Salutepertutti.it - Vol. 2 - n. 2 - 2019

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LA RIVISTA DELLA SALA D’ASPETTO

SALUTE PERTUTTI.IT VOL. 2 - N. 2 - OTTOBRE - 2019

MICROBIOTA e SALUTE ORALE

ISSN 2611-9080

CAMPAGNA SOCIALE per l'ELIMINAZIONE dell'EPATITE C

Periodico quadrimestrale - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in abbonamento postale - 70% - LO/MI/3009 In caso di mancata consegna restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa.

Cicero A.F.G.

SUPERALIMENTI Perticone M.

PROTEGGERE

LA PELLE IN INVERNO

PIGATTO P.

CIOCCOLATO SUPERFOOD Orlandi C.

CI DIFENDE LA PROPOLI Colzani B.

2018

INNOVATION BUSINESS AWARD

Scopo de lla Scien z a non è solo comprend ere, ma aiutare M. Monti UCLA



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EDITORIALE

La sala d’attesa Durante una manifestazione congressuale, nel corso della quale la nostra rivista Salutepertutti.it veniva distribuita agli iscritti, uno dei partecipanti ha così commentato: “Salutepertutti: il nome è un inno alla gioia !” Questa affermazione mi ha fatto riflettere su questo concetto. Innanzi tutto, che cosa è la salute? La definizione, secondo l’Enciclopedia Treccani, è la seguente: “Stato di benessere fisico e psichico, espressione di normalità strutturale e funzionale dell’organismo considerato nel suo insieme”. Questo stato di benessere psico-fisico è garantito dall’articolo 32 della Costituzione italiana che recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività....”. Ma le cose stanno davvero così? Se tutti fossero in salute, accanto a noi vedremmo solo visi sorridenti con una gran voglia di amenità. Purtroppo, invece, ciascuno di noi è afflitto da tanti problemi di ogni tipo, ma sono quelli fisici che, in genere, ci preoccupano di più. Per cui, se tutti fossero in salute, la gioia (gaudium) sarebbe universale e durante i brindisi si augurerebbe altro. Come perseguire la salute con metodi ecosostenibili? Qui ci viene in aiuto il Creatore che come indicato nella Bibbia.” (Genesi 1:29) disse:

“Ecco, io vi do ogni erba che fa seme sulla superficie di tutta la terra, ed ogni albero fruttifero che fa seme; questo vi servirà di nutrimento”. Molto dopo, Ippocrate dichiarava: “Se fossimo in grado di fornire a ciascuno la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico, né in difetto, né in eccesso, avremmo trovato la strada della salute”. Dal momento che gli era ben nota l’indole umana, non a caso Ippocrate ha utilizzato un periodo ipotetico. Poiché l’uomo non è perfetto, ma perfettibile, al fine di assicurarsi il corretto apporto di nutrienti essenziali per la vita, ha sviluppato i cosiddetti nutraceutici, cioè supplementi che contengono in forma concentrata una sostanza bioattiva, originariamente derivata da un alimento, che viene utilizzata, in dosi che eccedono quelle ottenibili dalla usuale assunzione dei cibi come tali, per prevenire o curare differenti patologie. In questo fascicolo di Salutepertutti.it eminenti esperti illustrano le proprietà consolidate di alcuni nutraceutici che possono essere assunti sotto forma di tisana (crasi di ti sana) o essere di per sé degli edulcoranti della vita come il cioccolato, senza dimenticare il nostro involucro, la pelle, che ha bisogno anch’essa di attenzioni e cure costanti per mantenersi sana e bella. E “salute per tutti...sia!” Gaudeamus igitur! Pietro Cazzola

Direttore Responsabile

Il Suo parere per noi è importante

Ci aiuti a migliorare “Salutepertutti.it” Si colleghi al sito http://www.angelica.it/salutepertutti per lasciare un commento. Lo utilizzeremo per migliorare il prossimo numero. E troverà una bella sorpresa per il suo Benessere. 1

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INDICE

Questionario tratto da Proust - Risponde Umberto Pizzi Microbiota e salute orale: una nuova frontiera - Arrigo F.G. Cicero La robotica per la riabilitazione - Stefano Mazzoleni Cioccolato superfood - Carmine Orlandi Smartphone & company: pericolosi per la salute? - Anita Cappello Propoli, a difesa della comunità - Barbara Colzani Malattie infiammatorie croniche intestinali: 80mila italiani affetti da Malattia di Crohn, 120mila da Colite ulcerosa - Daniel Della Seta Collezioni curiose - Ruben Cazzola Come proteggere la pelle in inverno - Paolo Pigatto La salute dell’aria - Mauro Prada COMA_COSE - Milano, la spensieratezza e la riflessione in formato Pop-rap - Alessia Bisini I superfood - Maria Perticone L’EDITORE Direttore Responsabile: Pietro Cazzola PR e Marketing: Donatella Tedeschi Comunicazione e Media: Ruben Cazzola Grafica e Impaginazione: Cinzia Levati Affari Legali: Avv. Loredana Talia (MI) Stampa: ÀNCORA s.r.l., Milano (MI)

Edizioni Scripta Manent s.n.c.

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Questionario tratto da Proust FOTOGRAFO DEI VIP E DELLA DOLCE VITA

5. Il mio sogno di felicità Volersi bene senza odi e rancori e creare una tavola della Pace tra persone che neanche siedono di solito allo stesso tavolo. 6. Il paese dove vorrei vivere, dal punto di vista alimentare E c'è da chiederlo? Venti regioni, venti cucine... L'Italia degli anni '60 con le nonne che insegnavano alle figlie i segreti della tavola e non le osterie di oggi aperte magari da pochi anni che pensano di avere la verità in tasca nella proposta di approssimativi menu studiati a tavolino da architetti...compiacenti... Recuperiamo i ruoli....facciamo fare ai cuochi i cuochi e non le star. E esaltiamo le maestre di cucina veri ambasciatori del Made in Italy e non le star della Tv..

Risponde Umberto Pizzi

7. Il colore che preferisco, a tavola Il rosso. 8. Il sapore che preferisco La pasta cacio e pepe ma a saperla fare ce ne vuole... Anche Ajo e ojo sembra facile. Pensa che Vincenzo Cerami aveva un segreto... i gambi del prezzemolo...

1. Il tratto principale del mio carattere, rispetto al cibo Adoro cogliere attraverso l'occhio della macchina fotografica quell'elemento di trash che ci fa vedere tutti uguali davanti a un buffet, a un banchetto sia popolani sia nobildonne e "cosiddetti" VIP.

9. La mia ricetta preferita L'amatriciana e le tavole luculliane pensando a Ugo Tognazzi e a Benito Morelli a Velletri.

2. Il mio principale pregio, rispetto all’alimentazione in generale Adoro il cibo del territorio e di qualità. Spesso oggi con il cosiddetto Finger Food non si ha più nè uno nè altro. Ricordo con nostalgia le cene alla Taverna Flavia tra Liz Taylor e Sophia Loren e il grande Mimmo Cavicchia che era un vero anfitrione. E noi tra flash continui mangiavamo di gran qualità e classe con gente di classe.

10.Il mio pasto preferito durante il giorno Il pranzo. 11.Il mio modo di consumare pasti Preferibilmente in compagnia e con del buon vino. 12.Il cibo che amo La pasta.

3. Il mio principale difetto, rispetto all’alimentazione in generale Non mi piace l'innovazione fine a se stessa; mi piace la tradizione: una bella amatriciana e un cacio e pepe terrigni, accompagnati da un rosso sanguigno.

13.Se dovessi cambiare qualcosa nel mio fisico? Alla mia età...? È già tanto che resisto... 14.Il cibo che detesto più di tutto Quello finto artificiale e il finger food.

4. La mia occupazione preferita Fare fotografie del mondo circostante.

15.Il dono di natura che vorrei avere La diplomazia.

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16.Stato attuale del mio animo Sono incurabilmente rassegnato incazzato nostalgico.

18.Il mio motto alimentare "Cafonal" è il mio libro collezione (nella foto), in cui ho catturato le immagini di centinaia di VIP e cosiddetti intenti a mangiare tra sughi e trucchi colanti.... uno spaccato della Grande Bellezza tra buffet e abbuffate... Mangio e fotografo.... ergo sum.

17.Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza a tavola Sapere di poter scontare un eccesso.

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SALUTE ORALE

Microbiota e salute orale: una nuova frontiera Arrigo F. G. Cicero

Presidente della Società Italiana di Nutraceutica (SINut).

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l numero totale dei microbi che in condizioni di salute colonizzano il corpo umano è di gran lunga superiore al numero di cellule che lo compongono. Negli ultimi anni si è compreso come questi batteri svolgano usualmente un numero importante di azioni fondamentali per il mantenimento della salute umana. Da un punto di vista quantitativo, gli organi dove i batteri sono più concentrati sono l’intestino e la pelle. A livello dell’intestino la presenza dei batteri consente di mantenere un adeguato transito (per frequenza, consistenza delle feci, etc.), una normale funzione del sistema immunitario, la sintesi di alcune vitamine, la disintossicazione da diversi tipi di tossine (in qualche modo smaltite dai batteri “buoni”), prevenzione di alcune “intolleranze/allergie” alimentari, e la preservazione dell’integrità della parete intestinale (la cui alterazione sembra associata a maggiore rischio di sviluppare sovrappeso/obesità e diabete di tipo 2). Tuttavia i batteri intestinali hanno un loro primo passaggio alla nascita dal cavo orale, al momento della nascita e con l’allattamento al seno. Quindi la bocca ha una sua flora batterica specifica, spesso dimenticata, che contribuisce ancora una volta alla salute di denti e gengive. La presenza di mi-

crobi bilanciati nel cavo orale inibisce l’infezione da parte di batteri “negativi”, facilita la risposta immunitaria locale e la ricostruzione dei tessuti eventualmente danneggiati. Al contrario, un’alterazione della flora batterica orale comporta una maggiore predisposizione ad alitosi e ad infiammazione ed infezioni gengivali e sviluppo di carie, fino ad arrivare alla paradontite.

ESISTE

LA POSSIBILITÀ DI MIGLIORARE LA COMPOSIZIONE DEI BATTERI NEL CAVO ORALE?

I fattori che influenzano negativamente la flora batterica orale sono diversi: reflusso gastro-esofageo (risalita dell’acido normalmente prodotto dallo stomaco lungo l’esofago fino alla gola), utilizzo protratto di prodotti contenenti antisettici o antibiotici, una dieta sbilanciata ricca in zuccheri semplici una scarsa igiene orale.

