Blue economy

Page 1


00_Colophon_Blue Economy_saggistica 24/09/10 14.42 Pagina 2


00_Colophon_Blue Economy_saggistica 24/09/10 14.42 Pagina 1

BLUE ECONOMY 10 anni

100 innovazioni 100 milioni di posti di lavoro


00_Colophon_Blue Economy_saggistica 24/09/10 14.42 Pagina 2


00_Colophon_Blue Economy_saggistica 27/09/10 15.23 Pagina 3

GUNTER PAULI

BLUE ECONOMY NUOVO RAPPORTO AL CLUB DI ROMA 10 ANNI

100 INNOVAZIONI

100 MILIONI DI POSTI DI LAVORO Prefazione di Catia Bastioli Edizione italiana a cura di Gianfranco Bologna Edizioni Ambiente


00_Colophon_Blue Economy_saggistica 24/09/10 14.42 Pagina 4

Gunter Pauli BLUE ECONOMY 10 anni, 100 innovazioni, 100 milioni di posti di lavoro realizzazione editoriale

Edizioni Ambiente srl www.edizioniambiente.it

Edizione italiana a cura di Gianfranco Bologna titolo originale

The Blue Economy – 10 Years, 100 Innovations, 100 Million Jobs Report to the Club of Rome Copyright © 2010 by Paradigm Publications traduzione

Franco Lombini, Michelle Nebiolo, Mario Tadiello coordinamento redazionale

Paola Cristina Fraschini

progetto grafico: GrafCo3 Milano impaginazione: Roberto Gurdo

© 2010, Edizioni Ambiente via Natale Battaglia 10, 20127 Milano tel. 02.45487277, fax 02.45487333 ISBN 978-88-96238-49-3

Finito di stampare nel mese di settembre 2010 presso Genesi Gruppo Editoriale – Città di Castello (Pg) Stampato in Italia – Printed in Italy Questo libro è stampato su carta riciclata 100% i siti di edizioni ambiente

www.edizioniambiente.it www.nextville.it www.reteambiente.it www.verdenero.it


00_Colophon_Blue Economy_saggistica 27/09/10 15.23 Pagina 5

sommario

prefazione di Catia Bastioli

7

dall’ecoefficienza alla biomimetica: la nuova economia per i nuovi sistemi di produzione sostenibili di Gianfranco Bologna

13

introduzione di Achim Steiner e Ashok Khosla

31

dedica

35

prefazione dell’autore

39

1. risorse eterne per le sfide del nostro tempo

47

2. imitare gli ecosistemi per una blue economy

59

3. l’efficienza della natura nell’uso delle risorse

75

4. aprire la strada alle imprese

91

5. il master in gestione aziendale della natura:

109

6. modelli a cascata, flussi multipli di liquidità

121

7. la seta sul filo del rasoio

137

8. dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo

151

9. un arcobaleno di possibilità:

179

il master degli adattamenti brillanti

reinventare la colorazione e i cosmetici


00_Colophon_Blue Economy_saggistica 24/09/10 14.42 Pagina 6

10. nuove energie

193

11. una vera miniera d’oro

215

12. edifici progettati in base ai flussi

233

13. l’effetto a cascata della blue economy

265

conclusione: realizzare un sogno

273

appedice 1. diffusione a cascata come negli ecosistemi

285

appedice 2. 100 innovazioni che possono ispirare modelli di business competitivi

295

bibliografia

339


01A_Prefazione-Bastioli_Blue Economy_saggistica 27/09/10 13.02 Pagina 7

prefazione

La crisi economica e quella ambientale non sono altro che due aspetti di uno stesso fenomeno. Come sottolineato dall’economista Jean Paul Fitoussi “al centro del loro funzionamento perverso si trova l’identico problema etico: la preferenza per il presente, e il suo corollario, il deprezzamento per il futuro. In questa tensione tra lungo e breve termine si stringe il legame più profondo tra crisi finanziaria e crisi ecologica”.* Oggi c’è un’unanime constatazione del fatto che il sistema di sviluppo che ha dominato i decenni precedenti sia precario e al contempo costituisca un’eccezionale opportunità per provare nuovi modelli eco-sostenibili coinvolgendo imprese, attori istituzionali e collettività. Gunter Pauli nel suo libro Blue Economy affronta il complesso tema della crisi economico-ambientale-sociale di questi anni indicando una serie di possibili soluzioni in grado di generare nuova occupazione, qualità ambientale, cultura di sistema. Non si limita ad analizzare i danni prodotti dal modello di sviluppo adottato negli ultimi 60 anni e a descrivere a fosche tinte i rischi a cui sta andando incontro il pianeta. Inverte l’approccio: propone ben 100 concrete iniziative imprenditoriali quali casi esplicativi su come superare in modo costruttivo la crisi ripartendo dall’ambiente e dalla riqualificazione del territorio. Ritornando a essere parte consapevole di un ecosistema si potrà avere accesso a molte più materie prime locali a basso costo di quanto sia possibile immaginare e moltiplicare le iniziative imprenditoriali creando una nuova occupazione diffusa, rispettosa del territorio e della dignità delle persone. * Jean-Paul Fitoussi, Éloi Laurent, La nuova ecologia politica, Feltrinelli 2009, pag. 10.


01A_Prefazione-Bastioli_Blue Economy_saggistica 27/09/10 13.02 Pagina 8

8

blue economy

Tutti i casi presentati sono caratterizzati da alcuni elementi in comune: il territorio, le materie prime locali, l’economia della conoscenza, l’osservazione attenta della natura e della sua mirabile capacità di integrare chimica, fisica e biologia in sistemi circolari, che non producono rifiuti e in cui, ciascun elemento della catena, anche il più piccolo e apparentemente debole, ha un ruolo imprescindibile. Le materie prime dell’economia blu, sono locali, in cascata, parte di un sistema integrato, utilizzate in modo massimamente efficiente: per questo risultano più competitive di quelle attualmente in uso. Anche l’enorme massa di scarti, generati dal nostro modello di sviluppo, può in realtà essere fonte di una inesauribile quantità di materie prime in cascata, per iniziative locali in rete con altri interlocutori della filiera. L’economia blu in pratica assicura che gli ecosistemi possano mantenere la loro capacità di evolversi permettendo a tutti di beneficiare del flusso inesauribile di creatività, adattamento e abbondanza di cui è capace la natura. Mettere in pratica i concetti della blue economy significa permettere che si generi una nuova forte struttura sociale ed economica diffusa,dotata degli anticorpi necessari a superare i tanti dirigismi di cui il pianeta è vittima. Tra le 100 iniziative raccolte da Gunter Pauli nella sua instancabile ricerca attraverso il pianeta ricordo qui, a titolo di esempio, gli adesivi che simulano il meccanismo con cui il geco aderisce alle pareti; i sistemi che condensano acqua dall’umidità dell’aria, con lo stesso meccanismo con cui i coleotteri riescono a sopravvivere nel deserto; i vortici come sistemi di sanitizzazione delle acque, in sostituzione dei biocidi di origine sintetica; la trasformazione da savana a foresta pluviale di un’intera area per effetto della simbiosi tra il fungo Pisolithus tinctorius e una specie di pino caraibico, con la conseguente abbondante generazione di materie prime e di lavoro per la popolazione locale; fibre di seta come sostituti di lame al titanio con un risparmio economico e ambientale significativo. Queste sono solo alcune delle interessanti idee proposte. Molti degli esempi riguardano, tra l’altro, quella parte del pianeta che, non solo non ha avuto alcuna possibilità di godere della ricchezza generata dalla macchina dell’economia globale, ma che sta invece pagando gli effetti collaterali da essa prodotti, dimostrando le concrete potenzialità dell’economia blu. Il punto di partenza è l’applicazione al territorio del meccanismo di funzionamento degli ecosistemi per esaltarne le qualità e risolverne le problematiche ambientali e sociali.


