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Sherlock Holmes e il caso del quarto messaggero

Orlando Pearson

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A cura di Luigi Pachì

Orlando Pearson

SHERLOCK HOLMES E IL CASO DEL QUARTO MESSAGGERO

RACCONTO LUNGO

Traduzione di Elisa Passeri

ISBN 9788825424348

© 2021 Orlando Pearson

Titolo originale: TheAdventureoftheFourthMessenger

Edizione ebook © 2023 Delos Digital srl

Piazza Bonomelli 6/4 20139 Milano

Versione: 1.0

Traduzione di Elisa Passeri

Copertina di Dante Primoverso

Collana a cura di Luigi Pachì

TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Sono vietate la copia e la diffusione non autorizzate.

INDICE

Copertina

Illibro

L'autore

Sherlock Holmes e il caso

del quarto messaggero

I

II

III

IL LIBRO

Un anziano predicatore di nome Giovanni scompare nel nulla

Un anziano predicatore di nome Giovanni si reca a Baker Street per una consulenza sulla stesura delle sue memorie, incentrate sulla vita e la morte di un miracoloso Maestro. Giovanni affida a Sherlock Holmes e Watson un taccuino su cui sono riportate tutte le avventure al fianco del suo leader. Quando poi il predicatore scompare nel nulla, Holmes e Watson si rendono conto che la chiave per risolvere il mistero è contenuta proprio tra le pagine scritte in greco del quaderno.

L'AUTORE

Orlando Pearson, creatore della serie The Redacted Sherlock Holmes, è un uomo d’affari internazionale e vive a Londra. Di giorno fa il pendolare nella City e di notte frequenta gli spiriti di Baker Street. I suoi interessi includono la musica classica, la storia, l’attualità e l’economia. Tutti questi argomenti pervadono la sua scrittura e, in particolare, IltesorodelPreteRosso.

Dallo stesso autore

Orlando Pearson, SherlockHolmeseiltesorodelPreteRosso

Sherlockiana ISBN: 9788825403039

Orlando Pearson, SherlockHolmesMorteaVenezia

Sherlockiana ISBN: 9788825417623

Orlando Pearson, SherlockHolmeseunaquestioneditempo

Sherlockiana ISBN: 9788825419825

I

All’inizio dell’aprile 1894, meno di tre settimane dal ritorno di Holmes dalla sua apparente morte presso le Cascate Reichenbach,1

partii dal mio alloggio a Kensington per recarmi a Baker Street. Trovai il mio socio mentre camminava avanti e indietro nel nostro vecchio salotto, lamentandosi che il suo carico di lavoro sembrava essere diminuito dopo la cattura del Colonnello Moran.2 Tentai di calmarlo sottolineando che ci sarebbe voluto del tempo per tornare ai livelli di attività raggiunti prima della sua sparizione. I miei commenti rassicuranti parvero sortire qualche effetto, ma rimasi comunque sorpreso quando il detective propose di fare una passeggiata per Londra.

Lasciammo Baker Street e, senza seguire un percorso preciso, camminammo per Oxford Street, piena di londinesi intenti a fare compere, proseguimmo dentro Soho, lungo Piccadilly e infine entrammo in Green Park. Era una giornata perfetta per camminare, con i narcisi sbocciati da poco e le soffici nuvolette che solcavano il cielo luminoso. Ci dirigemmo verso nord attraverso Hyde Park e arrivammo allo Speakers’ Corner, dove alcuni oratori erano intenti a esprimere e condividere le proprie opinioni. Uno in particolare attirò la nostra attenzione. Era un uomo anziano con una folta barba, vestito con un lungo abito bianco e dall’aspetto piuttosto spaesato. L’abbigliamento quasi estivo del personaggio stonava nettamente in quella che era, nonostante il sole, una giornata rigida.

– So di essere protetto da un Redentore, so che ero da lui amato e rimango amato anche adesso! – intonò con un accento che non riuscii

a riconoscere. – E voi! – Indicò con un gesto del braccio la folla di ascoltatori, ma i suoi occhi sembravano concentrati su Holmes e me. –Voi state seguendo dei falsi dei! Alcuni di voi cercano perfino di guadagnarsi da vivere vendendo libri su finte credenze, come il culto degli alberi. – La sua predica cominciò a divagare, ma il mio amico e io avevamo udito abbastanza e ci avviammo per un percorso tortuoso che ci avrebbe ricondotti a Baker Street.

Quando arrivammo, un fattorino ci informò che un visitatore ci attendeva in salotto. Mentre salivamo al piano di sopra, Holmes si sfregava con entusiasmo le mani. – Finalmente un caso, Warson! –esclamò. – Una vera fortuna che il nostro cliente ci abbia aspettato! –Al nostro ingresso nella stanza, rimanemmo sbalorditi nel trovare il predicatore di Hyde Park.

