Città dei Mille

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cover story MAXWORK Lavoro a 360째

OTTOBRE-NOVEMBRE 2010

Anno 13 - N째6 Ottobre / Novembre 2010 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB BERGAMO In caso di mancato recapito si restituisca a: Editrice Bergamasca Srl - via Madonna della Neve, 24 - 24121 Bergamo, che si impegna a pagare la relativa tassa. Euro 3,00


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CARI LETTORI

ottobre - novembre

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urismo a Bergamo, una chimera o una chance da sfruttare? Questo numero di Città dei Mille vuole approfondire l’argomento tirando in ballo prestigiosi opinion leader e diretti interessati. Non crede nelle possibilità di una conversione dalla vocazione industriale e artigianale a quella ricettiva Vittorio Feltri, celebre direttore de “Il Giornale”: «L’aeroporto prescinde dalla città perché è un punto di partenza e di arrivo, ed è utilizzato non tanto per il turismo locale, quanto come scalo perché è vicino a Milano, e funziona abbastanza bene. Anche questa è un’azienda ma non la vedo come azienda turistica. Chi vuoi che si fermi a Bergamo una settimana? Nessuno. Vengono, mangiano una pizza, bevono la Coca Cola e se ne vanno. Cosa devono fare a Bergamo?». Un parere tranchant, come spesso sono gli editoriali di Feltri, non divergente però da un viscerale amore per la città che ai suoi occhi si sta lentamente “svendendo” senza averne gli adeguati benefici. Di tutt’altro parere chi nel turismo ci lavora. E che crede nelle possibilità di accrescere i flussi verso la città attraverso un lavoro di squadra di istituzioni e operatori privati. «Per portare a Bergamo i milioni di viaggiatori che passano da Orio - spiega Mariangela De Grazia, neopresidente del Consorzio promozione turistica - ci vuole una politica di marketing appropriata con obiettivi specifici, misurabili e realistici, differenziata nel target e con interventi commerciali mirati verso le città di partenza del turista. I turisti quando arrivano hanno già deciso dove andare e cosa fare... d’altronde i voli low cost sono una grande opportunità per i viaggiatori, soprattutto per i giovani, che hanno risorse limitate e devono cercare quindi di spenderle in maniera oculata. E’ ben noto che il turista che viaggia sui voli low cost utilizza internet per prenotare e acquistare i servizi turistici. Quindi è importantissimo potenziare e investire sul sito web, nonché progettare e investire in campagne di webmarketing». Un ruolo non indifferente nel richiamare visitatori da fuori viene svolto infine dall’Ente Fiera Promoberg. Secondo il presidente Ivan Rodeschini «potrebbe essere un punto di riferimento perché richiama tanti visitatori che vengono dall’estero, ecco perché noi puntiamo ad arrivare ad avere delle fiere internazionali; e anche se non arriveremo mai ad avere l’importanza della fiera di Milano, potremmo sfruttarne la vicinanza: manifestazioni che a Milano non interessano perché destinate a non più di 30/40 mila visitatori, a noi invece farebbero comodo». Buona lettura! Claudio Gualdi

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Emanuela Lanfranco, Direttore Editoriale

Vieni al supermercato?

LA MIA RUBRICA

ottobre - novembre

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Nell’agenda di ognuna di noi, sia pure casalinga di professione o cardiochirurgo o astronauta, a un certo punto compare una tappa nemmeno segnata, ma assolutamente irrinunciabile. Non sto parlando dell’estetista o di un appuntamento galante, mi riferisco naturalmente al supermercato. Dall’Associazione Altroconsumo arriva un dato interessante emerso da una ricerca svolta in 926 punti vendita in 62 città italiane: fare la spesa al supermercato costa a nucleo familiare in media 6.300,00 euro l’anno o, se vi piace di più il dato mensile, circa 525 euro al mese. L’inchiesta prosegue poi affermando che attraverso una scelta più oculata dei punti vendita e dei prodotti, è possibile ridurre i costi di 1.622 euro. Quindi l’argomento della spesa al supermercato pare interessante anche solo a partire dalla domanda che riguarda il motivo per cui spesso capita di uscirne con molti prodotti che non ci saremmo sognate di comprare. Per proseguire poi dando alcuni consigli su come riuscire a risparmiare. Anche solo per potere spendere quel risparmio in altre più piacevoli occasioni. Parleremo, nel prossimo numero, di spesa, di supermercato e di come tornare vittoriose da questo incontro con l’Economia. Cercheremo soprattutto, nei supermercati, una corsia merceologica particolarmente interessante, quella delle idee, per evitare di fare come Donna Prassede, di cui Manzoni diceva: “Con le idee… si regolava come dicono che si deve fare con gli amici: n'aveva poche; ma a quelle poche era molto affezionata”. Proviamo a farcene qualcuna in più… e.lanfranco@inwind.it

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ottobre - novembre

Editoriale 5 7

Cari Lettori La mia rubruca

OTTOBRE - NOVEMBRE

Sommario

Vip & news 14 18 20 22 24 26 31 32

Cover Story Maxwork spa - Lavoro a 360 gradi Xxx Ex cementificio di Alzano. Idee per il restauro Sant’Alessandro, scommessa vinta “On the Road 2010”: una sfida vinta Bonaldi Motori, festa per la nuova Audi A1 Shopping Parliamo di Condominio

Aziende 54 56 58

Una nuvola verde al kilometro rosso Aleman, prestazioni sanitarie mirate alle esigenze dei pazienti Mazzoleni: «Entro il 2011 industria ai livelli pre-crisi»

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ottobre - novembre

Interviste 34 38 42 46 50

Vittorio Feltri «La mia Bergamo...» Ivan Rodeschini Da 16 anni con la Promoberg Mariangela De Grazia «Dobbiamo fare squadra» Luigi Roffia «Nuovo modo di fare scuola» Il punto

Mangiar Bene Città dei Mille anno 13 n. 6 Aut. Trib. n. 52 del 27 Dicembre 2001 Editore: Editrice Bergamasca Srl www.ediberg.it Direzione e Redazione: Via Madonna della Neve, 24 Bergamo Tel. 035.3591011 Fax 035.3591117 www.cittadeimille.com Direttore responsabile: Claudio Gualdi Direttore editoriale: Emanuela Lanfranco Redazione: Fabio Cuminetti Grafica: Denis Colosio - Fabio Toschi Abbonamenti: 035 359 10 11 1 anno - 27 euro Stampa: Sigraf - Treviglio (Bg) Pubblicità: Tel. 035.359 1158

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Angelica Cuni, la manager che diventa donna del vino I buoni prodotti bergamaschi ora si acquistano online

Turismo 66 68

Inaugurato il Rifugio Alpini Canto Alto Inaugurata la Cattedrale Vegetale di Giuliano Mauri sull’Arera

Arte e cultura 70 72 74 76 78

BergamoScienza, 8ª edizione tra Nobel e Dottor House 1861-2011: Bergamo nel Risorgimento italiano Festival del Cinema d’Arte. Gran finale con Philippe Leroy Rinnovamento e tradizione per il Teatro Donizetti “Poliuto” ha aperto il Bergamo Musica Festival





Aziende ottobre - novembre

LAVORO A 360 GRADI Maxwork spa si propone come partner qualificato nel settore della somministrazione, nella ricerca di personale a qualsiasi livello, nella formazione delle risorse umane e nella gestione degli appalti di servizi industriali, logistici e di facility management

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a ottenuto la necessaria autorizzazione ministeriale nel 2004 e da allora la sua crescita è stata esponenziale come il numero delle aziende clienti. Maxwork spa, che ha sede a Bergamo in Largo Porta nuova, è una società di servizi alle imprese che si propone come partner qualificato nel settore della somministrazione, nella terziarizzazione di rami d'azienda e nella gestione degli appalti di servizi industriali, logistici e di facility management, nella ricerca di personale a qualsiasi livello, nella formazione delle risorse umane. «Ci teniamo pero a sottolineare la nostra unicità e le particolarità che ci distinguono da altri operatori del settore». Cosi inizia I'intervista a Placido Ilario Sapia, Dottore Commercialista e Presidente di Maxwork, negli uffici che si affacciano sulla vivacità di Porta Nuova nel centro di Bergamo. Perché diversi? «Maxwork spa è nata sulla base di un innovativo concetto di agenzia per il lavoro e possiede nel suo Dna l'approfondita esperienza di un gruppo di imprenditori, i quali operano da sempre nel settore dei servizi alle aziende, in particolar modo vicini alla gestione delle risorse umane, coadiuvati da professionisti che possono vantare un’ampia competenza relativamente alla problematiche e alle opportunità che offre il settore della somministrazione: recruiting, executive search, formazione e gestione amministrativa del personale. Ma non solo... Per noi