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Alcuni studi clinici recenti sembrerebbero suggerire che sia possibile farlo, esattamente come quando lo si fa con l’intestino. Alcuni probiotici (batteri “buoni”) assunti per bocca possono infatti facilitare il ribilanciamento delle forze in campo. In particolare alcuni ceppi di batteri (lattobacilli, bifidobatteri) sembrano in grado di accelerare la guarigione da infezioni batteriche del cavo orale (compresa l’infezione da candida, il così detto “mughetto”) e ridurre la predisposizione alla formazione di carie. 2019;2,2.

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In particolare questi batteri eserciterebbero un’azione antinfiammatoria locale, inibirebbero il legame e la proliferazione di batteri “cattivi” alla mucosa del cavo orale (specie a livello gengivale), equilibrerebbero il grado di acidità della bocca e disorganizzerebbero il velo di batteri che tende ad avvolgere il dente facilitando il processo di formazione delle carie. Nei bambini in età scolare è già stato dimostrato che la supplementazione con probiotici è in grado di ridurre significativamente il rischio di carie, con importanti con-

seguenze in termini di disagio per i bambini e costo delle cure. Il tutto apparentemente senza nessun effetto collaterale o controindicazione specifica! Ovviamente i dati entusiastici a nostra disposizione sono ancora preliminari, ma considerando i numerosi effetti positivi della supplementazione con probiotici sul benessere del nostro intestino (e non solo) e che gli stessi probiotici attivi sull’intestino lo sono sul cavo orale, la supplementazione con probiotici può essere un mezzo per migliorare lo stato di salute della bocca.

Letture consigliate Zaura E, Twetman S. Critical Appraisal of Oral Pre- and Probiotics for Caries Prevention and Care. Caries Res. 2019; 53(5):514-526. Bustamante M, Oomah BD, Mosi-Roa Y, et al. Probiotics as an Adjunct Therapy for the Treatment of Halitosis, Dental Caries and Periodontitis. Probiotics Antimicrob Proteins. 2019 Feb 7. Seminario-Amez M, López-López J, Estrugo-Devesa A, et al. Probiotics and oral health: A systematic review. Med Oral Patol Oral Cir Bucal. 2017; 22(3):e282-e288.

SINTOMI DELLA MALATTIA PARADONTALE SANGUINAMENTO DELLE GENGIVE. IPERSENSIBILITÀ DENTALE AL CALDO E AL FREDDO. DOLORE E IPERSENSIBILITÀ ALLE GENGIVE. RETRAZIONE DELLE GENGIVE. SENSAZIONE DI VEDERE I DENTI “PIÙ LUNGHI”. SENSAZIONE DI DENTI CHE SI MUOVONO. SENSAZIONE DI DENTI CHE CAMBIANO POSIZIONE. ALITOSI.

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INNOVAZIONE PER IL BENESSERE DEL CAVO ORALE

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NUOVE TECNOLOGIE PER LA SALUTE

La robotica per la riabilitazione Stefano Mazzoleni

Coordinatore Laboratorio di Bioingegneria della Riabilitazione, Istituto di BioRobotica, Scuola Superiore Sant’Anna - Pisa.

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elle società industrializzate diversi fattori concorrono a determinare una sempre maggiore necessità di prestazioni riabilitative a completamento e supporto degli interventi medici di tipo chirurgico e farmacologico. I principali di essi sono la crescente longevità della popolazione, l’esigenza di ridurre i tempi di degenza ospedaliera, l’introduzione di terapie che permettono di trattare patologie progressive altamente invalidanti, l’incremento di incidenza di disabilità gravi derivante dall’aumento di attività a rischio di incidenti e traumi, l’utilizzo di tecniche avanzate di rianimazione. La necessità di una terapia riabilitativa appropriata ha una sempre maggiore rilevanza in molte patologie di origine neurologica: in questo caso si parla più specificamente di neuroriabilitazione. Milioni di persone nel mondo soffrono di disordini motori legati a problemi neurologici, tra i quali i principali sono: Ictus Traumi cranici Lesioni del midollo spinale Sclerosi multipla Morbo di Parkinson L’impiego di macchine robotiche

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Ogni anno si verificano in Italia circa 196.000 casi di ictus: 80% sono primi episodi, 20% sono recidive. Di questi 196.000, nel 20% dei casi si verifica il decesso entro il primo mese dall’evento.

L’ictus è la terza causa di morte nei paesi industrializzati, dopo le malattie cardiovascolari ed i tumori e la prima causa di disabilità negli anziani.

Nel 35% dei pazienti colpiti da ictus, globalmente considerati, residua una disabilità grave.

per la neuroriabilitazione, che si affiancano alle terapie riabilitative tradizionali, si ispira a evidenze scientifiche che dimostrano come, a partire dal livello cellulare, le connessioni tra i neuroni (le cellule che formano il sistema nervoso) subiscano continue modifiche in risposta a eventi di varia natura, inclusi gli stimoli ambientali e danni a seguito di malattie o traumi. A partire dagli anni ’90 alcuni gruppi di ricerca hanno sviluppato sistemi robotici per la riabilitazione,

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in grado di permettere al paziente di effettuare movimenti ripetitivi che consentono di realizzare un addestramento sicuro ed intensivo che può essere effettuato in associazione ad altri tipi di trattamento, appropriato a ciascun livello di abilità motorie residue, potenzialmente in grado di migliorare in maniera significativa gli esiti della terapia riabilitativa, di permetterne una valutazione oggettiva e di migliorare la pianificazione e l’utilizzo delle risorse sanitarie. Nella fase riabilitativa assistita dal robot, il ruolo del paziente è assolutamente centrale: il robot accompagna, ed eventualmente completa, il movimento eseguito dal paziente in base alle sue capacità motorie residue (strategia di controllo denominata “assisted-asneeded”) e consente di ricevere molteplici stimoli (propriocettivi, visivi, uditivi, …) e spinte motivazionali. Il paziente affetto da patologie neurologiche può svolgere la terapia di riabilitazione con l’ausilio di un sistema robotico (vedi Box 1).


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Box 1 Un sistema robotico per la riabilitazione è in grado di coadiuvare il terapista nella somministrazione di trattamenti riabilitativi programmabili e personalizzabili. È costituito da una struttura meccanica in cui sono presenti: 1) attuatori (cioè i motori) 2) sorgenti di energia 3) sensori che forniscono informazioni sullo stato della macchina e sull’interazione della macchina con il paziente 4) un microcontrollore, dedicato all’elaborazione dei segnali provenienti dai sensori e alla generazione dei comandi di controllo motorio 5) una interfaccia uomo-macchina (software), dedicata all’immissione dei comandi da parte dell’operatore (cioè il fisioterapista), alla registrazione dei dati ed alla presentazione di informazioni di feedback. Durante la terapia riabilitativa il robot è in grado di misurare una serie di parametri di interesse clinico mediante dei sensori e di permettere così allo staff medico di avere una valutazione oggettiva del recupero funzionale. Questa valutazione è molto più accurata di quanto non sia possibile ottenere con i metodi tradizionali. Inoltre, la macchina può consentire al terapista di programmare e di far ese-

guire al paziente una vasta gamma di movimenti utili per la riabilitazione dell’arto. I sistemi robotici per la riabilitazione possono essere classificati in due grandi famiglie in base al tipo di interfaccia meccanica tra il paziente e la macchina stessa: 1) macchine riabilitative a esoscheletro; 2) macchine riabilitative a effettore finale (vedi Box 2).

Box 2

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Nel primo caso, l'interfaccia uomomacchina è estesa a tutto l'arto (o alla parte di esso) di interesse clinico; nel secondo caso, il contatto tra la struttura meccanica e il paziente è limitato alla parte finale dell’arto (mano o piede) che è collegata alla struttura meccanica mediante una maniglia o un pedale. L’applicazione di macchine nella riabilitazione soffre ancora di alcune limitazioni tecniche e funzionali; il suo reale vantaggio in campo clinico è stato dimostrato solo parzialmente. Vi sono tuttavia solidi argomenti che incoraggiano i ricercatori a sviluppare nuovi sistemi robotici per la riabilitazione che traggano diretto vantaggio dal progresso scientifico e tecnologico nel campo della robotica e delle neuroscienze. Il potenziale clinico di questi robot è notevole, in quanto essi possono, da un lato, coadiuvare il terapista nel somministrare la terapia riabilitativa ritenuta più adeguata a ogni singolo paziente con un’alta precisione e ripetibilità, caratteristiche dei sistemi robotici e, dall’altro, permettere di acquisire informazioni quantitative sui movimenti effettuati dal paziente stesso durante la terapia. Tali macchine possono inoltre permettere al paziente di svolgere sedute riabilitative in modo semiautonomo, in linea di principio anche dalla propria abitazione, con un notevole vantaggio in termini di migliore qualità di vita e riduzione delle spese sanitarie. L’innovazione tecnologica nella robotica ha permesso di sviluppare dispositivi per riabilitazione con un notevole impatto potenziale. I sistemi robotici possono essere utilizzati per la riabilitazione e il recupero funzionale degli arti superiori (Figura 1) e degli arti inferiori per il recupero del cammino (Figura 2). 2019;2,2

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Riabilitazione assistita dal robot per il recupero funzionale a

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Figura 2. Il sistema robotico “Lokomat” per la riabilitazione degli arti inferiori Figura 1. Il sistema robotico “MIT-Manus”: paziente durante la terapia robotica (a), effettore finale del braccio robotico (b) Le evidenze scientifiche disponibili finora dimostrano che l’utilizzo dei sistemi robotici per la riabilitazione può contribuire alla riduzione del danno motorio e al miglioramento di alcune caratteristiche del movimento, sebbene sia necessario approfondire quali siano le modalità ottimali (in termini di durata, frequenza, tipologia di assistenza) per ciascuna patologia e per ciascun paziente con l’obiettivo finale di identificare e implementare trattamenti riabilitativi di precisione e personalizzati.

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Sitografia / Letture consigliate

SPREAD, Stroke Prevention and Educational Awareness Diffusion, in “Ictus cerebrale: linee guida italiane di prevenzione e trattamento”, VIII Edizione”, Milano, ed. Catel, 2016. IISART, International Industry Society in Advanced Rehabilitation Technology, website: www.iisartonline.org Balasubramanian S, Colombo R, Sterpi I, et al. Robotic assessment of upper limb motor function after stroke. Am J Phys Med Rehab. 2012; 91(11Suppl 3):S255-S269. Colombo R, Pisano F, Micera S, et al. Assessing mechanisms of recovery during robot-aided neurorehabilitation of the upper limb. Neurorehabil Neural Repair. 2008; 22(1):50-63. Krebs HI, Palazzolo JJ, Dipietro L, et al.

