Rimini IN Magazine 05 2019

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R I M I N I N° 5 NOVEMBRE/DICEMBRE 2019

VERNOCCHI

Giacomo

IL MANAGER RESILIENTE

COLAZIONE / Breakfast time SILVANA FEDERICI / Angeli in camice DACIA MANTO / Casa a quattro zampe


JAGUAR F-TYPE ALUMINIUM PERFORMANCE

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EDITORIALE

SOMMARIO

E

Eccoci al nostro secondo numero autunnale, in cui incontriamo Giacomo Vernocchi, manager che ha fatto della resilienza e dell’accettazione del cambiamento la sua filosofia di vita. Ci siamo concessi quattro deliziose colazioni, e abbiamo scoperto il mondo creativo di quattro designer. Ricordiamo il mitico Paradiso con Paolo Gabriele e il suo Paradiso Reunion dj Official, per poi immergerci nel mondo di sensazioni olfattive di Essenze Farotti. Abbiamo incontrato anche: la dottoressa Silvana Federici, alla direzione del reparto di Chirurgia pediatrica dell’ospedale Infermi, Alice Bigli della libreria Il Viale dei Ciliegi 17, l’architetto Riccardo Ricci, i fratelli Luigi e Paolo Castiglioni, Michele Falcioni, pastry chef del Ristorante Posillipo di Gabicce Monte, Daniele Gusella, presidente del neonato Rotary Club Riccione Perla Verde. Buona lettura! Andrea Masotti

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9

ANNOTARE

Brevi IN

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ESSERE

Giacomo Vernocchi

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INIZIARE

Breakfast time

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RIUNIRE

20

Paradiso Reunion DJ

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RIQUALIFICARE

Riuso del moderno

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RILEGARE

Luigi e Paolo Castiglioni

CURARE

Silvana Federici

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CUCINARE

Michele Falcioni

26

EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044 www.inmagazine.it info@inmagazine.it DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Clarissa Costa, Gianluca Gatta, Beatrice Loddo COORDINAMENTO DI REDAZIONE: Irena Coso ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini UFFICIO COMMERCIALE: Gianluca Braga, Irena Coso STAMPA: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) ANNO XIX - N. 5 Chiuso per la stampa il 15/11/2019 Collaboratori: Giulia Airaudo, Cinzia Bauzone, Lucia Lombardi, Nicola Luccarelli, Antonella Zaghini. Fotografi: Massimiliano Battistini, Pasquale Bove, Giorgio Salvatori, Antonella Zaghini.

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ACCOGLIERE

Dacia Manto

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PROGETTARE

Rotary Club Riccione

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PEDALARE

In bici fino a Istanbul

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CREARE

Mani Sapienti Seguici su FB: www.facebook.com/ edizioni.inmagazine

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COMPORRE

Lara e Letizia Farotti Edizioni IN Magazine si impegna alla salvaguardia del patrimonio forestale aderendo al circuito di certificazione di FSC-Italia.

Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte.

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LEGGERE

Alice Bigli

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ANNOTARE

Una sfoglina OLTREOCEANO

Pranzo sulla NUOVA AUDI

RIMINI Il suo passaporto è

REPUBBLICA DI SAN MARINO

quello del gusto e la porterà in Canada, a Toronto, a insegnare a fare la pasta a mano secondo la vera tradizione, quella che Alessandra De Rosa prepara tutti i giorni presso il ristorante riminese Io e Simone e che insegna nei suoi corsi di pasta fresca. Ora grazie al Molino Mariani e al consulente panificatore Giuliano Pediconi diventerà ambasciatrice della sfoglia, insegnando a declinare le nostre specialità nel segno della tradizione: “Girare il mondo con il matterello in valigia è un desiderio che si realizza” ci racconta entusiasta. “Stiro la sfoglia tutti i giorni e ogni volta quando taglio e muovo le tagliatelle è sempre una gran soddisfazione.” Quando insegna non tiene nulla per sé, ama condividere il suo bagaglio di sapere: “Qui da Io e Simone ho potuto sperimentare ottime materie prime, esplorare l’artigianalità della mia professione, evolvendomi sempre più, fino a sbarcare oltreoceano. (L.L)

La cucina del benessere mette il turbo grazie alla concessionaria Audi Reggini. L’azienda ha infatti inaugurato una partnership con la realtà di food Healthy Kitchen di San Marino, mettendogli a disposizione la Nuova Audi A1 Sportback per il trasporto a domicilio. L’idea di Healthy Kitchen è quella di fornire a coloro che vogliono restare in forma o semplicemente alimentarsi in modo equilibrato una soluzione veloce e completa per i propri pasti. Cibi sani che appagano il palato e che arrivano direttamente a casa, in ufficio o in palestra, senza preoccuparsi di mettersi a cucinare. Un’idea innovativa che sposa la visione e la filosofia di Reggini, che da sempre guarda al futuro e ai cambiamenti. Reggini ha creduto nel progetto e adesso i pasti viaggiano sulle quattro ruote della Nuova Audi A1 Sportback, un’auto sportiva dal design accattivante. Scopri di più su www.hkit.it

ph Massimiliano Battistini

Lo splendido GUALTIERI REPUBBLICA DI SAN MARINO Sono broccati, tendaggi morbidi,

accarezzati da pennellate di luce fiamminga, pizzi cesellati, angoli intimi e preziosi, quasi musei domestici, wunderkammer del cuore, che restituiscono nature morte ombreggiate, e paesaggi dell’anima, le tele realizzate da Fernando Gualtieri e collezionate anche da Barbara Rockefeller e dalla baronessa Nadine Rothschild. Sarà possibile ammirarle su appuntamento presso l’Ambasciata d’Italia a San Marino in occasione della mostra Fernando e Yvette: lo splendore di una vita, per festeggiare i 100 anni del piccolo francese. Nato nel ’19 a Longlaville, nell’Est della Francia, da una famiglia italiana emigrata, Gualtieri a 4 anni viene affidato alla custodia della nonna a Viserba. Dopo una carriera calcistica parte per Parigi, dove nel ’54 un ricco americano, M. Roche, acquista le sue prime 17 opere. Nel ’72 compra un negozio di dischi in Bd. de Montparnasse e ne fa la sua Galatée Gallery. Parigi lo celebra nel 2000 al Carousel du Louvre, patrocinato da Jacques Chirac e dal Ministro della Cultura, mentre il Comune di Parigi gli dona la medaglia d’oro, splendente come la sua vita. La mostra è visitabile fino al 1° dicembre. Prenotare al numero 0549991146 o con una e-mail a sanmarino@esteri.it (L.L)



ANNOTARE

Napizz alla… RIMINESE! RIMINI Dopo sette anni Napizz

Una fucina PER IL VINO SAN CLEMENTE La nuova

Cantina di Enio Ottaviani, una delle più importanti del nostro territorio, è l’espressione del sogno di sempre: creare un luogo che non fosse solo una cantina o uno showroom, ma un luogo d’incontro in cui poter far conoscere, divulgare e soprattutto respirare il nostro territorio. Pochi, semplici elementi per raccontarsi: ferro e legno per il mood industrial; cemento, per la scelta di sempre di affinare il vino in cemento; vetro, che connette l’interno con il cuore del lavoro, la vigna. Un’atmosfera di fucina moderna e tecnologica, dove il vino si produce e si conosce armoniosamente immersi nella vigna e nel territorio.

Il nuovo tempio DELLA CERAMICA RIMINI È il materiale a fare la differenza in una casa. Lo sanno bene

a Ceramica del Conca, che per festeggiare i suoi 40 anni di ceramica ha dato vita a un nuovo Flagship Store: un punto di riferimento dedicato all’interior design e ai materiali di ultimissima generazione, aperto al pubblico dal lunedì al sabato, in Via Marecchiese 156. Oltre 300 mq di spazio multifunzionale, in cui gli interni si declinano in un susseguirsi di corner con finiture in effetto marmo, legno e cemento, in un connubio di preziosi dettagli e decori per scoprire le ultime novità in fatto di home decor e superfici ceramiche. All’ultimo grido è il total look, che sta conquistando professionisti e consumatori che richiedono tavoli, dispense, piani cottura, lavelli realizzati su misura con le lastre in ceramica con le stesse texture usate per pavimenti e rivestimenti.

a Rimini cambia veste: la catena scatenata dedicata alla pizza, dalla natura tipicamente partenopea, verace nei sapori e al contempo pop, ora si apre al mondo, mantenendo salde le sue radici nella ricerca del gusto, ma cambiando veste per declinare la sua essenza in base al luogo in cui si trova a sfornare e ad accogliere la clientela. Ecco allora che nasce l’omaggio al grande maestro riminese per i 100 anni dalla nascita, allineandosi ai festeggiamenti che la città e il mondo gli tributeranno nel 2020, inserendo nel locale delle sedie alla regista sulle quali è stato impresso il titolo del docu-film che Ettore Scola dedicò al suo grande amico riminese: Che strano chiamarsi Federico. Il secondo omaggio in chiave Napizz è nato immaginandosi che Andy Warhol venisse accolto alla corte rinascimentale del signore di Rimini Sigismondo Pandolfo Malatesta e ne facesse un ritratto alla sua maniera Pop.