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tutti gli aspetti aziendali meritano la giusta analisi, la reale competenza e la corretta scelta dei consulenti. Per questi motivi ho chiesto e ottenuto la collaborazione di stimati professionisti di comprovata capacità, che pertanto oggi fanno parte del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale di Maxwork». I tratti che vi contraddistinguono? «La dinamicità e la flessibilità. Le consolidate case history che costituiscono il nostro curriculum presso prestigiose realtà industriali ci identificano come un partner qualificato per l'ideazione, la pianificazione, l'esecuzione di progetti per la somministrazione di personale, l'appalto di servizi in outsourcing, il facility management, la ricollocazione professionale». In un momento piuttosto difficile per il mercato del lavoro qual è il vostro approccio alle realtà produttive? «Oggi, alla luce delle attuali evoluzioni del mercato del lavoro, diventa tanto più strategico e produttivo per noi affiancare le aziende clienti in modo rapido e con un servizio strutturato ad hoc per ciascuna realtà, con la garanzia di fornire sia personale competente e preparato, sia servizi di consulenza specifici. Pianifichiamo la fornitura di mano d'opera generica o qualificata con la somministrazione, nuovo termine che definisce il lavoro interinale, sia a tempo determinato sia stagionale. Inoltre, attraverso I'appalto di servizi, offriamo la gestione integrata di segmenti di processi, di cicli produttivi completi o di divisioni aziendali, sia in house, cioè nella sede dell'azienda, sia in outsourcing, cioè affidandolo a terzi in siti esterni all'azienda, attraverso un collaudato


modello di Taylor Made. Maxwork attraverso la gestione autonoma di segmenti aziendali terziarizzati può garantire un costo certo per unità gestita. Siamo in grado di occuparci con competenze specifiche di attività di inizio linea con la preparazione e I'alimentazione di processi produttivi con le relative attività di carico e scarico, ed attività di fine linea come assemblaggi vari, controlli di qualità, confezionamento, imballaggio, palettizzazione, movimentazione e logistica di magazzino

e predisposizione alla spedizione. Assicuriamo al nostro interlocutore un’ottimizzazione dei cicli produttivi con criteri di flessibilità, qualità ed economia. Tuteliamo i nostri clienti garantendo ogni adempimento fiscale e contributivo, fornendo anche periodici strumenti di controllo e assumendo a nostro carico la gestione dei processi collaterali, lasciando libera l'impresa di concentrarsi sulle attività fondamentali di produzione, utilizzando al meglio le proprie risorse».

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Siete funzionali alla mobilità e al ricollocamento della forza lavoro, quindi molto utili in un momento in cui alcune aziende riducono l’attività o riconvertono le loro produzioni... «Esattamente, perché offriamo anche l'organizzazione di corsi di formazione con format di base o più specialistici e professionali, tramite scuole autorizzate o presso la sede dell'azienda cliente, anche attraverso un competente supporto per l'accesso, la gestione e l'utilizzo di fondi destinati, dalle istituzioni nazionali o comunitarie, per la formazione finalizzata alla qualificazione delle risorse. Inoltre, ci occupiamo della ricerca e della selezione di personale idoneo a ricoprire posizioni impiegatizie fino ai quadri aziendali e alle figure dirigenziali. Sull’altro fronte, sviluppiamo progetti per la ricollocazione sul mercato del lavoro di personale non occupato attraverso percorsi formativi utili al reinserimento in attività produttive». Vi rivolgete solo al mercato dei privati? «Maxwork è in grado anche di occuparsi della gestione di strutture sanitarie, asili nido, reparti di diagnostica, nonché di problematiche meno complesse come la gestione dei trasporti, delle mense scolastiche, delle pulizie e di molti altri servizi che spesso vengono confezionati ad hoc sulla base delle esigenze che la clientela ci prospetta. Ecco perché siamo tanto diversi dalle società che forniscono “solo” lavoro interinale. Abbiamo sviluppato una serie di specializzazioni che ci consentono di essere non un semplice fornitore di personale, ma un partner capace di tradurre in concrete economie di scala tutte quelle attività che rappresentano i “colli di bottiglia” all'interno delle aziende».

IL NUOVO CDA È COSÌ COMPOSTO: • Presidente: Placido Ilario Sapia • Vicepresidente: Giorgio Paglia • Amministratore Delegato: Gianpiero Silan • Presidente Collegio Sindacale: Bruno Saita • Ivan Arzilli • Massimo Giudici

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MAXWORK SPA Largo Porta Nuova, 14 - Bergamo - Tel. 035.4823572 - www.maxwork.it Maxwork spa è presente in Lombardia, Lazio, Veneto, Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna con dodici sedi operative alle quali in breve tempo si aggiungeranno gli uffici di Ancona, Napoli e Terni nella prospettiva di una presenza capillare su tutto il territorio nazionale.

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Vip & News

ottobre - novembre

di Emanuela Lanfranco

Mina Da Prato, profumi d’arte In occasione del 5° anniversario la boutique in via sant’Orsola 31 ha dedicato un angolo alle fragranze d’autore. Presentate le nuove collezioni di abiti e accessori

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i riparte, l’estate è finita, il freddo è alle porte e la voglia di vestirsi di nuovo rimane. E cosa è meglio di un nuovo profumo per rinnovare anche la nostra immagine? Mina Da Prato, in occasione del suo 5° anniversario ha voluto rinnovare la sua boutique in via sant’Orsola 31 dedicando un angolo ai profumi: “Profumi d’arte di Mina Da Prato”. SoOd, Clive Christian, Byredo, e non solo, hanno allietato l’olfatto alle clienti intervenute giovedì 23 settembre alla presentazione delle nuove collezioni di abiti, accessori e… profumi d’autore. La serata si è conclusa con il taglio della torta dove un grande 5 ha ricordato gli anni di successo di Mina Da Prato.

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Vip & News

ottobre - novembre

Ex cementificio di Alzano Idee per il restauro Un convegno voluto dalla Provincia ha provato a disegnare il futuro dello stabilimento Italcementi. Tante le personalità presenti, tra cui lo storico dell’arte Philippe Daverio

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reare le condizioni per il recupero dell'ex cementificio Italcementi di Alzano Lombardo, straordinario esempio di archeologia industriale, attraverso contributi in termini di idee e denaro e un progetto in vista dell'Expo 2015. Questo il senso del convegno fortemente voluto dalla Provincia di Bergamo che si è tenuto domenica 5 settembre all'interno dell'imponente stabilimento ormai dismesso. Tantissime le personalità del mondo della cultura, delle istituzioni e della società civile accorse per visitare la suggestiva struttura. «Dobbiamo trovare idee e denaro - ha detto il presidente Ettore Pirovano - idee per capire come e con quali finalità recuperare questa immensa struttura che non può restare solo un museo. Per questo sprono le tante personalità del mondo dell'imprenditoria e della cultura affinchè portino il loro contributo».

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«Vogliamo far conoscere il fascino e la bellezza di questa struttura e attirarvi l'attenzione dell'Expo - ha dichiarato Silvia Lanzani, assessore alle grandi infrastrutture e all'Expo - l'obbiettivo è quello di veicolare fondi e interessi su una struttura che per la sua peculiarità è davvero unica non solo in Bergamasca ma forse in tutta Europa». Tra i relatori lo storico dell'arte Philippe Daverio, per il quale il cementificio ora decadente merita un progetto potente, in grado di comunicare e inventarsi le risorse necessarie cui devono concorrere più soggetti. «Una grande opportunità che potrebbe portare concrete ricadute in termini di sviluppo per l'intera valle», ha sottolineato Roberto Anelli, sindaco di Alzano Lombardo e assessore provinciale. Protagonista dell'incontro anche Marco Dezzi Bardeschi, ordinario di restauro del Politecnico di Milano, che ha guidato i numerosi presenti in un viaggio alla scoperta dell'ex cementificio.


Le nuove frontiere della Logopedia La dottoressa Barbara Gelmini, oltre ai tradizionali trattamenti, propone tecniche di respirazione e rilassamento per gestire al meglio le dinamiche psicologiche in cantanti, attori e professionisti della voce.

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e la voce produce dei suoni il problema deve essere ascoltato e non solo visto..." La voce è la nostra anima, è uno strumento perfetto, organo di seduzione, capace di trasmettere le emozioni più profonde; è il primo segno di comunicazione per dire esisto. La dott.ssa Barbara Gelmini, logopedista con studio in città e una solida esperienza nel settore, arricchita da master e corsi di aggiornamento che ne hanno completato ulteriormente la professionalità, oltre ai trattamenti ed esami tipici della logopedia, tratta dinamiche psicologiche in cantanti, attori e comunicologi. QUALI ESAMI È POSSIBILE EFFETTUARE Si applicano test psicodiagnostici per la valutazione di: memoria, apprendimento, capacità cognitive, ritardo, Dsa, disfluenza verbale, problemi di linguaggio, esami spettrografici e fonetografici della voce in pazienti disfonici.

