Salutepertutti.it - Vol. 3 - n. 1 - 2020

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ISSN 2611-9080

a ien z ere, c S a d dell mpren o p Sco solo co tare è aiu non ma nt i UCLA o

Periodico quadrimestrale - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in abbonamento postale - 70% - LO/MI/3009 In caso di mancata consegna restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa.

M. M

Butera A.

OCCHIO SECCO: COME CURARLO Scuderi G.

RIMEDI NATURALI PER LA STIPSI PERTICONE M.

Maggio 2020

Fogacci F.

STAR BENE IN INVERNO

MESE DELLA PROTEZIONE DELLO SMALTO

Pregliasco F.

ASSOCIAZIONE DEI LAUREATI DELL’UNIVERSITÀ DEL PIEMONTE ORIENTALE


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La sala d’attesa Salutepertutti.it a partire da questo fascicolo fa sua la locuzione latina Primum non nocere ("per prima cosa, non nuocere"). Infatti questo fascicolo è stampato su carta certificata FSC, cioè nel pieno rispetto dell’ambiente. Disquisire della salute dell’organismo umano non può prescindere dalla salute del mondo vegetale e animale che ci circondano: il rispetto della loro integrità è il primo requisito del nostro benessere.

Alumni - Associazione dei Laureati dell’Università del Piemonte Orientale. La qualità degli articoli pubblicati, gli argomenti trattati, l’elevata nomea degli Autori e l’ampia diffusione della rivista sono stati i requisiti che hanno indotto la Prof. Francesca Boccafoschi (Presidentee UPO Alumni) ad accettare con entusiasmo l’invito a collaborare con noi a partire da questo fascicolo. In un mondo dove l’apparire sembra più importante dell’essere Salutepertutti.it si sta consolidando nei piani alti dell’informazione scientifica rivolta alla gente comune grazie anche all’impegno di chi ha creduto in questo progetto e che rigraziamo per la proficua collaborazione.

Siamo particolarmente orgogliosi di annunciare che Salutepertutti.it ha avuto il patrocinio culturale di UPO

Pietro Cazzola Direttore Responsabile

È con grande piacere che taglio il nastro di partenza alla collaborazione tra UPO Alumni, l’Associazione Laureati dell’Università del Piemonte Orientale e Salutepertutti.it. Questa collaborazione nasce dal primo numero della rivista nel 2020 e coincide con l’inizio del nuovo decennio. Un ottimo auspicio per questa avventura insieme!

2018 l’Associazione UPO Alumni, con l’obiettivo di promuovere attività informative, di studio, di ricerca e didattiche, per valorizzare il proprio patrimonio ed i propri progetti. UPO Alumni favorisce inoltre lo scambio di esperienze e le relazioni tra i laureati dell’Università del Piemonte Orientale, ma anche con laureati di altre Università, Atenei ed Istituzioni. Siamo onorati di avere, tra i nostri Alumni, personaggi famosi, di grande spessore ed esperienza, molto amati, ma anche giovani entusiasti e desiderosi di costruire nuovi progetti e di promuovere iniziative culturali nelle discipline specialistiche più diverse.

Il senso di appartenenza all’Università del Piemonte Orientale è qualcosa che moltissimi di noi, laureati UPO, sentono fortemente nel proprio cuore. Da questo sentimento comune è nata a Vercelli il 13 Settembre

Buon lavoro a tutti e buona lettura! Francesca Boccafoschi Presidente dell’Associazione UPO Alumni

Il Suo parere per noi è importante Ci aiuti a migliorare “Salutepertutti.it” Si colleghi al sito http://www.angelica.it/salutepertutti per lasciare un commento. Lo utilizzeremo per migliorare il prossimo numero. E troverà una bella sorpresa per il suo Benessere. 1

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Questionario tratto da Proust - Risponde Arrigo F.G. Cicero Gli aiuti dalla natura per la digestione e la depurazione - Federica Fogacci Narcolessia: malattia subdola e difficile da diagnosticare - Daniel Della Seta Inverno: brevi raccomandazioni per star bene - Fabrizio Pregliasco Sindrome dell’occhio secco: sintomi e cura - Intervista a Gianluca Scuderi Anatomia e arte: storia di un amore eterno - Francesca Boccafoschi, Giulia Nelva Stellio, Camilla Patelli

Il giornalista medico-scientifico, quale missione? - Lorella Bertoglio Per un sorriso smagliante... curiamo lo smalto dei nostri denti - Andrea Butera Sauna: quando la tradizione si trasforma in strumentoscientifico di salute - Arrigo F.G. Cicero Idratazione e nutrimento per la pelle - Carlo Alfaro, Fausto Trapani Per la salute della prostata il PSA da solo non basta… - Lucio Dell’Atti Quando il transito diventa un problema: rimedi naturali contro la stitichezza - Maria Perticone

Direttore Responsabile: Pietro Cazzola PR e Marketing: Donatella Tedeschi Comunicazione e Media: Ruben Cazzola Grafica e Impaginazione: Cinzia Levati Affari Legali: Avv. Loredana Talia (MI) Stampa: ÀNCORA s.r.l. (MI)

Via Melchiorre Gioia 41/A - 20124 Milano, Italy Tel. +39 0270608060 Registrazione: Tribunale di Milano n. 130 del 09.04.2018 e-mail: info@edizioniscriptamanent.eu web: www.edizioniscriptamanent.eu

È vietata la riproduzione totale o parziale, con qualsiasi mezzo, di articoli, illustrazioni e fotografie pubblicati su SALUTEPERTUTTI.IT senza autorizzazione scritta dell’Editore. L’Editore non risponde dell’opinione espressa dagli Autori degli articoli e delle immagini da loro fornite. Diffusione gratuita. Ai sensi della legge 675/96 è possibile, in qualsiasi momento, opporsi all’invio della rivista comunicando per iscritto la propria decisione a: Edizioni Scripta Manent s.n.c. - Via Melchiorre Gioia, 41/A - 20124 Milano

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Questionario tratto da Proust 6. Il paese dove vorrei vivere, dal punto di vista alimentare Decisamente Italia, magari con alcune contaminazioni austriache per i dolci e mediorientali per le spezie.

Risponde Prof. Arrigo F.G. Cicero PRESIDENTE SINut (Società Italiana di Nutraceutica)

7. Il colore che preferisco, a tavola La varietà di colori! Non esiste un colore preciso. I piatti colorati mi danno gioia. 8. Il sapore che preferisco Amo i contrasti col dolce: dolce-salato, agro-dolce, dolce-amaro. 9. La mia ricetta preferita Esiste una ricetta preferita? Il cambiamento è il motore della vita, anche in cucina! 10.Il mio pasto preferito durante il giorno La colazione, se avessi tempo e modo di consumarne una stile alpi tirolesi ogni giorno, se no la cena perché momento di pausa.

1. Il tratto principale del mio carattere, rispetto al cibo Sicuramente rispettoso, quasi affettuoso. Il cibo è un’esperienza intima. 2. Il mio principale pregio, rispetto all’alimentazione in generale Credo di saper scegliere, specie per quanto riguarda cibi e bevande selezionate. 3. Il mio principale difetto, rispetto all’alimentazione in generale Il lasciarmi consolare dal cibo nelle situazioni di stress acuto, cedendo all’effetto “protettivo” del carico calorico. 4. La mia occupazione preferita Pensare per avere idee costruttive, per la scienza, la cura dei miei pazienti, la soluzione di problemi pratici. 5. Il mio sogno di felicità Realizzazione personale ed assenza di sofferenza, in me ed attorno a me.

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carni preparate in modo da farmi riconoscere le parti anatomiche: la carne animale è terribilmente simile a quella umana!

11.Il mio modo di consumare pasti Purtroppo spesso di fretta, ma idealmente con calma, seduto, in silenzio.

15.Il dono di natura che vorrei avere Risolvere problemi.

12.Il cibo che amo Amo pesci e crostacei, cucinati nei modi più vari, e la frutta fresca. Ma amo tutti i cibi preparati e combinati in modo armonico.

16.Stato attuale del mio animo Irrequieto, in attesa di qualcosa di sempre più grande.

13.Se dovessi cambiare qualcosa nel mio fisico? Vorrei tornare ad avere la massa muscolare che avevo quando ero atleta di arti marziali… ma il tempo non perdona!

17.Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza a tavola Se di colpa si può parlare, il dimenticare per un momento le sofferenze del mondo quando si è di fronte a bevande e cibi eccelsi

14.Il cibo che detesto più di tutto Detestare cibo è un insulto a madre natura che ce lo ha donato e a chi lo ha lavorato e preparato per noi. Diciamo che non scelgo spontaneamente carni di animali da cartone animato o esotici, né

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18.Il mio motto alimentare Il cibo deve emozionare!

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Gli aiuti dalla natura per la digestione e la depurazione Federica Fogacci Referente Area meta-analisi, Società Italiana di Nutraceutica.

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d oggi, si stima che circa il 40% degli Italiani lamenti - in modo occasionale o persistente - sintomi riconducibili a problemi digestivi. In alcuni casi, si tratta di sintomi molto sfumati; in altri casi, di sintomi che influiscono significativamente sulla qualità di vita delle persone, peggiorandola. Le cause più frequentemente all’origine di una cattiva digestione sono legate ad abitudini sbagliate, come fumare, seguire una dieta ricca di cibi grassi e fare pasti irregolari. Per far fronte a sintomi come bruciore di stomaco, alitosi, rigurgiti acidi, meteorismo e gonfiore addominale, dopo averne parlato con il proprio medico, si possono considerare alcuni rimedi naturali.

ALOE VERA Tra i possibili rimedi naturali utili nella cura dei problemi digestivi, l’aloe vera è senza dubbio uno dei più efficaci. L’aloe vera è una pianta succulenta perenne, con foglie carnose e protette da spine. Cresce spontaneamente in luoghi caldi ed il suo succo (estratto dalle foglie) è ricco di vita-

mine, sali minerali, aminoacidi ed acidi grassi antiinfiammatori.

FUNZIONALITÀ

GASTROINTESTINALE E DIGESTIONE

Il succo di aloe (detto “succo di Sibaru”) veniva usato per ridurre il gonfiore addominale già nella cultura assiro-babilonese; mentre gli antichi Greci usavano l’aloe come rimedio al mal di stomaco ed in caso di dissenteria. Addirittura, in un antico libro di medicina egiziana sono trascritte ben 12 ricette mediche con aloe vera. Ad oggi, numerosi studi clinici hanno dimostrato l’efficacia del succo d’aloe nel riequilibrare l’acidità dello stomaco, nel contrastare la sonnolenza post-prandiale e contro il senso di pesantezza e gonfiore addominale. Inoltre, in caso di stipsi, se assunto prima dei pasti, stimola la motilità intestinale quotidiana e manifesta proprietà lassative. L’aloe vera facilita la digestione agendo anche come protettore epatico e drenante naturale. Grazie al suo alto contenuto in polisaccaridi, favorisce la depurazione del fegato dalle tossine ed elimina i li-

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quidi in eccesso, facilitando la fisiologica funzione drenante del sistema linfatico ed il trofismo del microcircolo. Pertanto, è utile nel combattere la ritenzione idrica e costituisce, in ultimo, un validissimo aiuto per chi soffre degli inestetismi legati alla cellulite, soprattutto quando il suo utilizzo sia associato ad un’adeguata attività fisica e ad un ridotto consumo di sale alimentare e cibi grassi.

ZENZERO Altro rimedio naturale a cui si può ricorrere per contrastare i classici disturbi digestivi è lo zenzero. Importato per la prima volta in Europa da Alessandro Magno, lo zenzero è il rizoma (fusto sotterraneo di alcune piante, simile ad una radice) della Zingiber officinale, una pianta originaria della Cina meridionale ed oggi coltivata in molti paesi tropicali e subtropicali dell’Asia, oltrechè in Brasile, Bangladesh, Pakistan e Giamaica. Tenuto in grande considerazione dai medici dell’antichità: già Discoride (nel I secolo d.C.) riteneva che lo zenzero fosse capace di “scaldare” e “calmare” lo stomaco.

