Papa giovanni genn febb 2013

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(Anno XXXIV Nuova serie - Anno 12 n. 1 - Gennaio/Febbraio 2013 - Amici di Papa Giovanni - CONTIENE I.R.

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB BERGAMO - In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa

Il Premio Papa Giovanni a tre missionari bergamaschi

I fedeli invocano Roncalli come “Santo dei bambini”

Benedetto XVI a Loreto come fece Angelo Roncalli cinquant’anni fa

GENNAIO-FEBBRAIO 2013

Stampato il diario di mons. Spada sul Concilio Ecumenico


Sotto la protezione di Papa Giovanni

RICORDIAMO CHE PER RICEVERE UNO DEI SEGUENTI OMAGGI: CALENDARIO CON LA FOTOGRAFIA DEI BAMBINI, LA PERGAMENA PER IL BATTESIMO, LA PRIMA COMUNIONE, IL MATRIMONIO, E’ NECESSARIO INDICARE L’INDIRIZZO COMPLETO A CUI INVIARLO

La nonna Nicolina chiede di mettere sotto la protezione di Papa Giovanni XXIII i nipoti Jacopo e Samuele e famiglia

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I nonni Nicola e Silvia mettono sotto la protezione del Papa Buono la niotina Martina

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Inviate la fotografia dei vostri bambini ad:

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IL «PREMIO PAPA GIOVANNI» A TRE MISSIONARI BERGAMASCHI

A PIEDI PER 19 CHILOMETRI SULLE ORME DI PAPA RONCALLI

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UN REPORTAGE SUL CONCILIO È ANDATO IN ONDA SU ZDF

I FEDELI INVOCANO RONCALLI COME «SANTO DEI BAMBINI»

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IL DIARIO DI MONS. SPADA SUL CONCILIO ECUMENICO Il Premio Papa Giovanni a tre missionari bergamaschi

I fedeli invocano Roncalli come “Santo dei bambini”

FONDAZIONE PAPA GIOVANNI ALLA RICERCA DI DOCUMENTI

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BENEDETTO XVI A LORETO COME RONCALLI 50 ANNI FA

(Anno XXXIV Nuova serie - Anno 12 n. 1 - Gennaio/Febbraio 2013 - Amici di Papa Giovanni - CONTIENE I.R.

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Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB BERGAMO - In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa

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Benedetto XVI a Loreto come fece Angelo Roncalli cinquant’anni fa

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Stampato il diario di mons. Spada sul Concilio Ecumenico

GENNAIO-FEBBRAIO 2013

n. 1 bimestrale gennaio/febbraio

Direttore responsabile Claudio Gualdi

APERTA LA CRIPTA DEDICATA A PAPA GIOVANNI XXIII

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DALLA BOLIVIA UN «GRAZIE» ALLA TERRA DI PAPA GIOVANNI

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DONATE A UN OSPEDALE DUE RELIQUIE DI PAPA RONCALLI

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EDITRICE BERGAMASCA ISTITUTO EDITORIALE JOANNES Anno XXXIV Direzione e Redazione via Madonna della Neve, 26/24 24121 Bergamo Tel. 035 3591 011 Fax 035 3591117 Redazione: mons. Gianni Carzaniga mons. Marino Bertocchi don Oliviero Giuliani Claudio Gualdi Pietro Vermigli Giulia Cortinovis Marta Gritti Vincenzo Andraous padre Antonino Tagliabue Luna Gualdi Coordinamento redazionale: Francesco Lamberini

Fotografie: Archivio del Seminario Vescovile di Bergamo, Archivio “Amici di Papa Giovanni”, Archivio “Fondazione Beato Papa Giovanni XXIII”

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ANNIVERSARI

IL «PREMIO PAPA GIOVANNI» A TRE MISSIONARI BERGAMASCHI A consegnarlo è stato il vescovo Francesco Beschi in occasione del Concerto di Natale

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er il quinto anno consecutivo il Premio Beato Giovanni XXIII è stato consegnato a dicembre a tre missionari bergamaschi. Si tratta di un riconoscimento che viene offerto nell’ambito della tradizionale campagna «Mettici il cuore! Per un Natale aperto alla missione», organizzata dal Centro Missionario della Diocesi di Bergamo, dall’Associazione Pro Jesu e dall’Associazione commercianti di Bergamo per sostenere quattro progetti missionari. I premi sono stati consegnati dal vescovo di Bergamo, Francesco Beschi, durante il «Concerto di Natale» che si è tenuto sabato 15 dicembre alle 21 nella basilica di Sant’Alessandro in Colonna e che, come ogni anno, ha voluto rappresentare un augurio di pace, serenità ed amicizia rivolto ai circa 800 missionari bergamaschi nel mondo. Grazie al sostegno del mondo istituzionale, privato e del volontariato, il Centro Missionario Diocesano, in collaborazione con la Pro Jesu e la Fondazione Papa Giovanni, ha destinato un contributo di 3 mila euro a tre missionari, un

piccolo gesto per esprimere la riconoscenza e la stima dell’intera comunità diocesana e reso possibile anche grazie alla disponibilità degli sponsor della serata. Il premio vuole essere un modo per rendere vivo il ricordo di Angelo Roncalli che visse alcuni anni del suo sacerdozio al servizio della Santa Sede presso le Pontificie Opere Missionarie e che, in un giorno lontano del 1958, salutò centinaia di missionari in partenza con queste parole: «Noi saremo sempre con voi: sarà con voi il popolo cristiano, nelle fatiche, nelle lotte, nelle consolazioni che vi attendono». Il doppio evento, premio e concerto, nonché una panoramica sull’attività missionaria nel mondo, sono stati presentati lo scorso 3 dicembre nella Sala Traini del Credito Bergamasco, in città. Una data non casuale in quanto coincide con la festa di San Francesco Saverio, patrono delle missioni. Il tutto è stato illustrato agli intervenuti da monsignor Davide Pelucchi, vicario generale della Diocesi di Bergamo, don Giambattista Boffi, direttore del Centro Missionario Diocesano, don Gilberto Sessantini, responsabile dell’Ufficio Diocesano musica sacra e Fabio Buttarelli, responsabile Marketing del Credito Bergamasco. Ha preso parte all’appuntamento anche Piermarco Viñas, referente dell’ensemble vocale «Capilla de La Plata». Quest’anno, a dire il vero, i premiati sono stati quattro poiché accanto ai due religiosi monsignor Angelo Gelmi e suor Graziella Dolci, il riconoscimento dedicato al Papa è andato anche a una coppia di laici: Sergio e Maria Luisa Beretta. I premiati Al sogno di don Bepo Vavassori, mons. Angelo Gelmi, vescovo ausiliare di Cochabamba, ha creduto da sempre. La missione è stata la sua vita e la sua vita è davvero una missione. Un’incredibile coincidenza capace di cose veramente grandi. Cresciuto nei cortili

La presentazione avvenuta lo scorso 3 dicembre. Da sinistra don Gilberto Sessantini, mons. Davide Pelucchi e don Giambattista Boffi

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an n iversari

del Patronato S. Vincenzo a Bergamo ha risposto alla chiamata del Signore nell’incontro quotidiano con la carità. «Sono partito per la Bolivia il 19 Luglio 1970 – spiega mons. Gelmi – qualche giorno dopo la festa della Madonna del Carmine. La mia prima destinazione è stata la città dei ragazzi a La Paz, una struttura di proprietà governativa. La “Ciudad del Nino” era gestita da don Berta del Patronato San Vincenzo ed era sotto il controllo dei militari. Lì la vita non era facile: spesso mancava il cibo e non c’era la possibilità di intraprendere un serio cammino di formazione cristiana». E, diventato vescovo nel 1985, il legame con le popolazioni della montagna diventa ancora più forte, tanto da compromettere in parte anche la salute. Riconoscere a lui il Premio «Papa Giovanni XXIII» vuol dire rivisitare la storia di 50 anni che la Diocesi di Bergamo ha vissuto nella cooperazione con la Chiesa Boliviana dal 1962. Tanti sono i missionari e le missionarie che la Val Serina, nella Bergamasca, ha regalato alla Chiesa universale. Suor Graziella Dolci è figlia della ridente Ambriola, dove ha visto la luce il 14 ottobre 1947. Il suo sogno era quello di un cielo stellato e l’ha trovato in Africa. Un primo invio dal 1977 al 1993 nella zona del Karamoja, poi una pausa in Italia per problemi di famiglia. Sono stati gli anni che ha dedicato al servizio presso il Centro Missionario della diocesi di Bergamo, coinvolta nell’animazione missionaria e negli incontri con i gruppi. Nel 2003 ritorna in Karamoja e successivamente a Kampala come coordinatrice dell’attività delle sue suore. La sua attenzione alla chiesa locale è davvero squisita tanto che si è fatta promotrice di sostegni, anche economici, alle diverse congregazioni locali convinta che è possibile solo: «salvare l’Africa con l’Africa». Il premio «Papa Giovanni XXIII» diventa un vero richiamo alla collaborazione dei missionari con le Chiese locali. L’avventura di due giovani sposi, Maria Luisa e Sergio Beretta, inizia nel 1968 quando prendono il volo verso l’Ecuador dove era vescovo un bergamasco di Osio Sotto, mons. Angelo Barbisotti. Nel 1972 arrivano alla Troncal con la richiesta di creare una scuola professionale. Da allora sono passati 40 anni: oggi ci sono 800 alunni, dalla primaria al diploma; corsi

L’ingresso della Sala Traini dove è avvenuta la presentazione

professionali nelle sezioni di meccanica, elettronica, elettrotecnica, carpenteria meccanica, falegnameria, arti e mestieri per la parte femminile; una trentina di professori e 25 dipendenti del settore produttivo, in gran parte ex alunni, che permette alla scuola in buona parte di autosostenersi. Un sogno che è diventato realtà grazie alla passione di questi due sposi. «Il premio ai coniugi Beretta – ha sottolineato il vicario generale mons. Davide Pelucchi – ci ricorda che la Chiesa è costituita non solo dai religiosi, ma da tutti i battezzati».

Suor Graziella Dolci

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an n iversari

di prima necessità e vestiario, verifica lo stato di salute di anziani a bambini e organizza corsi di economia domestica, taglio, cucito e confezionamento di abiti tipici della cultura andina. Costa d’ Avorio – Impegnare risorse per la salute è scrivere pagine di vita e futuro soprattutto per i più poveri. Il «Centro Sanitario Palazzolo» (Bergamo) delle Suore delle Poverelle ha come scopo principale quello di aiutare i poveri. Il progetto prevede di realizzare un laboratorio di analisi, riconosciuto come «Centro Medico-sociale», con un medico e un tecnico di laboratorio inviati dal Ministero della Salute. In questo modo sarà possibile diagnosticare precocemente un attacco di malaria che spesso, in particolare per i piccoli, può rivelarsi fatale. Terra Santa – Condividere la fatica della testimonianza cristiana è nutrire di speranza il futuro di una comunità. Il progetto, affidato a padre Pierbattista Pizzaballa, bergamasco, Custode di Terra Santa, intende sostenere percorsi scolastici, formativi e professionali in un luogo da sempre segnato da un clima di precarietà che spesso rivela tutta la sua violenza in gesti di terrorismo che attentano alla vita di gente semplice e povera. Sono proprio i cristiani a vivere una situazione di maggiore fatica e indigenza. Il futuro di questo popolo e la ricerca della pace nascono dal rispetto e della crescita umana, spirituale e sociale dei ragazzi e dei giovani. E’ questa cultura che potrà offrire una vera prospettiva. Albania – Realizzare un luogo di preghiera ed incontro è ridire con forza il valore della parrocchia come grembo della fede e della vita. Il progetto intende realizzare una chiesa per la comunità parrocchiale di Shengjin, paese a maggioranza cattolica di circa 5.000 abitanti nel nord dell’Albania, nella provincia e nella diocesi di Lezhe. L’Albania è un paese di forte emigrazione, dove persiste una realtà fatta di povertà, soprattutto nei villaggi. La realizzazione di una chiesa, che può sembrare inutile di fronte ad altre necessità, diventa invece fondamentale per la vita e la crescita di una comunità.

