Salutepertutti.it - Vol. 4 - n. 3 - 2021

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LA RIVISTA DELLA SALA D’ASPETTO

ISSN 2611-9080

Periodico quadrimestrale - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in abbonamento postale - 70% - LO/MI/3009 In caso di mancata consegna restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa.

VOL. 4 - N. 3 - NOVEMBRE - 2021

INQUINAMENTO Rumore e salute Prada M.

Radon e salute Cappello A.

Scopo non è so della Scien za lo comp ma aiuta rendere, re

LIPEDEMA

M. Mon ti UCLA

Cacciola M.S.

LONG COVID Psico-effetti Pallagrosi G.

Intestino Della Seta D.

VETERINARIA Salute per loro

ASSOCIAZIONE DEI LAUREATI DELL’UNIVERSITÀ DEL PIEMONTE ORIENTALE



EDITORIALE

La SaLa d’aTTeSa Talk show vs Salutepertutti.it Per evitare fraintendimenti, sono andato a cercare su Wikipedia l’esatto significato di talk show e ho trovato la seguente definizione: “comune genere di programmi televisivi e radiofonici che vedono protagoniste le parole e la conversazione. I talk show possono essere costituiti da interviste, monologhi e/o discussioni di varia forma e natura generalmente sviluppate seguendo una scaletta predefinita. Possono prevedere la presenza in studio di un pubblico e di esperti dell'argomento trattato... tipici elementi di disturbo che il regista e il conduttore/moderatore devono gestire sono rappresentati dalle sovrapposizioni audio, che si verificano ad esempio quando più ospiti della trasmissione parlano contemporaneamente…”

sione parlano contemporaneamente creando una confusione indicibile che non aiuta la comprensione dei problemi. Dopo questa constatazione, come fondatore e direttore responsabile di Salutepertutti.it mi sono nuovamente inorgoglito nel rendermi conto che gli articoli pubblicati in questa rivista dal nome evocativo sono scritti da veri esperti dell’ambito della “salute” intesa in modo globale (uomo, animali, ambiente). Seguiteci, pertanto, con passione perché vi fissiamo l’idea (cit. G. D’Annuzio e M. Dudovich). Pietro Cazzola Direttore Responsabile

Poiché sono un discreto appassionato di talk shows centrati sulla salute, durante questa pandemia da SARS CoV-2, spesso mi sono sintonizzato su canali televisivi in cui si discuteva di questa “piaga”. Rispetto alla definizione di Wikipedia, ho notato una profonda discrepanza: in effetti qualche esperto c’è sempre, ma gli altri interlocutori sono spesso di basso livello scientifico: critici d’arte, filosofi, ex-corrispondenti Rai, parlamentari, giornalisti schierati e mogli di calciatori (!?). Qualcuno li avrebbe chiamati “Nani, saltimbanchi e ballerine…”. Tuttavia la definizione di Wikipedia è perfettamente centrata quando fa rilevare che più ospiti della trasmis-

credit by: https://www.merlinprints.com.au/fis so-l-idea-c1911.-marcello-dudovich

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VOLUME 4 - NUMERO 3 - 2021 www.salutepertutti.it INDICE

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Questionario tratto da Proust - Risponde Francesco di Pierro

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Ridurre la pressione del sangue senza farmaci - Arrigo F.G. Cicero

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La riabilitazione assistita da robot e da dispositivi elettromeccanici per le persone con disabilità neurologica - Stefano Mazzoleni Impariamo ad ascoltare: il disturbo del rumore - Mauro Prada diverticolosi e falsi miti: i consigli aIGO per stare bene - Paola Piovesana 5 Consigli per superare gli psico-effetti collaterali del long Covid - Grazia Pallagrosi “Long COVId”- Daniel Della Seta eSports: non chiamateli videogiochi - Ruben Cazzola Lipedema: una patologia reale? - Maria Stella Cacciola Il Radon nelle nostre case: quali effetti sulla salute? - Anita Cappello Pianeta anziani, l'evoluzione della nostra vita - Alberto Pilotto Consigli dOC - Carlo Alfaro Il bisogno della filosofia - Costanza Fossati avanti insieme, per raggiungere l’autosufficienza di sangue e plasma Giampietro Briola intervistato da Lorella Bertoglio

dieta vegana, cosa fare con il nostro cane e gatto - Giacomo Biagi Il mio nome è no - Carlo Pirola Gli Italiani e gli animali da compagnia - Marco Melosi L’EDITORE Edizioni Scripta Manent s.n.c.

Direttore Responsabile: Pietro Cazzola PR e Marketing: Donatella Tedeschi Comunicazione e Media: Ruben Cazzola Grafica e Impaginazione: Cinzia Levati Affari Legali: Avv. Loredana Talia (MI) Stampa: ÀNCORA s.r.l. (MI)

Via Melchiorre Gioia 41/A - 20124 Milano, Italy Tel. +39 0270608060 Registrazione: Tribunale di Milano n. 130 del 09.04.2018 e-mail: info@edizioniscriptamanent.eu web: www.edizioniscriptamanent.eu

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Risponde Francesco Di Pierro

Questionario tratto da Proust

Microbiologo, Università di Camerino Consulente Ambulatorio Microbiota Fondazione Poliambulanza, Brescia.

MIO PRINCIPALE PREGIO, RISPETTO 1 ILALL’ALIMENTAZIONE IN GENERALE

Mangiare in maniera piuttosto varia ma senza “glorificare” la bontà o la qualità del cibo. Per me il cibo dovrebbe essere uno strumento per vivere, non uno strumento per provare piacere.

MIO PRINCIPALE DIFETTO, RISPETTO 2 ILALL’ALIMENTAZIONE IN GENERALE

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Frittatina proteica (bianchi d’uovo) di verdure, bistecca alla milanese.

10 IL MIO MODO DI CONSUMARE PASTI Veloce, senza perdere ore a tavola.

CAMBIARE QUALCOSA 11 SENELDOVESSI MIO FISICO?

In realtà mi piaccio così… forse un po’ più alto?

Talvolta, per problemi di mancanza di tempo, sono costretto a fare attività fisica tardi la sera. Questo, anche se non sempre, mi porta a mangiare qualcosina prima di andare a letto.

12 IL CIBO CHE DETESTO PIÙ DI TUTTO

LA MIA OCCUPAZIONE, TRA UN PASTO E L’ALTRO

13 IL DONO DI NATURA CHE VORREI AVERE

Più spesso è lavorare e/o studiare; se posso, diventa amare mia moglie e i miei figli.

4 IL MIO SOGNO DI FELICITÀ ALIMENTARE 5

9 IL MIO PASTO PREFERITO DURANTE IL GIORNO

Il cibo in carpione (credo si dica così quando le cose sono in ammollo nell’aceto).

Ce ne sono molti: suonare la chitarra rock come John Petrucci, essere intelligente come Albert Einstein e, se ne ho ancora uno da dire, non arrabbiarmi per la paura di non avere qualcosa sotto controllo (che è un comportamento idiota).

Ho altri sogni che non quello alimentare. Se però devo proprio dire… beh allora forse le granite siciliane (quelle vere però, che fanno solo in Sicilia).

14 STATO ATTUALE DEL MIO ANIMO

IL PAESE DOVE VORREI VIVERE, DAL PUNTO DI VISTA ALIMENTARE

COLPE CHE MI ISPIRANO MAGGIORE 15 LEINDULGENZA A TAVOLA

Ci sono già: l’Italia. Per essere meno scontato direi al secondo posto il Giappone. Quando lavoravo lì amavo il teppan-yaki.

6 IL COLORE CHE PREFERISCO, A TAVOLA

Sereno.

Il budino, la sera…?

16 IL MIO MOTTO ALIMENTARE

Ne ho due: 1) mangia tanto a colazione, poco a pranzo, se puoi salta la cena; 2) mangia per vivere, non vivere per mangiare.

Il verde e il lilla delle tovaglie.

7 IL SAPORE CHE PREFERISCO La fragranza dell’anguria fresca.

8 LA MIA RICETTA PREFERITA

Le verzoline ripiene che cucina mia suocera, le polpette di melanzana di mia zia Aurora, le seppioline ripiene di mia zia Lilla, la frittata proteico-vegetale che cucina mia moglie Sara e la pasta alla vodka che cucina mia madre.

GUARDA GLI APPUNTAMENTI CON LA MEDICINA DI UNOMATTINA - RAI 1 Microbiota intestinale: la ricerca svela segreti di salute e malattia https://www.youtube.com/watch?v=-Hlr5O_6cE4

Stanchezza mentale: controlliamo l'intestino https://www.raiplay.it/video/2021/09/Stanchezza-mentale-controlliamo-lintestino---Unomattina---28092021-860154e2-a99c-4a0f85d8-7557f8918bd3.html

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LA RIABILITAZIONE ASSISTITA DA ROBOT E DA DISPOSITIVI ELETTROMECCANICI PER LE PERSONE CON DISABILITÀ NEUROLOGICA Paolo Boldrini 1, Donatella Bonaiuti 1, Stefano Mazzoleni 2, Federico Posteraro 3 1 Società di Medicina Fisica e Riabilitativa (SIMFER); Docente e Ricercatore, Dipartimento di Ingegneria Elettrica e dell'Informazione - Politecnico di Bari; 3 Direttore U.O.C Medicina Riabilitativa, Ospedale Versilia, AUSL Toscana Nord Ovest e Società Italiana di Riabilitazione Neurologica (SIRN). 2

NEGLI ULTIMI ANNI LA TERAPIA BASATA SULLA TECNOLOGIA ROBOTICA È STATA SEMPRE PIÙ UTILIZZATA PER PROMUOVERE IL RECUPERO FUNZIONALE IN PAZIENTI CON DISABILITÀ LEGATE A GRAVI DANNI NEUROLOGICI. LA CONFERENZA ITALIANA DI CONSENSO SULLA ROBOTICA IN RIABILITAZIONE (CICERONE) SI È RESA NECESSARIA PER COLMARE IL DIVARIO ESISTENTE TRA CONOSCENZA E APPLICAZIONE DI TECNOLOGIE ASSISTITE DA ROBOT PER LA RIABILITAZIONE DI “PAZIENTI NEUROLOGICI” E DIFFICOLTÀ DI APPLICARE E ADATTARE TALI CONOSCENZE AL CONTESTO LOCALE. SCOPO GENERALE DELLA “CONFERENZA CICERONE” È STATO ELABORARE RACCOMANDAZIONI SUI VARI ASPETTI CHE RIGUARDANO L'USO DELLE TECNOLOGIE ROBOTICHE E DEI DISPOSITIVI ELETTROMECCANICI, CHE VENGONO UTILIZZATI NEI CENTRI CLINICI DI RIABILITAZIONE, PER OTTIMIZZARE IL TRATTAMENTO RIABILITATIVO DELLE PERSONE CON DISABILITÀ DI ORIGINE NEUROLOGICA.

La Conferenza di Consenso “CICERONE” sulla riabilitazione assistita da robot e dispositivi elettromeccanici per le persone con disabilità neurologica, promossa dalla Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa (SIMFER) e dalla Società Italiana di Riabilitazione Neurologica (SIRN), è arrivata alla sua tappa cruciale: l’approvazione del documento finale della Giuria, che è stato presentato il 15 Settembre 2021 in una videoconferenza organizzata dall’Istituto Superiore di Sanità, SIMFER e SIRN. CICERONE è la prima iniziativa al mondo di questo genere, dedicata al tema della robotica in riabilitazione ed ha lo scopo di chiarire vari aspetti utili ad impiegare queste tecnologie nel settore della riabilitazione in modo efficace, stabile, sicuro ed accettabile da parte di tutti i diversi soggetti coinvolti. Il lavoro preparatorio di raccolta documentale, analisi e discussione è durato oltre due anni e mezzo, superando le molte difficoltà dovute all’epidemia di COVID-19 ed ha visto il coinvolgimento di circa duecento persone fra clinici, ricercatori, bioingegneri, amministratori, utenti e loro famigliari, esperti in ambito tecnologico, giuridico e bioetico, esponenti del mondo dell’industria. Le indicazioni formulate dalla Giuria della Conferenza sulla base delle evidenze rese disponibili dai nove gruppi di lavoro e del confronto fra i Giurati, hanno riguardato: • definizioni e criteri di classificazione dei dispositivi; • il loro impiego clinico nelle più frequenti condizioni disabilitanti di origine neurologica; • i modelli teorici di riferimento per lo sviluppo e l’utilizzo clinico e le prospettive della formazione e della ricerca; • i contesti organizzativi appropriati per il loro impiego; • gli aspetti normativi e le implicazioni sociali, etiche e giuridiche. SIMFER e SIRN pubblicheranno a breve sui rispettivi siti web il documento finale.

Letture consigliate • Boldrini P, Bonaiuti D, Mazzoleni S, Posteraro F. Rehabilitation assisted by robotic and electromechanical devices for persons with neurological disabilities: an Italian consensus conference. Funct Neurol. 2019; 34(2):123-124. • https://springerhealthcare.it/mr/archivio/la-conferenza-italiana-di-consenso-sulla-robotica-in-riabilitazione/ 2021;4,3. 1

https://www.facebook.com/CCCicerone/


ALIMENTAZIONE

e n io s s e r p a l Ridurre del sangue i c a m r a f a z n se

Arrigo F.G. Cicero Centro Ricerche Ipertensione e Rischio Cardiovascolare. Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Alma Mater Studiorum Università degli Studi di Bologna – Presidente SINut

Introduzione

Risale alla fine degli anni '30 uno dei primi tentativi scientifici per gestire l'ipertensione con la dieta. A quei tempi, Walter Kempner propose di utilizzare una dieta a base di riso e frutta. Tale dieta, in effetti, ridusse significativamente la pressione arteriosa e le dimensioni del cuore, ma, purtroppo, i suoi risultati non ricevettero sufficiente attenzione, da parte della comunità scientifica. Il moderno approccio pre-farmacologico alla prevenzione e alla gestione dell'ipertensione arteriosa, dovrebbe essere “multitarget” e suggerire il miglioramento del peso corporeo, la qualità della dieta ed eventualmente l'inclusione di alcuni integratori alimentari.

Le Diete

Il miglioramento dello stile di vita è una pietra angolare della prevenzione delle malattie cardiovascolari e ha un effetto rilevante sul controllo della pressione sanguigna. Negli ultimi decenni, l'attenzione degli specialisti si è concentrata sulle diete iposodiche (povere di sale), quali modifiche dello stile di vita tra le più efficaci nella riduzione della pressione sanguigna. Le attuali Linee Guida internazionali sottolineano come sia importante implementare un approccio dietetico per fermare l'ipertensione (soprattutto attraverso la dieta DASH e una dieta mediterranea iposodica), per ottenere i migliori risultati, in termini di diminuzione della pressione sanguigna.

Le diete più utili per ridurre la pressione arteriosa

N.B. Ciascun regime dietetico deve essere consigliato e seguito da un esperto in Nutrizione e Alimentazione e non deve essere auto-prescritto.