TRATTAMENTI Ritardo nel linguaggio, balbuzie, disturbo fonetico-fonologico, disfonia adulti/bambini, disfasia bambini, afasia adulti, disturbo cognitivo, disturbo nell’apprendimento scolastico, disturbo della memoria, dislessia, disortografia, discalculia, disgrafia, alterazioni nella deglutizione (deglutizione atipica). Nel Centro sono in atto collaborazioni con una psicologa per effettuare test psicoattitudinali e psicologici, una psicomotricista per corsi di psicomotricità da integrare nei disturbi di linguaggio e nelle gravi comunicopatie (autismo e soggetti down); collaborano inoltre altre logopediste,

una neuropsichiatra e un otorino foniatra. COS’È LA LOGOPEDIA La Logopedia è una branca della medicina che si occupa della correzione dei disturbi del linguaggio: prevenzione, educazione e rieducazione della voce, del linguaggio scritto e orale e della comunicazione in età evolutiva, adulta e geriatrica come per esempio nelle malattie di tipo neurologico oppure altre patologie quali la balbuzie, errori di pronuncia, alterazione nella deglutizione, problemi di ritardo mentale che causano una riduzione nell’eloquio, problemi di dislessia, disortografia, sordità. Il logopedista è colui che applica metodi correttivi o riabilitativi per i disturbi del linguaggio e altro. Negli studi ci si occupa di patologie sia dei bambini che degli adulti a livello cognitivo e comportamentale.

DOTTORESSA GELMINI BARBARA Iscritta all’Associazione Italiana Logopedisti della Lombardia. Via Broseta, 54 - Bergamo Tel. e Fax 035.224552 - logos logopedia@alice.it Formazione professionale: laurea in Lettere, specializzazione polivalente per alunni disabili, laurea in Logopedia, master in Comunicazione, Specializzazione in Vocologia artistica per cantanti e attori. Studio in attesa di convenzione con la ASL.


Vip & News

ottobre - novembre

SANT’ALESSANDRO, SCOMMESSA VINTA La rievocazione storica del martirio del patrono domenica 29 agosto ha riempito le vie del centro. Oltre centoventi i figuranti nelle vesti di popolani e soldati romani

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a scommessa è stata vinta. Svecchiare la tradizionale festa del patrono con una rievocazione storica in grande stile poteva sembrare un azzardo. Invece la città ha apprezzato. A tal punto che il percorso di Sant’Alessandro a bordo di un carro trainato da un cavallo attraverso il centro, accompagnato da oltre 120 figuranti nelle vesti di popolani e soldati romani, si è trasformato domenica 29 settembre in un bagno di folla che ricorda le splendide sfilate tra sacro e profano che caratterizzano le feste patronali del Sud Italia.

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In questa “via crucis” la “stazione” più apprezzata è stata sicuramente la decapitazione presso Sant'Alessandro in Colonna del soldato-martire dopo che ha rifiutato di aver salva la vita. Tra il pubblico si è registrata la presenza del vescovo monsignor Francesco Beschi. Un plauso dunque all'assessorato alla Cultura, che ha fatto da traino a un progetto condiviso da autorità civili e religiose. Uno sforzo collettivo, insomma, per sposare contenuti cattolici e laici nella celebrazione della comune identità storica. Visto il buon inizio, sicuramente l'anno prossimo - e non solo - si replica.


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ottobre - novembre

“On the Road 2010”: una sfida vintA Oltre 70 mila visite al sito e più di 200 interventi effettuati in 5 settimane Sabato 11 settembre si è svolta la serata conclusiva sul Sentierone a Bergamo

Il bilancio dell’edizione 2010 di “On the Road” è da considerarsi sicuramente positivo. Gli 8 studenti delle scuole superiori coinvolti nel progetto e operativi dal 21 giugno al 24 luglio scorsi al fianco di veri agenti di polizia locale hanno potuto provare sul campo le attività quotidiane delle forze dell’ordine, incaricate di vigilare sull’incolumità dei cittadini. Nel corso delle 4 speciali “Notti On the Road”, che hanno coinvolto teen-ager, genitori ed autorità tra cui il questore di Bergamo Matteo Turillo, gli 8 giovani stagisti si sono anche resi conto in prima persona dei rischi riscontrabili sulle strade di notte, in particolare durante il fine settimana. Pericoli derivanti dalla guida in stato di ebbrezza, dall’imprudenza e dal non rispetto del codice della strada. I ragazzi, insieme agli agenti di polizia, hanno così contribuito a diffondere una cultura della sicurezza stradale e della legalità tra gli utenti della strada, in particolare tra le nuove generazioni. Una delle novità dell’edizione 2010 è stata l’introduzione dei “Reporter On the Road”. Quattro gli studenti dell’Università degli Studi di Bergamo che, muniti di autovettura, videocamera e notebook, hanno documentato particolari situazioni riscontrate sul territorio. Più di 50 i reportage prodotti che sono stati pubblicati sul portale www.ragazziontheroad.it. Il sito web appositamente dedicato all’iniziativa ha registrato oltre 70 mila visite in poco più di un mese. Riscontri positivi anche tra gli stessi stagisti e i reporter protagonisti di “On the Road 2010”, che hanno apertamente dichiarato di aver rivisto il loro approccio nei confronti delle forze dell’ordine.

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«Ho avuto la possibilità di conoscere le varie realtà di questo lavoro ha affermato il 17enne stagista Stefano Meinardi - e incontrato persone fantastiche che spesso noi giovani offendiamo solo per l'uniforme che portano. Quest'esperienza mi ha davvero cambiato, d’ora in poi guarderò la strada con un occhio diverso, più attento». Gli organizzatori si auspicano che il progetto si allarghi ulteriormente, coinvolgendo un numero sempre maggiore di corpi di polizia locale, in sinergia con le diverse istituzioni che operano sul territorio. L’agente Giuseppe Fuschino, responsabile del progetto, ha dichiarato: «I ragazzi hanno compreso l’importanza di vivere nel rispetto delle regole, mutando la loro mentalità e il loro giudizio nei confronti dell’operato delle forze di polizia. Confidiamo che il passaparola dei protagonisti e la comunicazione attraverso i mass-media contribuiscano sempre più ad allargare questa nuova cultura della legalità». L’ultimo appuntamento con “On The Road 2010” è stato 11 settembre 2010 in Piazza Vittorio Veneto a Bergamo. Nel corso della serata sono stati proclamati l’Agente Ideale 2010 (Niccolò Zorloni, 16 anni, di Melzo) e il reportage migliore (“Il cittadino non perdona il vicino” di Alice Ponzoni, 25 anni, di Olgiate Molgora). Ospite della serata e convinto sostenitore dell’iniziativa il noto rocker bergamasco Bepi, che ha intrattenuto il pubblico con la sua musica e la sua irrefrenabile ironia. L'iniziativa è scaturita dalla sensibilità del giornalista Alessandro Invernici, ideatore del format, e da Giuseppe Fuschino. Unica nel suo genere a livello nazionale è stata coordinata in prima persona dal Prefetto di Bergamo Camillo Andreana in sinergia con la Questura orobica.



Vip & News

ottobre - novembre

Bonaldi Motori, HAPPENING per la nuova Audi A1 Venerdì 17 settembre serata underground alla discoteca Capogiro di Curno per l’anteprima del nuovo gioiello forgiato dalla casa di Ingolstadt

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onaldi Motori ha aperto il sipario sulla nuova A1 lo scorso 17 settembre, alla discoteca Capogiro di Curno, con una notte all'insegna dell'hi-tech e della street art. Ritmi e atmosfere underground hanno fatto da cornice alla new entry nel segmento delle compatte, che con

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il design dinamico e le soluzioni tecnologiche d’avanguardia si rivolge soprattutto a una clientela giovane, urbana, di tendenza. Così, fuori dagli schemi tradizionali di un vernissage, il pubblico ha avuto la possibilità di respirare la ventata di irriverente freschezza portata dalla city-car del futuro attraverso le graffianti acrobazie coloristiche della performance di street art di “Gatto Matto”.


A risuonare, tutto intorno, sono stati i ritmi metropolitani del gruppo “Urban Drums”, percussionisti che utilizzano strumenti particolari: bidoni di lamiera, marmitte e cerchioni, in un travolgente ritmo tribale. C’è chi si è cimentato con il gioco A1, utilizzando i nuovissimi iPad messi a disposizione da 1Place di Bergamo, e chi si è lasciato travolgere dal caleidoscopio di immagini che scorrevano nelle

installazioni video di Zanetti HI FI. Ma la vera protagonista della serata è stata la nuova Audi A1, presentata dal giornalista Guido Bagatta e svelata in versione bianco abbagliante e rosso fiammante nella Black Box di Capogiro. A fare poi gli onori di casa, illustrando caratteristiche, dettagli e curiosità della nuova Audi A1 sono stati gli AD del Gruppo Bonaldi, Simona Bonaldi e Gianemilio Brusa.