Il concerto In diretta con tutte le missioni di Bergamo nel mondo, grazie al sostegno della Fondazione Credito Bergamasco e di altri diversi sponsor, insieme alla generosità dei cittadini e delle istituzioni, sabato 15 dicembre è tornato l’appuntamento con il Concerto di Natale nella Basilica di Sant’Alessandro a Bergamo. E’ stato questo l’evento clou della campagna «Mettici il cuore! Per un Natale aperto alla missione», organizzata per sostenere quattro progetti missionari legati alla Diocesi di Bergamo e in corso di svolgimento in Bolivia, Costa d’Avorio, Albania e Terra Santa. Per la prima volta in Italia il concerto è stato dedicato al repertorio musicale delle missioni gesuitiche in Bolivia. «Il programma del Concerto di Natale di quest’anno – ha sottolineato il direttore del Centro Missionario Diocesano, don Giambattista Boffi – è stato completamente rivisto, con l’obiettivo di portare gli ascoltatori nel cuore della cultura missionaria grazie al potere e alla forza evocatrice della musica. Anche la Campagna, di cui il concerto rappresenta il momento clou, quest’anno ha proposto tratti innovativi, perché per la prima volta ha visto il coinvolgimento delle scuole attraverso una raccolta di elaborati specifici per ogni ciclo scolastico su varie situazioni di precarietà e di disagio che si possono incontrare nel mondo». I progetti sostenuti Tutte le iniziative della campagna «Mettici il cuore. Per un Natale aperto alla missione» hanno l’obiettivo di sostenere la realizzazione di alcuni progetti di educazione culturale, religiosa sanitaria, rivolti a bambini e ragazzi in Bolivia, Costa d’Avorio, Terra Santa e Albania. Bolivia – Prendersi a cuore la famiglia è custodire il valore dell’educazione e formazione delle giovani generazioni. Il progetto si inserisce in una lunga esperienza di sostegni alle famiglie e ai bambini nei «Clubs de Madres», nella zona dell’altipiano di Potosì, sulle Ande, dove le comunità sono sparse lungo i sentieri, passi e valli a 4 mila metri di quota. Il progetto è affidato a Suor Giusy Manenti, della comunità delle Suore del Bambino Gesù, che fornisce generi

Luna Gualdi

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INIZ IATIVE

A PIEDI PER 19 CHILOMETRI SULLE ORME DI PAPA RONCALLI Circa 150 ragazzi hanno partecipato al pellegrinaggio da Sotto il Monte a Bergamo

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anno camminato per 19 chilometri numerosi fedeli hanno accolto i giovani pellegrini. da Sotto il Monte fino in Città Alta a Il pellegrinaggio è infine proseguito verso la meta e Bergamo i giovani, soprattutto dell’Apoco prima delle 6 i ragazzi, stanchi ma felici, sono zione Cattolica, che nella nottata tra sabato 13 e arrivati nella cattedrale di Bergamo, dove hanno domenica 14 ottobre hanno partecipato al pellepartecipato alla Messa celebrata dal vescovo Frangrinaggio «Per voi la Chiesa ha acceso una luce», cesco Beschi. guidati da don Flavio Bruletti. Così inizia l’articolo, «Molti oggi – ha detto il vescovo – hanno la tentaa firma di Remo Traina e Carmelo Epis, pubblicato zione di rinunciare a vivere, non perché si pensa a subito dopo l’evento su L’Eco di Bergamo. Servizio gesti insani, ma perché ci chiediamo se vale la pena che così continua. vivere. Invece bisogna alimentare il desiderio di Almeno 150 i ragazzi, provenienti da diverse parti vivere, non sopravvivere. Vivere non è sopravvivenza, della diocesi, che sfidando buio e pure il maltempo, ma amare ed essere amati. Nell’uomo c’è l’intelligenza si sono ritrovati nella cappella della Pace della chiesa che è anche desiderio di rispondere alle domande di Sotto il Monte, dove hanno pregato, cantato e della vita. E la fede cristiana è certezza di vita». Un riflettuto sul Concilio Vaticano II, su Papa Giovanni appello ad amare la vita, vivendola e arricchendola XXIII e sull’apertura dell’Anno della fede. con le domande di senso e con la fede vissuta e Hanno acceso i lumini cantando «Io vedo la tua testimoniata. luce», quindi una lettura e la riflessione sul primo Monsignor Beschi ha commentato il Vangelo di capitolo «L’inquietudine del cuore» dal libretto Marco sul ricco che non è disposto a vendere i suoi «Imparare a credere» di Benedetto XVI. Il parroco di beni per ereditare la vita piena in Gesù Cristo. Sotto il Monte, monsignor Claudio Dolcini, ha poi dato la benedizione ai pellegrini, con l’augurio di intraprendere una buona camminata. Un quarto d’ora prima della mezzanotte, con al seguito i volontari della Protezione civile, è iniziato il pellegrinaggio che ha fatto una prima tappa nella chiesa di Locate. Con il parroco don Mauro Palamini e alcuni parrocchiani è continuata la lettura delle parole di Papa Benedetto, dal capitolo «Il cammino della ricerca». Il terzo, dedicato a «Perché è difficile credere», è stato letto nel santuario della Madonna Il vescovo Beschi durante la Messa con i giovani della Castagna, dove anche qui 7


in iziative

La fede è centrale nella vita. «La fede è un incontro personale con il Signore da raccontare a tutti – ha proseguito il vescovo – per cui carissimi giovani, non rinunciate al tesoro della fede per difendere il vostro tesoretto. Non dovete aver paura di avventurarvi nel territorio dell’amore offerto dal Signore, perché il tesoro della fede è offerto alla possibilità di tutti». Dopo l’omelia, i giovani pellegrini hanno offerto a monsignor Beschi un grande cero, simbolo dell’Anno della fede indetto da Papa Benedetto XVI. Attingendo da questo cero, il vescovo ne ha accesi quattro altri, che a loro volta hanno alimentato la fiaccola che ogni partecipante teneva nella mano. E con questo segno tutti hanno recitato il Credo apostolico, simbolo su cui si basa la fede cattolica, al centro delle riflessioni del cattolicesimo mondiale nell’Anno della fede. Bellissima l’iniziativa che si è tenuta a ottobre, ma non è stata l’unica. Prenderà il via infatti, il prossimo 18 maggio, il pellegrinaggio a piedi da Sotto il Monte a Roma lungo la via Francigena. L’evento coinvolgerà i donatori di sangue di cinque regioni (Lombardia, Emilia Romagna, Liguria, Toscana e Lazio) che lungo il percorso accompagneranno i pellegrini bergamaschi.

La partenza da Sotto il Monte

«Il vostro cammino – ha detto il vescovo all’omelia – è stato un autentico pellegrinaggio di fede. Troppo spesso e troppo velocemente temiamo i discorsi della fede, perché tanti giovani, adulti e anziani non sono interessati e neppure attirati. Però, tutti indistintamente vorremmo che la vita fosse piena, da gustare ogni giorno. Ma non sempre è così e non può essere così. Eppure una vita piena è desiderio di tutti, anche di chi rifiuta o disprezza la vita, sentimenti che sono un grido per una risposta alla propria sete di vita».

«Grazie don Galli, per il tanto lavoro offerto alla Chiesa» Tutta la comunità di Brignano (Bergamo), con in testa il sindaco Valerio Moro, si è riunita il 6 dicembre nella chiesa parrocchiale per dare l’estremo saluto a monsignor Raffaello Galli, parroco del paese dal 1969 al 1998. Il sacerdote è morto martedì 4 dicembre, a 90 anni, nella casa di riposo Aresi di Brignano dove era ricoverato. Il funerale è stato presieduto dal vescovo di Cremona, Dante Lafranconi, che nella sua omelia si è soffermato in particolar modo sul testamento spirituale di monsignor Raffaello, ordinato sacerdote nel 1946. «Lo si può condensare – ha affermato il vescovo – in due parole: misericordia e gratitudine. Nel suo testamento monsignor Raffaello ringrazia

Dio per averlo creato, fatto cristiano e sacerdote. E’ molto significativo che al crepuscolo della sua vita abbia saputo ancora esprimere questa gratitudine. Se un sacerdote la perde rischia di essere insignificante e di non riuscire a trasmettere la grazia e la misericordia di Dio». Dopo la sua morte, monsignor Raffaello è stato subito ricordato da tutta la comunità come un sacerdote di gran zelo: sia nell’attività pastorale sia nella cura degli edifici religiosi della parrocchia. Ha promosso il restauro della chiesa, del cinema, della casa parrocchiale e del santuario della Madonna dei Campi. «Zelo – ha spiegato monsignor Lafranconi – è una parola di altri 8

tempi. Il suo significato è che ha vissuto il suo ministero con amore, intelligenza, intraprendenza, disponibilità. Ha lavorato tanto nel servire la Chiesa secondo lo stile e la modalità tipica dei sacerdoti del dopoguerra, animati da uno degli insegnamenti del Signore: non voglio si perda nulla di tutto quello che il Padre mi ha affidato». Grande fu anche la sua passione nel curare le vocazioni: nei suoi trent’anni di sacerdozio ha accompagnato all’altare più di venti sacerdoti, tra diocesani e religiosi. Una passione che si manifesta anche nella sua decisione di nominare erede universale dei suoi beni il seminario di Cremona. La salma di monsignor Raffaello è stata poi seppellita al cimitero.


INIZIATIV E

FONDAZIONE PAPA GIOVANNI ALLA RICERCA DI DOCUMENTI Chiede lettere, oggetti o fotografie di Roncalli da mettere a disposizione degli studiosi

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l 25 novembre 1881 nasceva Angelo Roncalli. Il direttore della Fondazione Papa Giovanni, don Ezio Bolis, ha approfittato dell’anniversario per lanciare un appello attraverso il quotidiano L’Eco di Bergamo. Di che cosa si tratta, direttore? «In questi mesi la Fondazione Papa Giovanni XXIII ha iniziato a riordinare il ricco materiale documentario e fotografico dell’archivio ricevuto in dono da monsignor Capovilla, segretario di Papa Roncalli. L’obiettivo che ci proponiamo è di approntare una catalogazione completa del materiale per procedere poi alla sua digitalizzazione, così che possa essere consultato più facilmente dagli studiosi, ma anche da tutti quanti, anche semplici appassionati, fossero interessati a ricerche sul Papa bergamasco». Questo vostro lavoro di catalogazione e studio ha già dato qualche frutto? «Sì, il primo è già stato presentato nella mostra “Lo spirito del Concilio nella mente di Papa Giovanni XXIII” che la Fondazione ha allestito nello Spazio Viterbi del Palazzo della Provincia, dal 13 settembre al 14 ottobre scorso. I numerosi visitatori intervenuti hanno avuto modo di vedere direttamente, con grande meraviglia e soddisfazione – lo voglio sottolineare –, alcuni preziosi documenti riguardanti Papa Giovanni e alcuni dei principali protagonisti del Concilio Vaticano II, finora mai esposti al pubblico». L’archivio della Fondazione, che ha sede in via Arena in Città Alta a Bergamo, proprio all’ingresso del Seminario vescovile, conserva altri «tesori»? «Sì, nasconde ancora molte sorprese e contiene una documentazione che arricchisce in modo rilevante il patrimonio culturale della nostra città, dal momento che riguarda non solo gli anni del ponti-

ficato, ma tutto l’arco della vita di Papa Roncalli (1881-1963), soprattutto gli anni della sua permanenza a Bergamo». Ricordiamo peraltro che anche dopo la sua partenza da Bergamo, nel 1921, Angelo Roncalli mantenne rapporti molto intensi con la città e la diocesi. Segno e testimonianza di un legame profondo e saldo. «Certamente, mantenne contatti attraverso corrispondenze epistolari, visite e incontri con persone e istituzioni le più diverse. Proprio questa fitta rete di relazioni personali, una delle caratteristiche salienti di Papa Roncalli, ci fa ritenere che presso istituzioni civili ed ecclesiastiche, associazioni e privati cittadi-

Papa Giovanni ritratto durante la lettura di un messaggio

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in iziative

ni, ci sia attualmente ancora molto materiale inedito, la cui conoscenza potrebbe risultare utilissima e perfino necessaria per una migliore conoscenza della sua figura». Volete arrivare ad una sorta di censimento? «Questo materiale, benché sia gelosamente conservato, corre il rischio di rimanere ignoto e, in casi non rari, di andare disperso. Pertanto la Fondazione lancia un appello a tutti coloro che sono in possesso di documenti riguardanti Papa Giovanni – lettere, scritti, libri con dediche, oggetti, fotografie, ecc. – invitandoli a segnalare la loro esistenza alla Fondazione». E una volta avvenuta la segnalazione? «La Fondazione chiederà di vagliare il materiale per poter poi, nel caso, avere fotocopie o riproduzioni degli originali, così da offrire poi nella sua sede la

possibilità di consultazione e di studio ai ricercatori». E se qualcuno volesse effettuare una donazione? «Naturalmente la Fondazione è disposta a ricevere eventuali donazioni per incrementare ulteriormente l’archivio donato da monsignor Capovilla. Le donazioni indicate avverrebbero con tutte le garanzie legali e nel rispetto dei diritti della privacy». Quindi aumentando il materiale a disposizione degli studiosi, aumenterebbe la conoscenza del Papa. «Una risposta generosa alla nostra richiesta permetterebbe alla nostra terra di offrire a Papa Giovanni, in occasione di queste ricorrenze cinquantenarie, il miglior attestato di affetto e di riconoscenza per quanto ha operato in vita e per quanto anche oggi continua a rappresentare per la nostra città».