– L’ho riconosciuta allo Speakers’ Corner, signor Holmes! – esordì l’uomo. – E non volevo pensasse che l’ho indicata per contestare i suoi guadagni ricavati dalla vendita di libri sulle religioni pagane.

– Cosa le fa pensare che guadagni dalla vendita di libri sulle religioni pagane? – domandò perplesso il mio collega.

– Signor Holmes – disse il visitatore. – Il suo amico di sicuro non l’ha riconosciuta quando era travestito da venditore di libri gobbo appostato fuori dal numero 427 di Park Lane, per investigare sulla morte di Ronald Adair. Io, invece, ho capito subito che si trattava di lei e ho notato che stava cercando di ricavare dei soldi dalla vendita di un volume intitolato Leorigini del cultodegli alberi. Ho immaginato che stesse attraversando un periodo davvero duro, per essere costretto a spingersi così oltre.

Non mi sono accorto che mi stesse osservando al 427 di Park Lane, il mese scorso – ammise Holmes. – Eppure, avevo un ottimo motivo per prestare attenzione alla gente intorno a me.

– Quando tengo d’occhio le persone, signor Holmes, ho l’abitudine di non farmi accorgere dai diretti interessati.

Mi aspettavo che Holmes si offendesse per quel commento malizioso invece, dopo un breve silenzio, si girò verso di me e scoppiò in una specie di risata amara. – Watson! – proruppe. – Finalmente è qui! Un uomo che sa vedere, osservare e dedurre! – Rivolgendosi di nuovo al nostro cliente, cominciò: – Il mio lavoro è ripartito di recente, ma lei ha ragione quando sostiene che i miei impegni sono poco fitti al momento. Quando è arrivato qui dal Medio Oriente? – volle sapere –

La moda dell’abito in un unico pezzo, di tessuto intrecciato e senza cuciture è assai più comoda laggiù che in qualsiasi altra parte del mondo. Sebbene, a giudicare dalle riparazioni effettuate sul vestito, esso è in suo possesso da svariati anni. A giudicare dal filo impiegato per la manutenzione, gli aggiustamenti sono stati eseguiti in Inghilterra.

– Noto delle finte e degli affondi esperti quanto i miei. Le sue abilità corrispondono alla sua reputazione e non c’è nessuno, tra coloro che conosco, paragonabile a lei – rispose il nostro ospite, chiaramente impressionato dal ragionamento del detective. – Questo abito è l’ultima cosa che ho comprato prima di lasciare il Medio Oriente, parecchi anni fa.

– E cosa la porta qui? – si informò Holmes. – Di sicuro non si è preso la briga di venire a Baker Street solo per dimostrare le sue

abilità di osservazione e deduzione, per quanto singolari siano. Perché vuole consultarsi con me?

– Ho ormai una certa età – affermò il predicatore. – Quando ero giovane, diventai devoto di un religioso che seguii finché non venne arrestato, messo sotto processo e giustiziato nella maniera più raccapricciante che si possa immaginare. Ero uno dei suoi dodici seguaci. Gli altri undici sono stati tutti condannati a morte negli anni successivi all’esecuzione del nostro leader e io sono l’unico rimasto.

– Credo di ricordare l’uomo a cui si riferisce – commentò il detective, aggrottando pensoso le sopracciglia. – In effetti, ho letto vari resoconti sulla sua vita, scritti da tre dei suoi discepoli. Credo che i loro nomi fossero Matteo, Marco e Luca, anche se non ho mai scoperto i loro cognomi. È davvero inusuale che ben tre testimoni si mettano a scrivere in modo così dettagliato gli stessi eventi. I loro racconti possiedono una notevole unità, soprattutto perché sembrano essere stati redatti diverso tempo dopo gli avvenimenti in questione. Marco ha la versione più corta ed è chiaro che gli altri due autori abbiano ampiamente attinto al testo di quest’ultimo, sebbene entrambi posseggano la loro parte di fonti. Si sollevò un mistero, se non sbaglio, intorno alla sorte dei resti del vostro leader dopo l’esecuzione.

– Matteo e Marco erano collaboratori stretti del nostro capo, mentre Luca era uno storico e medico che si unì al nostro movimento dopo la morte della nostra guida. Lei ha ragione nell’affermare che gli eventi accaduti dopo il decesso del nostro leader siano confusi. È piuttosto ironico che, da quando questi resoconti sono stati pubblicati, vengano

ritenuti sinottici. Immagino sia perché riportano la stessa visione e non perché offrano informazioni particolari. Nessuno di loro tre, da quanto dichiarano, era presente prima, durante e dopo le ore finali del nostro capo e non sono nemmeno d’accordo tra loro sulle informazioni principali riguardo all’accaduto. Matteo parla di un terremoto, ma gli altri no. Non concordano neanche su quante persone sono andate alla tomba e chi fossero.

