però ora cambiare lo status dei propri dipendenti: dal primo luglio dovrebbe entrare in vigore il nuovo contratto, quello agricolo. Un abbattimento del 35 per cento dei costi del personale, sgravi fiscali per

la proprietà e possibilità di accedere a fondi dell’Unione Europea. Rolli non è in crisi. Anzi, in attesa di conoscere i dati sul bilancio 2013, si può certamente affermare che nel 2012 l’azienda ha chiuso con un utile interessante. In tutta questa vicenda però è mancata la concertazione con gli operai, con le organizzazioni sindacali. Anche se da alcuni mesi circolavano strane voci sull’ipotesi di modifica del contratto degli operai. Ma nessuno aveva mai avuto il coraggio di confermare. La bomba


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quindi è esplosa quasi all’improvviso, dall’oggi al domani, spiazzando tutti. Le maestranze sono scese in piazza, prima lo sciopero, poi il corteo. “Lavorodiritti, Roseto non si piega”, “No al piano di sfruttamento Salpa”. E poi t-shirt con scritte “Rolli non Salpa, Salpa solo in Bulgaria”. Questi alcuni degli slogan adottati. No alla cessione delle strutture di Roseto alla Cooperativa Salpa, la stessa che ha avviato le procedure per la trasformazione del contratto da industriale ad agricolo. Per Roseto e

per l’intera economia locale sarebbe un duro colpo visto che l’azienda Rolli, che si occupa della trasformazione di prodotti dell’agricoltura, dà lavoro ad 800 persone, quasi tutti dell’area rosetana. La modifica del contratto significherebbe perdere in busta paga da 200 a 400 euro mensili, oltre alle inevitabili ripercussioni con gli ammortizzatori sociali legati al versamento della disoccupazione. Rolli rappresenta insomma Roseto ed è l’unica grossa azienda presente sul territorio, che dà risposte

importanti in termini occupazionali. La città è al fianco degli operai, esprimendo una solidarietà d’altri tempi. Roseto in anni passati ha già vissuto dei drammi: il caso Monti e più recentemente il caso Teleco. Se dovesse scendere il sipario su Rolli, e nessuno se lo augura (le ipotesi di trasferimento delle attività a Parma e in Bulgaria al momento non sembrano trovare grossi riscontri), significherebbe azzerare l’economia di una città. A quel punto non ci resterebbe che piangere.


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In ricordo di Luigi Braccili (26 novembre 1929 - 9 giugno 2014)

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L’incontro di Gigino con un ragazzino di William Di Marco

Le comunità si fortificano attraverso la partecipazione della propria gente al vissuto quotidiano. «Se vuoi essere universale, parla del tuo villaggio» ci riconduce a una frase di Lev Tolstoj, il quale diceva che bisognava sapere da dove si parte per poter parlare del mondo. E tutte le componenti di un piccolo e sperduto paesino, come di una grande città, sono importanti e formano quel tessuto sociale che crea il senso forte della collettività. Con la scomparsa di Luigi Braccili una parte fondamentale della Roseto degli ultimi settanta anni è andata via. Ciò nonostante non è tanto un pezzo dell’immagine d’insieme che viene a mancare, poiché tutti gli uomini, rivendicando una forma paritetica di appartenenza, danno il proprio contributo allo sviluppo del contesto in cui vivono. Quel “pezzo di storia rosetana che non c’è più” è quello collocato in profondità. Ed è proprio lì che il nostro scrittore aveva un posto di rilievo. Il suo immergersi il più possibile nei meandri del passato gli (ci) è servito per cercarne la matrice più autentica, la radice più vera della storia dei nostri luoghi. In questo lungo tratto di cammino Gigino è stato colui che ha compattato la strada, un apripista per far accedere e camminare meglio coloro che verranno, da oggi alle generazioni future. I EPISODIO: L’INCONTRO - Fu proprio sulla strada che un giorno Luigi incontrò un ragazzino. Il maestro andava in bici e il giovane si avvicinò, un po’ timoroso, e gli disse sfacciatamente, facendo ricorso a tutte le risorse per superare il

disagio: “Mi piacerebbe scrivere. Cosa devo fare?” Alla domanda lapidaria la risposta fu altrettanto diretta e pragmatica: “Mettiti in contatto con Mimì Sperandii, al resto ci penso io”. Quel ragazzo non stava nella pelle e con la penna in mano iniziò una lunga trafila sui campi di calcio e di basket, prima per portare semplicemente i ruolini, poi per scrivere qualcosa di suo. Gigino era l’immagine quasi mistica di una mano piovuta da lassù. (Grazie uno) II EPISODIO: IL MATRIMONIO - Il ragazzo divenne più grande e giunse per lui il giorno del matrimonio. Ovviamente il suo Luigi e la rispettiva famiglia, che fu coinvolta in diversi modi, furono tra i primi invitati. Non era più una forma di riconoscenza che quel giovane si sen-

tiva di dover fare, bensì l’invito a una persona appartenente a quella famiglia allargata che sono gli amici. La giovane coppia, però, voleva una cerimonia sobria. La cena rispettò i canoni voluti. Un antipasto al bordo piscina, un primo e un secondo a base di pesce. Troppi erano gli sprechi in quelle occasioni e ridurre all’essenziale fu il dettame dei festeggiati. Poi d’improvviso ai piatti citati, i camerieri servirono la classica chitarra con le pallottine alla teramana. Il giovane e consorte ringraziarono il proprietario del ristorante per la gentile concessione. Anni dopo fu lo stesso Gigino a sentenziare all’ex ragazzo:

“Ti ho salvato io il matrimonio!”. Cosa aveva fatto il nostro esperto della gastronomia abruzzese? Era andato dallo chef, che ovviamente conosceva, e lo aveva obbligato a cucinare quel piatto, altrimenti gli invitati avrebbero avuto da ridire, perché privi del legame con la tradizione della nostra terra. E quel “Ti ho salvato io il matrimonio!” era la frase che Gigino rispolverava, soprattutto in presenza di amici, per far capire quanto ci tenesse a quel ragazzino, divenuto ormai uomo. (Grazie due) III EPISODIO: EIDOS NEL CUORE - I fatti sono più recenti. Quell’ex ragazzino ruotava intorno alla realizzazione di alcune pubblicazioni, tra cui Eidos. Così andava a trovare uno dei primi collaboratori di questa rivista, che attraverso anche gli scritti di Gigino, era diventata una bella realtà rosetana. “Mi raccomando, fai che le mie rubriche vadano in stampa”. E l’ex ragazzino di rimando: “Ma che dici? È il giornale che ti ringrazia per quello che fai”. Lui:: “Sai, ho chiuso tutte le mie collaborazioni, ma all’Eco di San Gabriele, a Eidos e Chorus, fino all’ultimo, non rinuncio. Non dimenticate un povero vecchio”. Lui, Luigi Braccili, che implorava a tenere in considerazione ciò che scriveva... Umiltà? Modestia? Rito apotropaico per allontanare l’aldilà? No, semplicemente amore per il giornalismo, per la scrittura e per i suoi spunti, frutto dell’osservazione di tutto ciò che il mondo gli offriva. Basterebbe questo a.... È meglio fermarci qui, perché il resto lo possiate aggiungere voi. (Grazie senza numero, all’infinito). Post Scriptum. Quel ragazzino ha molti caratteri in comune con l’autore di questo articolo.


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prenotazioni ristorante-pizzeria Piero 345 0100508 Pasquale 335 8281498 Federica 320 5664076

prenotazione ombrelloni Fabio 327 9967136


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UMANISSIME PUNTURE di MARIO GIUNCO

La scomparsa di Luigi Braccili priva la cultura abruzzese di una delle voci più rappresentative. E i suoi articoli ancora oggi lasciano il segno

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on c’era sabato che tenesse. Con il solleone o la bufera, Luigi Braccili non avrebbe mai rinunciato alla visita alla Villa Comunale. Fino a qualche mese fa, quando le forze declinavano e si sorreggeva con il bastone, saliva i gradini e si fermava all’ingresso, accanto alle ceramiche di Serafino Mattucci, alla Pinacoteca, alla Biblioteca Scialletti: gli oltre milletrecento volumi, acquisiti dal Comune nel 2002, tesoro di una famiglia proveniente da oltre Adriatico, deportata a Cologna nella seconda metà del Quattrocento. Una famiglia, che presto assunse una posizione ragguardevole nella vita sociale, economica, civile e religiosa del luogo, che mise insieme una biblioteca ben assortita, conforme al ruolo, agli interessi e ai gusti delle generazioni che si succedevano. Ecco il manuale cinquecentesco sulla coltivazione degli olivi, l’”Epilogo dei dogmi politici” del cardinale Mazzarino, il “Manoscritto di Sant’Elena” attribuito a Napoleone: tutti volumi rari e preziosi. Braccili capì che quei libri correvano il rischio di essere dispersi e che il Comune doveva intervenire. Inventariò i libri di sua mano, fornì i necessari riferimenti bibliografici, preparò la strada, perorò autorevolmente la causa. L’amministrazione fece il resto e anche gli antichi mobili, tra cui un armadio di farmacia, furono trasportati in Villa. Questo era Gigino, pronto a lavorare per Roseto dovunque si trovasse, in Regione o al Centro di Servizi Culturali di Giulianova, che diresse fino al pensionamento. Senza timori reverenziali. Del giornalista aveva il senso della notizia e ci lavorava sopra, come nelle quindicinali “punture” su Eidos. Mai la velina asettica o gli ordini superiori, da uomo libero, in lotta, spesso e volentieri, con l’arroganza del potere e l’ignoranza incoercibile dei sudditi, che alligna dove meno te l’aspetti. Che cercava di vincere con le armi del sorriso e dell’ironia. I suoi articoli sul “Tempo” restano ineguagliabili e il quotidiano in questione, di cui è stato corrispondente la miseria di trentacinque giorni, pardon “anni”, per onorarlo meglio si è permesso lo sfizio di “bucare” la notizia: di che ti meravigli, avrebbe commentato lui. Della serie “punture”. Nei tempi in cui la carta stampata contava solo un po’ più di oggi c’era la fila davanti alle edicole, quando usciva un suo articolo, di quelli pepati e Gigino si giocava la consumazione al bar con Mimì Sperandii, corrispondente del “Messaggero”, per chi vendesse più copie. Da questo contatto continuo con i lettori nascevano i suoi volumi, che erano sì ricchi di aneddoti - aveva uno schedario gigantesco, costruito giorno dopo giorno, quando non esistevano computer e Internet, cui, ‘obtorto collo’, si era infine rassegnato - ma pieni di “notizie”, utili a fini didattici, era stato

maestro e professore di tirocinio per aspiranti maestre elementari. L’importanza di quei libri è fuori discussione, per la messe di informazioni su personaggi abruzzesi, santi, briganti, monumenti, gastronomia, sport, leggende e tradizioni popolari, giochi infantili, bande (musicali e non), dialetto, storia antica e recente… e quello “Stranabruzzo”, che doveva uscire, tutto pronto e illustrato, che prima o poi vedrà la luce: estremo omaggio e debito di riconoscenza verso un uomo, che sembra di non avere preso ancora l’ultimo treno e di trovartelo davanti con la sua umanità, le battute, l’erudizione, il tono amabile, i ricordi, che si tramavano e si contrappuntavano, come su una tela lussureggiante o uno spartito musicale. E poi sempre una voce amica, un consiglio che sovvenivano nel momento del bisogno. Nella vita culturale di Roseto e per la memoria storica, l’importanza di Braccili è senza tempo. Non è circoscritta a un solo settore. Di nuovo torniamo nella Villa Comunale. A lui si deve la nascita della Civica raccolta d’arte (Pinacoteca), aperta nel 1981 - mettendo insieme i quadri del Premio Celommi, organizzato dall’Azienda di Soggiorno e dal Comune negli anni ’50 con opere di prestigio, la più parte acquisita gratuitamente o donata dagli autori, a seguito di mostre che il Comune, con sempre maggior frequenza, organizzava nelle sale della Villa. Alcune di esse hanno fatto storia: quella di Pasquale Celommi (1988), ahimé senza catalogo (dove sta Sgarbi?, era stata fatta perfino una legge regionale ‘ad hoc’) e poi quelle di Raffaello Celommi, Pier Giuseppe Di Blasio e Serafino Mattucci, sconosciuto come pittore, con ricchi cataloghi, per la cui redazione e stampa Braccili diede il suo valido apporto. Contribuì, nello stesso periodo, alla nascita e allo sviluppo dell’Istituto dialettologico d’Abruzzo e Molise, che, con la sua attività, riuniva a Roseto il fior fiore di poeti, letterati, studiosi a livello nazionale. Braccili, che ne era segretario, divenne poi responsabile e conservatore della biblioteca, ora al primo piano della Villa Comunale, insieme ai lasciti di Raffaele D’Ilario e Mario Vecchioni, quest’ultimo ottenuto per interessamento precipuo di Braccili. Come non ricordare la fondazione, insieme ad Anna Maria Rapagnà e all’associazione “Vecchio Borgo”, del Museo della cultura materiale di Montepagano, quasi trent’anni fa? Sono sue molte delle schede dei reperti, che accresceva continuamente con doni tratti dalla sua collezione privata. E infine le iniziative culturali (cinema, teatro, musica, presentazione di libri, conferenze e convegni) che arricchivano per anni il cartellone delle manifestazioni. E’ proprio vero, con Gigino se ne va una parte non piccola di Roseto, dell’”ethos” della città, che così bene incarnava e rappresentava.