Consegnati i Premi della Bontà UNCI Città di Bergamo La Bergamasca, terra dove è nato il Papa buono, non è certo priva di iniziative che cercano di evocare la figura di Roncalli. Una di quelle che meritano un certo risalto è sicuramente il «Premio della Bontà UNCI Città di Bergamo», istituito dalla locale sezione dell’Unione Nazionale Cavalieri d’Italia, di cui è presidente provinciale, nonché vice presidente nazionale, Marcello Annoni. La cerimonia di consegna del premio, giunto alla 19° edizione, si è svolta all’Hotel San Marco del capoluogo, alla presenza di oltre 300 persone, fra le quali molti esponenti delle istituzioni, di associazioni e rappresentanti delle forze dell’ordine. Tra gli intervenuti il presidente nazionale dell’UNCI Ennio Radici, quelli di diverse sezioni del nord Italia, la responsabile nazionale donne dell’UNCI Tina Mazza e l’assistente ecclesiastico don Lino Lazzari. Un premio, quello consegnato, che va a onorare e aiutare associazioni di volontariato tanto preziose in

questo momento di crisi economica degli enti locali. Marcello Annoni, dopo aver letto le lettere del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, del ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri e del vice presidente del Consiglio regionale della Lombardia, ha consegnato i 7 riconoscimenti (assegno e diploma d’onore). I premi sono andati: all’associazione «Paolo Belli» attiva a favore dei malati di leucemia; al «Movimento Apostolico Ciechi»; al «Gruppo Volontari Curno» (Bg), per l’inserimento di persone diversamente abili; all’«Associazione Comunità Emmaus» di Chiuduno (Bg) che si prende cura di persone e famiglie disagiate; all’associazione «Amitiè Sans Frontierès», dedita a iniziative benefiche; all’«Associazione Camminiamo Insieme Onlus» di Sotto il Monte Giovanni XXIII (Bg) a sostegno dei giovani disabili; il settimo premio (sempre con contributo in denaro) è stato assegnato ai 207 studenti

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del liceo Artistico statale di Bergamo che durante lo scorso anno scolastico, coordinati dalla professoressa Tiziana Fumagalli, hanno attuato l’iniziativa denominata «Artisti in corsia», garantendo a turno la loro presenza in quei reparti degli Ospedali Riuniti del capoluogo dove erano degenti i bambini, animando i pomeriggi e dipingendo con loro. A turno i premiati hanno brevemente raccontato la loro esperienza commovendo i numerosi presenti nella sala; tanti gli applausi ricevuti per gli esempi di vita dedicata agli altri.

Un momento della cerimonia di consegna dei premi


A V V ENIMENTI

UN REPORTAGE SUL CONCILIO È ANDATO IN ONDA SU ZDF Trasmesso dal secondo canale della tv di stato tedesca il 25 novembre e il 7 dicembre

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luoghi di Papa Giovanni XXIII sono stati protagonisti di un documentario sul Concilio Ecumenico Vaticano II che è andato in onda il 25 novembre e il 7 dicembre scorsi su ZDF, il secondo canale della televisione di stato tedesca. Il servizio dedicato al paese natale di Angelo Roncalli è stato trasmesso nel programma HR Kultur und Wissenschaft/Redaktion Kirche und Leben katholisch - Redazione culturale ed economica della Chiesa e della vita cattolica, il cui titolare è il giornalista televisivo Jürgen Erbacher, vaticanista e autore di un recente libro su Papa Benedetto XVI. La troupe tedesca, composta dal giornalista report Jan Frerichs, dal regista Marcus Kablitz e dall’autrice redattrice Martina Schönfeld, ha raggiunto Bergamo il 25 settembre scorso ed ha visitato i luoghi di Papa Giovanni XXIII, per la realizzazione del reportage. L’iniziativa rientra nelle azioni di promozione del territorio promosse da Turismo Bergamo. «L’ospitare giornalisti stranieri che si occupano di trasmissioni dedicate al turismo porta un riscontro mediatico decisamente molto importante – spiega Silvano Ravasio, presidente di Turismo Bergamo – per questo tra le azioni che prediligiamo c’è proprio il supporto a giornalisti qualificati». «Il metodo delle riprese – spiega la guida abilitata Chiara Gambirasio che ha creato il contatto con l’emittente tedesca – è stato quello del reportage. Il giornalista non ha voluto sapere o vedere nulla prima, ma semplicemente vivere in prima persona l’esperienza del pellegrino che arriva a Sotto il Monte e reagisce spontaneamente. Al reporter ho fornito dati storici, spiegato le caratteristiche della nostra terra, illustrato l’educazione religiosa della “nostra gente” così, pian piano i miei ospiti, trop-

po giovani per aver vissuto i “tempi” del Concilio e troppo lontani geograficamente per conoscere la nostra realtà, sono stati coinvolti dalla figura di Angelo Roncalli. Ed è stato un vero e proprio crescendo: da un interesse puramente professionale si è passati ad un profondo interesse umano e devozionale. Da anni accompagno i visitatori, anche stranieri, a Sotto il Monte e verifico sempre che, come succedeva a tante persone che, durante la loro vita, erano entrate in contatto con il Papa, così anche i pellegrini di oggi ne rimangono coinvolti». A Sotto il Monte la troupe ha visitato e ripreso: la casa natale e la Chiesa di S. Maria in Brusicco. Mentre in città i giornalisti tedeschi sono stati affascinata dalla “classica” ripresa panoramica di Città Alta presa da Porta Nuova; da Porta San Giacomo, dal Seminario Vescovile e dalla Cappella di S. Vincenzo e Beato Giovanni XXIII in Cattedrale, dove è stata ripresa, insieme alle reliquie del Pontefice, anche la tiara.

La casa natale di Angelo Roncalli a Sotto il Monte

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INTER V IS TE

I FEDELI INVOCANO RONCALLI COME «SANTO DEI BAMBINI» Parla il frate francescano postulatore della causa di canonizzazione di Papa Giovanni

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merica, Francia, Italia. E’ da qui che sono pervenute negli ultimi anni le segnalazioni di grazie e favori, ottenuti – dicono i devoti – per intercessione del Beato Papa Giovanni. Lo dice fra’ Giovangiuseppe Califano, postulatore generale della causa di canonizzazione del Pontefice di Sotto il Monte; lo stesso francescano ha curato la causa di beatificazione di Bartolomeo Dalmasone, il frate martirizzato di Ponte San Pietro (Bergamo) proclamato Beato a Praga. A lui abbiamo rivolto alcune domande per conoscere lo stato attuale della causa. Il servizio che proponiamo, realizzato dal giornalista Emanuele Roncalli, è stato pubblicato su L’Eco di Bergamo nello scorso mese di novembre.

ziario francescano, è appartenuto dunque al nostro Ordine impegnandosi a vivere il Vangelo secondo le regole di San Francesco. Qual è, più in generale, il ruolo della Postulazione? L’ufficio ha il compito di studiare, presentare e seguire presso le Curie diocesane e la Santa Sede le cause di beatificazione e canonizzazione di coloro che hanno manifestato nel corso della vita segni concreti di santità nell’esercizio eroico di tutte le virtù. In questo senso la Postulazione è sempre attenta a ricevere notizie di grazie e favori attribuite dai fedeli al Beato Papa Giovanni. Sono trascorsi dodici anni dalla beatificazione di Angelo Giuseppe Roncalli. In questo lungo periodo, la Postulazione avrà certamente ricevuto segnalazioni. Cosa ci può dire in proposito? Non posso dire in termini numerici quante siano state. Di certo un numero rilevante, tuttavia finora nessuna con le caratteristiche del miracolo. Per la canonizzazione, occorre che il Beato Papa Giovanni compia un miracolo. E l’evento che per la medicina sarà ritenuto inspiegabile deve essere avvenuto dopo il 3 settembre 2000, giorno della beatificazione. Cosa le suggerisce il fatto che le segnalazioni arrivino anche dall’America? E’ il segno che il ricordo di Papa Giovanni è sempre vivo in tutto il mondo. Anche se non viaggiò mai oltreoceano, sappiamo che spesso inviò radiomessaggi ai Paesi dell’America Latina, si interessò dei problemi di quelle genti grazie anche ai missionari e alle nunziature. E poi sicuramente ci furono contatti con la presidenza degli Stati Uniti, testimoniata anche dal fatto che Giovanni ricevette fra gli altri la moglie di Kennedy, Jacqueline, e il presidente Lyndon Johnson.

Prima padre Luca De Rosa, ora un altro frate francescano. Un segno di continuità? La Diocesi di Bergamo ha voluto confermare la Postulazione generale dei frati minori anche perché, non dimentichiamolo, Papa Giovanni è stato ter-

Il frate francescano Giovangiuseppe Califano

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in ter viste

Torniamo al miracolo atteso dal Beato Papa Giovanni. Deve necessariamente trattarsi di guarigione inspiegabile? Entriamo in un terreno complesso. Però credo che non si debba pensare a una patologia tout court che improvvisamente scompare. Io penso ad esempio a quella stanza della casa natale di Sotto il Monte dove i Padri del Pime custodiscono centinaia di fiocchi rosa e azzurri. Sono anche questi ex voto lasciati da genitori che ringraziano il Papa per aver ottenuto la grazia di aver avuto un figlio. E magari si tratta di casi di madri sterili o comunque di fatti che andrebbero analizzati. Anche qui ci può essere stato il miracolo. Quindi il suo è anche un invito a mandare le segnalazioni? C’è una grande attesa per il miracolo di Papa Giovanni. Lo vedo negli sguardi, lo sento nelle voci di tante persone che incontro e non solo a Bergamo o Sotto il Monte, ma anche nella gente del sud. Tutti auspichiamo che ciò avvenga magari in questo anno particolare dell’anniversario del Concilio oppure l’anno prossimo in coincidenza con i 50 anni dalla morte del Papa. A chi si devono rivolgere i devoti che ritengono di aver ricevuto una grazia? I canali sono tre: il parroco di Sotto il Monte, il rettore dei Padri del Pime oppure anche alla Postu-

Papa Giovanni con la piccola americana Katharina Hudson, malata di leucemia

lazione Generale dei Frati minori di Roma. E’ importante farsi avanti, perché solo chi è stato toccato dalla mano di Papa Giovanni può dire la gioia che prova e condividerla con tutti.

