La sfida (waylon university vol. 1) ilsa madden-mills all chapter instant download

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Questo libro è un’opera di finzione. I nomi, i personaggi, i luoghi, marchi, media ed episodi descritti sono frutto dell’immaginazione dell’autrice o sono utilizzati in modo fittizio. L’ autore riconosce lo status del marchio di fabbrica e i proprietari del marchio dei vari prodotti, band e/o ristoranti menzionati in questo romanzo, che sono stati usati senza permesso.

La pubblicazione/uso di questi marchi non è autorizzata, associata o sponsorizzata dai proprietari del marchio. Qualsiasi somiglianza con persone reali viventi o defunte, eventi o luoghi è puramente causale. Titolo originale: I dare you

Copyright © 2018. I dare you by Ilsa Madden-Mills

Traduzione dall’inglese di Serena Stagi

© 2024 Always Publishing s.r.l. - Salerno

All rights reserved.

No part of this publication may be reproduced, distributed or transmitted in any form or by any means, including photocopying, recording, or other electronic or mechanical methods, without the prior written consent of the publisher, except in the case of brief quotation embodied in critical reviews and certain other noncommercial uses permitted by copyright law.

Resemblance to actual persons, things, living or dead, locales or events is entirely coincidental.

ISBN 9791255170464 www.alwayspublishingeditore.com

Copertina Collana Frontespizio Prologo

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

Capitolo 11

Capitolo 12

Capitolo 13

INDICE

Capitolo 14

Capitolo 15

Capitolo 16

Capitolo 17

Capitolo 18

Capitolo 19

Capitolo 20

Capitolo 21

Capitolo 22

Capitolo 23

Capitolo 24

Capitolo 25

Capitolo 26

Capitolo 27

Capitolo 28

Capitolo 29

Capitolo 30

Capitolo 31

Capitolo 32

Capitolo 33

themoralrightsoftheauthorhavebeenasserted

Questolibroèpertutteleragazzenerddelmondo,soprattutto quellechevannomatteperigiocatoridifootballstrafighi,igatti, StarWars,Lastoriafantastica,He-Mane,naturalmente,nemmenoa dirlo…leciambelle,ibiscottielatortadinocipecan.

Delaney

Primoannodicollege

Benvenuti a Magnolia, Mississippi, dove le cavallette sono grandi come una mano e il tè freddo viene servito col doppio dello zucchero. Ed è sempre qui che viene organizzata la miglior festa con falò dell’anno alla prestigiosa Waylon University, festa attualmente in corso in mezzo a un campo di cotone.

Solo che…

Io a questo falò non ci sarei nemmeno dovuta venire.

È più che altro roba da confraternite, atleti e gente popolare.

Eppure… eccomi qua, un’umile studentessa del primo anno, in compagnia della mia esuberante compagna di stanza dai capelli rossi, Skye.

«Visto?» mi dice mentre contempliamo il falò. «Non è meglio che passare il sabato sera a guardare video di gatti? Da che parte vuoi iniziare?»

Sospiro, a disagio. È da quando mi sono trasferita dalla Carolina del Nord che mi sforzo di provare nuove esperienze. Tanto vale aggiungere “delirante festa universitaria” alla lista. «Prendiamo qualcosa da bere.»

Skye batte le mani e risponde entusiasta: «Andata. Alcol a tribordo». Ci facciamo largo fra la folla che va nella nostra stessa direzione e alla fine raggiungiamo il bar, che per la verità è soltanto un lungo tavolo pieghevole allestito da qualcuno. Sopra ci sono svariate bottiglie d’alcol, così prendo il Fireballper prepararci qualche shottino. Ho appena buttato giù il mio e rimesso il bicchierino sul

tavolo quando mi sento travolgere da uno strano formicolio che mi provoca la pelle d’oca.

Lascio vagare lo sguardo sulla folla e mi soffermo su un tipo alto con i capelli biondo scuro, le spalle larghe e un sorrisetto strafottente. Ah-ah. Mi stava fissando; ora che l’ho beccato, alza il bicchiere e gli balena un mezzo sorriso sulle labbra.

Arrossisco violentemente e mi aggiusto gli occhiali dalla montatura nera a forma di occhio di gatto. Non sono abituata a ricevere attenzioni tanto spudorate dai maschi.

Skye, che ha seguito la direzione del mio sguardo, sputacchia un po’ del suo drink. «Oddio santo, ma lo sai chi è quello?»