– Dunque lei cosa sa in più sulla vicenda rispetto ai suoi colleghi?

– Io… ero… lì – dichiarò con orgoglio il curioso vecchietto, alzandosi in tutta la sua statura e scandendo le parole emozionato. – Il mio nome è Giovanni ed ero il più vicino al nostro leader. Ero lì quando venne giustiziato, ero lì quando la sua tomba venne trovata vuota ed ero lì quando è riapparso.

– Allora magari può spiegarci perché lei non viene menzionato nelle cronache lasciate dai cosiddetti autori sinottici degli avvenimenti di cui ci ha parlato – disse Holmes.

– Ciò che è già stato narrato dagli scrittori sinottici non può essere cambiato. Ma voglio porre rimedio al loro eliminare il mio nome dai testi. Il nostro leader ci ha comandato di viaggiare per il mondo intero e predicare i suoi insegnamenti. Da allora, ho visitato molti posti e predicato riguardo al nostro capo e alle sue opere, poiché pensavo che fosse il modo migliore per seguire le sue istruzioni. Dato che posso potrò proseguire ancora per poco queste attività, ho deciso di mettere per iscritto i miei ricordi. Queste pagine – e qui sollevò un quaderno tutto sgualcito – riportano quei ricordi.

– Quindi perché vuole il mio aiuto? – il mio socio ripeté la domanda.

– Lei e il suo collega siete appena usciti da una vicenda che assomiglia alla mia. Lei, Dottor Watson – si rivolse a me – ha perso il suo migliore amico, che è poi tornato in vita nella storia intitolata L’avventura della casa vuota. Il mio leader è riemerso da una tomba vuota. Voglio descrivere gli avvenimenti relativi al ritorno del mio capo con uno stile convincente come quello de L’Avventura della casa vuota.

Il detective e io fummo presi completamente alla sprovvista da quella richiesta. Holmes fu il primo a ricomporsi.

– Desidera che l’aiutiamo a scorrere tra i suoi appunti e darle consigli su come riportare la vita e la morte del suo capo e gli eventi successivi alla sua esecuzione?

– Esatto – confermò Giovanni, porgendo il taccuino a Holmes.

– Prima di cominciare – disse il mio amico – Dovrà fornirmi alcune informazioni. C’è qualcun altro che può confermare ciò che lei riporta?

– Come le ho già spiegato, signore, sono l’ultimo dei dodici seguaci e, da quanto ne so, l’unica persona ancora in vita ad aver conosciuto la nostra guida. Potrei aggiungere che i miei compagni sono morti in maniera atroce, come il nostro leader e come tanti altri discepoli che sono venuti dopo. Questo taccuino contiene tutti i miei ricordi e non ci sono altre copie dei contenuti.

– In quale lingua è scritto il suo racconto?

– Nella zona del mondo in cui gli eventi sono accaduti, il greco viene usato come lingua franca. Ho dunque scritto il greco, fornendo inoltre una traduzione inglese riga per riga – ci informò lo strano visitatore.

– Conosco molto poco il latino e ancora meno il greco – lo stesso vale per il qui presente Dottor Watson – perciò non so quanto tempo impiegherò di preciso a visionare il materiale – stabilì il mio socio dopo una lunga pausa. – Le suggerisco di ritornare a Baker Street tra due giorni, circa alla stessa ora, così potremo discutere in maniera più approfondita della questione. Potrei chiederle di lasciarmi un indirizzo presso il quale posso contattarla, in caso nel frattempo dovessimo avere qualche altra domanda da porgerle?

Giovanni ci lasciò un indirizzo in Warren Street e si congedò. Su richiesta di Holmes, fu lui il primo a leggere il quaderno, perciò rientrai nella mia abitazione di Kensington. Stabilimmo che sarei tornato l’indomani per dedicarmi io stesso al taccuino.

1. L’ultima avventura (The Final Problem, 1893) è il racconto del Canone in cui viene descritto lo scontro finale tra Sherlock Holmes e la sua nemesi, il Professor Moriarty. I due si sfidano in un combattimento presso le Cascate Reichenbach in Svizzera, dove Moriarty soccombe e Holmes stesso sembra non sopravvivere. In realtà, il detective simula la propria morte, ingannando anche Watson, e riappare in Inghilterra dopo tre anni di viaggi e missioni in incognito in giro per il mondo. [N.d.T.]

2. Il Colonnello Sebastian Moran è l’antagonista principale del racconto del Canone L’avventura della casa vuota (The Adventure of theEmpty House, 1903), in cui si macchia del delitto di Ronald Adair, governatore di una colonia australiana. Eccellente tiratore, si ritirò dall’esercito per motivi sconosciuti e diventò uno dei più stretti collaboratori di Moriarty. Nello stesso racconto, viene descritto il

ritorno di Holmes a Londra dopo gli anni in cui si fingeva morto.