Lapide alla Cornabusa per ricordare il 50° del Concilio La gente della Valle Imagna (Bergamo), lo scorso 11 ottobre, al santuario della Cornabusa a Sant’Omobono, ha ricordato, con una serie di iniziative, Papa Giovanni XXIII e il 50° dell’apertura del Concilio Vaticano II. Letizia Roncalli, ultima nipote dell’illustre zio, e Giorgio Locatelli, presidente del Centro studi Valle Imagna, hanno scoperto una lapide commemorativa. La lapide, con il medaglione dal quale risaltano le figure di Papa Giovanni XXIII, di Paolo VI e di altri padri conciliari, è stata realizzata da Alessandro

Verdi e voluta da Centro studi Valle Imagna, vicariato di valle e Comune. Fissata nella roccia del santuario, è stata benedetta dal rettore del santuario don Alessandro Locatelli. Il direttore del Centro studi Antonio Carminati ha presentato l’opera, poi il sindaco di Sant’Omobono, Paolo Dolci, ha sottolineato l’importanza del Concilio Vaticano II per la chiesa e tutte le genti nonché la dedizione del Papa bergamasco al santuario della Cornabusa. La nipote Letizia ha infine ricordato la venerazione per questo santuario con un

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aneddoto: «Era l’agosto del ‘46 e mio zio, allora nunzio apostolico a Parigi, ritornò a Sotto il Monte per qualche giorno di vacanza. Noi nipoti abbiamo raggiunto la Cornabusa nella sua auto di servizio e io ebbi il privilegio di sedermi accanto a lui». Al termine della cerimonia, sul piazzale della grotta, è risuonato il famoso «discorso della luna», pronunciato proprio quella sera dell’11 ottobre 1962. Per tutto il pomeriggio la gente ha potuto ammirare Papa Giovanni XXIII nei disegni a china del pittore Angelo Capelli.


ITINER A R I

BENEDETTO XVI A LORETO COME RONCALLI 50 ANNI FA Joseph Ratzinger ha ripetuto lo stesso viaggio per affidare a Maria l’Anno della fede

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iù che un viaggio, possiamo definirlo un pellegrinaggio, quasi una Via Crucis. Un percorso estenuante, costellato di tappe, soste, fermate, compiuto in treno da un Papa anziano, spesso in piedi, otto mesi prima della morte. Nell’articolo pubblicato lo scorso 4 ottobre su L’Eco di Bergamo, a firma di Emanuele Roncalli, pronipote del Pontefice bergamasco, e che riproponiamo ai nostri lettori, il giornalista ricorda il 4 ottobre del 1962 quando Giovanni XXIII salì i tre gradini della carrozza ferroviaria che poco dopo le 6,30 lo avrebbe portato a Loreto e Assisi per mettere il Concilio Vaticano II sotto la protezione della Vergine. Un viaggio che Benedetto XVI, questo il legame che ha spinto il cronista a rievocare l’evento, ha ripetuto proprio il 4 ottobre 2012 per affidare a Maria l’Anno della fede e il sinodo sulla nuova evangelizzazione. Quello di Papa Roncalli rimane un viaggio storico, quasi epico. Fu la prima uscita di un Pontefice

dalle mura del Vaticano dopo l’Unità d’Italia. Ci rimangono immagini in bianco e nero intrise di commozione e poesia, quelle di un Pontefice affacciato al finestrino del treno per benedire la folla assiepata lungo i binari, mandare un saluto verso quei volti e le migliaia di braccia protese a cercare la mano del Papa. Una sorpresa per tutti Il convoglio, messo a disposizione dal presidente della Repubblica Antonio Segni, sfilò lungo le stazioni di Orte, Terni, Spoleto, Foligno, Fabriano, Jesi, Falconara, Ancona e tante altre ancora. Prima di Papa Roncalli, la stessa visita venne compiuta 105 anni prima da Pio IX, quindi da Giovanni Paolo II e ancora da Benedetto XVI. Allora l’uscita di Papa Roncalli colse tutti di sorpresa. Il viaggio venne annunciato solo un paio di giorni prima, così strade e piazze vennero tappezzate in un battibaleno con cartelloni inneggianti il Papa, mentre giornalisti di tutto il mondo fecero a gara per seguire l’evento. Quel viaggio di Giovanni XXIII fu inteso da lui come un fatto di ordinaria semplicità, ma tutti ne compresero la straordinaria profondità spirituale. Il Papa si era messo in cammino verso la Madonna e San Francesco per invocare protezione, come umile pellegrino verso un santuario mariano. Nel suo diario personale, due giorni dopo la visita ad Assisi e Loreto, annotò: «Questa è data da scriversi aureo colore nella mia vita: il pellegrinaggio che volli fare – e pochi giorni bastarono al concepirlo, al farlo, e a riuscirvi con l’aiuto del Signore – alla Madonna di Loreto e a San Francesco d’Assisi, come a implorazione straordinaria di grazie per il Concilio Vaticano II. Lo pensai, al solito con semplicità, lo decisi. Il mio spirito rimane tranquillo,

Giovanni XXIII sul treno durante il pellegrinaggio a Loreto e Assisi

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itin erar i

XVI, dopo l’Agorà dei giovani del 2007 sempre a Loreto e la chiusura del Congresso eucaristico nazionale ad Ancona nel 2011. Lo scorso 30 settembre è stata intanto inaugurata la mostra «Giovanni XXIII pellegrino a Loreto e Assisi», un’esposizione aperta al pubblico fino al 4 gennaio, allestita nelle Cantine del Palazzo Apostolico lauretano, progettate da Donato Bramante nel sedicesimo secolo, che spalanca una finestra su quello che la Chiesa era allora, e sulla dimensione profetica del gesto di Giovanni XXIII. Si sono potuti ammirare oggetti preziosissimi (che provengono in gran parte dalle collezioni dei Musei vaticani e dalla Sagrestia della Patriarcale Basilica di San Pietro), come ad esempio le corone in oro, smeraldi e rubini che il 4 ottobre del 1962 Giovanni XXIII impose sulla statua della Vergine nera, o il Triregno appartenuto a Pio IX, con cui Giovanni XXIII venne incoronato Papa il 4 novembre del 1958 o il cappello di feltro rosso a tesa larga e la stola pastorale color prugna indossati da Papa Giovanni nel suo percorso in treno dalla Città del Vaticano a Loreto, così come la Mercedes Benz 300d nera targata SCV1 che lo accompagnò dalla stazione ferroviaria di Loreto alla Basilica della Santa Casa.

mentre il Vaticano, Roma, l’Italia e il mondo gustarono una delle consolazioni più soavi della vita cattolica. La Madonna di Loreto e San Francesco d’Assisi, visitati dal Papa in persona, divenuti argomento di un canto delizioso e indimenticabile». Benedetto XVI in elicottero A distanza di cinquant’anni Benedetto XVI ha ripercorso lo stesso tragitto, non in treno ma in elicottero. L’arrivo del Papa è avvenuto in località Montoso intorno alle 10. Poi il trasferimento in papamobile fino al sagrato della Basilica della Santa Casa per la celebrazione della Messa (tenuta alle 11 in diretta tv) nella piazza della Madonna, che ospita fino a cinquemila persone. La liturgia è stata concelebrata dal segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone, da monsignor Salvatore Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, e da monsignor Nikola Eterovic, segretario generale del Sinodo dei vescovi. Poi è avvenuto il ritorno al centro Giovanni Paolo II per il pranzo e un incontro con i religiosi. La partenza per Roma c’è stata infine intorno alle 17. Quella di Loreto e Assisi è stata la terza visita nelle Marche dall’inizio del pontificato di Benedetto

Addio a don Alfredo Ferrari, predicò per gli emigranti Il 13 novembre scorso a Mapello (Bergamo) decine di persone hanno voluto portare l’ultimo saluto a don Alfredo Ferrari, morto per un improvviso malore. Il vescovo di Bergamo Francesco Beschi con il vicario generale Davide Pelucchi e monsignor Lino Belotti, vescovo ausiliare emerito, e don Flavio Gritti della missione emigranti ad Annecy, in Savoia – dove don Alfredo è stato per una decina di anni – hanno concelebrato il rito funebre in memoria del sacerdote. Alla messa hanno partecipato una cinquantina di sacerdoti giunti da diverse parrocchie della Bergamasca. Non hanno voluto mancare numerose

persone delle parrocchie dove don Alfredo è stato pastore di anime: Val Brembana, Bonate Sopra, Morengo, Monterosso, Prezzate e Mapello. A questo proposito il vescovo ha rimarcato che i preti sono al servizio della Parola, in quanto servitori di Cristo. Don Luigi Cortesi, parroco emerito di Crespi d’Adda – coetaneo di don Alfredo, sono stati ordinati sacerdoti lo stesso giorno nel 1958 – si è soffermato sulla vita religiosa del sacerdote nato a Crespi d’Adda nel 1933. Ordinato sacerdote nel 1958 fu coadiutore a San Martino oltre la Goggia fino al 1965 quando venne destinato come curato alla parrocchia di Bonate

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Sopra (Bergamo). Nel 1969 andò in Francia come cappellano degli emigranti ad Annecy (Savoia) fino al 1977 quando venne nominato delegato nazionale delle missioni in Francia. Dal 1981 all’84 è stato parroco di Morengo, poi parroco ad Albino, a Monterosso e nel 2001 è arrivato a Prezzate, anche quest’ultime località nella Bergamasca. Di recente si era stabilito a Mapello con incarichi pastorali: una volta alla settimana con i fedeli faceva delle riflessioni sulla parola di Dio. Al termine delle esequie il feretro è stato trasportato nel cimitero di Prezzate (frazione di Mapello) dove è stato tumulato.


PUB B LIC AZIONI

IL DIARIO DI MONS. SPADA SUL CONCILIO ECUMENICO Racconti e ricordi dello storico direttore de L’Eco che partecipò al Vaticano II a Roma

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‘11 ottobre 1962, L’Eco di Bergamo titolava in prima pagina «Oggi il più grande avvenimento del secolo. Giovanni XXIII apre il Concilio Ecumenico Vaticano II». E proprio dall’ottobre al dicembre del 1962 l’allora direttore del giornale monsignor Andrea Spada (1908-2004) poté prendere parte alla prima sessione del Concilio, come perito: in quel periodo descrisse e commentò in un diario tutto ciò che poteva osservare nell’aula conciliare, ovvero nelle tribune allestite nella Basilica di San Pietro. Le pagine in cui don Spada, direttore de L’Eco per 51 anni, raccolse le sue osservazioni su vicende e protagonisti del Vaticano II, «eccezionale stupendo avvenimento della Chiesa», sono state pubblicate per la prima volta nel volume «Il Diario del Concilio», posto in vendita ai primi dello scorso novembre in abbinamento con L’Eco di Bergamo. Sull’avvenimento proponiamo la sintesi di due ser-

vizi, a firma di Giulio Brotti e Paolo Aresi, pubblicati su tale quotidiano. Nel prossimo numero riporteremo alcuni stralci tratti dal diario.