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Rehabilitation robotics: performance-based progressive robot-assisted therapy. Auton Robot. 2003; 15(1):7-20. Zollo L, Gallotta E, Guglielmelli E, Sterzi S. Robotic technologies and rehabilitation: new tools for upper-limb therapy and assessment in chronic stroke. Eur J Phys Rehab Med. 2011; 47(2):223-36. Mazzoleni S, Posteraro F, Forte F, et al. Biomechanical assessment of reaching movements in post-stroke patients during a robot-aided rehabilitation. Appl Bionics Biomech. 2011; 8(1):39-54. Duret C, Mazzoleni S. Upper limb robotics applied to neurorehabilitation: An overview of clinical practice. NeuroRehabilitation. 2017; 41(1):5-15. Esquenazi A, Talaty M. Robotics for Lower Limb Rehabilitation. Phys Med Rehabil Clin N Am. 2019; 30(2):385-397.


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MEDICINA INTERNA

Cioccolato superfood Carmine Orlandi

Biologo Nutrizionista. Consulente squadre nazionali FIPAV-BEACH VOLLEY Settore studi e ricerche FPI (Pugilistica) Docente a.c. Corso di Laurea in Scienze Motorie, Facoltà di Medicina e Chirurgia – Università di Roma Tor Vergata.

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a pianta del cacao (Theobroma Cacao) è una sempreverde alta fino a venti metri, originaria dell'America centrale e meridionale, che produce frutti dai quali si estraggono i semi del cacao. Nel ‘700 il celebre naturalista Linneo classificò la pianta del cacao col nome scientifico di “theobroma”, una parola di origine greca che significa “cibo degli dei”. Originaria dell'Amazonia, giunse nel Messico circa tremila anni fa. Una leggenda azteca racconta di un dio di nome Quetzalcoati, che donò agli uomini il cachuaquahitl ed insegnò loro a coltivarla; dai semi di questa pianta si preparava il nettare degli dei: il xocolatl. Il primo Europeo che conobbe il cioccolato fu Cristoforo Colombo. Fu grazie al suo viaggio nel nuovo continente che si ebbero le prime apparizioni del cacao in Europa, apparizioni non proprio gradite. Infatti la bevanda originariamente importata non era proprio ciò che noi attualmente conosciamo: era di gusto amaro speziata con peperon-

cino, cannella e vaniglia. Con l'arrivo di Fernando Cortés in Messico si scoprirono le proprietà del cioccolato. Esso verrà riproposto senza le spezie che gli davano un gusto piccante e amaro, tranne la vaniglia, e poi dolcificato con miele o zucchero per incontrare i gusti europei. A questo punto si ebbe un crescendo di favori che porterà il cioccolato in tutti i salotti d'Europa. Solo dal 1800 iniziano le intuizioni di personaggi che, con tecniche nuove ed originali, porteranno alla strutturazione dell’attuale “cioccolato” nelle sue diverse interpretazioni. Dopo tutti questi secoli il cioccolato conferma ed accresce la sua fama grazie anche ad un inserimento sempre più diffuso nelle varie proposte gastronomiche, ma la connotazione più interessante proviene da un arricchimento continuo e progressivo delle caratteristiche salutari, se non terapeutiche, che la ricerca assegna a questo prodotto, grazie anche al completamento della conoscenza della composizione chimica con l’individuazione di composti ognuno con una propria attività biologica (alcaloidi, neutrasmettitori, metilxantine, amine attive, polifenoli, flavanoli, procianidine, etc.). Da qui l’elenco sempre più nutrito di capacità terapeutiche ascrivibili al consumo di cioccolato: attività antidiabetica; attività antinfiammatoria con

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meccanismo protettivo a livello cardiovascolare e attività antiaggregante piastrinica; attività antipertensiva e protettiva dei vasi arteriosi. Altri interessanti studi sono stati condotti, con risultati positivi, su: incremento dell’attività sessuale, soprattutto femminile; modulazione dei dolori mestruali; incremento della capacità di sostenere diete; vasodilatazione; inibizione dell’ossidazione delle lipoproteine-colesterolo a bassa densità (LDL). Insomma questo straordinario corredo di sostanze ad attività varia presenti nel cioccolato e, particolar-

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DEL CIOCCOLATO, FORSE NON TUTTI SANNO CHE… Nel 1806, a Torino venne inventato il cioccolato al gianduia. Nel 1847 nel negozio Fry & Sons di Bristol, in Inghilterra, nacque la prima barretta di cioccolato. Il 7 luglio è la giornata mondiale del cioccolato. La tavoletta di cioccolato più grande del mondo è lunga 15 metri e larga due, pesa oltre 300 chili ed è stata assemblata a Bologna dai maestri pasticcieri Giuseppe Sartoni e Mirco Della Vecchia. Dalla parola Azteca xocolatl, “acqua amara” deriva il nome del cioccolato. Il chicco di cacao è stato per molto tempo moneta di scambio per gli aztechi. Un tacchino costava circa 100 chicchi, mentre per una piccola zucca ne bastavano 4.

mente, le sostanze ad attività antiossidante sono in grado di garantire un meccanismo protettivo di eccezionale efficacia. Tra le varietà di cacao una particolare menzione alla varietà “Theobroma cacao Criollo”, varietà che ha mantenuto caratteristiche genetiche più stabili e per questo più raro (meno ibridazioni) ma dall’aroma caratteristico (molto aromatico) e pregiato; la sua naturale composizione consente di evitare aggiunte di burro di cacao data la innata morbidezza e quindi di mantenere la propria individualità, tra queste la capacità di ridurre notevolmente i tempi di fermentazione e pertanto di mantenere un livello più elevato di nutrienti integri.

Il cioccolato, sempre in forma liquida, era qualcosa che potevano permettersi solo gli aristocratici. Oggi, invece, tutti possono permettersi questo dolce piacere. Tre secoli fa, in Messico, un vescovo bandì il cioccolato. Le persone decisero di non rinunciare al suo consumo e il vescovo fu trovato avvelenato. Ironicamente, fu fatale la sua quotidiana tazza di cacao, avvelenata. Il cioccolato è un potente stimolante. La teobromina al suo interno stimola il cuore e il sistema respiratorio. Gli umani lo sopportano bene, mentre per cani e gatti è molto velenoso. Il cioccolato contiene leggerissime dosi di caffeina, tuttavia, per eguagliare il contenuto di una tazzina ne servono circa 10 barrette. Consumato in piccole dosi, il cioccolato può aiutare a combattere il colesterolo cattivo. I chicchi di cacao sono davvero amari. Per donare quel gusto di cui tutti siamo innamorati, infatti, devono fermentare. Nel mondo sono 50 i milioni di persone che sopravvivono grazie al commercio e alla produzione di cacao. Il cioccolato bianco ha una storia piuttosto recente. È nato negli anni ’70, mescolando cacao, zucchero, latte e burro. Christina Edmund è passata alla storia per aver avvelenato tante persone, riuscendone però ad ucciderne solo una, tramite cioccolatini. Nel film di Alfred Hitchcock, “Psycho”, il cioccolato è stato usato per simulare il sangue. Il cioccolato è il soggetto principale di altri film di successo come: La fabbrica di cioccolato, Lezioni di cioccolato e Chocolat. Statisticamente il cioccolato fondente è preferito dagli uomini, mentre quello al latte dalle donne. In molti credono il cioccolato afrodisiaco, ma non ci sono studi scientifici a supporto di questa leggenda metropolitana. Non ci sono, allo stesso modo, prove scientifiche che il cioccolato sia responsabile dell’acne. I danesi sono in testa alla classifica del consumo di cioccolato. Si parla di quasi 15 chili procapite l’anno.

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La possibilità di aggiungere al cioccolato “criollo” una serie di integrazioni naturali (rosmarino, zenzero, papaya, cannella) consente un incremento sinergico delle proprietà antiossidanti proprie di queste spezie che vanno a completare il corredo del cioccolato. Molto interessante la presenza di nutrienti, ad integrazione di quelli tipici del cioccolato, capaci di colmare le attuali e più comuni carenze proprie dell’alimentazione occidentale fatta di cibi estremamente raffinati, motivo per cui zinco e selenio, le vitamine D ed E, liposolubili, associate ad alcune vitamine del gruppo B (B2, B6 e B12), riescono a coniugare diverse esigenze nutrizionali ed a esaltare le capacità protettive del cioccolato. Letture consigliate 1. Martin MÁ, et al. Antidiabetic actions of cocoa flavanols. Mol Nutr Food Res. 2016; 60(8):1756-69. 2. Selmi C, et al. Chocolate at heart: the anti-inflammatory impact of cocoa flavanols. Mol Nutr Food Res. 2008; 52(11):1340-8. 3. Selmi C, et al. The anti-inflammatory properties of cocoa flavanols. J Cardiovasc Pharmacol. 2006; 47 Suppl 2:S163-71. 4. Kwok CS, et al. Habitual chocolate consumption and risk of cardiovascular disease among healthy men and women. Heart. 2015; 101(16):1279-87.

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PER UNA PAUSA DI GOLOSO BENESSERE!

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SALUTE e AMBIENTE

Smartphone & company: pericolosi per la salute? Anita Cappello

Medico Dirigente ATS Milano Città Metropolitana. Dipartimento di Igiene e Prevenzione Sanitaria (DIPS). Unità Operativa Complessa (UOC) Salute e Ambiente, Milano.

S

ono diventati i nostri inseparabili compagni di ogni giorno e quasi di ogni momento. Stanno cambiando profondamente le abitudini di adulti e piccoli… sempre più piccoli!! Attraverso di loro possiamo trovare informazioni su tutto, leggere le e-mail, chattare, telefonare, scaricare app, musica, film, inviare foto, ecc…. Avete indovinato? Ma certo! Sono gli smartphone i nostri preziosi e fedeli compagni di vita, che rischiano però di diventare invadenti, se non decidiamo, con lucidità e spirito critico, quanto vogliamo utilizzarli, quando e come. Infatti tendiamo un po’ tutti ad aumentare progressivamente il tempo che dedichiamo loro e a ridurre quello che dedichiamo a noi stessi per fare attività fisica, incontrarci con gli amici, leggere un libro di carta, … Diversi studi scientifici hanno rilevato che trascorrere molto tempo con questi dispositivi può favorire l’insorgere di vari disturbi, quali ad es. disturbi muscoloscheletrici (causati dalla postura col collo piegato in avanti per lungo tempo), disturbi del sonno (causati dalla componente di luce blu emessa dagli schermi di smartphone e tablet che è in grado di interferire con la produzione della melatonina, l’ormone che regola il nostro ritmo sonno-veglia), tendenza ad aumento della miopia, aumento della sedentarietà, la quale a sua volta favorisce il sovrappeso, l’obesità, le malattie cardiocircolatorie e degenerative, e così via di seguito: ri-

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schia di diventare una spirale che si auto mantiene. In questa abitudine dilagante di avere smartphone o tablet sempre tra le mani, i bambini ci guardano e li vogliono anche loro! È sempre più difficile non darglieli e infatti si sta rapidamente abbassando l’età di primo utilizzo: ormai lo smartphone è uno dei regali più frequenti alla fine della 5° elementare, o per la Prima Comunione, ma già a 7 anni una buona percentuale di bambini italiani lo possiede o usa quello dei genitori o dei fratelli più grandi. Inoltre si è rilevata una diffusa tendenza dei giovani genitori a metterlo nelle mani di un bimbo con meno di 12 mesi di età per “tenerlo buono”!