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Acquaroli È UN GRANDE GIORNO


Costruire il futuro, rispettando il passato. L’impresa Pandini venne fondata nel 1957 dall’ingegnere Giovanni (19312009) e si affermò rapidamente nel campo delle costruzioni. È un’attività di carattere familiare e attualmente, così come voluto dal suo fondatore, è gestita dai tre figli Giulio, Guido, Giorgio tramite un Consiglio d’Amministrazione che programma e coordina le varie attività aziendali. Oggi è una realtà moderna e dinamica che ha capitalizzato nel corso degli anni, il suo ricco patrimonio di esperienza e conoscenza, condividendolo quotidianamente con suoi oltre 150 collaboratori, consapevoli che il rapporto umano è fondamentale ed è uno degli aspetti essenziali per la qualità della produzione. La selezione della committenza e Il rapporto con essa instaurato è sempre venuto prima di qualsiasi valutazione tecnico-economica. L’esperienza del passato e la ricerca verso la continua innovazione sono da sempre gli elementi trainanti dell’Impresa. Il profondo radicamento nel territorio bergamasco, unito al grande investimento nei confronti delle risorse umane che ne fanno parte, sono gli ingredienti determinanti per lo sviluppo costante che contraddistingue da sempre l’Azienda. Questi fattori pongono l’Impresa Pandini quale punto di riferimento del

settore delle costruzioni in termini di affidabilità, sicurezza e qualità. Tra le opere più rappresentative si possono annoverare importanti realizzazioni ad uso industriale, grandi infrastrutture, edifici pubblici e privati oltre ad un sostanzioso impegno nel settore del recupero, con utilizzo di materiali e prodotti sempre all’avanguardia, e del restauro di prestigiosi monumenti storici e antichi. In più di cinquant’anni di attività l’Impresa ha sempre avuto importanti clienti per i quali ha realizzato più di 2000 lavori: • Nuovi stabilimenti • Consistenti ampliamenti di importanti attività industriali già attive • Dighe, ponti, gallerie • Ville • Restauri: • Palazzi storici pubblici e privati • Chiese romaniche • Monasteri • Monumenti storici • Ristrutturazioni: • Edifici di pregio • Numerose facciate di condomini • Appartamenti di pregio

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PARLIAMO DI CONDOMINIO

di Michele Cafagna

Ascensori - Storia di un de-cretino Condominio del ragionier Fantozzi Fino agli inizi del 1999 la sicurezza degli ascensori era affidata ai controlli delle A.S.L. che vi provvedevano in maniera assai sporadica con una periodicità di lungo termine, talvolta oltre i 10 anni. Sopperiva a ciò il D.P.R. 30 aprile 1999 nr. 162 che, imponendo giustamente un limite massimo di anni due per le verifiche sullo stato degli ascensori in termini di sicurezza e funzionalità, disponeva che tale funzione doveva affidarsi a organismi specialistici certificati col compito precipuo di imporre prescrizioni, anche perentorie, fino al fermo dell'ascensore, laddove dalla loro verifica emergessero imperfezioni dell'impianto nocive per la sicurezza degli utilizzatori. Fin qui tutto nella norma. Non è dato di conoscere l'autore dell'iniziativa il quale, sostenendo che un aumento dei controlli sugli ascensori, oltre che giovare alla sicurezza, sarebbe stato foriero di maggiore occupazione (dimenticando, così, che il maggiore utilizzatore degli ascensori del condominio è un ente di gestione la cui precipua finalità consta nel tenere efficienti tutti i servizi condominiali al minor costo possibile), proponeva di incrementare i controlli. Gli organismi a ciò evidentemente interessati hanno quindi sollecitato il Ministro dello sviluppo economico a formulare un apposito de-cretino convincendolo, probabilmente, che eventuali fenomeni infausti cagionati dagli ascensori sarebbero stati a carico della sua coscienza: «La sicurezza sig. Ministro, la sicurezza. Scriva tosto il decretino, tosto scriva il decretino». E il Ministro: «come faccio a scriver tosto se ho compiuto gli ottant'anni?». Signor Ministro, una notte di riposo può portar giusto consiglio. Piuttosto che serena, la notte fu turbata da un sogno spaventoso: l'assemblea di condominio del rag. Fantozzi. Dopo che i presenti si ebbero stretta la mano cordialmente augurandosi il benvenuto, terminato l'appello e dichiarata l'assemblea validamente costituita, il presidente apriva il dibattito. Successe di tutto di più, di peggio: una condomina tirava un calcio alla sua vicina, il segretario sferrava un

pugno sul muso del presidente facendogli volare la protesi e in questo trambusto Fantozzi, nel tentativo di portar la calma, riceveva un calcio nel basso ventre, mentre la moglie di quest'ultimo, sig.ra Pina, giocava all'altalena con le corde dell'ascensore e, in quel mentre, la cabina staccandosi si schiantava sul corpo della sig.ra Pina ponendo fine alla sfortunata esistenza condivisa col rag. Fanozzi. Svegliatosi di soprassalto e spaventato dall'immane sogno, il Ministro decise di formulale il de-cretino: «udite, udite: a far data dal 2000 avanti Cristo ordino che gli ascensori siano sottoposti a verifica straordinaria per controllare se quella ordinaria è stata eseguita a regola d'arte. Il compito di controllare se la verifica straordinaria è stata eseguita alla perfezione è affidato allo stesso organismo che ha eseguito quella ordinaria. In caso di esito negativo, l'ascensore andrà fermato e sottoposto a ulteriore verifica straordinaria da affidarsi al tecnico che ha eseguito quella ordinaria e la prima straordinaria. Una volta eliminate le prescrizioni di cui ai verbali, l'impianto dovrà essere sottoposto ad altra verifica ordinaria che sarà seguita da altra straordinaria cui si aggiungerà la straordinaria della straordinaria. Ciò è scritto è ciò si faccia». Considerata l'ora notturna, il Ministro non ritenne di dover importunare il Consiglio di Stato cui compete l'obbligo di esprimere il parere preventivo. Va da sè che ho preferito dare a questo scritto un impronta satirica siccome già troppi sono i fenomeni che ultimamente mortificano l'esistenza dell'ente condominiale. Molto più serio, invece, è stato l'atteggiamento di intransigenza della Confedilizia, sempre più attenta alle problematiche condominiali, e di alcune associazioni di consumatori che hanno proposto ricorso al T.A.R. del Lazio. Che, con pronuncia nr. 5.413 dell'1 aprile 2010, ha sancito la nullità del decreto ministeriale. Spiace di dover registrare, ancora una volta, la "latitanza" della maggiore associazione degli amministratori di condominio che, nella tutela dei condomini, appare sempre seconda, quando non assente.

Michele Cafagna - info@studiocafagna.it Ass. ANACI n.310 - Associato CEAB Confédération Européenne Des Administrateurs De Biens Bruxelles. Studio di amministrazioni immobiliari - consulenze sul condominio: via Begnis, 6 - 24036 Ponte S. Pietro (Bg) - tel. 035.460259 - 616927 - fax 035.4155514 Recapito di Bergamo: via Paleocapa, 14 - tel. 035.214076. Si riceve mercoledì per appuntamento. Rec. di Trezzo d’Adda - Capriate: via Crespi, 7 - tel. 02.90987305. Si riceve venerdì e sabato su appuntamento


T . S a o c m e t a o so n E L’ Enoteca San Tomaso, si trova in Bergamo bassa tra L’Accademia Carrara e la Gamec. Gestita dal 1995 da Stefano Manzoni, offre una selezione di 800 etichette di vini italiani e francesi, un ricco assortimento di distillati, una scelta di olio extravergine di diverse regioni privilegiando i monocultivar. Una particolare attenzione è data sicuramente agli Champagnes: troviamo bottiglie di piccoli produttori, i cosidetti Recoltants, che non sfigurano affatto al fianco dei “mostri sacri” come Krug, Cristal, Dom Perignon. Tra questi spicca Jacques Selosse, convinto che il suo ruolo non è quello di standardizzare il gusto, ma di raccontare la storia dei suoi vigneti rispettando la vocazione del vino e del terreno. Per questo non utilizza lieviti selezionati durante la fermentazione e preferisce il fruttosio puro d’uva per il dosage al momento del dégorgement. Queste due particolarità, proprie dello Champagne Selosse e di altri pochi produttori, assicurano un gusto che esalta le caratteristiche della particella di terreno sulla quale l’uva è stata colta.

Ma in enoteca non troviamo solo vino... Qui potete trovare i prodotti dello chef Moreno Cedroni della Madonnina del Pescatore di Senigallia: dalle confetture extra, le cui cotture delle varie tipologie di frutta sono differenziate per mantenere integri profumo e colore, alle conserve di pesce, alle salse agrodolci per pesci, carni e vegetali, alla pasta di semola di grano duro Kamut da agricoltura biologica, trafilata al bronzo ed essiccata lentamente a bassa temperatura. I mitici foie gras di Fauchon Paris insieme alle sue eccellenti terrine sono ideali per uno sfizioso aperitivo. Non possiamo dimenticare il cioccolato di Claudio Corallo prodotto nel piccolo arcipelago vulcanico di Sao Tomè e Principe. Dalle sue piante nasce un cacao diverso per un cioccolato straordinario. Molti cioccolatieri offrono “grandi cru” aromatizzati con zucchero di canna e vaniglia. Claudio Corallo mai! Basta il sapore del suo cioccolato... Una saletta di degustazione permette a Stefano Manzoni di invitare i produttori a presentare la loro cantina, offrendo ai clienti piacevoli occasioni di assaggi e approfondimenti sull’enologia italiana e francese.