Monsignor Arturo Bellini, presidente della Fondazione don Andrea Spada Onlus, spiega che questa iniziativa «è un dono per la nostra diocesi: sfogliare le pagine di don Spada consente di rivivere i giorni del Concilio, con il clima di fiducia e speranza che lo animava, e riporta al cuore dei lettori il respiro universale della Chiesa, il suo ardente desiderio di porgere al mondo moderno una mano materna e cordiale». La pubblicazione è stata resa possibile grazie anche dal sostegno della Fondazione Credito Bergamasco: «Tradizionalmente – afferma il suo segretario generale Angelo Piazzoli – noi appoggiamo le attività che ci sembrano poter valorizzare la storia e la cultura di Bergamo. Ci è parso doveroso, perciò, contribuire all’edizione del Diario di don Spada, figura di spicco della recente storia bergamasca, nel 50° dell’apertura di un Concilio voluto da un grande Papa della nostra terra, Giovanni XXIII». Il testo del Diario, originariamente consegnato da don Spada alla biblioteca del suo paese natale, Schilpario, è stato annotato e commentato da un appassionato studioso, Roberto Belotti (curatore anche di un seconda edizione, con un più ampio apparato di note, che è stata presentata successivamente dal Centro Studi Valle Imagna). Per apprezzare il valore di questi scritti occorre tenere presente che non è l’opera di un teologo, assimilabile, Roncalli e lo storico direttore de L’Eco di Bergamo a colloquio per esempio, ai diari del Vaticano II 16


pu bblicazio n i

redatti dai domenicani Marie-Dominique Chenu e Yves Congar, dal gesuita Henri de Lubac e dall’arcivescovo brasiliano Hélder Câmara. Tuttavia, i resoconti di don Spada sono affascinanti e istruttivi, riguardo al significato e alle dinamiche dell’evento conciliare. L’’incontro tra vescovi per la prima volta davvero provenienti da tutto il pianeta, l’apprensione per le condizioni di salute di Papa Giovanni (che sarebbe morto il 3 giugno 1963), l’entusiasmo per gli interventi in aula dei cardinali Lercaro, Suenens e Montini (il futuro Paolo VI, destinato a guidare le successive sessioni del Concilio fino alla sua conclusione, l’8 dicembre 1965): tutti questi temi e passaggi sono documentati in una cronaca redatta con uno stile per nulla «clericale» (a tratti, anzi, decisamente ironico) e con la lucida consapevolezza di che cosa sia in gioco, nel confronto a tratti acceso tra diverse visioni della missione della Chiesa nel mondo moderno. Ad esempio, mentre in aula si discute sul rapporto tra la Scrittura e la Tradizione nel «deposito» della fede cattolica, il pensiero di don Spada va agli osservatori di altre confessioni che assistono da un settore delle tribune: «La presenza degli osservatori delle Chiese separate, la loro presenza silenziosa e attentissima, pone davanti ai Padri il problema dell’unità della Chiesa, la necessità di non approfondire le divisioni. Qui essi sapranno se un dialogo è del tutto impossibile, se la Chiesa Madre vuol anzi chiudere di più la porta o se invece, pur non rinunciando minimamente alla sua dottrina, preferisce non discutere se non ciò che è strettamente necessario. Mai la Verità e la Carità hanno avuto incontro più emozionante». Scrivendo del Concilio, don Spada riferisce senza abbellimenti delle controversie e resistenze incontrate dal progetto di «aggiornamento» che, nelle intenzioni di Giovanni XXIII, doveva portare ad approfondire e a esporre la dottrina cattolica «secondo quanto è richiesto dai nostri tempi». Prevale nelle pagine del Diario, la consapevolezza che tale progetto è sempre più condiviso dai padri conciliari, e che lo stile prevalente nell’assemblea va conformandosi a quello di Papa Giovanni, improntato a una «fiducia preventiva» negli uomini e nella sto-

ria. Per questo, dopo aver descritto una fase intensa del dibattito, don Spada può aggiungere una nota bellissima, nella sua brevità: «Il Concilio ha un volto luminoso». Il volume di 160 pagine «Il Diario del Concilio» di don Andrea Spada è stato posto in vendita a partire dallo scorso 4 ottobre con L’Eco di Bergamo, a 4,80 euro più il prezzo del quotidiano. Il curatore del testo, lo studioso Roberto Belotti, è già autore di saggi su figura e opera di Giovanni XXIII. L’edizione è avvenuta in collaborazione con l’Associazione don Andrea Spada di Schilpario (che ha messo a disposizione il manoscritto), con la Fondazione don Andrea Spada Onlus, e con il sostegno della Fondazione Credito Bergamasco. C’è poi da sottolineare che alla fine dello scorso novembre si sono rincorsi anniversari, coincidenze che talvolta fanno riflettere, fanno pensare al particolare incrociarsi degli accadimenti. Sessanta anni fa, il 29 novembre del 1952, Angelo Giuseppe Roncalli veniva «creato cardinale» da Papa Pio XII. Nell’occasione, don Andrea Spada, direttore de L’Eco, mandava a monsignor Roncalli, nunzio

L’allora cardinale Angelo Roncalli con don Andrea Spada

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pu bblicazio n i

di abbracciare. Il nostro silenzio non era rotto che dagli ultimi trilli dei passeri e dalla voce forte e penetrante del “mueggin” mussulmano che dall’alto del minareto prospiciente sulla piazza invitava alla preghiera...». Spada aveva incontrato diverse volte il nunzio, era anche stato ospite di Roncalli a Parigi per alcuni giorni. Ricevuto il telegramma, monsignor Roncalli rispose con una lettera: «Vive grazie del vostro telegramma e del vostro primo articolo. Soprattutto mi ha intenerito il leggere associato l’omaggio di Bergamo per la mia nomina alla manifestazione di onore e di commossa pietà dei cittadini alla spoglia di don Seghezzi confessore e martire di Cristo e della civiltà. Siamo tutti della stessa razza: ambedue germogli di uno stesso ceppo, il nuovo cardinale ed il giovane prete: riservati ciascuno alla sua ora ad uno stesso sacrificio per la Chiesa, per le singole anime, per la fraternità umana e cristiana. Pregovi ringraziare per me quanti in folla continuano ad inviare lettere e telegrammi. Li ravviso amabilmente uno ad uno e mi riserbo di rispondere a tutti con precisione e con calma. Preghino per il Santo Padre a cui tutto si deve ed anche per me a tutti grato e benedicente». In quell’occasione, L’Eco aveva dato la notizia in prima pagina. Don Spada aveva scritto l’articolo di commento, dal titolo «Fierezza di Bergamo». Una commovente simultaneità. Che, per don Andrea Spada, comportava una terza coincidenza: il 30 novembre era il giorno del suo onomastico, Sant’Andrea, al quale aveva sempre tenuto molto e che anche negli ultimi anni festeggiava a Schilpario in compagnia di tipografi e giornalisti che salivano in Valle di Scalve per passare la giornata con lui. Infine, don Spada ha lasciato questo mondo proprio nella notte fra il 30 novembre e il primo dicembre, otto anni fa. E ancora a monsignor Spada, lo scorso 30 novembre alle 12, è stata intitolata la piazzetta che si trova a fianco de «L’Eco di Bergamo», in viale Papa Giovanni. Dopo la messa si è dato il via alla cerimonia con gli interventi del sindaco, dell’attuale direttore de «L’Eco», Giorgio Gandola, e con la benedizione del vescovo.

apostolico a Parigi, un telegramma: «Gioia di Bergamo è immensa L’Eco di Bergamo è felice interprete presso vostra eminenza vera esultanza tanto onore stop personalmente è tra le gioie più grandi mia vita – devotissimamente – don Spada». Il cardinal Roncalli e don Spada si conoscevano bene. Roncalli era stato un assiduo collaboratore de «L’Eco» quando era un giovane prete, per il giornale scrisse, tra l’altro, un lungo reportage del pellegrinaggio nazionale in Terra Santa, diretto dal vescovo di Bergamo, Radini Tedeschi. Don Roncalli vi partecipò come segretario del vescovo. Il reportage fu pubblicato da L’Eco fra l’ottobre e il novembre del 1906. Gli articoli erano firmati semplicemente D. A. (Don Angelo). Eccone un brano scritto da Roncalli davanti alla basilica del Santo Sepolcro: «I piccoli disagi del viaggio, tante cose strane e singolari che avevamo veduto, che avevano destato la nostra meraviglia in questo Oriente incantato, tutto era svanito dalla nostra mente. Noi eravamo lì colla gioia dei nostri cuori soddisfatti, colla commozione dell’anima davanti al Sepolcro del Salvatore, che ci pareva di vedere, di toccare,

Papa Roncalli e monsignor Spada

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AP P UNTA MENTI

E’ ANCORA VIVO IL RICORDO DI QUEL «CELEBRE ABBRACCIO» Avvenne nel 1959 tra Papa Giovanni e don Pietro Bonassi, allora parroco di Sarnico

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l filmato inedito, quello che gli abitanti di Sarnico, in provincia di Bergamo, definiscono «Il celebre abbraccio» fra il Beato Giovanni XXIII e il suo compagno di seminario don Pietro Bonassi ai tempi parroco di Sarnico, è stato proiettato a cura di Silvano Marini, lo scorso 5 ottobre alle 21, nella chiesa di San Rocco. L’appuntamento lo ha presentato L’Eco di Bergamo attraverso un articolo di Mario Dometti. L’occasione è stata l’inaugurazione dell’evento «La storia sostiene il nostro cammino», mostra di quadri dell’artista locale Cinto Galizzi scomparso nel 2009, con l’aggiunta di vecchie fotografie e cortometraggi realizzati dal 1959 al 1970 dallo storico fotografo di Sarnico, allora fresco diplomato alla scuola del «Centro studi cinematografici» di Milano, promotore dell’iniziativa. Sicuramente il filmato – rimasterizzato dallo stesso Marini – dell’abbraccio fraterno avvenuto in San Pietro nel maggio del 1959 fra quei due uomini di pace che per la loro bontà e per il modo semplice e diretto di comunicare sono entrati nel cuore dei sarnicesi e non solo, è stato il piatto forte della serata inaugurale. Il Papa che avrebbe rivoluzionato la Chiesa, che era intervenuto per evitare la guerra tra Usa e Urss, che aveva teso le braccia ai cristiani separati, quello stesso Papa tese le braccia a un umile parroco di paese che si stava prostrando ai suoi piedi. L’immagine di Giovanni XXIII che si alza dal trono, aiuta don Pietro a sollevarsi dopo che lo stesso sacerdote era caduto in ginocchio ai suoi piedi e lo abbraccia fraternamente fra gli applausi di migliaia di pellegrini presenti – che resero ancora più luminosa coi loro flash la basilica più bella del mondo – viene ancora ricordata con emozione da molti cittadini di Sarnico presenti all’evento.

Oggi abbiamo ancora sotto gli occhi Papa Wojtyla cha abbraccia giovani, anziani, oppure che bacia i bambini o gli ammalati e quel gesto di oltre cinquant’anni fa del Papa Buono può apparire eccessivamente enfatizzato. Oggi, forse, ma nel 1959 la figura del Pontefice era avvolta da un’aura mistica e inavvicinabile, il Papa era il Papa e pochissime persone avevano avuto il privilegio anche solo di stringergli la mano. Ecco perché quel gesto rimase unico e indescrivibile. Come indescrivibile fu il colloquio, rigorosamente in dialetto bergamasco, che i due ebbero per alcuni minuti e che don Pietro Bonassi riferì solamente in parte e a poche persone. Pochi dei presenti riuscirono a trattenere le lacrime. La mostra che si è posta lo scopo di raccogliere fondi per i restauri, recentemente completati, della chiesa parrocchiale San Martino, è rimasta aperta fino al 24 ottobre il mercoledì dalle 20,30 alle 23, il sabato dalle 16 alle 22 e la domenica dalle 9 alle 12,30 e dalle 15 alle 22.

