Essere | Fulgor Libertas
Tutti sotto
Canestro
testo Enrico Pasini - foto Giorgio Sabatini
Tre mesi e sette giorni. Quanto basta per rivoluzionare una squadra e centrare un obiettivo che pareva irraggiungibile. C’è la firma di Nenad Vucinic sulla permanenza in Legadue della Fulgor Libertas basket. Un sigillo che resterà nella storia di Forlì.
Un Arrigo Sacchi con la pacatezza e l’aplomb british di un Alex Ferguson. Del Mago di Fusignano ha la pelata e un concetto base ripetuto allo sfinimento, “Intensità”. Rispetto a Sacchi, partito dalla Romagna verso Milano e il mondo, Nenad Vucinic ha fatto il percorso inverso. L’allenatore della Fulgor Libertas basket è partito dalla sua Belgrado - che
della pallacanestro è una capitale planetaria – per volare alla conquista degli antipodi neozelandesi e poi sublimarsi nella piccola Forlì. In appena tre mesi e sette giorni il “profeta dei due mondi” s’è conquistato l’eroica immortalità sportiva sotto San Mercuriale, salvando da
una retrocessione quasi certa una squadra e una tifoseria appassionata che dopo 11 anni di astinenza avevano ritrovato il paradiso della
Legadue. Giunto con la nomea di “sergente di ferro”, Nenad Vucinic s’è dimostrato ed è tutt’altro. Un uomo esigente e spiccio, certo, ma umanissimo. Il suo primo pensiero sono sempre e solo i suoi ragazzi. I tappeti rossi che i forlivesi gli hanno steso sotto i piedi lo mettono persino a disagio. “Sapere che la gente mi stima, parla bene di me, mi fa sentire importante. Ma i panni dell’eroe, per favore, no: ci sto troppo largo”, ammette scuotendo la testa. “Io sono cresciuto assieme alla squadra e sono i giocatori gli artefici principali di questa salvezza. Non amo che si esalti il singolo a scapito del gruppo. Odio gli individualismi, che vanno sempre a scapito dei risultati”. Vucinic unisce nella sua figura la tempra dell’ex atleta, la sagacia
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