«Dovrei?» rispondo asciutta.

Lei rimane a bocca aperta. «Dovresti proprio uscire più spesso.»

I miei occhi tornano a vagare su di lui, ma tirano dritto come se non lo stessi fissando. «Insomma, chi è Mister Figo Strafigo dei Fighi?»

«Se non lo conosci, non meriti di saperlo. Ma è un F-I-G-O, e intendo figo tipo Chris Hemsworth. Ti sfido a flirtare con lui.» Skye mi guarda facendo ballare le sopracciglia, perché sa benissimo che, per qualche assurdo motivo, non so resistere alle sfide. In genere me ne sto sempre sulle mie, ma le sfide mi permettono di diventare una persona che non sono.

E lo stesso vale per il Fireball. Butto giù un altro shottino.

«Se flirti con lui, ti porto una ciambella tutti i giorni per una settimana» aggiunge squadrandomi.

Drizzo le orecchie. «Quelle col glitter alimentare?»

Skye annuisce e io lancio un’altra occhiatina al tipo. I nostri sguardi si incontrano di nuovo e una scintilla d’intesa si infiamma fra di noi. Ha un bel viso deciso e un portamento che trasuda virilità da tutti i pori. Un sorriso gli increspa le labbra sensuali e…

Due ragazze castane, per giunta gemelle, lo affiancano, una per lato, e lo cingono in vita con le braccia. Lui sorride a tutte e due. Oh, pocomale.

Accigliata, torno su Skye. «È un cascamorto, non mi interessa.»

Lei mi sventola le mani davanti al viso. «Gli piaci, gliel’ho letto in faccia.»

Sbuffo. «Dolori intestinali, probabilmente. Rifiuto la sfida.»

Qualcuno ci chiama dall’altra parte della festa e ci giriamo verso Martha che ci sta venendo incontro con i suoi capelli a caschetto, cosa che richiede un bel po’ di tempo a causa dei tacchi a spillo e del vestitino attillato che indossa. Si fa minuziosamente strada fra la folla, togliendo di mezzo la gente a suon di gomitate – talvolta prepotenti – e tenendo lo sguardo fisso su di noi. Magnifico.

«Vipera in avvicinamento» borbotto sottovoce.

Anche Martha Burrows è al primo anno e abita nel nostro dormitorio. Piena di sé com’è, una settimana dopo averci conosciute ha annunciato che avrebbe risposto esclusivamente al nome di Muffin, un nomignolo che si è data da sola.

Ci scruta tutte e due, un’aria di superiorità sul suo bel viso. «Non sapevo che vi avessero invitate a questa festicciola. Io, ovviamente, conosco tutta la gente giusta, quindi vengo sempre invitata.»

Focalizza lo sguardo sul mio look e tira indietro la testa. «Si può sapere che cavolo ti sei messa, Nerdona?»

«Vestiti.» Mi irrigidisco al soprannome che mi ha affibbiato e mi aggiusto la maglietta aderente di Star Wars e la minigonna rossa a pieghe che ho ricavato da una camicia da uomo. I miei lunghi capelli biondo platino sono legati in due codine arricciate, e ci sono andata giù pesante con l’ombretto glitterato e il rossetto rosso. Non è il classico look da Waylon University, ossia qualsiasi cosa che abbia il monogramma dell’università, ma sto imparando a ignorare i cipigli perplessi.

Skye, la paciera del nostro terzetto, si schiarisce la gola e indica il tizio che mi sta fissando con un cenno del capo. «Delaney ha un ammiratore, ma non sa chi sia.»

Martha-Muffin segue la direzione dello sguardo di Skye e adocchia il tipo misterioso da sopra la mia spalla. Poi mi scocca un’occhiata esasperata. «Quello è Maverick Monroe, scema. È il campione di football più famoso del Mississippi e la matricola più importante dell’anno. Però gira voce che le ragazze come te non siano il suo tipo… diciamo pure per niente.» Si getta dietro la spalla un ricciolo di capelli biondo miele plastificati.

Digrigno i denti. «Martha, se credi che me ne freghi qualcosa della tua opinione su di me o del fatto che un giocatore di football esageratamente incensato sia interessato o meno alla sottoscritta, allora sei fuori strada.»

Lei serra le labbra. «Adesso mi chiamo Muffin, e perché devi sempre uscirtene con questi paroloni? Che cavolo significa incensato?» risponde tagliente.

