GESTIONE RESISTENZA AI DISINFETTANTI
come i diversi tipi di resistenza possono influire sull’efficacia dei disinfettanti di Dale Grinstead, PhD*
Una carrellata sui diversi tipi di resistenza dei microrganismi a sanitizzanti e disinfettanti: un viaggio interessante fra resistenza intrinseca, resistenza acquisita fenotipicamente e resistenza geneticamente acquisita. Come minimizzare il rischio prendendo le giuste precauzioni, ad esempio pulendo meglio. 36 SETTEMBRE 2018
La resistenza, in estrema sintesi, è la capacità di un microrganismo di presentare una sensibilità ridotta a un trattamento antimicrobico che sarebbe efficace contro altri organismi. Un rischio che, quando si usano sanitizzanti e disinfettanti, bisogna conoscere per affrontare al meglio. Ebbene, iniziamo dicendo che esistono diversi tipi di resistenza, tra cui la resistenza intrinseca, la resistenza acquisita fenotipicamente e la resistenza acquisita geneticamente.
La resistenza intrinseca
Iniziamo dalla prima: per resistenza intrinseca si intende la capacità di un organismo di essere insensibile a una condizione antimicrobica a causa della natura del microrganismo stesso. Ad esempio, alcuni microrganismi possono formare spore batteriche che consentono loro di sopravvivere a condizioni come temperature estreme e secchezza, nonché l’esposizione a molti disinfettanti. In particolare, gli antimicrobici non ossidanti come i fenolici, l’alcool e il cloruro di ammonio quaternario (QAC) non sono in grado di penetrare in un rivestimento di spore. E con i biocidi ossidanti in genere vengono richiesti livelli molto più alti e tempi di espo-
sizione per inattivare una spora rispetto a un normale microrganismo. Ad esempio, potrebbero essere necessarie 5.000 parti per milione (ppm) e diversi minuti o più per inattivare una spora rispetto a solo 50 ppm di cloro e 30 secondi.
I micobatteri
Un’altra forma di resistenza intrinseca è quella mostrata dai micobatteri, che hanno una parete cellulare che è molto idrofoba e contiene molta cera naturale. Ciò può impedire a molti biocidi, e in particolare ai biocidi non ossidanti, di penetrare nella parete cellulare. Questa barriera può essere superata ma richiede un livello più elevato di biocida, tempi di esposizione più lunghi o l’uso di altri ingredienti. La resistenza intrinseca è generalmente un tratto molto stabile ed è strettamente legata alla struttura di base di vari microrganismi. In generale, la resistenza intrinseca del microrganismo ai biocidi è, dalla più resistente alla meno resistente: spore> micobatteri> virus senza involucro> batteri gram-negativi> batteri gram-positivi> virus con involucro.
Resistenza fenotipicamente acquisita
La capacità dei microrganismi di diventare insensibili a un trattamento antimicrobico come risultato del contesto e delle modalità in cui cresce l’organismo è considerata una resistenza acquisita fenotipicamente. Un esempio sono i biofilm, le comunità complesse di microrganismi come batteri, lieviti, muffe, protozoi e virus. I biofilm si attaccano alle superfici e secernono un materiale che rafforza e protegge il rivestimento stesso. Gli organismi in un biofilm so-
no molto più resistenti agli agenti antimicrobici rispetto agli organismi che si trovano liberamente in sospensione. Questa maggiore resistenza si verifica perché gli agenti antimicrobici non possono raggiungere fisicamente i microrganismi attraverso il materiale secreto o sono inattivati dal materiale.
Non un tratto stabile
Gli organismi che si trovano su una superficie sporca o anche in soluzione con un carico di terra pesante sono spesso molto resistenti ai biocidi. Come nel caso dei biofilm, questo è il risultato del fatto che il biocida viene inattivato dal terreno o impedito fisicamente di raggiungere l’organismo. A differenza della resistenza intrinseca, la resistenza acquisita fenotipicamente non è un tratto stabile di microrganismi. Se gli organismi in un biofilm sono sospesi in soluzione in modo che non siano più protetti dal materiale secreto, gli organismi sono sensibili a un biocida come un organismo che non era nel biofilm.