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IN MAGAZINE


ESSERE

Il manager

RESILIENTE GIACOMO VERNOCCHI NON SMETTE MAI DI CONCEPIRE NUOVI PROGETTI. MANAGER SEMPRE IN MOVIMENTO, LA SUA PAUSA È CON LA MOGLIE E I FIGLI: “SONO LORO CHE TI INSEGNANO A VIVERE IL PRESENTE”. di Antonella Zaghini / ph Giorgio Salvatori

L

La sua parola chiave è resilienza, la capacità di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, perché “il lusso delle certezze è stato dei nostri genitori”. Giacomo Vernocchi, 40 anni, amministratore unico di Vernocchi Auto, con il cambiamento ha stretto alleanza da tempo. Riminese di nascita, a 19 anni si trasferisce a Milano per studiare all’Università Bocconi. Si laurea con lode in Economia, indirizzo Finanza. Spirito libero, con la voglia di girare il mondo, l’ultimo anno di studi lo completa dall’altra parte del pianeta, in Nuova Zelanda, alla Victoria University di Wellington. Un’esperienza incredibile che porterà sempre nel cuore. Terminati gli studi torna in Italia. Sceglie di vivere a Milano. Qui muove i primi passi nel mondo della finanza. All’inizio fa la classica gavetta, a cui segue il primo ruolo da manager in una banca d’affari estera specializzata in consulenza finanziaria. Altra importante esperienza lavorativa in qualità di investment manager in un fondo di private equity inglese. È dalla

parte buona della finanza, quella che crea le condizioni affinché le aziende italiane, caratterizzate da una forte componente familiare, diventino competitive sui mercati. Gira in lungo e in largo il Paese in cerca di realtà imprenditoriali in cui c’è un potenziale di sviluppo da rilasciare. Una carriera promettente. Ma, come si diceva, il cambiamento è sempre dietro l’angolo. Dopo 14 anni a Milano, nel 2011 torna a Rimini “per seguire l’azienda di famiglia e gestire un complicatissimo momento e un articolato passaggio generazionale, in anni difficili per il settore dell’automobile”. Sono tre anni molto duri, “da trincea”. Arrivato dalla frenetica Milano, con Rimini al principio non si trova. L’esperienza professionale acquisita però gli è di enorme supporto e, quando il mercato dell’auto riparte, l’azienda è riordinata e lui è libero di esprimere le sue capacità imprenditoriali e di apprezzare la sua città, che considera fra le migliori d’Italia per qualità di vita. “Fare impresa” racconta “è complicato e lo sarà sempre di più. Al giorno d’oggi il più grande sconIN MAGAZINE

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volgimento a cui deve adattarsi un imprenditore è l’accettazione del cambiamento. Sentimento che è contro natura e fa paura. Il lusso delle certezze è stato dei nostri genitori. L’economia nei prossimi 10 anni subirà sconvolgimenti paragonabili a quelli avvenuti tra la rivoluzione industriale e oggi; tra le imprese ci saranno molte vittime e pochi vincitori: bisogna arrivare pronti. Dobbiamo inesorabilmente inclinarci al cambiamento, al fare e al disfare le cose continuamente, all’essere camaleontici, a essere snelli e a muoverci agilmente. Questo è l’unico modo per assicurare longevità ai progetti. In una parola, dobbiamo imparare a essere resilienti. Mi sono formato” prosegue “nel mondo dei fondi d’investimento, dove ti insegnano che se la tua azienda non raddoppia il giro d’affari nell’arco di 4-5 anni è meglio che vai al mare, in quanto non stai adeguatamente remunerando il tuo rischio. Io al mare ho scelto di viverci, pur non dimenticando questo insegnamento.”

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IN MAGAZINE

Concentrato sulla crescita, sul micro management, nella sua professione Giacomo Vernocchi ci mette tantissima energia. “Sono attento alla mia crescita personale che va di pari passo con quella dell’azienda”, diventata in questi anni un punto di riferimento per gli appassionati di automobili di lusso di stampo british. Ma non è tutto. Infatti, accanto alle concessionarie Jaguar, Land Rover e Peugeot di Rimini e Pesaro, il 2019 ha visto nascere un nuovo progetto: AutoExpo by Vernocchi, una grande esposizione di auto usate. I numeri parlano da soli: 2.000 metri quadrati coperti e altrettanti scoperti di showroom, in vendita 150 auto usate, aziendali e a chilometro zero, di tutte le marche. Uno spazio che a livello locale non esiste e che si propone come un luogo di destinazione per chi cerca un’auto usata. Meticoloso, capace di vivere “in apnea con la sua agenda”, Vernocchi è di quelli che cercano di organizzare e riempire ogni spazio della giornata per provare ad arrivare dappertutto. A ripor-

tarlo con i piedi sulla terra, per fortuna, c’è la famiglia. “Mia moglie Carlotta e miei figli, Elettra di 5 anni e Cesare di 3 anni, mi educano ogni giorno ad essere più leggero e a rallentare i ritmi. Il mio naturale calmante sono i bambini che mi assalgono sulla porta quando torno a casa e mi fanno lasciare fuori i pensieri e il telefono che suona.” Il mare e i viaggi, quelli veri, fatti per scoprire altri luoghi e immergersi in altre culture, sono da sempre le sue passioni. “Viaggiare” racconta “non è andare in va-

“IL PIÙ GRANDE SCONVOLGIMENTO A CUI DEVE ADATTARSI UN IMPRENDITORE È L’ACCETTAZIONE DEL CAMBIAMENTO. SENTIMENTO CHE È CONTRO NATURA E FA PAURA. IL LUSSO DELLE CERTEZZE È STATO DEI NOSTRI GENITORI.”


MARIO CI METTE LA FACCIA, LA SUA, DALL’ESPRESSIONE GIOIOSA, RASSICURANTE, TRASPARENTE, CARATTERISTICHE CHE DA SEMPRE RISPECCHIANO CIÒ CHE LA CUCINA DEL RISTORANTE PROPONE. INSIEME AD UNA BRIGATA PREPARATA, BRIOSA, GIOVANE, ATTENTA NEL PROPORRE MENÙ SFIZIOSI, ACCURATI, DOVE IL PIATTO ESPRIME TUTTA LA SUA VERITÀ SENZA TRUCCHI, COME IL SORRISO VERACE DI MARIO.

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“LE AUTO SONO UNO STRUMENTO PER FARE IL MIO LAVORO. CERTO SE LO FAI SU AUTO BELLE COME QUELLE CHE RAPPRESENTIAMO NEL NOSTRO GRUPPO È ANCORA MEGLIO. MA LA COSA PER ME FINISCE QUI. MI SPOSTO IN TRENO E IN BICICLETTA” RIVELA VERNOCCHI.

IN APERTURA E IN QUESTA PAGINA GIACOMO VERNOCCHI. NELLA PAGINA PRECEDENTE, VERNOCCHI E IL SUO TEAM.

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IN MAGAZINE

canza. È un’altra cosa. Purtroppo è molto tempo che non viaggio, nel senso proprio del termine. Per farlo come si deve non ci vogliono troppe scadenze da assolvere. Ci vuole tempo per entrare in sintonia con le persone, i luoghi e soprattutto i ritmi diversi dai nostri. Il mio anno in Nuova Zelanda, Australia, Cook Island e Thailandia rimarrà per sempre nel mio cuore. Altrettanto i due mesi in Brasile, mi hanno lasciato profondi ricordi. Una vacanza che invece ha avuto l’intensità del viaggio è stata l’India. Appena 20 giorni nel Rajasthan, ma di una potenza come se vi avessi trascorso un anno. Quando invece penso alle vacanze in famiglia, direi che Stromboli è il nostro posto del cuore. Un luogo semplice, dai ritmi lenti, magnetico e potente, circondato da un mare vero, profondo e blu cobalto.È l’unico luogo dove riesco a staccare veramente. La barca a vela ti mette in rapporto con la natura.” Più incline alla vela che alle auto, se vi aspettate di avere a che fare

con un manager sempre con la testa nei motori ne resterete delusi. “Le auto sono uno strumento per fare il mio lavoro. Certo se lo fai su auto belle come quelle che rappresentiamo nel nostro gruppo è ancora meglio. Ma la cosa per me finisce qui. Mi spiego meglio, se devo andare a Milano per lavoro, mi sposto in treno. E durante il fine settimana, quando il tempo è dedicato alla famiglia, c’è solo la bicicletta.” Famiglia, altra parola magica nella vita di questo giovane manager riminese dai modi educati. “Siamo una famiglia affiatata e dinamica. Nonostante due figli piccoli e vicini d’età, mia moglie ed io abbiamo sempre lavorato e mai rinunciato alle nostre passioni, pur dedicando il maggior tempo a loro. Insieme facciamo tante cose, i classici giochi, cerchiamo di coinvolgerli in attività come andare a vedere una mostra, gite, ma anche aperitivi, balli. Il mio ruolo è soprattutto ludico, quando torno a casa la sera e smetto i panni lavorativi cerco di entrare nel loro mondo ed è sempre una grande festa.” Pensa mai al loro futuro? “Il futuro se lo creeranno loro, certamente li stimolerò a uscire dalla loro area di comfort. Ma per questo c’è ancora tempo. Intanto ci viviamo il presente, anzi sono proprio loro che ti insegnano a farlo. A cogliere i piccoli gesti. Hanno uno spirito di osservazione stupefacente. Poi, vabbè, c’è qualcosa di magico nel vederli sorridere o ragionare, ma penso che sia un’emozione comune in ogni genitore che vede crescere i propri figli. Semplici, quotidiani, magici momenti.”


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INIZIARE

Breakfast

TIME

DIMENTICATE IL CAFFÈ AL VOLO: LA COLAZIONE È SLOW, DELIZIOSA E INTERNAZIONALE. E SUL PASTO PIÙ IMPORTANTE DELLA GIORNATA STANNO PUNTANDO QUATTRO REALTÀ DELLA RISTORAZIONE RIMINESE.