Skye strabuzza gli occhi, e immagino lo faccia perché io e MarthaMuffin siamo finalmente arrivate alla resa dei conti. Non la sopporto, e lei non può sopportare me. Noi… non andiamo semplicemente d’accordo.

Ma non è per questo che Skye ridacchia come una scema.

Indica un punto alle mie spalle, e a quel punto capisco.

È per la persona che c’è dietro di me, quella che non vedo. Sta per scapparmi uno starnuto nervoso, ma – grazie a Dio – riesco a trattenerlo in qualche modo.

Una voce roca mi raggiunge le orecchie. «Incensato significa adulato o lodato in modoeccessivo. Sta dicendo che probabilmente non sono un campione, ma solo un giocatore che è stato pompato senza alcun merito.»

Oh, merda. Ha una voce morbida e intensa, con un accento del Sud abbastanza marcato da far girare la testa a una ragazza. Sembra anche mezzo intelligente.

Mi giro lentamente. Mister Alto, Biondo e Football è proprio davanti a me e sorride spavaldo.

Macomecavolohafattoadarrivarefinquicosìvelocemente?

Avete presente quel momento in cui tutto si ferma e il respiro che fai subito dopo è il primo del resto della tua vita? È così che mi sento quando Maverick Monroe mi guarda con i suoi penetranti occhi azzurri.

Osservo il suo petto scolpito e i suoi bicipiti di marmo.

Poi rialzo lo sguardo e vedo una mascella forte e decisa, segnata da un velo di barba. Noto la piccola cicatrice rosata che gli attraversa il sopracciglio sinistro senza intaccare minimamente il suo fascino.

È perfetto.

È come l’aria.

Di cui in questo momento ho un disperato bisogno, perché non riesco a respirare.

Lui mi scocca un sorrisetto come se mi avesse letto nel pensiero e io mi affretto a darmi un contegno. Qualcuno lo chiama, è una ragazza, forse una delle gemelle di prima, ma lui non si smuove.

I suoi occhi vagano sulla mia gonna, i miei occhiali, le mie labbra. «La vera domanda è… sai almeno quali sono le caratteristiche di un bravo giocatore di football?»

«Delle belle mani?»

Le sue labbra hanno un fremito. «Non direi.»

«Deve essere bravo a sbattere per terra altri giocatori?» faccio un sorrisetto, mi sento sfacciata… il che è strano. Non so chi sono in questo momento, ma è come se la mia bocca stesse agendo per conto proprio, dicendo cose che normalmente non direi mai.

A Martha-Muffin va di traverso il drink e Skye mi osserva compiaciuta, chiaramente elettrizzata all’idea che io abbia catturato l’attenzione di un pezzogrossodella Waylon.

Mi piazzo una mano sul fianco. «La vera domanda è… perché dovrei saperlo?»

«Non devi, infatti. Ti basti sapere che sono il migliore.»

La sua arroganza mi toglie un po’ il fiato.

Un tipo ci passa accanto e gli dà una pacca sulla spalla. «Bel match la settimana scorsa, Mav. Continua così.»

«Grazie, bello.» Maverick incassa il complimento e alza il viso, senza mai distogliere lo sguardo dal mio.

«In che ruolo giochi?» domando. «Quarterback?»

Lui fa un sorrisetto. «Linebacker centrale. Gioco in difesa.»

«Che sciccheria.»

Lui ride.

Skye, che sta spudoratamente origliando, sospira sognante. «Ha le statistiche migliori del Paese.» Poi si schiarisce la gola. «L-lo so solo perché mio fratello è un tifoso sfegatato, lo giuro.»

«Ciao, Maverick» si intromette Martha-Muffin facendoglisi più vicina e togliendomi di mezzo con le sue spalle ossute. «Ti ricordi di me?»

Maverick la guarda. «No.»

Lei si acciglia. «La settimana scorsa ero nel tuo dormitorio insieme al tuo compagno di stanza. Mi hai salutata.»

Lui fa spallucce. «C’è sempre un gran viavai di ragazze, non posso mica ricordarmele tutte.»

Oh.Dio. Santo. Eccome se è arrogante, però mi piace che l’abbia liquidata senza troppi giri di parole.

Martha-Muffin diventa paonazza e borbotta qualcosa sottovoce prima di fare dietrofront e andarsene stizzita. Che liberazione!

Con la coda dell’occhio, vedo che anche Skye si sta defilando facendomi un cenno di incoraggiamento.