[N.d.T.]

I I

Il giorno dopo, non fui sorpreso di trovare il mio collega seduto a quello che era stato il nostro tavolo da pranzo, intento a studiare il documento. Notai che stava già contemplando l’idea di mettersi in contatto con Giovanni, dato che l’indirizzo del predicatore era scritto su una striscia di carta accanto al quaderno.

– Allora, cosa ne pensa? – volli sapere.

– È uno strano testo in quanto è redatto in terza persona dal più stretto confidente del capo di questo movimento religioso. Il nome dell’autore non viene mai menzionato, sebbene immagino sia proprio il nostro amico Giovanni. I contenuti sono in parte dei luoghi comuni. Proprio come i re dichiaravano di poter guarire la scrofolosi, o “Male del re” semplicemente toccando i malati di questa patologia, così questo leader dimostra i propri poteri con una serie di miracoli in cui cura il malato, lo storpio e il cieco. A un certo punto sembra perfino riportare in vita un uomo, il che è certamente straordinario sebbene mi pare di ricordare un paio di episodi simili riportati nella versione di Luca.

Vorrei sottolineare ai lettori che Holmes pronunciò queste parole prima dei bizzarri avvenimenti che coinvolsero Jonas Oldacre, da me narrati nella cronaca dal titolo L’avventura del costruttore di Norwood.3

– Ancora più inusuale è il prodigio descritto in apertura: il leader che trasforma l’acqua in vino – continuò il mio socio. – È del tutto simile al primissimo caso in cui venni coinvolto, quando un Giudice di Pace4 decise di darsi all’alcol sotto ai miei stessi occhi. Ma la cosa più

straordinaria di tutte, credo, è il fatto che il capo di Giovanni dimostri delle reali abilità da investigatore. Infatti, riesce a indovinare che una donna in cui si è imbattuto ha cinque mariti basandosi sui segni di anelli che l’interessata ha sulle dita. Prima di ieri, non ero a conoscenza di nessun altro che impiegasse le stesse tecniche deduttive da me perfezionate nel corso degli anni. Devo però riconoscere che il nostro amico Giovanni ha dato sfoggio delle sue capacità di osservazione e deduzione mentre era qui, dunque presumo sia uno degli insegnamenti che ha preso dal suo leader. In ogni caso, non c’è niente di simile nelle versioni sinottiche delle vicende.

– E cosa ne pensa degli eventi accaduti dopo la morte del capo di Giovanni?

– Le leggo ciò che il nostro cliente ha scritto – disse Holmes. – È davvero significativo.

Con quelle parole, cominciò a leggere direttamente dal taccuino di Giovanni.

Il primo giorno della settimana, Maria Maddalena si recò alla tomba di mattino presto, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dall’ingresso del sepolcro. Perciò corse a chiamare Simon Pietro e l’altro discepolo, quello che il Maestro amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dalla tomba e non sappiamo dove l’hanno posto.” Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Entrambi correvano, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e arrivò per primo alla tomba. Si chinò per guardare all’interno: vide i teli di lino posati là, ma non entrò. Dietro di lui arrivò Simon Pietro, che

entrò nella tomba. Vide i teli di lino posati là e il sudario – che era stato sulla Sua testa – non era posato con i teli, ma avvolto in un luogo separato. L’altro discepolo, quello che era arrivato per primo, si decise a entrare, vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura e cioè che Lui doveva risorgere dai morti. Allora i discepoli tornarono alle loro case.

Ma Maria rimase all’esterno della tomba, piangendo. Mentre piangeva si chinò per guardare nella tomba e vide due angeli vestiti di bianco, seduti là dove era stato posato il corpo, uno dalla parte del capo e l’altro dalla parte dei piedi. Dissero a Maria: “Donna, perché piangi?” Lei rispose: “Perché hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto.” Pronunciate queste parole, si voltò indietro e vide il Maestro, ma non lo riconobbe. Egli le disse: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?” Pensando che fosse il custode del giardino, Maria rispose: “Buon uomo, se sei stato tu a portarlo via, dimmi dove l’hai posto e io lo andrò a riprendere.” Il Maestro le disse: “Maria.” Maria si voltò e gli disse in ebraico: “Rab-bo’ni!” (che significa “Maestro”). Egli le disse: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre. Va’ invece dai miei fratelli e di’ loro: ‘Salgo al Padre mio e al Padre vostro, Dio mio e Dio vostro.’” Maria Maddalena andò dai discepoli e disse loro: “Ho visto il Signore” e riferì loro ciò che Egli le aveva detto.