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di Emanuela Lanfranco

«La mia Bergamo...» «Ritengo che Bergamo debba conservare sè stessa per i suoi abitanti e non per quelli che vengono da fuori. Se vengono vengono, altrimenti non importa».

Interviste

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VITTORIO FELTRI

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i riceve nel suo ufficio a Milano presso la sede de “Il Giornale”: e mi sono sentita addosso la stessa sensazione che prova un diplomato alla scuola alberghiera quando entra nella cucina di Paul Because. Superato l’impatto dei quattro piani, una volta entrata nel suo studio, mi sento finalmente a casa. A casa nel senso che volevo parlare di Bergamo, della città “anche” mia, con Vittorio Feltri che, pur vivendo quattro giorni alla settimana a Milano, è legato alla sua terra in modo quasi morboso, come quel fidanzato che sa che la sua donna è talmente bella che non la vorrebbe mostrare a nessuno per paura che la possano cambiare come, dice lui, stanno facendo con la sua e nostra città… Direttore, un tema molto sentito in questo periodo a Bergamo è il turismo. Come portare gente in città e farla divertire? «La gente bergamasca non ha la vocazione dentro di se di trasformare la città da industriale a turistica; in più Bergamo non ha le caratteristiche e non si è mai strutturata, è sempre stata una città industriale, anche molto importante». Negli ultimi anni sono nate tante strutture per accogliere i turisti, tanti alberghi. «Lo so che ci sono dei tentativi in quel senso, io non li farei, sono contrario. Non ho pregiudizi particolari, però ritengo che Bergamo debba conservare sè stessa per i suoi abitanti e non per quelli che vengono da fuori. Se vengono vengono, altrimenti non importa». Quindi Bergamo potrebbe vivere anche senza turismo. «Certamente! Il turismo non ci dà niente, ci porta solo dei fastidi, ci disturba, quando la domenica si vogliono fare due passi in Città Alta si è inibiti perché oltretutto c’è un turismo sciatto…». L’aeroporto sta incrementando il turismo. «L’aeroporto prescinde dalla città perché è un punto di partenza e di arrivo, ed


è utilizzato non tanto per il turismo locale, quanto come scalo perché è vicino a Milano, e funziona abbastanza bene. Anche questa è un’azienda ma non la vedo come azienda turistica. Chi vuoi che si fermi a Bergamo una settimana? Nessuno. Vengono, mangiano una pizza, bevono la Coca Cola e se ne vanno. Cosa devono fare a Bergamo? A Bergamo ci siamo noi e che non ci… Io la vedo così. Sbaglierò, non sono uno che pensa di avere la verità in tasca». Direttore, però bisogna dire anche che lei a Bergamo vive solo di sabato e domenica. «Però, siccome il giudizio lo devo dare dal mio punto di vista, il mio è questo: a me piace tornare nella mia città e trovarla come era, molto riservata, non chiassosa, non “pagliacciona”. Io abitavo in Città alta, vent’anni fa, a Palazzo Medolago, e sono dovuto andar via perché già allora cominciava questa trasformazione». Chissà come la vivrebbe ora che hanno concesso per l’estate il permesso di protrarre la chiusura dei locali la sera. «Ma questo è normale, anch’io da ragazzo andavo in Colle Aperto, ci si trovava

con gli amici e si andava alla Marianna o al Ducale o in Piazza Vecchia. Io non sono contro la vita notturna dei bergamaschi. Sono contro l’assalto dei turisti, sono contro quelle manifestazioni di piazza che mi infastidiscono, che odio. Però questo è il mio punto di vista che non voglio imporre a nessuno». Che dice di Città Bassa? «La trovo sempre invasa da bancarelle, sembra sempre una sagra, mi sembra di stare in un paese del sud». Come vorrebbe che fosse? «Io vorrei che il Sentierone fosse un luogo di passeggio e di sosta dedicata alla conversazione, invece trovo salami, formaggi, mosche. A me non piace. Piazza della Libertà un tempo era sacra, adesso è un cortile. Perché queste cose? Chi le richiede? Ci fossero due orchestrine sul Sentierone che di sera suonano una musichetta, andrebbe bene. Le bancarelle c’erano solo a Santa Lucia, duravano due giorni, adesso è tutta una bancarella, una sagra, ma di una burinaggine… A me queste cose non piacciono. Magari invece queste cose vanno benissimo, io sono antiquato, sono vecchio e non le capisco, a me danno fastidio, quindi

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non ci vado». Però, tornando al turismo, per Bergamo sta diventando una risorsa grazie ai viaggi low cost, organizzati anche per portare gente sulle nostre montagne. «Primo, mi piacerebbe vedere i fatturati, poi a me che portino la gente a Foppolo o in altre zone montane va benissimo. Io sto parlando di Bergamo. Cosa c’è per il turismo?». Beh, abbiamo Città Alta che è stupenda. «Va bene, uno viene con la sua macchina, vede Città Alta poi va a casa». Ci sono, dicevamo, strutture nuove per l’accoglienza dei turisti. «Questa per me è una notizia funerea. Comunque gli alberghi quando si fanno poi devono avere dei profitti, altrimenti chiudono». Ma i nostri amministratori ci credono. «Io no, non ci credo perché non ho mai avvertito nei miei concittadini questa pulsione per il turismo, per altre cose sì». Per esempio? «Ripeto: per l’industria, per l’artigianato, per le attività edili. Ho sempre visto un attivismo sfrenato e siamo riusciti anche ad eccellere, mentre su queste sciocchezze mi sembra di non vedere niente di importante. Se invece tra dieci anni Bergamo sarà affollata come Siena, dirò: ho sbagliato. Però sarò sempre dispiaciuto perché la mia città che sono abituato a frequentare da più di sessant’anni l’ho sempre trovata piacevole, gradevole. Gelosa delle proprie Mura e dei propri muri, delle proprie chiese e dei propri palazzi, adesso vedo che vengono offerti come in un supermercato si offrono i detersivi. Se il mondo cambia io non posso fermarlo». Torniamo in Città Bassa. «La stazione ferroviaria fa schifo, il famoso passaggio sopraelevato non si è visto, lungo la ferrovia ci sono ancora vecchi uffici fatiscenti, la caserma Montelungo che praticamente è una specie di allevamento di topi, il Triangolo che non viene abbattuto: questo risulta offensivo per i cittadini». Il palazzo dell’Enel è stato abbattuto. «Bisognerà vedere se il cemento sarà invasivo o se sarà una cosa ben fatta, se dovesse essere un altro Triangolo è meglio trasferirsi altrove. Le periferie sono appena passabili, la viabilità presenta ancora dei nodi. Invece di pensare al turismo sarebbe bene pensare di più ai residenti: Bergamo è una delle città che paga più tasse, forse meriterebbe un trattamento di riguardo per tutti quelli che pagano. Vedo che il palazzetto dello sport continua ad essere una bruttura e anche se è stato costruito negli anni ’60 non viene restaurato, non viene trasferito. Lo stadio continua ad essere al centro della discussione eppure continua ad essere uno schifo. E pensare che era una meraviglia architettonica negli anni ’50 e poi è stato deturpato con aggiunte, sovrapposizioni cementizie. Adesso ci sono anche tutte quelle strutture che servono per le tifoserie che sono inguardabili.

Siamo vicini ad un quartiere elegante, che dovrebbe essere elegante come il quartiere Finardi, anche viale Giulio Cesare poteva essere una via residenziale di livello e invece… Abbiamo anche una piscina costruita da Italcementi negli anni ’60, poi non si è visto più niente. Insomma, anche le strutture sportive sono deficitarie. In Città Alta vedo andare bus enormi quando bisognerebbe trovare il modo di evitare tutte le vibrazioni che invece provochiamo con questi grossi mezzi di trasporto. Le Mura sono delicate, tutto ciò che sta in alto è destinato ad andare in basso, io sono convinto che anche lì ci vorrebbe maggior disciplina, ci vorrebbero dei piccoli pullman magari più frequenti, incentivare la funicolare, queste sono le cose da fare, ma nel segno della conservazione». E’ stato ripristinato il tram delle valli. «Anche qui bisognerebbe fare un discorso più ampio: è colpa della Democrazia Cristiana se negli anni ‘60 banditescamente sono state soppresse le due ferrovie della Val Seriana e della Val Brembana, incautamente, direi delittuosamente, incentivando così la circolazione stradale su Roma… A distanza di quaranta, cinquant’anni, ci si è accorti di aver fatto un’idiozia. Quel che voglio dire è che ci voleva niente anche allora a capire che si stava facendo una stupidaggine abolendo le ferrovie mentre esplodeva il boom motoristico. Avevamo i treni che andavano uno a Piazza Brembana e uno oltre Clusone e sono stati aboliti. Bastava non solo mantenerli, ma rinnovarli, renderli più moderni, invece adesso ripariamo gli errori di un tempo. Ogni volta che abbiamo voluto fare delle riforme a Bergamo abbiamo fatto delle stupidaggini. Ricordo che una volta i tram andavano a Negrone, a Stezzano, a Osio, Seriate… tutto scomparso. Ora ci sono autobus che intralciano in modo drammatico la circolazione. Abbiamo fatto tanti errori nel passato, dopodiché ci accorgiamo di aver fatto delle stupidaggini, ma invece che cercare di recuperare ci buttiamo sul turismo. E poi se uno deve andare a Negrone ci mette due ore con la macchina perché non ci sono mezzi pubblici adeguati, non inquinanti, come quelli di un tempo: ricordiamo che allora andavano con l’energia elettrica. Chi ha la mia età si ricorda tutte queste cose e non può che vedere un degrado, ma un degrado direi di intelligenza perché avevamo le strutture e le abbiamo eliminate con il pretesto della modernità. Ma come, ci sono delle cose modernissime che vengono tolte, e dopo cinquant’anni ci si accorge di avere fatto delle sciocchezze e si mette un tram che va ad Albino. E poi? Quelli che devono andare a Colzate, a Nossa, a Clusone, cosa fanno? Scendono e vanno a piedi? A San Pellegrino venne chiuso il Casinò, adesso si tenta disperatamente di riaverlo, Percassi si dà anche da fare per sistemare le cose ma ancora le licenze non arrivano. I giovani queste cose non le sanno, ma non le sanno anche perché nessuno se le ricorda o le vuole ricordare. Io ho visto queste cose quando funzionavano, San Pellegrino era una perla della Valle Brembana». Adesso è iniziata l’opera di ristrutturazione. «Adesso quando? Quando sarò morto, e quando sarò morto non me ne frega