Chissene. Non ho comunque intenzione di flirtare con questo tizio…giusto?

Ha senz’altro un certo non so che, qualcosa che mi fa formicolare dappertutto. Alzo il mento e mi rendo conto di quanto sia alto. Dev’essere almeno uno e novantatré.

Lui lascia vagare lo sguardo sul mio viso. «Lo sai che qui alla Waylon c’è una leggenda su questo falò?»

«Ah sì?»

Sorride, un lampo bianco sul suo bel viso. «Secondo la leggenda, la prima persona che baci sarà quella che non riuscirai più a toglierti dalla testa. Potranno passare anche anni, eppure continuerai a sognare il suo viso.»

«Sembra una cavolata.»

Lui inarca quel suo affascinante sopracciglio sinistro. «Mi piace credere alle leggende. Dopotutto, sono una leggenda anch’io.»

Gli lancio un sorrisetto. «Sarà una storiella inventata dal tizio-diuna-confraternita-barra-atleta che voleva limonarsi tutte le ragazze.»

Lui si blocca per un istante, quasi sovrappensiero, poi si avvicina di un passo, talmente vicino da permettermi di vedere le diverse sfumature d’azzurro intorno alle sue pupille. «Posso?»

Il mio cuore fa le capriole.

«Puoi cosa?» domando a bassa voce, ma capisco le sue intenzioni. Il mio corpo si sta già sporgendo verso il suo, perché lo desidero anch’io.

«Fare questo.» Mi bacia, le sue labbra piene sfiorano le mie con un tocco quasi impercettibile. Il contatto fra le nostre bocche è

elettrico, scintille infuocate mi ricoprono la pelle.

Poi, da lontano, sento qualcuno che lo chiama. È una ragazza ed è incazzata.

Probabilmente una delle gemelle.

E io sono gelosa.

Però non guardo. Ci scostiamo e ci fissiamo. La calma scende sulla festa, anche se dubito che sia realmente cambiato qualcosa. C’è ancora la musica, gente che parla, birre che passano di mano in mano.

Eppure…

Siamo legati.

Due stelle in un cielo di velluto nero.

Due navi che scivolano nella notte.

Oh,cazzo,piantalaconquestestronzate, mi rimprovero.

«E quello cos’era?» domando senza fiato.

«Il tuo primo bacio al falò. Adesso non mi dimenticherai mai più.»

Poi, prima che riesca a farmi venire in mente una risposta, se ne va.

Lo guardo tornare dalle gemelle, la frustrazione che mi si attorciglia nello stomaco mentre butto fuori il fiato.

Passeranno due anni prima di poterlo baciare di nuovo.

Delaney

È la sera di San Valentino e la mia vita sociale è messa peggio di quando portavo l’apparecchio ai denti e frequentavo il primo anno delle medie alla William Henry Prep School di Charlotte, nella Carolina del Nord. All’epoca, se non altro, uno dei secchioni della mia classe di matematica mi ha regalato un orsetto marrone e una scatola a forma di cuore piena di cioccolatini scaduti. Quest’anno ho soltanto un cuore spezzato, una bottiglia di vodka di ottima qualità e un horror degli anni Ottanta.

Skye è fuori a divertirsi e io sono contenta per lei. È uscita poco fa dalla casa che condividiamo fuori dal campus per passare la serata col suo ragazzo, Tyler, mentre io me ne sto seduta qui… a struggermi nei miei leggings e a piangere nei popcorn.

Guardo avidamente il telefono, aspettando di vederlo vibrare all’arrivo di una chiamata o di un messaggio da parte di qualcuno che mi vuole bene… invece rimane silenzioso, mi sbeffeggia mentre sprofondo nel logoro divano di pelle marrone. Detesto piangermi addosso, ma a volte il fatto di non avere una famiglia si fa sentire; è così da poco prima che iniziassi il college, quando nonna, che mi ha cresciuta, è venuta a mancare.

Diomio,misentosola.

Annuso la coperta che mi sono tirata fino al viso e mi sembra di sentire ancora gli strascichi della colonia speziata del mio ex. Alex gioca come kicker nelle squadre speciali della squadra di football della Waylon; ci siamo messi insieme dopo esserci conosciuti al corso di letteratura del primo anno. È stato il mio primo ragazzo, la persona con cui pensavo di trascorrere il resto della mia vita. In

quest’ultimo anno, una parte di me si era quasi convinta che Alex mi avrebbe chiesto di sposarlo. E invece mi ha tradita.