DIETA MEDITERRANEA IPOSODICA DIETA DASH

(Dietary Approaches to Stop Hypertension) È un approccio dietetico per bloccare l'ipertensione e si basa sull’assunzione in particolare di: - Frutta e verdura di stagione (fonti di ossido nitrico e di polifenoli) - Cereali integrali - Latticini magri - Carne bianca - Pesce azzurro - Legumi - Semi oleosi - Frutta secca - Olio extravergine d’oliva

Suggerisce soprattutto cosa evitare: - Sale da cucina (da sostituire con altre spezie, erbe aromatiche e scorza di agrume); la sua riduzione, tuttavia, potrebbe non essere l'unico, ne’ il principale fattore che determina la riduzione pressoria, durante il regime dietetico - Alimenti conservati (il sodio è un conservante naturale): insaccati, formaggi stagionati, cibi precotti, in lattina - Alimenti glucidici (zucchero, farinacei, marmellate e conserve, frutta sciroppata) - Carni grasse e carne rossa - Tuorli d’uovo, grassi saturi o idrogenati, cibi fritti - Alcolici, caffè

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DIETA LATTO-OVO VEGETARIANA Include latte e derivati, uova, ma nessun tipo di carne o pesce.

GLOSSARIO Ossido nitrico (NO) - Molecola con effetto vasodilatante. Polifenoli - Molecole antiossidanti molto rappresentate del regno vegetale e presenti in: frutta, verdura, te, vino, cacao.

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Va aggiunto che queste diete, per ridurre la pressione, sono particolarmente efficaci se associate a un significativo dimagrimento. Nutraceutici

La pressione sanguigna può essere abbassata anche da alcuni nutraceutici. Esistono, infatti, sufficienti prove cliniche di efficacia e sicurezza per l'integrazione alimentare. Nella Tabella sono riportate alcune sostanze attive interessanti.

NUTRACEUTICO

PER CHI É UTILE

Succo di barbabietola rossa, magnesio, vitamina C, bevande ricche di catechine

Dimostrati negli studi vantaggi per la salute

Isoflavoni di soia

Potenzialmente nelle donne in peri-menopausa

Resveratrolo

Pazienti insulino-resistenti

Melatonina

Soggetti con ipertensione notturna

Per quanto riguarda il potassio, è uno dei nutraceutici antipertensivi più efficaci, ma è necessario rispettare un'avvertenza sulla sua assunzione nei pazienti con insufficienza renale cronica avanzata e in quelli che assumono diuretici risparmiatori di potassio / antialdosteronici. Esistono inoltre differenze in termini di efficacia della sostanza attiva, a seconda di determinati gruppi etnici che la assumono: - L'efficacia del succo di melograno, del tè karkadè e del sesamo è stata dimostrata solo nelle popolazioni del Medio Oriente; - I lattotripeptidi (derivati dai latticini) sono efficaci solo nelle persone asiatiche; - Gli acidi grassi polinsaturi del pesce (Omega-3) esercitano solo uno scarso effetto sulla pressione sanguigna. Il possibile effetto additivo della combinazione di alcuni di essi è promettente e in fase di studio.

Letture consigliate • Cicero AFG, Veronesi M, Fogacci F. Dietary Intervention to Improve Blood Pressure Control: Beyond SaltRestriction. High Blood Press Cardiovasc. Prev. 2021 Sept.17.

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AMBIENTE Mauro Prada

Impariamo ad ascoltare: il disturbo del rumore

Fisico presso ARPA Lombardia

I

l suono viaggia a circa 300 metri/secondo. Quando vediamo un fulmine, possiamo quindi capire la distanza a cui è caduto, contando i secondi che trascorrono da quando vediamo la saetta a quando sentiamo il tuono.

Cresta

Il suono si propaga attraverso mezzi elastici (tipicamente l’aria, ma anche liquidi e solidi) come un’onda e lo possiamo studiare con le grandezze tipiche delle onde: frequenza, ampiezza…

Ventre

Per l’udito non è previsto un arresto o una sosta, è una porta sempre aperta verso il mondo esterno, una sentinella che non smette mai di vigilare. Siamo immersi, spesso inconsciamente, in un panorama immenso di suoni multiformi, ognuno con le proprie caratteristiche di volume, timbro, altezza, frequenza e durata.

Un’onda sonora in un grafico ha una forma ondulata (sinusoide). La parte alta è detta cresta, mentre la parte bassa è chiamata ventre. La distanza tra la cresta o il ventre e l’asse x è l’ampiezza del suono (intensità). La distanza tra due ventri o due creste successive è la lunghezza d’onda. L'unità di misura per la misurazione del suono è il decibel.

Se ci fermiamo un momento ad ascoltare, possiamo cercare di riconoscere i singoli suoni: una voce lontana, un’auto che passa, una sirena a distanza… ma anche in una stanza silenziosa possiamo cogliere dei suoni: il nostro stesso respiro, l’impianto di riscaldamento, la vibrazione del cellulare. I suoni sembrano arrivare dal nulla e possono distrarci dalle nostre attività, o creare stati ansiosi senza che ne siamo consapevoli. Vi sono però anche suoni che possono rilassarci e aiutarci ad aumentare la concentrazione, come il rumore della pioggia o il phon, questi sono detti rumore bianco e sono caratterizzati da una medesima ampiezza su tutte le frequenze, che in qualche modo ci protegge dalle variazioni di intensità dei suoni occasionali e quindi dalle distrazioni. L’udito umano è uno strumento molto potente, in grado di percepire differenze di pressione (il suono in definitiva

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è questo) bassissime, dell’ordine di 20 μPa ovvero milionesimi di Pascal fino a pressioni di decine di Pascal. Per la misura di questa enorme estensione è stato necessario introdurre una scala di misura esponenziale: i decibel. Le modalità con cui effettuare le misure di rumore e le tecniche di rilevamento sono definite nel Decreto del Ministero dell’Ambiente del 16/03/1998. L’acustica ambientale si occupa di misurare le principali sorgenti di rumore ambientale rappresentate dalle infrastrutture di trasporto e dalle attività produttive; la tutela dei cittadini dall’esposizione al rumore è storicamente garantita dall’Art. 659 del Codice Penale, che punisce il disturbo della quiete pubblica e, a partire dagli anni novanta del secolo scorso, dalla Legge n.447 del 26.10.1995 (“Legge Quadro sull’inquinamento acustico”).

LA LEGGE QUADRO 447/95 1. Definisce: • L’inquinamento acustico • Le sorgenti di rumore • I valori limite che le sorgenti di rumore devono rispettare 2. Stabilisce le competenze di: • Stato • Regioni • Province • Comuni • Enti gestori / proprietari delle infrastrutture di trasporto 3. Fornisce indicazioni per: • La predisposizione dei piani di risanamento acustico • Le valutazioni di impatto acustico 4. Impone ai Comuni l’obbligo di provvedere alla classificazione acustica del proprio territorio, atto che deve essere coordinato con gli altri piani di regolamentazione e pianificazione locale (quali il Piano di Governo del Territorio o il Piano Urbano del Traffico). I limiti di riferimento e la definizione delle classi per la zonizzazione acustica sono dettati dal DPCM 14/11/1997.

L’art. 659 del Codice Penale prevede due distinte ipotesi di reato: • una, contemplata dal primo comma, che punisce il disturbo della pubblica quiete da chiunque determinato e cagionato, con modalità espressamente e tassativamente determinate; • l’altra, disciplinata dal secondo comma, che punisce le attività rumorose, industriali o professionali, esercitate in difformità dalle prescrizioni di legge o dalle disposizioni dell’autorità. La Direttiva 2002/49/CE, recepita a livello nazionale dal D.Lgs. 194/2005, riassume le strategie previste dall’Unione Europea per un approccio uniforme a livello comunitario, ai fini della tutela dell’ambiente e della salute della popolazione dall’inquinamento acustico. Come ARPA Lombardia garantiamo supporto tecnico a Comuni e Province per la vigilanza e il controllo dell’inquinamento acustico. Interveniamo in termini di Prevenzione, con l’emissione di pareri e di Controllo, effettuando misurazioni, anche in ore notturne, in seguito ad esposti e lamentele ricevuti dai Comuni, relativamente alle sorgenti di rumore ambientale, rappresentate da attività industriali, artigianali, commerciali, pubblici esercizi e cantieri.

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Letture consigliate • • • • • • •

https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/1998/04/01/76/sg/pdf https://www.minambiente.it/sites/default/files/legge_26_10_95_447.pdf https://www.anit.it/wp-content/uploads/2015/02/DPCM_14_11_19971.pdf https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2005/10/13/05A09688/sg https://www.arpalombardia.it/Pages/Attivita-produttive/Attivit%C3%A0%20produttive.aspx Williams M, Penman D. Metodo Mindfulness. Mondadori, 2014. Spagnolo R, Manuale di acustica applicata. Città Studi, 2002.

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GASTROENTEROLOGIA Paola Piovesana Giornalista

Diverticolosi e falsi miti: i consigli AIGO per stare bene

L

‘Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti Digestivi Ospedalieri (AIGO) sfata false credenze comuni e fa chiarezza su come affrontare una patologia diffusa, la diverticolosi, anche con un corretto regime alimentare. Tra le malattie dell'apparato digerente, la diverticolosi è probabilmente quella su cui maggiormente, nel corso di questi ultimi decenni, ha visto sovrapporsi falsi miti ed errate convinzioni a verità scientificamente dimostrate. Il "passaparola" tra amici e parenti, le ricette magiche scaricate da Internet, o le affermazioni di qualche opinionista tuttologo, hanno contribuito a formare nell'opinione pubblica un groviglio inestricabile di affermazioni, in cui separare il vero dal falso risulta a volte assai difficile. Il problema non è assolutamente da sottovalutare, perché la diverticolosi del colon non è una condizione rara.

Di seguito alcune informazioni utili a fare chiarezza.

disposto ad avallare questa convinzione, si ricorre molto spesso all'autoprescrizione di sostanze o integratori di vario tipo che, senza il consiglio di un esperto, possono essere di dubbia efficacia. Molto spesso ci si affida a diete piuttosto bizzarre, che hanno in comune la drastica riduzione dell'assunzione di fibre.

L'età influisce sul manifestarsi e il progredire della diverticolosi? La prevalenza di diverticolosi aumenta con l'età e se nel giovane sotto ai 30 anni è stimata attorno all'1-2%, verso i 50 anni aumenta fino al 30%, mentre nell'anziano di 80-85 anni si aggira intorno al 65%.

In sostanza, i suggerimenti più utili da seguire sono: • Una dieta corretta ed equilibrata - quale è la dieta mediterranea, in grado anche di prevenire l'obesità; • La riduzione del consumo di carni rosse; • Uno stile di vita sano (astensione dal fumo e ridotto apporto di alcol).

Spesso, però, la diverticolosi è soltanto un "incidente di percorso": in sostanza viene scoperta durante l'esecuzione di un esame diagnostico eseguito per altra ragione e diventa malattia in una percentuale relativamente ridotta di casi, intorno al 15-20%, quando alla presenza dei diverticoli si associa una vera e propria sintomatologia.

I semi di frutta e verdura sono assolutamente da evitare?

Integratori e dieta ferrea sono indispensabili in caso di diverticolosi?

È facile imbattersi in pazienti che, dopo la scoperta casuale di diverticoli del colon, evitano sistematicamente anguria e melone, eviscerano pomodori e kiwi e sbucciano le fragole, nel timore che i semi contenuti possano andare ad ostruire in qualche modo un diverticolo, determinandone l'infiammazione e l'insorgenza di “terribili” complicanze.

Purtroppo, molti pazienti hanno la convinzione che sempre e comunque i loro dolori addominali provengano dai diverticoli e che quindi, una volta scoperti, questi vadano in qualche modo trattati. Poiché in genere non si trova un medico

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che sia un'affermazione del tutto infondata, così come è da confutare la convinzione che la presenza di diverticoli favorisca l'insorgenza di cancro del colon. È sempre necessaria una terapia farmacologica? La necessità di una terapia si pone soltanto per le forme sintomatiche, che costituiscono probabilmente il 15-20% del totale. Quindi è necessario ribadire che nella maggior parte dei casi non occorre sottoporsi ad una terapia per la semplice presenza di diverticoli. Nelle forme più lievi, in cui i sintomi sono simili a quelli dell'intestino "irritabile", la terapia si baserà sulla regolarizzazione dell'alvo e sull'uso eventuale di antispastici, probiotici, antibiotici, antimeteorici e antinfiammatori intestinali. In caso di dolore, potrà essere consigliato del paracetamolo. Nella diverticolite acuta non complicata sono importanti il digiuno (si dovrà utilizzare una nutrizione per via endovenosa), la somministrazione di antipiretici e antidolorifici, come il paracetamolo ed eventualmente di antibiotici, sempre per via endovenosa.

È invece ormai dimostrato che i semi, la frutta secca e, in generale, le fibre contenute nella frutta e nella verdura svolgono un ruolo protettivo e possono aiutare a ridurre, o a rallentare la formazione dei diverticoli stessi, riducendo la pressione che si crea all'interno del colon. La diverticolosi è una malattia stagionale che peggiora in estate?

Nelle forme complicate, oltre a questi presidi, è possibile che sia richiesto l'intervento più avanzato di medici e terapie specifiche.

Una domanda abbastanza frequente che i pazienti rivolgono ai medici è se esista una particolare "stagionalità" della malattia: sembra infatti che in questi ultimi anni si sia diffusa la convinzione che in estate l'aumento della temperatura favorisca genericamente l'infiammazione e quindi la comparsa dei sintomi (dolore, gonfiore, alterazione dell'alvo) e addirittura della diverticolite acuta. AIGO ritiene

Una qualche attenzione andrà invece posta all'utilizzo dei farmaci: gli antinfiammatori non steroidei, l'acido acetilsalicilico e i cortisonici, per la loro azione dannosa sulla mucosa intestinale e gli analgesici oppioidi, per l'effetto negativo sulla motilità intestinale, dovrebbero essere assunti con cautela.

Diverticolosi e diverticolite Diverticolosi – È la presenza di diverticoli. Diverticolo – Minuscola cavità simile a un sacchetto, che si presenta come una prominenza arrotondata della mucosa intestinale, estroflessa (simile ad una piccola ernia). I diverticoli possono essere singoli, ma più spesso sono multipli, principalmente hanno sede a livello del colon e le loro dimensioni possono variare da quelle di un pisello a quelle di una nocciola. Diverticolite – Infiammazione del diverticolo, o sopraggiungere di complicanze (sanguinamento, formazione di ascessi, o fistole). I sintomi sono: •Dolore addominale nei quadranti inferiori dell’addome •Febbre •Nausea •Vomito •Cambiamento dell’alvo intestinale

I pazienti con diverticolosi, al termine di ogni valutazione medica, chiedono se esista una ricetta affidabile per evitare sicuramente un'infiammazione, scongiurando così un primo episodio di diverticolite, o successivi nuovi episodi. Non esiste una sicura evidenza scientifica, ma l'esperienza clinica porta a ritenere che una buona regolarità dell'alvo, un'adeguata attività fisica, un ridotto consumo di carni rosse, insieme ad una buona assunzione di fibre, all'interno di una "dieta mediterranea", possano essere utili.

Piscopo N, Ellul P. Diverticular Disease: A Review on Pathophysiology and Recent Evidence. Ulster Med. J. 2020; 89(2):83–88.

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BENESSERE Grazia Pallagrosi Insegnante di meditazione e Giornalista

5 Consigli per superare gli psico-effetti collaterali del long Covid “Uno dei periodi più difficili della mia vita”

cussioni economiche, emotive e culturali tali da agire come un moltiplicatore senza precedenti del malessere psichico. La Società Italiana di Neuro Psico Farmacologia stima saranno circa 150.000 i nuovi casi di depressione dovuti alla disoccupazione da pandemia che colpirà soprattutto donne, giovani e anziani.