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Aloe vera, disturbi gastrointestinali e digestione L’Aloe vera contiene numerosi composti bioattivi (tra i quali l’acemannano), con preziose e salutari proprietà di grande aiuto per: • • • •

Prevenire la formazione di ulcere gastriche Ridurre la secrezione acida gastrica Proteggere la mucosa dello stomaco da agenti dannosi Promuovere i processi riparativi delle ulcere (stimolando la sintesi di collagene e l’attività dei fibroblasti) • Trattare efficacemente e senza effetti collaterali la dispepsia (cattiva digestione) associata alla malattia da reflusso gastro-esofageo • Ridurre i sintomi: o Epigastralgia (dolore nella parte alta dell’addome) o Flatulenza (presenza di gas intestinali per la fermentazione di cibo non digerito) o Eruttazione o Disfagia (deglutizione difficoltosa) o Nausea o Vomito o Reflusso acido

Zenzero e benessere gastrointestinale Lo zenzero, con i suoi principali composti bioattivi (acido cinnamico ed acido gallico), è usato nel trattamento di numerosi sintomi gastrointestinali: • Dispepsia • Flatulenza • Coliche • Nausea e vomito • Diarrea • Spasmi e contrazioni • Perdita dell’appetito

In seguito, a questa spezia sarà piuttosto attribuito un potere tonico e afrodisiaco, finchè, nel 1640, l’erborista Parkinson farà nuovamente riferimento alla sua capacità di “aiutare nella digestione”. Effettivamente, oggi sappiamo che lo zenzero favorisce il rapido svuotamento dello stomaco, che è un rimedio efficace contro i crampi addominali ed il gonfiore intestinale e che può essere usato per prevenire il “mal d’auto” ed il “mal di mare” (cinetosi) anche nei bambini. Inoltre, spesso se ne raccomanda l’utilizzo anche nella gestione delle nausee tipiche della gravidanza. Lo zenzero è anche un ottimo diuretico, drena e depura, stimolando la circolazione, contrastando la stagnazione dei liquidi in eccesso e favorendo l’espulsione delle tossine. In questo modo, contrasta anch’esso la formazione della cellulite e purifica l’organismo. Oltre allo zenzero, anche altri botanici - come ad esempio il carciofograzie ad un alto contenuto in polifenoli sono efficaci nella gestione dei disturbi digestivi e, al contempo, manifestano effetti drenanti e di depurazione dell’organismo. Comunque, a differenza dello zenzero, infusi a base di carciofo sono da evitare in gravidanza. Bibliografia essenziale

Inoltre: • Protegge la mucosa gastrica da lesioni • Inibisce la secrezione acida gastrica • Possiede un’azione anti-ossidante • Migliora la motilità gastroduodenale e le contrazioni dello stomaco → Migliora la digestione, perché si riduce il tempo di svuotamento dal cibo dello stomaco Lo zenzero ha confermato anche negli studi clinici attuali le proprietà procinetiche (miglioramento della motilità gastrointestinale) note dai tempi antichi, oltre che la capacità di migliorare la funzionalità del tratto gastrointestinale, risultando pertanto utile nel trattamento di molteplici sintomi.

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1. Gao Y, et al. Biomedical applications of Aloe vera. Crit Rev Food Sci Nutr. 2019; 59(sup1):S244-S256. 2. Salehi B, et al. Aloe Genus Plants: From Farm to Food Applications and Phytopharmacotherapy. Int J Mol Sci. 2018; 19(9). pii: E2843. 3. Nikkhah Bodagh M, et al. Ginger in gastrointestinal disorders: A systematic review of clinical trials. Food Sci Nutr. 2018; 7(1):96-108. 4. Kim MW, et al. Processed Aloe vera gel attenuates non-steroidal anti-inflammatory drug (NSAID)-induced small intestinal injury by enhancing mucin expression. Food Funct. 2019; 10(9):6088-6097. 5. Trattato Italiano di Nutraceutica Clinica. Edizioni Scripta Manent. Milano 2019. A cura di A.F.G. Cicero, Società Italiana di Nutraceutica.


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QUALITÁ VERA BENESSERE PURO Favorisce la depurazione ed ha un’azione emolliente lenitiva Con pura polpa e senza aggiunta di acqua 100% produzione italiana Non contiene conservanti È naturalmente senza glutine, senza lattosio e senza OGM Proviene da terreni certi昀cati IASC (International Aloe Science Council)


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Daniel Della Seta Giornalista autore e conduttore Rai e "Focus Medicina".

NARCOLESSIA: MALATTIA SUBDOLA E DIFFICILE DA DIAGNOSTICARE sione, disturbi del movimento, o altro, rappresentando un problema di diagnosi errata e di ritardo diagnostico. Per favorire una più rapida diagnosi ed una più efficiente gestione della patologia, già dai primi approcci con i pazienti, che preveda anche un coinvolgimento attivo di Pediatri e Medici di Medicina Generale, ecco le "Red Flags’ nella narcolessia”, progetto realizzato su iniziativa dell’Associazione Nazionale Narcolettici e Ipersonni (AIN), patrocinato dall’Associazione Italiana di Medicina del Sonno (AIMS). Esistono precisi indicatori della narcolessia, come afferma il Prof. Giuseppe Plazzi, docente di Neurologia presso l’Università di Bologna e Presidente dell’Associazione Italiana di Medicina del Sonno (AIMS). In età pediatrica, i principali segni di allarme (“Red Flags”) ai quali porre attenzione sono:

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a narcolessia è una malattia rara e difficile da diagnosticare, è tuttora troppo poco conosciuta e trascurata e la diagnosi corretta a volte arriva anche dopo 15 anni dalla sua insorgenza. Una diagnosi precoce potrebbe invece garantirne una gestione più efficiente, tanto più che spesso ad esserne colpiti sono soggetti in età infantile o adolescenziale. Sebbene, paradossalmente, i sintomi di questa patologia siano molto semplici da riconoscere, spesso vengono sottovalutati, o suggeriscono altre diagnosi.

Eccessiva sonnolenza diurna - Attacchi di sonno, modificazioni dell’alternanza sonno/veglia, disattenzione, irritabilità, o iperattività con comportamenti “automatici” Cataplessia - Brevi episodi di perdita del tono muscolare provocati da emozioni, con ‘faccia cataplettica’ (presenza costante, ma fluttuante, di chiusura delle palpebre, apertura della bocca e protrusione della lingua), improvvisa perdita del tono dei muscoli di testa e tronco, movimenti attivi intermittenti (smorfie, inarcamento delle sopracciglia, movimenti particolari della bocca) Pubertà precoce Rapido aumento di peso

La narcolessia si manifesta attraverso una sonnolenza diurna particolare; chi ne è affetto, nel corso della giornata fa sonnellini brevi e ristoratori, durante i quali spesso sogna, con il rischio di avere subito dopo allucinazioni. Questa condizione viene spesso scambiata per altre malattie, quali: epilessia, psicosi, schizofrenia, depres-

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dei Medici di Medicina Generale (FIMMG), Elisabetta Verrillo, Medicina del Sonno e Ventilazione a Lungo Termine, Ospedale Bambino Gesù –Società Italiana di Pediatria (SIP).

In età adulta, i principali sintomi di allarme sono due: l’eccessiva sonnolenza diurna e la cataplessia.

L’IMPEGNO

DELLE ISTITUZIONI, L’APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE In una recente conferenza alla Camera dei Deputati è stata sottolineata l’importanza di coinvolgere tutti (medici, pediatri, Istituzioni, pazienti…) per migliorare diagnosi e trattamenti di questa patologia che può inficiare anche pesantemente la qualità della vita dei singoli. A tale conferenza hanno partecipato l’On. Fabiola Bologna, capogruppo Commissione Affari Sociali e Sanità, Camera dei Deputati ed il Sen. Raffaele Mautone, membro 12° Commissione Igiene e Sanità, Senato della Repubblica, testimoni del crescente impegno delle Istituzioni, per supportare la ricerca scientifica e l’implementazione dei nuovi strumenti per diagnosi e cura di malattie come la narcolessia.

LE ISTANZE DEI PAZIENTI “Le ‘Red Flags’ sono uno strumento irrinunciabile e indispensabile per generare il sospetto diagnostico di narcolessia nei medici che incontrano soggetti che ne presentano i sintomi”. Massimo Zenti, Presidente dell’Associazione Nazionale Narcolettici ed Ipersonni (AIN) ha riferito che “Fino al 31 Dicembre 2016, nel Registro Nazionale per le Malattie Rare dell’Istituto Superiore di Sanità, si contavano solo 610 casi di narcolessia. Ma i dati epidemiologici internazionali fotografano invece una realtà più dura, dove la prevalenza della narcolessia sarebbe compresa fra 20 e 50 casi ogni 100mila persone. Al punto da fare ipotizzare che, nel nostro Paese, il numero di narcolettici possa variare fra 12mila a 30mila”. Parallelamente al progetto ‘Red Flags’, negli ultimi mesi, grazie ad una collaborazione tra AIN ed Istituto Superiore di Sanità, è in fase avanzata di costruzione il Registro Nazionale della Narcolessia e delle Ipersonnie del Sistema Nervoso Centrale che metterà in rete i centri con competenze cliniche e di ricerca su tali patologie. La Rete Nazionale per la Narcolessia e le altre Ipersonnie consentirà di condividere un approccio moderno a queste malattie e la tracciabilità dei pazienti presenti sul territorio nazionale.

Hanno inoltre preso parte alla Conferenza specialisti come Antonio D’Avino, Vicepresidente della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), Walter Marrocco, Responsabile Scientifico della Federazione Italiana

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Inverno: brevi raccomandazioni per star bene Fabrizio Pregliasco Virologo, Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute, Università degli Studi di Milano.

i stiamo preparando ad affrontare, insieme alle 3. Un sintomo respiratorio: tosse, naso che cola, connuove sfide del 2020 appena iniziato, anche il tegestione/secrezione nasale, mal di gola (faringite). muto periodo influenzale, che proprio nei primi mesi del nuovo anno ci trova ancora una volta a mettere in Se la triplice sintomatologia sopra riassunta è incomatto i piccoli grandi accorgimenti per prevenire mal di pleta, non si tratta di influenza propriamente detta, ma di gola, febbre e raffreddore e per limitarne le conseforme sostenute da virus parainfluenzali, in grado di atguenze. taccare il nostro sistema respiratorio, con conseguenti La stima dell’anno scorso, di circa 6 milioni di italiani infezioni respiratorie acute (raffreddore), mal di gola, colpiti dal virus dell’influenza, ai quali si associano 8 ma anche sintomi di natura gastroenterica. milioni di contagiati da virus parainfluenzali, è confermata. Consigli pratici per una buona prevenzione Purtroppo, sono confermati anche i e per rafforzare le difese immunitarie sintomi, che sembrano essere ugual• Proteggere sempre gola e naso quando ci si trova all’esterno; mente presenti in queste diverse • Evitare o limitare il più possibile gli sbalzi di temperatura: luoghi caldoforme virali, ma che in realtà si diffeumidi e affollati (negozi, locali e mezzi pubblici); renziano. • Lavare spesso le mani, per alcuni minuti; • Seguire una dieta a base di alimenti sani, contenenti vitamine; • Assumere probiotici, per rinforzare il sistema immunitario: una flora batterica intestinale sana permette alle difese dell’organismo di “concentrarsi” sui virus influenzali e parainfluenzali; • Vestirsi a cipolla, per facilitare l’adattamento veloce agli sbalzi repentini di temperatura; • Ridurre molto o abolire il fumo di sigaretta: ha un’azione irritante diretta sulle alte vie respiratorie, rendendole più facilmente vulnerabili e soggette all’insorgenza di infiammazioni; • Limitarsi nel frequentare mezzi pubblici e negozi: l’affollamento è nemico delle nostre vie aeree; • Guardarsi dai locali a ricircolo d’aria: se non è ottimale, persone già “influenzate” possono aver “liberato” i virus dove hanno soggiornato, sepL’influenza si distingue da tutte le pure per breve periodo, favorendo il contagio; altre forme parainfluenzali per la pre• Osservare un comportamento rispettoso: in caso di starnuti o colpi di senza contemporanea di: tosse, proteggere sempre la bocca. In caso contrario, il contatto ravvicinato 1. Febbre oltre 38° e ad insorgenza con le persone può facilitare la trasmissione. Basti pensare che un solo brusca; starnuto può contenere circa 40.000 micro goccioline “piene di virus”, che possono viaggiare a oltre 300 chilometri all’ora diffondendosi con grande 2. Almeno un sintomo sistemico (dorapidità. lori muscolari/articolari);

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Non si tratta di situazioni particolarmente gravi, a meno che non siano colpiti soggetti anche di ogni età, ma con patologie croniche, o che non siano bambini, o grandi anziani. È comunque sempre bene adottare qualche accorgimento di buon senso, che è facilmente possibile perché gli sbalzi di temperatura mettono a dura prova il meccanismo di difesa delle mucose nasali dall’attacco dei virus presenti nell’aria e, limitandone l’azione, riducono proprio la loro attività di difesa.