niente. Cosa hanno combinato? Chi ha voluto la chiusura del Casinò? Mi farebbe piacere vederlo ma sarà morto. Chi ha voluto la soppressione delle ferrovie delle valli? Anche questi qui dovrebbero essere tutti in galera. Avevamo un’azienda tramviaria meravigliosa, adesso abbiamo dei pullman lunghi quaranta metri, e quando c’è il pullman non ti muovi più, scaricano gas tossici, e quando passano sulle Mura tremano anche gli ippocastani». Direttore ma c’è qualcosa di positivo a Bergamo? «Di positivo c’è che Città Alta, nonostante gli sforzi, sono riusciti a conservarla. Anche i Colli non li hanno invasi di cemento, ci sono dei regolamenti rigidi, e lì hanno fatto un lavoro stupendo. Il problema delle case a Bergamo credo sia stato risolto abbastanza bene nel senso della quantità, perché la qualità basta andare al Monterosso per vedere che è un po’ carente, palazzi imbarazzanti, anche lì mi piacerebbe vedere in faccia chi ha concesso i permessi… La città avrebbe bisogno anche di un’opera di maquillage, Bergamo dovrebbe stare più attenta anche agli intonaci delle case, occorrerebbe molta cura nel costruire: non è possibile che non ci sia omogeneità stilistica. Ci dovrebbe essere un minimo di attenzione. Poi non ci sono parchi. Il solito parco Suardi, uno in via IV novembre: una città come Bergamo non ha verde. Per vederne bisogna andare in Città Alta. Un bel parco al posto del Triangolo, la Montelungo buttiamola giù e facciamo un bel parco perché, oltretutto, tutte le cose brutte vengono abbandonate. C’è una pulsione intima e consapevole che porta a trascurare le cose brutte e quindi degradano». Vorrei ricordare il nuovo ospedale. «Abbiamo, hanno, voluto a tutti i costi un nuovo ospedale. Perché? Ne avevamo uno bellissimo, tanto valeva sistemare quello. Si trattava di comunicare meglio tra i padiglioni? Si facevano dei passaggi sotterranei come ha fatto il Policlinico a Milano. E quello vecchio poi, cosa ne faremo? Siamo sicuri che serva una città universitaria a Bergamo quando siamo a due passi da Milano? Non farà la fine del vecchio ospedale psichiatrico che è ancora in attesa di destinazione? Mi risulta che sia in progetto la costruzione di un nuovo palazzo della Provincia. Mi spiegate perché bisogna fare un palazzo della Provincia quando è in odore di essere eliminata? Soprattutto dove ha la sede attualmente può starci bene. Ma che senso ha buttare i soldi quando possono essere utilizzati in maniera molto più utile per la cittadinanza? Io vorrei fare un referendum per sapere quanti bergamaschi hanno messo piede in provincia. Direttore, mi dica qualcosa di bello della nostra città. «Bergamo è una città bellissima, gradevole, che nonostante le amministrazioni che abbiamo avuto è riuscita a salvarsi grazie anche ai vincoli di vecchie amministrazioni, quando gli amministratori erano dei professionisti e la politica non era ancora stata contaminata dai frutti velenosi del ‘68. Devo dire che Bergamo forse tra le città italiane è quella che si è conservata meglio, però dovendo citare cose che non funzionano - perché Bergamo ha voluto imitare altre città - i

problemi sono questi. Io mi preoccupo non perché le cose non sono state fatte, ma perché sono state fatte male». Volendo chiudere in bellezza… «Tutto sommato, il sovrappasso della stazione sono contento non l’abbiano fatto perché se l’avessero fatto sarebbe stata una cosa brutta, però almeno la stazione si potrebbe sistemarla. Meno si fa di nuovo, meglio è. Però la manutenzione va fatta e sugli edifici che sono dismessi bisogna intervenire altrimenti diventano delle schifezze, poi il degrado è contagioso. Certe vie della città bisogna sforzarsi di sistemarle perché non è possibile creare dei ghetti nel centro, ne va della qualità del commercio, della vita dei residenti, si rovina tutto. E dove c’è degrado ambientale c’è anche degrado morale e degrado civile».


di Emanuela Lanfranco

Da 16 anni con la Promoberg Dal 1994 Ivan Rodeschini è presidente dell’Ente Fiera. «Le campionarie non hanno più un grande sviluppo, anzi potrebbero anche non avere più un futuro perché si sono maggiormente sviluppate le fiere di settore»

Interviste

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IVAN RODESCHINI

ottobre - novembre

al 1994 Ivan Rodeschini è presidente della Fiera. Un Ente che, nato alla fine degli anni Settanta sotto la spinta dell’allora presidente dell’Ascom, Gino Villa, conclude la lunghissima storia di una tradizione bergamasca di antica origine. Si associava alla festa di Sant’Alessandro l’istituzione di una fiera che ci piace descrivere con le parole comparse sull’Eco di Bergamo del 24 agosto 1908: “Siamo entrati in pieno periodo di fiera - annotava il cronista -, la città è imbandierata, piazza Baroni è un caos infernale, sul Foro Boario mugghiano le belle pezzate giovenche dalle turgide mammelle”. L’attuale Ente Fiera nasce dalla fusione di due enti preesistenti che, dal Settantanove in avanti, confluiscono nella Promoberg, la quale organizza direttamente le manifestazioni oppure ne promuove di “co-organizzate”. Cosa intende per co-organizzate? «Per esempio la fiera dell’arte moderna e la fiera dell’antiquariato che si svolge a gennaio sono organizzate da Sergio Radici ma si appoggiano come segreteria organizzativa e come struttura alla Promoberg. Il fatto che nel 2003 sia stata terminata la costruzione dell’attuale immobile della Fiera, in cui ci siamo trasferiti, ha fatto decollare le iniziative». Il numero delle manifestazioni è notevolmente aumentato. «Fino al 2003 le fiere più importanti erano due: la Campionaria, con annessa la fiera del mobile e quella dei complementi d’arredo, e la Fiera dell’Edilizia di febbraio-marzo-aprile, cui si affiancavano altre fiere di minore importanza. Oggi sono una ventina». La fiera tradizionale per Bergamo è quella di sant’Alessandro. «L’abbiamo ripresa nel 2006. Fu una fiera molto importante e tra le più antiche d’Europa, perché risale probabilmente al Medio Evo. Anche se il santo si festeggia il 26 agosto, periodo in cui ancora parecchia gente


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ottobre - novembre

è in vacanza, abbiamo cercato di mediare tra la data della tradizione e le esigenze del mercato, spostandola all’inizio di settembre. Sono stati esposti capi di bestiame, dagli ovini ai bovini, e attrezzature agricole. Bisogna ringraziare il geometra Stefano Cristini che, con la sua capacità organizzativa, ha consentito una migliore realizzazione dell’evento anche dal punto di vista della resa economica». Le manifestazioni ora non sono solo nazionali. «Sì, abbiamo organizzato anche manifestazioni di maggior respiro perché proprio uno degli obiettivi che ci siamo posti è quello di internazionalizzare la nostra fiera. Tra queste, una fiera internazionale per eccellenza è “Show way”, esposizione di tutto quello che serve per gli spettacoli, dal mini microfono all’altoparlante più grande, fino a fari con la potenza di migliaia di watt. E’ una manifestazione molto importante: avremmo dovuto ripresentarla nel 2010 ma è stata spostata al 2011 per un accordo di alternanza con la fiera di Rimini. Abbiamo degli ottimi contatti con la fiera di Colonia e infatti quest’anno durante Edil 2010 è stata presentata dall’amministratore delegato Thomas Rosolia una novità che sta facendo furore nel mercato tedesco e speriamo sia interessante anche per il nostro: la produzione di case di legno, non solo monofamiliari ma anche a più piani. Abbiamo molti contatti con altre organizzazioni fieristiche, in sostanza, perché è fondamentale costituire rapporti di reciprocità. Altra manifestazione internazionale importante è “Surface Expo”. Presentata a settembre, riguarda tutto quello che è la finitura post-produzione. A questa fiera hanno partecipato anche degli espositori russi di Yaroslavl, cittadina a circa trecento chilometri da Mosca dove hanno un piccolo ente fiera. Vogliono imparare da noi, insomma. Questo contatto era stato preso dall’ex presidente della Provincia Bettoni ed è proseguito anche in tempi successivi». Quanto è importante per una città avere una fiera? «L’importanza sta nelle cifre: siamo riusciti ad attirare più di 120/130 mila persone ad evento. Abbiamo raggiunto anche 160 mila presenze». Quale è la fiera più importante? «Le campionarie non hanno più un grande sviluppo, anzi, potrebbero anche non avere più un futuro perché si sono maggiormente sviluppate le fiere di settore: per esempio la fiera del mobile e complementi di arredo,