01A_Prefazione-Bastioli_Blue Economy_saggistica 27/09/10 13.02 Pagina 9

prefazione

L’attuale modello economico è sostanzialmente “lineare”, teso a realizzare un numero limitato di prodotti sempre più massificati e destinati a una crescita continua che genera ricchezza per pochi a scapito dei più. Questa cultura ha finito per condizionare ognuno di noi, stimolando comportamenti reattivi a scapito della proattività. Ci ha abituati a pensare per slogan e a diventare produttori di scarti, ma anche a sopravvalutare le nostre egoistiche esigenze e ad aumentare il nostro isolamento e la nostra sensazione di inutilità. Si tratta di un modello di sviluppo massimamente inefficiente che, insieme alle materie prime e all’energia spreca risorse umane, creando emarginazione sempre più estesa, gravida di violenza, abusi, illegalità, sottocultura e noncuranza per gli altri. Gunter Pauli ci ricorda che un albero non può crescere in altezza per chilometri, il suo sviluppo è regolato da una serie di fattori correlati ad altri organismi in modo tale che venga preservata la biodiversità locale con un ruolo ben preciso per ogni specie presente nell’ecosistema. Gli organismi naturali, che sono sistemi aperti, sono capaci di adattarsi ai cambiamenti attraverso una lenta evoluzione. Tuttavia, cambiamenti troppo repentini e di elevata intensità, come previsto dalla termodinamica dei processi irreversibili non lineari, possono comportare il rapido passaggio da uno stato stazionario all’altro con effetti catastrofici. Per questa ragione la capacità dell’uomo di manipolare gli ecosistemi rendendone veloci le mutazioni, senza averne una conoscenza complessiva degli effetti è di per sé molto pericoloso: tanto più quando il potere di generare queste accelerazioni è in mano di chi ricerca unicamente il proprio beneficio economico al di fuori di qualsiasi controllo sistemico. Quando in un organismo naturale, per definizione complesso, una specie diventa prevalente rischia di morire insieme all’organismo che la ospita. In pratica avviene quello che accade nel corpo umano in presenza di cellule tumorali, in grado di crescere a scapito delle cellule sane fino alla morte dell’individuo. Gunter Pauli nel suo libro sostiene che la stessa questione dei cambiamenti climatici, se affrontata guardando all’ottimizzazione di un singolo parametro, fosse anche l’emissione di gas con effetto serra, potrebbe essere fonte di effetti catastrofici se non gestita con una regia di sistema. Uno dei messaggi più rilevanti del libro di Pauli sta nel concetto che la biodiversità della natura insieme alla molteplicità e diversità delle imprese umane è una garanzia per uno sviluppo armonico. Pauli indica una via

9


01A_Prefazione-Bastioli_Blue Economy_saggistica 27/09/10 13.02 Pagina 10

10

blue economy

allo sviluppo basata sui sistemi integrati, sul concetto di cascading, di bioraffinerie integrate locali, tema anche a me molto caro, e sulla ricerca di soluzioni tecniche che mimino la natura integrando maggiormente fisica, chimica e biologia. Ciascuno potrà così disegnare iniziative imprenditoriali locali che generano posti di lavoro, qualità ambientale e sociale così come un network di realtà in grado di collaborare tra loro mimando l’efficienza degli organismi naturali. Questo modo concreto indicato da Gunter Pauli per guardare costruttivamente al futuro richiede, innanzitutto, un cambiamento culturale che deve attraversare tutta la società e che deve mettere al centro non più pochi singoli prodotti spinti da poche e sempre più grandi realtà industriali, ma i territori e i loro specifici ecosistemi, così da valorizzare il paesaggio, trovare forme che permettano di vivere meglio in condizioni di limitata disponibilità di acqua, di trasformare aree interessate da pesanti processi di desertificazione in aree ricche di vegetazione e materie prime per l’uomo, di costruire bioraffinerie ispirate alla presenza di specifiche materie prime locali e di scarti, di trasformare, infine, prodotti percepiti come inquinanti in nuove materie prime. Questo cambiamento potrà essere davvero possibile solo se potremo contare su donne e uomini con forte visione sistemica, lungimiranza, competenza, eticità che condividano il modello e si spendano con grande impegno personale e spirito di servizio a livello territoriale, nazionale e sovranazionale, oltre che imprenditoriale e istituzionale, per realizzarlo. La cosa non appare però semplice visto che la maggior parte della classe dirigente del pianeta si ispira a tutt’altri principi. Il paragrafo del capitolo 13 intitolato “Uscire dal vicolo cieco” spiega come, a oggi, la gran parte dei manager sia ancora formata a concentrarsi sul cosiddetto core business, minimizzando il numero di variabili da gestire, focalizzando la propria attenzione su pochi prodotti sempre meno costosi, trovando le modalità di accelerazione della crescita e imponendo il proprio modello semplificato a livello globale per conquistare crescenti fette di mercato, senza riguardo per i possibili costi sociali connessi con la delocalizzazione delle produzioni. I fatti recenti hanno dimostrato quanto questo approccio, in assenza di regole in grado di governare in modo saggio il sistema mondiale (globalizzazione limitata ai soli aspetti economici), possa essere pericoloso. Ecco perché oggi diventa di primaria importanza sviluppare una sensibilità nuova dei manager e degli imprenditori, ispirata alla complessità degli