QUALI SONO GLI EFFETTI NEI PIÙ PICCOLI?

Oggi i bambini cominciano ad interagire coi dispositivi digitali a 4 mesi di età! Diversi studi scientifici hanno rilevato la possibilità di comparsa di ritardi cognitivi, dell’attenzione, della memoria, disturbi del neurosviluppo, ritardi emotivi e sociali, probabilmente correlati alla riduzione dell’interazione bambino-genitore (come hanno scritto nel 2016 i Pediatri dell’Accademia Americana di Pediatria).

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ADOLESCENTI E GIOVANI

noi adulti, che usiamo questi dispositivi soprattutto per telefonare, ma anche i giovani devono essere adeguatamente informati dei rischi che corrono, perché tendono a tenerlo troppo vicino al corpo; ad es. nella tasca anteriore dei pantaloni, rischioso soprattutto per i maschi, a causa della vicinanza coi testicoli, che per la produzione di spermatozoi vitali hanno bisogno di basse temperature e non di una continua fonte di calore così ravvicinata come uno smartphone tenuto acceso e on-line nella tasca. Da svariati decenni ci sono evidenze scientifiche di riduzione della fertilità maschile e questa ne è una delle cause molto probabili. Il Principio di Precauzione stabilisce che di fronte ad una incertezza scientifica è necessario adottare subito comportamenti di cautela, senza aspettare di avere la certezza del pericolo, perché dopo potrebbe essere troppo tardi. Questo importante Principio di prevenzione è stabilito dalla Legge italiana (L. 36/2001) basato su autorevoli raccomandazioni internazionali e condiviso dalle più importanti istituzioni sanitarie e non sanitarie.

I “nativi digitali”, come sono stati definiti i nati dopo l’anno 2000, sono espertissimi nell’uso dei dispositivi di comunicazione wireless (senza fili) e ci convivono in modo continuativo, non sempre essendo capaci di discernere quando diventa pericoloso; ad es. fonti autorevoli hanno rilevato un aumento di incidenti stradali dovuti all’uso dello smartphone durante la guida, come indica anche un’indagine condotta da Regione Lombardia del 2017 (vedi riferimento sitografico n.°3). Altra abitudine dilagante tra gli adolescenti è quella di tenere lo smartphone acceso tutta la notte sotto il cuscino, per essere sempre connessi con gli amici e i followers, fino ad arrivare a poter sviluppare anche uno strano disturbo chiamato FOMO, in inglese “fear of missing out”, che vuol dire avere paura di perdere il contatto, di restare tagliati fuori. La conseguenza più immediata è che il loro sonno sarà frammentato e non soddisfacente, che al mattino saranno sonnolenti, distratti e apatici a scuola, e che il rendimento scolastico alla lunga si ridurrà. Inoltre l’addormentamento viene ritardato guardando schermi digitali con luce blu prima di andare a dormire.

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hiedi consiglio al tuo medico su come usare con cautela smartphone e altri dispositivi wireless. In particolare chiedi consiglio al pediatra per proteggere i tuoi figli. Comincia tu ad usarlo con misura e discernimento: il tuo comportamento prudente sarà di esempio per la tua famiglia, e per gli ambienti che frequenti. Tu puoi fare la differenza! Gira pagina e troverai qualche esempio: Riferimenti sitografici

1. ATS Milano (ex ASL) https://www.ats-milano.it/portale/Ats/Cartadei-Servizi/Guida-ai-servizi/Cellulari 2. Regione Lombardia http://www.regione.lombardia.it/wps/portal/istituzionale/HP/DettaglioRedazionale/servizi-e-informazioni/cittadini/salute-e-prevenzione/Sicurezza-negli-ambienti-di-vita-e-di-lavoro/campi-elettromagnetici 3. Regione Lombardia http://www.regione.lombardia.it/wps/portal/stituzionale/HP/istituzione/Agenda/DettaglioEvento/servizi/Cittadini/sicurezza-e-protezione-civile/sicurezza-sulle-strade/giovanismartphone-distrazione-su-strada

CI SONO EFFETTI CHE POSSONO COMPARIRE PIÙ A LUNGO TERMINE?

L’OMS – Organizzazione mondiale della Sanità, attraverso la propria agenzia IARC – Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, ha classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza, che sono quelli emessi da smartphone, tablet, pc collegati alla rete in wi-fi, telefoni cordless, come possibilmente cancerogeni; ciò sulla base di evidenze scientifiche di aumento dell’incidenza di gliomi cerebrali, che sono tumori maligni del cervello – piuttosto difficili da curare – e di neurinomi del nervo acustico, dallo stesso lato di dove si tiene usualmente appoggiato il cellulare per telefonare. Questo tipo di esposizione riguarda molto

4. Associazione Culturale Pediatri https://www.acp.it/wpcontent/uploads/Quaderni-acp-2015_226_276-281.pdf 5. ARPA Friuli Venezia Giulia http://www.arpa.fvg.it/cms/tema/LaREA/per_saperne_di_piu/Usarema-non-farsi-usare.html 6. Ufficio Federale di Sanità Pubblica Svizzero https://www.bag.admin.ch/bag/it/home/gesund-leben/umwelt-undgesundheit/strahlung-radioaktivitaet-schall/elektromagnetische-felder-emf-uv-laser-licht/emf.html 7. Applelettrosmog http://www.applelettrosmog.it/le-buone-regole.html Ringraziamenti: ringrazio Mara Bonazzola, Assistente Sanitaria, e il Dr. Tiwana Navpreet, medico specializzando in Igiene e Medicina Preventiva, per il loro contributo.

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Cosa fare per evitare o almeno ridurre questi pericoli? Ci sono tanti piccoli accorgimenti, semplici, a basso costo e alla portata di tutti, che possono ridurre molto l’esposizione alle onde radio. Si tratta in sintesi di allontanare questi dispositivi dalla nostra testa e dal nostro corpo. Qualche esempio? 1.

Allontana smartphone e tablet dal tuo corpo. Tenerlo in borsa/zaino è meglio che tenerlo in tasca. Se vuoi tenerlo in tasca, per un tempo limitato, mettilo off line/in modalità aereo, oppure spegni i dati, in modo da bloccare il flusso continuo delle onde radio. Rimettilo on line solo quando ti serve.

2.

Usalo il meno possibile quando sei in movimento: in auto, treno, metrò, lo smartphone aumenta la potenza di emissione dovendo cambiare frequentemente il contatto con la stazione radio base più vicina (le antenne fisse per la telefonia cellulare).

3.

Usa l’auricolare col filo o il viva voce per telefonare. Se usi l’auricolare col filo non tenere lo smartphone nella tasca dei pantaloni, ma nella mano allontanandola dal corpo: sembra che 30 cm di distanza dal corpo siano sufficienti a ridurre dell’80-90% l’esposizione alle onde radio.

4.

Preferisci chiamare da un telefono fisso, se lo hai a disposizione: gli impulsi passano attraverso il cavo e non ti esponi alle onde radio.

5.

Preferisci il collegamento via cavo alla rete Internet: il cavo è schermato e così si evita di esporre se stessi e i propri familiari alla onde radio.

6.

7.

9.

Se aspetti un bambino abbi cura di esporti il meno possibile a sorgenti di onde radio e micro onde: non tenere smartphone e tablet vicini al corpo e in particolare alla pancia, spegni il wi-fi appena possibile, preferisci connessioni cablate alla rete Internet, e tutti gli altri accorgimenti che abbiamo esposto sopra.

11. Se hai già il wi-fi in casa: controlla di non avere installato il router nella stanza dei bambini o vicino alle loro scrivanie, o in tutti i luoghi in cui permangono a lungo; spegni il wi-fi quando non serve e di notte. Il wi-fi emette microonde, come quelle del forno a microonde, perciò meno ci si espone meglio è, secondo il Principio di Precauzione, sancito dalla legge italiana, così come è raccomandato allontanarsi dal forno a microonde quando è in funzione. 12. Telefona quando c’è pieno campo (tutte le “tacche”) altrimenti il cellulare aumenta la potenza delle emissioni sulla tua testa. 13. Se sei costretto a lavorare utilizzando a lungo uno schermo digitale, è consigliabile indossare occhiali col filtro anti luce blu per ridurre l’effetto negativo sulla melatonina. 14.

Prima di scegliere la scuola di tuo figlio informati per sapere se è debitamente cablata o meno (cioè connessa alla rete Internet tramite cavo); se non lo fosse chiedi che venga sostituito il wi-fi col collegamento via cavo, come stabilito dal D.M 11.1.2017 che dà i requisiti minimi per la sostenibilità ambientale nella Pubblica Amministrazione. Fai lo stesso anche se tuo figlio frequenterà una scuola privata. I bambini sono biologicamente più vulnerabili degli adulti, essendo degli organismi in rapida crescita, per questo devono essere protetti più degli adulti! 2019;2,2.

Non tenerlo acceso sotto il cuscino tutta la notte e non lasciarlo fare ai piccoli. Se lo metti in carica di notte spegnilo o mettilo off-line, cioè in modalità aereo: così non emette più radiofrequenze. Inoltre allontanalo dal comodino per non esporti anche alla corrente elettrica del carica-batteria (si tratta di campi elettromagnetici a bassa frequenza, e non ad alta frequenza come le onde radio, ma hanno avuto la stessa classificazione da parte dell’OMS, come possibilmente cancerogeni.).

10. I bambini piccoli sono particolarmente vulnerabili a questo possibile fattore di rischio per la salute: meglio non usare il baby phone, perché emette microonde, o altrimenti mettilo ad almeno un metro di distanza dal bimbo.

I bambini ci guardano! Diamo loro il buon esempio! Usandolo con parsimonia, non usandolo a tavola, prima di andare a dormire, quando si è con gli amici, e in tutti gli altri momenti che ogni famiglia sceglierà stabilendo le proprie regole; infatti ciascuna famiglia dovrebbe stabilire le regole per un uso adeguato di questi dispositivi; più precocemente si danno le regole, più sarà facile rispettarle per tutti.

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8.

Non tenere lo smartphone nella tasca anteriore dei pantaloni, soprattutto se sei un maschio, perché si troverebbe molto vicino ai testicoli i quali vengono danneggiati dal calore prodotto dalle radiofrequenze.