Quale vaccino per questa stagione invernale? Per allargare il più possibile l’ombrello protettivo, quest’anno il vaccino è stato prevalentemente quadrivalente, a base di: 1. Antigene analogo al ceppo A/Brisbane/02/2018 (H1Nl) pdm09; 2. Antigene analogo al ceppo A/Kansas/14/2017 (H3N2); 3. Antigene analogo al ceppo B/Colorado/06/2017 (lineaggio B/Victoria/2/87); 4. Antigene analogo al ceppo B/Phuket/3073/2013-like (lineaggio B/Yamagata/16/88).

COSA FARE Prevenzione - Se si tratta di influenza, la vaccinazione è importante, nonostante nell’opinione di alcune persone prevalga un preconcetto che rischia di far prendere decisioni contrarie al benessere ed alla salute dei pazienti. La vaccinazione non garantisce la protezione totale dai virus dell’influenza, ma riduce notevolmente la probabilità di contagio o le conseguenze pesanti di tale contagio. Il successo del vaccino contro l’influenza va misurato in ottica salvavita: l’obiettivo principale è dare copertura ai soggetti fragili e ridurne la mortalità associata. La vaccinazione è un’opportunità per tutti, ma ha un’impellenza sempre più alta, in relazione al crescere della fragilità delle persone (anziani, pazienti con patologie cardiache e respiratorie, con malattie tumorali…). A tutti i soggetti a rischio, come è noto, il Servizio Sanitario Nazionale offre la vaccinazione gratuita. Anche per le donne in gravidanza, le nuove circolari suggeriscono la vaccinazione a qualsiasi mese.

… E

CONTRO L’EPIDEMIA DA COME COMPORTARSI?

Restano sempre valide le raccomandazioni per l’autoprotezione verso l’influenza: il lavaggio accurato delle mani dopo essere stati in ambienti affollati è il primo aiuto. Se abbiamo a che fare con persone “influenzate”, l’impiego di guanti monouso e della mascherina di protezione è buona prassi. Il virus in questione (2019-nCoV) è una ricombinazione di un virus umano con quello di alcuni serpenti ed è della famiglia dei Coronavirus, virus che si trasmettono tra specie animali diverse. Tipicamente producono forme simili e più banali dell’influenza tradizionale. Sembra avvalorata l'ipotesi sull’origine: il contatto delle persone con vari animali all'interno di un mercato della città di Wuhan, dove vengono venduti anche serpenti. La convivenza stretta tra uomo e animale, tipicamente asiatica, può generare mutazioni dei virus come questa, che diventa pericolosa, perché contagiosa da uomo a uomo ed in grado di determinare non solo sintomi simil-influenzali, ma anche polmoniti potenzialmente letali. Fortunatamente, rispetto all'influenza vera, questo contagio sembra meno facilmente trasmissibile.

Cura - Se i sintomi dovessero fare la loro comparsa… In caso di

Cosa utilizzare

Raffreddore

Sostanze balsamiche e decongestionanti nasali per uso topico, anche in associazione a principi attivi ad azione antinfiammatoria

Faringiti lievi

Sostanze ad azione balsamica per alleviare il dolore + Antisettici e disinfettanti del cavo orale, per contrastare eventuali microrganismi

Faringiti più intense (mal di gola insistente)

FANS, antinfiammatori non steroidei per uso topico (per esempio: spray) o sistemico

Faringite (problemi di deglutizione)

Evitare cibi e bevande eccessivamente caldi e soprattutto speziati (o comunque in grado di aumentare il senso di bruciore)

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SINDROME DELL’OCCHIO SECCO: SINTOMI E CURA INTERVISTA AL PROF. GIANLUCA SCUDERI, OFTALMOLOGO E PROFESSORE DI NEUROSCIENZE, UNIVERSITÀ “LA SAPIENZA” ROMA Daniel Della Seta Giornalista autore e conduttore Rai e "Focus Medicina".

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i parla spesso di “occhio secco”. Da cosa è caratterizzato? Si tratta di una alterazione della quantità e della composizione delle nostre lacrime, il film lacrimale bagna costantemente la superficie oculare ed è fondamentale che sia in un giusto equilibrio nelle sue componenti per svolgere le sue funzioni - sottolinea il Prof. Scuderi - Modifiche sia nella composizione, che nella produzione o evaporazione creano un disagio in chi è affetto da questa patologia che, se non curata, può alterare notevolmente la qualità di vita

occhi, difficoltà ad aprire le palpebre al mattino, fotofobia (fastidio provocato dalla luce), stanchezza oculare. Quali sono i possibili fattori che possono esporre maggiormente al rischio di insorgenza della sindrome dell’occhio secco? Quanto incidono i fattori ormonali (peri-post menopausa), l'età avanzata, i disturbi dermatologici o le malattie reumatiche, l’uso di alcuni farmaci (psicotropi, estrogeni, antistaminici e betabloccanti locali), la carenza di vitamina A… Queste citate sono tutte situazioni che favoriscono l'insorgenza ed il protrarsi di una condizione di occhio secco. Le cause sono disparate: da una cattiva chiusura delle palpebre ad ambienti resi particolarmente secchi da termosifoni o aria condizionata, od anche alterazioni ormonali, terapie sistemiche prolungate, lo smog. Sarebbe lungo elencare tutti i possibili fattori di rischio.

Si tratta di un disturbo sottovalutato. È vero che colpisce tuttavia milioni di italiani sopra i 50 anni? Quali sono i numeri? Questa è effettivamente la tendenza e specie perché nelle fasi iniziali i sintomi sono poco evidenti e spesso anche noi oculisti tendiamo a sottovalutare i campanelli d'allarme che i pazienti ci riferiscono. Basti pensare che la sindrome dell’”occhio secco” colpisce 350 milioni di persone nel mondo ed in Italia ne soffre il 25% della popolazione. Le donne ne sono più colpite e alcune statistiche arrivano addirittura ad evidenziare una presenza di occhio secco in quasi il 50% delle donne sopra i 60 anni.

È riscontrato che l’uso prolungato di computer, tablet, e-reader e smartphone si sta affermando

Quali i sintomi e quale l'approccio terapeutico? I sintomi molto variabili: dalla semplice sensazione di leggero fastidio ad una lacrimazione continua, che può sembrare un paradosso in una condizione di secchezza oculare, ma in realtà questo è un meccanismo di difesa che l'occhio attua in condizioni di sofferenza. I pazienti lamentano poi sensazione di sabbia negli 2020;3,1.

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come uno dei principali fattori che contribuiscono alla comparsa di questo disturbo? Si è vero. Ciò è in parte legato al fatto che durante l'uso di questi strumenti il numero delle volte in cui chiudiamo ed apriamo gli occhi tende a ridursi e questo determina una cattiva distribuzione del film lacrimale sulla superficie oculare ed una più rapida evaporazione delle lacrime con conseguente secchezza.

sare danni permanenti e persino perdita della vista? Fortunatamente questa è un’evenienza molto rara e si verifica solo per le forme più gravi di secchezza oculare. Dobbiamo però ricordare che la qualità di vita di un paziente con occhio secco può risultare notevolmente compromessa rendendo difficili l'attività lavorativa e la vita di relazione. Quali le opzioni di trattamento per gli occhi secchi? Sono migliorate sensibilmente negli ultimi anni? Cosa consigliare? La terapia per l’occhio secco si avvale di numerose opzioni che vanno dall’uso di soluzioni ipotoniche a base di acqua marina, all'utilizzo delle lacrime artificiali (in Italia esistono più di 200 prodotti registrati come sostituti lacrimali con composizioni e concentrazioni molto diverse le une dalle altre. Il fai da te non è certo il migliore dei rimedi) possiamo poi agire sulla dieta o servirci di nutraceutici, che servono ad apportare sostanze molto utili nel migliorare la composizione delle lacrime e la loro produzione. Bisogna però sempre cercare di risolvere, come già detto, il problema che ha innescato la patologia.

La diagnosi preventiva, effettuata da un oculista competente, consente di determinare una strategia personalizzata volta a migliorare notevolmente la qualità della vita e le prestazioni sul lavoro. Come deve essere effettuata? È di fondamentale importanza la diagnosi di un oculista attento ed esperto di questa patologia perché la malattia tende ad instaurare un circolo vizioso in cui i meccanismi si autoalimentano e se non si interviene sul fattore scatenante non si riesce ad uscire dalla malattia, andando alla fine a trattare solo i sintomi, ma senza risolvere il problema. In alcuni casi, se non trattato, l'occhio secco può cau-

RICERCA, INNOVAZIONE E FUTURO DAL CORDONE OMBELICALE UNA CURA PER L’OCCHIO SECCO È in fase di sperimentazione all’Ospedale di Alessandria un nuovo collirio, brevettato dall’Università di Bologna, ricavato dal cordone ombelicale, che potrebbe agire non solo sui sintomi, ma anche sulle cause. Al momento sono coinvolti 9 pazienti e dall’Ospedale di Alessandria è già partito l’appello perché le partorienti donino il cordone ombelicale da conservare nella banca biologica. Nel sangue del cordone ombelicale sono stati identificati una serie di fattori di crescita, cioè proteine, che stimolano la proliferazione cellulare, in grado di contrastare le forme severe della secchezza oculare ed alcune malattie degenerative dell’occhio, come il glaucoma. Il collirio derivato dal cordone ombelicale potrebbe rappresentare in futuro (attualmente è solo sperimentale) una valida alternativa per i casi più severi di occhio secco.

IL PROF. SCUDERI CON UNA PARTE DEL SUO TEAM DI GIOVANI RICERCATORI

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LO STRESS SI VEDE A COLPO D’OCCHIO.

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ANATOMIA E ARTE: storia di un amore eterno

Francesca Boccafoschi 1, Giulia Nelva Stellio 2, Camilla Patelli 2 1

Professore Associato di Anatomia Umana presso l’Università del Piemonte Orientale UPO e Presidente dell’Associazione UPO Alumni; 2 Studentesse I anno della Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università del Piemonte Orientale UPO.