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IN MAGAZINE

Testo e foto di Antonella Zaghini

Il caffè che borbotta nella caffettiera e ti risveglia dolcemente con il suo aroma. La fetta di pane spalmata con il burro e la marmellata. Oppure la sferzata dell’espresso preso al bar. Il cappuccino, il classico cornetto e… le chiacchiere con le amiche. Il dolce e il peccato di gola salato, magari un fragrante croque-ma-

dame. È il rito della colazione, un inno alla vita slow, nuovo spazio conviviale da condividere con le persone più care. A PaneNostro la chiamano la “Colazione dei Sogni”, e non poteva essere altrimenti. Perfetta padrona di casa è Carlotta Salvatori, che da un paio di anni apre le porte della sala colazioni

dell’Hotel Villa Rosa Riviera di Rimini alla città. Un posto unico, pieno di bellissimi fiori e dal sottile profumo di burro e biscotti. Se amate i luoghi in cui passione, armonia e gusto per il dettaglio fanno la differenza, a PaneNostro vi troverete a casa. Il bancone è ricolmo di ogni desiderio dolce e salato: il caffè americano,


la cioccolata calda, le spremute, gli infusi, le mini brioche, le torte casalinghe, i muffin, il pane fresco, i sandwich, gli affettati, le uova strapazzate e via di questo passo. Accanto al buffet c’è il menù alla carta con gli invitanti waffel ricoperti di crema chantilly e frutti di bosco. Li puoi assaggiare anche in versione salata con l’uovo, la ricotta e il cavolo nero. Poi i caldi pancake su cui fare colare lo sciroppo d’acero, il pain perdu ricoperto di frutta. Quella di Carlotta è una cucina naturale, preparata in casa. Ogni giorno si scoprono sorprese per andare incontro alla stagionalità dei prodotti e alle proposte dei produttori locali, magici luoghi in cui fare incetta di mieli, confetture, farine grezze, latticini e altre prelibatezze da servire ai sognatori della colazione. La musica di sottofondo che ti porta alle atmosfere della Ville Lumière, le iconiche tendine a righe bianche e blu, i libri passati di mano in mano e appoggiati distrattamente sui tavolini da bistrot francese. Nato come laboratorio di pasticceria del ristorante La Brasserie di Riccione, Sac à Poche è la colazione più francese che puoi provare in Romagna.

Aperto dal giovedì alla domenica, è un angolo di Provenza a ridosso di viale Ceccarini, un luogo dove tutto è molto français. Anima e mente del progetto sono Milena Neri e suo figlio Gianluca. Punto di forza, una produzione tutta homemade pensata per essere consumata in giornata. Impossibile fare colazione da Sac à Poche senza avere assaggiato un impareggiabile croissant alla crema farcito al momento. A seguire si può scegliere se proseguire con una brioche salata o un french toast, quello vero con prosciutto, formaggio e ripassato in padella con il burro, oppure proseguire con dolci peccati di gola: una fetta di torta di mele, il pane con il burro, la marmellata e i frutti rossi, le girelle alla cannella, i golosi pancake, la delicatezza delle madeleine… E se ci andate in autunno, è il sapore della prima fetta di panettone, ovviamente homemade. Accoglienza romagnola e un menù dal tocco internazionale da Il Cucinino, a Santarcangelo, che in un paio di mesi sì è ritagliato un posto d’onore nell’agenda dei ghiottoni. Nella centralissima piazza Ganganelli, Mirko Di Bella, Davide Belli e Federica Zammarchi hanno dato vita

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SAC À POCHE È LA COLAZIONE PIÙ FRANCESE CHE PUOI PROVARE IN ROMAGNA. È UN ANGOLO DI PROVENZA A RIDOSSO DI VIALE CECCARINI, UN LUOGO DOVE TUTTO È MOLTO FRANÇAIS. ANIMA E MENTE DEL PROGETTO SONO MILENA NERI E SUO FIGLIO GIANLUCA.

a una colazione da autentici breakfast lovers. Il menù cambia con lo scorrere delle stagioni, perché la stagionalità degli ingredienti è un valore irrinunciabile. Varcata la soglia si può optare per una colazione al bancone a base di croissant alla crema, deliziosi muffin, fragranti plumcake e banana bread, giganti cookies e monoporzioni veg, oppure concedersi una colazione lenta, alla carta, seduti al tavolo. Il menù è liberamente ispirato ai ricordi di viaggio e

alle esperienze di lavoro all’estero dei tre amici soci. Per esempio, il french toast è diventato un crostone di pane artigianale con le noci guarnito con banana dorata nel burro, frutti rossi caramellati, sciroppo d’acero e zucchero a velo, perfetto se accostato al golden milk del locale a base di zenzero e miele. Per chi la colazione la preferisce salata ci sono i bagel in tre versioni: salmone, pastrami e hummus per andare incontro ai palati vegetariani. Non mancano

IN ALTO, CARLOTTA SALVATORI DI PANENOSTRO E, A LATO, MILENA NERI E SUO FIGLIO GIANLUCA DI SAC À POCHE.

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IN MAGAZINE


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IL MENÙ DA IL CUCININO È ISPIRATO AI RICORDI DI VIAGGIO. PER ESEMPIO, IL FRENCH TOAST È DIVENTATO UN CROSTONE DI PANE ARTIGIANALE CON LE NOCI GUARNITO CON BANANA DORATA NEL BURRO, FRUTTI ROSSI CARAMELLATI, SCIROPPO D’ACERO E ZUCCHERO A VELO.

IN ALTO, MIRKO DI BELLA, DAVIDE BELLI E FEDERICA ZAMMARCHI DE IL CUCININO E, A LATO, FRANCESCA CARNEVALI E STEFANIA CORBELLI DI THE BREAKFAST CLUB.

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IN MAGAZINE

classici del breakfast come i pancake, i waffle, le bowl di yogurt arricchito di semi, granola, frutta fresca e secca, i filter coffe e una invitante selezione di tè. Infine c’è chi della colazione ne ha fatto un evento itinerante alla ricerca di luoghi e sapori. L’idea è venuta a Francesca Carnevali e Stefania Corbelli. La prima ha un’esperienza ventennale in veste di coordinatrice breakfast per le strutture ricettive, la se-

conda da diversi anni si occupa di marketing alberghiero. Due donne, due mamme che fanno amicizia al corso preparto e dopo un anno di passeggiate al parco con i rispettivi pargoli, decidono di scommettere sui loro sogni. Così nasce The Breakfast Club, il club delle colazioni. Sono partite a fine estate con una colazione gustata all’alba dalla terrazza de La Fattoria di Riccione. Hanno fatto tappa al Lavatoio di Santarcangelo e al B&B Ca’ Bianca di Montefiore. Ogni tappa un’emozione diversa, un luogo da scoprire e un menù all’insegna della stagionalità. Quella di Montefiore era ispirata all’autunno e alle delizie che preparavano i nostri nonni: le torte da credenza, le crostate, le creme casalinghe, l’ormai dimenticato pane ricotta e zucchero, senza trascurare la parte salata con i mini timballi, la vellutata di zucca, gli invitanti panini… Il tutto servito con musica dal vivo e un interessante retrogusto social. Inteso come nuove amicizie, quelle che puoi farti passando una domenica mattina in completo relax.


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RIUNIRE

Nel nome del

PARADISO

DALLA MENTE DI PAOLO GABRIELE, È NATO IL PARADISO REUNION DJ OFFICIAL, UN FORMAT CHE RACCOGLIE I DJ DELLA STORICA DISCOTECA RIMINESE PER RIPORTARE IN PISTA LA FILOSOFIA DEL CLUBBING.

I IN BASSO, PAOLO GABRIELE (AL CENTRO) CON I DJ DEL PARADISO REUNION DJ OFFICIAL.

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IN MAGAZINE

di Lucia Lombardi / ph Giorgio Salvatori

Il sound della notte si ricompone ed esce allo scoperto, grazie alla passione di Paolo Gabriele e all’affetto per il patron del Paradiso, il mitico Gianni Fabbri. “A venti anni dall’ultima stagione diretta da Gianni, vedere le foto dello storico locale depredato, fatiscente e lasciato in pieno abbandono, ha fatto sorgere nei più un senso di tristezza, che non rendeva omaggio a quegli anni

gloriosi”, al fondatore di una dolce vita della disco e a tutti coloro che l’hanno amata, rispettata e vissuta. Perché frequentarlo era un rito, come lo era abbigliarsi per le serate, in maniera elegante, studiata, ricercata, e mai trasandata. Tutto partiva da uno stile di fondo che avvolgeva ogni aspetto degli appuntamenti “in Paradiso”, leitmotiv di uno status indimenticabile. Così Paolo Gabriele, ex dj della storica discoteca riminese, oggi titolare di Ghetto 46 a Villa Verucchio e in estate a Rivabella, struggentemente legato a Fabbri, come chiunque abbia lavorato alla sua corte, ha creato Paradiso Reunion dj Official, di cui è product manager, dando vita a un format insieme a: dj Paolino Zanetti, Michelino dj, dj Duke, Stefano Coveri dj, Max Padovani dj, Gianni Morri dj – quest’ultimo colonna portante del locale, in cui era il direttore artistico della consolle, decideva vocalist e ospiti internazionali da invitare. Così i “ragazzi” si riuniscono in memoria del Paradiso “per ridare a Gianni quel che è di Gianni. Perché tutti noi eravamo parte della sua famiglia. Assieme a ciò viaggiano le donazioni per la

casa famiglia Sant’Anna, per donne bisognose, per la quale Gianni faceva silenziosamente donazioni, così noi abbiamo deciso di sostenere la sua stessa causa, ridare vita a una filosofia e al contempo all’atmosfera del clubbing ormai andata perduta, ma di cui in molti sentono la nostalgia, perché univa le persone”. Da ciò sono nate serate di un successo inaspettato: una con il Ghetto al mare protagonista, mentre in autunno una Reunion con più di 1.200 persone a sedere a cena al Top Club, per il Venerdì del Frontemare, e al ristorante lo Zodiaco, per poi ballare tutti al Top Club. È stata una acclamazione di popolo, dove eleganza, armonia e puro divertimento hanno regnato, con donazioni alla casa Sant’Anna (www.casadisantanna.org). “Abbiamo ricevuto ben 5 proposte per questa stagione, che includono probabilmente anche San Silvestro, a noi non interessa la location, ciò che conta è il nostro format nel nome del Paradiso, con scenografie video e luci, portando avanti il progetto Sant’Anna, fare serate con gli storici dj professionisti perpetrando la filosofia del clubbing”.


Entrare da Soccia significa arricchirsi. Perché Soccia è una innovativa e allegra bottega di qualità, in cui la scoperta di specialità artigiane realizzate secondo filosofie etiche e di vita diventa un viaggio gastronomico, sensoriale, di accrescimento personale e salutare. Soccia, aperto da Riccardo Parisio, propone in esclusiva prodotti di alto livello scelti esponendosi in prima persona, come i vini “tripla A” di coltivatori diretti, per bere naturale. E, dopo la spesa da Riccardo, farsi un panino con i formaggi, i salumi e le verdure frutto del lavoro di allevatori e produttori artigiani, è più gustoso. Soccia è un vero scrigno di bontà da condividere!