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Politica

Grillo si è “berlusconizzato”? Non riconoscere i meriti politici del Movimento 5 Stelle sarebbe disconoscere la realtà, tuttavia alcuni atteggiamenti del comico genovese sono veramente equivoci. Ecco alcuni indizi di William Di Marco PREMESSA - L’importanza di Grillo e del suo movimento nel panorama politico italiano è fuori discussione. Se non ci fosse stato il comico genovese a intercettare un forte malessere nei confronti della politica, molti elettori sarebbero rimasti a casa nelle ultime consultazioni e altri avrebbero potuto trovare anche delle vie diverse (forse eversive?) per far emergere il loro dissenso. In più, come segnalato ripetutamente su queste colonne, il capo del M5S ha dimostrato una coerenza non facilmente individuabile negli altri partiti. Vale la pena ricordare come i grillini fossero contro le Province e per tale motivo non si sono presentati mai a quel tipo di elezioni, a differenza dei partiti tradizionali che contestavano l’esistenza di quegli Enti, ma razzolavano a man bassa tutti i posti possibili. Poi sulla questione degli stipendi, chapeau a un gruppo di parlamentari che ha rinunciato a una parte di emolumenti, facendo tornare allo Stato (senza incentivare favoritismi interni, della serie “sono soldi che servono al partito”) il surplus. Poi Grillo ha rinunciato al finanziamento pubblico (e sono decine di milioni di euro) e ha imposto il vincolo di mandato per i propri eletti in Parlamento. Tutto bene? Non proprio, perché ai più (e gli elettori questo lo hanno capito) è apparso che il Movimento avesse idee sempre “contro”, quindi disfattiste, e mai a favore di almeno alcune cose da cui ripartire. A quel punto sono nate le contraddizioni, molto in uso in Italia, del tipo: “Se una cosa la dico io è verbo, altrimenti è qualcosa di rozzo di cui vergognarsi”, atteggiamento spesso pseudo culturale di una certa sinistra che spesso viene indicata come radical chic. Qualche esempio? Prendiamo l’atteggiamento di Grillo contro Berlusconi. LO SPETTACOLO AL PALASPORT ROSETANO - Chi vide tempo fa la prima esibizione dell’attore ligure al palasport rosetano, si ricorda che la serata iniziò con un video imperniato sulla figuraccia fatta dall’ex premier Berlusconi al Parlamento europeo. Un responsabile politico tedesco (Martin Schulz) derise il Primo ministro italiano, interrompendolo nel suo discorso ufficiale. Si

può essere d’accordo o meno sulla politica del personaggio di Arcore, ma in quel momento rappresentava il nostro Paese e chi gli era contro fece un tifo assurdo a favore di Schulz, che screditava il Presidente del Consiglio italiano (e di conseguenza tutta, e non solo una parte, dell’Italia), provocando la goduria degli antiberlusconiani. Pertanto Schulz fu il paladino della giustizia e Grillo nel suo spettacolo lo evidenziò, ridicolizzando il premier italiano e osannando il politico tedesco. Poi che cosa è successo? Che ultimamente Schultz ha detto parole di fuoco su Grillo: «Grillo è vento. Come si fa a giudicare il vento? Non vedo la sostanza. Berlusconi ha una sostanza politica, su cui posso dare un giudizio. Grillo minaccia ammende ed espulsioni per i deputati che non votano come dice lui. L’ultimo a dire una cosa del genere è stato Stalin. O forse Hugo Chávez. Se l’avesse detto in Germania, avrebbe dovuto temere l’intervento della magistratura. La libertà di mandato dei parlamentari è uno dei fondamenti della democrazia. Mi verrebbe da dire che Grillo è espressione di un totalitarismo moderno...». A quel punto il capo del M5S cosa ha fatto sapere a Schulz? «Viene a dirmi che sembro Stalin? Questo fantoccio messo lì dalla Merkel come si permette? Lui non è un kapo (la frase di Berlusconi, derisa nello spettacolo di Grillo a Roseto), è un crapò, un crapone». Ipse dixit. UN MILIONE DI POSTI DI LAVORO - Sempre il nostro comico genovese, da Vespa, si lascia andare al suo comizio televisivo, in cui ribadisce che l’Italia è un paese, se amministrato in un certo modo - dando spazio alle energie alternative, alla rete e a progetti sostenibili - che potrebbe dare veramente milioni di posti di lavoro. A quel punto il conduttore di “Porta a Porta” gli fa notare che chi era seduto lì anni prima aveva fatto le stesse promesse. Lui (ma era in quel momento comico o politico?) fa uno sguardo con gli occhi sgranati e risolve tutto con un silenzio ironico, senza spiegare se il promettere milioni di posti di lavoro sia di per sé una cosa giusta o ridicola. I BROGLI ELETTORALI - Ma il piatto forte Grillo lo ha dimostrato con la teoria dei brogli elettorali, vecchio cavallo di battaglia di Berlusconi. I giorni successivi alla debacle elettorale europea, il leader dei grillini ha parlato degli exit poll di una società inglese

sul voto italiano che alle ore 20:00 sanciva il M5S al 29,9%, il PD al 28,9% e poi tutti gli altri partiti con percentuali più o meno vicine a quelle ottenute realmente. Così Grillo ha gridato allo scandalo dei brogli elettorali, senza sapere che gli exit poll in Italia li hanno tolti perché inattendibili, ma soprattutto che quelli pubblicati erano stati inventati da un sito satirico britannico. Insomma una figuraccia, anche perché Berlusconi nel 2006, quando gridò alla falsificazione elettorale, aveva un qualche motivo (24.500 voti di differenza tra lui e Prodi. È come se a Roseto tra il sindaco vincente e il suo avversario ci fossero poco più di dieci voti di scarto: chiunque chiederebbe una verifica!), mentre la rivendicazione di Grillo era fuori luogo, data la differenza di preferenze tra PD e M5S. L’ALLEANZA CON FARANGE - Grillo a livello europeo vorrebbe allearsi con Nigel Farange, capo del movimento inglese dell’Ukip. Sono piovute critiche anche all’interno del suo gruppo e lui, per accreditare il leader di oltremanica come affidabile, ha messo in rete un video in cui quest’ultimo si scagliava contro l’Europa. Peccato che in quel filmato Farange difendeva il governo Berlusconi, perché spodestato in modo del tutto antidemocratico, con un’azione di forza del nostro Presidente Napolitano, che non acconsentì di far passare gli Italiani da una legittima elezione del proprio governo. In quel periodo nessuno accusò, con forza, l’ingerenza del Capo dello Stato. Ecco che Grillo caccia il suo nemico Berlusconi dalla porta, ma appena può lo imita - da grande attore della commedia dell’arte italiana, in cui i ruoli si capovolgono - e il cavaliere gli rientra dalla finestra. QUAL È ALLORA IL PROBLEMA? - Il grande problema della nostra politica è che delegittimiamo sempre gli avversari. Non importa se facendo ciò ci procuriamo delle magre figure internazionali, l’importante è sminuire il personaggio e di conseguenza ridicolizzare l’Italia come paese di incapaci. Poi alle elezioni successive se quell’elettorato che aveva scelto il nostro avversario ci dà il consenso, allora diventa illuminato, capace di fare la scelta giusta. Purtroppo è proprio così e in questo modo saremo sempre lo zimbello dell’Europa. Perché gli altri ci vogliono male? No, semplicemente perché raccolgono i nostri suggerimenti.


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IE CUR IOSIZ Notizie)

(tra Curiosità &

13 a cura della redazione Cerchi Concentrici Promotor

perché via La Malfa A Campo a Mare si chiama così?

La via in questione si trova a Campo a Mare, a sud della S. S. 150. È una strada perpendicolare all’importante arteria del Vomano, ma non ha l’accesso direttamente sulla statale. In pratica da via Giovanni XXIII finisce direttamente nel viale Pietro Nenni, proprio nella zona del campetto di calcio. Ugo La Malfa è stato un uomo politico italiano (Palermo 1903 - Roma 1979). Tra i fondatori del Partito d’azione (1942), nel 1946 aderì al Partito repubblicano, di cui fu segretario (196575). Deputato (dal 1946) fu, negli anni, ministro dei Trasporti, del Commercio estero, Bilancio e Tesoro. Si batté per l’intervento regolatore dello Stato in economia e per il controllo della spesa pubblica; fu fautore del centro-sinistra. Studioso di economia e di finanza, fu redattore dell’Enciclopedia Italiana. Antifascista, fu tra i fondatori del Partito d’azione (1942), di cui divenne rappresentante in seno al CLN (1943); quindi, alla scissione di quello (1946), aderì alla Concentrazione democratica re-

pubblicana che successivamente confluì nel Partito repubblicano. Direttore della Voce repubblicana dal 1959, si batté per un intervento equilibratore e competitivo dell’iniziativa pubblica nella vita economica, per lo sviluppo della scuola laica, per la difesa dei diritti di libertà e per lo sviluppo del Mezzogiorno. Ministro del Bilancio nel quarto gabinetto Fanfani (1962-63), fu eletto segretario del Partito repubblicano nell’aprile 1965 e come tale sostenne l’opportunità di una coalizione di centrosinistra. Confermato segretario del partito nel 1968 e nel 1971, continuò a svolgere un’efficace azione critica verso le varie riforme (universitaria, sanitaria, tributaria) dei governi Rumor e Colombo, specie in relazione alla congiuntura economica. Abbandonata la carica di segretario politico per assumere quella di presidente del partito (1975), fu ministro del Tesoro nel quarto gabinetto Rumor (1973-74) e vicepresidente del Consiglio (1974-76) nel quarto governo Moro. (InfoWeb)

Giorgia Pasquini vince un premio letterario La nostra collaboratrice Giorgia Pasquini non si ferma e continua a mietere successi. L’anno scorso ottenne un bel riconoscimento letterario e quest’anno ha vinto il primo premio di prosa al concorso “Ti prego amore mio ricorda” a Montecilfone, in provincia di Termoli. Il tema era anche quest’anno il ricordo e la nostra protagonista ha partecipato con un racconto per bambini dal titolo “Il treno dei ricordi”. Complimenti da tutta la redazione di Eidos. Per ulteriori informazioni è possibile collegarsi al link: http://www.primonumero.it/attualita/ news/1402302433_montecilfone-ti-prego-amore-ricorda-poesie-e-prose-in-memoria-di-vincenzo-d-8217-angelo.html#.U5Wn6pmHErA.facebook.



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(tra Curiosità &

I giocatori degli anni ‘60 della Rosetana, XVI parte:

Giuseppe Pino Di Bernardo Siamo all’ultimo tesserino, almeno per questa serie. La speranza è di riuscire a recuperarne altri, perché questa rubrica ha riscosso veramente molto interesse, non solo da parte degli atleti direttamente coinvolti, ma da tutti coloro che hanno potuto rivedere dei ragazzini di allora che poi si sono affermati in modo diverso nella vita lavorativa e professionale. In questo appuntamento il focus ricade su Giuseppe Di Bernardo (15 novembre 1954), da tutti conosciuto come Pino, che si distinse come difensore centrale nella Rosetana, con la quale nel 1973 guadagnò la serie D (Interregionale), grazie alla guida tecnica di mister Beni. Indossò ancora la casacca azzurra, fino a quando fu ceduto in serie D alla Civitanovese (1 anno), poi in C2 alla

Palmese per una stagione. A seguire fu la volta della sedie D con l’Irpinia, il ritorno con la Rosetana in Eccellenza, di nuovo fuori a Termoli (Eccellenza), per poi tornare definitivamente a Roseto, dove chiuse con due stagioni, l’ultima della quale ottenne, con i suoi compagni, l’accesso all’Interregionale. Il cartellino (appartenente all’archivio privato di Pace Celommi e messo a disposizione dal presidente dell’A. S. Roseto Calcio Camillo Cerasi), porta la numerazione 681 della Nagc (Nucleo Addestramento Giovani Calciatori), appartenente alla Figc (Federazione Italiana Gioco Calcio), specifica Sipt (Settore per l’Istruzione e la Preparazione Tecnica). La foto è un po’ fuori dal normale: il giovane atleta è ritratto nel giorno della Cresima.

I “ragazzi di una volta” 11: una classe della Scuola Media del 1961 Roseto 1961, Scuola Media “Fedele Romani”, classe 1^ A, posta in via Alfieri, nell’edificio delle monache. La foto è rimasta per un po’ di tempo nel nostro archivio, per poter individuare tutti i nomi degli studenti di allora. Abbiamo interpellato oltre la metà di quei ragazzi, oggi persone adulte che fanno i più svariati mestieri, eppure uno scolaro è rimasto senza nominativo e a un altro manca il nome di battesimo. Facciamo un appello a chi li riconoscesse, in modo da poter completare la nostra ricerca. Per il momento ecco l’elenco di tutti gli altri.

In alto da sin. Sergio Colleluori, Enrico Merlini, Domenico Belisari, Enzo Lalloni, Giancarlo Caponi, il prof. di Italiano Carlo Luciani, Prosperi, ?, Mario Quaranta, Bruno D’Emidio; 2^ fila da sin. Alfonso Di Bonaventura, Giuliano Mariani, Enrico Taraschi, Emidio D’Antonio, Domenico Barbetta, Bruno Croce, Vincenzo Sorichetti, Umberto Sperandii. In basso da sin. Genovino Ferri, Luciano Di Giandomenico, Giancarlo Di Diodoro, Pasqualino De Santis, Franco Di Colli, Giuseppe De Simone, Ariano Martella, Francesco Bartolone.


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(tra Curiosità &

Gara di Freestyle al Lido La Lucciola Il prossimo 11 luglio, presso lo stabilimento “La Lucciola”, avrà luogo un’importante gara di freestyle che prenderà inizio alle 20:30 e terminerà alle 03:00. Il tutto si aprirà con un aperitivo a cui seguirà la selezione di otto rapper da parte di una giuria tecnica. Si esibiranno due crew di ballo e alcuni writers opereranno per tutta la serata. Ospite speciale dell’evento sarà Josa Gun. Tra gli organizzatori segnaliamo Filippo Ruggieri (info: 328.80.36.355) e Samuele Romano “Smarra”. (M. B.)

Festa di pensionamento del direttore

Pasquale Avolio Il direttore dell’Istituto Comprensivo I “Gabriele D’Annunzio” è andato in pensione. Dopo tanti anni passati dietro la scrivania della direzione didattica, il noto professore Pasquale Avolio, per raggiunti limiti di età, ha varcato la soglia della pensione. Molto affettuosi sono stati i festeggiamenti che il mondo della scuola gli ha dedicato presso il Lido La Bussola il giorno 10 giugno. Pubblichiamo alcune immagini del bel convivio organizzato dagli insegnanti, dal personale Ata e da tutte le componenti della scuola.

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e m o zio n e

. . . p e r di u n giorn o t u t t a l a v it a .