– Che testo straordinario! – esclamai. – C’è un resoconto delle indagini portate avanti dalle autorità del posto dove si sono svolti gli eventi?

– Le autorità in questione sono state, dal mio punto di vista, estremamente negligenti per non aver portato avanti un’investigazione approfondita. Avrei senza dubbio trovato stimolante osservare come le impronte lasciate dalle varie persone dentro e intorno alla tomba potevano confermare questa versione dei fatti: la sovrapposizione di impronte e la storia che esse raccontano, come ricorderà dalla nostra prima avventura insieme,5 sono tra le mie specialità.

– Perciò non c’è stata nessuna investigazione?

– La versione di Matteo – ho incrociato il testo di Giovanni con le varianti degli altri tre scrittori – fa riferimento a delle guardie che vengono corrotte per affermare che il corpo fosse stato rubato. Questo episodio, però, non compare né nel quaderno di Giovanni né negli altri resoconti. Ecco tutto. Non ci sono indizi che il cadavere sia stato ritrovato in seguito e non viene spiegato cosa potrebbe essergli accaduto.

– Dunque le uniche cronache che abbiamo a disposizione sono le tre versioni sinottiche e quella di Giovanni, che differisce in modo sostanziale dalle altre?

– In alcuni casi le differenze tra i racconti sinottici e il testo di Giovanni sono minime, ma in altre occasioni accade il contrario. Per esempio, i tre documenti sinottici descrivono più donne che si recano alla tomba, mentre Giovanni menziona solo Maria Maddalena. Ma è significativo che nella versione di Giovanni, quando Maria parla, usa spesso la prima persona plurale sia in greco che nella traduzione, il che suggerisce che in effetti c’era qualcun altro con lei. Ma la discrepanza maggiore riguarda coloro che erano presenti quando è

stata scoperta la tomba vuota. Tutti e tre gli autori sinottici concordano nel descrivere solo donne nel sepolcro, mentre Giovanni riferisce di sé stesso e di un tizio chiamato Pietro, entrambi presenti davanti al sepolcro aperto.

– Pensa che si tratti di una specie di inganno da parte di Giovanni per darsi importanza o c’è qualche altra ragione che spiega questa differenza?

– È noto che tra i gruppi religiosi nascano gelosie tra i membri, ma in effetti è strano che un protagonista includa sé stesso e un altro seguace di spicco nella narrazione dettagliata e plausibile dell’accaduto, mentre gli altri tre testi omettano del tutto questi individui. Si potrebbe pensare che uno scrittore che cerca di convincere il pubblico circa l’accuratezza storica di eventi esotici preferirebbe non eliminare i riferimenti a dei testimoni che potrebbero convalidare il racconto dei suddetti eventi esotici, specialmente se questi testimoni sono seguaci di primo piano del leader in questione.

– Quali saranno i suoi prossimi passi?

Holmes era sul punto di rispondere, quando la porta del salotto si aprì e venne annunciato l’ispettore Gregson.6

– Buongiorno, Gregson! – lo salutò il mio socio. – Lei è sempre portatore di casi interessanti.

– Proprio così, signore! – replicò l’ispettore. – Ho per lei un caso davvero insolito. Abbiamo un apparente rapimento con tanto di irruzione, ma nessuna traccia di movente, nessuna richiesta di riscatto e nessun oggetto trafugato.

Gregson si avvicinò al tavolo dove eravamo seduti e si lasciò sfuggire un sussulto di sorpresa prima di ridacchiare. – Avrei dovuto capire che lei era già in anticipo sui tempi, signor Holmes! – esclamò.

– L’indirizzo scritto su quel pezzetto di carta di fronte a lei è dove sono avvenuti il rapimento e il tentativo di furto! Vengo direttamente da Warren Street.

Holmes non si scompose nel sentire quell’informazione. – Magari potremmo tornare là e lei può raccontarci per strada cos’è accaduto –stabilì.

Nel breve tragitto attraverso le stazioni di Baker Street e Portland Road, il mio socio fornì a Gregson un breve riassunto dei nostri trascorsi con Giovanni. Dopodiché l’ispettore descrisse le vicende che lo avevano portato a rivolgersi a noi. – Al numero ventisette di Warren Street vive questo predicatore noto a tutti col nome di Giovanni. Non siamo ancora stati in grado di trovare qualcuno che ne conosca il cognome. Abita in una stanza al piano di sopra insieme alla padrona di casa, la signora Orme, che occupa invece il piano terra. Giovanni ha l’abitudine di andare in giro per predicare durante il giorno e di rientrare nella sua abitazione di sera. Quando è tornato a casa nella serata di ieri, pare che ci fossero tre persone in agguato ad attenderlo. Uno ha bloccato il malcapitato non appena ha aperto la porta d’ingresso, mentre un secondo complice è entrato nell’appartamento ed è salito nella stanza da letto di Giovanni, pensiamo con l’intento di rubare qualcosa.