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er quanto si possa dire che un rapporto diretto tra arte e studio dell’anatomia si instaura ogni volta che la figura umana viene assunta come tema dagli artisti, esso acquisisce un profondo significato in quelle epoche, quali età classica e Rinascimento, dove il connubio delle due discipline, originato da un’impostazione generale di pensiero, ha portato ad un indirizzo comune di ricerca. Non sorprende pensare che sia proprio durante il periodo ellenistico e rinascimentale, momenti in cui l’umanità ha raggiunto estremo splendore culturale, che l’anatomia vede le sue origini ed evoluzioni. Prescindendo dalle più antiche rappresentazioni delle

figure umane, dalla preistoria alla civiltà egizia, il primo fertile contatto tra arte e scienza si stabilisce nell’età classica, quando, parallelamente allo sviluppo degli studi medici (si pensi alla scuola ippocratica), gli scultori perfezionarono lo studio del corpo umano in tutti i suoi particolari al fine di raggiungere il massimo realismo. Policleto 1, Fidia e altri artisti dell’età classica cercarono un equilibrio tra le forme astratte e geometriche più antiche e quelle naturalistiche derivanti dalla pura osservazione della realtà. Gli scultori greci diedero forma a quanto osservavano del corpo umano; durante gare e giochi olimpici studiavano ed abbozzavano l’anatomia del corpo senza dare

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un nome alle sue parti, riproducendo semplicemente la natura nella sua forma più pura. Anche la scuola medica di Ippocrate (V a.C.) adottò l’osservazione come metodo di indagine. Tuttavia, per poter definire un canone, la scuola ippocratica pose l’anatomia per la prima volta ad oggetto di studio sistematico mediante l’ausilio della dissezione del corpo umano. Nei secoli seguenti l’anatomia subì un’effettiva stasi ed è solo con Galeno di Pergamo (129-200 d.C.) che si intrapresero nuove ricerche. La sua opera si rivela fondamentale nell’evoluzione dell’anatomia perché in essa si affermano principi che rimarranno basi dottrinarie per oltre una decina di secoli. In epoca tardo-antica e medievale dove il simbolismo era dominante, venne meno il rapporto con la realtà fisica e gli studi medici progredivano assai lentamente. Lo sviluppo in quest’ambito si fece sempre più incerto dal momento che le illustrazioni anatomiche dei trattati tramandati dall’antichità erano divenute fin troppo schematiche e per lo più scorrette; ma già nei secoli XIII e XIV, oltre ad un rifiorire degli studi scientifici – famose le facoltà mediche di Bologna e Padova – vi fu nelle arti figurative un ritorno di interesse per la resa naturalistica delle forme umane. Perciò arte e scienza si fondono nuovamente al fine di rivelare la bellezza del corpo umano. Come ancelle di una conoscenza per lungo tempo celata, svelano, durante il periodo rinascimentale, i segreti del corpo. Un profondo desiderio comune dello studio sull’uomo spinse scienziati ed artisti rinascimentali ad apprendere la complessa organizzazione umana con fedeli rappresentazioni del corpo e del suo funzionamento. Nell’ambito di questa comunione di arte e scienza gli artisti cominciarono a valersi degli anatomici (in particolare per le difficoltà nella dissezione), gli anatomici a loro volta approfittarono degli artisti per ornare di disegni le loro pubblicazioni scientifiche. Alla grande tradizione della scultura antica, vista come fonte di ispirazione e modello per il presente, gli artisti affiancarono la pratica della dissezione di cadaveri, di cui Michelangelo è il più illustre esempio. L’apice di questa collaborazione intellettuale, seppur indiretta, viene raggiunta da Leonardo e dallo scienziato fiammingo Andrea Vesalio, considerati i fondatori dell’anatomia moderna. Leonardo con la sua arte e il suo genio anticipa talora ricerche e scoperte in ambito medico, lasciando a noi posteri un immenso patrimonio artistico e scientifico, così come documentano i suoi studi anatomici a noi giunti 2. La dimostrazione dell’interesse di Leonardo per l’anatomia è il lavoro di approfondi-

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mento realizzato grazie all'amicizia con Marco Antonio Della Torre, medico e filosofo del XV secolo e docente di anatomia. Con lui Leonardo studiò il corpo umano, attraverso la dissezione di cadaveri. Tuttavia, questo tipo di lettura sulle opere di Leonardo è sostenuta principalmente dagli storici dell'arte e dai letterati. Ad un esame critico storico-medico essa è invece assai meno innovativa e “precisa” di quanto i saggisti leonardeschi vogliono far passare, sublimando Leonardo a genio universale in ogni campo. Indubbiamente va riconosciuto che certe soluzioni raffigurative, come le viste esplose, rappresentano soluzioni mai prima utilizzate e del tutto innovative e precorritrici dei tempi. Dopo questo momento di massima convergenza, arte e scienza prenderanno strade differenti, la prima verrà insegnata nelle accademie, all’interno delle quali nasce l’anatomia artistica (sussidio didattico per lo studio del nudo), la seconda si diramerà in branche di studio sempre più specifiche e il divario diverrà via via sempre maggiore. Dal Rinascimento ad oggi arte ed anatomia hanno continuato ad influenzarsi, se prima la loro convergenza derivava da un fine puramente didattico, poi è

G. Rengade - “I Grandi Mali e i Grandi Rimedi” Sonzogno Editore, 1905.

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sfociata in intrattenimento portando alle più bizzarre illustrazioni e intrappolando l’anatomia in un limbo di scienza, arte e cultura. Nel XX secolo fu ristabilita una perfetta armonia tra scienza ed arte grazie alla nascita degli illustratori medici. Quest’ultimi hanno creato una rappresentazione anatomica universale, qualcosa che non è né vivo né morto, scevro da tutte quelle contaminazioni del mondo dell’arte, ricercando un’accuratezza fine a sé stessa, precisa e pura, il cui unico giovamento va alla formazione medica e questo è quanto oggi studiamo. Si prendano come esempio le parole del Dr. Frank Netter, medico ed artista, il quale scrisse nel 1949 “…lo scopo principale dell’illustrazione è la chiarificazione di un soggetto. Non importa quanto essa sia ben disegnata, con quanta raffinatezza e cura possa rendere un soggetto; è di scarso valore se non serve a chiarire qualche problematica medica”. L’approccio progettuale del Dr. Netter, la sua concezione e il suo punto di vista permeano i suoi disegni e li rendono di un così elevato valore scientifico. Le immagini sono di fondamentale importanza per la comprensione dell’anatomia, un manuale di istruzioni riguardanti la macchina del nostro corpo. La sintonia in noi connaturata verso la bellezza del corpo umano suscita altrettanto interesse nei riguardi dell’illustrazione medica, la quale, proprio per la sua capacità di stimolare una così forte reazione emotiva, è da considerarsi arte. L’anatomia non deve essere confinata a uno studio mnemonico, essa è uno strumento tramite cui capire in modo più analitico il corpo umano, ha il potere di andare ben oltre le pagine di un manuale medico, di accendere una scintilla nei suoi spettatori ed alimentare l’entusiasmo nel mondo della medicina. Gli artisti di oggi hanno intuito la potenza emotiva che suscita l’immagine anatomica e perciò hanno deciso di ricercare un equilibrio tra tecnica e l’idea che reinterpreta l’anatomia per conoscere noi stessi. Questa potenza emotiva che emerge dall’osservazione del corpo umano e della sua complessità viene sottratta al mondo medico dagli artisti per conferirle un’identità unica e suggestiva che ne rivela la sua bel-

lezza essenziale andando oltre la sola riproduzione fedele. Per esempio, la camuffa da graffito sulle mura di una città alla maniera di SHOK-1, il quale rappresenta il corpo umano utilizzando la bomboletta spray e l'ausilio di immagini a raggi X. Oppure al modo dell’artista Fernando Vincente il quale riprende illustrazioni anatomiche del corpo maschile del XIX secolo e le riveste della sensualità femminile. Le donne dei suoi dipinti inducono lo spettatore a guardare oltre l’anatomia di superficie introducendo una carica di femminilità precedentemente inedita nella storia della rappresentazione anatomica. L’anatomia da sempre ha ispirato l’uomo nella ricerca di sé stesso, l’arte è lo strumento attraverso il quale l’uomo può trovare sé stesso.

SHOK-1's "Masterpeace" on Fournier Street.

RINGRAZIAMENTI Gli autori desiderano ringraziare, per la rilettura critica dell’articolo, il prof. Alessandro Bargoni (Università degli Studi di Torino) esperto di Storia della Medicina.

NOTE 1. Policleto (scultore e teorico greco antico, vissuto tra il 460-420 a.C.) ha lasciato testimonianza scritta del suo lavoro di selezione e approfondimento di problematiche relative al movimento, al volume e all'equilibrio, attraverso un commento chiamato Canone, di cui ci sono giunti due frammenti, in cui rendeva sistematiche le proporzioni e i rapporti numerici ideali del corpo umano. 2. La raccolta di Windsor è composta dai circa duecento fogli che documentano le ricerche di Leonardo nel campo dell'anatomia; gli studi sul corpo umano, da lui condotti attraverso la pratica delle dissezioni, si sviluppano lungo un arco di tempo di circa trent'anni, dal 1485 al 1515. Le sue indagini sulla macchina del corpo cominciano con gli studi del cranio in cui ricerca la sede dell'anima. Questi disegni documentano il progresso di Leonardo nell'acquisizione delle conoscenze anatomiche e, contemporaneamente, la graduale messa a punto di un linguaggio grafico che gli permette di registrare puntualmente le sue osservazioni. Leonardo ha la consapevolezza della forza delle immagini che crea e della possibilità di concentrare in un solo disegno una quantità di informazioni, come nessuna descrizione a parole riuscirebbe mai a fare: "Con quante parole descriverai tu questo cuore se non riempiendo un libro...".

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Il giornalista medico-scientifico, quale missione?

Lorella Bertoglio Conduttrice Sei in Salute, in onda su Supersix e Telenova lunedi alle 20.00 Responsabile Area video UNAMSI (Unione NAzionale Medico Scientifica di Informazione).

D

i programmi televisivi dedicati alla salute e alle nuove scoperte della medicina ce ne sono stati molti negli anni e ce ne sono tutt’ora moltissimi. Come dimenticare Check up, programma del mitico Biagio Agnes che andò in onda sulla RAI per ben 30 anni con un’alternanza di conduttori, tutti bravi e professionali o Elisir che, con il suo istrionico conduttore Michele Mirabella aveva addirittura conquistato la prima serata della domenica di RAI 3. I personaggi e giornalisti che hanno condotto e informato e che hanno sempre avuto quella caratteristica di professionalità, che mai ti faceva dubitare della verità delle notizie o delle scoperte di cui parlavano, sono ancora lì. Soprattutto per quanto riguarda la Tv generalista.

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DA QUALCHE ANNO

I MODELLI DI COMUNICAZIONE

SONO CAMBIATI

Grazie all’arrivo del digitale terrestre e delle Tv satellitari, la proposta di emittenti televisive è moltiplicata e l’offerta è aumentata a dismisura. Le Tv più piccole, con meno esperienza, ma con la necessità di andare incontro alle esigenze di informazione del loro pubblico, hanno inserito nei palinsesti programmi dedicati alla medicina e alla salute, ospitando di volta in volta esperti che non sempre seguono quella che noi definiamo la medicina tradizionale e spesso neanche la scienza basata sull’evidenza. Infatti, scorrendo i canali a qualunque ora del giorno

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e della notte possiamo assistere a esperti o presunti tali sostenere teorie scientifiche bislacche che si basano su ricerche scientifiche delle quali non si trova traccia, se non quelle che riguardano pazienti più o meno assoldati per affermare, mettendoci la faccia, miglioramenti delle loro condizioni di salute. In tutta questa offerta, tra i vari temi trattati, sicuramente quello che cattura maggiormente il pubblico televisivo sono i problemi di peso e le diete per dimagrire. O meglio la promessa di perdere chili e ritrovare la salute seguendo la fantomatica dieta paleolitica o quella del gruppo sanguigno solo per citarne un paio, ma ce ne sono molte altre. Fino ad arrivare all’ultimo capolavoro mediatico messo in scena da un giornalista che non è più nemmeno tale, visto che è stato sospeso dall’Ordine dei Giornalisti, che non è un medico e neanche ricercatore, ma che promuove h24 i suoi integratori da una TV privata di sua proprietà, scrive libri, organizza eventi nei palazzetti dello sport, è stato ospite nelle TV nazionali nei talk show più seguiti dalle masse, promettendo, grazie ad una dieta a base di integratori (quelli da lui venduti in Società con il fratello), di vivere fino a 120 anni. Ed è anche riuscito a convincere migliaia di telespettatori a cambiare il percorso farmacologico indicato dai Medici per la cura delle varie patologie a favore di un regime alimentare che promuove le proteine ed elimina ogni forma di carboidrato e zucchero. Vi renderete conto che ci troviamo di fronte ad uno sciamano, un illuminato che ha trovato la cura per tutte le malattie, dal diabete di tipo 1 al morbo di Crohn (malattie ad ora incurabili). Ma in tutto quello che dice non c’è nulla di scientifico e l’effetto decantato è certamente più simile a quello che in medicina si chiama “effetto placebo”.

Lorella Bertoglio Conduttrice di “Sei in Salute”.