AL FOCOLARE DI BACCO - C.da Solagna, 18 - Roseto degli Abruzzi (TE) Tel. e Fax 085 8941004 - Mob. 393 9461096 - alfocolaredibacco@virgilio.it


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(tra Curiosità &

Quattro studenti del Moretti hanno vinto la

borsa di studio C.A.T. Su iniziativa della ACND S.r.l., Laboratorio abruzzese specializzato in “Controlli ed indagini non distruttive sulle strutture e sui materiali”, sono state bandite quattro borse di studio destinate agli alunni più meritevoli del terzo e quarto anno dell’indirizzo CAT (Geometri), sezioni A e B dell’Istituto Moretti di Roseto. Si sono distinti gli alunni: Antonella Carpegna (classe 3^ A CAT), Alessandra D’Annunzio (classe 3^ A CAT), Giacomo Savini (classe 3^ A CAT) e Michele Gjoka (4^ A CAT). I Docenti coordinatori di queste attività sono stati i proff. Marco Trifoni e Angela Mascia. L’iniziativa è riuscita a unire l’aspetto teorico con quello pratico, grazie a dei rilievi fatti direttamente a scuola, utilizzando modernissime apparecchiature. La cerimonia di premiazione si terrà nel mese di settembre.

Maria Pia Di Nicola si aggiudica il premio della critica a un concorso letterario nazionale

Il sette giugno 2014, ad Abano Terme, in occasione della celebrazione del IX Premio letterario Nazionale “Voci - Città di Abano Terme” dell’Associazione “Inplac” (insieme per la cultura), Maria Pia Di Nicola ha ricevuto il Premio della Critica per la poesia “Anima mia”. La poetessa ha avuto in dono anche un’opera dell’artista Rossella Circeo di Pescara. Rossella Circeo è pittrice e scultrice…e plasma, modella e fonde cristalli, vetri, terra e colori d’Abruzzo in un insieme di magica armonia. (P. S.)

La Virtus Roseto calcio compie 30 anni Per il presidente del sodalizio, l’ex vigile del fuoco Ezio Passa, è stata una vera festa, quella organizzata allo stadio Fonte dell’Olmo per ricordare, insieme agli amici, i trent’anni di attività nell’ambito del calcio amatoriale. La folta presenza di pubblico, di ex giocatori e delle autorità è stato il segno inconfondibile di come questa società nel corso degli anni abbia lavorato con giudizio, creando una delle più belle realtà per coloro che si dilettano il sabato sui campi di calcio. Nella foto da sinistra: Maurizio Piccioni (allenatore), Mirco Vannucci (assessore allo Sport), Enio Pavone (sindaco di Roseto), Ezio Passa (presidente) e Douglas Di Marco (co-titolare della Dimarcolor, sponsor del sodalizio).


CI PIACE

Finalmente la manutenzione delle aiuole Dopo le polemiche dei giorni scorsi sulla scarsa manutenzione nelle frazioni, in modo particolare a Cologna Spiaggia, l’assessore ai lavori pubblici Fabrizio Fornaciari ha mantenuto fede alla promessa. Gli operai comunali, infatti, sono entrati in azione per la sistemazione delle aiuole sul lungomare colognese, con taglio delle erbacce e pulizia del marciapiede. Resta da risolvere il problema della potatura delle palme sul lato sud del lungomare. Ma l’amministratore rosetano ha preso l’impegno che a giorni verranno ultimati anche questi lavori,

non appena le condizioni meteo lo consentiranno. Le polemiche avevano interessato anche il problema del doppio senso proprio sul lungomare. Negli anni passati il provvedimento che istituiva il senso unico, in direzione nord (e senso di marcia opposto in via Acquaviva) entrava in vigore dal primo di giugno per essere rimosso a fine agosto, in coincidenza con la partenza di tutti i turisti. Quest’anno il senso unico è arrivato con una decina di giorni di ritardo. Ma finalmente è stato istituito. Adesso si attende il decollo della bella stagione.

NON CI PIACE

Parcheggi selvaggi sul lungomare Il primo fine settimana di giugno è stata un vero e proprio banco di prova all’insegna del “tutti al mare” (peccato per i recenti temporali) per il Comune di Roseto. Il malcontento è stato generato soprattutto dai disagi per il traffico in alcune zone del lungomare di Roseto e a Cologna Spiaggia. Auto parcheggiate in doppia fila e sosta dei camper sugli stalli riservati alle macchine. Il problema della sosta dei camper ha interessato in modo particolare anche il tratto sud del lungomare rosetano, oltre che quello centrale di Cologna. Ma proprio a Cologna recentemente è stata attrezzata

un’area a ridosso di via Bozzino. Una vecchia ordinanza sindacale vieta i bivacchi. Per fare un esempio, se lasciato sul parcheggio normale occupa almeno 2 stalli che potrebbero essere utilizzati da normalissime vetture. Tempo fa il sindaco Enio Pavone firmò un’ordinanza di divieto di bivacchi. Quindi sarebbe opportuno che durante l’estate venissero eseguiti maggiori controlli in tal senso. Nulla contro i camperisti, ma se esistono delle aree attrezzate per i loro mezzi, sarebbe forse il caso che venissero utilizzate, liberando i quindi i parcheggi sul lungomare.

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Piazza della Libertà, cuore della città, si rianima grazie alle iniziative dell’associazione commercianti e artigiani. L’evento “Buon gusto”, consistente di una mostra di prodotti enogastronomici, ha coinvolto sia i grandi, con le degustazioni e la musica travolgente dei ritmi della pizzica, sia i piccini, grazie ai giochi con gonfiabili e clown, il tutto addolcito da zucchero filato per tutti. Si spera vivamente che altre iniziative possano riportare il passeggio e l’intrattenimento in questo posto, sicuramente il più adatto come luogo di aggregazione, grazie alla presenza di verde e di panchine.

di TIZIANO ABBONDANZA

CI PIACE

a pineto, successo per l’evento “buon gusto”

Il campo di pallavolo all’aperto della Scuola Media del centro da troppi anni è in abbandono. Oltre a mancare della rete ed avere un manto imperfetto, è diventato parcheggio di auto che lasciano sul fondo olio e questo provoca cadute con conseguenze di distorsioni e lesioni. Bisognerebbe vietare l’ingresso alle auto e cominciare a pensare alla manutenzione, altrimenti i costi di rifacimento poi saranno sempre più esosi.

INFORMATIV A PER I CITTADINI

AR

Legge Regionale del 10 agosto 2012 n. 41 (BURA), che disciplina la materia funeraria e di polizia mortuaria cambia in modo radicale gli assetti dei compiti e delle funzioni in merito al trattamento del caro estinto. Ad esempio ora, per il periodo di osservazione, il trasporto del defunto – dall’ospedale a casa - è consentito prima delle 24 ore, previa documentazione. A riguardo, l’azienda Antonio Ruggieri S.r.l. garantisce il servizio di trasporto a costi contenuti, determinati in base all’impegno e, soprattutto, mette a disposizione presso i locali della sua azienda una sala di commiato a titolo gratuito. Inoltre, per ceneri e cremazioni ci sono tariffe ben definite, non elevate, se non inferiori a quelle di un funerale normale. La nuova Legge Regionale permette di conservare le ceneri privatamente o, se lo si desidera, è possibile disperderle in luoghi adatti. La nuova regolamentazione definisce, quindi, in modo chiaro le procedure in ambito mortuario. Pertanto è opportuno rivolgersi sempre a strutture specializzate che offrono servizi adeguati per tutte le esigenze, diffidando da chi non conosce le procedure e alimenta i costi ingiustificatamente.

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NON CI PIACE

UN CAMPO DA PALLAVOLO ABBANDONATO


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Caro Direttore, in relazione al Vostro articolo pubblicato su un recente numero di Eidos, riguardante l’inquinamento acustico dei locali pubblici e dichiarazioni sul freno alla vita turistica cittadina, il “Comitato antirumore centro-citta” precisa quanto segue: nelle riunioni in sala comunale , intercorse con i rappresentanti degli esercenti locali pubblici e “comitato antirumore lungomare”, non si è mai parlato o accennato alla riduzione dei volumi sonori dalle ore 22,00, ma ad una loro ragionevole riduzione dalle 01,00, quindi le affermazioni al riguardo sono gratuite e strumentali. Per quanto riguarda la determinazione di eventi limitati durante la settimana,

il nostro comitato dissente da questa presa di posizione e linea guida, in quanto si ritiene che la libertà imprenditoriale deve essere predominante, ma all’interno di nette e verificabili regole acustiche e di ordine pubblico, tali da non lasciare campo libero a situazioni lesive della quiete pubblica. In ultima analisi, IL BUON SENSO deve essere alla base degli eventi musicali e non l’egoistica logica monetaria lesiva dell’altrui quiete. Comunque sia, si è da noi ribadito che il codice sia penale che civile tutela inequivocabilmente questi diritti. Per quanto riguarda l’ordinanza al riguardo espressa dall’attuale Giunta: essa prevede un controllo fonometrico dei locali, e non l’indiscriminata libertà di “decibel” sino alle ore

03,00 come alcuni avevano lasciato credere, per interessi sia privati che elettorali. Quindi, le affermazioni fatte dall’assessore Maristella Urbini & c., sulla presunta inibizione musicale e dormitorio voluto “da pochi”, viene totalmente smentita e rispedita al mittente, dalle considerazioni esposte nelle ultime due riunioni fatte dai comitati, gestori e rappresentanti politici, alle quali tra l’altro l’assessore non era presente e di cui avrà avuto vaghe notizie per sentito dire. Disponibili ad ulteriori chiarimenti, salutiamo distintamente.

Orlandi Francesco , rappresentante “Comitato Antirumore Centro Citta”


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Via libera al nuovo

Piano Spiaggia

Il Consiglio Comunale di Roseto ha approvato a maggioranza lo strumento demaniale. Ma per il Partito Democratico e le altre forze di sinistra della città si tratta di un provvedimento che penalizzerà negli anni il litorale rosetano

R

oseto ha il suo nuovo piano spiaggia. Il Consiglio Comunale nella seduta di giovedì sera, infatti, ha approvato a maggioranza lo strumento che andrà a disciplinare per i prossimi anni il demanio costiero. Non sono mancate le polemiche tra il centro destra, che governa la città, e le forze di minoranza che hanno contestato apertamente questo piano, considerato un privilegio per pochi. Dito puntato soprattutto sul fatto che il litorale centrale rosetano perde di fatti un’ampia porzione di spiaggia libera (le concessioni attuali saranno ampliate). E a nulla sono valse le spiegazioni degli amministratori locali circa la disponibilità di oltre il 25 per cento di spiaggia libera su tutto il litorale rose-

tano, con maggiore concentrazione sul tratto di Cologna. Il piano comunque ha ottenuto il parere contrario di tre consiglieri del Partito Democratico, Simone Tacchetti, Enzo Frattari e Raffaella D’Elpidio, e del capogruppo della lista civica per Teresa Sindaco Massimo Bianchini. I voti favorevoli sono stati quelli dei consiglieri di centro destra Enzo Di Giulio, Attilio Dezi, Romano Iannetti, Antonio Norante, Camillo Di Pasquale, Nicola Di Marco, Filiberto Di Giuseppe e del sindaco Enio Pavone. Non erano presenti al dibattito i consiglieri dichiarati incompatibili Teresa Ginoble, Flaviano De Vincentiis e Pasquale Di Felice per la minoranza, Alberto Caporaletti e Gianfranco Marini per la maggioranza. L’amministrazione comunale è convinta che il nuovo pia-

no spiaggia possa essere una nuova occasione di sviluppo turistico-economico per Roseto in quanto lo strumento consentirà la realizzazione anche di nuovi chalet. Intanto, ne sorgerà uno all’altezza del Mion Gran Hotel che sarà gestito da un’associazione di volontariato. La struttura dovrà avere tutti i confort a sostegno dei diversamente abili. Va anche detto che, su proposta del capogruppo del Pdl Norante, anche gli altri lidi rosetani dovranno adeguarsi nell’offrire servizi all’altezza per chi ha problemi di disabilità. Per il Partito Democratico l’amministrazione Pavone verrà ricordata per aver approvato un piano che elimina le spiagge libere sul capoluogo lasciando solo piccoli varchi in corrispondenza dei canali di scolo a mare. “Elimina i luoghi di aggregazione sociale e culturale sul mare”, sostiene il segretario dell’Unione Comunale Simone Tacchettu, “prevede un allargamento insufficiente del lungomare nord a discapito della passeggiata e della pista ciclabile; prevede ombreggi solo per alcune attività alberghiere presenti sul litorale; non crea occupazione attraverso nuove concessioni; dà la possibilità solo ad alcuni balneatori di diventare dei veri e propri latifondisti del mare; priva Roseto di un futuro turistico. Fare turismo per una località come la nostra significa sfruttare al meglio tutte le potenzialità anche territoriali presenti e creare le condizioni perché i turisti vengano e rimangano a Roseto e non certo aumentare il numero di ombrelloni presenti in spiaggia. Il nostro giudizio non può che essere negativo. Purtroppo chi pagherà le conseguenze di queste scelte scellerate sarà la città e non l’amministrazione sorda alle esigenze dei cittadini”.