01A_Prefazione-Bastioli_Blue Economy_saggistica 27/09/10 13.02 Pagina 11

prefazione

ecosistemi così ben rappresentata dalla termodinamica dei processi irreversibili non lineari per cui Prigogine, ormai molti anni fa, ha ricevuto un premio Nobel. Di fatto Gunter Pauli si spinge sulle tante opportunità che si possono cogliere mettendo al centro l’uso efficiente delle risorse e l’azzeramento degli scarti, trasformando problemi locali in opportunità imprenditoriali, e sviluppando una visione sistemica da contrapporre alla cultura di management che ha contribuito al modello di sviluppo dissipativo in cui viviamo. Al di là delle singole iniziative imprenditoriali presentate, utili suggerimenti da duplicare in diversi territori, il messaggio del libro che credo vada assolutamente raccolto è che occorra immediatamente agire. Potrebbe infatti essere illusorio aspettare il momento in cui sarà disponibile una soluzione suffragata da attendibili dimostrazioni teoriche. Il criterio ispiratore della nostra azione per evitare di aggravare la situazione e invertire il trend sta nella saggezza dell’uso delle risorse, sapendo che solo uno sviluppo che ridia centralità ai territori e all’economia della conoscenza, in grado di mimare i sistemi naturali (modello “a cascata”, assenza di rifiuti, nessuno è escluso, infatti ogni elemento, più o meno rilevante, ha una funzione e un compito da svolgere), potrà permettere il superamento degli egoismi dei singoli organismi e un continuo armonico sviluppo. Nell’ambito del tema dell’innovazione andrebbero favoriti progetti che interessino intere aree e molti stakeholder pubblici e privati su tematiche rilevanti che possano contemporaneamente promuovere un rilancio economico in chiave ambientale e modelli di sviluppo adeguati alle caratteristiche locali specifiche, coinvolgendo il territorio ed evitando di concentrarsi sulla promozione delle singole tecnologie. Se semplici pannelli solari occupassero terreni agricoli senza tener conto di un adeguato ecodesign danneggiando il territorio si creerebbero i presupposti per una opposizione alla tecnologia, indipendentemente dalla sua sostenibilità ambientale. L’uso saggio delle risorse, delle tecnologie e dell’innovazione è quindi il punto di partenza per uno sviluppo responsabile, inclusivo, capace di fare scuola. Si tratta di una ricetta particolarmente interessante proprio per l’Italia, caratterizzata da una natura ricca di biodiversità, da un network di piccole e medie imprese aperte all’innovazione, che non costituiscono una barriera al cambiamento, da una serie di siti industriali con una grande storia,

11


01A_Prefazione-Bastioli_Blue Economy_saggistica 27/09/10 13.02 Pagina 12

12

blue economy

ormai però troppo piccoli e con tecnologie obsolete per poter avere un ruolo nello sviluppo globale. Questi siti sono oggi un punto critico per l’occupazione, l’ambiente e la riqualificazione territoriale, e sono oggetto di speculazioni di diversa natura. Applicando però diversificate innovazioni ambientali con regia complessiva, volta a promuovere l’agricoltura sostenibile e le bioraffinerie integrate, l’imprenditorialità diffusa, l’economia della conoscenza, l’attenzione per la tradizione culturale locale e per le qualità paesaggistiche, i siti industriali potrebbero diventare una formidabile opportunità di ridisegno di sistema e di sviluppo di qualità. Per queste zone si potrebbe pensare a una stretta collaborazione tra attori pubblici e privati, improntata alla trasparenza, per creare l’humus necessario di uno sviluppo davvero inclusivo, capace di coinvolgere i cittadini tutti. Uno spunto per le nostre istituzioni. In conclusione, non c’è dubbio alcuno che la sfida prioritaria del nostro millennio consista nella ricerca di modelli di sviluppo in grado di conservare le risorse del pianeta preservando e aumentando la qualità della vita dei suoi abitanti. Si tratta di favorire una transizione da un’economia di prodotto a un’economia di sistema, un grande salto culturale verso una sostenibilità economica e ambientale che deve coinvolgere l’intera società, a partire dalla valorizzazione del territorio e dalla attitudine collaborativa tra i diversi interlocutori in gioco. La ricerca scientifica e l’innovazione, rivolte a ottenere prodotti e processi produttivi indirizzati a un sistema di sviluppo più consapevole e meno dissipativo sono i drivers che consentiranno una crescita reale e di lungo periodo del nostro mondo e che ci permetteranno di evolvere in modo competitivo e sostenibile dal punto di vista ambientale. A patto di non rinviare la conversione e assumendo al più presto decisioni chiare e soprattutto lungimiranti, che si concentrino davvero sul bene comune. Catia Bastioli Amministratore delegato di Novamont


01C_Introduzione_Blue Economy_saggistica 24/09/10 14.41 Pagina 31

introduzione

In questo libro verranno presentate le idee più innovative per sviluppare un’economia del 21° secolo competitiva, con basse emissioni di carbonio e un efficiente utilizzo delle risorse. È curioso scoprire che alcune delle più interessanti opportunità occupazionali deriveranno dalla riproduzione dell’efficienza a rifiuti zero degli ecosistemi. Il mondo naturale, in tutto il suo splendore e la sua ricchezza, ha già risolto molte delle sfide che la sostenibilità ci pone, in modi sorprendenti, ingegnosi e a volte contro intuitivi. Se gli uomini potessero comprendere gli affascinanti misteri della chimica, dei processi, delle strutture e degli stratagemmi che gli organismi – dai batteri ai molluschi, ai rettili e ai mammiferi – hanno sviluppato e consolidato nel corso di millenni, forse allora disporremmo di nuove soluzioni alle molteplici sfide con cui deve misurarsi un pianeta di 6,8 miliardi di individui, e che ne ospiterà oltre 9 entro il 2050. Il libro di Gunter Pauli, Blue Economy, apre uno spiraglio su queste nuove e lungimiranti possibilità. Le pionieristiche innovazioni presentate nel volume convinceranno capi di governo e dirigenti d’azienda a esplorare e sviluppare le scienze che sono all’avanguardia e costituiscono le basi di questi nuovi progressi. Vengono raccolti i progetti di molti studiosi, tra cui Emile Ishida (Giappone), Wilhelm Barthlott (Germania), Andrew Parker (Regno Unito), Joanna Aizenberg (Russia/Usa), Jorge Alberto Vieira Costa (Brasile) e altri scienziati in prima linea che rifiutano di accettare acriticamente sia la scienza convenzionale sia lo status quo. Grazie al loro contributo, Blue Economy dimostra che si possono applicare la fisica, la chimica e la biologia a materiali rinnovabili attraverso processi sostenibili, proprio come accade negli ecosistemi. Non si tratta di fantascienza, ma di attualità. Con politiche appropriate a supporto di ricerca e svilup-