«Il terzo ha trattenuto la signora Orme nel suo salotto, impedendole di lanciare l’allarme mentre i tre criminali erano a Warren Street.

L’intero assalto si è concluso in meno di cinque minuti, trascorsi i quali Giovanni è stato condotto via. La stazione di polizia del posto ha passato a me l’indagine.»

– Cosa le fa pensare che i tre intrusi non abbiano portato via niente, tranne il predicatore?

– È quanto assicurato dalla signora Orme, signor Holmes. Ma siamo arrivati al numero ventisette, può chiederlo lei stesso alla donna.

Warren Street è una via minore parallela a Euston Road. Il numero ventisette era un modesto edificio a metà strada. La signora Orme era frastornata ma calma. – Ormai sono più di vent’anni che concedo stanze in affitto – spiegò. – E Giovanni è con me da sette. Non ho mai avuto problemi.

Il mio collega le chiese se poteva rivelarci qualcosa degli assalitori.

– Non c’era granché da notare, signore. Non erano vestiti in modo strano come Giovanni e parlavano con accento inglese.

– E con quale modalità hanno portato via Giovanni?

– Non sono sicura di poterglielo descrivere, signore. Sono stata trattenuta mentre gli intrusi erano qui e, anche dopo che se ne sono andati, ero troppo spaventata per uscire subito. Non ero nelle condizioni per andare alla stazione di polizia, finché uno dei miei inquilini non è entrato e si è gentilmente offerto di recarsi lui dalle forze dell’ordine.

– Cosa può dirci di Giovanni?

– Ho avuto molti affittuari nel corso degli anni, ma nessuno così a lungo quanto lui. Mi assicuro di mantenere una certa distanza dagli

inquilini, perciò non ne so molto di loro. Ricordo che aveva pagato una sostanziosa cifra in anticipo perché quando è arrivato non aveva un lavoro. In seguito mi ha spiegato che aveva delle proprietà all’estero affittate a una vecchietta ed è così che mi pagava l’affitto, anche perché non mi è mai sembrato molto motivato nell’andare a cercarsi un impiego. A essere sinceri, raccontava a me e, ci scommetto, agli altri affittuari un po’ troppi dettagli su sé stesso o sul suo Redentore. Allora ho cominciato a stare doppiamente attenta nel rivolgergli la parola lo stretto necessario, salvo che per assicurarmi di ricevere l’affitto in tempo. Mi ricordo di una volta in cui ha affermato di avere solo pochi anni ancora da vivere e che si sarebbe messo a scrivere le sue memorie riguardo al Redentore, ma non gli ho prestato molta attenzione.

Dopodiché, ci condusse nella stanza spoglia del predicatore. – È tutto come al solito, signore – affermò. – Non c’è niente qui. Giovanni sostiene di non aver bisogno di oggetti materiali – niente libri, decorazioni o effetti personali. Ci sono solo un letto e un cambio di lenzuola. Pulisco la stanza e cambio il letto ogni settimana, senza variazioni. Non capisco cosa ci fosse da trafugare.

Ci congedammo dalla signora Orme per ritornare a Baker Street. Lungo il percorso, Holmes si fermò presso un ufficio postale. – Le cose stanno così – esordì pensieroso all’uscita dalle poste. – Giovanni è stato rapito e i sequestratori non hanno lasciato indizi su dove potrebbe trovarsi. Non c’è stata nessuna richiesta di riscatto ed è difficile immaginare a chi potrebbe essere indirizzata, visto che l’uomo non ha parenti, familiari o altri legami che sarebbero disposti a pagare per il rilascio. L’unica ragione plausibile per il sequestro è che

qualcuno abbia paura dei contenuti del quaderno che Giovanni ci ha affidato.

– Non potremmo usare il taccuino come esca per attirare i rapitori? – si informò Gregson.

– È esattamente quello che ho fatto adesso all’ufficio postale. Ho pubblicato un annuncio nelle edizioni di oggi dei giornali Globe, Star, PallMall, StJames’s, EveningNews, EveningStandarde Echo. L’avviso recita: “Trovato all’angolo di Park Lane. Quaderno compilato in greco e inglese. Il proprietario può riaverlo presentandosi alle 18.30 al numero dieci di Peel Street, Kensington.” Semplice e conciso.

– Ma il dieci di Peel Street è il mio indirizzo! – protestai.

– Beh, di certo non potevo usare il mio, di indirizzo. È assai probabile che i sequestratori abbiano seguito Giovanni a Baker Street, dunque sospetterebbero di una trappola! – ribatté acido Holmes. – Ci attende un compito complesso e pericoloso. Se i rapitori abboccano e mandano qualcuno a riprendere il taccuino, dovremo consegnarglielo e poi seguirli per vedere dove ci conducono.