15. Spegnilo quando non ti serve, ad es. quando cammini o guidi, così non rischi un incidente. Prenditi la responsabilità di proteggere te stesso e gli altri! 16. Quando acquisti uno smartphone nuovo informati sul livello delle sue emissioni e scegli quello con più basso SAR (tasso di assorbimento specifico), che deve essere indicato sulla scheda tecnica. In Europa può arrivare fino a 2 Watt/kg, in USA fino a 1,6: più basso è il SAR, meglio è per la salute!

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CAMPAGNA SOCIALE per L'ELIMINAZIONE dell'EPATITE C a cura della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT)


HCV – COS’È

I

l virus C dell’epatite cronica, noto anche come HCV (dall’inglese Hepatitis C Virus) e responsabile dell’epatite C, è stato scoperto nel 1989. L’epatite C è una malattia che, in virtù della sua cronicità, provoca un processo che va spontaneamente avanti nel tempo, fino a compromettere strutturalmente e funzionalmente il fegato, provocando spesso cirrosi, o tumori. Diverse sono state le vie che hanno portato alla diffusione dell’infezione: uso promiscuo di rasoi, assenza di siringhe, mancanza di materiali sanitari monouso. A partire dagli anni ’70, la modalità attraverso la quale è prevalsa la trasmissione è stata quella della tossicodipendenza per via endovenosa. Anche i tatuaggi ed il piercing, eseguiti in condizioni igieniche precarie, possono essere responsabili del contagio da HCV. In Italia l’HCV ha colpito centinaia di migliaia di persone, causando in questi ultimi 30 anni oltre centomila morti, per cirrosi epatica o tumori del fegato.


LE

NOVITÀ: GUARIRE SI PUÒ

QUALI SONO I SINTOMI DELL'EPATITE C? Durante le prime fasi della malattia solitamente non è presente alcun sintomo. I primi sintomi sono molto lievi e si confondono facilmente con quelli di altre patologie (si ritiene che la maggior parte dei pazienti infettati non sia mai consapevole dell'infezione). I sintomi più comuni sono: • Febbre • Nausea e riduzione dell'appetito • Affaticamento • Senso di peso nell'area del fegato • Dolori muscolari ed articolari

COSA

Negli ultimi anni lo scenario della terapia è profondamente mutato. La ricerca scientifica ha reso disponibili nuovi farmaci ad azione antivirale diretta, grazie ai quali oggi è possibile curare la maggior parte dei pazienti, a prescindere dallo stadio (gravità) della malattia. Le nuove terapie sono efficaci in oltre il 97% dei casi, con tempi ridotti a poche settimane e senza effetti collaterali. È pertanto possibile eradicare in maniera definitiva l’infezione dal corpo umano.

È STATO FATTO

La disponibilità di cure ad alta efficacia ha cambiato radicalmente la prognosi ed il destino individuale di migliaia di pazienti. L’Italia, grazie alle politiche di accesso al trattamento, introdotte dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), raggiungerà nel 2022 l’obiettivo dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e cioè la riduzione del 65% della mortalità correlata all’HCV. Inoltre, secondo le ultime analisi condotte dal Center for Disease Analysis (USA), il nostro Paese si colloca tra i 12 Paesi avviati positivamente verso il traguardo stabilito dall’OMS, che riguarda l’eliminazione dell’infezione da HCV entro il 2030, a condizione di mantenere alto il numero degli individui trattati. A metà settembre 2019 risultavano avviati quasi 192 trattamenti, nella stragrande maggioranza già conclusi con successo.


COSA

RESTA DA FARE:

LA RICERCA DEL “SOMMERSO”

Resta il problema del “sommerso”, ossia i pazienti che ignorano di essere affetti dall’epatite C ed anche coloro che la sottovalutano. In Italia sono ancora stimate 200mila persone con infezione da HCV. Istituzioni, specialisti e le Associazioni dei pazienti sono impegnati a sensibilizzare la popolazione ed in particolare i soggetti a rischio (detenuti, tossicodipendenti, migranti) a sottoporsi ad adeguati controlli per verificare la propria condizione. I singoli individui dovrebbero rivolgersi al proprio medico o allo specialista. ELIMINARE Questo invito è stato recentemente rivolto L’EPATITE C attraverso i canali RAI, a cura delle Società E, È POSSIBIL O T IU Scientifiche che si occupano di epatite. CON L’A DI TUT TI

GUARDA LO SPOT E PARLANE CON IL TUO MEDICO DI FAMIGLIA

Sitografia https://www.aifa.gov.it/web/guest/-/epatite-c-aggiornamento-del-02-09-2019-sui-pazienti-arruola-1 https://vimeo.com/335435623 https://www.youtube.com/watch?v=such7iwkjjU

Edizioni Scripta Manent s.n.c. non è responsabile di foto, figure e tabelle che sono state fornite dagli Autori sotto la loro responsabilità.


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GOLA

Propoli, a difesa della comunità

Le proprietà della propoli e dei flavonoidi (galangina), quali sostanze lenitive del mal di gola in grado, inoltre, di sostenere un qualche effetto antimicrobico (contro Streptococcus species e Stphylococcus species).

Barbara Colzani

Farmacista territorale, Argegno (Como).

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ropoli in greco vuol dire a difesa della città (pro-polis). E in effetti la propoli rappresenta quel materiale resinoso che rinforza l'alveare e lo protegge dall'intrusione di agenti infettivi esterni. Essa riveste le pareti dell'arnia per mantenere l'ambiente il più asettico possibile. Le api la utilizzano anche per imbalsamare eventuali insetti uccisi

all'interno dell'arnia che altrimenti andrebbero incontro ad un processo putrefattivo deleterio per tutto l'alveare. Grazie a queste proprietà, la propoli è sempre stata utilizzata in medicina sin dai tempi più antichi: dagli Egizi per imbalsamare i loro faraoni e dai Romani per medicare le ferite. La propoli è un prodotto di origine

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naturale, raccolto dalle api dalle piante, in particolare dai fiori e dalla corteccia, per poi rielaborarlo grazie agli enzimi della propria saliva e depositarlo all'interno delle arnie, insieme alla cera d'api. La propoli presenta delle caratteristiche organolettiche, in termini di colore, aroma e sapore, differenti a seconda del luogo e del periodo di 2019;2,2

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raccolta e della specie della pianta di origine (betulla, pioppo, salice, quercia, frassino, castagno ma anche conifere, come abete e pino, e specie tropicali, come acacia ed eucalipto). La sua composizione chimica è estremamente varia e dipende dalla specie di origine: essa infatti è costituita dal 10-30% da cere, dal 50-55% da resine e balsami, dal 10-15% da oli essenziali e dal 5% da polline. Questa ricchezza di componenti è alla base delle innumerevoli attività biologiche che si possono attribuire alla propoli: antimicrobica, antiinfiammatoria, anestetica, immunostimolante, antiulcera, epatoprotettiva, antitumorale, cicatrizzante, antiossidante. L'azione antimicrobica è senza dubbio quella più nota: la propoli è presente in numerose formulazioni in commercio destinate al trattamento di affezioni delle prime vie respiratorie, come mal di gola, e del cavo orale, come afte e gengiviti. La propoli è utilizzata in preparati ad azione locale, come spray e compresse masticabili, nei quali viene utilizzato l’estratto secco, oppure è possibile trovare anche la tintura madre. Ma chi sono i responsabili di questo effetto? Sono i flavonoidi, composti organici molto diffusi in natura. In particolare, la galangina, un flavonolo che è stato oggetto di recenti studi che hanno dimostrato la sua azione batteriostatica o battericida in funzione della dose a cui viene utilizzato. Questi studi hanno

dimostrato l'attività antibatterica ad ampio spettro della propoli e in particolare su alcuni ceppi di Stafilococco (S. aureus) e Streptococco (S. pyogenes) che sono tra i principali responsabili delle affezioni delle vie aeree superiori.

Staphylococcus aureus

Streptococcus pyogenes Allo stesso modo, altri ricercatori ne hanno indagato l’attività antivirale con risultati positivi verso diversi virus, anch’essi coinvolti nelle patologie delle prime vie aeree. Il suo utilizzo è stato consigliato in aggiunta ai comuni antibiotici utilizzati in terapia, con cui ha un effetto sinergico. Purtroppo, è sempre più diffuso il fenomeno di insorgenze di ceppi batterici resistenti al trattamento con i più comuni antibiotici (come amoxicillina, per esempio): questo fenomeno viene conosciuto come resistenza antibiotica ed è una condi-

zione responsabile del fallimento terapeutico di molte terapie antibiotiche. La causa di questa resistenza è principalmente l’uso improprio di antibiotici (utilizzati quando non necessari o per tempi inadeguati). In questo panorama si è proposto l’utilizzo della propoli come alternativa. Questa resistenza antibiotica, infatti, non è stata evidenziata in seguito al trattamento con la propoli, probabilmente grazie alla varietà di componenti attivi che agiscono contemporaneamente su più bersagli coinvolti nella crescita batterica, a differenza della selettività d’azione dell’antibiotico. Inoltre, la propoli ha anche manifestato un effetto immunostimolante, ovvero si è rivelata capace di aumentare le difese naturali del nostro organismo contro le infezioni. L’agente infettivo, di fronte al trattamento con propoli, si trova stretto in una morsa tra gli effetti diretti che ne bloccano la crescita e quelli indiretti di potenziamento delle nostre difese.

TÀ DELLA “CIT A DA DIFESA LL E D A S E A DIF DELLE API” E T U L A NOSTRA S

Quando si dice che il prodotto naturale non è abbastanza efficace, pensate alla propoli!

Letture consigliate

Przybylek I, Karpinski TM. Antibacterial properties of propolis. Molecules. 2019; 24, 2047. De Vecchi E, Drago L. Attività antimicrobica della propoli: cosa c'è di nuovo? Le infezioni in Medicina. 2007; 1, 7-15.

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LA SALUTE DEGLI ITALIANI - ATTUALITÀ E FUTURO

Daniel Della Seta

Giornalista. Autore e conduttore de "L'Italia che va..." Radio Rai.