Papa Giovanni XXIII e don Bonassi

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A V V ENIMENTI

INAUGURATA A SOTTO IL MONTE LA «CASA DELL’ACCOGLIENZA» Rinnovata la struttura per quanti arrivano a Sotto il Monte in visita ai luoghi del Beato

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o scorso 28 ottobre pomeriggio è stata inaugurata ed è diventata subito operativa la nuova Casa del Pellegrino di Sotto il Monte Giovanni XXIII. L’annuncio è stato dato attraverso un articolo, a firma di Remo Traina, pubblicato su L’Eco di Bergamo il 27 ottobre. Un importante restyling per questa struttura, progettato dall’architetto Paolo Belloni e realizzato dall’impresa Percassi, che sorge all’entrata della città di Sotto il Monte, sul viale Pacem in Terris. Nuovo anche il logo: JXXIII, accompagnato dal bassorilievo raffigurante Papa Roncalli dello scultore bergamasco Giacomo Manzù. E’ uno spazio moderno di circa 550 metri quadrati e comprende la reception per le informazioni e la distribuzione del materiale informativo tra cui la «sacca del pellegrino», due sale di proiezione da 56 posti e un ampio bookshop. «Sarà la casa delle comitive e delle persone che desiderano visitare i luoghi giovannei – ha spiegato Gimmy Schiavi, direttore della struttura – e vuole essere il primo luogo di accoglienza per i pellegrini a Sotto il Monte. Qui il visitatore riceverà le informazioni necessarie per

vivere un autentico cammino di fede. E’ prevista la proiezione di un filmato iniziale per la conoscenza del percorso e del legame forte di Papa Giovanni con la sua terra. Da questo luogo inizia il percorso del pellegrinaggio che collega tutti i luoghi di Sotto il Monte legati a Papa Roncalli: altare di Giovanni Paolo II, casa natale e Pime, chiesa di Santa Maria di Brusicco, Ca’ Maitino, santuario delle Caneve, colle San Giovanni, abbazia di Sant’Egidio, chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, cappella della pace e cripta. Inoltre il personale fornirà guide e supporto turistico con l’agenzia turistica Ovet. In pratica una vera e propria cabina di regia». «E’ stato un espresso desiderio del nostro vescovo Beschi – ha detto il parroco monsignor Claudio Dolcini – dare priorità a questo intervento con l’obiettivo di poter avere una regia organizzata per i pellegrinaggi. Se la vocazione di Sotto il Monte è aiutare a conoscere e amare il nostro illustre beato concittadino, perché attraverso lui possa crescere la fede, il primo passo è far sentire accolta la gente che viene a trovarci. Allo scopo di affiancare la parrocchia nella proposta pastorale del pellegrinaggio abbiamo costituito l’Associazione Papa Giovanni XXIII. Ringrazio gli attuali e futuri volontari, le imprese e i tecnici che nel tempo ristretto a disposizione hanno lavorato per la nuova casa». Come accennato, l’appuntamento per l’inaugurazione è iniziato il 28 ottobre alle 15 con il taglio del nastro alla presenza del sindaco Eugenio Bolognini. Alle 16 c’è stata la benedizione di monsignor Davide Pelucchi, vicario generale della diocesi, e a seguire il buffet e la visita libera. Alle 17,30 messa nella parrocchiale di San Giovanni Battista, ricordando il 54° anniversario dell’elezione di Roncalli al soglio pontificio. «Credo con tutto il cuore – ha detto il parroco durante l’inaugurazione – che la Casa del

L’inaugurazione della Casa del pellegrino a Sotto il Monte

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avven imen ti

pellegrino possa fungere da regia su tutto il movimento dei pellegrini, fornendo loro ogni servizio necessario per vivere un’intensa esperienza di fede». «Carissimi amici – ha aggiunto monsignor Claudio Dolcini – desidero condividere con voi la mia gioia per queste due opere appena terminate: la cripta oboedientia ed pax, realizzata nella cappella della pace, e la Casa del pellegrino. Opere che rispondono al mandato del nostro vescovo e rendono onore a Sotto il Monte, città di Papa Giovanni». Poi Tecla Roncalli ha letto la lettera di Inge Manzù (moglie del grande scultore bergamasco Giacomo Manzù), impossibilitata a partecipare. «Verrò presto a Sotto il Monte – ha scritto –. Caro parroco, mi inginocchierò venerando la sacra teca del Beato Papa Giovanni». Monsignor Pelucchi prima della benedizione ai locali ha affermato: «La Casa del pellegrino venne pensata dopo la morte del Beato Giovanni XXIII per il crescente afflusso di visitatori. La struttura venne inaugurata nel 1969. Dopo 43 anni viene rinnovata. Perché ristrutturarla? Perché Sotto il Monte continua a essere meta di molti pellegrini, circa centomila all’anno. La parrocchia di Sotto il Monte non solo ha una Casa del pellegrino, ma deve diventare la Casa del Pellegrino. Tutta la comunità deve farsi casa per chi verrà». Sempre nel corso dell’appuntamento l’architetto Paolo Belloni ha illustrato le caratteristiche dei lavori e il direttore della Casa del Pellegrino, Gimmy Schiavi, ha detto: «Oggi inizia l’attività della Casa del Pellegrino con progetti e tante novità per i futuri visitatori». Da sottolineare che uno spazio della nuova Casa del Pellegrino è dedicato al bookshop della libreria Buona Stampa. In questo elegante negozio, anche questo inaugurato nello stesso appuntamento, i pellegrini potranno trovare un ricordo della loro visita, libri dedicati a Papa Giovanni, articoli di preghiera e oggetti sacri. Si potranno trovare anche testi per bambini e ragazzi, oltre a volumi che illustrano le bellezze della terra bergamasca da far apprezzare ai visitatori. «Siamo onorati – ha detto Claudio Calzana, responsabile della libreria Buona Stampa – che gli

La camera dove vide la luce Papa Giovanni

artefici della Casa del Pellegrino abbiano scelto la libreria Buona Stampa come partner per questa loro importante iniziativa: ed è per noi motivo di orgoglio affiancare questo nuovo punto vendita al nostro storico negozio che sorge in via Paleocapa a Bergamo». Il bookshop di Sotto il Monte Giovanni XXIII sarà aperto al pubblico al pomeriggio e alla domenica durante tutto il giorno.

Roncalli in partenza per il conclave da dove ne uscirà Papa

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I NAUGUR A ZIONI

APERTA LA CRIPTA DEDICATA A PAPA GIOVANNI XXIII Al centro la teca dei giorni della beatificazione e il crocifisso davanti al quale pregava dicati alla figura di Papa Giovanni XXIII. E’ il primo passo di un progetto generale che vuole valorizzare la relazione fra i diversi luoghi presenti sul territorio. La cripta era già esistente, ricavata nel seminterrato della Cappella della Pace, vicino alla chiesa parrocchiale. Nel 1972 l’architetto Giovanni Muzio predispose questo spazio quando realizzò la Cappella, luogo in cui si svolgono normalmente i momenti di preghiera e di celebrazione dei pellegrini. La cripta non riuscì però ad acquisire un suo valore proprio e il luogo finì, con il tempo, per essere dimenticato dai percorsi dei pellegrini. «Qui ci sono luoghi per le celebrazioni, per la confessione, per l’incontro con quello che apparteneva alla vita di Papa Giovanni, ma mancava un luogo specifico per la preghiera silenziosa e personale», spiega il parroco monsignor Claudio Dolcini. Lo studio del nuovo volto da dare alla cripta è stato affidato all’architetto Paolo Belloni che ha saputo creare, grazie alla scelta di colori e materiali, un ambiente essenziale, che favorisce il raccoglimento, in cui trovano posto pochi oggetti. Al centro della cripta è stata posizionata la teca in cristallo nella quale fu deposto il corpo di Papa Giovanni in occasione della sua riesumazione per la beatificazione. Su di essa si posa un’apposita luce concentrata che, nell’atmosfera sobria e soffusa della cripta, valorizza il suo prezioso contenuto. Le fusioni in bronzo Nella teca sono state poste le due fusioni in bronzo realizzate dallo scultore Giacomo Manzù che, la sera della morte del Pontefice, prese il calco in gesso del volto e della mano destra. Di fronte alla teca il crocifisso in legno e avorio su cui si posavano ogni giorno gli occhi di Papa Roncalli in preghiera. «La presenza di questo crocifisso – spiega monsignor Dolcini – è l’invito a chi entra nella cripta a mettersi in preghie-

Come accennato nel numero scorso, a pagina 11, sono stati ultimati di recente i lavori alla cripta della chiesa parrocchiale di Sotto il Monte. L’inaugurazione è avvenuta lo scorso 11 ottobre. Sull’argomento proponiamo un servizio di Monica Gherardi pubblicato sul quotidiano L’Eco di Bergamo.

L

uogo di preghiera, di silenzio e di meditazione. Luogo di incontro con Papa Giovanni XXIII e con il Crocifisso. A Sotto il Monte questo luogo così significativo è rappresentato dalla cripta, dedicata alla memoria del Beato, che è stata benedetta e inaugurata dal vescovo di Bergamo monsignor Francesco Beschi, durante la solenne celebrazione di apertura dell’Anno della fede e dell’Anno giovanneo. La realizzazione della cripta nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, con lavori realizzati in tempi record, si inserisce nell’ambito di una rete di interventi di riqualificazione dei luoghi di culto de-

La cripta realizzata nella chiesa parrocchiale di Sotto il Monte

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in au gu razio n i

ra, non tanto davanti a Papa Giovanni, quanto davanti al Crocifisso con Papa Giovanni. Con il Beato si incontra il Cristo, attraverso la preghiera e l’affidamento della propria vita». Le fusioni in bronzo e il crocifisso fino a oggi sono stati conservati nel museo di Ca’ Maitino e, per concessione di monsignor Loris Capovilla e delle Suore delle Poverelle, possono ora essere gli elementi-fulcro della nuova cripta e accompagneranno la preghiera dei tanti pellegrini che raggiungono Sotto il Monte. «Il crocifisso di Papa Giovanni XXIII invita i pellegrini ad affidare a Cristo le proprie croci – aggiunge il parroco – a trovare in Lui speranza e forza. La nostra croce, portata con fede, diventa luogo di salvezza per i fratelli». All’interno della cripta sono inoltre conservati i resti dei genitori di Papa Giovanni XXIII, con la presenza di una lapide che ne ricorda la memoria. Attualmente l’accesso alla cripta è possibile solo attraverso una scala posta nella parte destra della Cappella della Pace. Nel progetto di riqualificazione globale è prevista la futura realizzazione di un percorso con ingresso direttamente dall’esterno. Il nuovo spazio per la preghiera sarà accessibile ai pellegrini negli orari di apertura della chiesa parrocchiale. «La conformazione preesistente della struttura – spiega l’architetto Belloni – è stata valorizzata accentuandone le geometrie attraverso punti luminosi indiretti che producono una luce diffusa e tenue in tutto lo spazio». Tutte le superfici, pareti, pilastri e pavimenti sono stati trattati in modo monocromatico, in un’unica materia. Punti focali dell’ambiente sono la teca in cristallo, con le fusioni in bronzo del volto e della mano, e il crocifisso. Lo spazio è delimitato da alcuni inginocchiatoi e da una panca in marmo rosso venato. In uno spazio adiacente è collocata la zona delle candele, ceri bianchi e gialli, dalla particolare fattura, creati appositamente per l’Anno giovanneo con la scritta JXXIII. Lo spazio riservato alle candele presenta una parete scura su cui sono riportate alcune frasi di Papa Giovanni XXIII. Il legame con Manzù Inge Schabel, moglie dello scultore bergamasco Giacomo Manzù, ricorda ancora con una certa emozio-

ne ciò che avvenne la sera del 3 giugno 1963, in cui Papa Giovanni XXIII raggiunse il Padre celeste. Giacomo Manzù, il grande scultore, aveva conosciuto il Pontefice alcuni anni prima e per lui aveva realizzato opere artistiche importanti. Un legame che li pose vicini anche nel momento della morte di Papa Roncalli. «Chiamarono all’improvviso Giacomo – racconta Inge – chiedendogli di raggiungere il Vaticano in tutta fretta. Noi vivevamo a Roma e mio marito uscì di casa per andare a realizzare il calco del volto del Papa». Quando Manzù fu davanti alla salma, oltre alla maschera del viso, pensò di prendere anche il calco della mano destra, che pose in un cestino e che portò a casa. «Ancora lo vedo con fra le braccia quel cestino. Mi disse: Guarda Inge, ho qui la mano di Papa Giovanni. Lo disse con un’emozione incredibile che subito riuscì a trasmettermi». Inge ricorda di avere accarezzato quel calco ancora tiepido e di aver provato la sensazione di aver potuto accarezzare la mano del Papa. «Non toccare, per carità! Mi disse. Lo conservammo qui nella nostra casa per molto tempo. Per mio marito era un segno dell’affetto profondo che lo legava a Papa Giovanni. Poi lo donammo a monsignor Loris Capovilla ed ora è motivo di grande gioia sapere che questa mano sarà nella nuova cripta di Sotto il Monte».