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CURARE

Angeli

IN CAMICE SILVANA FEDERICI HA FONDATO IL REPARTO DI CHIRURGIA PEDIATRICA DELL’OSPEDALE INFERMI. UN REPARTO IN CUI COMPETENZA E UMANITÀ VANNO DI PARI PASSO, PER PRENDERSI CURA DEI PAZIENTI PIÙ PICCOLI.

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IN BASSO, LA DOTTORESSA SILVANA FEDERICI (LA SECONDA DA SINISTRA) CON LO STAFF DEL REPARTO DI CHIRURGIA PEDIATRICA DELL’OSPEDALE INFERMI.

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IN MAGAZINE

di Giulia Airaudo / ph Giorgio Salvatori

Leggere le recensioni in rete dei piccoli pazienti (o meglio dei genitori) che sono stati ospitati nel reparto di chirurgia pediatrica dell’ospedale Infermi di Rimini è davvero commovente: non solo perché possono raccontare la felice conclusione di complicazioni fisiche gravi, ma soprattutto per i complimenti che rivolgono a tutti i chirurghi e al personale

del reparto; li chiamano “angeli” per la loro grande umanità e disponibilità, oltre che per una grande competenza che li rende un reparto di vera eccellenza, centro di riferimento dell’area Romagna. Dal 2002 il reparto è diretto dalla dottoressa Silvana Federici, che l’ha creato ex-novo: una sfida con se stessa che ha portato a risultati davvero

strabilianti. Oggi infatti il reparto vanta uno staff di chirurghi e professionisti di grande livello: il dottor Domenichelli, al fianco di Silvana Federici sin dall’inizio, e il dottor Alberto Ratta arrivato poco dopo la creazione del reparto, sono stati i primi preziosi collaboratori. Il personale del reparto opera inoltre un importante lavoro itinerante in tutta la Romagna. Originaria di Ascoli Piceno e trapiantata a Bologna per tanti anni, Silvana Federici è stata una delle prime chirurghe donne negli anni ’80. La sua tenacia l’ha portata a Rimini proprio nel 2002 per fondare il reparto dal nulla, superando tutte le problematiche sia dal punto di vista dell’allestimento che della pianificazione dell’attività, con i relativi aspetti organizzativi, gestionali e clinici. Silvana Federici ha al suo attivo innumerevoli produzioni scientifiche e pubblicazioni (anche su riviste internazionali), esperienze lavorative all’estero e tantissime partecipazioni a congressi e corsi di formazione scientifica di chirurgia pediatrica. La incontro in una tranquilla mattinata. La sua sicurezza mi rasserena da subito: confesso la


operatoria ripagate dal completo successo dell’operazione. A Rimini poi in tanti anni abbiamo ospitato anche professionisti internazionali, organizzando interventi chirurgici all’avanguardia.” Dottoressa, mi racconti delle sue missioni umanitarie all’estero. “Ne ho fatte tante, anche in situazioni estreme, in Bangladesh e in Africa: anni fa sono stata per tanto tempo in una zona sperduta del Kenya, senza contatti con la mia famiglia, sicuramente fonte di grande preoccupazione per chi attendeva notizie a casa.” Come è nato lo spettacolo Oggi le coliche? Sorride: “L’idea dello spettacolo è nata nel 1991 a Bologna, quando lavoravo al Sant’Orsola: servivano fondi per sostenere le famiglie dei piccoli pazienti, così abbiamo pensato di realizzare uno spettacolo teatrale di satira sull’ambiente ospedaliero, dove gli attori eravamo noi medici, naturalmente. La sceneggiatura era praticamente inesistente: durante le prove verificavamo l’efficacia delle battute in diretta, se funzionavano su di noi allora le inserivamo nel copione e si proseguiva. Abbiamo portato lo spettacolo in tournée in quasi tutta Italia. Quando i bambini e i loro genitori ci ritrovavano in reparto ci facevano i complimenti.” Cosa fa nel poco tempo libero che le rimane? “Vado a pesca di vongole in pieno inverno sulla spiaggia di Rimini e qualche volta mi capita di fare incontri molto particolari…” sorride di nuovo.

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mia inquietudine di mamma, quando ho varcato la soglia del reparto pediatrico dell’ospedale. Dottoressa Federici, come ha cominciato la sua carriera da chirurgo? “Ho sperimentato a 16 anni su me stessa un piccolo intervento ad una mano, in casa di notte, all’insaputa dei miei genitori. L’intervento è riuscito talmente bene che da quel momento ho capito che quella era la mia strada e non mi sono più fermata. Sono sempre stata affamata di conoscenza e ho fatto molta esperienza in sala operatoria, fondamentale per un chirurgo: più interventi si fanno e più si acquisiscono competenza e manualità. Sin dall’inizio ho passato tantissimo tempo al lavoro.” Perché ha scelto proprio la chirurgia pediatrica? Forse perché è come riscoprire il bambino che c’è in noi? “Il mio è un mestiere che possono svolgere solo i professionisti con una particolare sensibilità: le persone che operano nel mio staff ne sono dotate, non potrebbe essere altrimenti per raggiungere i risultati eccellenti che possiamo vantare oggi.” Come affronta ogni giorno il dolore dei suoi piccoli pazienti? “La preoccupazione principale è lenire il dolore dei bambini, azzerarlo. Grande attenzione poi è rivolta ai genitori: è importante informarli e sostenerli nei momenti più critici.” La sua prima esperienza a Rimini? “Il primo intervento nel 2002 è stato su un neonato: 10 ore di sala




CREARE

Mani

SAPIENTI LA PASSIONE NELLE MANI E NEI CUORI DI QUESTI 4 ARTIGIANI RIMINESI VIBRA NELLE LORO CREAZIONI. DESIGN, FANTASIA E UNICITÀ SONO LE PAROLE D’ORDINE! di Lucia Lombardi / ph Giorgio Salvatori

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IN MAGAZINE


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Italia popolo di santi, navigatori, poeti… e artigiani, aggiungerei parafrasando un antico adagio, di cui la nostra Provincia abbonda. Creativi pieni di voglia di fare e di esportare il proprio operato, come Federica Stefani che, nel suo laboratorio di 70 mq immerso nel verde della campagna di Santarcangelo di Romagna, gioca con i tessuti fine pezza, con gli abiti usati, per un riciclo creativo che dà vita a pezzi unici e irripetibili. In un periodo in cui l’omologazione la fa da padrona, con il suo Unoperuno, un marchio manifesto creativo, offre una seconda vita a fibre, bottoni e quanto possa essere utile alla sua inventiva. Si forma come modellista, lavora per brand di moda, si sperimenta a Londra, per poi trovare l’amore in Italia, dove forma una famiglia con tre maschietti, ma la sua azienda non le riconosce il parttime e così decide di dedicarsi in autonomia alla sua attività di stilista, a modo suo, creando capi e accessori unici, fino a declinare il suo estro in una linea di abbigliamento bimbe, e ora al trasformare i disegni dei bambini in decori per magliette. Il primo a fornirgli soggetti da mettere su t-shirt è stato l’altro creativo di famiglia, suo figlio Jacopo: da qui ha preso avvio questa originale idea che grandi e piccini le commissionano. Federica, per rimanere fedele il più possibile ai disegni che i suoi mini-stilisti le forniscono, crea dei cartamodelli, sceglie i tessuti idonei e li lava affinché stingano, cerca fili, bottoni e chincaglierie che possano attagliarsi alla figurazione, sino poi a cucire il tutto accuratamente al fine di trasferirlo sui capi, che vende nel suo atelier, online o nei mercatini più in vista. Perché per lei la vita vola sul filo della fantasia. Sembra una bottega d’altri tempi, dove il saper fare diviene arte e trasmissione di conoscenze e passioni, quella che 60 anni fa apre Lodovico Cupioli, dedito a lavori di ornamento su arredi, e specializzato nell’intarsio in scagliola, nel quale dopo alcuni anni entra il fratello minore Renzo,

LA CUPIOLI LUXURY LIVING REALIZZA FINITURE PREZIOSE E INNOVATIVE, COME LA RIPRODUZIONE EFFETTO GALUCHAT, OVVERO PELLE DI RAZZA O SQUALO, UTILIZZANDO UN MATERIALE ECOLOGICO, DEL TUTTO NATURALE, SENZA L’UTILIZZO DI PELLI ANIMALI.

oltre a qualche assistente, realizzando così una piccola azienda dal fascino artigianale, oggi conosciuta in Italia e all’estero per la sua maestria, nella quale sono attivi anche i figli dei due fratelli, Sonia e Luca. La Cupioli Luxury Living realizza complementi d’arredo come tavoli, consolle e mobili, seguendo attentamente le tendenze del mercato, godendo di inventiva in campo artistico decorativo, facendo continua ricerca nel proprio laboratorio mettendo a punto texture, finiture preziose e innovative, come ad esempio la riproduzione di pelli animali pregiate ed esotiche, effetto galuchat, ovvero pelle di razza o squalo, dal nome di un artigiano che l’applicò ad oggetti di rara

IN APERTURA, UNO DEI COMPLEMENTI D’ARREDO DI CUPIOLI LUXURY LIVING E, IN ALTO, SONIA CUPIOLI.

IN MAGAZINE

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bellezza per Luigi XV. L’inventiva della squadra Cupioli Luxury Living ripropone questa pregiata decorazione utilizzando un materiale ecologico, del tutto naturale,

GIORGIA MIGLIARINI USA LE MANI CON GRAZIA E RAPIDITÀ PER CREARE ORIGAMI CONTEMPORANEI, IL SIMBOLO DEL SUO BRAND È LA GRU, L’EMBLEMA DEGLI ORIGAMI. IN GIAPPONE SI DONA COME AUSPICIO DI SALUTE, FELICITÀ, BENESSERE E PROSPERITÀ.

IN ALTO FEDERICA STEFANI, DEL BRAND UNOPERUNO, E, IN BASSO, GIORGIA MIGLIARINI, IDEATRICE DI HOW TO FOLD, ORIGAMI RIMINI.