È

IN QUESTO MONDO CHE IO VOGLIO VIVERE E LAVORARE

Quello in cui il Medico che sto intervistando è coscienzioso, mi sa dire e dare le informazioni che poi posso a mia volta rielaborare e mandare in onda. Non ci deve essere posto per chi non ha rispetto per il pubblico e per la sua salute. Qui non si sta parlando di programmi di intrattenimento, non si sta parlando di politica e neanche di sport (con tutto il rispetto per chi lo fa e lo fa bene). Qui stiamo parlando della salute delle persone. Che, seguendo il legittimo desiderio di curare la malattia, cadono nella rete di chi pensa solo alle proprie tasche. Pazienti che spesso sono avanti con gli anni, fragili, spaventati e con pochi punti di riferimento. E che passano molto tempo davanti alla Tv. E a proposito di anziani, tempo fa, durante una conferenza, uno dei relatori aveva citato una ricerca secondo la quale le persone che raggiungono più o meno in buona salute gli 84 anni, passano poi la loro vita cercando consigli utili sui giornali, Tv o radio e recandosi dal medico o dallo specialista con grande frequenza, forti delle informazioni recepite. Carpiscono ogni suggerimento per prolungare l’aspettativa di vita, ma sono purtroppo spesso soggetti alle truffe della salute e alle fake news. Che noi siamo in grado di riconoscere, ma per loro possono diventare cattive maestre.

Attenzione quindi al guru Wanna Marchi dovrebbe aver insegnato anche a lui che oggi puoi essere la nemica numero uno della pancia, fare milioni di euro grazie alla famose alghe dell’Adriatico e il giorno dopo visitare le patrie galere per aver preso in giro migliaia se non milioni di persone. Ecco. Questo è più o meno il contesto nel quale il giornalista medico-scientifico deve riaffermare il proprio spazio. Quello della scientificità della notizia, avvalendosi del supporto degli esperti, quelli veri, quelli che hanno studiato, che hanno fatto ricerca scientifica, che hanno pubblicato studi che hanno ricevuto prestigiosi premi.

MA PERCHÉ VI HO RACCONTATO TUTTO QUESTO? Nella vita ho due passioni: la medicina e la televisione. Ed è di queste che ho fatto la mia professione. Tanti anni fa, quando i canali erano pochi e il privilegio di essere

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in onda dava credibilità, conducevo un programma che andava in onda su OdeonTv. Tasto del Canale il N. 9 e l’audience ci premiava con ottimi ascolti. Sei puntate alla settimana, all’ora di pranzo e una prima serata la domenica sera. In concorrenza con la corazzata Elisir che ho ricordato all’inizio e che restava sempre un punto di riferimento. Non c’erano i social e per interagire con il pubblico solo il caro e vecchio numero di telefono della redazione, al quale rispondevano in diretta i medici in studio. Più recentemente e dopo una lunga pausa, ho ripreso la conduzione di un programma sempre dedicato alla medicina e alla salute. Su un’emittente più piccola. Volevo rimettermi in gioco, anche se sembrano passati secoli dalla prima avventura almeno per quanto riguarda la tecnologia che sta dietro la preparazione del programma. Ma la voglia di continuare ad essere affidabili, rispettosi e attenti alle esigenze di informazione non è cambiata, sempre grazie agli esperti che ci affiancano. Se in Italia ormai la scienza e la medicina vengono percepite come opinioni personali, io voglio ancora battermi per difendere la verità scientifica dando spazio a chi ha studiato ed offre le proprie competenze a titolo gratuito.

Lorella Bertoglio con il Prof. Roberto Burioni. Microbiologo, Virologo, Immuno-Allergologo - Milano. GLI ARGOMENTI CHE TRATTIAMO A “SEI IN SALUTE”: 1. COME LI SCEGLIAMO? • Tengono molto spesso conto delle novità scientifiche e terapeutiche che ci giungono in redazione quotidianamente • Con queste informazioni elaboriamo la scaletta della trasmissione • Diamo spazio in ogni puntata alla salute di tutta la famiglia • Ad alcuni temi teniamo in modo particolare: - Vaccinazioni: sulla loro efficacia vengono ancora date troppe informazioni sbagliate che mettono a rischio la vita, sia dei bimbi che degli adulti - Ricordiamo sempre che le vaccinazioni hanno salvato tante vite umane: tante quante ne ha salvate la disponibilità di acqua potabile • Altri temi che troverete nella programmazione di questa stagione televisiva. Alcuni sono i nostri cavalli di battaglia: - Malattie croniche: suggerimenti di prevenzione e di cura - Aderenza terapeutica, per informare i pazienti che mai devono interrompere o modificare il percorso terapeutico prescritto dal medico curante, neanche se ci si sente un po’ meglio - Antibiotici: sentiamo spesso il parere degli esperti e dei ricercatori. L’uso scorretto o l’abuso di questi farmaci sta provocando nella comunità scientifica un vero e proprio allarme e tenere aggiornati i nostri telespettatori sulla situazione attuale e sulle novità in arrivo è una priorità • Innovazione digitale nel campo della salute: in questa stagione affronteremo anche questo tema, che piace molti a noi giornalisti, ma del quale le persone sanno ancora molto poco. Si tratta di una sfida che per ora sembra interessare per lo più le aziende, ma che in realtà sta già cambiando la vita dei cittadini.

Lorella Bertoglio con il Prof. Massimo Galli Past President SIMIT e Infettivologo - Milano. E a questo proposito su Facebook è apparso in questi giorni un post che annuncia la partenza della nuova stagione di un noto programma Tv. Nel testo di accompagnamento viene testualmente riportato che: “...le partecipazioni di noi professionisti ospiti sono a titolo GRATUITO e siamo lieti di fornire un servizio di comunicazione e informazione il più possibile corretta ed etica ai Cittadini”. Non c’era bisogno di dirlo. Loro sono sempre quelli della trasmissione mia concorrente negli anni di OdeonTv. Sono cambiati i conduttori ma non l’impegno con il quale portano avanti il programma. Come noi di Sei in Salute. 2020;3,1.

2. COME LI TRATTIAMO? • Ogni puntata viene trattata con il rigore scientifico che merita la nostra salute • E poi ci mettiamo molta passione, perché è proprio quella che ci motiva ogni giorno!

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ODONTOIATRIA

PER UN SORRISO SMAGLIANTE... CURIAMO LO SMALTO DEI NOSTRI DENTI Il parere dell’esperto: Dott. Andrea Butera RDH PhD Student, Direttore Attività Didattiche, Corso di Laurea in Igiene Dentale, Professore a contratto, Università degli Studi di Pavia.

Hanno collaborato: Dott. Carolina Maiorani 1, Giorgio Marino 2, Benedetto Trapani 2 1 2

Tutor presso il Corso di Laurea in Igiene Dentale – Università degli Studi di Pavia; Studenti del 3° anno del Corso di Laurea in Igiene Dentale – Università degli Studi di Pavia.

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ROBLEMATICHE DELLO SMALTO

2. Endogene: Reflusso gastroesofageo Disturbi alimentari

Che cos’è l’erosione dentale? Qual è la sua diffusione? Quali problemi possono insorgere, se non è trattata? Negli ultimi decenni si è osservato un crescente interesse per l'erosione dentale nella pratica clinica, nella salute pubblica e nella ricerca odontoiatrica. Questi i suoi numeri: Il numero di casi è in aumento (soprattutto nell’età più giovane) e varia dal 13 al 53% È colpito il 40% degli italiani Nonostante i numeri elevati, questa condizione è ancora troppo sottovalutata [Dati dell’Accademia Italiana di Conservativa (AIC)]

3. Altre cause: Malocclusione (alterata chiusura delle arcate dentali) Bruxismo (digrignamento dei denti durante il sonno) Uso scorretto dello spazzolino da denti Considerato che lo smalto è privo di cellule e quindi non è in grado di rigenerarsi, sono necessari prodotti o trattamenti che aiutino la sua riparazione.

C o r o n a

Aspetti clinici dell’erosione dentale: di cosa si tratta? È una progressiva perdita di tessuto dentale duro: smalto (lo strato più esterno del dente, che lo protegge) e dentina (tessuto osseo del dente, al di sotto allo smalto).

Smalto Dentina Polpa Gengiva Cemento

R a d i c e

Processo dovuto a molteplici cause: 1. Esogene: Assunzione di alimenti a pH acido (senza coinvolgimento di batteri) Abitudini alimentari scorrette (frequente assunzione di alcol) Abuso di sigarette

Osso Vaso sanguigno Nervo

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Effettuare lo Schiff Air Index, che misura il dolore e la sensibilità dei denti in risposta ad uno stimolo (getto d’aria indirizzato verso il dente in esame, per 1 secondo ad 1 cm. di distanza). Viene dato un punteggio da 0 (assenza di risposta), a 3 (dolore).

Conseguenze dell’erosione dentale: Maggior rischio di sviluppare carie Problemi funzionali (ipersensibilità della dentina, aumento della sensibilità dentale) Indebolimento dello smalto Abrasione dei tessuti duri del dente Fragilità del dente Problemi estetici (lo smalto non è più traslucido)

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ROTOCOLLI CLINICI PERSONALIZZATI

Una volta individuato il grado di suscettibilità del paziente, il professionista, in funzione dello stato di salute del suo smalto, fornisce indicazioni sui protocolli di cura e sui tempi di applicazione di prodotti contenenti i principi attivi più adatti caso per caso:

Cosa fare? Come prevenire? Bisogna fare riferimento ai professionisti della salute orale, gli igienisti dentali, che garantiscono un’ottimale prevenzione, valutando lo stato di salute dello smalto dentale e suggerendo come mantenerne l’integrità. Quando necessario, l’igienista dentale interviene per riparare i danni, ma sempre offre consigli per effettuare la prevenzione.

Pazienti con episodi di sanguinamento gengivale durante l’igiene orale quotidiana: 1. Sedute di ozonoterapia (gas naturale ad alto potere disinfettante) 2. Dentifrici con: a. Lattoferrina (proteina antimicrobica) e acido ialuronico b. Vitamina E (proprietà antiossidanti) c. Hamamelis Virginiana Leaf Extract (pianta con proprietà astringenti e antiemorragiche) (Biorepair® Plus Parodontgel) d. Concomitante assunzione quotidiana di probiotici, per favorire il mantenimento del microbiota (insieme dei microrganismi presenti nel cavo orale) bilanciato (Biorepair® Peribioma)

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ROTOCOLLI PROFESSIONALI E DOMICILIARI, PER LA PREVENZIONE DELLA SALUTE DELLO SMALTO E LA SUA RIPARAZIONE

1. Protocollo domiciliare per la prevenzione Ridurre l’assunzione di bevande e/o cibi contenti sostanze acide (carni grasse, pesce e crostacei, salumi e affettati, uova, formaggi, caffè, tè, cioccolato, fritti, alcolici, birra e bibite gassate) Monitorare fumo e alcol Tenere sotto controllo il reflusso gastroesofageo Individuare precocemente disturbi alimentari e psichiatrici (anoressia e bulimia) È consigliato l’uso di dentifrici specifici per la protezione e riparazione dello smalto (es. Biorepair® senza fluoro)

Pazienti sottoposti a trattamento ortodontico (per malocclusione dentale): Necessaria l’istruzione verso le corrette metodiche di igiene orale domiciliare (spazzolino elettrico / sonico, sussidi per gli spazi inter-prossimali, come il filo interdentale / lo scovolino).

2. Protocollo professionale per la prevenzione e per classificare il paziente a rischio di usura dentale Effettuare uno screening salivare (molteplici test di laboratorio sulla saliva, che forniscono dati sulla salute del paziente) Effettuare il BEWE (Basic Erosive Wear Examination), esame di base per valutare l’usura da erosione dentale: applica all’erosione dei denti un punteggio da 0 a 3, a seconda della gravità (0 = nessuna erosione; 3 = oltre il 50% di tessuto dentale è perso)

In terapia ortodontica, il rischio di erosione dentale è fortemente aumentato. Sono consigliati pertanto: - Dentifrici remineralizzanti a base di nanoidrossiapatite biomimetica (Biorepair® Plus Protezione Totale. In caso di elevata sensibilità Biorepair® Plus Denti Sensibili) - Prodotti topici remineralizzanti a base di microRepair® (Biorepair® Desensibilizzante Ripara-Smalto Trattamento d’Urto).