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che nel giro di un paio d’anni ha raggiunto 40/50.000 presenze». Perché potrebbe non esserci più la campionaria? «Perché spesso un espositore deve scegliere se partecipare a una campionaria o a una di settore a causa dei costi. Il 2008, il 2009 e ancora il 2010 sono stati anni di grossa crisi; abbiamo avuto una riduzione di espositori, abbiamo deciso di sdoppiare anche la fiera edile. L’anno scorso si è trattato di piccole apparecchiature, quest’anno si guarda di più alla tecnologia pesante: gru, grossi scavatori… questo per andare incontro alle esigenze degli espositori che in momentI di crisi non hanno tanti soldi da gestire». La fiera è un modo per esporre, per far vedere che si è sul mercato. «La pubblicità dal mio punto di vista ha una funzione quando colui che legge l’articolo, colui che visita l’esposizione, colui che vede il prodotto è il fruitore di quel prodotto. E per sapere dove trovarlo, devi investire anche nella pubblicità. E’ fondamentale per costruirsi un’immagine, per farsi conoscere». La fiera porta gente a Bergamo. «Non possiamo parlare di turismo: il nostro visitatore viene la mattina a vedere la manifestazione, mangia un panino all’interno oppure va nel ristorante segnalato dalle guide, e poi riparte. Non è un turismo stabile: il turismo, per dirsi tale, deve trattenere una persona almeno due o tre giorni in città. Di sicuro il comparto del turismo deve essere incentivato perché Bergamo è una delle città più belle del mondo. Bisogna diffondere l’immagine di Bergamo e della sua provincia, dove ci sono tantissime cose da vedere. Il turismo va promosso in tutte le sue sfaccettature, dal turismo storico a quello culturale, religioso, d’arte: non dimentichiamo che abbiamo la Pinacoteca privata più importante d’Italia». Ma la fiera potrebbe richiamare turismo? «Potrebbe essere un punto di riferimento perché richiama tanti visitatori che vengono dall’estero, ecco perché noi puntiamo ad arrivare ad avere delle fiere internazionali; e anche se non arriveremo mai ad avere l’importanza della fiera di Milano, potremmo sfruttarne la vicinanza: manifestazioni che a Milano non interessano perché destinate a non più di 30/40 mila visitatori, a noi invece farebbero comodo». Qualè una stima relativa all’affluenza di visitatori?


«Un anno abbiamo superato i 160 mila visitatori a una campionaria, mediamente ci aggiriamo attorno a 130/140 mila. La cifra varia di anno in anno a seconda dell’ultimo giorno di esposizione: quest’anno per esempio l’ultimo giorno sarebbe il 31 ottobre, che è domenica, ma aggiungendoci il primo novembre si arriva ad avere 10/15 mila persone in più». Quali sono i riscontri a fine manifestazione? «Sempre positivi, qualche anno più, qualche anno meno. Diciamo che c’è una certa timida, piccola, fragile ripresa. Importante è non interrompere questo filo, importante è che resista e si rafforzi. Importante che ripartano le costruzioni anche sotto forma di ristrutturazione, perché quando partono le costruzioni riparte tutto. Mentre l’industria, parlo di quella bergamasca, ha una ripresa abbastanza sostenuta, il settore commerciale degli scambi ha una ripresa più lenta, così come d’altra parte è

entrato in crisi più lentamente». Alla fiera si svolgono anche altri eventi di grande rilievo. «Puntiamo molto sulla qualità: concerti (quello di Laura Pausini ha richiamato 20 mila persone), convegni, assemblee, attività sportive: l’importante è garantire un’organizzazione che preservi le strutture. Abbiamo anche un accordo con il Comune di Bergamo, socio fondatore della Fiera Nuova, che per certe manifestazioni si appoggia qui. Stessa cosa per la Provincia di Bergamo, la Camera di Commercio, il Comune di Seriate. A proposito della struttura, occorre sottolineare la sua bellezza e la sua particolare attenzione all’essere in linea con le caratteristiche del territorio: Roberto Sestini ha voluto utilizzare un materiale di altissimo pregio, quel marmo arabescato bergamasco che possiede una dote in più. Quella di provenire dalla nostra terra bergamasca».

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di Fabio Cuminetti

Consorzio promozione turistica: «Dobbiamo fare squadra»

Interviste

La neopresidente Mariangela De Grazia: «Turismo Bergamo, l’ente che rappresenta pubblico e privato, deve veramente diventare l’unico luogo di coordinamento del settore turistico dell’intera provincia»

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MARIANGELA DE GRAZIA

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ei è alla guida del Consorzio dallo scorso gennaio. Quali sono state le sue prime mosse? «Come sapete il 2009 è stato un periodo di transizione dovuto al rinnovo delle cariche sociali, alle elezioni amministrative comunali e provinciali e al rinnovo dei vertici della Camera di Commercio. Nuovi schieramenti politici che hanno portato a nuove figure sia in Comune che in Provincia e a seguire anche ai vertici di Turismo Bergamo, l’agenzia per la promozione turistica di cui il Consorzio è socio. Il mio primo passo da Presidente del Consorzio è stato quindi quello di incontrare e costruire relazioni ex-novo con le Istituzioni, presentando il Consorzio, i suoi soci e soprattutto facendo conoscere il suo prezioso background. Il Consorzio di promozione turistica della città è nato 13 anni fa e oggi è composto dai principali operatori dell’offerta turistica bergamasca: circa 45 soci... Rappresentiamo circa 3000 posti letto (una trentina di alberghi, l’Ostello di Bergamo, associazioni di B&B), il Centro Congressi Giovanni XXIII, due agenzie viaggio, un’agenzia congressuale, una società di catering, una società di noleggio camper e il Gruppo Guide. Quest’anno sono entrate anche una grossa società di noleggio autobus, la “Travel & Service” di Nembro, un operatore molto impegnato nell’offrire servizi turistici del territorio come “You Bergamo”, la società “Cordon Bleu”, conosciuta a livello internazionale e che organizza corsi di cucina, e Promoisola, l’associazione culturale che rappresenta ben 21 Comuni della pianura bergamasca. Altri soci del Consorzio sono ATB e le principali associazioni di categoria: non dimentichiamo che è nato grazie soprattutto ad Ascom, Confesercenti e Confcooperative! Abbiamo ribadito la nostra


volontà di lavorare insieme, sottolineando l’importanza di fare squadra e cercando di credere che Turismo Bergamo, l’ente che rappresenta pubblico e privato, debba veramente diventare l’unico luogo di coordinamento del settore turistico dell’intera provincia». Si parla sempre della necessità di portare a Bergamo i milioni di viaggiatori che passano da Orio. Come? «Ci vuole una politica di marketing appropriata con obiettivi specifici, misurabili e realistici, differenziata nel target e con interventi commerciali mirati verso le città di partenza del turista. I turisti quando arrivano hanno già deciso dove andare e cosa fare... d’altronde i voli low cost sono una grande opportunità per i viaggiatori, soprattutto per i giovani, che hanno risorse limitate e devono cercare quindi di spenderle in maniera oculata. E’ ben noto che il turista che viaggia sui voli low cost utilizza internet per prenotare e acquistare i servizi turistici. Quindi è importantissimo potenziare e investire sul sito web, nonché progettare e investire in campagne di webmarketing. Inoltre è vitale essere presenti nella rete e nei forum di discussioni perché anche il passaparola è promozione... ed è gratuito!». Forse in passato è mancato lavoro di squadra tra gli attori in gioco? «C’è stato qualcuno che nei mesi scorsi ha parlato di “polverizzazione degli operatori turistici bergamaschi”, ma non è così. Crediamo che il vero problema fino ad oggi sia stato il non coordinamento e il conseguente dispendio delle poche risorse da parte di chi poteva disporle. Si è scelto in molte situazioni di non consolidare, ma di ripartire sempre da zero, non considerando l’esistente e quanto già sperimentato. Tutto ciò non dovrebbe succedere se si considerassero prioritari gli obiettivi di promozione. Non ha aiutato nemmeno la proliferazione dei tavoli di regia, la confusione fra chi deve occuparsi di promozione e chi invece di commercializzazione. Pensiamo sia chiaro a tutti che con la promozione si fa conoscere il territorio e i suoi prodotti e che con la commercializzazione si vendono gli stessi: penso che alle Istituzioni si debba la definizione, condivisa con gli operatori, delle politiche di sviluppo turistico del territorio e il compito di fornire i supporti necessari per la realizzazione di progetti e iniziative, mentre agli operatori il compito di formulare proposte commerciali spendibili e a condizioni economiche di mercato». Buoni segnali sono arrivati dalla fiera “No Frills”, con un aumento degli espositori. Segno che c’è grande fermento. «Gli alberghi della città a settembre erano pieni e a “No Frills” abbiamo avuto il 40% in più di visitatori accreditati rispetto all’anno scorso. Il Consorzio, in collaborazione con Turismo Bergamo, ha organizzato un post tour per un gruppetto di tour operator stranieri. Abbiamo voluto