Alzi la mano chi non ha sentito recentemente questa frase da amici o parenti o si è trovato a pronunciarla o pensarla in prima persona. Ansia, apatia, diffuso senso di smarrimento e diffidenza sono tra le sensazioni più condivise di questo periodo. Il bombardamento di notizie strillate e le polemiche infinite sul tema dei vaccini che divide la società in due fazioni (SI e NO-VAX) crea tensioni insostenibili che si aggiungono a tutte le difficoltà con cui abbiamo iniziato a convivere da circa 600 giorni a questa parte, da quando è stato identificato il primo caso di Covid-19 in Italia. Da allora nulla è stato più come prima e la tanto auspicata normalità è un concetto che dovrà essere profondamente rivisto per cominciare a costruire le basi per il futuro.

Stando a quanto riportato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, la salute mentale è una delle aree più trascurate dell’agenda pubblica. Secondo i dati riportati da Hans Kluge, direttore OMS EU circa il 60% della popolazione globale sta soffrendo emotivamente. La pandemia di Covid-19, sta continuando ad aggravare lo stato della salute mentale delle persone; sia di chi il Covid l’ha avuto ed è guarito (Long Covid-19 Tail), sia della maggioranza delle altre persone che indirettamente hanno vissuto e continuano a vivere questo stato di sospensione.

Per gli effetti della pandemia sulla salute, le abitudini sociali e l’economia mondiale si sta sviluppando infatti una sindemia: l’epidemia cioè non è soltanto sanitaria, ma ha riper-

Con la pandemia la depressione psichica colpisce più del 30% della popolazione (in tempi normali si assesta sul 10 %).

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Nel nostro Paese si arrivano a calcolare 18 milioni di persone colpite da questa sindrome.

destabilizzano e la rendono ancora più difficile da gestire. Rimanendo in quella zona franca - l’unica controllabile - che è il presente, possiamo iniziare a conoscerle un po’ di più, queste nostre emozioni buie, e a farlo con curiosa gentilezza invece che con spirito critico e avversione. In questo modo, cambiando dolcemente lo stato di chiarezza interno, anche l’esterno viene percepito come più gestibile, meno oppressivo e condizionante”.

Per affrontare con maggiore serenità questi momenti difficili l’esperta di meditazione Grazia Pallagrosi suggerisce: “Se non possiamo cambiare immediatamente la realtà, soprattutto quando è confusa e imprevedibile, possiamo però cambiare il rapporto che abbiamo con le emozioni che ci

ECCO 5 CONSIGLI UTILI: 1

Nel momento stesso in cui provate ansia o tristezza o qualsiasi altra emozione destabilizzante, distogliete l’attenzione dall’esterno (dagli eventi o dalle persone che l’hanno scatenata) e convogliatela all’interno per mettere a fuoco queste emozioni e dar loro un nome: ansia, preoccupazione, insicurezza, disperazione, angoscia e via dicendo. Non abbiate paura di guardarle e nominarle: è un ‘trucco’ per creare spazio tra ciò che si è e ciò che si sente, smettendo di identificarsi con esso. Mentre osservate e nominate l’emozione, portate la mente nella pancia e respirate sentendo l‘addome che si alza e si abbassa: potete aiutarvi appoggiando una mano sull’ombelico. Fate almeno 10 respiri addominali consapevoli e notate come l’intensità dell’emozione diminuisce fino al punto che, senza forzare nulla, potrete lasciarla andare.

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Non temete le vostre emozioni negative: sono segnali attraverso i quali esprimete una profonda esigenza di maggiore attenzione e cura verso voi stessi. Tutte le volte che cercate di combatterle o di distrarvi, non fate altro che negarvi quell’attenzione. Inoltre le emozioni sono proprio il terreno su cui conviene agire per ottenere maggiore stabilità e sicurezza: mentre tutto ciò che è esterno non è mai controllabile al 100% e conserva sempre un’alta dose di imprevedibilità, le nostre emozioni sono nostre e, quindi, una volta presa consapevolezza di quali sono, possiamo riprenderne il timone e trasformarle.

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Imparate l’arte del lasciar andare: non si tratta di adeguarsi alla situazione e sopportarla facendo finta di niente, si tratta piuttosto di creare di un distacco tra gli eventi negativi e le emozioni che, di solito, si scatenano automaticamente ogni qualvolta scatta in noi un segnale d’allerta. Invece di arrabbiarvi, preoccuparvi o cercare qualcuno cui addossare la colpa, provate ad accettare il fatto che, al momento, la situazione è questa e non saranno l’ansia o l’avversione a migliorarla. Quello che potete fare è staccarvi dalle emozioni che vi sequestrano e lasciarle andare, visualizzandole come uccelli che si alzano in volo, staccandosi da un ramo. Potete anche immaginarli come nuvole che attraversano il cielo, sapendo che voi non siete le nuvole, voi siete il cielo.

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Ricordate che nulla permane, tutto cambia e si estingue, trasformandosi in altro. Quindi, lasciar andare le emozioni negative non significa perdere di vista la realtà, ma inquadrarla in una visione più ampia e realistica. Poiché tutto è transeunte, né i tracolli esterni né quelli interni sono permanenti: sono come onde del mare che arrivano e vanno. Se, invece di lottare fino allo sfinimento contro la corrente, vi lasciate sostenere dall’acqua e trasportare dal flusso, in poco tempo verrete trasportati in una zona in cui il mare è calmo. Anche quando le onde si susseguono impetuose, la profondità del mare è sempre calma. Praticando la meditazione, scoprite che potete scegliere dove stare.

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Non giudicatevi! Quando siamo in crisi o in difficoltà, spesso ci guardiamo con occhio critico invalidando le nostre capacità e attribuendoci colpe. In realtà, ognuno di noi fa esattamente il meglio che è in grado di fare in quel preciso momento. Quindi osservatevi con occhio gentile, usando la stessa tenerezza che provereste per un cucciolo che, cercando di correre, ruzzola e cade. La mente umana è confusa per natura: per questo va amorevolmente educata. Con ferma dolcezza potete insegnarle ad essere consapevole evitando, così, di ricadere negli stessi errori. Ricordate: solo con tenerezza potete riconsegnarvi a voi stessi. Ed è questa riappacificazione che consente di cambiare.

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LA SALUTE DEGLI ITALIANI

“Long COVID”

Daniel Della Seta Giornalista, autore e conduttore Rai e "Focus Medicina".

LE CONSEGUENZE NEL LUNGO PERIODO SULL’INTESTINO DEI PAZIENTI Secondo uno studio del Policlinico di Milano sui pazienti guariti, a distanza di 5 mesi dall’infezione da Sars-CoV-2, il 30-40% presenta disturbi gastrointestinali, che si riducono nel lungo termine. Astenia e diarrea sono le principali conseguenze. Parallela ad una nuova pubblicazione sul Libro Verde dei “pazienti Long COVID”, sulle conseguenze del COVID-19 intesa come malattia multi-sistemica, già all’indomani della prima ondata, era stato appurato come il virus non attaccasse solo i polmoni, ma anche diversi organi, tra i quali: • Sistema nervoso • Fegato • Cuore • Pancreas • Articolazioni • Pell • Midollo • Cervello • Intestino Superata forse la fase più acuta dell’emergenza sanitaria, torna alta l’attenzione sugli effetti del Sars-CoV-2 anche a lungo termine. Il Policlinico di Milano, eccellenza nell’ambito della Gastroenterologia, ha contribuito alla ricerca, rilevando nel lungo periodo le conseguenze del COVID-19 a livello intestinale ed extra-intestinale.

Maurizio Vecchi Professore ordinario di Gastroenterologia Università degli Studi di Milano

Guido Basilisco UOC di Gastroenterologia ed Endoscopia, Ospedale Maggiore Policlinico, Milano

Sono tra gli autori dello studio di coorte che ha tenuto sotto osservazione 164 pazienti 5 mesi dopo l'infezione da SARS-CoV-2 per valutare i sintomi gastrointestinali, in confronto ai controlli. Di questi risultati si è parlato anche durante il più grande congresso gastroenterologico statunitense, la Digestive Disease Week. In base ai risultati, lo studio, da un lato tranquillizza i pazienti affetti da COVID-19, nel senso che gli effetti gastrointestinali a lungo termine sono di severità lieve; dal-

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LO STUDIO Scopo: Capire se i sintomi gastroenterici che caratterizzano le malattie gastrointestinali (intestino irritabile) e i sintomi somatoformi (spossatezza, astenia) siano presenti dopo mesi dall’infezione da Sars-CoV-2 Metodi: 164 pazienti dimessi e valutati 5 mesi dopo l’infezione acuta da COVID-19. Sono stati confrontati con soggetti sani e negativi al COVID-19 Risultati: 1) I sintomi gastroenterologici sono presenti a distanza dall’infezione, sebbene in forma assai lieve; 2) Il sintomo più frequente è la diarrea; 3) Tra i sintomi extra-intestinali, è molto più frequente l’astenia (presente nel 40% dei soggetti colpiti da COVID-19).

l’altro, sottolinea la possibilità che manifestazioni sia intestinali, che extra-intestinali possano persistere anche a mesi di distanza. Alcuni dati disponibili in letteratura sin dal 2020 hanno rilevato come il SarsCoV-2 potesse colpire anche l’apparato gastroenterico, con almeno il 30% dei pazienti con diarrea, o sintomi gastroenterologici nella fase acuta della malattia. Meno noto era quale fosse l’andamento nel tempo di questi sintomi, aspetto rilevante, visto che, spesso, dopo infezioni batteriche o virali, alcuni di questi disturbi tendono a cronicizzare, anche per anni, talvolta affiancati da sintomi extra-intestinali (mal di schiena, mal di testa, debolezza) non spiegati dalla presenza di uno specifico danno organico. Tali ultimi sintomi sono definiti come “somatoformi”. Questo andamento caratterizza alcune sindromi funzionali, come il colon irritabile, o la dispepsia. Sono le cosiddette sindromi “post-infettive”. I risultati suggeriscono, in linea con la letteratura più recente, che sia i sintomi che caratterizzano le malattie funzionali gastrointestinali, che quelli somatoformi possono avere un’origine biologica comune.

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La ricerca ha studiato un argomento di notevole interesse, ossia il follow up a lungo termine di pazienti con un’infezione acuta da COVID-19, che nel 3040% dei casi presentava problemi gastrointestinali, soprattutto diarrea. Altri studi avevano inoltre dimostrato casi di pancreatite, clinicamente non sempre evidente, ma riscontrabile dall’alterazione degli enzimi pancreatici. Infine, un’altra forte evidenza della relazione tra virus e apparato digerente è il fatto che nell’infezione acuta si verifica una significativa eliminazione fecale del Sars-CoV-2, probabilmente successiva alla fase iniziale, durante la quale il virus è localizzato nelle vie aeree superiori, per poi raggiungere gli altri organi e l’apparato gastrointestinale.

Letture consigliate • https://www.gov.uk/government/publications/covid-19-the-green-book-chapter-14a • Noviello D, Costantino A, Muscatello A, Bandera A, Consonni D, Vecchi M, Basilisco G. Functional gastrointestinal and somatoform symptoms five months after SARSCoV-2 infection: A controlled cohort study. Neurogastroenterol. Motil. 2021 Jun 1; e14187. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/ pm c/articles/PMC8209890/


eSports: non chiamateli videogiochi DA

QUESTO NUMERO

SALUTEPERTUTTI.IT

OSPITA LA

RUB-RICA,

CHE DARÀ SPAZIO, A

VOLTE ANCHE IN MODO NON CONVENZIONALE, AD ARGOMENTI DI COSTUME, SPORT, SOCIETÀ, CINEMA E MOLTO ALTRO.

Ruben Cazzola Social Media Manager, Edizioni Scripta Manent

TEMPO DI LETTURA TOTALE: 4 MINUTI.

Inauguro la rubrica parlando di qualcosa che forse non tutti conoscono: gli eSports. Con eSports si intende il giocare videogiochi a livello competitivo organizzato e professionistico. Chi pratica questi sport virtuali è riconosciuto come un vero e proprio professionista, che partecipa a competizioni in cui è possibile vincere premi sotto forma di somme di denaro (tanto denaro). Non si tratta quindi solo di un passatempo, ma di un vero e proprio lavoro: le squadre e i giocatori di eSport si allenano infatti costantemente, proprio come fanno gli sportivi. I giochi che ne fanno parte solitamente sono multigiocatore. I generi più comuni sono strategici in tempo reale (RTS), picchiaduro, sparatutto in prima persona (FPS), Massively multiplayer online (MMO), giochi di guida, Multiplayer Online Battle Arena (MOBA). Tutto è iniziato con Spacewar, un videogioco prodotto nel 1962 dal Massachussets Institute of Tecnhology in cui lo scopo dei due giocatori era guidare delle navicelle spaziali attratte da un buco nero luminoso posto al centro della mappa con l’obiettivo di distruggere l’avversario. Nel 1972 l’Università di Stanford ha organizzato un torneo di Spacewar tra i suoi studenti. 24 partecipanti che si sono sfidati per provare a vincere il premio messo in palio: un abbonamento annuale a Rolling Stone.

Spacewar - il primo vedogioco, 1962. (fonte: https://www.wemedia.it/spacewar-344.html).

Se all’inizio questa pratica era vista più come un passatempo tra smanettoni e “nerd”, con il tempo gli esports si sono evoluti di pari passo con la tecnologia e hanno iniziato a coinvolgere sempre più persone, affermandosi come fenomeno internazionale tramite l’organizzazione di campionati e tornei e aumentando vertiginosamente il numero dei fan. Oggi ci si riferisce agli eSports come un’industria strutturata che genera milioni di euro (è stato calcolato che il giro d’affari che li riguarda, in futuro toccherà il miliardo di dollari, mentre attualmente si aggira sui 60 milioni). Quali sono i titoli più giocati a livello competitivo? Tra i videogiochi, quelli con il maggior numero di tornei professionistici organizzati e numero di spettatori sono: Dota 2 League of Legends (LoL) Counter-Strike: Global Offensive StarCraft II Heroes of the Storm La nazione che più di tutte ha fatto scuola nel rendere i videogiochi pratiche sportive professionistiche è la Corea del Sud, grazie alla sua innata propensione per le infrastrutture di rete e tecnologia digitale. Questo ha fatto in modo che si sviluppasse, con il tempo, una vera e propria industria capace di supportare giocatori professionisti, attirare sponsor da tutto il mondo e ad-

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Rolling Stone Magazine, 1972. (fonte: https://www.meremart.com/rolling-stone-august-3-1972-issue-114.html).

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dirittura far trasmettere le finali dei tornei più importanti in diretta sulla TV nazionale. Tra gli eventi di maggior successo si ricorda la finale della Starcraft Proleague Championship del 2005, la quale si stima sia stata seguita da 120.000 persone.

Quali sono e da dove provengono i migliori “e-team”?

Tra i team più importanti ci sono i Newbee, formazione cinese attiva su Dota 2 e in passato su League of Legends, Warcraft III ed Hearthstone.

L'evento di eSport dal vivo più visto è avvenuto nel 2005 quando circa 120.000 persone hanno riempito le spiagge di Busan, in Corea del Sud, per vedere SK Telecom T1 e il rivale KT giocare per il campionato StarCraft Proleague. (fonte: https://twitter.com/fionnonfire/status/1379080010053513222).