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IN MAGAZINE

senza l’utilizzo di pelli animali, in linea con una sensibilità sempre più diffusa, come per Domiziano, un raffinato Bar cabinet, moderno e sobrio, realizzato in legno di acero rivestito con preziosa finitura di eco-galuchat color bianco che, accostato all’oro della maniglia e del basamento, denota una raffinata eleganza, per uno stile unico e senza tempo, frutto di sapienti mani. Mani sapienti come quelle piccole

e affusolate che portano i segni della sua arte, micro-fastidiosissimi tagli a segmentarle i polpastrelli, e che Giorgia Migliarini usa con grazia e rapidità per creare origami contemporanei, impiegando 30 secondi per realizzare un miniaturizzato orizuru, la gru, l’emblema degli origami, fino a un’ora per ottenere un cane beagle. La gru è stata scelta da Giorgia come suo logo, poiché in Giappone si dona come auspicio di salute, felicità, benessere e prosperità. La riminese ha studiato design a Milano, per poi cercare di incanalare la sua vena creativa in qualcosa di suo, che le corrispondesse. Nel 2016 ha fondato il suo brand How to fold, Origami Rimini, una linea di bijoux e suppellettili in carta, che vende

online e nei mercatini più ricercati, trasformando a suo modo la millenaria arte zen nipponica, composta dalla parola Kami, dal duplice significato, carta e divinità. Un gesto dunque che trascende se stesso. La incontro in partenza per Parigi, dove sta portando i suoi lavori, che esegue con una logica precisa, atta a formulare specifici diagrammi per modificare a piacimento la figura, a seconda delle movenze da ottenere, trattando poi le sue microsculture con particolari smalti per rendere orecchini e pendenti di carta duri e resistenti. L’origami in Giappone è simbolo della mutevolezza della materia, dell’energia e della vita stessa, di un microcosmo, che Giorgia si è ritagliata e ci dona. L’accessorio moda è ciò che ca-


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IN ALTO, MATTEO VANZOLINI DELL’ATELIER DIMÈTIU SHOES.

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ratterizza un outfit, si sa. Se poi è anche comodo, ricercato, montato e cucito a mano, come le scarpe disegnate da Matteo Vanzolini, avrete ai vostri piedi dei veri gioielli di pelle e tessuto. Ad aprile 2020 festeggia i sette anni del suo atelier diMètiu shoes, un vero salotto riminese per scarpe e borse, dove rifugiarsi per trovare una linea che fa la differenza, a prezzi assolutamente equi, dove pellami e tessuti sono scelti accuratamente in prima persona. Matteo ha frequentato il Liceo Artistico Serpieri e vinto una borsa di studio regionale per frequentare il Cercal, scuola calzaturiera. Per lui è stato un modo concreto per incanalare la sua vena artistica, lì ha imparato ogni aspetto della professione. La sua è una donna classica ma al contempo originale, che sa anche osare, e per ogni stagione propone una trentina di modelli. Ad attrarlo

L’ATELIER DIMÈTIU SHOES, DI MATTEO VANZOLINI, È UN VERO SALOTTO RIMINESE PER SCARPE E BORSE, DOVE RIFUGIARSI PER TROVARE UNA LINEA CHE FA LA DIFFERENZA, A PREZZI ASSOLUTAMENTE EQUI, DOVE PELLAMI E TESSUTI SONO SCELTI ACCURATAMENTE.

sono i colori, così come gli abbinamenti tra materiali differenti: in inverno accosta stoffe calde e pelle, in estate usa lini, juta, cotone, seta. La sua cifra sta anche nel proporre tacchi particolari, che caratterizzino la scarpa, assolutamente comodi da indossare, come dicono le sue clienti, anche tutto il giorno.


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PRIMA PARTE: NovEMbRE / DICEMbRE 2019 domenica 10 novembre 2019 Teatro Titano ore 17.00 Lo schermo sul leggio - Noir  IVANO MARESCOTTI interpreta

LAMB TO THE SLAUGHTER

martedì 26 novembre 2019 Teatro Titano ore 21.00  Teatranti TEATRO DALLARMADIO

ALFONSINA PANCIAVUOTA

martedì 12 novembre 2019 Teatro Titano ore 21.00 Teatranti  COMPAGNIA SCIMONE SFRAMELI

sabato 30 novembre 2019 Teatro Titano ore 21.00  Evento collaterale JOYSPELL GOSPEL CHOIR e JUBILATION GOSPEL CHOIR

domenica 17 novembre 2019 Teatro Nuovo ore 21.00 Identità teatrali  ELIO

domenica 1° dicembre 2019 Teatro Titano ore 21.00  In scena a KMO DANIELE TORRI & LOSER BABY

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IL GRIGIO

martedì 19 novembre 2019 Teatro Nuovo ore 21.00 Evento collaterale  CALCUTTA

TOUR EUROPEO 2019

sabato 23 novembre 2019 Teatro Titano ore 16.30 Famiglie a teatro  MICHELE CAFAGGI

OUVERTURE DES SAPONETTES

GOSPEL COAST TO COAST

PICCOLE STORIE INUTILI

venerdì 6 dicembre 2019 Teatro Titano ore 21.00  Microphonie GIULIO CASALE

LE NOTTI BIANCHE

domenica 15 dicembre 2019 Teatro Concordia ore 16.30  Famiglie a teatro FRATELLI DI TAGLIA

IL FOLLETTO MANGIASOGNI

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COMPORRE

L’alchimia del

SUCCESSO LARA E LETIZIA FAROTTI HANNO RACCOLTO L’EREDITÀ DEL PADRE GIULIANO, E PORTANO AVANTI L’AZIENDA, ALLA RICERCA DELLE NOTE PERFETTE PER EVOCARE LE EMOZIONI.

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di Cinzia Bauzone / ph Fotocomunica / Pasquale Bove

Quasi mezzo secolo di storia dedicata ai profumi. È questa la realtà di Farotti Essenze, azienda fondata da Giuliano Farotti e ora guidata dalle figlie Lara e Letizia che non hanno mai smesso di seguire la passione del padre, guardando al futuro. Alcune attività si distinguono perché rif lettono appieno il carattere delle persone che le am-

ministrano e Lara e Letizia sono la prova di una vera e propria alchimia del successo. È una storia appassionata, raccontata a due voci dalle eredi di una tradizione romagnola e che tale vuole rimanere. Una realtà unica nel territorio riminese, che ha mantenuto una dimensione famigliare e che sta sviluppando un importante percorso di crescita collocandosi,

a dispetto delle multinazionali, nell’elenco delle principali case essenziere italiane. “Profumo di donna”, verrebbe da dire, visto che l’80% delle 23 persone che conta l’azienda è femminile. Tuttavia, senza distinzioni di genere, per le sorelle Farotti la vera risorsa sono proprio i dipendenti, e il rapporto umano che si è creato in questi anni ha portato

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NELLA PAGINA PRECEDENTE, LARA E LETIZIA FAROTTI DELLA FAROTTI ESSENZE. IN ALTO, DUE MEMBRI DEL TEAM MENTRE SONO ALL’OPERA PER LA CREAZIONE DI NUOVI PROFUMI.

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la Farotti Essenze a raggiungere risultati straordinari. Un universo olfattivo che crea e produce fragranze di ogni tipo rivolte a grandi e piccole aziende che producono profumi, cosmetici, deodoranti per ambienti e a tutto ciò che richiede di fatto una profumazione. Il segreto del successo? Prendersi cura di tutta la filiera produttiva e del grande lavoro di ricerca, pianificazione, sviluppo, creazione, fino alla produzione e, in ultimo, alla distribuzione del prodotto ad aziende di tutto il mondo, elementi importanti che segnano la differenza tra un prodotto artigianale e uno commerciale. “Cerchiamo di essere vicine alle richieste dei clienti” affermano Lara e Letizia, “e di interpretare i loro racconti per poi tradurli in profumi capaci di emozionare, nel momento in cui una fragranza conquista il cuore di uno di loro si verifica quello che indichiamo come miracolo olfattivo. Creare una fragranza è un po’ come comporre musica, nel gergo dei profumieri si parla infatti di note olfattive ed accordi ed entrambi sono capaci di risvegliare un ricordo ed evocare emozioni. Ed è proprio sull’onda di queste emozioni che nascono continuamente nuovi progetti, alcuni legati a specifici settori d’impiego come le candele o l’hair care e i profumi per l’ambiente, altri costruiti a partire dal desiderio di raccontare delle storie. Lo scorso anno abbiamo creato una linea di

“CREARE UNA FRAGRANZA È COME COMPORRE MUSICA, NEL GERGO DEI PROFUMIERI SI PARLA DI NOTE OLFATTIVE ED ACCORDI ED ENTRAMBE SONO CAPACI DI RISVEGLIARE UN RICORDO ED EVOCARE EMOZIONI” RACCONTANO LARA E LETIZIA FAROTTI.

12 fragranze, una per ogni mese dell’anno, legate al tema del viaggio, creando un percorso olfattivo intorno al mondo. Quest’ anno ci rivolgiamo alla profumeria con una linea che parla di stile, moda, bellezza, nel senso più nobile del termine, dopo tanti mesi di lavoro finalmente la presenteremo il 20 e 21 novembre a Milano in occasione del Making Cosmetics.” Le loro essenze parlano tutte italiano e da anni vengono prodotte linee naturali e biologiche grazie ad un reparto di ricerca e sviluppo moderno e innovativo che nulla ha da invidiare alla scuola francese. Un’azienda sempre in movimento che collabora con varie università in tutta Italia, e che attualmente ha avviato un rapporto di collaborazione con un ateneo italiano con percorsi didattici per conoscere il mestiere antichissimo del profumiere: un progetto ambizioso del quale stanno posando le prime pietre.


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PARLIAMO CON ALICE BIGLI DELLA NASCITA DELLA LIBRERIA CHE HA FONDATO IL FESTIVAL MARE DI LIBRI E CHE DA QUINDICI ANNI È ENTRATA A FAR PARTE DELLA VITA RIMINESE DEI GIOVANI LETTORI.