Manzù mentre scolpisce il busto di Papa Giovanni

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Ringraziamo le persone che hanno sottoscritto abbonamenti al giornale e inviato offerte all’associazione Amici di Papa Giovanni ANTONIAZZO MARIA CAVAGNINO ARPE ADRIANA BAIARDI ADRIANO BANDERALI GIULIANA BECCAFICHI ALBERTO BECCAFICHI MARIA BECCAFICHI MAURIZIO BELLICCHI MARIANTONIA BERETTA MARIA ROSA BERTOLI ELDA BOLLA LUCIA BONOMI CATERINA CAMERAN VEGLIA CANTARELLI EVELINA CARRARA LANDINO CARRARA LILIANA CASTIGLIONI ANNA CECCHINI NUNZIA COLOMBO MARINEO FRANCA COMELLI MANSUETO COPES OSVALDO CORTI ANTONIETTA CORTI CECILIA CORTI CECILIA CORTINOVIS LIBERA COSENTINO SALVATORE D’AMBRUSIO ANNAMARIA D’ANDREA TITTINA DAMBRUSO MARIA DAMIANO ANTONIO DI MUCCIO GIUSEPPE

DI VELLA NICOLINA LUCIA DINCHI PIERA DONDI MARIELLA DONELLI VIRGINIO FANTOLI ANNA FANTONI BRUNA FENU MARIA LAURA FERRACIN ANGELO DEVIS FERRIGATO LINA FORNONI GIUSEPPINA FOSSATI TAVERNA TERESA FRANGUELLI OTTAVIA FRISCIA ALFONSA FURFANELLI GIORGIO GENTINIA BRUNA GHILARDINI ANGELA PEZZOLI GIANETTI MARINELLA GIROMINI ELIADE GIUDICI DINA GOMEZMILAGROS GELMINI GRANDI ORNELLA LANFRANCHI ANNA LAPORTA PIERO LAVELLI ANGELA LIVRAGA BOMBELLI MARIA LODATO CONCETTA LUZZI DILIA MACCAFERRI PAOLINA MACINA LUISA E FELICE MARIANI CLAUDIO MASCI MARIA GRAZIA

MENEGUZZO RITA MONASTERO DI SANTA GRATA MONDINI MARIA LUISA MORENA MODESTA MOZZI BRUNA MURRU ALDO OTTOBONI DANIELA PACHER GIULIETTA PAOLETTI PALMIRA PICA ANGELA PIZZORNI GILDA PLEBANI AMALIA QUARTARONE MARIA RANZINI ANGELO ROSSI LUCATI MARISA RUSSO UBALDO SAPORITI AMBROGINA SCHENA BORTOLOTTI SONZOGNI IOSE STORTI MARISA SUARDI MILENA TANGHETTI COSTANZA VALERA GRAZIA VALONCINI PAOLINA VECCHIATO ANGELA VENTURELLI LILIANA VINCIGUERRA RENATA ZACCONI CLARA ZAMBONI GIOVANNI ZANONI MARIA

Raccontata in un quadro la storia di Papa Giovanni Un grande dipinto dedicato a Papa Giovanni è campeggiato nello scorso novembre nell’atrio del municipio di Lallio (Bergamo) nell’ambito della mostra della pittrice orobica Dina Mosca. La gigantesca tela sul Pontefice bergamasco ha proposto una caratteristica originale: è la prima opera che si conosca dove è raccontata, in termini essenziali ma chiari, la storia umana ed ecclesiastica di Papa

Angelo Giuseppe Roncalli, dalla nascita a Sotto il Monte fino al culmine, il pontificato a Roma. Dina Mosca, che da anni aveva in mente questo soggetto, lo ha concluso recentemente e, mentre è in attesa che qualcuno si faccia avanti per collocare la maestosa opera in una chiesa o in un museo o in una collezione, ha deciso di esporla in anteprima appunto a Lallio. La rassegna è stata proposta, con il patrocinio 24

del Comune e dell’assessorato alla Cultura, nel progetto «Arte in Comune» fino a domenica 2 dicembre. Dina Mosca – allieva del maestro milanese Onofrio Bramante – nella mostra a Lallio ha presentato, oltre a quello sul Papa, una serie di deliziosi dipinti, nel segno della vivacità del colore, sul tema della musica e dei musicanti: una raffinata e dolcissima visione della realtà musicale.


PERSONAGGI

DON LUCA PASSI: SARÀ BEATO IL «SACERDOTE EDUCATORE» Il Pontefice Benedetto XVI ha riconosciuto il miracolo attribuito alla sua intercessione

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n’ altra figura dell’effervescente cattolicesimo bergamasco dell’Ottocento sarà iscritta nell’albo dei beati. Alcuni mesi fa, infatti, ricevendo il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, Papa Benedetto XVI ha riconosciuto, fra gli altri, il miracolo di una guarigione scientificamente inspiegabile, attribuito all’intercessione di don Luca Passi, fondatore della Congregazione delle suore maestre di Santa Dorotea. La data di beatificazione sarà decisa prossimamente e si terrà nella basilica di San Marco, durante una concelebrazione eucaristica presieduta dal patriarca di Venezia monsignor Francesco Moraglia. La notizia è apparsa su L’Eco di Bergamo attraverso un articolo di Carmelo Epis. Luca Passi nasce a Bergamo il 22 gennaio 1789, primogenito di 11 figli (di cui 3 sacerdoti) del conte Enrico e della veneziana Caterina Corner. E’ nipote del canonico Marco Celio Passi, vicario generale e vicario capitolare, una delle figure più prestigiose del clero bergamasco dell’epoca. Per sottrarre i figli dall’influsso delle idee rivoluzionarie portate dalla dominazione francese a Bergamo, il padre trasloca con la famiglia nella villa che possedeva a Calcinate (Bergamo). Entrato in Seminario, don Luca viene ordinato sacerdote il 13 marzo 1813 dal vescovo Giampaolo Dolfin. Nel 1815, coadiuvato dal fratello don Marco, a Calcinate fonda la Pia Opera di Santa Dorotea per l’educazione delle fanciulle e poi l’istituto agricolo per l’istruzione umana e per l’educazione religiosa delle giovani contadine povere. Sempre nel 1815 diviene membro del Collegio apostolico, gruppo di sacerdoti che si distinguevano per ubbidienza al Papa e al vescovo. Come per altri preti bergamaschi a causa della loro

attività apostolica e per la diffusa stima che hanno, don Passi non è gradito alla municipalità cittadina. Per cui raggiunge Venezia, dove nel 1838 fonda la Congregazione delle suore maestre di Santa Dorotea per la gioventù femminile. Don Luca Passi si spegne a Venezia il 18 aprile 1866 e viene sepolto nel cimitero dell’isola San Michele. Nel 1970, suor Bruna Maria Ghidelli, mantovana, viene colpita da un terribile tumore all’intestino. L’intervento chirurgico conferma metastasi diffuse e la diagnosi di pochi giorni o settimane di vita. Invece, dopo che le consorelle pregano e invocano il Fondatore, la religiosa guarisce. Oggi ha 92 anni. Nel 1976 i resti del Fondatore sono traslati nella casa madre a Venezia, in calle Cannaregio. Nel 1983 il cardinale Marco Cè chiude il processo diocesano di beatificazione. Il 12 giugno 2009 il successore cardinale Angelo Scola chiude la fase diocesana sulla guarigione scientificamente inspiegabile, riconosciuta di recente dal Papa.

Le suore maestre di Santa Dorotea, a Calcinate, con il ritratto di don Luca Passi

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ANNIVERSARI

DALLA BOLIVIA UN «GRAZIE» ALLA TERRA DI PAPA GIOVANNI Aperta così a La Paz la cerimonia dei cinquant’anni di cooperazione tra le due Chiese

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n grazie alla terra di Papa Giovanni XXIII per aver donato sacerdoti, religiosi e religiose, laici e alla solidarietà dei bergamaschi per la Bolivia. Edmundo Abastoflor, arcivescovo di La Paz, ha aperto così la celebrazione per i 50 anni della cooperazione tra la Chiesa di Bergamo e di Bolivia che si è tenuta, nella scorsa estate, alla parrocchia di Munaypata, la prima inaugurata dai missionari bergamaschi nel 1962. Sull’evento proponiamo un reportage di Elena Catalfamo apparso su L’Eco di Bergamo. Nella circostanza Il vescovo Francesco Beschi ha scoperto una targa all’ingresso della parrocchia che riporta i 21 nomi dei sacerdoti che hanno raccolto la sfida della missione in questi 50 anni. La Messa è stata celebrata nel Collegio Marien Garten alla presenza degli studenti, degli insegnanti, dei catechisti e di tutta la comunità. Tra i celebranti, oltre a monsignor Abastoflor e al vescovo Beschi anche il vescovo ausiliare di El Alto, monsignor Eugenio Scarpellini

e i sacerdoti bergamaschi. Le cholitas (le boliviane in abito tipico) hanno sventolato bandierine con i colori di Bergamo e di La Paz, ricoperto di corone di fiori monsignor Beschi e don Giambattista Boffi, direttore del Centro missionario diocesano. Monsignor Abastoflor ha voluto ricordare Papa Giovanni XXIII, principale artefice dell’avvio della cooperazione tra Bergamo e la Bolivia. Una storia, hanno ribadito monsignor Beschi e monsignor Abastoflor, che continua: il vescovo ha infatti invitato l’arcivescovo di La Paz a Bergamo e ha fatto dono di una reliquia di Papa Giovanni XXIII alla diocesi di La Paz, alla diocesi di El Alto e alla parrocchia di Munaypata. Va poi sottolineato che per celebrare i 50 anni della cooperazione tra la Chiesa bergamasca e quella boliviana è stata scelta l’immagine simbolo delle Mura Venete (che sorgono nella parte alta di Bergamo) avvolte in un telo di aguayo, il tessuto dai mille colori tipico delle popolazioni andine. Il logo è stato realizzato da Massimiliano Beltrami. Una fraternità che non riguarda solo i 48 sacerdoti che in mezzo secolo sono partiti a più riprese per il Paese sudamericano ma anche tutte le comunità cristiane che con il volontariato e la solidarietà gli sono stati vicino e hanno imparato a conoscere la Bolivia. E’ così che quel telo di aguayo ha un po’ intessuto anche Bergamo dei suoi colori. In occasione delle celebrazioni abbiamo rivolto alcune domande a don Giambattista Boffi, da 15 anni alla guida del Centro missionario diocesano. Come è iniziata questa lunga storia? «Dobbiamo tornare indietro di 50 anni. L’allora vescovo ausiliare di La Paz, monsignor Gennaro Prata, chiese al nostro vescovo un aiuto: l’invio di alcuni sacerdoti a sostegno di una Chiesa locale ancora povera di vocazioni rispetto alla moltitudine della gente. In quei giorni un bergamasco, Papa Giovanni

Il vescovo di Bergamo, Francesco Beschi, in visita in Bolivia

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an n iversari

XXIII, apriva il Concilio Vaticano II, e la “leggenda” vuole che fu lui a indicare l’invio di due sacerdoti, monsignor Berto Nicoli e don Luigi Serughetti. Possono essere considerati i pionieri della missione. Si trovarono a fronteggiare l’emergenza educativa, le fragilità della vita familiare, i problemi sanitari. Furono gli anni in cui sorsero grandi opere come la Ciudad del Niño e l’ospedale Giovanni XXIII». E poi? «E poi seguì un ventennio che possiamo definire come una fase di “inculturazione” in cui ci fu una presa di coscienza e di servizio. Sono gli anni di sacerdoti che assumono in toto la situazione sociale dell’epoca con tutte le difficoltà di una situazione politica caratterizzata dalla violenza e dalla dittatura. I sacerdoti e alcune figure di laici portarono sempre una voce profetica di vicinanza ai poveri e alla gente. Sono gli anni in cui si consolidano le parrocchie a La Paz, ma anche a Cochabamba e in cui la chiesa si avvicina ai campesinos delle zone sperdute». E oggi? «Dagli anni Novanta a oggi, la missione bergamasca si è concentrata sull’accompagnamento e la formazione dei sacerdoti nei seminari e delle opere sociali come la Caritas ma anche sulla pastorale giovanile. Un cammino che ha portato a uno scambio costruttivo tra Bolivia e Italia. Si è rafforzato poi il tema del laicato per una maggiore consapevolezza nella globalizzazione delle divergenze tra Nord e Sud del mondo». In questi anni cosa è cambiato qui in Bergamasca grazie a questa esperienza? «Sono un’ottantina i missionari e i laici che sono rientrati e hanno preso parte alla vita delle nostre comunità cristiane. Hanno portato qui il racconto della missione rispetto al modo di fare pastorale ma anche come attenzione culturale. Hanno messo in moto la generosità dei bergamaschi: in ogni comunità ci si è mossi a sostegno dei missionari e delle opere che stavano realizzando per il popolo boliviano portando avanti una cultura del dono». E se si guarda al futuro? C’è ancora spazio per la vicinanza tra Chiesa boliviana e italiana? «Oggi e in futuro possiamo parlare a pieno titolo di cooperazione tra le Chiese, di scambio di doni tra

