SCENARI CENTRALIZZAZIONE ACQUISTI
aggregazione della domanda: un costoso ostacolo alla concorrenza nella pa di Simone Finotti
66 MAGGIO 2017
La spending review pubblica continua a deprimere il nostro tessuto imprenditoriale, rischiando peraltro di non conseguire i risultati di risparmio attesi. Sotto i riflettori, nel convegno “Mercato pubblico, centralizzazione degli acquisti e tutela della concorrenza”, organizzato da Fnip-Confcommercio e svoltosi a Roma il 20 aprile, è finito il meccanismo di centralizzazione degli acquisti mediante eccessiva aggregazione della domanda. Le mega convenzioni, è emerso, ostacolano la concorrenza e non fanno risparmiare lo Stato. Crediamo di non esagerare se diciamo che la tavola rotonda “Mercato pubblico, centralizzazione degli acquisti e tutela della concorrenza”, svoltasi a Roma, presso la sede di Confcommercio, lo scorso 20 aprile, è già diventata un evento di riferimento, un punto fermo da cui partire per ragionare dell’evoluzione del mercato pubblico e del suo impatto sulle imprese italiane.
Coinvolta la maggioranza delle imprese del settore
Si noti bene: diciamo “imprese”, e non soltanto “piccole e medie imprese”, una formula che durante i lavori si è sentita tantissimo, perché, almeno nel caso delle imprese di servizi, ad essere coinvolte a pieno titolo dalle tematiche del dibattito, organizzato da Fnip – Federazione Italiana delle Imprese di Pulizia in seno a Confcommercio, sono anche imprese con
giri d’affari di svariate decine di milioni di euro, strutturate per operare su tutto il territorio nazionale. Pmi sì, dunque, ma attenzione: i meccanismi di centralizzazione degli acquisti mediante aggregazione della domanda, che hanno caratterizzato l’ultima fase della “spending review” pubblica nel settore, mettono in ginocchio oltre il 90% delle imprese italiane di pulizia/ multiservizi/ servizi integrati.
Impossibile partecipare in modo diretto e autonomo
Proprio di questo si è discusso a Roma: ha senso che il committente pubblico costruisca gare sproporzionate rispetto al mercato di riferimento, in spregio all’obiettivo sociale di apertura della concorrenza raccomandato anche dall’Europa con le Direttive 2014, recepite dal Codice Appalti 50/16? Ma il dibattito di Roma si è portato addirittura oltre: siamo sicuri che anche l’altro obiettivo, vale a dire quello economico (il risparmio per la
pubblica amministrazione) sia davvero conseguito in questo modo? Insomma, qual è l’impatto della centralizzazione degli acquisti pubblici sulle imprese? Quale il ruolo delle grandi centrali di committenza? I bandi pubblici di servizi sono proporzionati alla realtà del mercato di riferimento? Le mega convenzioni bandite dalle grandi centrali consentono un reale risparmio alla Pubblica Amministrazione? Come e in che misura si stanno rispettando le indicazioni europee sul favor partecipationis recepite dal nuovo Codice degli appalti? C’è una differenza tra “centralizzazione” e “aggregazione”?
I relatori
A rispondere è stata chiamata una rosa di relatori di altissimo profilo, fra rappresentanti delle imprese, ricercatori, esperti ed esponenti di entrambi i gradi della magistratura amministrativa, delle committenze pubbliche, dell’Avvocatura dello Stato, in un evento che per la prima volta ha messo al cen-