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di Gaia Matteini / ph Giorgio Salvatori

Libreria indipendente specializzata in letteratura per ragazzi, sede di numerose iniziative culturali, luogo di ritrovo polifunzionale dedicato a gare di lettura, circoli di lettori, laboratori, corsi di formazione per adulti: tutto questo e molto di più è Viale dei Ciliegi 17, realtà sorta quindici anni fa dal desiderio di tre librai (poi divenuti quattro) decisi a creare un luogo che diventasse un catalizzatore alla lettura per i giovani. Oggi incontriamo Alice Bigli, fin da subito una delle anime del progetto riminese. Alice, ci racconta nello specifico gli obiettivi che hanno portato la sua attività a inserirsi nel tessuto sociale e culturale riminese? “Facevamo parte del primo gruppo di studenti della neonata Accademia Drosselmeier, la Scuola per Librai dedicata alla letteratura per ragazzi organizzata dalla Giannino Stoppani di Bologna, e desideravamo metterci alla prova con un’avventura che avesse al centro i bambini, i libri e la cultura per l’infanzia. Siamo così approdati a Rimini, dove mancava una libreria specializzata per ragazzi e dove abbiamo lavorato per offrire da un lato un catalogo molto

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ampio, dall’altro attività rivolte sia all’utenza libera sia alle scuole, in un ambiente accogliente dove risultasse gradevole trascorrere il tempo e ricevere una consulenza competente.” Risale al 2008 la nascita di Mare di libri, festival letterario unico nel suo genere, incentrato sulla letteratura per ragazzi e coordinato direttamente da un corposo gruppo di giovani volontari, che cura tutte le fasi del processo di organizzazione e gestione. Quali sono state le finalità e l’evoluzione di quest’avventura, giunta lo scorso anno alla sua dodicesima edizione? “Le statistiche sottolineavano la presenza di una ampia fascia di lettori in età preadolescente e adolescente, ma questa fascia d’età non trovava una corrispondente rappresentazione nell’ambito degli eventi culturali, che prediligevano invece il mondo degli adulti e quello dei bambini: abbiamo quindi cercato di colmare questo vuoto. Mare di Libri è nato in questo contesto, come universo che desse fiducia ai giovani e come spazio di partecipazione attiva in cui i lettori potessero essere protagonisti di un evento culturale formativo, capace di trasformare la lettura in elemento di aggregazione.” Nonostante il successo delle vostre iniziative, spesso il mondo degli adulti afferma che quello dei giovani è in gran parte un universo di non lettori, di millennials annoiati e dipendenti dai videogiochi e dai nuovi media. È

davvero così? Quali possono essere le più proficue iniziative o alleanze educative da promuovere per incentivare nei ragazzi la pratica della lettura? “Quando sento descrivere i giovani in maniera così cinica e sminuente, mi preoccupo perché credo che questo atteggiamento del mondo adult sia poco costruttivo, soprattutto se si conoscono i numeri davvero esigui di lettori adulti nel nostro Paese. Resta certamente il problema relativo alla dipendenza dai nuovi media, ma è in primis una responsabilità degli adulti, che sono i primi ad aver creato questa realtà. Per creare l’allenamento e l’abitudine alla lettura è necessario un nuovo patto educativo che includa la famiglia, la scuola e il panorama che ospita librerie, biblioteche, associazioni culturali, festival, mettendo da parte la rivalità che spesso allontana i vari soggetti coinvolti e ne disperde le energie.” Quali sono le vostre iniziative in programma a partire da novembre? “A novembre celebreremo l’anno di preparazione al centenario dalla nascita di Gianni Rodari e organizzeremo una serie di incontri, pensati sia per l’utenza libera sia per le scuole, volti a riscoprire l’attualità e il valore vivissimo dell’opera del grande pedagogista. Ci saranno poi corsi di disegno e attività incentrate sulla matematica, novità che ancora non erano state esplorate. La continuità rispetto agli anni passati sarà invece affidata alle nostre consuete letture per bambini e ragazzi.”

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di Gaia Matteini / ph Giorgio Salvatori

Inizia a breve la seconda parte di Riuso del moderno, ciclo di incontri interdisciplinare promosso dall’Ordine degli Architetti di Rimini, in collaborazione con l’Associazione Archirì, partito a inizio ottobre per invitare alla rif lessione sull’importanza del processo di riqualificazione urbana di spazi del nostro territorio realizzati tra i primi del ‘900 e gli anni ’60, sottoutilizzati o inutilizzati. L’iniziativa, fortemente voluta dal Presidente dell’Ordine Roberto Ricci, ha coinvolto rappresentanti degli Ordini Professionali, tecnici, docenti

universitari, figure di rilievo del panorama culturale italiano e ha richiamato una grande partecipazione di pubblico, ponendo l’accento sulla figura dell’architetto nell’ideazione di un intervento e nella coordinazione dei diversi impulsi utili all’attuazione del progetto. Quali sono state le spinte sottese all’organizzazione di un evento così articolato, in grado di declinarsi in interventi, convegni, mostre e workshop? “Il desiderio è stato di ritrovare un’identità, inerente sia al ruolo dell’architetto nella società, sia alla funzione del cittadino nel definire lo spazio in cui vivere. Attraverso Riuso del moderno ci auguriamo di offrire un segnale, un metodo, un suggerimento per avere città più funzionali, partecipate e vivibili.” La seconda fase del ciclo di incontri – nei weekend compresi tra il 22 novembre e il 1 dicembre – si concentra su 7 mostre fotografiche che andranno a comporre il cartellone Sguardi e narrazioni sul moderno, una rassegna sulle diverse declinazioni in cui si può sviluppare concetto di riuso. Tra le mostre la più significativa è

Abitare il Paese: la rassegna, sorta con l’obiettivo di allargare la cultura architettonica alla domanda, coinvolgendo gli studenti nella realizzazione di diversi progetti formativi, ha visto la partecipazione dell’Ordine degli Architetti di Rimini, che ha collaborato con l’Istituto Comprensivo Centro Storico di Rimini, giungendo a esiti interessanti, che saranno visibili in occasione della mostra. Innanzi ai numerosi contesti abbandonati italiani, quali possono essere le iniziative per coinvolgere i giovani nella direzione di una cultura condivisa, per la preservazione del patrimonio architettonico del ‘900? “Alla base deve esserci la conoscenza dei luoghi, come è avvenuto qualche anno fa quando abbiamo coinvolto attivamente gli alunni delle terze elementari, accompagnandoli in una passeggiata esplorativa lungo le vie cittadine e insegnando loro a guardare realmente, ricordare e percepire lo spazio in un modo consapevole e partecipato. Attraverso l’abitudine allo sguardo passa la conoscenza del territorio e il desiderio della sua tutela, anche da parte dei più giovani.”


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CAMPAGNA DINAMICA


RILEGARE

Fratelli

DI CARTA LUIGI E PAOLO CASTIGLIONI SONO FRATELLI ANCHE NEL MESTIERE: DALLA ROMAGNA AGLI STATES, LA RILEGATURA È IL LORO PANE QUOTIDIANO.

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di Lucia Lombardi / ph Giorgio Salvatori

“Devo tutto a Luigi: dopo il diploma sono entrato nella bottega di mio fratello, che mi ha trasmesso il mestiere dandomi i consigli giusti” racconta Paolo Castiglioni, “per poi lasciarmi campo libero nel 2009, quando ho rilevato la bottega e lui ha spostato tutto il suo focus su altri aspetti della professione. La bottega è cresciuta esponenzialmente nel tempo, così quest’anno, per festeggiare i 20 anni di attività, abbiamo deciso di spostare la sede in un ambiente più grande che può ospitare macchinari antichi e moderni, in via Bonsi 34, creando una nuova società, Legatoria Castiglioni e agevolare il lavoro quotidiano mio e di mia moglie Raffaella”. Questo nuovo capitolo della bottega ha l’obiettivo di mantenere ben salda l’impronta di impresa familiare artigianale incrementando produzione e ricerca. Vi raccontiamo una storia di famiglia, quella di due fratelli, Luigi e Paolo Castiglioni, artigiani della carta che hanno una matrice comune, con esiti differenti, specialità e vocazioni che li distinguono nettamente. La Legatoria Anonima Amanvensis, viene aperta per la prima volta nel 1999 in via Saffi a Rimini

da Luigi Castiglioni e poi portata avanti dal fratello Paolo dal 2009, sotto il nome di Legatoria Anonima. Paolo Castiglioni, il più piccolo di casa, classe ’82, è meticoloso, preciso. “Le ore non bastano mai, serve una dedizione infinita. Da qui escono lavori creati dalle nostre mani, ci esponiamo in prima persona e da ciò raccogliamo

onori ma anche responsabilità. Ho bisogno di avere tutti i passaggi continuamente sotto controllo, non esce nulla che non sia stato eseguito accuratamente.” Adeguato per conformazione caratteriale a questo mestiere, Paolo si definisce un rilegatore 2.0, ovvero un artigiano che ha saputo evolvere abbracciando sempre più campi per far fronte

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è stato invitato al Grolier Club, uno dei centri più importanti per bibliofili, da cui è partito il suo tour negli States con workshop e conferenze. La rilegatura d’arte è come l’oreficeria, per intenderci. “L’edizione d’arte serba in sé un gesto aristocratico”, richiede più impegno, non è un qualcosa che si mostra, ma è un qualcosa di intimo. Tra alcuni dei lavori che il coutourier del libro ha rilegato, mi cita una delle 25 copie riservate all’artista e ai collaboratori, con 30 riproduzioni e 6 litografie

alle nuove esigenze del mercato, pur restando fedele alla sua filosofia e alle tradizionali tecniche del libro antico. A livello locale, stampa e rilega le tesi di laurea con antica perizia, cucendo a mano i fogli e decorando le copertine con gli antichi ferri del mestiere, oppure recupera vecchi volumi e li rinnova con nuove vesti in pelle o tela. A livello nazionale ha diversi clienti che richiedono i suoi album fotografici, rilegati a mano con cuciture a vista e copertine in vari materiali, tra cui plexiglass, legno e pelle. A oggi, il core business della Legatoria Castiglioni è creare portamenù altamente personalizzati in base alle esigenze della singola realtà, eseguiti manualmente, riprendendo anche colori e materiali che caratterizzano l’interior design del locale. Sono produzioni che nascono da zero, in numero limitato di pezzi. Paolo e Raffaella sono gli artigiani che realizzano prodotti per marchi importanti, quali Alessandro Borghese, Casa Artusi, Cà del Bosco, Cioccolati Italiani, Attimi di Heinz Beck, per il brand DEDANS, gestito da un’azienda milanese specializzata in marketing e design. Dieci anni fa, Luigi ha lasciato la bottega in città per trasferirsi nel suo atelier in campagna sulle colline di San Lorenzo in Correggiano e dedicarsi anima 48