Bevo un sorso di Grey Goose direttamente dalla bottiglia, contemplandola con aria torva. Perlomeno ha buon gusto in fatto di vodka.

Alzo la bottiglia a mezz’aria per fare un brindisi. «Buon San Valentino, Alex, ovunque tu sia. Spero che Martha-Muffin possa darti quello che non ti ho potuto dare io, preferibilmente, la gonorrea.»

Eh sì, la mia acerrima nemica dal primo anno di università è andata a letto col mio ragazzo, e la parte peggiore è che li ho sorpresi sul fatto in camera sua.

Sentendo avvicinarsi la familiare malinconia della solitudine, torno a concentrarmi sul film. Dalle casse dell’impianto Dolby surround risuona un crescendo di musica inquietante e sinistra mentre una ragazza corre nel bosco, girando la testa per vedere se la stanno inseguendo. Ha il terrore stampato in faccia.

Ho scelto questo film perché Skye mi ha sfidata a vederlo, e una parte di me sa che è il suo modo per distrarmi dalla mia solitudine di stasera.

Mi infilo in bocca una manciata di popcorn ancora caldi di microonde e mastico con una certa furia. Guardo l’eroina sullo schermo che viene improvvisamente sorpresa da una corpulenta figura mascherata. Urlo – anche se me l’aspettavo – facendo volare soffici e candidi popcorn dappertutto. Ian Solo, il mio gatto, si rimette in piedi e soffia, il pelo bianco e nero tutto ritto. L’ho disturbato dalla sua comoda posizione sul divano.

«Scusa, nanerottolo.»

Al diavolo la sfida. Preferisco affrontare la penitenza di Skye, che sarà senz’altro molto creativa. L’ultima volta che ho perso, mi ha costretta a salire sul tavolo della mensa cantando a squarciagola: My milkshakebringsalltheboystotheyard.

Mi avvento sul telecomando e metto il muto. Mi chiedo se vale lo stesso se lo guardo senza volume. Guardare lo sto guardando, mancano solo le urla da far gelare il sangue e la musica da brividi.

«Datemi Un compleanno da ricordare e i Goonies tutta la vita, sono quelli il meglio degli anni Ottanta» borbotto sottovoce,

lanciando un’occhiata a Ian. «Sei d’accordo?»

Lui inclina impercettibilmente la testa. Mi capisce. Lo so che mi capisce.

Sospiro e mi rimetto seduta con le gambe piegate, la testa appoggiata sul divano.

Ding!

Il telefono si illumina all’arrivo di un messaggio e mi rimetto dritta per prenderlo dal tavolino.

Mi acciglio al numero sconosciuto. Di solito si tratta di truffe o telemarketing… ma è un prefisso di zona. Leggo il messaggio.

Numero sconosciuto: Ehi, sexy. Meno male che ho la tessera della biblioteca perché oggi ti avrei presa volentieri… in prestito. Hai un cerotto per caso? Perché mi sono sbucciato un ginocchio cadendo ai tuoi piedi.

Accadono due cose contemporaneamente: mi scappano un mezzo sbuffo e una mezza risatina, che mi provocano un attacco di tosse da cui mi riprendo in fretta. Ineffettistamattina ero in biblioteca per scrivere una tesina prima della lezione di Psicologia avanzata, ma non mi sembrava che qualcuno mi stesse guardando. Dev’essere Skye che mi sta facendo uno scherzo dal telefono di qualcun altro.

Rispondo subito.

Io: Skye? Ma non sei fuori con Tyler?

È del tutto possibile che sia in pena per me e che sia uscita per qualche minuto per controllare che stessi bene usando il telefono di Tyler. Fra poco mi chiederà se sto ancora guardando Michael Myers.

Mi arriva un altro messaggio.

Numero sconosciuto: Non sono fuori e non conosco nessuna Skye. È gnocca come te?

Io: Piantala di scherzare. Ho bevuto un po’ di vodka… okay, un bel po’ di vodka. Numero sconosciuto: Sono un uomo. Lo giuro su Gesù bambino.

Aggrotto la fronte. Possibile che non sia Skye? Ma allora chi è?

Io: Come fai ad avere il mio numero?

Numero sconosciuto: Un po’ di tempo fa hai messo un annuncio sulla bacheca del centro studenti. Ti ho vista e mi sono salvato il tuo numero. Oggi ti ho rivista in

biblioteca, quindi è segno che dobbiamo incontrarci. Ti va di spassartela con me, bella?