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Pietro Iaconi I genitori gli hanno insegnato quanto sia duro il lavoro, ma anche che la vita offre tante soddisfazioni. E il nostro una l’ha saputa cogliere al volo: la promozione storica in C2 che la Rosetana ottenne per la prima e unica volta di William Di Marco

Pietro Iaconi

Il disegno era la sua materia preferita, così il percorso del Liceo Artistico fu una conseguenza. Poi l’università, il matrimonio, la professione di architetto, i tanti traguardi lavorativi e l’esperienza indimenticabile - insieme a un gruppo di amici veri - come presidente di quella Rosetana che se la giocava con le squadre più blasonate del calcio che conta. Ma di quell’occasione, purtroppo, se ne accorsero in pochi

ricordi

La fusaggine tra le dita lasciava un segno evidente e al contempo delicato. Quel particolare carboncino composto da grafite pura, era indispensabile per realizzare degli schizzi veloci di disegni ben più complessi che prendevano corpo sui banchi di scuola, da sottoporre poi al giudizio dell’insegnante. E nel fare tali bozzetti, la polvere nera si depositava sui polpastrelli così da dare il via alle sfumature che tanta grazia davano a un quadretto appena creato. In queste semplici operazioni di didattica artistica, il giovanissimo Pietro Iaconi ricollegava i ricordi legati alla sua infanzia trascorsa in Belgio, quando i suoi genitori lavoravano dentro e sotto quelle miniere che, certo, davano il giusto sostegno economico, ma che al contempo chiedevano un prezzo altissimo in termine di salute. I carboncini tra le dita ora lo studente Iaconi li utilizzava per dare spazio alla sua creatività, al suo istinto progettuale che nel disegno realizzava una parte dei suoi sogni, ma il richiamo a ciò che aveva vissuto nella breve esperienza tra gli emigranti italiani nel cuore dell’Europa era inevitabile. “Quante volte vedevo mio padre - racconta oggi con il rammarico di chi allora non era affatto a conoscenza delle gravi conseguenze che ci sarebbero state - tornare completamente nero, ricoperto da uno strato di polvere di carbone, in cui dal volto scuro emergeva solo il colore degli occhi”. Poi la vita per lui si è spostata in quella che era il luogo d’origine dei suoi e così Roseto degli anni ‘60 e ‘70 lo ha visto crescere, donandogli tante soddisfazioni in termini lavorativi, ma soprattutto sportivi, lui che atleta lo era stato solo per divertimento. Invece il riconoscimento più grande che la squadra locale di calcio, la gloriosa Rosetana, doveva raccogliere sui rettangoli verdi aspettava proprio lui per fregiarsi del più alto e ambito traguardo che gli “azzurri” locali avessero mai ottenuto. Una mitica e storica promozione in serie C2, per raggiungere quella vetta che da una vita

lo sport cittadino rincorreva e che nemmeno nei mitici anni del boom economico o della decade successiva, quando al Campo Patrizi arrivavano flotte di tifosi in migliaia di unità, aveva mai ottenuto. Due campionati tra i professionisti furono il coronamento di un lavoro di équipe che il presidente Iaconi si porta dentro come un ricordo straordinario, anche se poi la comunità non seppe sfruttare un’occasione d’oro per avere una vetrina a livello nazionale che avrebbe portato solo visibilità e pubblicità turistica indiretta, da poter investire in termini economici. Tuttavia oggi non c’è rammarico di quello che poteva essere: a dominare sono ancora i ricordi delle belle esperienze di un periodo che è ormai consegnato alla storia della città e che lì rimarrà per sempre, a inorgoglire gli amanti di quella sfera di cuoio che sa gonfiare i cuori degli appassionati, allo stesso modo di quando la palla finisce nella rete di una porta nel momento dell’apoteosi del gol. Adesso siamo pronti: l’arbitro può fischiare l’inizio della nostra chiacchierata. Belgio, miniere, Roseto: rimettiamo un po’ di ordine. Certo. Sono nato a Charleroi in Belgio il 6 dicembre 1955. I miei genitori erano emigrati dal 1952 e lavoravano entrambi in miniera. Mio padre Cesare, che era di Roseto, scendeva ogni giorno in quelle gallerie a centinaia di metri sotto terra e risaliva quando era il momento di andare a casa. Mia madre, Giulietta Ricciutelli di Casoli di Atri, lavorava anche lei lì, ma in superficie. Il lavoro era differente, però solo apparentemente: anche lei era a contatto con il carbone, perché lo doveva pulire. Certe volte vedevo tornare papà completamente nero, quando non faceva in tempo a farsi la doccia nel luogo di lavoro. Quella polvere scura gli si attaccava dappertutto, finendo direttamente nei polmoni. Infatti entrambi sono morti giovani di silicosi. È la fine che hanno fatto in molti. Mio padre, che faceva il contadino, lavorava per Barba e coltivava delle



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Charleroi (Belgio), 1959. Il piccolo Pietro ritratto a casa all’età di quattro anni

Barcellona, agosto 1988. Pietro Iaconi con la moglie Anna Maria Grillotti e i figli Francesca e Alessandro

proprietà a Faiete di Cellino Attanasio. Una volta sposato, con la moglie partì per cercare fortuna. E da quel 1952 rimase in Belgio per una decina di anni. I miei ricordi di quel periodo sono legati alla casa dove abitavamo, in cui c’era una grande cucina con una imponente stufa, ovviamente a carbone, che riscaldava tutto l’ambiente. C’era anche un giardino davanti e per me era una gioia quando passava il gelataio. Tuttavia erano tempi molto duri e difficili. Proprio quando i miei erano lì ed io ero appena nato, ci fu la tragedia di Marcinelle, con 264 morti su 274 presenti, di cui 136 italiani. Tra questi la maggior parte, cioè 60 persone, proveniva dall’Abruzzo. Gli emigranti della nostra terra quell’8 agosto del 1956 non se lo dimenticheranno mai più e nemmeno noi come famiglia. Mio padre conosceva molte delle vittime di allora, poiché Marcinelle è una località del comune di Charleroi. Sono ritornato successivamente in quei luoghi, anche per lavoro. Ebbene, vedere quel pozzo della tragedia, che oggi è diventato un monumento, è veramente commovente. Molti dei nostri connazionali vivono ancora lì e personalmente ho dei cugini che stanno a Charleroi. D’altronde il Presidente del Consiglio belga, Elio Di Rupo, è figlio di emigranti abruzzesi, le cui origini sono di S. Valentino in Abruzzo Citeriore in provincia di Pescara: questo la dice lunga sul legame che abbiamo con quel Paese. Poi il rientro in Italia. Ritornammo per un semplice motivo. Mio padre, vedendo che avevo iniziato la prima Elementare a Charleroi, si chiese se farmi studiare lì o in Italia. Non ebbe dubbi per me, che fino ad allora ero figlio unico: rientrò nella sua Roseto, acquistando un appezzamento di terra tra S. Giovanni e Casal Thaulero, nella zona dove oggi sorge l’autoporto, tornando a fare il contadino. Parlavo francese e dovetti da subito adattarmi all’italiano. Frequentai le Elementari a Casale e nel frattempo, siamo nel 1963, nacque mia sorella Giuliana. Ebbi problemi di ambientamento, io che di italiano non conoscevo nulla, ma come capita spesso ai bambini, mi inserii immediatamente e così feci amicizia con i compagni di allora. La classe era piccola di numero ed eravamo appena sei alunni, i cui nomi me li ricordo. C’era Claudio Savini, con il quale ho condiviso l’esperienza della Rosetana, poi Vincenzo Intellini, Ferretti, Gianni Di Francescantonio, una ragazza e il maestro era il padre di Gianni, cioè Alfredo Di Francescantonio detto “l’americano”. Finito il ciclo dei cinque anni, mi segnai alla Scuola Media Fedele Romani. Anche in questa circostanza feci amicizia con alcuni

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Roseto, 2002. Finale di Coppa Italia Abruzzo categoria Eccellenza. La Rosetana vince il trofeo contro il Celano. Al centro della foto l’allenatore Fanì e il presidente Iaconi. A sinistra di Fanì, il direttore sportivo Luigi Cima

compagni i cui nomi erano e sono Antonio Norante, Tommaso Smaldino, Dorino Toscani, Michele Di Felice, Silvio Sperandii, Mario De Santis e tanti altri. Poi mi iscrissi al Liceo Artistico di Teramo, sezione Architettura, ma in classe non c’era nessuno di Roseto. La scelta fu consequenziale al fatto che mi piaceva disegnare e avevo le idee ben chiare su quello che avrei fatto. Cioè la scelta dell’università di Architettura? Non proprio, nel senso che tra le opzioni c’era pure Ingegneria Aereonautica a Pisa, ma poi mi iscrissi alla Facoltà di Architettura a Pescara. In quegli anni accaddero molte cose, quasi tutte nel giro di pochissimo tempo. Intanto prima della laurea mi ero già abilitato all’insegnamento, tant’è che feci alcune supplenze alle Medie Romani di Roseto. Ma la scuola non era compatibile con i miei impegni universitari e così lasciai perdere. Intanto conobbi la mia futura moglie. Lei, Anna Maria Grillotti, viveva a Rieti e frequentava la Facoltà di Lingue a L’Aquila. Ci incontrammo casualmente nella sua città, nel senso che io facevo in quel periodo karate e andai a fare delle gare a Velletri. Al ritorno, mi fermai a Rieti a salutare un amico. Conobbi lì Anna Maria, che oltretutto veniva a passare le vacanze estive a Roseto. Ci sposammo quando avevo 21 anni e nel 1978 nacque Alessandro, oggi architetto che lavora con me, mentre nel 1980 arrivò Francesca. Intanto nel 1977 mi ero trasferito in Viale Europa, al numero civico 54 di Campo a Mare e sotto casa aprii il mio primo studio. Erano anni in cui le frazioni di Voltarrosto, S. Petronilla e la stessa Campo a Mare erano in forte espansione e il lavoro non mancava. C’erano da fare delle nuove abitazioni, delle sopraelevazioni, delle palazzine e così iniziai a lavorare bene. Nel frattempo fui coinvolto dalla politica locale. Diventai consigliere comunale per due legislature, a partire dal 1977 nelle file del Partito Comunista Italiano, sotto il sindaco Giovanni Ragnoli. C’erano allora delle giovani forze come Maria Pia Di Nicola, Francesco Nardinocchi, Guerino Dezi ed altri, ma ben presto capii che la politica non era per me, in quanto non mi riconoscevo in quell’ambiente. Intanto il lavoro avanzava. Devo dire che le occasioni non mancavano. Conobbi per una serie di combinazioni fortuite la famiglia Citterio, quella dei salumi. Fece da tramite Ivan Costantini, il famoso concessionario Fiat che in quegli anni aveva costruito una sede a sud di Roseto, di fronte dove oggi c’è il supermercato Eurospin. Fui io a progettarla e siccome i Citterio volevano investire in Abruzzo e

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Tolentino, 2003. Il pareggio ottenuto sul campo della locale squadra permette alla Rosetana di accedere per la prima volta in Serie C2. Al centro l’allenatore Antonio Ceccarini con il presidente Iaconi

Roseto, 2003. Cena sociale al ristorante “Hercules” dopo la conquista della Serie C2. Da sin. si riconoscono: Mimì Fasciocco, Pietro Iaconi, Franco Sbrolla

conoscevano il dott. Costantini, fu lui che mi mise in contatto con gli industriali lombardi e da lì nacque una collaborazione che è durata negli anni ed è tuttora in essere. I primi contatti ci furono sul finire degli anni ‘70 e così prese corpo l’idea di fare un prosciuttificio a Isola del Gran Sasso. Non investirono a Roseto perché il clima marino era poco adatto alla stagionatura, per una questione di umidità. Dopo di che, avendo la Citterio acquisito il marchio dei biscotti Lazzaroni, sempre a Isola nacque l’industria dolciaria, che ha avuto anche molti dipendenti rosetani. Mi specializzai nella realizzazione di capannoni dedicati al settore alimentare, costruendo delle strutture un po’ in tutta Italia, da Parma a Milano e anche all’estero. Non tralasciavo, però, le civili abitazioni e così, insieme al costruttore Leo Pinciarelli di Notaresco, che aveva fondato una società con partner romani, realizzai le due palazzine ubicate a sud di Roseto, nella zona dell’attuale rotonda tra la S. S. 16 e la S. S 150. In una di queste fissai il mio studio che tuttora ho e dove sto progettando i miei lavori futuri. E pensare che la Rosetana non era nei suoi piani... È proprio così, nel senso che mai avrei pensato di diventare presidente del sodalizio biancazzurro o azzurro, per i puristi. La Rosetana era scesa in Prima Categoria e Fernando Vannucci mi invitò a una riunione. Mi piacque il clima che si instaurò da subito. Diventammo tutti amici e incominciammo a perseguire un progetto, cioè quello di rilanciare la squadra di calcio. Era il 1997 e diventai primo socio; iniziammo la stagione in Prima Categoria con l’allenatore Giuseppe Palazzese. Ottenemmo il salto in promozione e l’anno dopo, con Federico Proietto in panchina, vincemmo il campionato. Due anni di Eccellenza e nel secondo centrammo un obiettivo estremamente importante: approdare in serie D, cioè Campionato Nazionale Dilettanti girone F, sotto la guida del tecnico Daniele Fanì, cosa che era avvenuta solo pochissime volte prima, soprattutto perché nello stesso anno vincemmo la Coppa Italia Abruzzo di Eccellenza. L’aspetto straordinario fu che nel primo anno di questa nuova serie ottenemmo quello che non era mai accaduto nella nostra città: guadagnammo la serie C2, entrando per la prima volta nella storia nel campionato professionistico. Approdammo in questa nuova categoria con in panchina Antonio Ceccarini e poi rimanemmo due anni tra i professionisti, guidati dal tecnico Roberto Cappellacci e Danilo Pierini. Ma già nel secondo anno, le cose non quadravano, così lasciai. Purtroppo nella stagione successiva con il presi-

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Roseto, 1999. Al vecchio Campo Patrizi. Da sin. Luciano Croce, Gianfranco Marini, Nicola Crisci, Fernando Vannucci, Franco Di Bonaventura e Pietro Iaconi

dente Pasquale Iezzi la squadra non trovò i fondi necessari per iscriversi e finì quella bella avventura. Rimanemmo tutti un po’ scottati, perché fare calcio a Roseto è molto difficile se non impossibile. La nostra città ha nel suo Dna il basket che, oltretutto, proprio in quegli anni era nella massima serie. Noi in serie C2 avevamo 50-60 paganti la domenica e paradossalmente incassavamo molto di più in Eccellenza, data la presenza di molti tifosi delle squadre ospiti della zona. In tal senso ci fu in tutti noi una forte delusione. Il ricordo più bello di quel periodo. Diversi, ma la partita pareggiata a Tolentino, che ci permise di guadagnare la C2 direttamente sul campo, me la porterò sempre nel cuore. Era l’ultima giornata e se la squadra marchigiana avesse vinto, ci costringeva ai play off. Invece, dopo essere stati in vantaggio per uno a zero e aver subito due reti, pareggiammo all’ultimo minuto, proprio quando i tolentinati già erano in festa. Il gol di Arancio ci fece esplodere tutti di gioia, compreso il numeroso pubblico rosetano che ci aveva seguito. Ma di quella esperienza della Rosetana voglio ricordare anche dei pilastri che hanno consentito quegli ottimi risultati, come Gino Iachini, vero appassionato ed eroico dirigente con una passione immensa, tant’è che lo sta dimostrando ancora oggi, poi Claudio Savini, Fernando Vannucci, Luigi De Leonardis, Angelo Lozzi ed altri, i quali diedero un grande contributo. La città di Roseto, tuttavia, non seppe cogliere l’occasione della visibilità della C2, dal momento che eravamo su tutti i media nazionali ogni giorno, perché il calcio in Italia è veramente seguito ed è un’istituzione. Come vede oggi la sua Roseto. È una città che amo, ma che ha perso molte occasioni. Non ha una sua identità, perché non ha fatto mai una scelta precisa. Sotto il profilo urbanistico, andrebbe ideato un piano di sviluppo di tipo nuovo, organico, cercando di preservare il territorio e non alimentando dei veri obbrobri, come sono stati l’autoporto o viale Makarska. Dobbiamo creare delle nuove opportunità per i giovani e uscire dal limbo in cui ci siamo ficcati nelle ultime decadi. Il telefono squilla continuamente, gli appuntamenti incombono. È la giornata tipo dell’architetto Iaconi, già pronto per nuove avventure e per progetti di moderna urbanizzazione. Dalla finestra entra nella stanza il colore azzurro del cielo, in una primavera che avanza e che gli ricorda qualcosa di importante che lui ha fatto per la sua città.

