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tascabili dell’ambiente

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Giuseppe Magro

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una rivoluzione digitale per la sostenibilità realizzazione editoriale Edizioni Ambiente srl www.edizioniambiente.it progetto grafico: GrafCo3 Milano immagine di copertina: elaborazione GrafCo3 Milano © 2015, Edizioni Ambiente via Natale Battaglia 10, 20127 Milano tel. 02 45487277, fax 02 45487333

Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, comprese fotocopie, registrazioni o qualsiasi supporto senza il permesso scritto dell’Editore. ISBN 978-88-6627-163-5 Finito di stampare nel mese di aprile 2015 presso GECA S.r.l., San Giuliano Milanese (Mi) Stampato in Italia – Printed in Italy Questo libro è stampato su carta certificata FSC i siti di edizioni ambiente: www.edizioniambiente.it www.reteambiente.it www.nextville.it www.puntosostenibile.it www.freebookambiente.it seguici anche su: Facebook/EdizioniAmbiente Twitter.com/EdAmbiente

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Giuseppe Magro

open data e ambiente Una rivoluzione digitale per la sostenibilitĂ

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indice

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premessa

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1. collaborazione, conflitto e responsabilitĂ

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2. la sostenibilitĂ in un mondo interconnesso

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3. un nuovo paradigma

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4. cittadini, istituzioni e imprese nella piattaforma di q-cumber

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5. la rivoluzione sul palmo di mano

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6. conclusioni

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note

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bibliografia

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ringraziamenti

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Dedico questo libro al Territorio. Alle persone che ogni giorno hanno il coraggio straordinario di credere che sia possibile migliorare la convivenza su questo pianeta.

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premessa

Questo è un libro sulla sostenibilità ambientale. È un libro sulla collaborazione tra individui e sulla sostenibilità degli ecosistemi umani nell’era della conoscenza digitale. Parla di impatti sulla salute, di responsabilità e consapevolezza sociale. È un libro sui rischi e sulle opportunità che derivano dall’aver interposto un’interfaccia digitale tra noi e il mondo. È un libro sul territorio, sulla solidarietà tra le persone e sulla qualità della vita, ma anche sul degrado, l’alienazione sociale e le ingiustizie. Ma soprattutto questo è un libro sulla speranza e sull’idea che la consapevolezza di essere tutti connessi in un unico ecosistema renderà i nostri comportamenti più sostenibili per l’ambiente e per la nostra vita.

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1. collaborazione, conflitto e responsabilità

1.1 la sostenibilità come processo di ricerca collettivo su scala globale L’idea di sostenibilità è, assieme a quella di libertà, una delle più condivise che il genere umano abbia mai avuto. Peraltro, ciò che è sostenibile1 per qualcuno può non esserlo per qualcun altro, una comunità umana può approvvigionarsi di risorse in modo da soddisfare i propri bisogni e quelli dei propri discendenti, ma ciò potrebbe essere causa d’insostenibilità per altre comunità vicine. Nella storia, la ricerca della sostenibilità, intesa come l’insieme delle attività volte al mantenimento delle condizioni di approvvigionamento di risorse naturali nel tempo (cibo, energia, acqua, suoli, ecc.), è probabilmente il primo fattore che ha determinato conflitti, dalle aggressioni delle popolazioni nomadi alle grandi guerre di conquista degli imperi, fino ad arrivare ai comitati contro le discariche. La sostenibilità dei supermercati, pieni di slogan bio-eco che invocano questa impalpabile entità, rappresenta solo l’apice di un processo di greenwashing2 che sta affermandosi su scala planetaria a una velocità nemmeno paragonabile ad altre ideologie del passato. Conviene guardarci dentro. Partiamo dal presente:

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oggi nessuna persona impegnata in un ruolo pubblico, dai capi di stato agli assessori dei comuni montani di quattrocento abitanti, si sognerebbe di pronunciarsi pubblicamente contro la sostenibilità. A prescindere dai comportamenti dichiarati, l’adesione formale e propagandistica al mito contemporaneo della sostenibilità è trasversale agli schieramenti politici, alle vecchie ideologie e a ogni passata appartenenza a qualcosa. Anche il ministro dell’ambiente cinese si è più volte pronunciato a favore della sostenibilità, riferendosi agli scenari di sviluppo di una potenza ormai planetaria, sulle cui esigenze dei prossimi anni, in termini di risorse energetiche e alimentari, si stanno arrovellando gli economisti, che cercano una soluzione presentabile e vendibile alle migliaia di convegni e simposi, locali e internazionali sull’ambiente.3 Tutti sostenibili, quindi dove sta il problema? Nelle cifre e nei fatti. Partiamo da un numero, ne basta uno solo per capire la situazione: dal 2011 siamo in sette miliardi sulla Terra.4 Mai accaduto nella storia del genere umano. La Terra non è in grado di sostenere uno sviluppo di questa portata. Nessun catastrofismo o demagogia: ogni struttura, antropica oppure naturale (e oggi la separazione risulta complicata) ha un limite di portata, un punto di massima sollecitazione oltre al quale si producono danni irreversibili. Il problema è macroscopico e ramificato su scala globale. Il famoso battito d’ala di farfalla, in grado di generare tempeste dall’altro capo del pianeta,5 è la metafora perfetta per comprendere cosa significhi l’impatto ambientale. Per molto, moltissimo tempo, abbiamo potuto permetterci di agire senza considerare le conseguenze ambientali delle nostre azioni; ma ciò è stato possibile fino a quando la portata delle azioni, in termini di energie in gioco, era tale da poter essere assorbita dal sistema. Lo sviluppo tecnologico e


3. un nuovo paradigma

3.1 la piattaforma della sostenibilità q-cumber.org Q-cumber nasce come una mappa della sostenibilità in cui ciascuno può conoscere il livello di qualità ambientale di un territorio e contribuire in modo collaborativo a migliorarlo. Il livello di qualità ambientale di un territorio è dato da molti fattori ed è descrivibile da una miriade di possibili indicatori; se consideriamo che la chimica ha prodotto in 100 anni migliaia di nuove sostanze30 ci rendiamo immediatamente conto di quanto possa essere complicato avere una visione organica degli impatti su un territorio. Considerando che ogni punto del territorio presenta caratteristiche specifiche e dinamiche differenti da altri luoghi anche vicini, si ha la sensazione che il controllo ambientale sia un’impresa al limite dell’irrealizzabile. La conoscenza del territorio è un processo dinamico che avviene progressivamente e può essere realizzata solo impiegando tutte le risorse di cui il territorio dispone: chi lo abita per esempio. Ciascun abitante del territorio è uno straordinario dispositivo di osservazione: è fortemente motivato, e nessuna sonda, per quanto tecnologicamente avanzata e intelligente, può competere con lui. Certo, se si tratta di rilevare la concentrazione di pm10, né il nostro olfatto né la nostra vista possono venire in aiuto, ma la concentrazione di un inquinante è solo una piccola parte di ciò


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che è necessario conoscere per migliorare il livello di sostenibilità del territorio. Il monitoraggio viene progettato sulla base di specifiche linee guida31 che prevedono la caratterizzazione degli impianti e delle infrastrutture, delle condizioni meteoclimatiche, dell’idrologia e di tutto ciò che può fornire informazioni rispetto a ciò che stiamo cercando: gli impatti ambientali. Proprio per l’estrema complessità dei territori è necessario ricorrere a forme nuove di osservazione e acquisizione dei dati, sia che si tratti di dati analitici ottenibili con determinate strumentazioni sia che si tratti di comportamenti potenzialmente illeciti rispetto ai quali non sempre si dispone di strumenti e di misure. In ogni provincia italiana esistono migliaia di stressor che svolgono le funzioni più disparate, dal consentire collegamenti viari, alla produzione di prodotti oppure al trattamento di rifiuti. Questa consistente popolazione di “oggetti”, che operano a diretto contatto con le matrici ambientali scambiando continui flussi di materia ed energia, rappresenta un carico antropico che, soprattutto in alcune zone, ha raggiunto livelli di guardia. Molte aree del nostro paese risultano infatti ambientalmente impoverite e degradate proprio a causa del cumulo degli impatti subito nel tempo. In queste zone la capacità di carico è stata superata e le componenti naturali non sono state in grado di ripristinare le condizioni di sostentamento dei principali processi naturali, per cui assistiamo a un consistente impoverimento degli ecosistemi,32 proprio a ridosso delle nostre abitazioni. Questa perdita di complessità costituisce uno degli elementi maggiormente critici, perché riduce la capacità con cui la natura nei millenni ha consentito l’affermarsi e il mantenimento degli equilibri necessari alla vita sul pianeta. Per anni si è pensato che non sarebbe certo stato il nuovo piazzale asfaltato di un centro commerciale a incidere sugli equilibri di

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3. un nuovo paradigma

figura 1

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elementi di stressor nel nord italia

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