01C_Introduzione_Blue Economy_saggistica 24/09/10 14.41 Pagina 32

32

blue economy

po, con strategie promozionali applicate attraverso meccanismi di mercato, ci possono essere buone opportunità di accelerare l’adattamento alle pressanti problematiche globali. Blue Economy può offrire un fondamento logico per implementare l’attuazione della Convenzione sulla diversità biologica (Cbd) e delle missioni di organizzazioni come il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) e l’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn). Oggi, le specie si stanno estinguendo a una velocità senza precedenti. Molti scienziati sostengono che il pianeta stia attraversando una sesta estinzione di massa, principalmente causata dai nostri modelli economici e dalle nostre attività che sottovalutano l’importanza delle specie, degli habitat e degli ecosistemi e i ruoli che essi svolgono per le nostre esistenze e per mantenere i sistemi di supporto alla vita sull’intero pianeta.* Tali specie all’interno degli ecosistemi sostengono la nostra economia plurimiliardaria offrendo servizi essenziali a livello locale, regionale e globale. Gli ecosistemi possono fornire la soluzione per ottenere stupefacenti risultati nella produzione di farmaci, prodotti agroalimentari, biocombustibili e materiali a basso consumo energetico. Potrebbero rivelarsi essenziali per mitigare o modificare il cambiamento climatico. Tali risultati incoraggieranno nuove imprese e industrie sostenibili a creare un’offerta di posti di lavoro che siano dignitosi e rispettosi dei diritti. Con le 100 innovazioni descritte, Blue Economy prevede un potenziale occupazionale di 100 milioni di posti di lavoro. La plausibilità di tale stima è comprovata dal fatto che oggigiorno ci sono più persone impiegate nel settore delle energie rinnovabili di quante non lo siano nelle industrie di gas e petrolio e che gli investimenti nell’eolico, solare e geotermico per la generazione di energia sono superiori a quelli in nuove centrali elettriche a combustibili fossili. Secondo una stima dell’Onu, entro il 2025, 1,8 miliardi di individui vivranno in paesi o regioni colpiti da scarsità d’acqua. Due terzi della * Le estinzioni di massa sono degli episodi che si verificano nella storia della vita sulla Terra durante i quali, per numerose cause, avviene una rapida e massiccia scomparsa contemporanea di percentuali significative di gruppi di organismi viventi. Gli scienziati hanno individuato sinora almeno cinque grandi estinzioni di massa nell’arco degli ultimi 500 milioni di anni, nei seguenti periodi geologici: Ordoviciano, Devoniano, Permiano, Triassico e Cretaceo. Oggi i biologi della conservazione ritengono che si stia attraversando un’altra estinzione di massa, la sesta, dovuta al nostro pervasivo e globale impatto nei confronti dei sistemi naturali, ndC.


01C_Introduzione_Blue Economy_saggistica 24/09/10 14.41 Pagina 33

introduzione

popolazione mondiale potrebbero vivere in condizioni di crisi idrica. Nello stesso tempo, si prevede che il cambiamento climatico acuirà i problemi idrici attraverso nuovi fenomeni meteorologici estremi. Si pensi a un sistema di raccolta dell’acqua sul modello di quello del coleottero tenebrionide del deserto del Namib. Questa ingegnosa creatura vive in una zona dove cadono appena 1,27 cm d’acqua l’anno, nonostante ciò riesce a immagazzinare acqua dalle nebbie mattutine portate dai forti venti.* Recentemente, alcuni ricercatori hanno creato una superficie che riproduce le protuberanze idrofile (che trattengono acqua) e i piccoli avvallamenti idrorepellenti (che respingono acqua) presenti sulle ali del coleottero. Tale superficie permette all’insetto di raccogliere e convogliare minuscole gocce d’acqua, più sottili di un capello umano. Si sono condotti esperimenti utilizzando la tecnica del coleottero per catturare il vapore acqueo dalle torri di raffreddamento. Da alcuni test iniziali è emerso che questa invenzione spettacolare può recuperare fino al 10% dell’acqua perduta, riducendo l’effetto isola di calore e abbassando i costi energetici degli edifici circostanti. Secondo alcune stime, ogni anno si costruiscono circa 50.000 nuove torri di raffreddamento ad acqua e le più grandi perdono 500 milioni di litri d’acqua al giorno, perciò anche un risparmio del 10% è significativo. Altri ricercatori stanno adattando il sistema di raccolta dell’acqua del coleottero per sviluppare tende che catturino l’acqua e superfici che mescolino reagenti per applicazioni “lab on a chip” (Loc). Venti persone sono già impiegate in questo nascente settore il cui potenziale sviluppo globale potrebbe creare fino a 100.000 nuovi posti di lavoro. Nel Benin, un sistema innovativo per l’allevamento e la lavorazione degli alimenti riproduce il modo in cui l’ecosistema sfrutta un ciclo di nutrienti “a cascata”. I rifiuti animali dal mattatoio vengono smaltiti in un allevamento di vermi destinati a pesci e quaglie; il biogas fornisce elettricità e le piante purificano l’acqua. Il progetto rappresenta un microcosmo della blue economy. Per ogni dollaro, euro, rupia o yuan generato, produce reddito, mezzi di sussistenza e sicurezza alimentare, riciclando e riutilizzando i rifiuti. Attualmente, 250 lavoratori sono occupati in questo set* Nel deserto del Namib, in Namibia, vive un gruppo di coleotteri endemici della famiglia Tenebrionidi che presenta straordinarie caratteristiche di adattamento all’ambiente desertico, ad esempio, nella capacità di utilizzare l’acqua. Queste specie appartengono ai generi Onymacris e Stenocara, ndC.

33


01C_Introduzione_Blue Economy_saggistica 24/09/10 14.41 Pagina 34

34

blue economy

tore con un potenziale di 500.000 posti di lavoro se tale modello a cascata venisse utilizzato in tutti i mattatoi africani (5 milioni se applicato a livello mondiale). Sono trascorsi circa 70 anni da quando l’ingegnere svizzero George de Mestral, dopo aver esaminato gli uncini naturali dei semi di bardana che si ostinavano a rimanergli attaccati ai vestiti durante le scampagnate, inventò ciò che noi conosciamo come “Velcro™”. Più recentemente, edifici come quelli di un centro commerciale in Zimbabwe, un ospedale in Colombia, una scuola in Svezia e la Zoological Society di Londra vengono raffrescati con tecnologie che si ispirano ai termitai. Inoltre, a livello globale, le facoltà d’ingegneria fanno a gara per sviluppare energia solare in modo più efficiente basandosi su molecole e processi della fotosintesi. Blue Economy mette in luce l’enorme potenziale di tali innovazioni. Punta i riflettori sull’importanza basilare dell’altissimo numero di passi in avanti che vengono mossi nei laboratori, ora in corso di sperimentazione o in via di commercializzazione. Il pianeta è tormentato da crisi economiche, finanziarie, ambientali, alimentari e di combustibili. La perdita di biodiversità e degli ecosistemi ha portato all’emergere di una crisi climatica e all’incombere di calamità dovute a una cattiva gestione delle risorse naturali. È necessaria una blue economy in grado di far fronte sistematicamente a queste molteplici sfide e pronta a cogliere le numerose ed evidenti opportunità. Da sempre, la Terra è la nostra risorsa principale; in questo volume vengono citati oltre 100 nuovi motivi per cui investire in sostenibilità sia a livello locale sia globale è di fondamentale importanza, oggi più che mai. Se si segue la logica della natura è possibile gettare le basi per un cambiamento epocale della società, trasformando l’economia partendo dai suoi fondamenti. Leonardo da Vinci ha sapientemente riassunto il potere degli ecosistemi e dell’efficienza della natura nel suo Codice Atlantico: “Tutto proviene da tutto; tutto è fatto di tutto; tutto si trasforma in tutto; poiché tutto ciò che esiste negli elementi è fatto di tali elementi”. Achim Steiner Sottosegretario Onu e Direttore esecutivo Unep Ashok Khosla Presidente Iucn