Pubblicati: 1 Eleonora Filippone Thaulero; 2 Pasquale Zeppilli; 3 Sandro De Simone; 4 Domenico Di Battista; 5 Genovino Ferri; 6 Concetta Scaccioni; 7 Ettore Alcini; 8 Bruno Zenobio; 9 Mario Di Leonardo; 10 Romano Chiappini.


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Trofeo

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LA STORIA DEL BASKET PASSA PER ROSETO 69^ Edizione al PalaMaggetti, dal 19 al 21 giugno 2014, con le Nazionali Under 20 di Italia, Grecia, Polonia e Russia

1945. Un momento della prima edizione, al campo della pineta. [Archivio Luigi Braccili] 1945. Roseto e Napoli prima della Finale, vinta dai partenopei. [Archivio Comune/Italcolor]

1949. Strong, del Gira Bologna, con Perrella. [Archivio Comune/Italcolor]

1976. Dino Meneghin con l’Italia. [Archivio Luigi Braccili]

Il basket e la cultura dei campanili senza frontiere

2000. Italia-Jugoslavia. Meneghin contro Bodiroga. [Ciamillo&Castoria]


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1950. Aldo Giordani. [Archivio Comune/Italcolor]

1956. Roseto-Roma. Emidio Testoni contro De Carli. [Archivio Comune/Italcolor]

1957. George Bon Salle, del Simmenthal, e Giovanni Giunco (secondo da destra). [Archivio Comune/Italcolor]

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1957. Vittorio Pomilio, a canestro, e Remo Maggetti del Roseto. [Archivio Comune/Italcolor]

1952. Milano-Bologna. Sandro Gamba in attacco. [Archivio Comune/Italcolor]

1985. Oscar Schmidt con Caserta. [Cristian Palmieri]

2006. Marco Belinelli in Fortitudo BolognaMaccabi Tel Aviv. [Roberto Grillo]

l Trofeo Lido delle Rose – che Aldo Giordani ribattezzò “Il Torneissimo” – torna internazionale per la 69^ Edizione, impreziosita dai Campioni d’Europa in carica dell’Italia Under 20. Si gioca con girone all’italiana al PalaMaggetti, ingresso libero, dal 19 al 21 giugno 2014. Giovedì 19 alle ore 18 c’è Russia-Grecia, alle 20 Italia-Polonia. Venerdì 20, alle 18 Grecia-Polonia e alle 20 Italia-Russia. Sabato 21, alle 18 Polonia-Russia e alle 20 Italia-Grecia, prima della quale sarà ricordato con un minuto di raccoglimento il giornalista e scrittore rosetano Luigi Braccili, al quale sarà intitolato il trofeo che andrà al miglior giocatore. Per omaggiare degnamente il torneo estivo più antico d’Europa, e forse del Mondo, proponiamo alcune foto significative delle passate edizioni, grazie ad archivi personali e a quello comunale.

1965. Radivoj Korac in mezzo a tifosi rosetani. [Archivio Comune/Italcolor]


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1956 – 1° elementare “G.Milli” ( Maria Cordoni)

In alto (da sinistra): Francesco Torieri, Salvatore Ruggeri, Mimmo Di Marco, Luciano Di Giandomenico, Vincenzo Lallone, Giovanni Stuardi, Franco Sacripante, Edoardo Savini, Igino Addari, Carlo Di Bernardo, Antonio Di Giovanni. Al centro: Vincenzo Moretti, Gabriele Di Giandomenico, Camillo Di Pasquale, Alberto Di Frischia, Emidio D’Antonio, Pasquale De Santis, Nino D’Emilio, Luciano Di Sante, Ennio Ruggieri, Andrea Leoncini, Mario Di Giovannantonio, Vincenzo Sorichetti, Filiberto Di Giuseppe, Vincenzo Di Bonaventura. In basso: Raffaele Coticchia, Orazio Di Bonaventura, Enrico Merlini, Giuseppe De Colli, Eros Citron, Alberto Savini, Umberto Sperandii, Ermanno La Molinara, Giuseppe De Simone, Franco De Colli.


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T

CALCIO ROSETANO IN ALTO MARE

anti se ne informano sporadicamente, pochi se ne interessano costantemente e pochissimi se ne occupano in prima persona. La storia del calcio rosetano degli ultimi tre decenni potrebbe essere riassunta in queste poche parole. Nei giorni scorsi si è tenuto un incontro tra alcuni dirigenti delle società calcistiche locali ed il sindaco Pavone per decidere le sorti di una delle compagini più antiche (fondata nel 1924) d’Abruzzo, la Rosetana. Come già verificatosi nelle ultime stagioni, il patron Gino Iachini ha annunciato l’intenzione di lasciare il sodalizio biancazzurro ed in questo caso sembrerebbe fare sul serio. D’altronde da diverso tempo prova a coinvolgere, senza alcun risultato, imprenditori locali per contribuire a mandare avanti la società. In realtà, pare che Iachini sarebbe ancora disposto a dare un suo apporto, seppur inferiore al passato, se davvero qualcuno gli dimostrasse un

di PIERGIORGIO STACCHIOTTI

supporto concreto. Però la Rosetana avrebbe contratto col passare degli anni un passivo superiore al milione di euro e questo potrebbe essere uno dei motivi che allontanerebbe possibili investitori, compresi i dirigenti delle altre formazioni locali. Un’ipotesi saltata fuori dalla riunione svoltasi col primo cittadino sarebbe quella di far fallire i biancazzurri, con tutti i suoi debiti, e contribuire “a fare grande” quella che oggi è la Rosburghese ( che milita in Prima Categoria). La “condicio sine qua non” posta dagli altri dirigenti rosetani per garantirne il supporto sarebbe quella di cambiarne l’organigramma al proprio interno, in attesa di potersi riappropriare della denominazione Rosetana fra un anno, come previsto dalla legge.


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Donati 3 nuovi computer alla biblioteca comunale L’iniziativa è stata portata a termine dall’associazione Cerchi Concentrici Promotor del professor William Di Marco. I supporti informatici sono stati acquistati coi proventi della vendita del suo libro “I Ricordi di Eidos”

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re nuovi computer donati alla biblioteca comunale di Roseto grazie ai proventi della vendita del libro “I ricordi di Eidos”, scritto dal professor William Di Marco, storico locale e fondatore dell’associazione Cerchi Concentrici Promotor, la stessa che ha portato avanti l’iniziativa. I supporti informatici andranno di fatto a potenziare la biblioteca locale, sostituendo i vecchi computer, ormai obsoleti e non più rispondenti alle esigenze dell’utenza. La consegna dei nuovi pc è avvenuta simbolicamente nel corso di una conferenza stampa durante la quale il professor Di Marco, accompagnato dalle sue collaboratrici ha spiegato il concetto di bongenismo, termine sconosciuto ma dal significato interessante e profondo. “Le imprese, coloro i quali hanno la possibilità di mettere qualcosa da parte per la col-

lettività dovrebbero aiutare a far crescere la nostra città”, ha sottolineato il professor Di Marco, “la nostra associazione in questi anni sta facendo proprio questo. Grazie ad una serie di iniziative, come ad esempio la vendita del libro “I ricordi di Eidos”, abbiamo acquistato i nuovi computer per la biblioteca comunale”. L’ultimo libro del professor Di Marco è in sostanza una raccolta di una serie di racconti e interviste a personaggi che hanno fatto in qualche modo la storia di Roseto. Tra i personaggi che figurano nel libro c’è anche lo storico Gigino Braccili, scomparso pochi giorni fa. Negli anni passati, sempre grazie alle iniziative della Cerchi Concentrici, sono stati acquistati defibrillatori per le squadre di calcio, un nuovo impianto acustico per il palazzo del mare e persino dei giochi per bambini. Non poteva che essere soddisfatta la direttrice della bibliote-

ca, Maria Antonietta Marano, che ha ringraziato il professor Di Marco per il gesto compiuto dall’associazione Cerchi Concentrici. “Avevamo proprio bisogno di nuovi computer”, ha detto, “perché quelli in dotazione sono ormai vecchi. I nostri utenti non sono solo giovani, ma anche casalinghe e anziani. E proprio alcuni anziani hanno imparato ad usare un personal computer con noi”. L’assessore alla cultura Maristella Urbini ha chiesto all’associazione di farsi promotrice di altre iniziative simili. “Roseto ha bisogno di queste cose”, ha detto la Urbini, “in un momento così difficile per tutto il nostro paese”. Intanto il Comune sta pensando di dotare ogni frazione di una piccola biblioteca, utilizzando soprattutto libri doppioni che attualmente sono custoditi nella struttura che si trova nelle immediate vicinanze della Villa Comunale.


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AYURVEDA

L’ARTE DI RIMANERE SEMPRE GIOVANI

È

la splendida cornice della Villa Filiani di Pineto ad aver ospitato nei giorni scorsi il seminario “L’ayurveda: l’arte di rimanere sempre giovani”, organizzato da Katiuscia Nevoso, titolare del Centro Elianto - Estetica e Benessere, in collaborazione con la Confcommercio di Pineto. “Ritengo sia importante diffondere la conoscenza riguardo l’Ayurveda, i suoi mezzi ed i suoi fini volti al benessere psico-fisico della persona e tesi a recuperare l’equilibrio spirituale alterato”, dichiara Katiuscia Nevoso, “Sin da piccola ho sognato di diventare estetista e circa 10 anni fa ho realizzato il mio sogno. Con il tempo e l’esperienza ho capito che la bellezza esteriore è legata a quella interiore. Da qui, dopo una lunga e attenta ricerca ho scoperto la medicina ayurvedica capace di migliorare noi tutti sia dentro che fuori”. Accade a volte che l’Ayurveda venga intesa in maniera riduttiva in una serie di terapie e utilizzo di sostanze naturali tese al rilassamento e abbinate a pratiche cosmetiche. In realtà, l’Ayurveda è la medicina tradizionale utilizzata in India fin dall’antichità che agisce mediante un approccio globale, relativo all’alimentazione, alla sessualità, alle relazioni, alla psicologia ed alla genetica, fornendo uno stile di vita volto al benessere, a migliorare la propria salute e a vivere più a lungo. Il termine Ayurveda deriva da ayur, longevità e veda, conoscenza rivelata. Si tratta di un sistema medico complesso che abbraccia sia la prevenzione che la cura ed ha i suoi fondamenti nelle scritture sacre dell’Induismo, operando mediante una concezione olistica di mente, corpo e spirito. All’interno del seminario tenuto a Pineto da Franco Valbonesi, insegnante e terapista di medicina ayurvedica da oltre 25 anni e docente onorario della Navajeevan School in Kerala, è stato, inoltre, evidenziato come nell’Ayurveda, la quale considera l’individuo nel suo essere psico-fisico, esistano sette diverse costituzioni,

di cui tre pure (vata, pitta e kapha), tre miste (vata-pitta, pitta-kapha e vata-kapha) e una tridoshica (vata-pittakapha), in cui l’individuo vata è in genere sottile, frettoloso, con carnagione scura, pelle secca, capelli e denti fragili, appetito e digestione variabili e sonno irregolare; l’individuo pitta ha, in genere, una corporatura media e proporzionata, capelli sottili e delicati, sudorazione abbondante, è coraggioso, intelligente e aggressivo e l’individuo kapha è generalmente robusto, con ossatura grande e tendenza ad ingrassare, ha un sonno profondo, pelle liscia, capelli folti, appetito normale, è calmo, tollerante, paziente e sicuro di sé. Sebbene ogni singola costituzione sia dominata da uno o più “dosha” (energie vitali), ogni individuo è la combinazione di tutti e tre i dosha presenti in proporzioni diverse. Solo una volta determinata la costituzione individuale si può procedere ai trattamenti più indicati per la persona poiché determinati cibi, erbe e trattamenti possono essere utili per qualcuno ma dannosi per altri. Il trattamento simbolo dell’ayurveda è lo Shirodara, da shiro, testa e dhara, colata, flusso. Si tratta di un tecnica durante la quale viene fatto colare un flusso continuo di olio caldo sulla fronte, dopo aver massaggiato completamente il corpo e, in particolare, la testa. Si tratta di un metodo purificante e rigenerante che elimina le tossine e allontana lo stress, fornendo uno stato di calma e recuperando la piena vitalità del corpo. È utile, inoltre, per ridurre emicrania, favorire la crescita dei capelli e donare luminosità alla pelle del viso. Elianto – Estetica e Benessere propone, inoltre, cristalloterapia, riflessologia plantare, balancing massage e altre tecniche rilassanti con aromaterapia.


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Il Torneo internazionale “Spiagge d’Abruzzo Cup” è una grande risorsa per Roseto È una delle manifestazioni che crea una qualificata visibilità alla nostra città. Ne abbiamo parlato con Camillo Cerasi, presidente dell’A. S. Roseto

L

o sport, con i valori che rappresenta e le emozioni che è in grado di suscitare, può costituire un valido elemento di promozione del territorio. Il torneo Internazionale “Spiagge d’Abruzzo Cup”, giunto alla 18esima edizione, è il fiore all’occhiello dell’A. S. Roseto che, oltre a promuovere le virtù del calcio e il rispetto delle regole, consente di far convergere nella nostra città un cospicuo flusso turistico proveniente da diverse nazioni del mondo. Incuriositi dall’aspetto qualitativo e dimensionale di questa importante kermesse, abbiamo

voluto porre alcune domande al Presidente della società, Camillo Cerasi. Che visibilità dà a Roseto il torneo Internazionale? Tanta. È un progetto sul quale lavoriamo un anno intero e ad ogni edizione, per rinnovarci, cerchiamo di contattare società che non hanno mai partecipato. Nel 2008 siamo riusciti ad impegnare 52 strutture ricettive della costa, poi ci siamo resi conto che la manifestazione assumeva degli aspetti sempre più ampi e a tratti ingestibili, per cui abbiamo capito che la dimensione giusta è quella di quest’anno, con cento squadre e quattro categorie. Nel corso degli incontri sportivi abbiamo contato anche seimila presenze di spettatori distribuite in quattro giorni.