IDROSSIAPATITE BIOMIMETICA: COS’È, COME AGISCE I protocolli clinici si basano sull’impiego di dispositivi medici e prodotti cosmetici ad uso domiciliare e/o professionale contenenti microRepair®, ovvero cristalli di carbonato-idrossiapatite zinco-sostituita. Queste micro particelle sono in tutto e per tutto simili alla sostanza biologica: si integrano con lo smalto e la dentina in maniera persistente, in qualsiasi condizione del cavo orale, riparandolo in modo uniforme e naturale.

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Sitografia 1. https://elearningerosion.com/it/elearning_erosion/scientific-background/erosion-diagnosis/basic-erosive.html 2. https://www.rivistaitalianaigienedentale.it- /ipersensibilita-dentinale/

L’APP INTACT-TOOTH, COS’È, COME FUNZIONA E CHI NE BENEFICIA É molto importante lo stato di salute dello smalto, che è la naturale difesa dei denti. Grazie al supporto di Biorepair®, è nato Intact Tooth, un innovativo strumento di lavoro per il professionista della salute dentale, per la gestione dell’erosione dentale e per la valutazione dello stato di avanzamento dei processi erosivi. Definisce il grado indicativo di erosione dentale e consente di classificare la suscettibilità di ogni soggetto. Permette di creare un proprio archivio pazienti, su cui registrare gli indici di riferimento e le immagini per valutare le lesioni presenti sulla superficie dello smalto. Permette di raccogliere protocolli terapeutici, validati scientificamente, orientati alla remineralizzazione ed alla desensibilizzazione dei denti, che gli operatori sono poi liberi di modificare e integrare. È uno strumento utile anche ai pazienti, ai quali sono destinate le indicazioni di igiene orale domiciliare personalizzata emesse dai professionisti. È un’innovazione attuale anche per il mondo della ricerca, perché consente di creare un database con tutti i referti archiviati per immagini e da questo trarre spunti per analisi scientifiche.

BIOREPAIR® PROMUOVE IL MESE DELLA PROTEZIONE DELLO SMALTO

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Sauna: quando la tradizione si trasforma in strumento scientifico di salute Arrigo F.G. Cicero Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Alma Mater Studiorum Università di Bologna.

L

a sauna è un'antica pratica tradizionale diffusasi in diverse parti del mondo, particolarmente popolare nei paesi scandinavi (la Finlandia arriva a vantare una media di circa una sauna ogni due abitanti). Quali sono i tipi di sauna esistenti e quali effetti positivi possono avere sulla salute umana?

Sauna finlandese: quando si parla di sauna, generalmente, si fa riferimento alla sauna finlandese (o sauna secca), da non confondersi con il bagno turco (o sauna umida). Per la sauna finlandese è necessaria una stanza con pareti ricoperte di legno ed una fonte di calore (una stufa) che mantiene la temperatura tra i 70 e i 100 gradi centigradi; per mantenere l'umidità nell’àmbito di valori adeguati (10-20%) si utilizzano delle pietre bollenti sulle quali viene fatta evaporare dell'acqua. Ogni seduta è composta da due fasi da ripetersi ciclicamente: 5-20 minuti di sauna seguiti da una doccia fredda e riposo, per poi rincominciare.

Il bagno turco: quali differenze?

• È di origini mediterranee • L’ambiente è rivestito in marmo o pietra • Le panche sono ad un unico livello, con al centro o ai lati doccette rinfrescanti, o fontanelle • Il calore è diffuso dappertutto da bocchette che emanano una nebbia di vapore, raggiungendo il 90-100% di umidità • La temperatura varia da 25° (nella parte bassa dell’ambiente) a 50° (all’altezza della testa)

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Cabina ad infrarossi: nella cabina a infrarossi (erroneamente chiamata sauna ad infrarossi) il calore viene generato da una lampada che emette prevalentemente infrarossi vicini (possono penetrare fino a 5 mm di tessuto cutaneo), ma anche una certa quota di medi e lontani (inerti). Il corpo di chi la utilizza viene scaldato per irraggiamento, mentre una piccola parte di raggi scalda l'aria circostante, raggiungendo in modo graduale temperature in genere non superiori a 60 gradi in un ambiente con una percentuale di umidità non definita. Anche qui all'esposizione al calore segue una doccia fredda.

Waon therapy: la Waon therapy (letteralmente “calore lenitivo”), nata alla fine degli anni 80’, è una tipologia di sauna secca ad infrarossi in cui viene mantenuto un calore diffuso e costante non superiore ai 60 gradi centigradi. L'utilizzatore rimane nella sauna per circa 15 minuti, per poi essere avvolto in coperte termiche e posto in posizione supina per 30 minuti in modo da trattenere il calore. La sauna produce uno stress termico a cui segue un'immediata risposta fisiologica da parte dell’organismo: nei soggetti sani esposti alla sauna la temperatura corporea sale rapidamente fino a 40 gradi centigradi, la sudorazione si fa profusa raggiungendo la massima intensità dopo 15 minuti, aumenta la circolazione del sangue a livello della pelle, cala la pressione arteriosa minima, e per la accelerazione del battito cardiaco che ne deriva (usualmente leggera), si assiste ad una lieve attivazione del metabolismo (ma non tanto da far dimagrire in senso stretto!). Allo stress termico rispondono anche il sistema nervoso ed il sistema endocrino. Il risultato più piacevole correlato alla sauna è l’innalzamento dei livelli di neurotrasmettitori del piacere (le beta-endorfine), associato ad un’azione analgesica, per lo più legata all’effetto positivo del calore su contratture e tensioni muscolari e sulla rigidità di tendini ed articolazioni.

Sauna a 60°C per 15 minuti

➭ Mantenere il calore con una coperta per 30 minuti

SAUNA: SALUTE, NON SOLO PIACERE – UN UTILIZZO REGOLARE OTTIENE:

• Riduzione dei livelli di ormoni correlati allo stress • Diminuzione della pressione arteriosa massima • Miglioramento della circolazione periferica, della funzionalità del cuore e della respirazione

Bere acqua per compensare le perdite con il sudore

• Protezione della fisiologia della cute, mantenimento del pH e dell’idratazione dello strato più superficiale

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CONSIGLI UTILI PER IL “PRIMA, DURANTE E DOPO SAUNA” Il consiglio del medico è sempre importante • I soggetti cardiopatici dovrebbero chiedere al proprio cardiologo se possono sottoporsi a sedute di sauna. • La sauna è sconsigliata in caso di: - Stenosi aortica - Angina instabile - Ipotensione ortostatica severa - Recente infarto miocardico acuto - Alcune manifestazioni cutanee: orticaria, abrasioni, eritemi - Gravidanza: soprattutto nei primi mesi è controindicata

Per prevenire eventuali sensazioni di debolezza, specie dopo la sauna “classica”, è necessario idratarsi adeguatamente, sia prima che dopo ogni sessione, preferibilmente con bibite non refrigerate, quindi ideali potrebbero essere tisane di vario tipo. Sono da evitare gli alcolici! Ove siano disponibili saune a più temperature, è sempre suggeribile iniziare il percorso con soste in quelle a temperature più basse. Nei paesi di lingua tedesca evitare di entrare quando viene chiamato il così detto “Aufguss”: è un momento specifico in cui la temperatura percepita viene fatta alzare molto rapidamente e potrebbe creare problemi di ipotensione arteriosa e difficoltà respiratoria a chi non vi sia mai stato sottoposto. Nei soggetti meno abituati alla sauna, la Waon è sicuramente la più accettabile e quella più studiata anche in pazienti affetti da malattie importanti come lo scompenso cardiaco con ottimi risultati, sia dal punto di vista circolatorio che della percezione di salute in generale. Dunque, buona sauna con una buona tisana!

Letture consigliate Miyata M, Ohishi M, Tei C. (2017). Waon Therapy: Effect of Thermal Stimuli on Angiogenesis. In: Higashi Y., Murohara T. (eds) Therapeutic Angiogenesis. Springer, Singapore

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Idratazione e nutrimento per la pelle Carlo Alfaro 1, Fausto Trapani 2 1

Pediatra; 2 Dermatologo - Asl Napoli 3 Sud.

La stagione fredda rappresenta un elemento di aggressione e stress per la salute della pelle, esponendola a: • • • • • • •

I

Secchezza Perdita di elasticità Arrossamento (eritema) e prurito Screpolature Desquamazione Maggiore vulnerabilità alle infezioni Maggiore vulnerabilità all’azione nociva dell’inquinamento e degli agenti atmosferici Dilatazione e perdita di tono dei capillari superficiali del viso e del collo (teleangectasie) Geloni delle dita di mani e piedi e talvolta di naso e padiglioni auricolari Aggravamento di patologie cutanee preesistenti (come dermatite atopica, dermatite seborroica, psoriasi)

l meccanismo risiede nel fatto che bassa temperatura, vento e umidità creano vasocostrizione dei capillari cutanei (come reazione per trattenere il calore) con diminuito apporto di sangue e di ossigeno e dunque ridotto trofismo dei tessuti, minor produzione del film idro-lipidico (pellicola formata da acqua e sebo che è lo “scudo” della pelle

contro le aggressioni esterne), minore produzione di collagene ed elastina, due proteine fondamentali per il mantenimento del tono e dell’elasticità della pelle. Ulteriori fattori di stress per la pelle durante l’inverno sono il passaggio dall’ambiente freddo esterno ad ambienti troppo riscaldati in casa o in altri ambienti (scuole, uffici pubblici, ospedali…), i lavaggi specie prolungati con acqua molto calda, che indeboliscono e rimuovono la barriera idro-li-

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IDRATAZIONE

pidica cutanea, lo strofinamento con sciarpe e indumenti di lana, il calore di coperte di lana o elettriche, i detergenti aggressivi, lo smog che aumenta d’inverno nelle città, causa il mix tra traffico e riscaldamento. Le alterazioni della barriera cutanea indotta dagli stressori ambientali svolgono un ruolo chiave nel causare i danni correlati al freddo invernale, in quanto innescano la liberazione di proteine facilitanti l’infiammazione (citochine pro-infiammatorie), che sono alla base del reclutamento di cellule infiammatorie e del danno vascolare. Per proteggere la pelle dai danni dell’inverno, bisogna rispettare alcune regole piccole, ma fondamentali.

DETERSIONE Innanzitutto, per la detersione è im-

portante utilizzare prodotti idratanti e lenitivi, rispettosi del pH epidermico, dalla formula delicata e non schiumogena e privi di sapone. I detergenti troppo aggressivi, infatti, possono rendere la pelle ancora più secca e ruvida. I prodotti più indicati sono i “saponi non saponi” arricchiti in lipidi e gli oli vegetali, di argan, di cocco, di mandorle dolci, di oliva, di jojoba, da applicare sulla pelle umida. La doccia è preferibile al bagno, che tende maggiormente a disidratarla. È necessario badare che l’acqua sia tiepida piuttosto che calda e fare attenzione ad asciugarsi tamponando, senza frizionare energicamente la pelle, per evitare abrasioni, microfissurazioni, spaccature, tagli, sfaldamento. È fondamentale poi fare dell’idratazione un’abitudine quotidiana, ricordando che essa è un’esigenza vitale di tutti i tipi di pelle.

Dopo aver tamponato delicatamente la cute con un asciugamano morbido dopo la detersione, va applicata una crema con attività di tipo: • Idratante, che trattenga l’acqua e ne prevenga la dispersione con ingredienti specifici, come l’aloe vera • Lenitiva/emolliente • Protettiva e di barriera, che crei

un film non occlusivo per migliorare la termoregolazione • Filtrante, con protezione contro i raggi UVA (che passano attraverso le nuvole e le finestre) e UVB • Nutriente, a base di olio di argan, o di cocco, che contribuisca a ripristinare il film idrolipidico sull’epidermide • Antiossidante • Decongestionante • Esfoliante

Per potenziare l’assorbimento delle creme, può essere utile distendere prima sulla cute un siero o lozione idratanti, e applicarli in ambiente umido, es. in bagno subito dopo la doccia. Ricordiamo infine che ogni individuo ha uno specifico tipo di pelle geneticamente determinato e influenzato dai fattori ambientali, per cui non esiste un prodotto idratante valido per tutti i tipi di pelle, ma va scelta la crema più indicata per il genere di pelle, l’età, il sesso e finanche attività lavorativa e hobby del soggetto, in relazione alla circostanza se passi più tempo in luoghi chiusi o aperti ed a quale clima sia esposto.