Dagli Stati Uniti arriva invece il FaZe Clan, inizialmente nato come FaZe Sniping. È tra i team più conosciuti al mondo, anche per via dell’infinito numero di competizioni e titoli sulle quali è attiva, tra questi: Call of Duty, Counter-Strike, FIFA, Fortnite, Tom Clancy’s Rainbow Six. Una delle migliori squadre d’Europa è il team Astralis, fondato in Danimarca. Altri due team leggendari degli eSport sono: Team Liquid, proveniente dai Paesi Bassi, e gli svedesi Fnatic. Queste due squadre sono quelle che arruolano i migliori videogiocatori del mondo. Un po’ come il Paris Saint-Germain degli eSports.

Qual è la situazione in Italia?

In Italia non abbiamo mai avuto una cultura del gaming come in Corea, Cina o nei paesi nordici europei, dove si sono radicate delle tradizioni legate ai videogiochi che nel tempo si sono evolute.

I ragazzi che compongono il celebre Team Liquid. (fonte: https://estnn.com/it/lol-2021pre-season-classifiche-lcs-power/).

Nel nostro paese spesso il videogiocatore era visto solamente come un bambino che gioca. Per fortuna questa visione sta cambiando. Oggi siamo al secondo posto in Europa dopo la Spagna per numero di appassionati: 6 milioni di persone, uomini e donne, si dichiarano fan degli eSports e del gaming. Oggi possiamo vantare anche noi team di successo. Tra i tanti ne citiamo alcuni che stanno scalando rapidamente le classifiche internazionali: Qlash - Fondato nel 2017 da Luca Pagano e Eugene Katchalov, vanta più di ottanta giocatori professionisti sotto contratto e copre il mondo degli eSports a 360°. Da FIFA a Vainglory, da StarCraft a Hearthstone. E’ considerato uno dei team più promettenti al mondo, ed è stato il primo in Italia a partecipare al Dreamhack di Austin. YDN Games - Un team nato nel 2019 a Roma, città dove ha sede attualmente, che si concentra soprattutto su League of Legends.

Il team italiano Qlash durante la premiazione, lo scorso 5 Ottobre, degli Oscar degli ESports, gli Italian Esports Award. (fonte: https://www.open.online/2021/10/06/esports-luca-pagano-team-qlash-intervista/).

Fonti

• https://www.ultimouomo.com/guida-ufficiosa-esports-league-of-legends-starcraftfortnite/# • https://esportsonline.it/quali-sono-teamesport-piu-forti-al-mondo/ • https://repositories.lib.utexas.edu/bitstream/handle/2152/28652/SNAVELY-MASTERSREPORT-2014.pdf?sequence=1&isAll owed=y • https://esports.gazzetta.it/news/23-042021/videogiochi-e-olimpiadi-e-fatta-annunciata-la-olympic-virtual-series-esports-62853 • http://www.ultimouomo.com/gli-esportssono-una-cosa-seria/ • https://www.mcesitaliaesport.it/esportnews/migliori-team-esport-italia/

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HSL Esport - HSL (Hic Sunt Leones) è uno dei team esports con i migliori risultati in rapporto tra l’età dell’organizzazione e il livello dei risultati ottenuti. Forbes lo ha anche inserito nella Top 8 dei team di maggior valore, e più redditizi, in Italia, con una stima dei ricavi nel 2019 sui 90.000 euro e un valore che si aggira intorno ai 400.000 euro. Questi sono solo alcuni dei team professionisti, ma grazie all’espansione del fenomeno e-Sports nel suo complesso, il numero di squadre professionistiche è inevitabilmente destinato ad aumentare con il tempo. Gli e-Sports sono diventati una realtà sportiva con cui fare i conti, basti pensare che a ridosso delle scorse Olimpiadi di Tokyo, per la prima volta nella storia, Il Comitato Internazionale Olimpico (CIO) ha annunciato la Olympic Virtual Series (OVS), cinque tornei di videogiochi che si sono svolti dal 13 maggio al 23 giugno. I titoli della Olympic Virtual Series sono stati: • eBaseball Powerful Pro Baseball 2020 (baseball) • Virtual Regatta, Zwyft (canoa) • Gran Turismo 7 (corse automobilistiche). Per gli altri videogames più famosi e con maggior pubblico, citati prima, il CIO sta ancora lavorando, ci saranno presto novità a riguardo. Quel che è certo è che la strada degli e-Sports è tracciata e il loro futuro appare luminoso. Non chiamiamoli più solo "videogiochi".

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MALATTIE RARE

Lipedema: una patologia reale?

Maria Stella Cacciola Biologa nutrizionista, Catania - Messina - Milano.

COSA POSSIAMO FARE PER RICONOSCERLO E CURARLO?

Q

uesto articolo nasce per divulgare questa affezione, il lipedema, che, se pur non abbia ancora il riconoscimento di patologia, acquisisce giornalmente connotati sempre più chiari e scientificamente validati, nella speranza che sempre più i medici, specialmente quelli di medicina generale ed i pediatri guardino con occhi diversi le giovani donne e le adolescenti con problemi di sovrappeso e con squilibri ormonali, in modo particolare tutte quelle con familiarità per obesità ginoide aggravata da linfedema, giacché oggi ci sono prove serie sulla “ereditarietà”, o comunque sulla predisposizione genetica del lipedema, quasi esclusivamente in linea femminile. Mi sembra necessario chiarire subito i fondamenti di questa affezione per aiutare almeno a dare una connotazione chiara. A tal riguardo preferisco utilizzare una definizione semplice e completa che ho trovato e che di seguito cito: “Il lipedema è un disturbo cronico progressivo che colpisce quasi esclusivamente le donne. Clinicamente, è caratterizzato da una distribuzione anomala del tessuto adiposo, con conseguente sproporzione pronunciata tra estremità e tronco. Tale sproporzione è causata da un aumento localizzato e simmetrico del tessuto adiposo sottocutaneo negli arti inferiori e/o superiori. Altre scoperte includono edema (aggravato dall'ortostasi), nonché facile ecchimosi a seguito di traumi minori e, tipicamente, aumento della dolenzia con la pressione”. Oggi è più facile diagnosticare il lipedema ed aiutare efficacemente chi ne è affetto per l’esistenza di Linee Guida e Documenti di Consenso Statunitensi ed Europei, per cui molti professionisti hanno intrapreso percorsi di formazione per la diagnosi ed il trattamento specifico. Un aspetto da non trascurare è, purtroppo la mancanza ancora di un approccio integrato e coordinato fra più figure professionali ed il riconoscimento come patologia dal SSN. In questo momento purtroppo, le donne affette da lipedema, sono infatti tristemente consapevoli di avere poche possibilità di veder migliorare la propria situazione patologica proprio per la mancanza di strutture adeguate e convenzionate con il SSN.

OBESITÀ GINOIDE

Obesità periferica, tipicamente femminile, cosiddetta “a pera”. Le adiposità sono distribuite nella metà inferiore dell'addome, nelle regioni dei glutei ed in quelle femorali.

LINFEDEMA

Patologia cronica, evolutiva e disabilitante. Si verifica per un rallentamento o un blocco della circolazione linfatica a livello dell’arto superiore e/o inferiore, responsabile di un “rigonfiamento” dell’arto interessato, che è di gravità variabile.

EDEMA

Presenza in eccesso di liquido negli spazi intercellulari e nell’interstizio dei tessuti, dovuta a molteplici cause. Si manifesta con gonfiore e sensazione di tensione, oltre che con sintomi ulteriori, associati alla patologia di base.

ORTOSTASI

Questa importante lacuna nell’offerta sanitaria pubblica, non fa altro che addossare la gestione e la cura della patologia sulle sole spalle delle donne che ne soffrono e delle loro famiglie, esponendole a sacrifici di natura sia economica, che psicologica. È fondamentale che la Sanità territoriale acquisisca piena consapevolezza del problema e che gli stessi medici di famiglia si aggiornino al meglio su questa patologia che ha spesso un esordio precoce.

Posizione eretta del corpo.

ECCHIMOSI

Stravaso di sangue in un tessuto, come conseguenza di una contusione che ha rotto le pareti dei vasi sanguigni.

Recenti studi condotti dal gruppo di lavoro di Sandro Michelini (Ospedale San Giuseppe di Marino, Roma), hanno portato ad una scoperta illuminante in tal senso: sarebbe proprio un gene, e sicuramente anche più di uno, infatti, ad avere una

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Immagini del Dott. Salvatore Russo, Chirurgo Vascolare, Catania

corresponsabilità determinante nell’esordio della patologia e questo è evidente anche alla luce del riconoscimento della patologia anche in ben 4 generazioni di donne della stessa famiglia, senza coinvolgimento, se non come portatori sani, dei maschi della stessa. Approcciarla in modo serio e documentato diventa quindi fondamentale per giungere quanto più precocemente possibile ad una diagnosi definitiva che consenta a tutte le giovani donne di intraprendere un percorso corretto e personalizzato al fine di contenere al meglio i sintomi e l’evoluzione. L’approccio terapeutico ottimale al lipedema è sostanzialmente, almeno in gran parte, contenitivo ed è quindi basato su: • Trattamento nutrizionale • Linfodrenaggio manuale di tipo Vodder • Bendaggi • Elastocompressione

LINFODRENAGGIO MANUALE VODDER

È realizzato attraverso una manualità che, correttamente esercitata, esplica il suo effetto a livello dei tessuti superficiali (cute e sottocute) e non sulla fascia muscolare. https://www.linfodrenaggiovodder.it/me todo-originale-vodder

Chiaramente, tutti questi trattamenti vanno personalizzati ed eseguiti da personale altamente specializzato e con documentata esperienza. Il punto estremo e finale rimane ancora oggi purtroppo la terapia chirurgica specializzata, che comunque oggi è sempre più integrata con gli altri approcci terapeutici. Attualmente, la dieta, insieme con l’attività fisica moderata e personalizzata, il massaggio Vodder e l’elastocompressione possono essere molto importanti per il controllo dell’affezione sin dall’esordio, che solitamente avviene nel periodo adolescenziale con aggravamenti in gravidanza e in menopausa. La dieta chetogenica e la dieta Low Carb, ben conosciuta come dieta RAD (Rare Adipose Disorders), con un basso apporto di carboidrati, in particolare da: cereali, frutta e patate sono particolarmente incentrate sull’utilizzo di: carni bianche, uova, pesce, legumi e verdure fresche di stagione.

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DIETA CHETOGENICA

Prevede la drastica riduzione dei carboidrati alimentari. L'organismo produce così autonomamente il glucosio necessario alle funzioni metaboliche ed è “costretto” a utilizzare i grassi immagazzinati nel tessuto adiposo come fonte di energia.

DIETA RAD

(Rare Adipose Disorders) - Raccomandazioni alimentari elaborate dalla Fat Disorders Resource Society (FDRS), rivolte ai pazienti con patologie rare del tessuto adiposo, tra le quali anche il lipedema. Oggi, sono riconosciute a livello internazionale ed hanno come obiettivo specifico soprattutto quello di regolare i livelli di insulina e ridurre l’infiammazione mirando quindi ad un riequilibrio ormonale. Il compito principale della dietoterapia moderna consiste prevalentemente nella regolazione e controllo dei livelli di insulina, soprattutto grazie ai tanti studi scientifici che correlano l’infiammazione alla gran parte delle patologie croniche e all’iperinsulinemia prima e al diabete successivamente, determinati dall’eccesso di carboidrati presenti nell’alimentazione quotidiana. Risulta importante consumare in modo ridotto cibi confezionati e prodotti alimentari “industriali” che sono eccessivamente carichi di zuccheri, di grassi trans e dei cosiddetti “interferenti endocrini”, sostanze che dimostrano di interferire con l’equilibrio ormonale naturale e nel tempo arrivare a provocare diabete e patologie endocrine. Credo che solo la diagnosi precoce del lipedema possa garantire nuove ed affidabili prospettive di cura a tutte le donne che ne hanno bisogno.

Letture consigliate

• K. Peprah, D. MacDougall. Ottawa (ON): Canadian Agency for Drugs and Technologies in Health; 2019 Jun 7. • https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31479212/ • https://lymphoedemaeducation.com.au/wp-content/uploads/2020/11/JWC_Consensus_Lipoedema.pdf • https://www.ecm-fisiokinesis.it/docenti/dott-sandro-michelini/ • Low Carbohydrate Diet. R. Oh, B. Gilani; K.R. Uppaluri. 2021, StatPearls Publishing LLC. • https://www.fatdisorders.org


SALUTE e AMBIENTE Anita Cappello Servizio Salute e Ambiente, ATS della Città Metropolitana di Milano

I

l radon è un gas naturale radioattivo che spontaneamente si sprigiona dalle rocce uranifere e si disperde nell’aria all’aperto. Deriva infatti dal decadimento dell’uranio radioattivo. È inodore, incolore, insapore, quindi non ci accorgiamo della sua presenza, se non andando a misurarlo con strumenti specifici. Il problema si crea quando questo gas entra in un ambiente chiuso perché tende a concentrarsi; per questo, le maggiori concentrazioni si possono avere nei piani sotterranei, seminterrati o al piano terreno, nei locali, cioè, strettamente a contatto con la terra e le rocce. Il radon è stato classificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come cancerogeno certo, nel 1988, ma fin dagli anni ’50 si hanno evidenze di eccessi di tumori del polmone nei minatori delle miniere di uranio. Infatti, il radon nell’aria si lega al pulviscolo atmosferico che viene inalato, andando a depositarsi nei bronchi e nei polmoni e la sua radioattività danneggia le cellule e/o il DNA delle cellule, provocando la morte cellulare, o danni al DNA riparabili o non riparabili, che possono essere causa di tumore del polmone. Il radon è la seconda causa di tumore del polmone nei fumatori e la prima nei non fumatori. Anche il fumo di sigaretta è un cancerogeno e questi due fattori insieme generano un effetto moltiplicativo, che è tanto maggiore quanto maggiore è il tempo di esposizione al radon e la dose di radiazioni assorbita. Studi scientifici hanno mostrato che per chi fuma un pacchetto di sigarette al giorno il rischio di comparsa di tumori del polmone aumenta di ben 25 volte!

Il Radon nelle nostre case: quali effetti sulla salute?

I tumori al polmone hanno bisogno di tempi lunghi per manifestarsi: circa 2535 anni, perché sono a lenta crescita.

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Il Piano Nazionale Radon è un piano pluriennale per realizzare in modo coordinato in Italia le azioni necessarie a ridurre il rischio di tumore polmonare associato al radon.

VESPAIO, O VESPAIO AERATO, O VESPAIO VENTILATO È UNA CAMERA D'ARIA, O UN VANO ISOLANTE, CHE SI REALIZZA NELLE COSTRUZIONI PER MIGLIORARE LE CONDIZIONI DELL'AMBIENTE ABITATIVO ED È COSTITUITO DA CIOTTOLATO, O GHIAIA GROSSA, SU CUI APPOGGIARE SUCCESSIVAMENTE IL BASAMENTO DELL'EDIFICIO.