Bella?

Spassarcela?

Che razza di stronzo supponente, penso mentre l’umiliazione mi invade. Nessuno ha risposto al mio annuncio per cercare un partner per il corso di salsa. Fortunatamente non ci ho scritto il mio nome (cheimbarazzo), soltanto il mio numero di telefono, ed è da un po’ che sto pensando di toglierlo, ma fra le lezioni e il lavoro in biblioteca non ne ho ancora avuto il tempo. L’idea mi è venuta in un momento di debolezza e adesso, col senno di poi, mi rendo conto che il gesto grida ragazzadisperatacheèappenastatatraditaesisentesola.

Guardo male il telefono, come se il cretino dall’altra parte potesse vedermi.

Poi rispondo, le dita che volano sullo schermo.

Io: Non sono mica il tuo Tinder personale. Vai a tormentare qualcun altro.

Passa un quarto d’ora senza che arrivino altri messaggi e intanto fisso imbambolata la televisione, senza realmente vedere un bel niente. Schiumo di rabbia e mi lambicco il cervello con varie teorie su chi potrebbe avermi visto affiggere l’annuncio. Ogni giorno vanno e vengono centinaia di studenti, quindi potrebbe essere chiunque. Ripenso alla sessione di studio di stamattina in biblioteca e mi sforzo di ricordare se ci fosse qualcuno a guardarmi, ma ero iperconcentrata (come sempre) e con la testa china sui libri.

Probabilmente la cosa migliore da fare ora è bloccare il numero.

Mi arriva un altro messaggio.

Numero sconosciuto: Ehi, senti, scusami. Non sono quello che ti ha scritto le frasi da rimorchio scadenti e la proposta indecente di prima. Quello stronzo del mio amico mi ha preso il telefono e ti ha contattato a mia insaputa. Adesso me lo sono ripreso, quindi siamo a posto, giusto? Scusa per il disturbo e spero che tu riesca a trovare un compagno per le lezioni di salsa. Stammi bene.

Finalmente un messaggio educato, all’infuori del saluto finale, perché non può finire così. Voglio ancora sapere chi sono questi due tizi. Una parte di me si chiede se non sia Alex che sta tastando il terreno, magari per capire se ho voltato pagina. È da un po’ che mi

scrive cercando di aprire un dialogo, ma io lo sto ignorando. Questo, però, non mi sembra un gesto da lui.

Io: Aspetta un attimo, stalker. Chi sei?

I secondi passano e sullo schermo compaiono i tre puntini che indicano che sta rispondendo. Mi sto immaginando il classico sfigato da confraternita, quello che si addormenta sempre per primo e i suoi compagni, anziché disegnargli un pisello gigante sulla fronte, gli rubano il telefono per scrivere a ragazze a caso.

Numero sconosciuto: Mi nombre es Inigo Montoya. Tu hai ucciso mi padre. Preparate a morir!

Rido sommessamente all’intramontabile citazione cinematografica e una parte di me si rilassa.

Io: Bella questa.

Numero sconosciuto: Ti piace Lastoriafantastica?

Io: È uno dei miei film preferiti. Ho addirittura una maglietta con Bottondoro e Westley.

Scrivo, riferendomi ai due protagonisti.

Numero sconosciuto: Lo terrò a mente.

Io: Quindi è per questo che passi San Valentino a scrivermi? Per parlare della Storia fantastica? Ti senti solo?

Le mie dita si muovono rapide e mi consolo sapendo che non sono l’unica fallita in campo sentimentale durante la festa degli innamorati.

Numero sconosciuto: Ti sto scrivendo perché il mio amico è un coglione. Non lo fa apposta, è solo convinto che io e te dovremmo andare a letto insieme.

Farò finta di non aver capito.

Io: Insomma, dove sei? Dormitorio? Festa? Strip club?

Sono entrata in modalità detective, ho intenzione di scoprire chi è questo tizio. Mi viene in mente un tipetto magro con l’aria da secchione che ciondola sempre in biblioteca, nella sezione dei

romanzi d’amore. Quando mi è capitato di passargli di fianco, mi ha lanciato qualche occhiata insistente.

Numero sconosciuto: Sono a letto.

Io: Da solo?

Mi sento più sfacciata del solito.

Numero sconosciuto: Sì. Tu?