Il logo dei 50 anni realizzato da Massimiliano Beltrami

Chiese con una propria identità. Il viaggio del vescovo vuole essere proprio uno scambio di esperienze con la Chiesa locale e i vescovi boliviani. Un dono per Bergamo potrebbe essere presto la presenza di un prete boliviano». La cooperazione tra le Chiese, boliviana e non solo, ha preso le mosse da Papa Giovanni XXIII, che celebriamo nell’anno giovanneo. Qual è l’eredità che ci ha lasciato? «Papa Giovanni XXIII fu un grande fautore del rinnovamento ecclesiale. Fu una figura di rilievo per rafforzare l’idea di Chiesa universale. Oggi per noi è una realtà ma 50 anni fa non era così scontato. Proprio gli incontri tra i vescovi nelle sedute preconciliari crearono occasioni vive d’incontro e di scambio di richieste. Diciamo che l’acquisizione ecclesiologica viene dopo la conoscenza diretta». La realtà missionaria oggi ha una grande attrazione per i giovani, come la spiega? «Il mondo missionario non conosce crisi, negli anni è stato accentuato molto l’aspetto caritatevole e assistenziale, ma in realtà conta molto anche lo stile di vita che trasmette. La presenza di 800 missionari bergamaschi nel mondo provenienti da 390 parrocchie ha portato a far crescere nelle nostre comunità il valore del dono di sé, della rinuncia per l’altro. I giovani sono interrogati da questo mondo che mantiene la sua purezza nell’ideale di donazione appunto». 27


DONAZ IONI

A UN OSPEDALE BERGAMASCO LE RELIQUIE DI PAPA RONCALLI Una stola e un porta prediche sono state portate alla cappella del nosocomio di Piario di cui però si sono perse le tracce. E’ proprio in sostituzione di questo oggetto che la «Cümpagnia del Fil de Fèr» si è assunta il compito di portare nella cappella dell’attuale ospedale le due reliquie affidate al gruppo dall’arcivescovo monsignor Loris Capovilla. La cerimonia di consegna si è tenuta 54 anni dopo l’elezione al soglio pontificio del cardinale Angelo Roncalli, durante i festeggiamenti del 10° anniversario del gruppo di Piario, un sodalizio che si occupa di tradizioni ma anche di ricerca storica. «E’ da quando è stato rifondato il nostro gruppo – spiega il presidente Paolo Legrenzi – che raccogliamo e studiamo documenti sul passato di Piario. Quando abbiamo saputo che Piario avrebbe dovuto avere una reliquia donata dal nostro Papa, il famoso ostensorio andato perso, ci siamo mossi per cercare di avere qualcosa che potesse portare un po’ del Beato nel nostro paese. Poi una serie di coincidenze, situazioni e persone che abbiamo incontrato, ci ha portato all’incarico affidatoci da monsignor Capovilla. E ora siamo profondamente emozionati di poterlo fare». Per custodire le reliquie, sull’altare della cappella è stata predisposta una teca in vetro e argento. Dopo la messa, il 28 ottobre alle 11 su un carretto trainato da un cavallo, gli oggetti hanno attraversato il paese per raggiungere l’ospedale. Entrambe le reliquie, riposte nella preziosa teca, sono state consegnate al dottor Amedeo Amadeo dell’ospedale dallo stesso Legrenzi. «Vi ringrazio per questo prezioso dono che arricchisce il patrimonio dell’ospedale – ha affermato Amadeo –. Dono tanto più gradito in quanto, oltre che per la devozione che tutti nutriamo per questo nostro Pontefice, ci ricorda che qui Papa Giovanni, quando era segretario del vescovo di Bergamo, spesso soggiornò».

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’ una bella vicenda, fatta di persone mosse dalla cura di storia e tradizioni, animate da quel sentimento che tanti bergamaschi provano per il Beato Papa Giovanni XXIII. A raccontarla è un articolo di Andrea Filisetti apparso su L’Eco di Bergamo a fine ottobre. Il 28 ottobre scorso a Piario, in provincia di Bergamo, la «Cümpagnia del Fil de Fèr» ha consegnato alla cappella del locale ospedale due reliquie del Papa bergamasco: un porta prediche (pronunciate quando era Pontefice) e una stola usata quando era segretario del vescovo di Bergamo Giacomo Maria Radini Tedeschi. Proprio nelle settimane prima della morte del vescovo (nell’agosto del 1914), i due sacerdoti si trovavano a Piario, in uno stabile delle terme che monsignor Radini Tedeschi avrebbe voluto trasformare nella sede estiva del seminario. A memoria di quei giorni, Giovanni XXIII nel 1960 donò un ostensorio alla cappella del sanatorio dell’alta valle,

La stola e il porta prediche appartenuti a Giovanni XXIII e consegnati all’ospedale di Piario

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PUBBLICAZ IONI

L’INFANZIA DI GESÙ NARRATA IN UN LIBRO DI BENEDETTO XVI Il nuovo volume è nelle librerie di cinquanta Paesi del mondo, tradotto in nove lingue

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’ uscito lo scorso 21 novembre in libreria, in contemporanea in nove lingue e in 50 Paesi, il nuovo libro di Papa Benedetto XVI, «L’infanzia di Gesù» (pagine 176, euro 17). Sulla pubblicazione proponiamo un articolo a firma di Chiara Santomiero apparso su L’Eco di Bergamo.

così grandi – ha commentato padre Lombardi –. Per molti di noi, che il Papa vi sia riuscito ha dell’incredibile e suscita grande ammirazione e grandissima gratitudine». «L’infanzia di Gesù» è nelle librerie di 50 Paesi del mondo, tradotto in nove lingue (italiano, tedesco, brasiliano, croato, francese, inglese, polacco, portoghese, spagnolo). La prima edizione, di oltre un milione di copie, sarà presto seguita dalle traduzioni in altre 20 lingue che diffonderanno il volume in 72 Paesi. Sebbene pubblicato per ultimo della trilogia su Gesù, come lo stesso Pontefice ha detto, questa terza parte dedicata all’infanzia costituisce una «piccola sala di ingresso» alla presentazione della figura e della missione di Gesù Cristo. Un «piccolo» volume – 176 pagine – composto di 4 capitoli, di un epilogo e di una breve premessa per rispondere alle domande di ogni tempo: «Chi è Gesù?», «Di dove viene?».

Ci sono voluti nove anni per completare la trilogia su Gesù: può capitare se l’autore nel frattempo diventa Papa, invece di ritirarsi a fare unicamente lo studioso come aveva previsto e desiderato. Lo ha ricordato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, alla presentazione del libro sull’infanzia di Gesù di Benedetto XVI avvenuta il 20 novembre a Roma con gli interventi del cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del dicastero vaticano della Cultura, della teologa brasiliana Maria Clara Bingemer, di don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana (Lev), e di Paolo Mieli, presidente di Rcs libri, coeditori dell’opera. Ratzinger, allora cardinale, aveva annunciato già nel 2002 l’intenzione di scrivere un libro su Gesù, una decisione maturata «dopo un lungo percorso interiore», un contributo per ricucire lo «strappo tra Gesù storico e Gesù della fede» come affermava, già Papa, nella premessa al primo volume pubblicato nel 2007 e dedicato all’inizio della vita pubblica di Cristo: «Dal Battesimo alla Trasfigurazione» (Rizzoli). Un’opera nata dall’intento di dare risposta alle domande su Gesù degli uomini del nostro tempo. Nel 2011 ha visto la luce il secondo volume «Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione» (Lev) e lo scorso 15 agosto, infine, il Papa ha consegnato per la stampa il libro sui racconti dell’infanzia. «Solo un grande coraggio e una grande passione potevano permettere di arrivare in porto in anni in cui gli impegni del governo della Chiesa universale sono

Benedetto XVI durante la presentazione del libro

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Scopo principale di questo organismo è quello di promuovere, di mantenere ed amplificare il messaggio di Papa Giovanni XXIII che racchiude una forte attualità così come rappresenta per l’intera umanità un progetto di costruttore all’insegna dell’amore e della pace. I soci fondatori del Comitato sono: Mons. Gianni Carzaniga in qualità di rappresentante delegato del vescovo di Bergamo, Monsignor Marino Bertocchi parroco di Sotto il Monte, padre Antonino Tagliabue curatore della pinacoteca Giovanna di Baccanello, suor Gervasia Asioli assistente volontaria nelle carceri, padre Vittorino Joannes al servizio del personale di Angelo Roncalli Nunzio Apostolico a Parigi. A sostegno delle iniziative dell’Associazione, informiamo i nostri lettori, devoti di papa Giovanni XXIII, della possibilità di celebrare Sante Messe per sè e per i propri cari:

OFFERTE PER SANTE MESSE

IL SUFFRAGIO PERPETUO

Per la celebrazione di una Santa Messa per i tuoi cari, vivi o defunti, inviare la richiesta e i dati all’Associazione Amici di Papa Giovanni. L’offerta è subordinata alla possibilità del richiedente.

Il “perpetuo suffragio” è un’opera che si propone di dare un aiuto spirituale ai defunti, di stabilire un legame di preghiera fra l’Associazione Amici di Papa Giovanni XXIII e i fedeli del papa della Bontà e di dare anche un aiuto materiale per promuovere le iniziative dell’Associazione. Il “perpetuo suffragio” consiste in Sante messe, che l’Associazione è tenuta a far celebrare per i suoi sostenitori. Si iscrivono i defunti o anche i viventi, a proprio vantaggio in vita e in morte. L’iscrizione può essere per un anno o in “perpetuo”.

ACCENDI UN CERO L’Associazione si incarica di accendere un cero a Papa Giovanni XXIII su richiesta dei lettori. Per questo servizio si richiede una simbolica offerta libera che verrà utilizzata interamente per le azioni benefiche sostenute dall’Associazione.

• Iscrizioni perpetue € 200 • Iscrizioni per un anno € 80 Per gli iscritti al suffragio annuale o perpetuo una Santa messa viene celebrata ogni mese

ASSOCIAZIONE AMICI DI PAPA GIOVANNI XXIII Le offerte vanno indirizzate sul C.C.P. 16466245 Amici di Papa Giovanni Via Madonna della Neve, 26 - 24121 Bergamo specificando la destinazione - I NOMI DELLE PERSONE CHE INVIERANNO LE OFFERTE VERRANNO PUBBLICATI SUL GIORNALE “AMICI DI PAPA GIOVANNI” Bergamo Via Madonna della Neve, 24 - tel. 0353591011 - fax 035271021 www.amicidipapagiovanni.it e.mail: info@amicidipapagiovanni.it 30


Sotto la protezione di Papa Giovanni

Nonna Jose affida alla protezione di Papa Giovanni, i nipoti Claudio e Viola affinchè li accompagni per tutta la vita

LA

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I UD

E

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CL

Nonna Carla affida la nipotina Greta sotto la protezione del Beato Papa Giovanni XXIII

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Inviate la fotografia dei vostri bambini ad:

via Madonna della Neve, 24 - 24121 Bergamo


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