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e corpo alle rilegature d’arte per collezionisti e bibliofili. Al mercato internazionale è giunto perché “in Italia non ci sono collezionisti che ricerchino la rilegatura d’arte”, per cui per forza di cose ha dovuto guardare al mercato straniero, prendendo lezioni private da quotati maestri di questa esclusiva e rara arte francese. Per arrivare a ciò ha lavorato duramente e ora è andato a trasmettere in America un’arte francese: “È stato come andare, da italiano, a insegnare a fare lo champagne!” L’ironia di questo artista della rilegatura ne fa un unicum in tutti i sensi. Il suo è un linguaggio artistico elevatissimo, di precisione e innovazione, ha assimilato le tecniche dei maestri francesi di 100 anni fa e le ha estremizzate con l’ausilio di una progettazione al computer invidiabile a livello internazionale. “Mi caratterizza una tecnica altissima che non ha eguali”: potrebbe apparire borioso, invece è realista, ha consapevolezza di sé, delle sue maturate abilità. “Il mio è un lavoro da haute couture, sono come un sarto, abbiglio il libro di pregio, valorizzandolo ne costruisco attorno l’abito, per questo ogni rilegatura ha il suo peculiarissimo stile.” La società dei rilegatori inglesi lo ha chiamato per farsi spiegare una particolare tecnica che Luigi ha inventato. Nel 2016 a New York

“LE ORE NON BASTANO MAI, SERVE UNA DEDIZIONE INFINITA” RACCONTA PAOLO CASTIGLIONI. “HO BISOGNO DI AVERE TUTTI I PASSAGGI CONTINUAMENTE SOTTO CONTROLLO, NON ESCE NULLA CHE NON SIA STATO ESEGUITO ACCURATAMENTE.”

originali di Pablo Picasso dal titolo Dans l’atelier de Picasso di Jaime Sabartès, il segretario di Picasso. Nonché il secondo manifesto surrealista di André Breton, stampato a mano in 200 copie, con al suo interno rare xilografie, un manufatto di altissimo valore. Lavora anche su edizioni originali contemporanee, quest’anno gli è stata affidata la vestizione della prima edizione di testa di Serotonina di Houellebecq. “Non ho totale libertà, devo rispettare l’opera, interpretarla, estrapolarne il significato, darne una chiave di lettura poetica attraverso l’arte della rilegatura, creando armonia rispetto alla natura dell’opera che devo vestire.” Luigi, per gli amici Gigi, ha un’infinita versatilità nel trasformarsi rispetto al manufatto che ha davanti. Questo gli permette di essere l’italiano che usa tecniche francesi meglio dei francesi stessi!


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CUCINARE

Ritorno alla

TRADIZIONE ESSERE IL PASTRY CHEF DI UN RISTORANTE RICHIEDE ANCHE IL CORAGGIO DI FARE SCELTE, COME QUELLA DI MICHELE FALCIONI, CHE AL RISTORANTE POSILLIPO PROPONE SOLUZIONI RETRÒ, MA DI SICURO EFFETTO.

L NELLA FOTO, MARIO E MARCO ARDUINI DEL RISTORANTE POSILLIPO E, AL CENTRO, IL PASTRY CHEF MICHELE FALCIONI.

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di Lucia Lombardi / ph Riccardo Gallini

“L’ultima cosa che si mangia è ciò che si ricorda di un pasto, condizionandone il giudizio finale”, afferma Michele Falcioni, professionista con più di venti anni di esperienza. Tiene docenze e consulenze, pasticciere dell’Hotel ristorante Posillipo di Gabicce Monte dei fratelli Mario, lo chef, e Marco Arduini, dal 2011, dove al suo arrivo ha rivoluzionato tutta la proposta dessert, avviando un grande laboratorio totalmente all’avanguardia scisso dalla cucina, e tornando a una proposta tipica della ristorazione italiana d’altri tempi, ovvero il carrello dolci refrigerato, come fosse un banco pasticceria mobile da cui il cliente può scegliere tra una varietà di dodici monoporzioni del peso di ottanta grammi, le cui proposte variano tendenzialmente ogni quattro settimane, in base anche alle materie prime di stagione. La parte del leone la fanno le tipicità dolciarie italiane, “dalle meringhe alle millefoglie, tutte lavorazioni impeccabili da inizio a fine processo. Scelta dirompente che ci ha riempiti di successi”, racconta orgoglioso il pastry chef Michele.

Si definisce un “metodico, sempre alla ricerca di prodotti genuini e specializzato nel lievito madre”. Per la sua perizia si è aggiudicato nel tempo diversi premi: ricordiamo Miglior panettone artigianale d’Italia 2016, il prestigioso riconoscimento assegnato a Posillipo Dolce Officina, nel corso della kermesse Il Re Panettone 2016, l’annuale manifestazione milanese dedicata al re

dei lievitati, l’originale panettone artigianale senza aromi e conservanti; inoltre si è classificato primo a Una Mole di Panettoni 2018. Le dolcezze del pasticciere realizzate sotto l’egida degli Arduini si possono trovare anche presso l’Enoteca Posillipo dolce officina di Riccione. Un maître pâtissier che fa la differenza a colpi di sac à poche.


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LA CASA SELVATICA DI DACIA MANTO È UN LUOGO MAGICO, ABITATO DA INQUILINI DAVVERO SPECIALI: CIRCA 70 CANI SENZA FAMIGLIA, CHE FINALMENTE VIVONO LIBERI E FELICI. di Nicola Luccarelli

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Una Casa Selvatica in Valmarecchia. È quella della milanese di nascita, ma riminese d’adozione, Dacia Manto, che da qualche anno accoglie i nostri amici a quattro zampe che non hanno una casa e, soprattutto, una famiglia che si prenda cura di loro. Una vera e propria vocazione per Dacia, che spiega come è riuscita a mettere in piedi tutto questo. Dacia, quando è nata la sua passione per gli animali? “Sin da bambina la mia attenzione era tutta rivolta al mondo animale. Non ho potuto non assecondare questa vocazione, iniziata osservando tutti gli animali che incontravo, ma anche allattando gattini e cuccioli di cane insieme a mia madre e a mia zia, che allora studiava veterinaria. La mia passione era l’etologia e divoravo i libri di Konrad Lorenz.” Perché ha deciso di accogliere i cani in casa sua? “Il mio desidero era poter vivere in una casa in cui accogliere tanti animali, soprattutto cani sfortunati, provenienti da situazioni di reclusione e maltrattamenti. Per restituire loro una vita il più possibile libera, in ampi spazi. Sono contraria all’idea di un canile tradizionale, in cui i cani vivono in gabbia. Non è facile ovviamente occuparsi e gestire tanti cani liberi, ma credo sia l’unico modo per rispettare la loro natura.” Quanti cani ha accolto fino ad ora? “Molti, soprattutto provenienti dalle Regioni del Sud, tutti regolarmente dotati di microchip e documenti sanitari, ma che arrivavano da canili in cui vivevano reclusi e altri che, comunque, vivevano in situazioni di emergenza. Attualmente mi occupo di circa settanta cani.” Come riesce a sostenere questa sua iniziativa? “È tutto autofinanziato. Abbiamo qualche donazione e qualche mamma adottiva a distanza, ovvero, per essere precisi, qualche persona che ci aiuta a pagare le spese vive di alcuni cani. Ma sempre molto poco rispetto a tutto quello che sono i costi reali e

“IL MIO DESIDERO ERA POTER VIVERE IN UNA CASA IN CUI ACCOGLIERE TANTI ANIMALI, SOPRATTUTTO CANI SFORTUNATI, PROVENIENTI DA SITUAZIONI DI RECLUSIONE E MALTRATTAMENTI. PER RESTITUIRE LORO UNA VITA LIBERA, IN AMPI SPAZI.”

rispetto ai tanti cani che abbiamo aiutato e che aiutiamo. Infatti abbiamo un grande consumo di cibo, più le spese per mantenere questo luogo, e quelle veterinarie per terapie, sterilizzazioni.” Qual è l’obiettivo di Casa Selvatica? “Come ho detto, vorrei poter dare la vita migliore possibile a creature molto sfortunate, che hanno sofferto la reclusione. Molte di loro, grazie alla pagina Facebook La Casa Selvatica, hanno trovato famiglia per la vita. Ma per me è fondamentale che i cani che vivono qui e che fanno parte della Casa Selvatica siano rispettati e amati nella loro natura, e possano vivere una vita piena insieme ai loro simili.” IN MAGAZINE

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PROGETTARE

Un club nella

PERLA VERDE PARLIAMO CON IL PRESIDENTE DEL ROTARY CLUB APPENA NATO A RICCIONE: IN CANTIERE CI SONO GIÀ MOLTI PROGETTI BENEFICI, DI RESPIRO LOCALE MA ANCHE INTERNAZIONALE.