02_Dedica_Blue Economy_saggistica 24/09/10 14.41 Pagina 35

dedica

Non pretendiamo di più dalla Terra. Facciamo di più con ciò che la Terra ci offre. Gunter Pauli Lo sforzo per cogliere i suggerimenti che provengono dagli ecosistemi naturali non è un esercizio da compiere in solitudine. Anche se l’opera è stata scritta da una persona, gli impulsi, l’energia e il sostegno sono giunti da un’ampia e varia rete di amici, dai miei stretti familiari e da nuovi e inaspettati arrivi. Dal 1982, io e Yusuke Saraya, un amico giapponese di lunga data, ci chiedevamo come esplorare le possibilità offerte dagli ecosistemi. L’incoraggiamento più importante per questo progetto è venuto inizialmente dal mio amico Yasuhiro Sakakibara. Dopo una memorabile visita a Reims in Francia nel 2006, appena gli esposi il mio progetto, mi appoggiò pienamente. Il suo sostegno incondizionato, unitamente alla sua raccomandazione affinché il progetto avesse la finalità di sviluppare una nuova economia per l’umanità, rappresentano la generosità personale che accompagnò la sua promessa di finanziamento. I supporti intellettuali di Ashok Khosla, Anders Wijkman e Heitor Gurgulino de Souza, colleghi co-ispiratori e membri del Club di Roma, hanno offerto strutture per il dibattito. Dall’inizio, hanno dato un generoso appoggio a questa impresa atta a identificare i reali progressi, al di là delle batterie “verdi” e delle plastiche fatte col mais. Jorge Reynolds, con cui ho avuto il privilegio di lavorare e di seguire per oltre un quarto di secolo, ha accresciuto e approfondito la mia esperienza diretta su come singole scoperte nel funzionamento del cuore della balena avrebbero potuto influenzare la società e non solo la salute dei pazienti cardiopatici. La sua


02_Dedica_Blue Economy_saggistica 24/09/10 14.41 Pagina 36

36

blue economy

invenzione offre una nuova prospettiva su come progressi innovativi nell’assistenza medica potrebbero costituire svolte decisive per la salute del pianeta e simultaneamente creare un settore industriale concorrenziale. Jorge fa anche parte di un piccolo gruppo che ha visto nascere il sogno di Paolo Lugari presso Las Gaviotas in cui si è utilizzato il potere della simbiosi degli ecosistemi naturali per guarire secoli di abuso insensato del territorio da parte dell’uomo. Le schede tecniche, redatte con attenzione certosina, sono nate solo grazie al contributo di scienziati quali Joanna Aizenberg, Andrew Parker, Peter Steinberg, Christer Swedin, Jorge Alberto Vieira Costa, Peter Steinberg e Fritz Vollrath. Tale impegno, assieme al pragmatismo imprenditoriale di Curt Hallberg, Emile Ishida, Mats Nilsson e Norman Voyer ha prodotto una varietà di contenuti che hanno contribuito a dare fondamento alla presente opera. Quando ho poi riflettuto sull’attività di chi opera come integratore di sistema come Paolo Lugari (Las Gaviotas), Padre Godfrey Nzamujo, John Todd e Anders Nyquist ho compreso l’enorme potere derivato dall’integrazione di queste tecnologie in sistemi per ottenere qualcosa di economicamente attuabile, naturalmente ragguardevole e piuttosto complesso nella sua assoluta semplicità. Ero consapevole che la loro energia mi avesse messo sulla buona strada per raggiungere qualcosa che ne valesse davvero la pena. Senza la generosità del tempo messo a disposizione da oltre un centinaio di scienziati e imprenditori, non avrei mai avuto il loro apporto per raggiungere i miei obiettivi, le loro descrizioni di come l’adattamento della logica degli ecosistemi ai modelli economici potesse generare mezzi di sussistenza sostenibili soddisfacendo i bisogni di base per tutti. Inoltre, c’è l’energia per portare avanti questa impresa nonostante tutto. Quando i miei partner hanno abbandonato gli obiettivi più nobili e superiori optando per il vantaggio personale, è stata la guida del mio mentore, Elie Wiesel, che mi ha aiutato a non perdere di vista il bene più generale. Mi ha permesso di abbandonare l’attenzione eccessivamente romantica verso ogni singola specie a favore degli ecosistemi e dalla vasta gamma di opportunità imprenditoriali. All’interno di questo mondo in evoluzione, mia moglie, Katherina, mi ha offerto il massimo supporto. Il suo appoggio incondizionato ha sopraffatto ogni avvisaglia di rinuncia. Ho compreso l’importanza di ampliare il mio punto di vista a favore di una visione che preveda una generazione di posti di lavoro a livello sistemico che potrebbe ridefinire la competitività offrendo a una popolazione globale una nuova economia.


02_Dedica_Blue Economy_saggistica 24/09/10 14.41 Pagina 37

dedica

A livello globale, diverse organizzazioni mi hanno invitato a condividere linee di pensiero emergenti, intavolare confronti, elaborare proposte e attribuire ai casi un ordine di priorità. La partecipazione a Bioneers by the Bay (Massachusetts, Usa) organizzata dal Marion Institute, all’organo esecutivo dell’Unep a Nairobi (Kenya), alla Conferenza delle Parti sulla Biodiversità tenutasi a Bonn (Germania), all’Industry Leaders Summit a Nuova Delhi (India), all’Absa a Stellenbosch (Sudafrica), al comitato di esperti di Al Gore sulle soluzioni per il cambiamento climatico a New York (Usa), al vertice Globe del G8 a Tokyo (Giappone), alla conferenza Lift a Marsiglia (Francia), al Congresso annuale degli ingegneri (Anpei) in Brasile, al Summit Apec Ceo a Singapore, all’Assemblea generale dell’Unido a Vienna (Austria) e all’Assemblea annuale del Club di Roma a Amsterdam (Paesi Bassi), mi ha permesso di ampliare il mio punto di vista. Forse, il dono più grande dell’ultimo decennio è stato il morso di un ragno* che mi ha costretto a camminare con le stampelle per nove settimane e confinato alla sedia a rotelle per quattro. Sebbene ciò non mi abbia scoraggiato dal sondare il mondo alla ricerca di soluzioni, ho avuto molto tempo a disposizione al Marion, nel Massachusetts, per riflettere sulla strada da prendere in futuro. Michael Baldwin, fondatore del Marion Institute e Peter Dean, suo collega e membro del consiglio, mi hanno offerto una rara occasione per pensare e ripensare, mentre un nuovo mondo stava nascendo al mio orizzonte. È stato in questo momento topico che l’energia di Peter Dean e di Erin Sanborn ha preso forma, creando le solide fondamenta che questo progetto si meritava sin dal momento in cui Achim Steiner, direttore esecutivo del Programma Onu per l’ambiente, scelse di sostenere questa iniziativa. Sono molto lieto che Achim abbia continuato a sostenere questo progetto dell’emergente blue economy. Poi sono entrati in scena i curatori che hanno saputo trasformare lo spirito di queste intuizioni epocali in una lingua comprensibile a tutti. Martha Fielding e Bob Felt hanno tradotto i miei pensieri in una fluida sequenza di parole e concetti in grado di raggiungere anche i non addetti ai lavori, oltre agli esperti. Nel 1979, Aurelio Peccei, fondatore del Club di Roma e mio mentore personale, mi invitò a partecipare all’assemblea annuale del Club a Sali* Si tratta di Loxosceles reclusa, una specie di ragno velenoso della famiglia Sicariidi che vive negli Stati Uniti meridionali, ndC.