E poi sono previsti dei riconoscimenti per particolari meriti legati al rispetto e alla lealtà. Sì, crediamo fermamente che lo sport, con le sue regole, può rappresentare una grande opportunità formativa per i più giovani. Per questo il torneo prevede l’assegnazione di una “green card” che può essere attribuita non solo ai giocatori, ma anche ai genitori o agli allenatori che si sono distinti per particolari meriti legati al rispetto e all’educazione. Ogni anno, abbiamo l’onore di poter assegnare un premio che ci viene donato dal Presidente della Repubblica e una rosa d’argento messa a disposizione dall’Amministrazione comunale. Secondo lei, come mai a Roseto il calcio non ha lo stesso seguito del basket? In realtà fino agli anni ‘70 convivevano benissimo, i match di entrambe le discipline registravano una nutrita partecipazione di pubblico. Moltissimi spettatori provenienti dai comuni limitrofi venivano a vedere le partite della Rosetana. Adesso non è più così. Si dovrebbe dare vita ad una squadra con le persone giuste al posto giusto, contrariamente a quanto è stato fatto da circa otto anni a questa parte. A proposito di “risorse” autoctone, quanto è difficile far emergere talenti da una realtà territoriale modesta come la nostra? Siamo molto soddisfatti sotto questo aspetto. Basti pensare alla carriera di Daniele Croce che nella prossima stagione esordirà in serie A con l’Empoli,

di MARTINA BIDETTA

con cui ha firmato un contratto di due anni. Jacopo Dezi è uscito anche dal nostro organico ed ora è centrocampista del Crotone (in prestito dal Napoli), mentre Luca Lulli è uno dei giocatori del Teramo più richiesti sul mercato. Anche i più piccoli Filippo Taddei e Tine Moris, che ora giocano con il Pescara, hanno fatto un ottimo campionato. Inoltre, il giovane Davide Bonavita, ingaggiato dal Poggio Degli Ulivi, è stato convocato con la Nazionale under 16. Quanto pesa l’attenzione delle famiglie? Abbiamo sempre puntato sui tre pilastri che sono alla base di una scuola calcio di qualità: la società sportiva, gli allenatori e la famiglia. Quest’ultima è un punto di forza per la buona riuscita del nostro lavoro. Quanto conta la professionalità degli allenatori? Molto. Coloro che vogliono intraprendere questa professione devono comunque partecipare a corsi di formazione predisposti dalla Federazione e devono conseguire un patentino che ha validità europea. Il nostro organico degli allenatori è coordinato da Mino Bizzarri per quanto riguarda il settore agonistico e da Irmo Marini per quanto concerne la formazione dei più piccoli. Cosa chiede alle altre realtà che operano a Roseto? Una maggiore concretezza. La condizione ideale, a mio avviso, è quella di creare una collaborazione tra le diverse società calcistiche che operano sul nostro territorio, perché la competizione in una realtà come la nostra non porta altro che all’autodistruzione. Chiedo, inoltre, un maggiore coinvolgimento dell’assessorato allo sport, perché soltanto con il sostegno reciproco si possono ottenere risultati soddisfacenti.


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Il Roma Club Teramo “Foschi”

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compie un anno

a festeggiato un anno di vita il primo vero club della Roma nato in provincia di Teramo e che porta il nome di Italo Foschi, fondatore dell’AS Roma, nato a Corropoli. Nei giorni scorsi nei locali di “Portorose” di Roseto gli iscritti e i simpatizzanti hanno preso parte alla cena organizzata per il primo anno di vita del club giallorosso. Si tratta a tutti gli effetti di un club ufficiale, affiliato alla UTR (Unione Tifosi Romanisti), quindi riconosciuto dalla stessa società capitolina, vista la rilevanza storica legata al nome di Italo Foschi, unico club in Italia che porta il nome del padre fondatore dell’AS Roma. A Corropoli, che ha dato i natali a Foschi, i dirigenti della Roma sono stati tempo fa donare una targa ricordo alla città, targa poi sistemata proprio nella casa natale del defunto presidente fondatore del sodalizio giallorosso. Grazie all’affiliazione alla UTR al Roma Club Teramo vengono riconosciuti diversi benefici come poter far entrare due alfieri in tribuna per l’apposizione del banner, la prelazione sui biglietti e mol-

ti altri vantaggi che l’AS Roma riserva ai club ufficiali. La sede è a San Nicolo dove è possibile seguire tutte le partite della squadra allenata da Garcia. Ma c’è poi la delegazione in rappresentanza del club che segue la squadra allo stadio Olimpico, con l’organizzazione di un pullman in occasione di tutti gli incontri casalinghi. Va detto, inoltre, che il Roma Club “Foschi” sul proprio banner che viene esposto allo stadio compare anche il logo della Regione Abruzzo, in relazione ai natali che proprio un abruzzese ha dato all’AS Roma. I tesserati nel primo anno sono stati un centinaio. Il presidente è Carlo Ferretti di Teramo mentre nel direttivo sono presenti Emanuele Recchiuti referente di costa, Marco Renzitti per la Valle del Vomano e Carlo Di Paolantonio per la Val Vibrata. In questi giorni il direttivo si sta dando da fare per le nuove iscrizioni e il rinnovo dei tesseramenti dei tifosi romanisti in vista della stagione 2014/2015. Per qualsiasi informazione contattare l’indirizzo email: romaclub.teramo@gmail.com.


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Antichi Percorsi l’azione delle Giacche Verdi

C

i hanno pensato le Giacche Verdi, gli iscritti all’associazione di volontariato di Roseto, a ripulire gli antichi percorsi. Da una settimana, armati di macete, rastrelli, decespugliatori e falci hanno iniziato a

tagliare canne ed erbacce che avevano ostruito il sentiero, rendendolo del tutto selvaggio. Si tratta di una vecchia strada, una sorta di mulattiera, che da via Colle Patito, nella zona nord di Roseto, consente di risalire sino a Montepagano. Un percorso di circa 3 chilometri che consente di ammirare un panorama straordinario, apprezzato soprattutto dai turisti e dagli amanti di escursioni, immersi nella natura. Un tempo questo tragitto veniva percorso da contadini che scendevano a valle per vendere i prodotti della loro terra. Oggi è invece considerato un percorso panoramico e salutare che in più di un’occasione le amministrazioni comunali che si sono succedute hanno inteso di valorizzare. Ma negli ultimi tempi la manutenzione è stata davvero scarsa. E a peggiorare

la situazione ci hanno pensato anche gli incivili. Ad esempio nel giorno di Pasquetta chi ha scelto questi luoghi per la scampagnata fuoriporta ha lasciato i propri ricordi: cartacce, plastica e lattine di bibite. Ne è scaturita anche una polemica, sollevata dai partiti di opposizione che hanno accusato il Comune di non adottare alcuna soluzione per pulire l’area e riconsegnare gli antichi percorsi alla collettività. Insomma, qualcosa andava fatto. E così ci hanno pensato i volontari dell’associazione Giacche Verdi, guidati dal presidente Daniele Scocchia, gli stessi che l’inverno scorso, mettendo a disposizione anche un mulo, collaborarono alla pulizia della spiaggia nella zona della riserva Borsacchio dopo che le mareggiate avevano scaricato ogni sorta di rifiuti.

Nel ricordo del maresciallo capo

Marcello Prosperi

E

’ stato ricordato con una cerimonia organizzata dall’associazione dei carabinieri la figura del maresciallo Marcello Prosperi nell’80° anno dalla sua nascita. All’appuntamento hanno preso parte la vedova del Maresciallo Prosperi, Mara, il figlio Cesare, familiari e parenti, il sindaco Enio Pavone, il vice-sindaco di Miglianico, Ester

Volpe, l’Ispettore Regionale Francesco D’Amelio, il Coordinatore Provinciale dell’Anc Pietro Piccioni, il Luogotenente Enzo Procida, comandante della stazione Carabinieri di Roseto e le sezioni Anc di Teramo e Colonnella, oltre a numerosi soci e tanti cittadini. Il maresciallo capo Marcello Prosperi nacque a Casoli di Atri il 4 giugno del 1934 e nel 1979 era residente a Roseto, dove vivono ancora la vedova ed il suo unico figlio con la famiglia. Il 12 aprile del ’79 il maresciallo Prosperi, appartenente al Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Penne, venne assassinato in un conflitto a fuoco durante un inseguimento a degli estorsori, ad Alanno Scalo. Soccorso, ma in coma profondo, venne accompagnato all’ospedale di Chieti dove spirò subito dopo il ricovero. “E’ stata una cerimonia molto toccante ed un do-

veroso ricordo di uomo dello Stato”, ha commentato il primo cittadino rosetano, “che ha dato tanto ed il cui ricordo è ancora vivo in tanti suo colleghi e semplici cittadini rosetani”. Il consiglio direttivo dell’Anc di Roseto ha espresso il sentito ringraziamento alle autorità e alle tante persone che hanno preso parte alla giornata commemorativa.


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Bullismo

presentati i dati del fenomeno

N

ei giorni scorsi - presso l’ISC “Cerulli” di Giulianova, nell’ambito del seminario-convegno “Prevenire il bullismo e i comportamenti a rischio: strategie di intervento a scuola” - sono stati presentati i risultati di un’importante indagine conoscitiva sul fenomeno del bullismo. Presenti al convegno la sociologa Dott.ssa Elena Buccoliero, autrice di diverse pubblicazioni sul bullismo, la coordinatrice regionale dell’Osservatorio Prof. Marisa Colletta Bottarel , la referente regionale e animatrice del convegno la Dott.ssa Daniela Magno, e un pubblico numeroso di insegnanti, dirigenti scolasti, polizia postale, consulta giovanile, medici, sociologi, psicologi e volontari, riunitosi per comprendere e prevenire i comportamenti violenti nelle realtà scolastiche regionali. Lo studio - promosso dal Gruppo provinciale sul bullismo di Teramo, con il coinvolgimento le scuole superiori di Nereto, Sant’Egidio alla Vibrata e Giulianova - è stato realizzato da due dirigenti sociologi, Valentina Iannetti del Ser.t di Nereto ed Emidio Cirilli del Ser.t di Giulianova. Secondo l’analisi dei dati - realizzata con la collaborazione del Dott. Cesareo Calcagni, psicologo presso l’ISC “Cerulli” di Giulianova - il bullismo, con un’incisione di circa il 60% nelle realtà osservate, è un fenomeno decisamente diffuso che necessita del costante monitoraggio degli esperti e che esula dai luoghi comuni del tipo: “c’è sempre stato”, “sono solo scherzi”, “servono per crescere”, trattandosi – invece - di un “cattivismo” diffuso. Tendenza che conferma in gran parte quella di altre ricerche realizzate in Abruzzo (dal Prof. Gabriele Di Francesco) e in altre regioni italiane. Come ha riferito la Dott.ssa Valentina Iannetti “Il bullismo è un

Dona anche tu un pò di

sangue!

di Biancamaria di domenico

fenomeno che nasce nel mondo adolescenziale ed esprime difficoltà affettive-relazionali di tutti i suoi attori: bullo, vittima e testimoni, attraverso una gestione maladattiva e violenta dell’aggressività. Le azioni di bullismo possono essere: dirette, verbali (minacce, calunnie), fisiche (aggressioni), indirette ( incluse quelle mediatiche), più subdole (diffamazione, le calunnie, ecc.). Quanto queste prevaricazioni siano mortifere per la vittima non può essere stabilito dai dati ma dalla vittima stessa che sente quando quel certo atto di bullismo l’ha “raggiunta e ferita”. Il bullismo si manifesta dalla preadolescenza (terza elementare in poi) all’adolescenza (scuola superiore) con la seguente modalità: più frequente nei primi anni e meno frequente ma più intensa, per persecutorietà, negli anni successivi (superiori)”. La scuola, palestra di apprendimento per la vita, può nascondere, nel suo tessuto di relazioni tra coetanei, una cultura di violenza poco presa in considerazione dagli adulti e spesso lasciata alla facili banalizzazioni. Le sfide più grandi che i ragazzi e le ragazze devono affrontare non sono tanto le interrogazioni o gli esami, ma i processi di inserimento nel gruppo dei coetanei e l’intreccio di relazioni con gli adulti-insegnanti. Ogni scuola ha una sua sub-cultura di convivenza. Il bisogno di “sentirsi parte”, di essere accolti e valorizzati, spesso può essere pagato a caro prezzo da chi per la prima volta accede agli spazi di vita di una scuola. Il gruppo dominate impone le sue leggi e i suoi prezzi da pagare per il “diritto di cittadinanza”. Chi non è disposto ad accettarne le richieste o non condivide i principi di prepotenza su cui si regge, diventa bersaglio di persecuzione e anche di prepotenza. E’ per questo doverosa la promozione attenta di una cultura della prevenzione e della comprensione degli episodi di violenza.

AVIS Comunale di Roseto Via Calabria, 7 – Roseto degli Abruzzi e-mail: avisroseto@gmail.com Cell. 329/7230960 Apertura sede ogni lunedì dalle ore 11,00 alle ore 12,00


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Quanti ann i ha di GIORGIA PASQUINI

L

il design?