L’acqua potabile ottenuta da fonti sotterranee (sorgenti, pozzi) ha concentrazioni più elevate di radon rispetto a quella ottenuta da sorgenti superficiali (serbatoi, fiumi, laghi), ma sembra non esserci una associazione tra consumo di acqua potabile con radon e cancro allo stomaco, ad oggi. Esistono tecniche semplici ed efficaci per ridurre la concentrazione di radon nell’acqua potabile mediante aerazione o usando filtri granulari a carbone attivo.

1. Ventilare gli ambienti, aprendo spesso le finestre col bel tempo, o aspirando l’aria con impianti adeguati 2. Predisporre il vespaio aerato sotto l’edificio 3. Applicare speciali membrane impermeabili al radon sotto l’edificio.

In ogni Regione sono state effettuate campagne di misura delle concentrazioni di radon da parte dei tecnici di ARPA1; ad esempio, in Lombardia si sono trovati bassi valori di radon nelle abitazioni, i valori più alti si trovano prevalentemente nelle provincie di Sondrio e Bergamo, probabilmente per via delle rocce uranifere ivi presenti, mentre sono molto bassi nella Pianura Padana, che è una pianura alluvionale. Il livello massimo di riferimento in Italia è di 300 Bq/m3 (Becquerel2/metro3) per le abitazioni esistenti e sarà di 200 per quelle che verranno costruite dal 1° Gennaio 2025, come stabilito nel Decreto Legislativo 101 del 2020 in materia di protezione dai rischi connessi alle radiazioni ionizzanti. 1 2

La cosa migliore è progettare fin dall’inizio un edificio con criteri anti-radon, come gli ultimi due sopra indicati. I Comuni dovrebbero avere inserito specifiche indicazioni in proposito nei Regolamenti Edilizi o di Igiene. Particolari problemi si possono creare laddove è consentito l’uso abitativo per i seminterrati. • Gli alimenti ricchi di antiossidanti hanno mostrato di essere efficaci nel proteggere la salute: tutta la frutta, le verdure, il pesce azzurro (particolarmente ricco di omega 3), frutta a guscio (noci, nocciole, mandorle…), semi (di zucca, di girasole…), cioccolata, the sono ottimi. Mangiate almeno cinque porzioni al giorno di frutta e verdura, come raccomandato dalle Linee Guida per una Sana Alimentazione del Ministero della Salute!

Agenzia Regionale di Protezione Ambiente. Il Becquerel al metro cubo è l’unità di misura che viene usata per la concentrazione di attività di radon in aria. Bq/m3.

La prevenzione è quindi particolarmente importante in questo caso

Letture consigliate

• Evitare di fumare ed evitare anche il fumo passivo. Un aiuto per smettere di fumare lo si trova certamente nel nostro medico ed anche nei centri antifumo. • Bonificare gli ambienti dal radon è compito degli Esperti in interventi di risanamento radon, nuove figure professionali previste nel Decreto suddetto. Riguardo alle modalità di bonifica, le Linee Guida di Regione Lombardia del 2011 danno una serie di indicazioni tecniche, che consistono prevalentemente nel:

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• Piano Nazionale Radon: https://www.mite.gov.it/pagina/piano-nazionale-d-azione-il-radon • https://www.iss.it/documents/20126/0/Piano+Nazionale+Radon.pdf/5d27c0f3-f077-9daa-ebe1-bcb71387137b?t=1576593485291 • Radon e Salute_02c4022f-a2f4-48b8-a802-5e01fa10a570.pdf (ats-milano.it) • https://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_2_1.jsp?id=2915

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GERIATRIA Alberto Pilotto Direttore Dipartimento Cure Geriatriche, OrtoGeriatria e Riabilitazione E.O. Ospedali Galliera, Genova & Professore di Geriatria, Università degli Studi "Aldo Moro", Bari. Presidente SIGOT (Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio)

NEGLI

ULTIMI DECENNI STIAMO ASSI-

STENDO AD UN AUMENTO ABBASTANZA IMPRESSIONANTE DELLA DURATA DELLA VITA, AL PUNTO CHE ANCHE LE

"FASCE

ANAGRAFICHE" CHE TRADIZIONALMENTE

SEGNAVANO IL PASSAGGIO AD ETÀ VIA VIA MAGGIORI, SI SONO SPOSTATE.

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. Conoscere anche personalmente ultracentenari ormai non è un'eccezione e per prepararsi, ottimisticamente ed auspicabilmente, ad arrivare ad un'età così avanzata, magari in buona salute come accade in quell'autentico modello che è la Sardegna, cosa si può fare? Davvero "solo" genetica e stile di vita sono responsabili del raggiungimento di questo traguardo? Arrivare ad un’età avanzata non è raro oggi: i più recenti dati ISTAT suggeriscono che nel 2020 in Italia circa il 23% della popolazione è composta da ultra65enni contro il 20.3% della media europea; in Liguria, la regione con l’indice di vecchiaia tra i più alti del mondo, la percentuale è del 28.5%. In termini assoluti significa che in Italia quasi 14 milioni di persone sono ultra65enni e che oltre 7 milioni di soggetti hanno più di 75 anni. Importante è che questi anni da vivere in età anziana siano anni attivi e liberi da disabilità e malattie invalidanti. I dati Eurostat ci informano che a 65 anni gli “anni in salute” in Italia sono in media circa 8 (9,4 anni è la media europea), sensibilmente meno rispetto a paesi come Svezia (16,3 anni), Norvegia (15,3), Germania (11,9), Regno Unito e Francia (10,3), Svizzera e Olanda (10,1 anni).

Pianeta Anziani, l'evoluzione della nostra vita 21

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Cosa fare per un invecchiamento attivo ed in salute? 1) Svolgere regolare attività fisica adattata per l’anziano; 2) Curare e prevenire le malattie mediante periodici controlli sanitari e programmi di vaccinazione e screening delle patologie tipiche dell’età anziana (inclusi i tumori); 3) Adottare un’alimentazione appropriata secondo i criteri della dieta mediterranea; 4) Considerare che l’equilibrio psico-emotivo è cruciale per il benessere della persona anziana: sviluppare soddisfacenti relazioni socio-familiari e intergenerazionali e porre attenzione alla qualità dell’ambiente di vita (domicilio o istituto per gli anziani residenti in RSA, Residenza Sanitaria Assistenziale) ci fa invecchiare meglio.

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. Proprio alla luce dello spostamento delle "fasce anagrafiche", quali sono, oggi, gli step? Chi è l'anziano, oggi? Quando si diventa anziani?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la persona anziana quando raggiunge l’età di 65 anni. In realtà, l’invecchiamento è un fenomeno caratterizzato da grande eterogeneità: a parità di età cronologica, ogni persona anziana presenta aspetti biologici, funzionali, cognitivi, psico-sociali e clinici completamente diversi. È esperienza comune incontrare ultra80enni, ultra90enni o anche centenari in eccellenti condizioni psico-fisiche (numerosissimi sono gli esempi tra artisti e personaggi noti). Viceversa, vi sono soggetti molto più giovani affetti da fragilità biologica, funzionale, cognitiva e socio-familiare. L’età cronologica è solo un numero e non definisce il tipo di invecchiamento, in salute, o con disabilità e fragilità, che è determinato dalla interazione dei fattori biologici, clinici e psico-sociali della persona. L’approccio ideale per definire l’invecchiamento del singolo individuo in termini di fragilità e resilienza è la valutazione multidimensionale (VMD), strumento diagnostico considerato oggi il “test di riferimento” per studiare l’anziano e definire programmi di prevenzione e cura individualizzati.

VALUTAZIONE MULTIDIMENSIONALE NELL’ANZIANO Aspetti analizzati e integrati nel piano di assistenza personalizzato • Fisico • Mentale • Funzionale • Sociale • Economico • Emotivo

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. Molto spesso, nell'anziano, lo stato di buona salute generale è assicurato grazie a politerapie, per condizioni che frequentemente coesistono. Non è raro assumere farmaci per l'ipertensione arteriosa, insieme a quelli per il diabete, l'osteoporosi, la carenza di ferro, o calcio, o vitamina D, ecc... A volte, può essere difficile mantenere nel tempo, ogni giorno, una tabella di marcia così serrata. Quali suggerimenti si possono dare, per "alleviare" l'assalto terapeutico? A cosa si può rinunciare, periodicamente? Non c’è dubbio che l’utilizzo di farmaci è utile nel tenere sotto controllo numerose condizioni patologiche per evitare compli-

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METODO STOPP&START Sistema di valutazione dell’inappropriatezza prescrittiva, basato su due tipologie di criteri: 1) Classi di farmaci da non prescrivere nel paziente anziano (STOPP: Screening Tool of Older Person’s Prescriptions) 2) Classi di farmaci che sarebbero da prescrivere (START: Screening Tool to Alert doctors to Right Treatment).

BEERS CRITERIA Elenco dei farmaci potenzialmente inappropriati nella popolazione anziana. La lista è redatta dalla Società Americana di Geriatria (AGS, American Geriatrics Society)

canze e riacutizzazioni delle malattie. Tuttavia è ben noto che l’assunzione di molti farmaci contemporaneamente, la cosiddetta politerapia, si associa a un aumentato rischio di eventi avversi, interazioni tra farmaci, interazioni tra farmaco e malattia, errori volontari e involontari di assunzione, che possono aumentare il rischio di fragilità, ospedalizzazione e in alcuni casi di mortalità. Per questo è cruciale nell’anziano politrattato seguire alcune regole fondamentali: 1) evitare il “fai da te” farmacologico, sospendendo, riducendo o modificando le cure prescritte, senza aver condiviso le modifiche con il medico curante; 2) monitorare costantemente gli effetti positivi e negativi (il cosiddetto rapporto rischio/beneficio), considerando che le terapie, anche se croniche, necessitano di variazioni legate a situazioni particolari: ad esempio i diuretici aumentano il rischio di disidratazione e ipotensione durante la calura estiva; 3) tenere presente che i farmaci devono essere assunti solo per la durata necessaria a curare i sintomi o la malattia, evitando di prolungare nel tempo cure non solo inutili, ma talvolta addirittura dannose: ad esempio le benzodiazepine, ansiolitici molto diffusi, vanno assunte solo per brevi periodi di tempo in quanto comportano rallentamento psico-motorio e riduzione della capacità di attenzione, con aumentato rischio di cadute e incidenti; 4) condividere con il medico la prassi di adottare criteri internazionali di appropriatezza prescrittiva nell’anziano, quali ad esempio i criteri europei STOPP&START, o i criteri americani di Beers.

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. Con il prolungamento della vita, purtroppo sono in aumento i casi gravi di deficit cognitivo e demenza. Quando il quadro clinico è dominato da aggressività e magari da allucinazioni, il ricorso a tranquillanti, antipsicotici, o comunque farmaci, è l'unica opzione efficace? Cos'altro di veramente utile si può fare e come darne informazione alla famiglia che convive con un anziano aggressivo? È ampiamente dimostrato che per i disturbi comportamentali dell’anziano affetto da demenza l’approccio più appropriato è instaurare un rapporto tra malato e “caregiver” di assistenza volto a ridurre momenti di tensione relazionale e ambientale; l’impiego di farmaci psicoattivi va relegato a situazioni particolari e gestito per lo più in ambito specialistico. Tecniche di assistenza che prevedano coinvolgimento in attività motoria adattata, attività di gruppo nei centri diurni, attività occupazionali, ascolto della musica, fino ad attività innovative di teleassistenza e tele-riabilitazione con programmi informatici possono essere utili ad evitare aggravamenti, o comunque a fornire momenti di serenità alla persona ammalata. In questo contesto è basilare il concetto di personalizzazione della cura attraverso un approccio multidimensionale che valorizzi le esperienze vissute, le attitudini e le preferenze della persona malata.

CAREGIVER – È LA PERSONA CHE ESERCITA UNA “PROFESSIONE DI AIUTO” NEI CONFRONTI DI CHI NECESSITA DI ASSISTENZA

Cruciale è sottolineare tuttavia il rischio di “burn-out del caregiver”, il cui rischio di frustrazione, ansia e depressione deve essere attentamente monitorato per evitare crolli psico-emotivi che naturalmente si riflettono direttamente sull’efficacia dell’assistenza del malato con demenza. In questo, i CDCD (Centri di Decadimento Cognitivo e Demenze) presenti su tutto il territorio nazionale sono il punto di riferimento per una gestione il più possibile efficace dell’anziano con disturbi comportamentali.

Letture consigliate • https://www.epicentro.iss.it/anziani/ • https://www.farmacovigilanza.eu/content/inappropriatezza-prescrittiva-geriatria-i-criteri-stoppstart • https://www.aifa.gov.it/-/criteri-di-beers-la-societa-geriatrica-americana-ags-aggiorna-la-lista-dei-farmaci-potenzialmente-inappropriati • https://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=4894&area=demenze&menu=vuoto • https://demenze.iss.it/mappaservizi/

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Consigli DoC

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Chi è Carlo Alfaro

erci i loro dubbi, per nvitiamo sempre i nostri lettori a scriv zioni utili a compiere essere guidati nell'acquisire informa . In questo modo sarà scelte più consapevoli sui loro problemi eggere e promuovere possibile intraprendere azioni volte a prot la propria salute e il benessere.

VACCINI ANTI COVID AI BAMBINI

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È in corso tra i genitori della chat dei nostri bambini un acceso dibattito se sia giusto vaccinare per il Covid i piccoli, qual è la scelta migliore?

Il punto cruciale nella scelta se effettuare o meno un intervento vaccinale è la valutazione del rapporto tra il rischio della malattia e quello legato ad eventuali effetti collaterali del vaccino. Riguardo al rischio del Covid per i minori, mentre nella prima ondata la proporzione dei bambini e adolescenti coinvolti era molto limitata, a partire dall’estate il numero dei casi pediatrici nel mondo è salito, sia per l’affermarsi della variante Delta, più diffusiva, sia per la minore suscettibilità della fascia adulta sempre più coperta dalla vaccinazione. Naturalmente, crescendo il numero di infezioni, aumentano proporzionalmente i casi più gravi, soprattutto nelle fasce più deboli per malattie preesistenti. Da luglio a settembre, i casi in età evolutiva di COVID-19 sono aumentati di circa il 240% negli Stati Uniti. In Italia, nel periodo 13-26 settembre 2021, nella popolazione 0-19 anni l’ISS (Istituto Superiore di Sanità) riporta 13.352 nuovi casi con 125 ospedalizzati e 1 decesso. Inoltre, il COVID-19 si può seppur raramente associare in età pediatrica e adolescenziale a sequele a lungo termine quali Long Covid e Sindrome Infiammatoria Multi-organo (MIS). Non ultimo, c’è il problema della trasmissione del virus da giovani pauci-sintomatici agli an-

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Medico pediatra, ricopre l’incarico di Dirigente Medico di Pediatria presso gli Ospedali Riuniti Stabiesi, dove è anche titolare di incarico professionale di consulenza, studio e ricerca di Adolescentologia. Consigliere nel Direttivo della Società Italiana di Medicina dell’Adoles cenza (SIMA). Appassionato di divulgazione scie ntifica e culturale, dal 2015 è giornalista pubblicista.

ziani di casa e dello sviluppo di nuove varianti nel caso il virus si replichi nella fascia dei minori non immunizzati. Riguardo ai rischi dei vaccini, gli studi attualmente in corso, limitatati alle fasce 6 mesi-2 anni e 5-11 anni, sembrano rassicurare sulla mancanza di effetti avversi rilevanti. In virtù di tutte queste considerazioni, le società scientifiche pediatriche si sono espresse favorevolmente alla vaccinazione in età evolutiva. Pfizer ha già presentato alla FDA (l’agenzia americana dei farmaci) domanda di autorizzazione per i bambini tra 5 e 11 anni, in base allo studio di fase 2-3 che mostra un profilo di sicurezza favorevole e una robusta risposta in termini di anticorpi neutralizzanti nei bambini di questa fascia di età. Nello studio è stato utilizzato un regime a due dosi di 10 microgrammi (μg) a distanza di 21 giorni l’una dall’altra (un terzo della dose per adulti, in quanto dopo i 12 anni si usano due dosi da 30 μg). Riguardo alla sicurezza, però, dallo studio emerge solo l’assenza di effetti collaterali non rari (essendo stati testati solo 2.200 bambini), in quanto quelli rari si notano di solito solo nell’uso su larga scala di un vaccino. In conclusione, l’orientamento più condiviso dalla comunità scientifica è che sia giusto estendere la vaccinazione anti-Covid anche ai bambini, perché la vaccinazione universale rappresenta l’unica arma definitiva contro il COVID-19, ma è auspicabile che possano essere effettuati studi su numeri maggiori.