Sono indecisa se rispondere o meno. Dopotutto, potrebbe essere un serial killer, anche se non mi dà questa impressione; così mi fido del mio istinto.

Io: Sola con il mio gatto, un film di paura e una bottiglia di vodka. Un bel modo di trascorrere San Valentino.

Passano almeno due minuti – un’eternità nel mondo dei messaggi – e mi chiedo se se ne sia andato via o se si sia già annoiato di me.

Mi mordicchio il labbro inferiore e sono impegnata a rimproverarmi per essermi scucita troppo quando ricevo un altro messaggio.

Numero sconosciuto: Secondo te è tanto folle e strano che stiamo parlando senza che tu sappia chi sono?

Io: Tu sai chi sono io?

Mi affretto a domandargli, aggiustandomi gli occhiali sul naso. Se mi ha vista mettere l’annuncio, probabilmente lo sa eccome. La Waylon è piccola, conterà all’incirca seimila studenti, quindi ci sta che ci siamo visti o persino che abbiamo frequentato qualche corso insieme.

Numero sconosciuto: Sei Delaney, una studentessa della Carolina del Nord al terzo anno.

Sento le pulsazioni aumentare e il cuore mi batte nel petto, ma queste sono informazioni generiche che potrebbe aver scoperto sui miei social.

Mi manda un altro messaggio.

Numero sconosciuto: Verità: penso che tu sia splendida. E ci conosciamo anche… più o meno.

Pensa che io sia splendida? Il mio povero amor proprio ne è lusingato; scocco un’occhiata a Ian. «Fa improvvisamente più caldo di prima o è la vodka a parlare?» Lui alza gli occhi al cielo e si allontana stizzosamente in direzione della cucina. «Stai dicendo che ho alzato troppo il gomito?» gli grido dietro, ma lui mi ignora a bella posta senza nemmeno girarsi.

Osservo il telefono e rifletto su cos’altro scrivere. Probabilmente è meglio chiuderla qui, ma mi sembra che tra me e il mio nuovo compagno di chat ci sia una strana intesa.

Posso chiacchierare con un tizio a caso.

Mi va.

Fallo,Delaney, mi sfido mentalmente.

Numero sconosciuto: Ci sei ancora? Ho esagerato? Tendo a farlo spesso. Forse è meglio se ti chiedo preventivamente scusa per quello che finirò per dire o fare.

No, non ha esagerato. Ha stuzzicato il mio interesse.

Io: Insomma, si può sapere chi sei?

Numero sconosciuto: Sono un atleta cazzuto.

Alzo gli occhi al cielo.

Io: Quindi pratichi uno sport qui alla Waylon?

Numero sconosciuto: Esatto.

Merda. Il cuore mi scoppietta nel petto e scende in picchiata. È probabile che conosca Alex. Il dormitorio degli sportivi si trova nell’area occidentale del campus ed è lì che abita la maggior parte degli atleti. Football, baseball e lotta libera occupano una parte dello studentato di Byrd Hall, mentre il calcio, la pallavolo, il tennis e gli altri sport minori si concentrano nell’altra.

Serro le labbra.

Io: Che sport fai? Per il momento ho giurato di tenermi alla larga dal football.

Numero sconosciuto: Lasciamo che sia un segreto, ma se vuoi un nome, puoi chiamarmi He-Man.

Io: E io sarei She-Ra?

Lui risponde subito.

Numero sconosciuto: Col cavolo. Erano fratello e sorella. Scegli un altro nome, qualcosa che ti si addice.

Io: Quindi He-Man ti si addice? Vivi nel castello di Grayskull? Ti tocca combattere contro Skeletor?

Numero sconosciuto: Ci puoi contare. Gliele suono tutti i giorni.

Sorrido.

Io: Fai davvero sul serio, a quanto pare. Comincio a chiedermi se tu non sia pazzo.

Numero sconosciuto: Scegli un nome e basta.

Io: Principessa Leia.

Numero sconosciuto: Perfetto. Ti sto immaginando con le trecce arrotolate sulla testa.

Ridacchio, e poi riprendo a digitare.

Io: Io ti sto immaginando come un tizio biondo e muscoloso con un cervello formato nocciolina.

Numero sconosciuto: Non lasciarti abbindolare dagli stereotipi sugli atleti deficienti.

Io: E tu non lasciarti abbindolare dalla mia reputazione da brava ragazza nerd. Sono una donna sanguigna che ha le sue necessità.