L’idea di far qualcosa di utile e bello è un po’ insita nella storia dell’uomo. Ci accorgiamo che il discorso design non esula affatto dalla sfera infantile, che è uno degli ambiti più interessanti del disegno industriale

o spazio di una casa, di un ospedale, di un parco o di una scuola dovrebbe essere pensato a misura di bambino. Tutti gli spazi. Ovunque possiamo trovare un bambino e ovunque un bambino dovrebbe trovarsi a proprio agio. Ecco che ci accorgiamo che il discorso design non esula affatto dalla sfera infantile, che è, piuttosto, uno degli ambiti più interessanti e formativi anche a riguardo del disegno industriale. Alcuni dei più grandi designer italiani, non a caso, si sono interessati al mondo dei bambini e hanno creato così soluzioni, a mio dire, semplicemente straordinarie. Pensiamo a Enzo Mari, i cui progetti “per grandi” ci sono invidiati dal tutto il mondo, che si è concentrato sia sullo spazio, nel senso di ambiente, con pannelli componibili in cui sono rappresentati animali, piante, di diversi colori, da comporre a piacimento, per fantasticare sullo spazio e sulla concezione geografica; ma anche sui giochi più manuali, in particolare in legno, facendo leva sulla componibilità e sempre con il riferimento al mondo naturale (soprattutto animale). E poi c’è Bruno Munari (a cui, vi anticipo, dedicherò un articolo intero, o forse due o tre), esempio di ecletticità che ha investito tutte le sue competenze da designer e artista nel campo della ricerca infantile, in particolare nel gioco. Munari, per esempio, crea i libri illeggibili: librettini di carta colorata tagliati, sfrangiati, bucati e chi più ne ha più ne metta ma, assurdo, senza parole. Sì perché il bambino che si incontra con questa tipologia di libro può imparare a leggerlo giocan-

do, immaginando storie e azioni dietro i colori, i tagli i buchi e le sensazioni cartacee. Uno dei suoi progetti più divertenti poi è senz’altro “Meo Romeo”, a cui poi si aggiunge anche la “scimmietta Zizì”, giocattoli realizzati in Pirelli: l’azienda inizia a sperimentare l’uso della gommapiuma e Munari ci fa uscire un animale morbido, in fil di ferro, che finisce addirittura sulla mensola dello studio di Picasso. A chi gli chiedeva chi l’avesse ideato, l’artista rispondeva: “Certamente lo so. Un filosofo italiano: Bruno Munari!”. È un caso se Munari illustra anche un’edizione intera dei libri di Rodari? No di certo, con un risultato che è una bomba (ve lo assicuro io). È un caso che esista un “metodo Munari”, registrato, per una precisa metodologia didattica? E ricordate: “C’è sempre qualche vecchia signora che affronta i bambini facendo delle smorfie da far paura e dicendo delle stupidaggini con un linguaggio informale pieno di ciccì e di coccò e di piciupaciù. Di solito i bambini guardano con molta severità queste persone che sono invecchiate invano; non capiscono cosa vogliono e tornano ai loro giochi, giochi semplici e molto seri.” (Bruno Munari).


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Le brevi di

STALKING E VIOLENZA SULLE DONNE : COMBATTIAMO IL SILENZIO

MICHELA NARDI VINCE IL CONCORSO DI SCRITTURA INDETTO DAL LIONS CLUB ATRI-TERRE DEL CERRANO Il 31 maggio scorso si è tenuto ad Atri, nell’auditorium Sant’Agostino, il convegno “La violenza sulle donne: combattiamo il silenzio”. L’iniziativa è stata promossa dal Lions Club Atri-Terre del Cerrano, coinvolgendo gli studenti delle classi terze, quarte e quinte dell’Istituto A.Zoli con un concorso di scrittura relativo alla problematica dibattuta. Relatori del convegno, moderato dal giornalista di Repubblica Giuseppe Caporale, la pediatra psicoterapeuta Valeria Pirocchi, il sostituto procuratore della Repubblica di L’Aquila Antonietta Piccardi e la funzionaria alle politiche sociali della Provincia di Teramo Cristina Di Baldassarre. Secondo l’ISTAT oltre 14 milioni di italiane sono state, nel corso della loro vita, oggetto di violenze. Nella prima metà del 2013 i femminicidi da soli ammontavano a 66. L’Italia ha reagito con una serie di interventi legislativi a difesa della donna in un’opera di prevenzione della violenza, di punizione e di protezione delle vittime. Lions si sono attivati con incontri pubblici, coinvolgendo le istituzioni e le scuole per diffondere la sensibilità su questo argomento e perseguire un’educazione

alla legalità e all’ugualianza. Vincitrice del concorso di scrittura è stata Michela Nardi di Scerne, studentessa della 3^ liceo scientifico, docente Annamaria D’Arcangelo, con il racconto breve “Un nuovo giorno”. La commissione giudicatrice ha così motivato la premiazione : “L’autrice riesce a coinvolgere il lettore fino a renderlo partecipe dal punto di vista emozionale al dramma vissuto dalla protagonista, vittima di uno stalking, (…) e denota le sue capacità empatiche ed induce alla riflessione sull’entità del fenomeno e sulle possibili conseguenze drammatiche”. La diciassettenne Michela Nardi, oltre alla scrittura, coltiva la passione per la musica. Frequenta il corso di chitarra del Conservatorio “Luisa D’Annunzio” di Pescara ed è una musicista eclettica che spazia dal Jazz al Blues e alla canzone d’autore. Iscritta alla SIAE dal 2010, ha calcato importanti palcoscenici nazionali con la “Young Blues Band”, un gruppo di giovanissimi allievi della scuola musicale rosetana “Il Metronomo”. Attualmente Michela Nardi collabora con il chitarrista Tony Di Gabriele ed è impegnata alla realizzazione del suo primo CD con brani inediti.


Le brevi di

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Con la Festa del Sacro Cuore inizia l’estate I prossimi 27, 28, 29 giugno 2014 la parrocchia sarà in festa, rinverdendo una tradizione di ormai cinquant’anni. Come sempre il programma è nutrito, ma soprattutto l’evento ci aprirà le porte alla bella stagione. Con questa festa, è il caso di dire, inizia proprio l’estate. Di seguito il programma: VENERDI’ 27 GIUGNO Spettacolo in piazza San Piamarta- Ore 8,00 SANTA MESSA - Ore 19,00 SANTA MESSA SOLENNE; segue PROCESSIONE per le vie della parrocchia - Ore 21,15 spettacolo di TEATRO DIALETTALE della compagnia IL CARROZZONE di Antonio Capuani - Ore 21,15 cinema per i piccoli in oratorio - Stand gastronomici: apertura a conclusione della processione. SABATO 28 GIUGNO Spettacolo in oratorio San Piamarta - Ore 8,00 e 19,00 SANTE MESSE - dalle ore 16,00: stand di scambio/baratto, artigianato, vintage - Ore 21,15 spettacolo musicale con la BARON’S BAND, la band italiana che suona musica americana - Stands gastronomici: apertura dalle ore 19,30. DOMENICA 29 GIUGNO Spettacolo in oratorio San Piamarta - Dalle ore 8,30 stand di scambio/baratto, artigianato, vintage - Ore 8,00 e 19,00 SANTE MESSE - Ore 10,00 SANTA MESSA SOLENNE - Ore 21,00 FINALE della IIIª edizione del concorso canoro LA VOCE DEL CUORE - Ore 23,30 estrazione dei biglietti vincenti della LOTTERIA della festa 2014 - Ore 24,00 finale partecip-attivo: IL VOLO DEI MESSAGGI DEL CUORE con fantasioso lancio di palloncini - Stand gastronomici: apertura dalle ore 19,30.

“Laboratori gratuiti per la creazione d’impresa e la ricerca attiva del lavoro” I laboratori sono rivolti ai giovani inoccupati e disoccupati e si terranno a Roseto degli Abruzzi presso il Palazzo del Mare, Lungomare Trieste. Gli incontri previsti sono due. Il primo laboratorio, “I Giovani fanno l’impresa”, si terrà il 23 e il 24 giugno (ore 9:30) con l’obiettivo di fornire informazioni utili sull’avvio di un’impresa e su come trasformare le idee in progetti imprenditoriali concreti. Il secondo laboratorio, “Buongiorno Lavoro”, si terrà il 26-27 giugno (stesso orario) con l’obiettivo di aiutare i giovani a comprendere e analizzare il mercato del lavoro, fornendo validi strumenti per l’individuazione dei canali di ricerca del lavoro e per l’autocandidatura presso aziende ed enti locali. I laboratori sono previsti nell’ambito del progetto “Educazione alla legalità attraverso lo sport e il volontariato”, cofinanziato dalla Regione Abruzzo con i Fondi per le Aree Sottoutilizzate PAR FSC Abruzzo 2007-2013. Il Comune di Roseto degli Abruzzi, in collaborazione con i partner di progetto, intende creare momenti di avvicinamento e dialogo significativi tra i giovani e le Istituzioni, al fine di promuovere una cultura della legalità, della collaborazione con le istituzioni

e favorire l’interiorizzazione da parte dei ragazzi coinvolti nel progetto, di valori forti quali: il rispetto delle regole, l’accettazione “dell’altro da sé” e la capacità di sapersi relazionare e raggiungere obiettivi comuni. Per maggiori informazioni ed iscrizioni contattare il numero telefonico 085.79.91.546.


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Pineto

ROBERT VERROCCHIO SI INSEDIA E PRESENTA LA GIUNTA Si è insediato il nuovo Consiglio Comunale. Il sindaco ha presentato inoltre la sua squadra. Cinque gli assessori, tra questi due donne. Cleto Pallini sarà il suo vice, mentre Ernesto Iezzi confermato presidente dell’assise civica

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i è insediato il nuovo Consiglio Comunale di Pineto. Il sindaco Robert Verrocchio è stato ufficialmente proclamato primo cittadino dinanzi ad una platea gremita. Nessun cerimoniale festoso a base di panini con porchetta o altro. Ha scelto la sobrietà Verrocchio e ha annunciato che quei soldi che sarebbero serviti per i festeggiamenti verranno invece devoluti alla Caritas di Pineto che aiuta le famiglie in difficoltà. Una decisione che è stata molto apprezzata e che è stata salutata con un lungo applauso dai tantissimi cittadini che hanno assistito alla sua proclamazione. A consegnargli la fascia tricolore è stata una bimba di colore, Solange. Anche in questo caso Verrocchio ha rotto con gli stereotipi del passato. Un gesto che ha il sapore di un vero e proprio simbolo per dimostrare a tutti la grande apertura al mondo di Pineto e il forte sostegno che l’amministrazione pinetese garantirà alle fasce più deboli, più indifese, a cominciare da bambini ed anziani. Verrocchio ha poi presentato la sua Giunta, composta da 5 assessori, due delle quali donne, Laura Traini che si occuperà di ambiente, e Daniela Mariani che ha ottenuto la delega alle politiche sociali. Gli altri 3 sono Claudio Mongia (bilancio e personale), Gabriele Martella (sport e valorizzazione dei borghi), Cleto Pallini (lavori pubblici e manifestazioni) sarà anche

La nuova giunta Pineto

I consiglieri di opposizione e la platea

Robert Verrocchio con Solange

il vice sindaco. Eletto all’unanimità anche il presidente del Consiglio. Per la verità si tratta di una riconferma: Ernesto Iezzi. Tutti i consiglieri della maggioranza avranno comunque un compito, una delega particolare. Vice presidente del Consiglio è stata nominata, anche in questo caso all’unanimità, Marta Illuminati, capogruppo di opposizione del movimento Pineto Partecipattiva. A salutare il nuovo esecutivo e a consacrare il Consiglio Comunale c’erano anche i 3 nuovi consiglieri regionali del Partito Democratico, Luciano Monticelli, che ha ricevuto un lungo applauso, Dino Pepe e Sandro Mariani. Presente anche il presidente dell’Area Marina Protetta Benigno D’Orazio che ha molto gradito l’intervento del sindaco a difesa del parco del Cerrano contro l’eventuale ipotesi di ritorno all’attività peschereccia delle Vongolare all’interno della riserva.


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Area Marina Protetta...

ma non troppo!

Pesca di frodo, vongolare, imbarcazioni che occupano lo specchio di mare antistante il Parco del Cerrano. Pesca si o pesca no?

di MARTINA FRANCHI

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l 10 marzo 2014 negli uffici della Regione Abruzzo, si è riunita la Giunta Regionale, presieduta dall’assessore Alfredo Castiglione in assenza dell’allora Presidente regionale Chiodi, al fine di annullare il parere regionale sullo Schema di Regolamento di disciplina delle attività consentite nell’Area Marina Protetta Torre del Cerrano. In buona sostanza, è stata annullata la DRG 1035 del 25/09/2006. Si apre così il 2014 dell’Area Marina Protetta Torre del Cerrano. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è scesa i primi giorni del nuovo anno, quando la Capitaneria di Porto di Giulianova ha sequestrato undici attrezzature da pesca usate da altrettante vongolare, sorprese a pescare nell’Area Marina Protetta. I pescatori di vongole, contrari all’istituzione del Parco del Cerrano, evidenziano come lo spazio sottratto dalla riserva alla marineria, stia causando la crisi del settore delle vongole. A tal riguardo, il Co.ge.vo, il Consorzio Gestione Vongole, sostiene che il territorio sottratto alla pesca è ricco di prodotto ittico. “Cosa salvaguardia il Parco? Un po’ di sabbia e qualche scoglio, mentre per i pescatori è fonte di reddito”, dichiarano i pescatori. “Se le barche entrano nell’area è per la mancanza di territorio a disposizione per poter pescare, quindi sono costrette alla violazione per portare i soldi a casa!”. D’altro canto, invece, le associazioni ambientaliste, sostengono: “Dopo otto anni la Regione Abruzzo si rimangia il parere favorevole sul regolamento dell’AMP. Scelta inspiegabile e illogica che sembra aver avuto l’unico obiettivo di racimolare qualche voto alle elezioni regionali, promettendo l’ingresso di imbarcazioni da pesca dotate di draga idraulica, le cosiddette turbosoffianti”, continuano gli ambientalisti. Verrebbe cioè consentito ciò che è vietato nelle Aree Marine Protette in Italia, perché tali macchine distruggono i fondali marini e quindi causano problemi ambientali ma anche economici, in quanto le aree protette sono un serbatoio di preziose risorse ittiche. Ma arriviamo ad oggi. Il 9 giugno 2014, c’è stato l’incontro nell’Ufficio Circondariale Marittimo di Giulianova, tra il Prefetto Valter Crudo e una delegazione del Co.ge.vo Abruzzo, guidato dal Presidente Giovanni Di Mattia. Al centro dell’incontro, sono state poste le principali problematiche che attanagliano il locale comparto pesca. A detta del Presidente del Co.ge.vo, quest’ultimo è stato già penalizzato dalla scarsa presenza di prodotto ittico in mare: ristrettezza delle aree utilizzabili per la pesca, anche a causa dell’AMP e il divieto assoluto di pesca di vongole, mancata copertura economica per attivazione della Cassa Integrazione in deroga a favore del ceto peschereccio interessato. In quell’occasione,