PELLE E SALUTE Considerato che la pelle è un organo che partecipa, in quanto tale, allo stato di salute degli altri organi del corpo, bisogna averne cura con

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uno stile di vita adeguato a tutelare il benessere generale dell’organismo. Innanzitutto, per nutrire la pelle l’organismo ha bisogno di bere acqua a sufficienza. L’acqua corporea è indispensabile per mantenere tutte le attività dell’organismo, fungendo da solvente per i principi attivi implicati in tutte le reazioni biochimiche ed i processi fisiologici vitali, partecipando a digestione, assorbimento, trasporto e utilizzo dei nutrienti, smaltimento delle scorie metaboliche, regolazione della temperatura corporea, lubrificazione di articolazioni e tessuti. Bisogna tener conto del fatto che i bambini hanno in proporzione al loro peso corporeo tanto più bisogno di acqua quanto più sono piccoli: mentre negli adulti l’acqua corporea è compresa tra il 50 e il 60% del loro peso, nel lattante è il 75-80%, e diminuisce gradualmente con la crescita. Il maggior fabbisogno di acqua nei bambini deriva anche da peculiarità fisiologiche dell’infanzia, quali una

maggiore estensione della superficie corporea rispetto al peso, che causa una più rapida perdita di liquidi per traspirazione, un metabolismo energetico più elevato per la crescita, che consuma acqua per le reazioni biochimiche implicate, una regolazione ancora immatura della sudorazione e della funzionalità renale e una minore percezione della sete. Ovviamente è salutare dissetarsi con acqua e non con bevande dolci o gassate. Poi, per avere cura della pelle bisogna dormire a sufficienza ed evitare fumo, alcol, sedentarietà, alimentazione scorretta. È prezioso per la pelle un apporto generoso di frutta e ortaggi di stagione, fonti di acqua, vitamine, minerali e sostanze anti-ossidanti. Né va trascurato il ruolo del microbiota, l’insieme dei microrganismi che colonizzano il nostro intestino e più in generale ogni cavità dell’organismo e l’intera superficie della pelle. Negli ultimi anni la ricerca scientifica ha portato a considerare il microbiota intestinale come centrale del benessere per l’organismo, capace di condizionare stato di salute,

peso corporeo, metabolismo, personalità, insorgenza di malattie intestinali, metaboliche, allergiche, cardiovascolari, oncologiche, neurologiche, psichiatriche e anche disturbi della pelle.

Letture consigliate 1. Ferdinando Terranova. Fisiopatologia dell'idratazione cutanea. Editore: Tecniche Nuove, 2006. 2. Tullio Cainelli, Alberto Giannetti, Alfredo Rebora. Manuale di dermatologia medica e chirurgica. Editore: McGraw-Hill Education, 2017.


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Per la salute della prostata il PSA da solo non basta… Lucio Dell’Atti SOD Clinica Urologica, Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona.

I

l cancro della prostata è uno dei tumori più diffusi nella popolazione maschile: le stime, relative all'anno 2018, parlano di circa 35.000 nuovi casi l'anno in Italia. Stando ai dati più recenti, circa un uomo su 8 nel nostro Paese ha probabilità di ammalarsi di tumore della prostata nel corso della propria vita. L'incidenza annuale, cioè il numero di nuovi casi registrati in un anno, è cresciuta in concomitanza della maggiore diffusione del test PSA (antigene prostatico specifico, in inglese: prostate specific antigen). Il PSA è una proteina (callicreina 3) sintetizzata dalle cellule della prostata e la sua funzione è quella di mantenere fluido il liquido seminale espulso durante l’eiaculazione, per consentire agli spermatozoi di fecondare.

La prostata è un organo che appartiene solo al sesso maschile. Ha la dimensione di una piccola castagna, è situata sotto alla vescica e circonda l'uretra. La struttura è di natura fibro-muscolare e ghiandolare, contenuta in una capsula fibrosa che la isola dagli altri organi adiacenti: l’intestino retto, la vescica ed i muscoli del perineo. La prostata ha un’importante funzione nella produzione del liquido seminale, dal momento che fornisce componenti fondamentali alla sopravvivenza ed alla qualità degli spermatozoi. Alcune alterazioni della struttura e della condizione dell’organo possono influenzare la fertilità maschile. La prostata può essere la sede di malattie, quali: prostatite (infiammazione), ipertrofia prostatica benigna (IPB, ingrossamento della parte interna) e tumori maligni (carcinoma).

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Uno dei principali fattori di rischio per il tumore della prostata è l’età: le possibilità di ammalarsi sono molto scarse prima dei 40 anni, ma aumentano sensibilmente dopo i 50 anni e circa due tumori su tre sono diagnosticati in persone con più di 65 anni. I ricercatori hanno dimostrato che circa il 70 per cento degli uomini oltre gli 80 anni è affetto da un tumore prostatico, anche se nella maggior parte dei casi la malattia non dà segni di sé e viene trovata solo in caso di studi autoptici dopo la morte. Quando si parla di tumore della prostata un altro fattore non trascurabile è senza dubbio la familiarità: il rischio di ammalarsi è pari al doppio per chi ha un parente consanguineo (padre, fratello) rispetto a chi non ha nessun caso in famiglia. I NUMERI DEL TUMORE PROSTATICO • 35.000 nuovi casi / anno in Italia; • 1 uomo su 8 ha una probabilità di sviluppare un tumore della prostata durante la vita; • Dopo i 50 anni la frequenza aumenta; • Oltre i 65 anni, sono diagnosticati due tumori su tre; • Oltre gli 80 anni, il 70% degli uomini ha un tumore della prostata, che molto spesso non si manifesta clinicamente; • Chi ha (o ha avuto) un consanguineo con tumore prostatico ha un rischio doppio di ammalarsi.

Il dosaggio del PSA viene effettuato tramite un semplice prelievo ematico, sulla cui utilità per la diagnosi precoce del tumore della prostata esistono però parecchi dubbi e perplessità. Diversi studi concordano che dosare il PSA serve a controllare nel tempo i casi già trattati (sottoposti a chirurgia, trattati con radioterapia, o in terapia ormonale), mentre è dubbio se sia utile a individuare l'eventuale presenza di un cancro in 2020;3,1.

fase precoce in tutti gli uomini sani dai 50 anni in su. Poiché il rapporto tra effetti indesiderati e benefici non è ancora del tutto chiaro, non esiste finora un programma di screening raccomandato, come si fa con la mammografia per il tumore della mammella, o con il sangue occulto nelle feci per il tumore del colon. In adulti sani e senza disturbi attribuibili a un tumore prostatico, c'è un’altissima probabilità di ottenere risultati falsi positivi: valori alterati di PSA anche in assenza della malattia tumorale. Con il dosaggio del PSA vi è anche un’alta la probabilità di una sovradiagnosi (“overtreatment”), ossia individuare casualmente tumori della prostata che il paziente non avrebbe mai scoperto di avere e che in un'alta percentuale dei casi crescono lentamente e non daranno mai segno di sé nel corso della propria vita. Un PSA elevato è quasi sempre seguito da accertamenti diagnostici invasivi e trattamenti che possono essere gravati, in una percentuale variabile di casi, da complicazioni rilevanti. La biopsia ecoguidata della prostata è spesso accompa-

gnata da complicanze quali emorragie, infezioni e febbre. Il rischio di complicanze gravi o di decessi durante un intervento per l'asportazione della prostata o nel decorso post-operatorio è invece minimo. Ad esso però è possibile che seguano incontinenza urinaria e soprattutto impotenza, transitorie o permanenti, in percentuali variabili dipendenti dall'estensione della malattia e dall’esperienza del chirurgo che esegue l’intervento di asportazione completa della prostata (“prostatectomia radicale”). Finora non ci sono prove che le più moderne tecniche chirurgiche come quelle robotiche siano in grado di ridurre il rischio di questi effetti indesiderati rispetto a quelle tradizionali. Disturbi di questo tipo possono seguire, in percentuali diverse, anche ad un trattamento radioterapico a scopo curativo, che provoca più spesso complicazioni rettali e anali, come dolore, urgenza alla defecazione, alla minzione con possibili perdite di sangue con le urine. Oggi non c'è modo di prevedere e quindi evitare queste conseguenze, che colpiscono anche pazienti nei quali la malattia non si sarebbe mai manifestata.

Tabella 1 CONDIZIONI CHE POSSONO DETERMINARE UN AUMENTO DEL PSA: • • • • • • • • • • • • •

interventi chirurgici che interessano la prostata; inserimento di un catetere vescicale; infezione delle vie urinarie; esplorazione rettale; biopsia prostatica cistoscopia; rettoscopia; colonscopia; utilizzo di farmaci che possono alterare il livello di PSA nel sangue (finasteride o dutasteride; eiaculazione recente, di norma nelle 48 ore precedenti il prelievo ematico; rapporti sessuali o stimolazione della prostata; eventuali traumi subiti dalla prostata, ad esempio a causa di attività fisica intensa o conseguenti all’uso prolungato della bicicletta, moto o lunghi viaggi in auto; clisteri o patologie ano-rettali in atto.

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SORVEGLIANZA ATTIVA Nei casi che appaiono meno avanzati si sta diffondendo un approccio di “sorveglianza attiva”: il paziente si sottopone a controlli ravvicinati per cogliere precocemente una eventuale accelerazione nella crescita del tumore ed in tal caso intervenire. Pertanto, alla luce dei possibili benefici ed effetti collaterali, ognuno deve soppesare bene, con l'aiuto del proprio medico, se aggiungere o no il PSA agli esami di routine. Una volta ritirati i risultati degli esami è importante non allarmarsi se si trova un asterisco che segnala un valore alterato di PSA. Il dosaggio del PSA può risultare alterato per moltissime ragioni, per esempio patologie benigne della prostata, un'esplorazione rettale, una recente attività sessuale o l'uso di farmaci molto comuni e perfino della bicicletta (Tabella 1); i valori fluttuano inoltre in base al peso corporeo, all'etnia e perfino in relazione alle stagioni dell'anno. Un singolo riscontro di valori superiori alla media non deve quindi destare particolare preoccupazione, anche perché non esiste una so-

glia di sicura positività: normalmente si considera degna di attenzione una concentrazione di PSA superiore a 4 ng/mL, anche se valori inferiori non permettono di escludere completamente la malattia. La biopsia conferma la presenza di un tumore solo in un uomo su quattro con valori di PSA compresi tra 4 e 10 ng/mL. Se i livelli sono molto elevati il sospetto di un tumore si fa invece più fondato. Più che il valore assoluto però, sembra che abbia una rilevanza maggiore l'andamento nel tempo del PSA, per questo motivo si ricorre a calcoli più sofisticati come il PSA velocity, che valuta la velocità di accrescimento dell’antigene prostatico specifico, il PSA doubling time, che monitora il suo tempo di raddoppiamento, il PSA density, che rapporta il PSA circolante alle dimensioni della prostata, ed il rapporto tra PSA libero e PSA legato a proteine di trasporto, poiché il primo è meno influenzato dalla presenza di un tumore. Sarà il medico a stabilire, in relazione al risultato dell'esame, all'età e alle condizioni del paziente, se ripetere l'esame a distanza di tempo, o eseguire subito una biopsia (Tabella 2). In conclusione, si può affermare che

Come leggere i valori di PSA, dopo un prelievo di sangue... Valore del PSA

Come interpretarlo e cosa fare

< 4 ng/m

Condizione fisiologica (che non esclude del tutto la malattia)

> 4 ng/mL

Attenzione, è la soglia di positività per eseguire accertamenti

tra 4 e 10 ng/mL

Eseguire la biopsia, ma il tumore è confermato solo nel 25% dei casi

> 10 ng/mL

Fondato sospetto di tumore

... e cos’altro valutare Quale test?