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di Dolores Carnemolla / ph Giorgio Salvatori

Nato da poco il Rotary Club Riccione Perla Verde, dopo la fondazione a giugno è già possibile fare una chiacchierata con Daniele Gusella, designato Presidente per l’anno rotariano 2019-2020, che ci illustra gli aspetti più nuovi e i progetti in corso e quelli futuri. Avete scelto un nome che richiama a una connotazione storica di Riccione, ma il nuovo club guarda al futuro. “Un piccolo cenno alla storicità dell’appellativo Perla Verde riferito a Riccione: risale al 1924 ed è citato per la prima volta in un filmato promozionale per il nostro turismo, poi il 25 maggio del 1927 il sindaco Lombardini fece piantare lungo via Ceccarini circa 120 pini che sommati a quelli già esistenti nelle ville contribuirono a dare alla città un aspetto più verde. Questo appellativo

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continua a magnificare la nostra città. Siamo proiettati nel futuro per quanto riguarda le attività rotariane dando al Rotary un’interpretazione più moderna possibile. Siamo un club con un’età media bassissima: una socia ha solo 28 anni, abbiamo realizzato un sistema di incontri più adatto ai giovani aumentando l’attenzione ai progetti e alle relazioni.” Avete progetti dal respiro locale e internazionale… “Sì, è cosi: i nostri progetti sono vari e con ambizioni superiori allo standard rispetto al numero dei soci. A livello territoriale abbiamo in programma l’acquisto di un veicolo furgonato destinato al locale Banco Alimentare: l’istituzione riccionese provvederà a distribuire gratuitamente alimenti a persone con difficoltà. A novembre abbiamo partecipato al Concerto per la vita contribuendo alla ricerca sulla còrea di Huntington, una rara malattia neurodegenerativa ancora incurabile. Stiamo studiando la possibilità di aiutare una locale associazione per l’assistenza di bimbi disabili, progetto che perfezioneremo nella prossima primavera. Un altro progetto coinvolgerà il prossimo presidente, Stefano Tomassini: la

realizzazione di una saletta di registrazione presso il Centro Giovani Riccione zona Sud.” E poi c’è l’attenzione verso l’Africa, con quale impegno? “Ci stiamo dedicando alla costruzione di una scuola in Zambia, a Develu in prossimità della città di Livingstone. Questo progetto prevede la costruzione di due aule, un piccolo magazzino e una segreteria: lo porteremo a conclusione con il Rotary Club Rimini Riviera, il nostro distretto Rotariano 2072 e la Rotary Foundation negli Stati Uniti.” Quanti soci conta il nuovo club? Quali sono le professioni rappresentate? “Il Club è composto da 35 soci, ma è destinato a salire in poco tempo prevedendone circa 50 nel giro di un anno, risultato più che soddisfacente in rapporto alla popolazione locale. Le professioni rappresentate sono una variegata rappresentanza delle attività locali come albergatori, titolari di bagni, imprenditori vari, oltre a medici con varie specializzazioni, avvocati, manager e amministratori. La nostra commissione classifiche è alla ricerca di nuovi soci per le categorie non ancora rappresentate.”


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STUDIOUNDICI E ING. ALESSANDRO BERARDI UN’ALLEANZA PER ARCHITETTURA E DESIGN

L’ULTIMO PROGETTO REALIZZATO DALL’ARCHITETTO IGOR MACRELLI E DAL DESIGNER MARCO GABELLINI DELLO STUDIO DI ARCHITETTURA E DESIGN STUDIOUNDICI, INSIEME ALL’ING. ALESSANDRO BERARDI È UNA PREZIOSA WINERY CONTEMPORANEA.

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Sulle floride colline della valle del Conca, tra curati vigneti, castelli che occhieggiano e nuove ciclabili, lo studio di architettura e design Studioundici di Riccione, nato nel 2006 dall’architetto Igor Macrelli e dal designer, nonché sommelier, Marco Gabellini, coadiuvato dall’ingegnere Alessandro Berardi di Rimini, ha realizzato un progetto innovativo, attuale: La Cantina Enio Ottaviani di San Clemente (Rn). Lavoro nato dalla richiesta della committenza di creare una winery contemporanea per concezione e filosofia, dal linguaggio spiccatamente internazionale. Quello ricavato è un luogo in cui, oltre a tutti gli spazi funzionali richiesti dalla moderna tecnica di vinificazione, sono presenti anche ambienti dove far conoscere, raccontare, contestualizzare un territorio e i prodotti autoctoni che lo caratterizzano. Attraverso il progetto si permette ai fruitori di vivere un’e-

sperienza completa, avvolgente, dove il racconto del vino lo si può sperimentare anche sul piano sensoriale e mentale. I creativi hanno dato vita a spazi in cui accogliere i clienti per svolgere degli educational attraverso bacheche apposite in cui poter spiegare i processi della vinificazione a tutte le generazioni. Il progetto architettonico, realizzato utilizzando il ferro, il legno, il vetro e il cemento, restituisce un design moderno dall’effetto industriale calato con grande armonia nel contesto naturalistico circostante. Il cemento caratterizza sia le pareti sia i pavimenti, rimandando alla scelta della Cantina Ottaviani di affinare il vino in vasche “di cemento”. Le grandi vetrate caratterizzano il corpo strutturale creato ex novo, dove è stata collocata l’enoteca con affaccio diretto sulla vigna di dieci ettari, cuore pulsante della produzione, un ambiente di ampio respiro che

restituisce una sensazione avvolgente data dagli elementi della natura domati rispettosamente dall’uomo. Il tecnicismo di ferro e legno utilizzati nella struttura richiamano gli ambienti industrial, facendone una vera e propria fucina contemporanea, il cui focus è il vino e la sua diffusione. Una stradina bianca collegata anche alla pista ciclabile permette di rallentare il ritmo e arrivare alla cantina con il giusto spirito, una colonnina per bici elettriche consente agli sportivi di dedicarsi una sosta sicura. La realizzazione della cantina ha richiesto ai tre professionisti circa due anni di tempo. Come si evince, essi amano valorizzare i loro incarichi disegnandoli attorno alle esigenze dei singoli committenti, cercando di esaudire ogni necessità sia di natura commerciale che privata. Inoltre amano unire le proprie passioni private alla professione, come è avvenuto


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MACRELLI, GABELLINI E BERARDI AMANO VALORIZZARE I LORO INCARICHI DISEGNANDOLI ATTORNO ALLE ESIGENZE DEI SINGOLI COMMITTENTI, CERCANDO DI ESAUDIRE OGNI NECESSITÀ SIA DI NATURA COMMERCIALE CHE PRIVATA.

in questo caso per Marco Gabellini, che nella winery ha fuso la sua attività di designer con quella di sommelier. L’ingegner Alessandro Berardi, attivo dal ‘97 sul territorio, sensibile e al servizio dell’architettura per attenzione ai materiali, ai dettagli costruttivi e ai vincoli urbanistici, nonché alle normative vigenti, incanala di conseguenza le scelte tipologiche, materiche e di sviluppo. Nel progetto della Winery pensata dallo Studioundici, Berardi si è occupato dell’aspetto strutturale che si compone della nuova costruzione e del consolidamento con miglioramento sismico del fabbricato in muratura preesistente. I tre tecnici hanno già collaborato assieme in altre occasioni nel corso degli anni come professionisti, coadiuvandosi al meglio nel rispetto delle singole competenze. I risultati, ottenuti con il massimo del profitto, sono decisamente sotto gli occhi di tutti.

Studioundici.it

Arch. Igor Macrelli, designer Marco Gabellini via Ruffini, 11 (Riccione) | T. 0541 19033331 info@studioundici.it | www.studioundici.it

Ing. Alessandro Berardi via Montefiorino, 14 (Rimini) | T. 335.5653049 ing.berardialessandro@gmail.com IN MAGAZINE

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PEDALARE

In bici fino a

ISTANBUL

QUATTRO AMICI, TRIATLETI ED ESPERTI DI LUNGHE DISTANZE. IL LORO PROSSIMO VIAGGIO, ISTA 2020, SARÀ SPECIALE: CON I FONDI CHE RACCOGLIERANNO, UN BAMBINO MALATO SARÀ OSPITATO A DYNAMO CAMP.

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di Lucia Lombardi / ph Giorgio Salvatori

Quattro amici, quattro bici gravel super attrezzate, un viaggio, tra fine aprile e inizio maggio 2020, lungo 7 tappe, 1.600 km per 16.000 metri di dislivello, il tutto by bike, con tenda e sacco a pelo, da San Marino a Istanbul, attraversando Croazia, Serbia, Bosnia, Bulgaria fino ad arrivare in Turchia, con tappe giornaliere di 300 km circa, passando per Spalato, Sarajevo, Sofia, con un unico scopo comune: fare del divertimento personale un monito a sostegno degli altri, stimolando la raccolta fondi per Dynamo camp, l’unica struttura italiana di Terapia Ricreativa pensata per ospitare minori le cui vite sono compromesse dalla malattia per attività ludiche e sportive e un’esperienza di svago, divertimento, relazione e socialità in un ambiente naturale e protetto, concepito per bambini affetti da patologie gravi e croniche principalmente oncoematologiche, neurologiche e diabete. Gli audaci gravellers dal cuore grande sono Matteo Cevoli, Matteo Baldacci, Fabrizio Fabbri e Mattia Muratori. Tutti già esperti di lunghe distanze e triatleti di esperienza, avvezzi nel programmare viaggi spor-

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tivi, con questa avventura, la Ista 2020, danno il via a una nuova filosofia che accompagnerà di qui in avanti i loro tour. Infatti, i gravellers vogliono mettersi “a disposizione di chi ha difficoltà anche solamente a vivere con dignità la propria esistenza; vogliamo essere uno sprone” raccontano, “lo stimolo ad andare avanti non solo per noi stessi ma soprattutto per gli altri.” In questa edizione zero, hanno scelto di sostenere Dynamo Camp, a loro volta sostenuti da partner di rilievo come Keforma Sport Nutrition, Grip Dimension, Bliz Sport Glasses e Riday, che lancerà per l’occasione una nuova linea di intimo tecnico testato proprio durante

questa spedizione. L’impresa sarà aggiornata ogni giorno e potrà essere seguita su tutti i principali canali social, a partire dal sito web gravellers.it fino alle pagine Facebook e Instagram. “Raccogliere fondi per associazioni umanitarie di rilievo internazionale, senza scopo di lucro e di comprovata affidabilità” è il loro focus principale, in questa occasione per permettere di ospitare gratuitamente un bambino gravemente malato a Dynamo Camp. Per farlo c’è un innovativo sistema web, tramite il proprio Salvadynaio su https:// my.dynamocamp.org/. Essere più altruisti fa bene al cuore: parola di sportivo!


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