37


02_Dedica_Blue Economy_saggistica 24/09/10 14.41 Pagina 38

38

blue economy

sburgo in Austria. Tre decenni dopo, i membri del Club hanno ritenuto di annoverare il presente volume tra i Rapporti del Club di Roma, nella ricca rosa di pubblicazioni d’importanza storica come I limiti dello sviluppo e Fattore 4. Dunque, accetto con umiltà e grande onore il compito di meritarmi questo riconoscimento. Mi auguro sinceramente di contribuire attivamente alla visione e alla creazione di una società sostenibile, così come auspicata dai padri fondatori del Club di Roma. Sono molte le persone che sono state indispensabili alla pubblicazione di questo libro; forse, però, l’ispirazione più forte è venuta da mio figlio, Philipp-Emmanuel, che è appena arrivato in questo mondo. Mi ha aperto gli occhi, facendomi guardare positivamente al futuro e risvegliando la consapevolezza che i genitori sono responsabili della creazione di un ambiente che porti a un futuro migliore. Gli altri due miei figli, CarlOlaf e Laurenz-Frederik sono stati i primi a leggere questo libro. A mia figlia adottiva, Chido, va tutto il merito per aver dimostrato che il contenuto di questo libro non è fantasia. Come descritto nell’opera, è realtà nel suo divenire, fonte di speranza.


03_Prefazione_Blue Economy_saggistica 24/09/10 14.41 Pagina 39

prefazione dell’autore

Se insegniamo ai nostri figli solo ciò che conosciamo, non potranno mai diventare migliori di noi. Gunter Pauli Negli anni ’80 quando lessi i libri di Lester Brown e del suo team del Worldwatch Institute, sentii la necessità di diffondere a tutti tale ricchezza di dati sulle problematiche ambientali del pianeta. L’analisi delle numerose statistiche negative e dell’andamento dei trend raccolti a Washington D.C. offriva solo un barlume di speranza all’orizzonte. Di conseguenza creai una casa editrice specializzata per mettere a disposizione del recalcitrante mondo degli affari europeo i due annuari pubblicati dal Worldwatch Institute, State of the World e Vital Signs. Come imprenditore che in quel periodo aveva avviato circa sei imprese, anch’io ero preoccupato. Agli inizi degli anni ’90, con la nascita dei miei due figli, CarlOlaf e Laurenz-Frederik, espressi un desiderio, come capita di fare a tanti neogenitori: lasciare ai nostri figli un mondo migliore rispetto a quello che abbiamo ricevuto a nostra volta. A circa vent’anni di distanza, ora che i miei primi due figli si sono diplomati, devo confessare che mi pare uno sforzo sovrumano. Tuttavia, col passare del tempo e con la comparsa di nuove rughe che tradiscono profonde preoccupazioni, non si può rimanere semplici cittadini preoccupati per il futuro rimpiangendo ogni singolo errore. Dovremmo invece unirci trovando modi per gettare le basi a partire dalle quali la prossima generazione possa ottenere risultati migliori dei nostri. Forse, il dono più prezioso che possiamo fare ai nostri figli è di offrir loro la libertà di pensare e, ancor più, di agire fuori dal coro. Pertanto, è utile riflettere


03_Prefazione_Blue Economy_saggistica 24/09/10 14.41 Pagina 40

40

blue economy

su ciò che possiamo lasciare in eredità alle generazioni future in termini di pensiero positivo e possibilità di azioni concrete. Questo rappresenta forse la sfida più difficile. Le cattive notizie non riguardano solo lo stato di salute del nostro pianeta. Per la prima volta dopo decenni di torpore ci stiamo rendendo conto che anche il sistema economico sta vacillando. Come membro storico del Club di Roma, un’associazione informale di politici, accademici, leader economici e funzionari pubblici internazionali preoccupati del nostro futuro, sono fin troppo consapevole dell’importanza di risvegliare l’interesse su certe tematiche. Il rapporto de I limiti dello sviluppo presentato dal Club di Roma ha delineato a chiare lettere il circolo vizioso dell’esplosione demografica, del degrado ambientale, della crescita industriale incontrollata e di una crisi dell’etica. Come editore dello State of the World in varie lingue europee e in qualità di attivo partecipante del Club di Roma da oltre un trentennio, non potrei mai scindere le conclusioni negative dalle azioni positive. Cominciai a lavorare con Ecover, industria produttrice di detergenti biodegradabili con sede in Europa. Quando persino i maggiori produttori adottarono i nostri componenti biodegradabili – gli acidi grassi dell’olio di palma – come principale sostituto industriale a tensioattivi petrolchimici, ci fu un’impennata della domanda. Ciò spinse molti coltivatori, specialmente in Indonesia, a convertire vaste distese di foresta pluviale il colture di palma. Distruggendo la foresta pluviale, si è perso anche gran parte dell’habitat dell’orangutango, pertanto ho imparato con mio grande disappunto che la biodegradabilità e la rinnovabilità non equivalgono a sostenibilità. Nel mio primo articolo in materia, pubblicato a Seoul, Corea, nel 1991, ho esortato le industrie a emulare l’efficienza degli ecosistemi. La saggezza di un ecosistema non si esprime solo nella resa di servizi come acqua dolce e aria pulita, la reintegrazione dello strato superficiale del terreno, il controllo bilanciato dei batteri e un percorso evolutivo infinito, sempre alla ricerca di soluzioni migliori e di livelli di efficienza più elevati. Gli ecosistemi sono anche una fonte d’ispirazione per mutare i nostri prodighi modelli di consumo e produzione. Nell’articolo sostengo che si potrà prevedere sostenibilità solo quando il nostro sistema eliminerà il concetto di rifiuti, cominciando ad attivare il ciclo “a cascata” dei nutrienti e dell’energia come avviene in natura. Dopo l’esperienza deludente con Ecover, il Prof. Heitor Gurgulino de Souza, rettore dell’Università delle Nazioni Unite, ospitata dal governo nip-