Mi sentii dato per scontato dal mio socio, ma dovetti riconoscere che la sua tattica era sensata e accettai quella forzatura, come avevo sempre fatto.

– Non potremmo arrestare chiunque si presenta a recuperare il taccuino?

– Non ha imparato nulla sul fanatismo di queste persone? Giovanni ci ha spiegato che tutti i discepoli principali erano pronti a subire una morte cruenta per la loro fede e solo lui è rimasto. Pensa che un arresto e un interrogatorio sarebbero sufficienti a spaventare il nostro

prigioniero tanto da convincerlo a rivelarci dove si trova Giovanni e a spiegarci perché i suoi complici sono così interessati al quaderno? No, dobbiamo dare il documento alla persona che si presenterà alla sua porta, Watson. Dopodiché, dovremo seguirlo per assicurarci che non lo distrugga. Dubito che questo gruppo possegga le risorse per vivere in un posto e tenere Giovanni in un altro. Una volta scoperto l’edificio da loro occupato dovremo farvi subito irruzione. Avremo bisogno delle sue risorse di supporto, Gregson.

3. L’avventura del costruttore di Norwood (The Adventure of the NorwoodBuilder, 1903) è un racconto del Canone in cui viene narrata la vicenda di Jonas Oldacre, un costruttore di Norwood, che inscena il proprio omicidio per incastrare il giovane avvocato Giovanni Hector McFarlane e vendicarsi di un affronto subito anni prima dalla propria famiglia. [N. d. T.]

4. Il mistero della Gloria Scott (The Adventure of the Gloria Scott, 1893) è un racconto del Canone in cui Holmes narra quella che considera la sua prima indagine ufficiale. Il detective aiuta il suo compagno di università Victor Trevor a dissipare i misteri intorno alla morte e al burrascoso passato del padre, il Giudice di Pace Trevor. [N. d. T.]

5. Unostudioinrosso (AStudyinScarlet, 1887) è il primo racconto del Canone pubblicato da A. C. Doyle, dove viene narrato l’incontro tra Holmes e Watson e l’avvio del loro sodalizio. Durante l’indagine che i due affrontano, il detective sfoggia le sue abilità di osservatore nel decifrare le tracce e le impronte lasciate dall’assassino nel suo

percorso verso il luogo del delitto, risolvendo così gli omicidi di Enoch

Drebber e Joseph Stangerson. [N.d.T.]

6. L’ispettore Tobias Gregson di Scotland Yard appare in numerose opere del Canone, spesso in coppia con Lestrade, come in Unostudio inrosso(AStudyinScarlet, 1887). [N. d. T.]

I I I

E così, alle 18.30 di quella sera, rimasi in attesa nel mio studio, con il taccuino di Giovanni davanti a me. Ero solo in casa: avevo concesso ai domestici la serata libera, nel caso si verificassero degli scontri. In perfetto orario, udii bussare alla porta e andai ad aprire. Mi trovai di fronte a un uomo sulla ventina.

– Mi chiamo Paulson – si presentò, parlando senza traccia di accento straniero. – E, a giudicare dall’annuncio che ha piazzato, è stato lei a trovare il mio quaderno a Park Lane.

Lo condussi nel mio studio.

– È questo? – gli domandai, mostrandogli l’oggetto.

– Oh, signore! Non sa quanto il quaderno sia importante per me. Sono un dottorando in Studi classici al King’s College dell’University of London e il quaderno contiene i punti principali della mia tesi.

Ero d’accordo con Holmes che avrei scortato il visitatore alla porta per assicurarmi che non distruggesse immediatamente il taccuino.

Quando aprii il portone per Paulson, per strada non si vedeva nessuno, ma sapevo che Holmes e una squadra di poliziotti erano appostati in attesa di seguire il mio visitatore. Richiusi la porta d’ingresso e tornai nel mio studio: era stato stabilito che Gregson avrebbe mandato un agente a comunicarmi dove dirigermi per assistere alla fase successiva dell’operazione.

Con mia sorpresa, non dovetti aspettare a lungo. Erano trascorsi pochi minuti appena, quando un giovane poliziotto si presentò a casa mia e mi disse di andare con lui nella vicina Upper Street.

Una volta sul posto, scoprii che Holmes e i pedinatori avevano già fatto irruzione nell’edificio.

– È stata una bella lotta – commentò Holmes nel vedermi. –

Quando l’uomo che si è presentato a lei col nome di Paulson è arrivato al portone di questa abitazione, il nostro agente in borghese, appena dietro il ragazzo, si è affrettato su per la scalinata d’ingresso e ha forzato la porta, che era chiusa dall’interno. Siamo riusciti a proteggere Giovanni e il quaderno e abbiamo trattenuto Paulson e gli altri due. Dato che lei era per strada e che è il narratore ufficiale delle mie avventure, ho chiesto alla polizia di posticipare gli interrogatori finché lei non ci avrebbe raggiunto.