DUBBI SULLO SVEZZAMENTO Sono la mamma di un bambino di quattro mesi che sta crescendo bene col mio latte, ma mi chiedo quando sia il momento di svezzarlo perché sto ricevendo pareri discordanti.

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Le istituzioni pediatriche raccomandano l’inizio della cosiddetta “alimentazione complementare” non prima dei quattro e non dopo i sette mesi, ma preferibilmente a sei mesi, soprattutto se si usa il latte materno. Se si anticipa molto, il rischio è quello di perdere nutrienti importanti che derivano dal latte materno o da quello artificiale. Se al contrario si posticipa troppo, si può andare incontro a carenze di micronutrienti e allergie. È comunque importante valutare i segnali che il bambino è pronto per introdurre alimenti solidi, come la capacità di stare seduto, di tenere la testa dritta, di prendere i cibi morbidi con le mani e portarli alla bocca. I cibi vanno offerti con il cucchiaino, senza forzare il bambino, consentendogli di toccare il cibo nel piatto e mangiare con le mani. È importante che il bambino mangi seduto con la schiena eretta (preferibilmente nel seggiolone) per evitare il rischio di soffocamento e per permettergli di partecipare attivamente al pasto, anche pasticciando con il cibo. Non si deve insistere se non gradisce qualche alimento, ma alternare cibi diversi per colore, sapore e consistenza. Il cibo inizialmente non accettato va però riproposto con pazienza in giornate successive, eventualmente preparato in modo diverso. Oggi si consiglia moltissimo l’alimentazione “responsiva”, che consiste nella capacità del genitore di recepire e rispondere ai segnali di fame e di sazietà del bambino senza obbligarlo a orari e schemi standardizzati. L’alimentazione proposta deve essere il più possibile simile a quella consumata dagli altri componenti della famiglia, sana, equilibrata, variata e completa, con cotture semplici e nel rispetto della stagionalità e del consumo a kilometro zero.

ASMA E TEMPORALI Sono una ragazza di Napoli di 24 anni e ho il terrore dei temporali, ma non per un fatto psicologico, bensì perché dopo ogni forte temporale ho un’asma fortissimo e qualche volta sono stata anche ricoverata, possibile che sia allergica ai temporali?

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L’asma da temporale (thunderstorm-related asthma) è una realtà clinica nota: si verificano proprio delle “epidemie” di asma grave, durante e dopo eventi temporaleschi. Questo accade nei periodi di fioritura di piante allergeniche in chi è allergico a parietaria, graminacee, olivo. Si pensa che durante il temporale si verifichi, causa vento, pioggia e umidità, una rottura dei pollini in piccoli frammenti e le micro-particelle liberate, contenenti le molecole allergeniche, siano in grado di penetrare più profondamente nelle vie respiratorie e provocare asma intenso. È importante il buon controllo dell’asma per prevenire queste riacutizzazioni ed evitare di uscire col temporale in corso, oltre a iniziare tempestivamente la cura ai primi sintomi.

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NEOFOBIA ALIMENTARE Come posso fare, il mio bambino di 2 anni e mezzo rifiuta di mangiare tutto tranne pochissime cose, è una disperazione!

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Per i bambini dai 18 ai 36 mesi circa sono normali la oppositività e la neofobia alimentare, che nascono come meccanismi naturali di difesa dal rischio di ingerire tossici e per strutturare la propria personalità. È importante che non si scoraggi e mantenga un atteggiamento positivo e rispettoso di fronte ai rifiuti del suo bambino. Cerchi di fargli apprezzare il valore del cibo coinvolgendolo nella spesa, nella cucina, nella preparazione della tavola, facendogli condividere il pasto con gli adulti, in modo da imitare i genitori nella pratica di una buona alimentazione e familiarizzare con forme, colori, odori, consistenze del cibo prima ancora che con i sapori. Offrire non vuol dire insistere, altrimenti si aumenterà il rifiuto del bambino. Si calcola possono essere necessari anche 20 o 30 assaggi per abituarsi e apprezzare un sapore nuovo!

PREDISPOSIZIONE GENETICA AL COVID

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Ho letto che ammalarsi o meno di COVID-19 - e in quale gravità - dipenda dalla predisposizione genetica, è vero?

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Effettivamente la risposta all’infezione da SARS-CoV-2 è estremamente eterogenea da soggetto a soggetto, da casi asintomatici a forme lievi, intermedie, gravi o gravissime, anche nella stessa famiglia. A parte altri fattori, la genetica sembra essere determinante in ciò. Un grande studio genetico su scala mondiale, che ha esaminato il DNA di quasi 50mila persone positive al COVID-19 e 2 milioni di soggetti sani di controllo, pubblicato su Nature, ha individuato 13 regioni del DNA (loci) associate ad aumento della suscettibilità all’infezione e al rischio di sviluppare forme gravi di malattia. Molto studiato per spiegare la suscettibilità individuale al virus è il sistema degli interferoni, molecole ad azione infiammatoria prodotte dal nostro organismo per difenderci da infezioni virali e tumori. Nel caso del Covid, la produzione di interferoni (soprattutto di quelli di tipo I e di tipo III) è diminuita o ritardata, oppure gli interferoni sono distrutti da auto-anticorpi nei soggetti più gravemente colpiti e con una abnorme risposta infiammatoria.

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FILOSOFIA

Il bisogno della filosofia

Costanza Fossati UPO Alumni

LA DISCIPLINA FILOSOFICA COME ESERCIZIO AL SAPER-VIVERE

A te Sara, argonauta dell’esistenza la Filosofia, esercizio intellettuale Capire utile alla vita

in modo autonomo della propria ragione, accogliendo l’invito al sapere aude kantiano, altro inno autentico alla disciplina filosofica. In essa, veste teoretica e prettamente speculativa e veste etico-pratica coesistono e si alimentano a vi-

Nel corso della presente trattazione si è fatto riferimento a una serie di testi di vari autori di ogni epoca e corrente, che si invita caldamente a scoprire, in base al proprio tempo, alla propria curiosità e alla propria prospettiva. Nessun testo filosofico è inaccessibile, questa è l’idea che chi scrive ha sempre avuto a cuore di dimostrare. Occorre riabilitare il senso e il valore di un utilizzo critico della propria capacità riflessiva. La filosofia ha provato a rispondere a tale aspetto della cura di sé sin dai suoi esordi e può ancora educare a un sapere pratico, che offre la possibilità di vivere la vita al modo di coloro che sono desti, non di coloro che dormono, parafrasando Eraclito. L’obiettivo di questa riflessione è quello di confutare l’ormai consolidata idea che parlare di filosofia in una veste di utilità etico-pratica sia impossibile o ridicolo.

La Filosofia, una guida al saper-fare, quindi al saper-vivere Si propone pertanto di ri-leggere la filosofia come guida al saper-vivere: termine coniato a partire dal concetto del saper-fare, proprio delle discipline demo-etno-antropologiche con un rimando a una sapienza prettamente orale, dialogica e custode di un sapere pratico. Attraverso il riferimento ad autori e nuove pratiche filosofiche, si intende offrire spunti di lettura e riflessione, alla scoperta della vocazione originaria e autentica di questa disciplina, troppo spesso accusata di non essere che nuvole, parafrasando la commedia di Aristofane, volta a sminuire l’operato di Socrate, il quale invece può essere considerato emblema di una filosofia calata nel cuore della realtà, posta tra gli uomini, guida di chiunque abbia il coraggio di servirsi

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La natura più autentica della disciplina è invece invito a un esercizio: il dialogo e il confronto, strumenti per pervenire a una prospettiva, pur limitata, personale e confutabile, sulla realtà e sull’esistenza.

cenda, dando luogo a quelli che Karl Jaspers ha mera vigliosamente descritto come documenti di umanità, concetto attribuibile in particolare ai testi dedicati a Socrate, ma adatto a ogni opera filosofica che unisca speculazione ed esistenza, nel ritratto più fedele e autentico della disciplina.

Le domande di Socrate portano all’aporia, che non deve divenire relativismo o nichilismo, ma assunzione del fatto fondamentale dell’impossibilità di possedere appieno il sapere, accompagnato da una lezione etica: l’abitudine a mettere in discussione sé stessi e le proprie acritiche certezze.

Questi due aspetti coesistono naturalmente nei suoi esordi, come dimostra il brillante testo di Pierre Hadot, che si invita caldamente a sfogliare. È a questo autore che si deve peraltro il termine saper-vivere, che enuclea il dono della filosofia, intreccio di teoresi e pratica, di sapienza e saggezza, in netto contrasto con il concetto di “filosofia” che troppo spesso si è tentati di attribuirle nel contesto attuale.

Tale presa d’atto della propria manchevolezza è messa anzitutto in pratica dallo stesso Socrate, che si fa pensiero vivo, che abita la problematicità dell’esistenza e mostra che il solo modo per farvi fronte è calarsi in essa, imparando a servirsi in modo autonomo e operante della propria intelligenza, che si farà strumento utile ad affrontare il quotidiano. Egli mostra con la sua stessa vita l’utilità dell’esercizio che pretende dai suoi interlocutori. In ciò, nel suo farsi gesto, egli è, nella lettura di Hadot e di ogni altro filo-sofo, la prova che si può fare filosofia e che ciò può avvenire solo ponendosi al fianco dell’Altro, della sua irriducibile alterità, osservando l’altrettanto profonda e problematica natura dell’esistenza e del reale, istanze le quali chiedono con forza che si risponda alle loro domande. Socrate, e la filosofia con lui, non lasciano soli e sgomenti dinnanzi a questo pressante domandare, bensì educano amorevolmente a utilizzare strumenti per farvi fronte.

Emblema di tale discorso nella lettura di Hadot è il già citato personaggio di Socrate, colui che ha praticato la filosofia nel suo quotidiano, interrogando e mettendo alla prova, costringendo a fare uso della ragione, in un’ottica di perenne tensione verso un sapere che non potrà mai dirsi posseduto in modo certo e incontrovertibile.

SPIEGHIAMO ALCUNE COSE... Aporia - Impossibilità di dare una risposta precisa ad un problema, poiché si prospettano due soluzioni che, sebbene opposte, sembrano tutte e due valide. Filosofo-tafano – Socrate diceva di se stesso di essere “il tafano che punzecchia la vecchia cavalla”, dove la vecchia cavalla era la città di Atene.

In tal senso la torpedine di Atene si schiera contro l’elitarismo di alcuni suoi predecessori, che hanno visto la filosofia come disciplina destinata a pochi e impossibile da comprendere per i più, innalzando il valore della speculazione pura, a detrimento della sua vocazione democratica.

Thauma – È la meraviglia di fronte alle cose del mondo, che emozionano. È un turbamento che sconvolge, uno stupore misto a sgomento di fronte a qualcosa che affascina ed anche spaventa.

TORPEDINE DI ATENE Nella sua opera “Menone”, Platone, che fu discepolo di Socrate, paragona il suo maestro ad una torpedine marina, che fa intorpidire nell’animo e nella bocca chiunque le si avvicini. La rappresentazione della piatta torpedine marina si addice allo stile dialettico di Socrate, che afferrava e ammaliava con la forza delle sue domande.

Apologia di Socrate https://www.istitutocalvino.edu.it/blog/2012/12/socrate-il-tafano-di-atene/ https://lucreziaercoli.com/2014/03/15/thauma-la-filosofia-e-la-passione/

Quanto detto finora può risultare un mero sfoggio di retorica. Tuttavia, leggendo opere classiche di filosofia e avvicinandosi alle nuove pratiche filosofiche (si noti come l’accostamento di questi due termini richiami la lezione offerta dal filosofo-tafano), come la consulenza filosofica, si scoprirà che questo messaggio essenziale è il cuore pulsante della disciplina, che da sempre la anima. L’inizio della filosofia, come insegna Aristotele, è il thauma, la meraviglia dinnanzi al fatto che vi sia l’essere e non il nulla. Esiste tuttavia un altro elemento caro da sempre a una disciplina che

Lorenzo Cortesi, https://blogphilosophica.wordpress.com-/2019/04/24/socrate-e-la-piatta-torpedine-marina/ Menone. Platone (Autore) F. Ferrari (Curatore). BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, 2016 Immagine credit by: https://www.animalinelmondo.com/animali/pesci/448/torpedine.html

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Sono queste le istanze che attingono al cuore del concetto di cura e di cura di sé, che sono state vissute, messe in pratica e sistematizzate dalla filosofia, con il rigore e la passione che la contraddistinguono. La più sensata conclusione di questo invito alla filosofia è darle la parola, ascoltando la sua voce autentica, in un dialogo diacronico carico di opportunità, custode del suo senso più profondo e della più pura e chiara prova della sua utilità alla vita.

non ha mai rinunciato, nonostante molti detrattori dicano il contrario, alla sua veste pratica: l’umanità, da intendere come attenzione e ascolto amorevoli rivolti all’individuo, avendo a cuore la sua unicità e la sua educazione a rispondere alle domande, piuttosto che assumere acriticamente risposte altrui. Socrate nel Teagete ammette più volte di non sapere nulla di alcuna scienza, al di fuori di una: quella dell’amore, inteso come apertura al singolo e disposizione all’ascolto, di attenzione all’autonomia della ragionevolezza, cara alla filosofia intera.

Letture consigliate • Castiglioni C., Filosofia dentro. Pratica e consulenza filosofica in carcere. Metodi ed esperienze, Mursia, Milano, 2017. • Hadot P., Che cos’è la filosofia antica, Einaudi, Torino, 1998.

Amare è il gesto di farsi carico di educare, di offrire un’alternativa all’acritica banalità dell’esistenza e porgere strumenti per far fronte al reale, di ascoltare e accoglierle nella propria unicità, nella luce che ciascuno deve poter orientare su di sé e sul modo di venire incontro a chi ascolta e accoglie, riprendendo la fenomenologia del volto d’Altri di Immanuel Lévinas.

• Jaspers K., Socrate, Buddha, Confucio e Gesù. Le personalità decisive, Fazi editore, Roma, 2013. • Lahav R., Comprendere la vita. La consulenza filosofica come ricerca della saggezza, Apogeo, Milano, 2004. • Merleau-Ponty M., Elogio della filosofia, SE, Milano, 2008. • Patočka J., Socrate, Bompiani, Milano, 2003.

