Materia Rinnovabile #19

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materiarinnovabile 19. 2017-2018 A destra: RC+L, materiale ottenuto dall’impiego di fondi di caffè e realizzato dagli studenti Matteo Brasili, Elisa Castelletta, Giovanni Dipilato, Gaia Ravera, Martina Sacco, Dario Javier Sosio durante il corso “Materiali e nuove tecnologie per l’innovazione del progetto” in NABA

In alto: Celluosa batterica

A destra: Nithikul Nimkulrat. The black&white striped armchair, 2014. Photo credit: Nithikul Nimkulrat (www.inicreation.com)

e che, infine, lo porteranno ad identificare una possibile applicazione a livello di prodotto. “Per inserirli in una narrativa di progetto credibile, – afferma Santulli – mi avvalgo del contributo di altri docenti e designer professionisti che, grazie alla loro esperienza, sono in grado di inquadrare meglio le possibili destinazioni d’uso, evitando strade semplici e valorizzando le qualità estetiche dei materiali organici utilizzati in partenza.” Anch’esso legato alla realizzazione di materiali DIY (Do It Yourself), il corso “Designing Materials Experiences” condotto da Valentina Rognoli, Stefano Parisi e Camilo Ayala Garcia al Politecnico di Milano, Scuola del Design, è finalizzato allo sviluppo di un concetto materico, un materiale autoprodotto attraverso un approccio lowtech. Gli studenti svolgono attività di Material Tinkering1 “pensare attraverso i sensi”, costruendo un know-how profondo che spazia da una conoscenza tecnico-fisica del materiale a una dimensione espressivo-sensoriale ed esperienziale.2 Non sono esclusi dal metodo studi sull’utente e la capacità di immaginare scenari d’applicazione. Secondo Valentina Rognoli si sta verificando un cambio di paradigma per cui è il designer che tangibilmente autoproduce delle proposte che “incorporano già in partenza i desideri e i bisogni dell’utente; spesso innovative dal punto di vista delle proprietà, della sostenibilità, delle risorse e dei processi” e che possono

servire da fonte di ispirazione per lo sviluppo di altri materiali. In un contesto di studi altrettanto multiculturale come quello del Politecnico, si svolge alla NABA, Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, il corso di “Materiali e nuove tecnologie per l’innovazione del progetto”. Gli studenti sono invitati a ricercare nuovi materiali a partire da sostanze organiche, preferibilmente di scarto o da sostanze autogenerative come funghi, alghe o batteri. Il corso si concentra sin dal primo momento su un approccio di sostenibilità ambientale e di riduzione degli impatti e trova, nel concetto stesso di sostenibilità, un fattore chiave per l’innovazione. Alla fine del corso è prevista una presentazione finale alla quale spesso sono invitati professionisti legati al mondo dei materiali e del progetto. Gli studenti presentano e discutono i risultati ottenuti: uno scambio che rende l’apprendimento collettivo e non limitato a una ricerca individuale. Oltre ai corsi semestrali, alcune università offrono percorsi formativi altamente specializzati sul tema dei materiali. È il caso del Master “Design through New Materials” condotto alla Elisava Barcelona School of Design and Engineering. Per la direttrice del corso Laura Clèries “è importante essere in grado di pensare attraverso la manualità, oltre ad essere una risorsa creativa, l’attenzione verso il materiale assume un ruolo protagonista

1. Il termine tinkering trova una traduzione italiana con la parola “rattoppare”, ma il suo significato include un approccio in grado di indagare, stimolare processi creativi e trovare delle soluzioni attraverso tutti i sensi. Material Tinkering: Parisi, S., Rognoli, V, Sonneveld, M. (2017). “Material Tinkering. An inspirational approach for experiential learning and envisioning in product design education”. 2. Rognoli, V. (2010) “A Broad Survey on Expressive-Sensorial Characterization of Materials for Design Education”. METU Journal of the Faculty of Architecture 27(2).


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