Entrammo in salotto, dove Giovanni attendeva seduto, mentre i suoi tre rapitori erano in piedi, ognuno ammanettato a un agente.

Il predicatore stava dicendo in tono sereno: – Signori, non voglio denunciare questi uomini. Siamo tutti parte dello stesso movimento, abbiamo solo bisogno di una migliore comprensione reciproca.

– Il rapimento è un reato serio – gli spiegò Gregson, chiaramente sconcertato e forse un po’ deluso dalle parole dell’ormai ex ostaggio. Holmes si rivolse ai sequestratori. – Chi di voi è il portavoce della vostra organizzazione? – volle sapere.

– Parlerò io a nome di tutti noi – dichiarò Paulson. – Appartengo alla seconda generazione di seguaci del Maestro. Giovanni è uno dei pochi sopravvissuti ad averlo conosciuto. Nei suoi sermoni e, siamo convinti, nel racconto che sta scrivendo, afferma di aver avuto un rapporto speciale con il nostro leader. Ciò porterebbe a delle interpretazioni sbagliate della nostra fede. Non ci interessa fermare le sue

predicazioni, attireremmo solo più attenzione su Giovanni stesso, ma faremo tutto quanto in nostro potere per impedirgli di lasciare una traccia permanente dei suoi pensieri.

– Ma io ero l’amico più stretto e il confidente del Maestro – protestò Giovanni. – Aveva anticipato a me il nome di chi lo avrebbe tradito. Ero io, l’unico dei suoi più fedeli discepoli, a essere presente quando venne giustiziato e sono stato il primo a guardare dentro la tomba vuota. Tutti questi dettagli sono veri e sono stati soppressi nelle altre testimonianze che circolano. La mia versione dei fatti fornisce dei dettagli autentici su quello che è successo dopo il ritorno del nostro leader, mentre gli altri resoconti hanno un finale inconcludente, come se gli autori fossero stati interrotti nel bel mezzo della narrazione.

– Chiunque legga di un seguace che viene descritto come “il discepolo che il Maestro amava”, si formerà un’idea sbagliata del tuo legame con lui.

– È da quando mi avete rapito che avete frainteso il mio uso della parola “amore”. Il rapporto tra il nostro leader e me era una versione molto intensa del sentimento di amore che lui aveva per l’umanità intera.

Giovanni si guardò intorno, come in cerca di un’ispirazione per spiegare cosa intendesse. Con mia sorpresa, fissò lo sguardo su di me.

– In L’ultima avventura – continuò – il Dottor Watson qui presente ha descritto il signor Holmes come “l’uomo migliore e più saggio che io abbia mai conosciuto”. In un’altra opera del Dottore, Holmes descrive Watson come suo amico e confidente. Il rapporto tra il

Maestro e me non era dissimile da quello tra questi due uomini. Se posso tornare alla lingua franca della nostra regione, il termine esatto è “agape” (Nota del Dottor Watson: pronuncia “agàpe”). “Agape” una parola che ho sempre tradotto come “amore” nella versione inglese dei testi che ho redatto, semplicemente perché, stando alle mie conoscenze, non c’è nessun vocabolo inglese che abbia la stessa connotazione. Alcuni hanno tentato di impiegare la parola “carità” invece di “amore” nelle altre opere incentrate sul Maestro, ma in inglese questo termine non ha significato.

«Uno dei seguaci più tardivi del nostro leader parla di “agape” in una lettera ai cittadini di Corinto e questo testo è spesso scelto dalle persone quando si sposano, che lo usano sia in maniera sbagliata che giusta. Sbagliata perché “agape” non è l’amore tra un uomo e una donna, ma giusta perché “agape” è un sentimento che tutti dobbiamo nutrire gli uni verso gli altri per vivere in armonia. Se viene sentito in modo profondo, è davvero speciale. Ecco perché ho chiesto un consulto con il signor Holmes e il Dottor Watson, poiché, in tutto il genere umano, mi sembrano gli unici a condividere un tipo di legame che più si avvicina a quello che c’era tra il nostro capo e me.»

A questo straordinario discorso seguì una lunga pausa. Fu Holmes a rompere il silenzio.

– Watson, la letteratura è la sua specialità, non la mia. Ma se posso permettermi un piccolo suggerimento a Giovanni, riguardo al coup de maitrededuttivo incluso nel racconto della donna samaritana al pozzo, consiglierei di eliminare le modalità con cui il vostro leader indovina che la signora in questione aveva avuto cinque mariti. Magari la donna

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