Dio mio. Non riesco a credere di averlo scritto per davvero. Bevo un altro sorso di vodka.

Io: Quello che VOLEVO dire è che non esco più con gli atleti, e con i giocatori di football nello specifico.

Okay, così suona stupido. È meglio se smetto di rispondere, è ovvio.

Lui non mi risponde e i miei pensieri divagano. Non sarà mica un giocatore di football? Questo spiegherebbe perché non vuole dirmi come si chiama.

I ragazzi della squadra hanno regole ferree sul tenersi alla larga dalle ex degli altri giocatori.

Decido di cambiare discorso.

Io: La mia coinquilina mi ha sfidata a guardare un film di paura – da sola. Me la sono fatta sotto.

Numero sconosciuto: Ti piacciono le sfide?

Io: Sì, mi costringono a mettermi in gioco.

Mi sento stupida a dirglielo, ma è facile farlo perché non lo conosco. Comincio a capire il fascino dell’anonimato.

Sento Ian miagolare davanti alla porta sul retro. Ha la lettiera in lavanderia, ma è un gatto molto virile e ogni tanto si diverte a fare qualche incursione in giardino per marcare il territorio. Io preferisco accompagnarlo, visto che il gatto che avevo prima è sparito l’anno scorso, lasciandomi distrutta.

Io: Ehi, devo andare. Il mio gatto ha bisogno di me.

Numero sconosciuto: Aspetta, hai detto che ti piacciono le sfide, giusto?

Io: Sì.

Numero sconosciuto: Allora stanotte ti sfido a sognarmi.

Io: Eh? Perché?

Il cuore inizia a battere più rapido.

Numero sconosciuto: Perché io sognerò te.

Oh. Mi mordicchio le labbra.

Io: Un sogno sconcio?

Numero sconosciuto: Vuoi che sia sconcio?

Sì.

Il mio corpo riprende vita, ogni senso in allerta. Mi sembra passata un’eternità dall’ultima volta che qualcuno mi ha baciata o mi ha fatto venire le farfalle nello stomaco.

Io: Se devo immaginarti, ho bisogno di altre informazioni, soprattutto se non so chi sei.

Numero sconosciuto: Sai che sono un atleta, che sono biondo e che mi piace brandire la mia spada.

Mi scappa una risatina.

Io: Dove siamo nel sogno? Dammi un’ambientazione. Così non mi basta.

Passano alcuni minuti prima che si decida a rispondermi.

Numero sconosciuto: Alla festa di una confraternita. Sono tutti al piano terra mentre io e te siamo nel bagno vuoto al piano superiore.

Io: Ma sei serio?

Numero sconosciuto: La fantasia è mia, Principessa Leia. Stammi a sentire.

Io: E va bene. Che stiamo facendo?

La stanza sembra diventata più calda e quando rispondo al messaggio ho le dita sudate. Mi immagino insieme a un uomo avvolto nell’ombra in un bagnetto angusto. Lui mi tiene il viso fra le mani e gli occhi fissi addosso, tracciando i contorni delle mie labbra col pollice. Mi bacia sul collo, scagliando fulmini di calore sulla mia pelle.

Il mio corpo si surriscalda al punto da farmi contorcere sul divano, le dita sospese sul telefono.

Numero sconosciuto: Secondo te che stiamo facendo?

Io: Ci baciamo?

Numero sconosciuto: Di più.

Merda.

Io: Mi tocchi le tette?

Numero sconosciuto: Di più.

Io: Andiamo fino in fondo?

Digito, dopo una breve pausa, in preda a un leggero capogiro. La situazione mi è sfuggita di mano e domani me ne pentirò quasi sicuramente, ma adesso non m’importa.

Numero sconosciuto: Ci stiamo dando dentro contro la parete, Principessa Leia, forte. A me piace così.

Me lo immagino, il bagnetto reso rovente dalla nostra vicinanza. Il mio corpo che si inarca verso il suo e lui che si è a malapena abbassato i jeans. È già dentro di me, lo spinge dentro e lo tira fuori mentre io gemo…

Merda. La situazione mi è totalmente sfuggita di mano. L’agguerrita ragazza potere-alle-donne che c’è in me si ribella all’immagine di lui che mi prende in modo brusco, ma… santinumi, mi piace. Il cuore mi romba nel petto.

Numero sconosciuto: Ci sei ancora?

Io: Devo andare.

Numero sconosciuto: Come preferisci.

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