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Cibus, l'edizione della ripartenza supera

le attese (con qualche ombra)

Stefania Lorusso, direttrice editoriale Edizioni DM

L’edizione 2022 di Cibus ha superato le attese tornando a numeri pre-pandemia nonostante lo spettro del Covid e il conflitto in Ucraina. 60mila gli operatori professionali registrati tra gli stand, di cui 3mila top buyer esteri. A esporre circa 3mila imprese, a stragrande maggioranza "nostrane". Passeggiando per i gremiti corridoi dei padiglioni si è respirata finalmente un’aria più distesa e rilassata delle altre manifestazioni post pandemia: manager soddisfatti, poche mascherine, sorrisi, strette di mano e anche qualche abbraccio. La 21° edizione della fiera è stata una rappresentazione corale della vitalità del made in Italy agroalimentare e della kermesse che lo rappresenta da oltre quarant’anni. A dimostrazione che in un anno comunque difficile, stretto tra inflazione, effetto guerra e rischio di flessione dei consumi interni, l’arrivo degli investimenti del Pnrr e la continua crescita dell’export nelle geografie chiave possono però consentire un’ulteriore lievitazione del comparto nel medio periodo. Un comparto che vale circa 538 miliardi di euro lungo l’intera filiera allargata dal campo alla tavola, che vogliono dire il 25% del Pil tricolore, 4 milioni di lavoratori impegnati in 740mila aziende agricole, 70mila aziende alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio. Solo lo scorso anno l’export dei nostri prodotti ha fatto registrare un aumento record del 23,1% con una proiezione in valore su base annua di 50 miliardi. È con questo patrimonio che Parma ha dato già appuntamento all’edizione light del 2023 che si terrà in concomitanza con il Vinitaly e accoglierà una novità non di poco conto che ha già scatenato le prime polemiche, ovvero l’apertura al settore ortofrutticolo fresco (tutto questo proprio mentre si chiude la tre giorni di Macfrut a Rimini). L’amministratore delegato Cellie ha subito messo le mani avanti specificando che non si tratta di nessuna competizione e che la decisione è stata dettata dalla richiesta dei buyers esteri di completare l’offerta del made in italy, anche nell’ultrafresco. Eppure, se per Cellie questa mossa non va assolutamente a intaccare la partnership con Macfrut di Rimini, con cui si è realizzato un proficuo scambio di buyer esteri, Renzo Piraccini, presidente di Cesena Fiere e patron della fiera riminese, la vede diversamente (pur dichiarandosi al momento tranquillo). Resta, infine, il nodo da sciogliere della potenziale alleanza con Tuttofood di Fiera Milano ancora al vaglio degli azionisti. La domanda sorge spontanea: ce la faranno prima o poi i nostri enti fieristici a fare sistema?

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