MALATTIE INFIAMMATORIE CRONICHE INTESTINALI: 80MILA ITALIANI AFFETTI DA MALATTIA DI CROHN, 120MILA DA COLITE ULCEROSA

"LE MALATTIE INFIAMMATORIE CRONICHE INTESTINALI HANNO IL PICCO DI INCIDENZA TRA I 20 E I 30 ANNI DI ETÀ. IL 20% DEI PAZIENTI AFFETTI HA UN ESORDIO DELLA MALATTIA ANCHE IN ETÀ ADOLESCENZIALE, TRA I 10 E I 18 ANNI", SPIEGA IL PROF. ALESSANDRO ARMUZZI, SEGRETARIO GENERALE DEL GRUPPO ITALIANO PER LE MALATTIE INFIAMMATORIE CRONICHE INTESTINALI (IG-IBD)

L

e malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI, secondo l’acronimo italiano, o IBD – Inflammatory Bowel Diseases - secondo quello anglosassone) sono patologie infiammatorie croniche dell’intestino caratterizzate nel loro decorso dall’alternarsi di fasi di riacutizzazione e di remissione con danno intestinale progressivo e si distinguono in due tipi principali: la Malattia di Crohn (MC) e la Colite Ulcerosa (CU). In passato queste malattie potevano portare al decesso, con picchi elevati negli anni ‘60. Oggi il rischio di mortalità è ridotto all’1-2% circa. Tuttavia le malattie infiammatorie croniche intestinali hanno un notevole impatto sulla quotidianità del soggetto affetto: scuola e università, attività lavorativa, vita sociale e familiare possono essere colpite a causa di assenteismo, depressione, mancato guadagno, assenza dal lavoro per malattia, difficoltà nelle relazioni personali, discriminazione. Circa il 50% dei pazienti con malattia di Crohn ed il 20% dei pazienti con colite ulcerosa, inoltre, necessitano di intervento chirurgico entro 10 anni dalla diagnosi, che può ulteriormente impattare sulla qualità di vita dei pazienti stessi.

IL LANCIO DELLA CAMPAGNA NAZIONALE SULLE MALATTIE INFIAMMATORIE CRONICHE INTESTINALI -MICI- IN SENATO, IL 19 SETTEMBRE, CON UNO SPOT FIRMATO DAL REGISTA PAOLO GENOVESE E CON TESTIMONIAL L'ATLETA SIMONE SABBIONI.

LA CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE Presentata il 19 settembre la nuova Campagna IGIBD, organizzata da Health Meetings Group srl. Uno spot realizzato dal regista Paolo Genovese, con

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ALESSANDRO ARMUZZI - SEGRETARIO IG-IBD

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versità Cattolica - è che in Italia manca ancora un registro nazionale, quindi si può dare solo una stima dei malati. Con buona approssimazione si può dire che il 40% di questi 200mila è affetto dalla malattia di Crohn, mentre il restante 60% da colite ulcerosa. Le malattie infiammatorie croniche intestinali hanno il picco di incidenza tra i 20 e i 30 anni di età. Quello che è emerso ultimamente è che il 20% degli affetti da queste malattie hanno un esordio della malattia da giovanissimi, nella fascia d'età tra i 10 e i 18 anni".

LE CAUSE - I meccanismi alla base dello sviluppo delle MICI non sono ancora completamente noti, ma si pensa che il maggior ruolo sia attribuibile, in soggetti suscettibili dal punto di vista genetico, ad una alterata risposta immunitaria nei confronti del microbiota, cioè quell’insieme di microorganismi presenti all’interno dell’intestino, che viene alterato da fattori ambientali ancora poco conosciuti. “Alla base di questa malattia, allo stato attuale della ricerca scientifica, è un misto di concause: c’è innanzitutto una predisposizione genetica, quindi un background di fondo, “fertile”. Da studi genetici, infatti, si è visto che sono presenti, in oltre 200 geni, piccole mutazioni che, nell’insieme, favoriscono la suscettibilità alla malattia. Ma ci sono anche fattori ambientali, ancora non bene identificati, come alimentazione e inquinamento. Tutti questi elementi modificano di fatto la flora batterica dell'intestino, stimolando una risposta immunitaria. Da questa nasce l'infiammazione, che con il tempo si cronicizza, provocando così i sintomi di questa malattia”.

SIMONE SABBIONI

protagonista l’atleta della Nazionale di nuoto Simone Sabbioni sarà lo strumento utile per sensibilizzare la popolazione sulle malattie infiammatorie croniche intestinali (oltre 200mila pazienti stimati in Italia). La presentazione si è tenuta in sede istituzionale a Roma in Senato, alla presenza di clinici e politici. “Il nostro primo obiettivo è la sensibilizzazione, a livello generale e mediatico, relativamente a queste malattie - spiega il Prof. Armuzzi - Per l’occasione abbiamo chiesto al nuotatore, campione italiano a livello internazionale, Simone Sabbioni di essere nostro testimonial, in quanto esempio di come si possa comunque giungere, nonostante tali malattie, a grandi risultati sportivi ed alla realizzazione di importantissimi obiettivi. Sebbene queste patologie, quando non gestite in maniera costante e seria, limitino in maniera pesante la vita di chi ne è affetto, una corretta informazione ed un intervento immediato non provocherà effetti sulla qualità della vita, ne’ a livello sociale, ne’ affettivo”. I NUMERI, IN ITALIA E IN EUROPA - Si stima che oltre 5 milioni di persone nel mondo siano affette da MICI, di cui circa 2 milioni nel Nord America e quasi 3 milioni in Europa. In Italia, pur mancando dati epidemiologici nazionali, vengono stimate oltre 200mila persone affette da colite ulcerosa o malattia di Crohn. "Il problema - spiega il Prof. Alessandro Armuzzi, Segretario Generale IG-IBD Fondazione Policlinico Gemelli - Uni-

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TEMPO LIBERO

Collezioni curiose

Ruben Cazzola

Dottore in Comunicazione, Media e Pubblicità.

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ollezióne s. f. [dal lat. collectio -onis, der. di colligĕre «raccogliere». – 1. Raccolta ordinata di oggetti della stessa specie, che abbiano valore o per loro pregio intrinseco o per loro interesse storico o artistico o scientifico o semplicemente per curiosità o piacere personale.

le civiltà dall’età del rame all’ellenismo, proseguendo via via nei secoli con i romani. Le collezioni romane erano frutto di bottini di guerra e venivano esposte sia per celebrare una vittoria, ma anche per senso estetico. I collezionisti, in tutte le fasi storiche, sono da sempre condizionati da due impulsi: se da un lato si tende a raccogliere solo per sé stessi, dall’altro si vuole anche mostrare quanto accumulato come segno del proprio potere. Nel Medioevo le collezioni erano per lo più legate a motivi religiosi: Reliquie, resti di martiri e oggetti legati alla Passione di Cristo o alla sua vita, iniziarono ad essere accumulati soprattutto lungo le vie dei grandi pellegrinaggi. Durante il XVI secolo, invece, il collezionismo prese una piega più enciclopedica.

Se pensiamo al collezionismo, tendiamo a concentrarci sulla storia moderna e contemporanea di questo fenomeno e sulle sue connessioni con il mondo dell’arte. Questa prospettiva però, è limitante e non ci permette di comprendere fino in fondo il valore storico e culturale di una pratica millenaria che è giunta ai giorni nostri. Le collezioni, nel corso dei secoli, non solo ci hanno mostrato un campione del gusto e della moda del proprio tempo, ma rappresentano, prima di tutto, un fenomeno antropologico.

BREVE STORIA DEL COLLEZIONISMO

I corredi funerari sono tra i più antichi esempi di collezionismo; una pratica antichissima e comune a tutte

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IL COLLEZIONISMO OGGI

Oggi il fenomeno del collezionismo è una pratica molto comune, non più riservata ad un pubblico ristretto. Tutti possono iniziare una collezione, fin da piccoli. Basti pensare agli album di figurine, passando poi per la raccolta di monete, francobolli, cartoline e le ricercatissime schede telefoniche di un tempo. Quali sono le collezioni più curiose? Pietro Cazzola

Direttore Responsabile presente le linguette metalliche Avete che da sempre vengono utilizzate nelle bevande gassate per garantire l'aperagricolae, tura? M. atelli Todd spinosus ha iniziato iocari a collezionare etiam concubine insectat fidulinguette in alluminio nel 2012 e da alChirographi vix verecunde loracias. è riuscito a contarne l’incredibileadquireret Octavius. Cathedras numero di 22.000.000.

M. Baines ha collezionato dalla primissima uscita tutti i giochi dell’Happy Meal arrivando a 7.500 pezzi.

C

bilis apparatus bellis insectat optimus gulosus agricolae. “Cos’è definitiva Cathedras in iocari fiducias. una collezione? Tremulus zothecas aegre fortiter seoratori, quamquam agnascor pretosius matrimonii. Ca- nesceret Un mondo dentro pessimus saetosus ossifragi neglegenter il mondo.” miscere Pompeii, utcunque appaMarco Belpoliti ratus bellis satis fortiter insectat incredibiliter quinquennalis (Scrittore, critico letterario quadrupei. Lascivius oratori pessie accademico italiano). mus celeriter adquireret chirographi, semper utilitas apparatus bellis vix fortiter praemuniet verecundus catelli. Apparatus bellis adquireret plane thedras adquireret perspicax chiro- adfabilis zothecas. Fiducias conugraphi. Rures senesceret ossifragi. bium santet Medusa, quamquam agricolae frugaliter suffragarit Suis celeriter gulosus ossi-L'italiano, B. Amatore (nomen omen),per- K. Bannister ha invece creato un vero K. Strickland ha insectat al suo attivo più di colleziona profilattici dalle più di3.000 annaffiatoi tanto da essere chiae proprio museo con più di 17.000 baspicax2.000 zothecas. Utilitas quadrupei fragi. Fragilis fiducias deciperet sparate partifermentet del mondo.Aquae L’uomoSulis. ha racmato “annaffiatoio man”; nane provenienti da tutto il mondo. divinus suis. contato di aver iniziato la sua collezione Agricolae vocificat satis quinquen- Augustus vix libere iocari matrimouna confezione condom nii, utcunque adfabilisdichirographi nalis suis, iam vix adlaudabilis rurescomprando nel distributore automatico di un bagno deciperet oratori, et satis tremulus senesceret cathedras, etiam chiro- foto da: https://funnyjunk.com/ funny_pictures/473e da quel momento amici, conoscenti e 6016/Banana+club/ apparatus bellis adquireret syrtes. graphi satis celeriter imputat fidufamigliari, lo hanno aiutato nella sua racVerecundus ossifragi circumgrediet colta, acquistando scatole di preservautilitas syrtes. Agricolae suffragarit tivi da ogni parte del mondo, nei loro rures, verecundus viaggi oltreiam i confini italiani. suis corrumperet plane adfabilis catelli. Agricolae mi-

Perspicax cathedras insectat syrtes, quamquam pretosius ossifragi plane infeliciter agnascor zotheV. Niek di marketing olancas,consulente semper aegre saetosus apdese, è fra i collezionisti di sacchetti paratus bellis incredibiliter libere per insectat mal di aereo da tutto il mondo: fiducias. Quinquennalis Nella sua vita Niek ha collezionato ben oratori amputat satis parsimonia 6.000 diversi sacchetti volando con le quadrupei, quod adlaudabilis più disparate compagnie aere in giro rures plane celeriter agnascor per il mondo. Quella che è iniziata comezothecas. una sfida con un amico, è poi divenuta comiter iocari incredibiliunaOssifragi vera e propria ossessione. ter gulosus fiducias, iam vix adfa-

scere Medusa, quamquam zothecas iocari incredibiliter parsimonia agricolae, iam adfabilis ossifragi frugaliter Ci sono ancheinseccollezioni più creepy come perquadrupei, esempio quella di R. John il tat utilitas è un singolare etiam quale pessimus verecun-collezionista di capelli umani. Da proprietario di un negodus ossifragi praemuniet zio di antiquariato nel Connecticut John gulosus zothecas, utcunha collezionato capelli di personaggi que perspicax oratori coimportanti come Abraham Lincoln, John nubium santet saburre. F. Kennedy, Elvis Presley e centinaia di Octavius altri suffragarit personaggi gulostorici. sus quadrupei. Rures co-

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DERMATOLOGIA

Come proteggere la pelle in inverno Paolo Pigatto

Direttore U.O. Dermatologia IRCCS – Istituto Ortopedico Galeazzi, Università degli Studi di Milano.