Vongolare all’interno dell’AMP il Prefetto non ha mancato di rimarcare che i divieti e le norme che disciplinano l’AMP devono essere rispettati e che si confida nell’azione sensibilizzatrice del Consorzio e nel senso di responsabilità della marineria locale. Proprio su questo tema ha preso posizione anche il Comune di Pineto. Le dichiarazioni sono quelle del Presidente dell’AMP, Benigno D’Orazio: “In persistenza dell’invasione dell’Area Marina Protetta Torre del Cerrano da parte delle vongolare, abbiamo concordato con il Presidente dell’Assemblea, il Sindaco di Pineto Robert Verrocchio, la convocazione d’urgenza dell’Assemblea del Parco, per debellare il fenomeno della pesca di frodo e verificare le volontà degli enti partecipanti di procedere alle azioni conseguenti, al fine di difendere e tutelare l’istituzione dell’AMP, seriamente attaccata negli ultimi giorni”. “Peraltro, le proteste non provengono solo dalle associazioni ambientaliste e da tantissimi cittadini, ma da albergatori e commercianti, che vedono compromesso lo sforzo di un’Area Marina Protetta, dove non è consentita la pesca con le turbosoffianti”, ha proseguito il Presidente. Il neoletto Sindaco Robert Verrocchio, dopo che la mattina del 10 giugno le vongolare sono entrate nelle acque del Parco Marino, conferma: “Ho voluto convocare questa assemblea perché è giusto che tutte le istituzioni, nessuna esclusa, si assumano le proprie responsabilità di fronte al bene del Parco Marino, che è una ricchezza per l’Italia, per l’Abruzzo e ovviamente per Pineto”. L’indizione di un’assemblea straordinaria sarebbe, a detta del Sindaco, anche il segnale per dire che il territorio e le istituzioni “ci sono” e non saranno semplici spettatori. Walter Squeo, dal canto suo, rappresentante di Federpesca e Co.ge.vo, lancia un duro appello ai balneatori di Pineto: “Rispetto a chi si fa strumentalizzare nel nome di un falso ambientalismo, poche parole a buon intenditore. I pescatori non arretrano e, danneggiati dall’Area Marina Protetta, chiedono alla stessa di trovare soluzioni. Turismo e pesca possono andare, anzi, vanno a braccetto”. Ma non finirà qui perché il responso dell’Assemblea straordinaria, indetta dal Sindaco di Pineto, non è ancora arrivato.


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Mutignano

la chiesa di S. Maria della Consolazione

di ERNESTO IEZZI

La chiesa è situata poco prima dell’ingresso al borgo antico, sul lato sinistro, nella località conosciuta come “Cona “, il cui etimo proviene dal luogo dove veniva venerata l’”Icona”

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l borgo antico di Mutignano si estende sulle colline a ridosso del litorale di Pineto, attorniato dal magico fenomeno calanchivo con un tessuto urbano ed edilizio in prevalenza ottocentesco e moderno. Si sviluppa attorno ad un corso principale con i caratteristici vicoli che si estendono in ramificazioni laterali, sino ad arrivare al Parco Castellaro considerato il primo sito storico del borgo medioevale, dove fu costruita, verosimilmente, la prima chiesetta di Mutignano in onore della Santissima Trinità. Il borgo custodisce un patrimonio architettonico ed artistico di riconosciuta, valenza con la Chiesa medievale del patrono S. Silvestro Papa, considerata l’emergenza architettonica più importante, ben conservata grazie ai restauri quattrocenteschi e settecenteschi, con una manutenzione ordinaria assicurata fino ai nostri giorni. Analoga attenzione non è stata riservata alla Chiesa di Santa Maria della Consolazione situata, provenendo da Pineto, poco prima dell’ingresso al borgo antico, sul lato sinistro, nella località conosciuta come “Cona “, il cui etimo proviene proprio dalla Chiesa che ancora oggi è chiamata “Chiesa della Cona”, ovvero luogo dove veniva venerata l’”Icona”. Agli occhi dei cittadini, dei turisti e dei passanti si presenta racchiusa in una recinzione di protezione che appare come un estremo tentativo di preservarne la sagoma in attesa di miracolosi interventi, con l’installazione provvisoria di un tetto in lamiera . Già nel 1924 la stessa veniva descritta come “diruta” dall’ispettore di Zona Bertini Calosso, in alcune note inviate alla Regia Sovrintendenza di Roma in occasione di un suo viaggio in Abruzzo, alle quali si aggiunsero diverse sollecitazioni del Sindaco di Mutignano. Sempre nella stessa relazione l’ispettore descrive lo stato dell’arte: “La parte superiore della parete […] presenta sotto l’intonaco larghe tracce di affreschi del sec. XVI ed anche del sec. XV non privi di interesse: non è perciò fuor di luogo supporre che anche nella parete inferiore, ora interrata per la destinazione a sepoltura, possa esservi eguale decorazione […]. Una lapide sulla porta dice che la costruzione della chiesa rimonta al 1408; ma la data che è sull’altare attuale permette di fissare al 1749 il parziale riempimento avvenuto“. I diversi appelli lanciati dal Sindaco di Mutignano rimasero inascoltati e lo stato di degrado della Chiesa continuò a peggiorare sia per i danni causati dalla guerra che dai continui smottamenti del terreno. Nel 1960 la Chiesa fu

dichiarata inagibile mentre negli anni ’80 fu chiusa definitivamente; il parroco ne chiese addirittura la demolizione per motivi di sicurezza, in alternativa della vendita all’amministrazione comunale. La chiusura definitiva della Chiesa ne peggiorò la stabilità strutturale con il crollo del tetto, del cappellone della Madonna (con conseguente perdita dell’affresco) e della sagrestia. I lavori di conservazione avviati dal Ministero delle Belle Arti nel 1998 si riferiscono al puntellamento della facciata e di alcuni muri perimetrali con la sostituzione della copertura originaria con una provvisoria in lamiera metallica che ne hanno impedito il definitivo deterioramento. Nonostante l’evidente stato di fatiscenza in cui versa ora la Chiesa, si intuisce ancora l’originale organismo a pianta centrale del tipo a croce greca, con uno spazio quadrangolare centrale dal quale si aprono, attraverso quattro arcate, altrettanti spazi di analoga ampiezza e di minore profondità successiva. Nel 2006 erano stati stanziati 250.000 euro dalla Sovrintendenza per l’inizio del restauro, ma ad oggi non è stato avviato alcun lavoro; per il recupero totale della struttura serviranno, comunque, ben altre somme. RIFERIMENTI STORICI - La chiesa a croce greca, sotto il profilo architettonico, è tipica dell’arte bizantina con il prototipo della distrutta chiesa dei Santi Apostoli di Costantinopoli, ripresa in Italia nel periodo dell’alto medioevo e, successivamente, sostituita dalla croce latina con l’avvento del romanico. Si parla di pianta a croce greca quando la navata ed il transetto hanno la stessa lunghezza e si intersecano a metà della loro lunghezza (la Basilica di San Marco di Venezia è un tipico esempio di chiesa a croce greca di ispirazione bizantina); quando sono di lunghezza diversa si parla di pianta a croce latina. La chiesa di Santa Maria della Consolazione potrebbe risalire addirittura al ‘200, anche se la prima fonte documentale, rappresentata da un’antichissima lapide con una iscrizione latina, ne ricolloca l’origine al 1408 “Fundatio Ecclesiae Sanctae Mariae Consolationis fuit anno Domini MCDVIII/ spectandum pietatis opus mirare viator/condidit hoc populus religionis (sic) amans” (O viandante, ammira questa prodigiosa opera di pietà voluta da un popolo amante della Religione). Tale lapide è ora custodita presso la Chiesa di S. Silvestro, ma qualcuno ha sollevato il dubbio circa l’autenticità della stessa. Un tempo era considerata la “chiesa di campagna”, in quan


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to era collocata al di fuori delle mura del borgo che finivano dove oggi emerge la Chiesa di S. Ilario. A questa Chiesa, con Bolla Pontificia, fu concesso il privilegio dell’Indulgenza plenaria ad instar partiunculae , cioè come per la Porziuncola di Assisi, da lucrarsi l’8 settembre di ogni anno. Sembrerebbe che la Chiesa fosse stata da subito elevata a Santuario e dotata di una Porta Santa, grazie alle pressanti richieste del Ducato di Atri. La Porta Santa veniva aperta l’8 settembre ed era meta di un pellegrinaggio molto partecipato. I fedeli entravano per la Porta Santa ed andavano nella cappella con l’affresco ritenuto miracoloso raffigurante la Madonna; quindi andavano nella navata principale e, dopo aver recitato varie preghiere, uscivano per il portone principale. Il Duca Andrea Matteo Acquaviva premiò il fervore religioso della comunità di Mutignano con l’artistica Croce astile cesellata e niellata da Nicola Gallucci detto di Guardiagrele (1450) ora conservata nella sagrestia della Chiesa di S. Silvestro insieme al dipinto raffigurante la Madonna con il Bambino, copia della Madonna Bridgewatr di Raffaello, entrambi scampati alla rovina della Chiesa. Il suo abbandono cominciò quando fu concessa un’altra indulgenza plenaria, ma senza porta santa, alla Chiesa di Sant’Ilario, situata all’interno del paese. Nel 1682, infatti, il Duca di Atri Giangirolamo II, su richiesta della popolazione, riuscì ad ottenere il trasferimento delle spoglie di Sant’Ilario da Roma a Mutignano: le sacre reliquie giunsero in paese la sera del 26 settembre 1683 e nel 1694 il Papa concesse l’indulgenza plenaria per la festa del 27 settembre. Durante la carestia che interessò la comunità di Mutignano dal mese di maggio del 1816 al mese di dicembre dell’anno successivo, morirono 366 abitanti; ogni giorno le case e le strade erano ingombre di cadaveri. Fin dai tempi antichissimi si usava seppellire i morti dentro la Chiesa Parrocchiale; da quell’anno e precisamente dal 29 giugno 1816, essendo stato esaurito tutto lo spazio disponibile, i cadaveri vennero seppelliti nella Chiesa di S. Maria della Consolazione. Successivamente, dal 29 marzo 1890, vennero inumati nell’apposito cimitero. Il terremoto del 1884, inoltre, aveva minato ancor più la precaria struttura della Chiesa. Durante il secondo conflitto mondiale sembra sia stata usata come magazzino e deposito di veicoli, in particolare di natura militare. Affreschi di pregevole fattura,

documentati da due vecchie fotografie, sono riferite ad una “chiesa diruta “ locale, con una inquadratura parziale, a livello delle spalle di due figure: uno splendido volto di Madonna con il Bambino (di cui si intravede nella foto un accenno della testa), la cui eccellente qualità si evidenzia nella formulazione dell’ovale perfetto del volto, dalle raffinate ombreggiature e nella magistrale resa delle trasparenze del sottilissimo velo del capo, nonché il bel sembiante di un San Sebastiano, dalla fluente capigliatura in cui incorre lo stesso pensiero figurativo che troviamo nell’affresco di analogo soggetto della Chiesa di Santa Croce di Urbino. CONSIDERAZIONI - Recuperare la Chiesa della Madonna della Consolazione riveste una duplice importanza, sia religiosa che architettonica. Si è fatto un breve riferimento alla particolare ed iniziale struttura a croce greca, alla rara presenza sul territorio nazionale di analoghi edifici a pianta centrale. Ma ancor più importante è la ricerca e la ricostruzione delle fonti vescovili ed archivistici che attestino l’esistenza della Porta Santa. Si auspica un convegno, da tenersi nella splendida cornice dell’Auditorium di Mutignano; un incontro da tenersi con la Curia, la Sovrintendenza e l’Amministrazione Comunale per individuare il percorso migliore per il recupero della Chiesa, l’individuazione delle risorse finanziarie per il recupero e la destinazione di questo “gioiello” dal valore incommensurabile, foriero di un turismo di natura religiosa nel momento in cui se ne riconoscerà l’autenticità della presenza di una Porta Santa, che si andrebbe ad aggiungere a quella de L’Aquila e di Atri.


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Fotografare è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi ed il cuore. È un modo di vivere. Henry Cartier-Bresson

fotografia

Se volete pubblicare una vostra foto particolare inviatela a fotografia@eliodascenzo.it

Autore: Angelo Stama, 52 anni, Roseto degli Abruzzi Titolo di studio: geometra, professione operaio ditta Rolli Titolo DELL’OPERA: Una spiga di grano per augurare una buona stagione Luogo: Roseto degli Abruzzi, riserva naturale del Borsacchio Apparecchiatura: Smartphone Nokia n8 Parametri di SCATTO: Misurazione: Automatica

di ELIO D’ASCENZO

L’AUTORE RACCONTA... L’amore è come una piccola spiga di grano, dorata dal sole, chicchi modesti, ma pieni, solidi, capaci di dare nutrimento, frutto, calore. Laborioso coltivarla, ma ripaga della fatica. D’oro di giorno, d’argento la notte, sta nel palmo della tua mano, ti rassicura il suo profumo di buono...

Tanto occhio! Ancora una volta si tratta di compiere uno sforzo visivo, setacciando l’ambiente che ci circonda, e non occorre andare molto lontanoper trovare scene simili. Nel cuore dell’immagine, la spiga di grano. La linea d’orizzonte, ben posizionata ci invita su quel lembo di mare e di azzurrocontrastante ma nello stesso tempo in armonia con la scena. E lo sguardo scende giù, giù fino all’Adriatico. Una via tra la campagna e il mare. Dai uno scatto al giorno provare, creare...


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“18 anni !!!” Alle super volontarie Martina Ginoble

25 giugno e 28 giugno 2014

e Cristina Bellachioma. Auguroni da tutta l’associazione Vecchio Borgo di Montepagano

Solo per pochi numeri

80 anni

RAFFAELE Tanti auguri da zio Luca

17 giugno

DINA SAPORITI 20 GIUGNO

Tantissimi auguri. Milena, Raffaele, Simona e le tue adorate nipoti Vanessa, Chiara e Sofia.

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Non portatele alla redazione ma inviatele alla nostra email : info@eidosnews.it Fino ad esaurimento spazi.

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