Scuola di Atene, Raffaello Sanzio (1509-1511).

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Avanti insieme, per raggiungere l’AutosufficienzA di sAngue e plAsmA

Giampietro Briola

Responsabile del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Manerbio (Brescia) e donatore di sangue dal 1982. Nel 2018 è diventato Presidente Nazionale AVIS, l’Associazione Volontari Italiani del Sangue ed è stato recentemente riconfermato fino al 2024.

La donazione di sangue è un atto di solidarietà trasmesso al figlio, che da qualche anno lo acha che e di altruismo compagna nelle sedute di trasfusione. per aiutare a vinDi padre in figlio, con gran senso di responsabilità, aderivati. plasm dei enza suffici l’auto cere la sfida per raggiungere

INFORMAZIONE Giampietro Briola intervistato da Lorella Bertoglio Giornalista scientifica

Come è andata la raccolta di sangue durante la pandemia del 2020? Inaspettatamente è andata bene e oltre le nostre aspettative, perché i donatori hanno risposto in maniera molto generosa, nonostante le difficoltà del periodo e siamo arrivati alla fine dell'anno scorso con un calo del 4%, praticamente insignificante. Abbiamo avuto forte riduzione delle donazioni nel Giugno del 2021, ma va attribuito soprattutto alla carenza degli operatori dedicati alla raccolta del sangue. Negli ultimi mesi la situazione si è di nuovo regolarizzata.

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A chi volesse diventare donatore di sangue, ma è ancora indeciso, possiamo ricordare che al donatore vengono controllati periodicamente alcuni parametri? È sempre una buona occasione per tenere sotto controllo la propria salute. In cosa consiste questa visita periodica? Fare il donatore comporta due aspetti importanti e fondamentali. Il primo riguarda i donatori ai quali chiediamo di condurre uno stile di vita sano e regolare che deve essere mantenuto nel tempo e così facendo cerchiamo di fare un’opera di prevenzione. Il secondo aspetto riguarda l’opportunità che viene data loro di sottoporsi ad una serie di controlli trimestrali su alcuni “marcatori di salute”, come l’emocromo, la funzionalità epatica e renale e le malattie infettive trasmissibili. Questi dati vengono completati una volta l’anno con l’esame della ferritina, del colesterolo e in alcune regioni anche il PSA (Prostate Specific Antigen, Antigene Prostatico Specifico) per gli uomini. Questo ci consente di verificare lo stato generale dei donatori che in più di un’occasione sono diventati pazienti, perché si è scoperto che avevano degli esami alterati. Ricorda un caso in particolare? Si, è di 15 giorni fa, riguarda un donatore che ha scoperto di avere la leucemia. Immediatamente è stato trattato, messo in terapia e sta proseguendo le sue cure. Se non fosse stato per la seduta di trasfusione, forse non l’avrebbe scoperto così precocemente, fattore, questo, che molto spesso migliora la prognosi della malattia. Chi è il candidato ideale? Si può diventare donatori dai 18 e non oltre i 60 anni (tra i 61 e i 70 anni si può continuare a donare, previa valutazione clinica del proprio stato di salute e dei principali fattori di rischio correlati all’età) e se: • Si è in buone condizioni di salute • Non ci sono patologie particolari • Non si assumono terapie per curare quelle patologie Il motivo è presto detto. Il donatore ideale deve mettersi a disposizione con una certa periodicità. Se supera l’età indicata, difficilmente potrà mantenere il suo impegno nel tempo, perché spesso può aumentare l’incidenza di malattie croniche o sistemiche.

https://www.avis.it/it/la-donazione

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in un suo recente discorso, ha parlato dell'opera preziosa dei donatori durante la pandemia. A proposito di Istituzioni, cosa state facendo per spingerle ad ascoltare le vostre istanze e prendere in seria considerazione il sistema trasfusionale italiano? Noi stiamo insistendo affinché le raccolte di sangue non siano unicamente a carico delle Associazioni come AVIS. Dati alla mano, ci siamo resi conto che, grazie al nostro aiuto, la raccolta ha mantenuto i numeri di sempre, perché noi teniamo aperti gli ambulatori anche il sabato e la domenica, facilitando la donazione delle persone che lavorano. Questo non viene fatto dal

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Servizio Pubblico che ha giorni e orari predefiniti, che tagliano fuori molte persone volenterose, ma che hanno impegni incompatibili. È anche molto importante impegnarsi tutti in insieme per inserire nella raccolta di sangue e di plasma i medici specializzati. La coperta è sempre corta. Con la campagna vaccinale contro il COVID-19, molti medici ed infermieri sono stati cooptati per somministrare le vaccinazioni. E questo ha svuotato di risorse umane molte realtà come la nostra e ci siamo ritrovati senza personale per effettuare i prelievi. Assurdo ma vero! Lei è stato riconfermato Presidente AVIS fino al 2024. Quali sono le priorità di questo suo secondo mandato e quali impegni vi siete presi per riuscire ad incrementare la raccolta? Il primo obiettivo è mantenere l’autosufficienza di donazioni di sangue intero e quindi della disponibilità di globuli rossi. Nei prossimi quattro anni il mio sogno è anche quello di raggiungere l’autosufficienza delle donazioni di plasma per la produzione di farmaci plasmaderivati. Non sarà facile, perché ci siamo cimentati con le fatiche della pandemia da COVID, con tutta la riorganizzazione, il distanziamento, la programmazione, ma soprattutto cominciamo a misurarci con il problema legato al calo demografico. Da anni nascono sempre meno bambini e il numero dei giovani potenziali donatori diminuisce di conseguenza. A fronte di un aumento dell’età media dei nostri cittadini nei quali, a causa dell’età, aumentano le patologie croniche e aumenta la richiesta di globuli rossi e di farmaci plasmaderivati. Va aggiunto che la possibilità di diagnosticare precocemente alcune malattie rare, immunodeficienze o patologie neurologiche, richiederà una sempre maggiore disponibilità di immunoglobuline. Il nostro obiettivo è di sganciarci dal mercato internazionale delle immunoglobuline e di puntare il più possibile all'autosufficienza. Questa sarà la nostra scommessa sulla quale dobbiamo lavorare tutti in insieme. Se dovesse fare un appello alle persone che ci stanno leggendo, cosa si sente di dire? Richiamerei al senso di responsabilità, perché quando una persona ha problemi di salute e deve andare in ospedale, ha il diritto di trovare tutte le risposte più adeguate alle sue esigenze, che siano di tipo diagnostico o terapeutico. Il sangue non può essere prodotto artificialmente, ma solo donato. Per questo, ognuno di noi deve sentire la responsabilità di metterlo a disposizione della comunità.

Non tutti sanno che...

1. Sicurezza La sicurezza degli emocomponenti trasfusi (globuli rossi, piastrine, plasma), oltre alla tutela della salute di chi dona sangue e di chi lo riceve, costituisce l’obiettivo primario del Servizio Sanitario Nazionale e di AVIS. 2. Finalità

Emovigilanza: • Accurata selezione del donatore • Indagini di laboratorio di ultima generazione • Buon uso del sangue

PER

• Salvaguardare la salute del donatore • Escludere la trasmissione di malattie infettive • Verificare la corrispondenza del gruppo sanguigno

Per molti pazienti, il sangue e gli emo -componenti (globuli rossi, piastrine, plasma, plasmaderivati, fattori della coagulazione, immunoglobuline, albumina…) sono indispensabili alla loro sopravvivenza: • Nei servizi di primo soccorso e di emergenza/urgenza; • In molti interventi chirurgici, nei trapianti di organo e di midollo osseo; • Nella cura di malattie oncologiche ed ematologiche; • In varie forme di anemia cronica, immunodeficienze, emofilia.

Letture consigliate • https://www.avis.it/it

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VETERINARIA Giacomo Biagi Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie, Università degli Studi di Bologna. Presidente della Società Italiana di Alimentazione e Nutrizione Animale (SIANA)

Dieta vegana, cosa fare con il nostro cane e gatto

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a crescente adozione di un regime alimentare vegano da parte degli esseri umani è un dato di fatto, dettato da motivazioni etiche, religiose ed anche “comportamentali”, se si pensa, in particolare per queste ultime, alla spinta emotiva che fa scegliere nella vita di tutti i giorni, di essere protagonisti di proprie iniziative concrete in difesa dell’ambiente in generale. È altrettanto crescente, negli ultimi tempi, il numero di persone che convivono con “un quattro zampe”. L’adozione di un cane o di un gatto è un fenomeno in aumento, per motivi diversi e complessi, tra i quali la necessità di trovare in qualche modo una sorta di impegno consolatorio, in un periodo minato gravemente dalla pandemia,

occupandosi di qualcuno che, entrato a far parte della famiglia, richiede quell’attenzione e cura che siamo ben lieti di dedicare a chi contraccambia con l’amore più disinteressato.

Come conciliare questi due aspetti, la scelta di seguire una dieta vegana e quella di adottare un animale carnivoro? Per prima cosa, diamo una definizione corretta di dieta vegana e distinguiamone la composizione da quella vegetariana. La dieta vegana è quella che esclude tutti gli alimenti di origine animale, vice-

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versa la dieta vegetariana esclude la “carne”, o gli organi degli animali in genere, pesce incluso, per cui nella dieta vegetariana possono essere utilizzati uova, formaggio, latte, miele, che invece nella dieta vegana non sono impiegati.

Esistono rischi per il cane ed il gatto, nell’adottare una dieta vegana? La dieta vegana chiaramente nasce dall'alimentazione umana e viene da qualcuno adottata anche per gli animali da compagnia, ad esempio cani e gatti, ma alla domanda se esistano rischi per loro, nell'adottare una dieta vegana, la risposta è sì. 2021;4,3.


Bisogna fare intanto una distinzione importante fra cane e gatto, perché il gatto è un animale strettamente carnivoro, mentre il cane, con la sua evoluzione, anche se “proveniente” da una natura carnivora, si è adattato ad una dieta tendenzialmente onnivora. Ne deriva che, nel caso del gatto, ci sarebbero tantissimi nutrienti che mancherebbero in una dieta vegana, proprio perché questi nutrienti si trovano solo negli alimenti di origine animale. Un primo esempio è rappresentato dagli acidi grassi essenziali omega tre e omega sei: il gatto non sa usare i precursori che si trovano negli alimenti di origine vegetale e deve quindi ingerire direttamente gli acidi grassi già formati dall'animale (la sua preda). La taurina: per il gatto è un aminoacido essenziale, che si trova solo nei tessuti animali. La vitamina A è un altro esempio, in quanto, come vitamina attiva, si trova solo nei tessuti animali. Mentre l’uomo, come anche i cani, è capace di trasformare il beta-carotene presente negli alimenti di origine vegetale, in vitamina A, il gatto questa capacità non ce l'ha. La vitamina B12, che si trova di fatto solo negli alimenti di origine animale, anche se in parte prodotta dal microbiota intestinale, pure se spesso non in quantità sufficienti. Il ferro o altri minerali essenziali, come lo zinco, pur essendo presenti in quantità più o meno importante negli alimenti di origine vegetale, in genere sono poco disponibili. Pertanto, è molto concreto il rischio che il gatto vada in carenza di nutrienti qualora gli venga imposta una dieta vegana.

La dieta vegana è tale se basata su cibo preparato in casa, o esistono anche mangimi industriali “vegani"? Tra un pasto vegano preparato in casa e un mangime industriale per cani o gatti, che viene presentato come vegano, la differenza è sostanziale, perché a livello industriale le aziende possono aggiungere in forma di additivi nutrizionali quei nutrienti dei quali sono stati prima citati alcuni esempi, che altrimenti sarebbero carenti. Aggiungere invece tutti questi nutrienti 2021;4,3.

ad una dieta di tipo casalingo è possibile, ovviamente, utilizzando specifici integratori, ma a livello casalingo è più complicato e per questo esistono mangimi vegani completi o anche complementari. Ovviamente l'aspetto più particolare e delicato è quello legato al mangime completo, cioè quello che può sostenere da solo l'intera dieta dell'animale. Alcuni mangimi vegani vengono venduti come completi, perché sono addizionati di tutti i nutrienti che mancano nelle materie prime di origine vegetale ma è chiaro che in questi casi si pone spesso il problema dell'appetibilità perché, come si può immaginare, il cane e soprattutto il gatto non apprezzano molto mangimi fatti solo di alimenti di origine vegetale.

plicato anche se esistono approcci di questo tipo, ma è invece assolutamente più facile e normale escludere l'amido dalla dieta di un cane o di un gatto. Anche la fibra non è essenziale, però indubbiamente ha un ruolo per il benessere intestinale e questo è di non scarso significato.

Esistono vantaggi, per l’animale che si alimenta in modo vegano? La risposta è no. Se l'animale è sano, non esistono assolutamente vantaggi, ma si possono verificare situazioni particolari di animali allergici o intolleranti a proteine di origine animale e allora magari la dieta vegana serve a risolvere questi problemi “naturali”. In realtà, non si tratta di un beneficio legato alla scelta di tipo vegano, ma riguarda l’esclusione delle proteine di origine animale, che sono responsabili del problema, si tratta di due situazioni molto diverse tra loro.

È lecito “forzare" i nostri amici animali a condividere le nostre scelte alimentari? È accettabile eticamente?

Di cosa il cane e il gatto possono fare a meno, a lungo temine, se non per tutta la vita? È necessaria una supplementazione di qualche sostanza? I nutrienti essenziali sono tantissimi, per qualsiasi specie animale. Il gatto, in quanto carnivoro “puro”, ha qualche esigenza in più, rispetto al cane, che ha imparato a ottenere certi nutrienti a partire dai precursori che si trovano negli alimenti di origine vegetale. Se un nutriente è essenziale, per definizione l'animale non può farne a meno, se non per periodi di tempo relativamente brevi. Un esempio di nutriente di cui cani e gatti possono tranquillamente fare a meno è l'amido: escludere l'amido dalla dieta di una persona è piuttosto com-

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Chiaramente siamo nella sfera dell'etica, per cui ognuno ha il proprio parere. Il mio personale è che sia profondamente sbagliato forzare un animale ad alimentarsi come noi, se scegliamo di adottare una dieta vegana. È eticamente sbagliato non rispettare quella che è la natura dell'animale in generale, per ciò che riguarda le sue abitudini alimentari, che non sono in realtà semplicemente abitudini come le intendiamo noi: si deve ricordare che il tipo di alimentazione è strettamente intrinseco alla natura stessa dell'animale. Questo è particolarmente vero nel gatto, come anticipato in precedenza: si ammalerebbe se gli fosse imposta una dieta vegana. Peraltro, esistono mangimi completi vegani, prodotti da aziende che inseriscono tutti i nutrienti che altrimenti mancherebbero, quindi, se la qualità dei prodotti aziendali è garantita, non esiste più un problema strettamente legato alla salute dell'animale, ma rimane ovviamente la perplessità etica, che chiunque può esprimere a livello personale.


Il mIo nome è no BREVE STORIA DI UN MEME

ANIMALI DOMESTICI E COME TRATTARLI Carlo Pirola Educatore cinofilo, istruttore comportamentalista.