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uperato il periodo estivo-autunnale vi è un erroneo convincimento che la cute sia al riparo dagli agenti nocivi in quanto meno esposta alle radiazioni solari e alle punture di insetti. Tuttavia con l’arrivo dell’inverno, e quindi del freddo, la cute, per effetto della vasocostrizione del microcircolo, appare spesso più secca ed è pruriginosa. A ciò si deve aggiungere che con il ridursi della temperatura ambientale le patologie dermatologiche già in atto (es. dermatite atopica, psoriasi) vanno incontro a peggioramento e, inoltre, possono comparire le cosiddette dermatiti da freddo, la più frequente delle quali è quella delle mani. Anche le orecchie e il naso possono essere oggetto di dermatite da freddo che colpisce più frequentemente giovani donne magre con scarso pannicolo adiposo termoprotettivo. Particolarmente suscettibili nei confronti di questo disturbo sono i soggetti con “pelle sensibile” (per alcuni autori “reattiva”) che è definita come una condizione caratterizzata da

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CORREVA L’ANNO • Impresa dei Mille • Charles Darwin pubblica il saggio

“On the Origin of Species by means of Natural Selection” • Abramo Lincoln eletto Presidente USA

• Gaspare Campari inventa una nuova bevanda

• Gaston Plante presenta la prima batteria al piombo

• Pio IX promulga la lettera apostolica “Cum Catholica Ecclesia” • Viene formulata la crema dermoprotettiva PREP®

PROPRIETÀ CHE DEVE POSSEDERE UNA CREMA DERMOPROTETTIVA OTTIMALE: Tabella 1.

• ESSERE ANTISETTICA • DONARE SOLIEVO IN CASO DI ARROSSAMENTI CAUSATI DA SOLE, • • • •

FREDDO E VENTO IDRATARE E PROTEGGERE LE MANI SCREPOLATE LENIRE LE IRRITAZIONI DA RASATURA E DEPILAZIONE PROTEGGERE DALLE IRRITAZIONE DA PANNOLINO ESSERE SENZA PARABENI (dannosi per la salute)

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una ridotta tolleranza cutanea a fattori esogeni (freddo, caldo, vento, acqua, smog, cosmetici) e a procedure cosmetiche (peeling, rasature, cerette, ecc.). Occorre ricordare che uno studio condotto dalla International-Italian Society of Plastic-Aesthetic Dermatology (ISPLAD) ha evidenziato che nel nostro Paese che la prevalenza della cute sensibile è superiore al 54,9%! Nel caso della dermatite da freddo della mano la sua superficie cutanea diventa ruvida ricordando al tatto la sensazione della carta abrasiva e possono comparire dolorose ragadi ai polpastrelli e geloni (eritema pernio), con conseguenti impedimenti funzionali. La prevenzione delle dermatiti da freddo si basa su alcuni punti fondamentali: • proteggere efficacemente le parti esposte (guanti, paraorecchie); • diminuire i lavaggi e non utilizzare detergenti schiumogeni (il freddo riduce la sintesi dei lipidi cutanei); • utilizzare una crema dermoprotettiva (Tabella 1). A quest’ultimo proposito occorre ricordare che dal 1860 è disponibile una crema dermoprotettiva (PREP®) che in virtù della sua composizione (Tabella 2) salvaguarda la cute da irritazioni di vario genere con rapido sollievo dei sintomi.

Letture consigliate Zhang X, Zeng W, Liu H, et al. Adherence to Moisturizing Subjects in Patient with Dry Skin in the Winter. J Cosmet Sci. 2019; 70(2):107-109.

Chiarelli G, Pigatto P, Rinaldi F, et al. Pelli intolleranti: le esperienze cliniche con una nuova linea di trattamento topico. J Plastic Dermatol. 2008; 4(2):215-221.

Engebretsen KA, Johansen JD, Kezic S, et al. The effect of environmental humidity and temperature on skin barrier function and dermatitis. J Eur Acad Dermatol Venereol. 2016; 30(2):223-49.

Sparavigna A, Setaro M, Bruno F. “Pelle sana”: uno studio italiano sulla popolazione sana riguardo ad abitudini di vita e di trattmento della cute, con particolare attenzione al fenomeno della “pelle sensibile”. J Plastic Dermatol. 2005; 1(1):13-16.

Tabella 2. Olii essenziali per una dermoprotezione ottimale. Canfora: lenitivo, antisettico, rinfrescante, antipruriginoso Mentolo: rinfrescante, dermopurificante, calmante Olio Essenziale di Garofano: antisettico, antipruriginoso Olio Essenziale di Menta: antipruriginoso, rinfrescante, dermopurificante, lenitivo Timolo: cicatrizzante, astringente, antiossidante, antisettico

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AMBIENTE

La salute dell’aria

Mauro Prada

Fisico presso ARPA Lombardia.

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a respirazione è una cosa importante, tanto che è un’azione involontaria, in modo da non dimenticarcene… ma cosa respiriamo? Com’è la salute dell’aria che respiriamo? Innanzitutto, un consiglio: respiriamo con il naso! Questo, oltre a darci delle utili indicazioni tramite il riconoscimento degli odori – di cui potremmo trattare in un prossimo articolo – permette di filtrare l’aria: le cavità nasali sono infatti provviste di folti e

lunghi peli, chiamati vibrisse che riescono a intrappolare buona parte delle particelle. Le particelle di polvere (PM) rappresentano il principale fattore di inquinamento nel periodo invernale, in quanto generate direttamente dai sistemi di combustione e in via secondaria a partire da altri gas inquinanti (come gli ossidi di azoto, NOx), che favoriscono l’aggregarsi di atomi a formare particelle ultrafini. Le particelle, e in generale gli inqui-

nanti da combustione e i composti organici volatili non si trovano solo sulle strade trafficate e nelle città, ma possono concentrarsi anche nelle nostre abitazioni (inquinamento indoor) è bene quindi effettuare il ricambio d’aria ogni giorno. All’interno delle abitazioni e negli ambienti urbani, può essere presente in maniera significativa il monossido di carbonio (CO), questo è un gas incolore e inodore derivato principalmente dalla combustione, molto tossico per l’uomo.

Testa di campionamento che permette di selezionare solo la frazione sottile delle polveri (PM10)

Filtro bianco prima del campionamento

Filtro nero dove si sono depositate le particelle fini durante il campionamento

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Cabina di monitoraggio della qualità dell’aria Nel periodo estivo è invece l’ozono (O3) ad essere l’inquinante che desta più preoccupazione in quanto, derivando da reazioni fotochimiche (favorite cioè dai raggi solari), raggiunge concentrazioni elevate nelle ore calde della giornata: è consigliato non uscire in queste ore, soprattutto ad anziani e bambini. Una buona notizia arriva invece dagli ossidi di zolfo (SOx), la cui elevata concentrazione in passato ha causato fenomeni di pioggia acida e smog, negli ultimi anni si è avuto una diminuzione netta di questo inquinante grazie all’uso di combustibili a basso contenuto di zolfo. Gli idrocarburi policiclici aroma-

tici (IPA) sono composti inquinanti presenti nell’atmosfera in forma di vapore o adsorbiti al particolato e derivano dai processi di combustione incompleta. Oltre alle sorgenti naturali (vulcani e incendi boschivi) le principali fonti di emissione antropiche sono il traffico autoveicolare (scarichi dai motori a benzina e diesel) e i processi di combustione di materiali organici contenenti carbonio (ad esempio biomassa e carbone). Il più noto idrocarburo appartenente a questa classe è il Benzo(a)pirene B(a)P, classificato dallo IARC come cancerogeno per l’uomo. In Italia si ha una situazione critica nelle aree densamente abitate e in particolare nel bacino padano (una delle zone più critiche dell’intera Europa), in questo contesto si stanno predisponendo politiche per il miglioramento della qualità dell’aria: limitazioni progressive della circolazione dei veicoli più inquinanti, regolamentazione dell’uso dei caminetti a legna,

definizione ed adozione di “standards” emissivi comuni per le attività produttive e per le sorgenti civili, miglioramento dell’inventario delle emissioni INEMAR (INventario EMissioni ARia), a supporto dell’elaborazione e della verifica dei piani e programmi regionali infatti grazie a questo strumento di pubblica consultazione è possibile avere una panoramica territoriale di quali sono le zone con i maggior rilasci di emissioni inquinanti in atmosfera; per ogni inquinante è possibile analizzare quali sono le attività economiche, agricole o industriali che contribuiscono maggiormente all’emissione.

Cosa possiamo fare? Fare attenzione ad utilizzare razionalmente le diverse forme di energia, ad esempio: 1.

Prestando attenzione ad utilizzare energie rinnovabili e nei modi più efficienti e sostenibili (ad esempio scaldando una tazza di acqua per il tè nel microonde piuttosto che sul gas).

2.

Adottando uno stile di guida tranquillo evitando accelerazioni e frenate brusche, mantenendo una velocità costante non superiore ai 120 km/h.

3.

Usando le scale al posto dell’ascensore, quando è possibile, oltre a benefici fisici questo permette un risparmio dell’energia elettrica prodotta ancora in gran parte da fonti non rinnovabili.

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Link/Letture consigliate www.arpalombardia.it

Bacino padano (immagine NASA)

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Decreto Legislativo 13 agosto 2010, n. 155 inemar.eu https://www.who.int/ceh/publications/airpollution-child-health/en/


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MUSICA

COMA_COSE Milano, la spensieratezza e la riflessione in formato Pop-rap Alessia Bisini

Dottore in Lingue, Comunicazione e Media.