03_Prefazione_Blue Economy_saggistica 24/09/10 14.41 Pagina 41

prefazione dell’autore

ponico, mi sfidò a creare un modello per un sistema economico a rifiuti ed emissioni zero, che creasse però posti di lavoro, contribuisse al capitale sociale e non comportasse costi più elevati. Accettai tale sfida tre anni prima che si approvasse il Protocollo di Kyoto. In questo modo ebbi l’opportunità di immaginare, dalla mia accademica torre d’avorio, come si sarebbero potute emulare le interazioni evolutive e produttive degli ecosistemi naturali, dove i rifiuti di alcuni sono cibo per altri. Dopo tre anni di ricerca e in cooperazione con il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, nacque in Svizzera la Fondazione Zeri finalizzata esclusivamente all’adozione delle scoperte innovative che dimostrassero un modello di produzione e consumo economicamente attuabile e scientificamente fattibile. In occasione della celebrazione del primo decennio di attività pionieristica in tutto il globo, il consiglio direttivo della Zeri commissionò un inventario sulle innovazioni ispirate ai sistemi naturali. Sebbene inizialmente si trattasse di una semplice raccolta di letteratura scientifica accessibile pubblicamente e curata da colleghi, il progetto si è rapidamente evoluto, passando da un’affascinante e romantica ricerca di genialità in ogni specie, che arricchisce enormemente la biodiversità, a un’indagine per elaborare un modello economico che potesse ispirare gli imprenditori a indirizzare l’umanità in generale e la loro produzione e consumi in particolare verso un percorso sostenibile e fattibile. Sin dall’inizio di questa ricerca ho avuto l’opportunità di lavorare con Frijof Capra curando il libro Steering Businesses Towards Sustainability. Tale progetto ha stimolato moltissime idee. Mi resi conto che la mia ricerca su opportunità imprenditoriali di nuova generazione si basava sulla convinzione che se fossi riuscito a descrivere i modelli che avevo in mente avrei potuto ispirare altri a diventare imprenditori. I colleghi curatori passarono in rassegna e annotarono migliaia di articoli pertinenti tra le varie pubblicazioni scientifiche in lingua inglese, accompagnati da simili pubblicazioni in spagnolo, tedesco e giapponese. Il mio compito era di vagliarli uno a uno, immaginando quale dei 3.000 casi potesse offrire un’opportunità di avvicinare l’industria e il commercio alla sostenibilità, indipendentemente dall’offerta di sussidi o sgravi fiscali. Riflettei su quali innovazioni avrebbero potuto integrarsi in un sistema che potesse funzionare in maniera analoga agli ecosistemi, raggruppando le innovazioni elaborate da diversi soggetti, avvalendomi in maniera più efficiente di tutte le leggi della fisica.

41


03_Prefazione_Blue Economy_saggistica 24/09/10 14.41 Pagina 42

42

blue economy

Come imprenditore che abbraccia l’innovazione, ho sottoposto una rosa di 340 tecnologie a un gruppo di strateghi aziendali, esperti finanzieri, giornalisti economici e politici. Questa operazione avvenne prima dell’attuale recessione, quando ancora il mondo costruiva castelli in aria con denaro che non esisteva. Nell’arco di due anni ho incontrato inventori e imprenditori in tutti e quattro gli angoli del mondo. Ho tenuto decine di incontri con analisti finanziari, giornalisti economici e accademici di strategie aziendali. Ciò ha contribuito ad affinare la logica sottesa alla selezione finale delle 100 innovazioni più interessanti catalogate in appendice 1 e 2. Poi è arrivata la recessione. Alla fine del 2008, quando le Nazioni Unite annunciarono che i tracolli dei mercati finanziari avevano causato nei paesi in via di sviluppo la perdita di oltre 50 milioni di posti di lavoro, emerse un senso di realismo. Non riuscivo a trovare alcuna soddisfazione nell’affiancare un’accattivante fotografia a una spiegazione scientifica. Dovevo comunicare qualcosa di più rispetto all’ingegnosità ispirata da ogni specie esaminata. Un nuovo gruppo eseguì una rivalutazione completa di tutte le informazioni a nostra disposizione esaminando le dinamiche del crollo dell’attuale modello economico alla luce delle innovazioni che avevamo catalogato. Identificammo la fenice di una nuova crescita che sembrava eludere la logica dei risultati e gratifiche di breve periodo in favore di una che desse al mondo, vincolato dalle sue risorse limitate, l’abilità di soddisfare i bisogni individuali primari con ciò di cui disponiamo. Vidi emergere un modello che poteva spalancare agli imprenditori di tutto il mondo una finestra ricca di opportunità per cambiare il sistema economico dominante. Non si trattava di clonazione o manipolazione genetica, protette da brevetti che assomigliano più a bio-pirateria che a reali innovazioni. Si trattava di una logica efficace e della sensibilità degli ecosistemi. La rosa delle 100 migliori innovazioni si era ispirata all’abilità degli ecosistemi di evolversi a livelli di efficienza sempre più elevati, a generare un ciclo di energia e nutrienti “a cascata”, a non sprecare niente, a utilizzare le abilità di tutti i collaboratori e di soddisfare i bisogni primari di tutti. Le intuizioni logiche ricavate dallo studio di interi sistemi sono diventate la struttura portante di questo libro, permettendomi di creare l’ossatura di una blue economy e di rendermi conto che l’attuale dissesto economico è solo apparentemente un male. Può darsi che finalmente si porrà termine al consumismo sfrenato che ha indebitato l’economia a livelli insensa-