È

da anni che gira in rete un meme basato sulla foto di un cane e su una serie di varianti interpretative di questa immagine. La foto la vedi qui di fianco. Di per sé, alla fine, non è che un cane fotografato frontalmente, anche se le labbra più scure del pelo gli conferiscono un’espressione tra lo spavaldo e il beffardo. Sarà la loro sagoma “a gabbiano”, o sarà che lo sguardo sicuro e serio ne aumenta l’espressività.

Di sicuro il successo di questa foto non sarebbe durato a lungo, se qualcuno - un genio che non sono riuscito mai a individuare - non l’avesse incorniciata come vedi sempre qui. In cosa consiste il capolavoro? Sicuramente nel fatto che appare chiaro quanto il cane in questione non stia dicendo la verità, e non tanto per colpa sua, ma perché ha imparato ad essere apostrofato dai proprietari con tutta una serie di parole random, al punto di essere convinto di avere più di un nome personale, un po’ come i nobili decaduti, o i cani dal lungo pedigree. Ma lui ci passa sopra, perdona le nostre incongruenze, potrei dirti che è quasi comprensivo. E conclude, per media statistica, di avere un nome principale, e uno secondario. Quelli che leggi. È chiaro che c’è un fondo di moralismo. I memi inducono a ciò. È la loro grossolana letteratura. Basta non accettarla se sgradita, o averne una visione critica.

https://www.facciabuco.com/

La storia di questo meme va in due direzioni. Da un lato le sue radici, le origini. Dall’altro la sua evoluzione, il suo progresso mediatico. L’origine è nobile e antichissima. Parlo di Ulisse nell’antro di Polifemo. Siamo dalle parti dell’Odissea. Per ingannare Polifemo, Ulisse gli dice di chiamarsi Nessuno, e con questo sgamo sfuggirà alla vendetta dei Ciclopi. Ci sono altre tradizioni di questo astuto stratagemma. La nota costante è l’uomo che inganna i demoni, o la sorte, grazie alla propria intelligenza. Ok, ho finito con la pizza letteraria. Adesso passiamo al passato prossimo. “Il mio nome è Nessuno” diventa nel ’73 un film. Ti rimando alla trama al link https://aforismi.meglio.it/film/il-mio-nomenessuno , dove si capisce che il nesso tra Odissea e West è voluto, se non ricercato. La locandina del film sembra quasi una prefigurazione del nostro meme. La vedi qui a seguire. Guarda l’aureola fumosa sulla testa di Terence Hill e quella specie di ali di farfalla. Qui si parla ancora di un eroe, che sia un greco antico o un gringo del West, che manipola la trama degli eventi. Mentre invece Nessuno il nostro cane-meme non vuole ingannare, ma al contrario è stato consolidato nelle sue credenze. Penso però che sia anche lui un eroe. Come un naufrago genetico è sbarcato nella nostra realtà. Con la resistenza di un

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https://aforismi.meglio.it/frase-film.htm?id=cb1d

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cespo di ginestra, con l’energia di uno scoiattolo. Pronto a imparare, anche in assenza di indicazioni specifiche. Un cinofilo ossessivo compulsivo, di quelli che vivono la professione come una crociata in Terrasanta, ti direbbe che un cane senza indicazioni e senza indirizzo è destinato a stare male. Aggravarsi, perdere il pelo, andare in stress, perdere il controllo. Non so, onestamente credo che questo sia un approccio ancora una volta antropocentrico. Certo, stiamo attenti, e vigiliamo con saggezza. Pronti a proteggere, ma anche a liberare. I cani sono molto più intelligenti di noi. Magari indifesi da angherie e soprusi, ma più intelligenti. Il cane-meme ci manda questo messaggio: ho imparato quello che mi hai presentato. Compreso il mio nome, che è No. Ma anche Vieni qua. Come fossero nomi indiani. https://www.facebook.com/mydogislegend

E l’evoluzione del meme? Ok, guarda con me. Questo poco sopra è un rifacimento buonistico del meme originale, un suo sviluppo che mi fa quasi tenerezza. Sembra esprimere: Ho un cane entusiasta, molto buono, solo che non torna. E quindi ho preso le frasi del meme e le ho messe su una sua foto che un po’ mi intenerisce, e un po’ mi ferisce. Perché non ce l’ho fatta, ma non è colpa sua. E via di seguito. No, non mi fa tenerezza. Rimango un po’ interdetto. Lo sviluppo del meme qui non funziona. Ma mi sono salvato la foto sullo smart, e quando ho bisogno la guardo, perché mi parla. Non prendermi per cinico. Stiamo parlando di memi sui cani. È difficile che dopo il Nessuno originale un cane riesca a realizzare quel suo piccolo miracolo, quel corto circuito tra apparenza ed espressione. Ma anche qui non sarei così sicuro. Perché da un altro meme ben consolidato (il meme che sviluppa il tema “il mio nome è Bond”) arriva una contaminazione virale. No, ho esagerato, è solo un altro colpo di genio. Ne vedremo altri, perché questa è la vita e l’evoluzione dei memi e è divertente giocarci. Solo, in conclusione, ti chiedo un piccolo piacere. Quando vedi un cane per strada, quello è qualcosa di reale. Pensa a Nessuno e non a come appare, ma come è se arrivi a capirlo. Con le sue differenze, con le sue appartenenze. Come una persona. Come qualcuno.

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https://www.pinterest.it/pin/625718941956763773/

CORRISPONDENZA Carlo Pirola Casa Scuropasso Servizi cinofili 3393707552 3349115060 arlopiro@gmail.com


VETERINARIA L’opinione di Marco Melosi Medico Veterinario, Presidente ANMVI

A cura di Donatella Tedeschi

Gli Italiani e gli animali da compagnia EVENTO WEBINAR “DALLA CAMPAGNA ALLA CASA: L’EVOLUZIONE SOCIALE DEL RAPPORTO CON GLI ANIMALI” Tra Aprile e Luglio 2021 è stata condotta un’indagine quantitativa* attraverso interviste online con metodo CAWI (Computer Assisted Web Interview) su 800 cittadini italiani maggiorenni, rappresentativi della popolazione, in base a genere, età, area geografica. È stata indagata la natura del rapporto tra noi Italiani ed oltre 60 milioni di animali domestici che vivono nelle nostre abitazioni. Secondo quanto emerso, il periodo della pandemia da COVID-19 avrebbe favorito una crescita significativa del numero di italiani che hanno acquistato o adottato un animale domestico. In particolare, negli ultimi 18 mesi un italiano su 10 avrebbe fatto questa scelta per la prima volta. I cambiamenti socio-culturali che portano a considerare gli animali domestici sempre più parte integrante della nostra famiglia sono molto evidenti.

per la continuità della salute pubblica, della sicurezza alimentare e dell’importanza sociale e affettiva degli animali da compagnia. L’opinione pubblica e le attuali politiche di sostenibilità ci danno un ruolo che forse coglie impreparato un professionista che si è sempre focalizzato sulla prevenzione e la cura delle malattie animali, trasmissibili e non, ma che oggi è stato innalzato a tutore della salute unica, Ambiente compreso. Servizi veterinari svolgono controlli ufficiali fondamentali, in ottemperanza a nuovissimi regolamenti europei, che accrescono le competenze. È profondamente innovato l’approc-

Federchimica AISA ha promosso diversi eventi web ed è emersa forte l’importanza di un approccio One Health, in cui salute dell’uomo, dell’ambiente e degli animali siano perfettamente bilanciate. Quanto è importante il contributo della medicina veterinaria e il ruolo dei medici veterinari, nel raggiungimento di questo importante obiettivo? Il ruolo dei medici veterinari è determinante e riconosciuto da tutte le autorità sanitarie internazionali e dalle istituzioni globali. La pandemia ha ufficializzato che siamo “essenziali”

* Indagine CAWI Omnibus SWG (Sondaggio di Federchimica AISA, Associazione Nazionale Imprese Salute Animale in collaborazione con SWG)

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Un altro esempio che porto di frequente è la tendenza a lasciarsi leccare in volto dal nostro cane. È un’abitudine che hanno in molti, ma dobbiamo fare attenzione, perché il cavo orale del cane - che in passeggiata o nel giardino entra a contatto con superfici, o sostanze che noi non porteremmo mai alla bocca - può veicolare batteri, o contaminanti.

cio, si classifica il rischio su cui si basa la programmazione dei controlli in tutta la filiera alimentare e animale. Certamente, “One Health” si traduce anche in lotta all’antimicrobico resistenza. Ma gli antibiotici sono importantissimi e recentemente, in seno al Parlamento Europeo, è stato scongiurato un bando radicale che avrebbe privato il medico veterinario di terapie antimicrobiche essenziali. Ridurre sì, ma privare i veterinari di presidi salva vita non è accettabile. È stato salvato un principio One Health: le resistenze non si combattono solo nel settore veterinario, serve equilibrio e uno sforzo analogo anche in àmbito umano. Va inoltre considerata la ricetta veterinaria elettronica, che traccia l’utilizzo degli antimicrobici somministrati agli animali: è un fiore all’occhiello della veterinaria che si auto-monitora per un uso prudente e razionale degli antibiotici da usare effettivamente quando serve e per quanto serve.

Parlando più specificatamente di specie e guardando a due di quelle più diffuse nelle nostre abitazioni, il cane e il gatto, quali sono le malattie/infezioni a cui dobbiamo prestare maggiore attenzione, per evitare di contrarle a nostra volta? Come ricordavo prima, attenzione sempre alle abitudini. È importante tenere sotto controllo i parassiti intestinali, come gli ascaridi, perché si trasmettono facilmente all’uomo. È fondamentale quindi imparare a controllare le feci dei propri animali e procedere con la sverminazione a cadenza regolare. Non scordiamoci poi di pulci e zecche: in questo caso dobbiamo fare attenzione al fatto che non sono più un problema primaverile ed estivo; l’innalzamento delle temperature le ha infatti portate a proliferare anche ben oltre il termine ufficiale dell’estate. Discorso a parte poi per gatti e cani da appartamento, qui le temperature sono miti tutto l’anno per cui massima allerta perché per esempio la malattia di Lyme è trasmessa all’uomo proprio dalle zecche: profilassi quindi raccomandata tutto l’anno. Per semplificare ecco cinque regole fondamentali per chiunque abbia un animale da compagnia:

Il sondaggio condotto sulla convivenza con gli animali domestici focalizza il fatto che per le persone che possiedono animali domestici difficilmente è possibile creare spazi separati in casa, dove per loro sia possibile mangiare e dormire lontano dai padroni: solo per meno della metà del campione è semplice. Quali sono i rischi più diffusi di una convivenza così stretta con i nostri animali domestici? (considerando anche gli animali esotici, o i roditori… ecc...). Che cosa dobbiamo evitare assolutamente nella nostra interazione con loro? Gli animali da compagnia e le nostre case sono per definizione creature e ambienti che non destano particolari preoccupazioni di rischio epidemiologico e sanitario. Gli esseri viventi, tuttavia, si ammalano e devono curare l’igiene personale. Anche l’”igiene” degli ambienti che condividiamo va “curata”. Peraltro, va sottolineato che durante la pandemia da virus SARS CoV-2 sono state le persone il veicolo di contagio per cani e gatti che, per fortuna, non hanno avuto particolari problemi, dopo il contagio (un numero infinitesimale su scala globale). Questa esperienza ci ha dato una grande lezione: ci ha insegnato a mettere in atto comportamenti elementari, come lavare spesso le mani, da sempre predicati dai medici veterinari. Oggi la medicina veterinaria è in grado di garantire profilassi vaccinali, diagnosi precoci e terapie avanzate che permettono al cane e al gatto di casa di vivere molto a lungo. 2021;4,3.

1. Rispettare le norme igienico sanitarie 2. Intervenire con profilassi adeguate sui parassiti interni ed esterni 3. Effettuare tutte le vaccinazioni e sottoporre il proprio animale a visite regolari 4. Non dimenticare di osservare sempre il proprio animale e ricorrere al veterinario in caso di dubbi o domande 5. Alimentarlo correttamente, sempre sotto controllo veterinario Dal sondaggio effettuato emerge che il 49% di chi non ha mai avuto un animale è convinto che vivere con un pet esponga maggiormente al rischio di contrarre infezioni, visione opposta da parte di chi ne possiede: più

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dell’87% pensa infatti che la convivenza con un pet rafforzi il sistema immunitario. Chi ha ragione?

tici, vale a dire la fetta di popolazione che ricorre più spesso a Internet (32% dei casi)

Ha ragione chi si rapporta agli animali con responsabilità. Chi non vive con un animale da compagnia dovrebbe conoscere quanti benefici potrebbe trarne: recenti studi hanno dimostrato che quando i più piccoli crescono insieme a un gatto o a un cane, hanno minori probabilità di sviluppare allergie, per esempio al pelo o alla saliva dell’animale. Negli anziani, si sono registrati benefici a livello cardiocircolatorio e sul controllo della pressione arteriosa. Ma attenzione a non cadere nell’eccesso opposto: il cane e il gatto non sono una panacea e non va sottovalutato il loro bisogno in fatto di igiene, prevenzione e cura veterinaria.

In Italia abbiamo un alto numero di medici veterinari, fra i più qualificati al mondo. Da trent’anni a questa parte, la medicina veterinaria è arrivata a livelli che sarebbero invidiabili in campo umano. Oltre che ai clienti / padroni, è necessario rivolgersi ai medici veterinari, perché siano incoraggiati a sviluppare anche altre abilità che non fanno parte del tradizionale bagaglio culturale scientifico, come la comunicazione, oggi indispensabile. Il cliente naviga su Internet e arriva dal veterinario con informazioni che possono essere sbagliate; fra i nostri compiti c’è anche quello di aiutarli a correggerle. Questa relazione educa e fidelizza tanto quanto la dovuta perizia medica e professionale. Va ancora ribadita l’importanza di visite veterinarie regolari e di idonee cure mediche e farmacologiche. È poi sempre importante evitare di ricorrere al fai da te o a consigli non professionali trovati in internet. Anche coloro che hanno deciso di adottare un animale da compagnia non tradizionale, un coniglio o un roditore, vanno rassicurati, dato che la medicina veterinaria è ormai molto avanzata anche nel prendersi cura di queste specie.

7 Italiani su 10 dichiarano di rivolgersi regolarmente al proprio medico veterinario, che rimane il punto di riferimento riguardo alla salute dei propri pet. Quanto è importante per la loro e la nostra salute che gli animali domestici siano controllati dai medici? E a chi trova con difficoltà un medico veterinario per il proprio pet quale consiglio rivolgere? Riguarda chi possiede animali eso-

Negli ultimi 18 mesi il 10% degli Italiani ha acquistato o adottato un animale domestico Si sceglie un animale domestico soprattutto per avere compagnia, ma, in caso di figli minorenni, anche per educarli Gli animali domestici sono parte integrante della famiglia. È un cambiamento culturale per chi possiede un PET; un segno di solitudine per chi non l’ha mai avuto Avere un animale domestico fa vivere meglio. Oltre l’80% dei possessori di cani e gatti dichiara che vivere con un animale ha aiutato a superare la pandemia Chi possiede un animale ritiene che aiuti a migliorare la salute delle persone in casa (oltre il 70% dei casi), chi non ne ha mai posseduti ha una visione opposta (29%) Il veterinario è il punto di riferimento fondamentale per il 70% dei possessori di PET. Chi ha animali diversi da cani e gatti, più spesso cerca informazioni in Internet È un bene che la legge tuteli i PET e imponga regole stringenti per la salvaguardia della loro salute

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