TERZA PAGINA CLEANING EUROPEO
il nuovo cleaning in un’europa che cambia di Antonio Bagnati
Nell’ambito delle attività dell’Innovation Lab, il 12 maggio, il Direttore Generale di FENI Andreas Lill ha “messo sul piatto” le nuove sfide del settore alla luce degli importanti cambiamenti demografici, sociali ed economici che stanno interessando l’Europa. 34 GIUGNO 2016
Fare innovazione non significa soltanto studiare nuovi robot, sviluppare l’internet delle cose o pensare soluzioni spettacolari per risolvere problemi sempre più complessi, ma anche, “semplicemente”, fare i conti con i mutati scenari di un mondo in continua evoluzione. E scoprire che anche il settore del cleaning deve tenere conto, ad esempio, delle nuove dinamiche demografiche, delle imponenti ondate migratorie, del cambio generazionale, dei nuovi rapporti fra popolazione attiva e “over 65”.
Anche questa è innovazione
Proprio a questo proposito, nell’ambito del fitto calendario delle attività seminariali dell’Innovation Lab, a Issa Interclean, il 12 maggio si è tenuto un interessante intervento di Andreas Lill, Direttore Generale della FENI – Federazione europea delle imprese di pulizia, sul tema dell’impatto delle attività UE sul settore del cleaning. Una ventina di minuti in cui il DG di FENI ha fatto chiarezza sulle sfide del presente e di un futuro non tanto lontano, e sul ruolo dell’Unione Europea nel cercare di risolverle. Quali sono le urgenze da affrontare nell’attuale clima politico ed economico? Su che cosa sta puntando la Commissione Europea per fare fronte ai recenti cam-
ancora in testa, ma in costante riduzione percentuale: dal 67,6% nel 1995 al 49,5% nel 2012. Al contrario, crescono dal 13,3% al 32,9% i servizi in altri settori: sanità, scuole, gdo, trasporti, oltre a reception, aree verdi, ecc.
Le sfide del prossimo futuro
biamenti di scenario globali? Come deve muoversi l’industria del cleaning alla luce delle nuove politiche di sostenibilità e Green Public Procurement?
Identikit di un settore ancora in crescita
Per rispondere a tutte queste domande Lill è partito dall’inquadrare il settore e il suo “peso” in Europa, sulla base del survey 2014 (dati 2012). In totale parliamo di un turnover di 64,6 miliardi di euro, con una penetrazione del mercato del 66% e 176mila imprese. Gli impiegati sono oltre 3,3 milioni, i due terzi dei quali part-time, il 73% donne. La crescita nell’ultimo quarto di secolo è stata notevole: da 12,8 miliardi agli attuali quasi 65, al ragguardevole ritmo del 9% annuo. Cresce anche il numero delle imprese, che 25 anni fa non erano nemmeno 32mila e oggi, come detto, più di 175mila. Per quanto concerne i settori di riferimento, la pulizia degli uffici è
Detto questo, quali sono le sfide da affrontare? Lill non ha dubbi: “Innanzitutto il massimo ribasso, che erode i margini per le imprese, con la conseguenza di una concorrenza non sempre trasparente e di un basso investimento in macchinari, prodotti e sistemi innovativi. La soluzione si può trovare nelle indicazioni europee a favore dell’offerta economicamente più vantaggiosa: a questo proposito le Direttive del 2014, appena recepite in Italia con il Nuovo Codice degli appalti, sono molto chiare. Un’altra sfida da affrontare è la sempre più spiccata tendenza all’esternalizzazione nei vari segmenti del mercato, che richiede da parte delle imprese un approccio più professionale ed avanzato. Tutto questo mentre, paradossalmente, l’immagine del settore continua ad essere tutt’altro che prestigiosa. “Il settore del cleaning ha ancora un’immagine misera, come di un settore secondario. Ecco perché occorre spingere ancora di più sulla professionalizzazione, sulla formazione e sul senso di appartenenza degli operatori.”
La questione demografica
Un punto interessante è quello relativo al cambiamento demografico. “Già oggi il settore, soprattutto in alcuni paesi, sente molto la mancanza di personale, le difficoltà nel reclutamento e i continui turnover dello staff. Fra gli aspetti che potrebbero rendere il settore più attrattivo,