03_Prefazione_Blue Economy_saggistica 24/09/10 14.41 Pagina 43

prefazione dell’autore

ti. Esortare i consumatori a spendere di più è uno stereotipo della cieca logica che blandisce i cittadini a “comprarsi” una via d’uscita dalla crisi indebitando in questo modo e per sempre anche tutti noi, come pure le generazioni future, oltre la nostra capacità di ripagare il debito. A livello globale, questo approccio incosciente prosciuga l’intera liquidità immettendola in una “banconomia” di élite, negando crediti a chiunque altro. Tali azioni stanno alla base di un modello economico fallimentare, un modello di red economy che prende a prestito – da natura, umanità, e dai beni comuni – senza preoccuparsi di come ripagare il debito se non consegnandolo al futuro. Le insaziabili economie di scala sono alla ricerca insensata di costi marginali sempre più bassi per ogni unità aggiuntiva prodotta, chiamandosi fuori da qualsiasi conseguenza non voluta. La crisi finanziaria del 2008 è stata provocata dai banchieri e dai dirigenti d’azienda che si sono gettati a capofitto in acquisizioni e fusioni, esercitando pressioni sui capitali e accumulando debiti talmente esorbitanti che la crescita diventa controproducente. Questa è la storia della fallimentare in the red economy (economia in rosso). Per contro, il modello di green economy ha richiesto alle imprese di investire di più e ai consumatori di spendere di più, per ottenere la stessa cosa o anche meno, preservando nel contempo l’ambiente. Sebbene ciò fosse già arduo durante il periodo d’oro della crescita economica, è una soluzione che ha poche speranze in un periodo di congiuntura economica, infatti la green economy nonostante l’impegno e le buone intenzioni non ha ottenuto il successo che tanto desiderava. La blue economy affronta le problematiche della sostenibilità al di là della semplice conservazione, lo scopo non è investire di più nella tutela dell’ambiente ma di spingersi verso la rigenerazione. La blue economy desidera assicurare le possibilità dei percorsi evolutivi degli ecosistemi affinché tutti possano beneficiare dell’eterno flusso di creatività, adattamento e abbondanza della natura. Sono i giovani di spirito che sapranno cogliere le opportunità imprenditoriali che riescono a imitare e riprodurre il funzionamento degli ecosistemi attingendo a energia e alle risorse “a cascata” per aggiungere valore, generando molteplici vantaggi dallo scambio e traducendoli in reddito e occupazione. Quando si applicano i concetti della blue economy, laddove le decisioni di milioni di attori si preferiscono al dirigismo di pochi operatori di mercato, imprese monopolistiche o controlli statali, allora si manifesta una nuova e potente struttura economica e sociale. L’impegno e la partecipazione dei cittadini è ciò che cambierà le regole del gioco e che influenzerà

43


03_Prefazione_Blue Economy_saggistica 24/09/10 14.41 Pagina 44

44

blue economy

un vero mutamento. In un periodo storico in cui i prezzi del petrolio e degli alimenti raggiungeranno sicuramente il loro tetto massimo, ci si può rivolgere agli ecosistemi per attingere idee pratiche e trarre ispirazione, consapevoli della loro evoluzione abile e creativa per far fronte alle sfide della sopravvivenza. L’obiettivo di questo volume è di contribuire all’elaborazione di un nuovo modello economico che non sia solo in grado di far fronte ai bisogni di tutti, ma anche di trasformare ciò che definiamo “scarsità” in una dimensione di sufficienza e persino di abbondanza. Se i rifiuti di risorse materiali esemplificati dalle moderne discariche e inceneritori sono da deplorare, il “rifiuto” delle risorse umane è assolutamente inaccettabile. Quando i numeri dei giovani disoccupati oscillano tra il 25% nei paesi industrializzati a oltre il 50% nel mondo in via di sviluppo, è facile immaginare cosa significhi per la nostra società globale se i suoi leader considerano la prossima generazione inutile, o ancor peggio, se sono i giovani e gli svantaggiati a considerarsi inutili. È sintomatico di un sistema in netto declino, di una società profondamente in crisi. Ciò è esacerbato dall’incremento di statistiche sull’aumento di violenza, criminalità, terrorismo, tossicodipendenza, immigrazione illegale, abbandono dell’istruzione e trattamento deplorevole di popolazioni e comunità già a rischio o sotto servite. Abdul Samer Majali, ex Presidente della Jordan University nonché primo ministro ha affermato: “Esporre, non imporre”. Se l’obiettivo è di creare un mondo migliore per tutti, e non di rimpinguare i conti correnti di pochi, se si è pronti a contrastare il rischio con il guadagno, allora considerazioni meditate, basate su casi ben documentati e sulla scienza concreta, possono aiutarci a focalizzare le idee e a raggiungere l’obiettivo. Una solida piattaforma per l’imprenditoria potrebbe emulare il successo degli ecosistemi, eliminando i rifiuti e ottenendo piena occupazione e capacità produttiva. A livello globale, svariate piccole iniziative offrirebbero il punto di partenza per nuove opportunità imprenditoriali che favorirebbero il passaggio a un sistema macroeconomico. Invece di rimandare a quando i politici raggiungeranno un accordo, la direzione che si deve prendere è di condividere con tutti gli individui le opportunità delle risorse liberamente forniteci dalla natura. È sorprendente quanta poca logica naturale ci sia nella società moderna. Per raffreddare un edificio i sistemi di condizionamento pompano aria fredda verso l’alto. Per depurare l’acqua immettiamo sostanze chimiche


03_Prefazione_Blue Economy_saggistica 24/09/10 14.41 Pagina 45

prefazione dell’autore

che annientano tutte le forme di vita. Le serre riscaldano l’aria, non le radici. Paghiamo oltre 100 dollari per chilowattora di elettricità fornita da un accumulatore che inquina l’ambiente. Quando beviamo una tazza di caffè, diamo valore a solo lo 0,2% della biomassa mentre il resto lo lasciamo marcire, generando gas metano o destabilizzando i lombrichi, che soffrono tanto quanto noi a causa della neurotossina chiamata caffeina. Si gettano nelle discariche 100.000 tonnellate di titanio, estratto e lavorato a temperature elevate, quando ci sbarazziamo dei nostri rasoi “usa e getta”. L’umanità è energivora più che mai, emette gas serra di là da ogni comprensione, mettendo in crisi l’ambiente. Non ci si dovrebbe sorprendere di fronte al cambiamento climatico. Di fatto, l’unica scusa per ciò che facciamo è che ne ignoriamo le conseguenze. Una volta che ne siamo a conoscenza, non solo abbiamo la lucidità necessaria per il cambiamento, ma abbiamo anche il potere consapevole di realizzarlo. Chido Govero, un’orfana che perse la madre all’età di sette anni e che non ha mai conosciuto il padre, passò immediatamente da bimba a capofamiglia con la responsabilità di provvedere al cibo per sua nonna e suo fratellino. Questa tragedia è fin troppo reale, ma è anche troppo comune. Ci sono milioni di individui, molti dei quali donne e bambini, che devono tollerare abusi per garantirsi una parvenza di cibo, acqua e un tetto. Per anni Chido è sopravvissuta con appena una scodella di arachidi al giorno, molto rapidamente ha imparato ad apprezzare la capacità generativa degli ecosistemi. In Africa, tali sistemi naturali sono stati saccheggiati dall’agricoltura irresponsabile dei coloni che hanno portato le proprie tradizioni dai climi temperati e le cui tecniche non solo hanno spogliato il terreno della sua vegetazione naturale, ma hanno drasticamente eroso lo strato fertile del terreno. Eppure, Chido non giudica gli errori del passato. Ha colto l’opportunità di ridefinire il potenziale delle colture e dei rifiuti agricoli delle colture del caffè per ottenere mezzi di sussistenza e sicurezza alimentare per sé e i suoi amici orfani in Zimbabwe. Con la sicurezza alimentare e dei mezzi di sussistenza, l’abuso – sia delle bambine sia dei sistemi naturali – può essere eliminato. Il sogno di Chido è di riuscirci nel corso della sua vita. Che altro vi aspettate di ottenere nel corso della vostra vita? Vi chiederei gentilmente di dare una risposta dopo aver letto il libro. 10 gennaio 2010 La Miñoca, Colombia Gunter Pauli

45



Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.