A

distanza di soli cinque mesi dall’uscita del primo LP Inverno Ticinese, i Coma_Cose, nuova promessa della musica italiana, hanno rilasciato il loro album di debutto: Hype Aura (Asian Fake/Sony BMG). Il duo composto da Fausto Zanardelli e Francesca Mesiano, in arte Fausto Lama e California, ha inciso un disco che stravolge le regole odierne di creazione del prodotto discografico nostrano. Il loro avvento sulla scena musicale, fin dal 2017, è stato contrassegnato principalmente dall’uscita di una carrellata di singoli che non hanno mai rispettato la tradizionale liturgia “singolo/album/videoclip ufficiale”. Anticipato dai singoli GRANATA e VIA GOLA, Hype Aura è un LP innovativo, che non ha paura di osare, di uscire dagli schemi, di scostarsi dai canoni di quello che dovrebbe essere un disco tradizionale, in quanto a contenuti e sonorità. Ciò è intravedibile a partire dal titolo stesso: il titolo “Hype Aura” deve essere letto come “hai paura”, ergo la paura di non riuscire a soddisfare le aspettative di un pubblico che cambia gusti e modalità di consumo della musica stessa con estrema rapidità. Il risultato è pienamente convincente, poiché il rap si fonde con il cantautorato, l’elettronica e il pop non convenzionale, mescolando sapientemente generi e attitudini diverse.

Fausto e Francesca raccontano Milano, l’indiscussa protagonista dei loro testi nonché il luogo di nascita del progetto Coma_Cose. In un’intervista rilasciata per illibraio.it, il duo ha raccontato come Il capoluogo lombardo sia una vera e propria giungla urbana da cui trarre ispirazione e di cui sentirsi una parte integrante, viva: “Da bravi pro-

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CARSI” racconta cosa significhi avere 20 anni nel 2019, con tutti i suoi alti e bassi. Si passa dalla malinconia di “BEACH BOYS DISTORTI” ai primi incontri e ai nuovi inizi descritti in “A LAMETTA”. Chiude il cocktail di suoni e generi “INTRO”, che in un qualsiasi disco verrebbe collocato proprio all’inizio, per introdurre una storia. Quella dei Coma_Cose invece si chiude, ma solo metaforicamente. La loro musica continua a suonare, accompagnata dai ripetuti giochi di parole che contraddistinguono le loro canzoni.

vinciali, una volta sbarcati a Milano ci siamo posizionati a Porta Genova – Milano Sud, perché ci fa sentire più vicini all’idea di paese”. Nella traccia di apertura dell’album, “Granata”, i Coma_Cose cantano “Mai una Gioia tranne la fermata prima di Centrale”, mentre in “Squali” ricordano all’ascoltatore che “In fondo siamo dei pescecani, e anche se a Milano non c’è il mare noi rimaniamo squali”.

TRACKLIST HYPE AURA GRANATA MANCARSI BEACH BOYS DISTORTI VIA GOLA A LAMETTA S. SEBASTIANO MARIACHIDI SQUALI INTRO

Ascoltando Hype Aura, non si trovano solo riferimenti alla città considerata a tutti gli effetti il polo dell’industria musicale nazionale, ma si trova anche tanta spensieratezza e voglia di far riflettere l’ascoltatore. La già citata “GRANATA” illustra il desiderio di appartenenza e di ricerca di un’identità definita, “MAN-

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MEDICINA INTERNA

I superfood Maria Perticone

Medico Chirurgo Specialista in Medicina Interna. Assegnista di Ricerca presso Università Magna Graecia di Catanzaro. Presidente Sezione Regionale Calabria - Società Italiana dell’Obesità (SIO).

brano essere molti, attribuibili alle proprietà antinfiammatorie, antiossidanti, energizzanti, ecc. possedute da questi alimenti.

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egli ultimi anni sentiamo sempre più spesso parlare di superfood; ma sappiamo cosa sono realmente e quale sia il loro campo di utilizzo? Il termine superfood (letteralmente “supercibo”) si riferisce ad alcuni alimenti che hanno proprietà benefiche per la salute. Tali alimenti vengono anche definiti alimenti funzionali o nutraceutici, e sempre più frequentemente si reperiscono sugli scaffali del supermercato in risposta alla maggiore consapevolezza che i consumatori hanno rispetto al cibo. Il termine venne usato per la prima volta nel 1949 in un giornale canadese, nel quale si descrivevano alcune presunte qualità nutrizionali di un muffin. Nel 2004 venne coniato il termine superfruit, una designazione riservata ad alcuni frutti con presunte proprietà benefiche e, successivamente, il termine di supergrain riferito ai cereali con particolari proprietà nutrizionali.

Sebbene la richiesta di alimenti funzionali stia aumentando da parte dei consumatori, sempre più attenti alla qualità del cibo, al momento la comunità scientifica non si è espressa in maniera univoca in merito all’effettiva utilità dei superfood. È per tale motivo che dal 2007 in Unione Europea, se non sostenuto da ricerche scientifiche accreditate e riconosciute, è stato proibito il commercio di superfood accompagnati da health claims (indicazioni su eventuali effetti benefici/terapeutici per la salute). Che il mercato dei superfood sia in costante crescita è testimoniato dal fatto che nel 2008 il gruppo superfruit è rientrato nella "top 10" delle tendenze globali. L’attuale definizione di superfood si applica ad alimenti di origine vegetale con dimostrate – in maniera più o meno rigorosa – proprietà in grado di incidere in maniera positiva sulla qualità di vita e sulla prevenzione di alcune malattie. I vantaggi di questi alimenti sem-

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I superfood possono essere introdotti nella nostra alimentazione sotto forma di semi, di estratti, di succhi, di tisane o di integratori. La loro lista non è semplice da completare, dato che spesso se ne aggiungono altri man mano che si evidenziano particolari proprietà. Nella pagina successiva sono elencati quelli più diffusi e con una maggiore quantità di letteratura scientifica a supporto. Letture consigliate van den Driessche JJ, et al. Effects of superfood on risk factors of metabolic syndrome: a systematic review of human intervention trials. Food Funct. 2018; 9:1944-1966. Davidson E, et al. Prevention of urinary tract infections with vaccinium products. Phytother Res. 2014; 28:465-470. Potterat O, et al. Goji (Lycium barbarum and L. chinense): phytochemistry, pharmacology and safety in the perspective of traditional uses and recent popularity. Planta Med. 2010; 76:7-19. Rahmani AH, et al. Active ingredients of ginger as potential candidates in the prevention and treatment of diseases via modulation of biological activities. Int J Physiol Pharmacol. 2014; 6:125-136. Grassi D, et al. Cocoa reduces blood pressure and insulin resistance and improves endothelium-dependent vasodilation in hypertensives. Hypertension. 2005; 46:398405.

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SUPER ALIMENTI, Acqua di cocco: è una bevanda che proviene dalle noci ancora verdi, ha contenuti elevati di potassio e particolari effetti idratanti.

Bacche di Goji: si presume posseggano capacità antinfiammatorie oltre che stimolanti per il sistema immunitario. Inoltre contengono alte percentuali di omega 3 e 6.

Spirulina: micro alga ad alto contenuto di sali minerali e vitamine del gruppo B. Gli alti contenuti di calcio e ferro, inoltre, sono un valido integratore per una dieta. L’estratto di spirulina ha azione ricostituente di sostegno. Con vitamina B2 e acido pantotelico, riduce l’affaticamento.

Barbabietole: possono essere mangiate come verdure, o bevute sotto forma di succo; contengono alte quantità di ferro, calcio, fosforo, sodio, vitamine del gruppo B e C.

Avocado: è un frutto con un alto potenziale calorico e grassi polinsaturi molto utili per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari.

Frutto del baobab: contiene elevate percentuali di vitamina C (per la normale funzione del sistema immunitario), fibre, e beta-carotene. La polvere di baobab riduce stanchezza e affaticamento.

Curcuma: è molto utilizzata per le sue capacità antiossidanti, analgesiche e cicatrizzanti. Associata al pepe favorisce la digestione.

Melograno: i suoi chicchi non solo sono ricchi di sali minerali, ma agiscono anche come drenante e presentano un alto contenuto di vitamina C.

Radici di Maca: è una radice da cui viene prodotto un estratto considerato energizzante e anche altamente afrodisiaco. Per questo spesso vengono utilizzate per curare il calo del desiderio. Inoltre interviene sui muscoli allontanando il senso di fatica con effetto tonificante.

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Semi di Chia: i semi derivano dalla Salvia Hispanica, una pianta del sud-America, e contengono alte percentuali di omega 3.

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Mirtilli: hanno un alto contenuto di antiossidanti, utili per salute degli occhi e nel prevenire le cistiti. Riduce la pesantezza delle gambe migliorando la funzionalità del microcircolo.

Tè verde: contribuisce a migliorare la circolazione, eliminando i liquidi in eccesso. Inoltre interviene anche nella riduzione del peso corporeo grazie alla presenza di alta percentuale di polifenoli.


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I CIBI DEL FUTURO Bacche di Acai: sono dei semi particolarmente ricchi in antiossidanti.

Matcha: tè verde dalle innumerevoli proprietà: antiossidante, favorisce il drenaggio dei liquidi corporei, riduce il colesterolo ematico, migliora la tolleranza al glucosio.

Caffè verde: potente antiossidante che aiuta a perdere peso influenzando il metabolismo e il controllo degli zuccheri nel sangue. Riduce la pressione sanguigna.

Cacao: è un antiossidante molto potente grazie a un'alta concentrazione di flavonoidi.

Quinoa: è uno dei pochi elementi vegetali che ha un alto contenuto di amminoacidi essenziali, proteine, vitamine e sali minerali. Interviene nel migliorare il metabolismo, oltre ad avere alte percentuali di antiossidanti e di calcio. Viene spesso utilizzata nelle diete dato il suo effetto saziante.

Zenzero: un ingrediente molto utilizzato nella preparazione di tisane e di dolci e può essere ingerito anche a piccoli pezzi. È un potente antiossidante, oltre ad avere effetti antinfiammatori e antidolorifici.

Ashwagandha: pianta nativa del nord Africa e dell’India. Riduce lo stress, l’ansia e l’insonnia. Migliora la fertilità maschile. Ha azione tonica, è utile nell’ipotiroidismo. Negli sportivi aumenta la resistenza alla fatica.

Mora: garantisce la motilità intestinale, il buon funzionamento delle vie urinarie e del sistema immunitario.

Liquirizia: favorisce la digestione, è un buon espettorante, emolliente; ha azione antiflogistica ed è utile nei disturbi articolari.

Moringa: è un vero e proprio superfood che aiuta a mantenere l’equilibrio del peso corporeo e del metabolismo dei lipidi. Ha proprietà antimicrobiche, antiossidanti e antiiperglicemiche.

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Cannella: viene utilizzata per i disturbi legati al freddo; è una spezia afrodisiaca. Rimedio naturale contro dispepsia.

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LE NUOVE TISANE CALDE

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L’Angelica propone la migliore selezione di Superfood che, Ogni mix

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tripudio di sapori inconfondibile.

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