Andamento nel tempo del PSA

PSA velocity

Velocità di accrescimento (aumento nel tempo)

PSA doubling time

Tempo di raddoppiamento

PSA density

Rapporta il PSA circolante alle dimensioni della prostata

Rapporto tra PSA libero e PSA legato a proteine di trasporto

Il PSA libero è meno influenzato dalla presenza di un tumore

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un aumento del PSA è più che altro un campanello di allarme, che non deve essere comunque sottovalutato, anche se potrebbe trattarsi di un segnale del tutto innocuo.

Tabella 2 RACCOMANDAZIONI UTILI PER IL PAZIENTE CHE DOSA IL PSA: • Il dosaggio del PSA nel sangue dovrebbe venire eseguito almeno a 30-40 giorni di distanza da un esame tra quelli elencati in Tabella 1, o comunque a distanza di tempo da un’infiammazione prostatica. • Eseguire gli esami sempre nello stesso laboratorio e nelle medesime condizioni del paziente; • Il dosaggio del PSA dovrebbe essere eseguito solo in laboratori che partecipano a programmi di controllo di qualità; • Evitare rapporti sessuali nelle 48 ore precedenti l’esame; • Prima del suo dosaggio, evitare: uso di bicicletta, di moto, lunghi viaggi, attività sportive intense; • Stitichezza il giorno dell’esame, clisteri o patologie ano-rettali (es. emorroidi, ragadi) in atto possono modificare il PSA; • Utile abbinare sempre l’esame delle urine.

Letture consigliate 1. Ferlay J, Colombet M, Soerjomataram I, et al. Cancer incidence and mortality patterns in Europe: estimates for 40 countries and 25 major cancers in 2018. Eur J Cancer 2018; 103:356-87. 2. Ilic D, Djulbegovic M, Jung JH, et al. Prostate cancer screening with prostate-specific antigen (PSA) test: a systematic review and metanalysis. BMJ 2018; 362:k3519. 3. Heidenreich A, Abrahamsson PA, ArtibaniW, et al. Early detection of prostate cancer: European Association of Urology recommendation. Eur Urol 2013; 64:347-54. 4. Briganti A, Fossati N, Catto JWF, et al. Active surveillance for lowrisk prostate cancer: the European Association of Urology position in 2018. Eur Urol 2018; 74:357-68. 5. Howard DH. Life expectancy and the value of early detection. J Health Econ 2005;24:891–906. 6. Castro E, Mikropoulos C, Bancroft EK, et al. The PROFILE feasibility study: targeted screening of men with a family history of prostate cancer. Oncologist 2016; 21:716-22.

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Quando il transito diventa un problema: rimedi naturali contro la stitichezza Maria Perticone Specialista in Medicina Interna, Università Magna Graecia, Catanzaro. Presidente Sezione Regionale Calabria - Società Italiana dell’Obesità (SIO).

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a stitichezza (o stipsi) è un problema estremamente diffuso nella popolazione generale di tutte le età, che spesso influisce negativamente sulla qualità di vita. Con il termine stitichezza si intende un’evacuazione scarsa o assente di feci per almeno tre giorni consecutivi; se il disturbo dura per un lasso di tempo inferiore, si parla di alvo tendenzialmente stiptico, che richiede la stessa attenzione della stitichezza propriamente detta.

CAUSE La stitichezza può dipendere da numerosi fattori: Patologie dell’apparato gastrointestinale Alimentazione disordinata Alterazioni ormonali (es.: ipotiroidismo) Disidratazione Scarsa o assente attività fisica Utilizzo di farmaci Stress

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Spesso, tuttavia, non è identificabile una vera e propria causa del problema e si parlerà di stipsi idiopatica.

DIAGNOSI La diagnosi di stitichezza, soprattutto per quanto concerne le cause che la determinano, è di fondamentale importanza per la scelta del trattamento più idoneo al singolo caso. Gli esami strumentali che vengono eseguiti in caso di stitichezza sono quelli classici della diagnostica gastrointestinale e sono utili prevalentemente per escludere la presenza di patologie sottostanti: Rx diretta dell’addome (radiografia dell’addome in bianco, senza mezzo di contrasto) Rx clisma opaco (radiografia dell’intestino effettuata dopo somministrazione per via rettale di un mezzo di contrasto) Tomografia addominale (permette di studiare gli organi e le

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strutture dell’addome. Un computer elabora le immagini leggibili in tutti i piani dello spazio) Colonscopia (esame effettuato mediante una sonda introdotta nell’intestino, collegata ad una fonte di luce e munita di microcamera) Sarà il medico a decidere se e quali esami far effettuare al paziente.

RIMEDI CONTRO LA STITICHEZZA In caso di stitichezza che non riconosce alla sua origine patologie del tratto gastrointestinale, la prima cosa da fare è curare l’alimentazione. È consigliabile privilegiare un’alimentazione ricca di fibre, semi oleosi, frutta e verdure di stagione, alimenti ricchi di prebiotici naturali (es. cipolle, carciofi, asparagi, banane, aglio, ecc.). Gli alimenti nemici della stipsi sono, al contrario, tutti quelli industriali e molto raffinati, che a causa della


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loro composizione rallentano il transito intestinale. È inoltre fondamentale mantenere un buon grado di idratazione dell’organismo, sia bevendo che preferendo cibi ricchi naturalmente d’acqua, quali frutta e verdura. Quando curare l’alimentazione non basta, molte piante possono agire in maniera naturale contro la stitichezza, soprattutto stimolando la peristalsi, cioè la contrazione muscolare che compie l'intestino per eliminare le feci (lassativi antrachinonici); oppure idratando la massa fecale, lubrificando le pareti per favorire l'evacuazione (lassativi meccanici). Entrambe le categorie di piante sono disponibili in compresse, capsule, sciroppi, estratti fluidi, infusi e macerati. Fanno parte dei lassativi stimolanti, quelle piante contenenti antrachinoni, da sfruttare saltuariamente, per risolvere casi acuti di stitichezza, per la preparazione ad interventi chirurgici o ad accertamenti diagnostici (colonscopia), perché fortemente irritanti per la mucosa intestinale, come:

stipsi acuta, in quanto è un lassativo irritante che compromette la corretta funzionalità intestinale; Rabarbaro (Rheum officinale): viene usato per il trattamento della stitichezza e nei disturbi in cui sia necessaria un'evacuazione facile, in caso di cattiva digestione, insufficienza epatica e malattie croniche del fegato, per le sue proprietà lassative e purganti, ma anche toniche e digestive; Frangola (Rhamnus frangula) e Cascara (Cascara sagrada): a differenza degli altri lassativi antrachinonici hanno la capacità di ridare il tono alle fibre musco-

Senna (Cassia angustifolia): le foglie sono largamente impiegate per trattamenti a breve termine (una o due settimane), in caso di Rhamnus frandula

lari dell’intestino, stimolando la peristalsi in modo dolce. Per questa ragione non sono irritanti, né creano assuefazione, quindi anche l’uso prolungato risulta essere meno dannoso di altri lassativi naturali. La pianta è indicata nei casi in cui le feci devono essere molli, in presenza di ragadi, emorroidi e dopo interventi chirurgici rettali, nella stitichezza cronica degli anziani. Queste piante, insieme al carciofo, tarassaco, finocchio e cardi, fanno parte degli integratori naturali contro la stitichezza. Fanno parte dei lassativi meccanici le piante contenenti le mucillagini, principi attivi capaci di aumentare il proprio volume, a contatto con l'acqua, rispetto alla loro forma secca, producendo un gel, in grado di incrementare la quantità della massa fecale, ammorbidendone il contenuto. Malva (Malva sylvestris): le foglie e i fiori sono usati per idratare e sfiammare l'intestino, e per regolarne le funzioni, grazie alla sua dolce azione lassativa, dovuta alla capacità delle mucillaggini di formare una sorta di gel, che agisce meccanicamente sulle feci, agevolandone quindi l’eliminazione. Il trattamento della stitichezza con la malva risulta

Cascara sagrada

Cassia angustifolia

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2020;3,1


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non irritante e non violento, per cui è indicato in gravidanza, per curare la stitichezza nei bambini e per gli anziani; Liquirizia (Glycyrrhiza glabra): la sua radice è blandamente lassativa, grazie alla presenza di uno zucchero naturale (mannitolo), che attira acqua nel colon, facilitandone lo svuotamento. Per questa ragione il decotto è molto efficace in caso di stitichezza e nei disturbi legati alla sindrome dell’intestino irritabile;

“CITIES CHANGING DIABETES” LE CITTÀ CHE CAMBIANO IL DIABETE (ED ALTRE MALATTIE…) É un progetto di studio internazionale, promosso da diverse Istituzioni [Health City Institute, University College of London, Steno Diabetes Centre di Copenaghen, Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), Istituto Superiore di Sanità]. Si pone l’obiettivo di valutare l’impatto dell’urbanizzazione sulle malattie croniche non trasmissibili (non legate alla famigliarità) collaborando attivamente con i sindaci delle città coinvolte.

Psillio (Plantago Psyllium) e Lino (Linum usitatissimum): i loro semi, a contatto con l'acqua, si aprono, aumentano di volume e danno luogo alla formazione di un gel che facilita l'evacuazione. L'ulteriore effetto lubrificante li rende adatti in caso di emorroidi, ragadi anali, colite. Fucus (Fucus vesiculosus): è un’alga marina contenente mucopolisaccaridi, che aumenta di 5 volte il proprio volume trasformandosi in una massa gelificata, agendo come uno stimolante della peristalsi, ovvero favorisce il transito intestinale.

Fucus vesiculosus

Sitografia 1. https://www.cure-naturali.it/enciclopedianaturale/salute/naturopatia/stitichezza.html 2. https://www.my-personaltrainer.it/stitichezza.html 3. https://www.greenme.it/vivere/salute-e-benessere/stitichezza-rimedi-naturali-lassativi/

2020;3,1.

Le 22 città nel mondo aderenti al Programma “Cities Changing Diabetes” Le città sono in prima linea per ridurre la curva di crescita dell’obesità e del diabete di tipo 2 che stanno aumentando ad un ritmo allarmante in tutto il mondo. Entro il 2045 si stima che 629 milioni di persone potrebbero convivere con il diabete (nel 2017 erano 425 milioni). Per questo, l’obiettivo ambizioso del Programma è che nel 2045 non dovrà esserci più di una persona adulta su 10 con diabete. L’obesità è un altro grave problema di salute pubblica: 1.9 miliardi di adulti sono sovrappeso o obesi 600 milioni di adulti sono obesi L’invecchiamento è in continuo aumento nel mondo: la percentuale di persone oltre ai 65 anni potrebbe raddoppiare da qui al 2050. Tutte queste condizioni hanno conseguenze molto gravi: • Per la salute (infarto, ictus, alterata funzionalità renale, cecità, amputazioni, malattie neurologiche, invalidità fisica e mentale…) • Per l’economia (i costi per l’assistenza a medio e lungo termine dei pazienti diventeranno insostenibili e si sommeranno ai costi della mancata/ridotta produttività delle persone) L’unione fa la forza – È molto importante condividere gli obiettivi degli esperti, aumentare la consapevolezza delle persone riguardo ai problemi, costruire un ambiente di vita in città il più sano possibile. Essere informati significa conoscere e la conoscenza aiuta a parlare con il proprio medico con maggiore coDonatella Tedeschi gnizione.

Sitografia 1. International Diabetes Federation. IDF Diabetes Atlas. 7th Edn. Brussels, Belgium 2015 World Health Organization. Obesity and Overweight Factsheet. 2016: Available at: http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs311/en/. Accessed 09 Aug. 2016 2. https://diabeticinsieme.it/wp-content/uploads/2019/12/02_Infografica_Cities-Changing-Diabetes.pdf

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Quanto smalto ha il tuo sorriso? Lo smalto è la difesa naturale dei nostri denti da carie e sensibilità.

Maggio 2020

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