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dare un taglio tematico ai nostri ospiti, facendogli conoscere il nostro grande musicista Gaetano Donizetti attraverso il Bergamo Musica Festival». Internet è sempre più decisivo nel turismo di oggi. Per questo c'è molta attesa per il lancio del sito visitabergamo.it, annunciato per l'autunno. «Sì, è vero, finalmente avremo un portale unico che potrà essere personalizzato per noi consorzi, con pagine comuni che parleranno di territorio e di eventi, e pagine specifiche dedicate alle proposte dei nostri soci. Chiaramente con una parte dedicata al booking on line, più organizzata e in veste rinnovata». Capitolo ricettività: com’è la città sul fronte del turismo low cost, ostello a parte, e sull’offerta per le famiglie? «Come ho detto prima, sono convinta che il turista low cost sia soprattutto un turista attento, curioso, che approfitta delle occasioni e delle opportunità. Ecco, dobbiamo fargli vedere che a Bergamo può trovarle. La famiglia ha a disposizione, oltre agli alberghi, i numerosi Bed & Breakfast, strutture che stanno crescendo in maniera esponenziale, sempre

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più utilizzate da chi è in cerca di calore e accoglienza. Sono ideali per una vacanza più lunga. Ce ne sono di tutti i tipi e per tutti i target». Si parla di valorizzare maggiormente la figura di Donizetti e la collezione della Carrara. Lei è d’accordo? «Bergamo oggi non ha ancora trovato un posizionamento all’interno del mercato turistico, come avvenuto invece per altre città italiane e straniere: Milano città della moda e degli affari, Verona città dell’opera, etc. Certamente Donizetti potrebbe concorrere per diventare un riferimento decisivo con le sue caratteristiche di unicità, esclusività e forte legame con Bergamo. L’identificazione è importante per concentrare la maggior parte degli sforzi di Enti, Istituzioni e privati nella promozione e successiva commercializzazione». Altri nodi al pettine sono la segnaletica e l’assenza di taxi. E quei pochi che ci sono costano. «Per quanto riguarda la segnaletica, sono anni che se ne parla e già la passata Giunta aveva promesso che avrebbero risolto il problema. E’ nel decalogo dei punti da discutere con l’Amministrazione insieme a quello dei taxi».


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«Nuovo modo di fare scuola» Tante le novità che hanno fatto il loro ingresso in aula con l’inizio dell’anno scolastico 2010/2011. Intervista al provveditore di Bergamo tra riforma, prospettive e bilanci

Interviste

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LUIGI ROFFIA

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i auguro che questo momento storico lungamente atteso sia l’occasione per cambiare veramente le istituzioni scolastiche a livello didattico e metodologico, valorizzando le esperienze e le risorse su cui le scuole già possono contare, e introducendo elementi d’innovazione di respiro europeo». (Il dirigente dell’Ufficio X di Bergamo (l’ex Provveditorato agli Studi) dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia, Luigi Roffia, ha salutato l’avvio della riforma ministeriale nelle classi prime delle scuole superiori spronando ad un concreto cambiamento “dal basso”). Ci spieghi meglio. «La riforma al via ora, davvero una svolta epocale perché attesa da quasi 90 anni rispetto alla riforma Gentile, deve rappresentare l’occasione per rinnovare e migliorare la scuola, facendo leva sull’autonomia scolastica. Il punto è di metodo: bisogna organizzare l’apprendimento scollandolo dalla mera lezione frontale, superare logiche nozionistiche, personalizzare i percorsi di studio, valorizzare la didattica laboratoriale, rafforzare il collegamento con il mondo del lavoro, puntare a una scuola più moderna, referenziale, aperta al territorio e alla valutazione nazionale». Come cambia la scuola bergamasca con la riforma? «Sono stati eliminati centinaia di indirizzi nel segno della semplificazione e della riorganizzazione, facendo tesoro delle sperimentazioni partite da noi già alla fine degli anni ‘70. Nelle prime classi delle superiori sono partiti nuovi licei, ad esempio il liceo musicale all’Istituto superiore statale “Secco Suardo” di Bergamo, il liceo delle scienze applicate negli Istituti “Natta” di Bergamo, “Valle Seriana” di Gazza-


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niga e “Galilei” di Caravaggio; nuovi istituti tecnici e professionali più coerenti con le richieste del mondo del lavoro, più ore di laboratorio, stage e tirocini, più flessibilità dell’offerta formativa; e passa a ordinamento la formazione professionale triennale e quadriennale regionale gestita anche da alcuni istituti superiori». Le scuole orobiche sono ben attrezzate? «La scuola bergamasca, già all’avanguardia nelle innovazioni, è partita bene. Nel 2009/2010 si è anche riorganizzata e razionalizzata la rete scolastica provinciale puntando su obiettivi di qualità. E’ ripartito il piano di formazione provinciale sulla riforma e le innovazioni didattiche avviato dallo scorso febbraio, per sostenere e accompagnare dirigenti scolastici e docenti nella definizione dei nuovi curricoli e nell’utilizzo di nuovi strumenti e metodologie didattiche, per agevolare il completo passaggio dalla scuola dell’insegnamento a quella dell’apprendimento con al centro lo studente come persona». Si parla tanto della riduzione del numero di ore di lezione … «La riduzione d’orario è soprattutto una questione pedagogica a vantaggio degli studenti e non è riconducibile all’aspetto finanziario. I ragazzi si concentrano di più stando a scuola meno ore e hanno più tempo per apprendere anche nelle attività extrascolastiche fuori dalla scuola, come lo sport, il volontariato, lo studio personalizzato. La riduzione di ore è una strada, peraltro, già tracciata dal predecessore Fioroni, nei professionali. Aggiungo poi che le riduzioni avvenute nella scuola bergamasca per i docenti, pari a meno di 300 posti in organico, sono state compensate da un numero analogo di pensionamenti». L’avvio della riforma contribuirà ad arginare il fenomeno degli abbandoni scolastici? «La realtà bergamasca, dove tradizionalmente c’è offerta di lavoro, rappresenta una forte tentazione per i nostri studenti. Molti ragazzini, va detto, già in seconda media aspettano di uscire dalla scuola. Gli abbandoni scolastici, quindi, sono sempre più precoci e non si verificano solo nel corso dei cinque anni delle superiori. Snobbando la scuola questi ragazzi rischiano però di diventare i grandi emarginati del futuro. Cinque anni fa abbiamo varato uno specifico progetto antidispersione, il “2you”, e ora le scuole stanno proseguendo. Accanto ai licei, ai tecnici e ai professionali (quest’ultimi con la riforma sono

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passati a cinque anni obbligatori), in Lombardia va ricordato ci sono anche i corsi triennali e quadriennali regionali che sono stati introdotti nel 2004 come sperimentazione negli istituti statali e ora entrano in ordinamento. Un’inversione di tendenza è possibile e rappresenta una grande sfida». Nelle nostre scuole ogni anno cresce la presenza di alunni con cittadinanza non italiana. Il ministro Gelmini ha fissato al 30 per cento la quota massima per classe di stranieri che non parlano l’italiano… «L’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia ha autorizzato tutte le sedici scuole bergamasche che erano nelle condizioni di attivare classi prime con un numero di alunni stranieri superiore al 30 per cento. La gran parte degli allievi stranieri, infatti, parla l’italiano e la competenza linguistica è proprio il requisito richiesto dalla circolare ministeriale per ottenere la deroga. Queste sedici scuole sono per lo più plessi di scuola primaria all’interno di istituti comprensivi. Bambini, quindi, che ormai sono quasi tutti nati in Italia e hanno frequentato da noi la scuola dell’infanzia. In alcuni casi, peraltro, si sta verificando un’inversione di tendenza nelle presenze, perché le famiglie immigrate decidono di tornare nel Paese d’origine». Avanti quindi con l’integrazione. «In generale ritengo che l’integrazione linguistica, culturale e sociale di alunni e famiglie non di origine italiana, della scuola del primo e del secondo ciclo, sia realmente realizzabile solo nella scuola del territorio in cui si vive: solo questa esperienza essenziale può avviare e promuovere la successiva integrazione nel contesto di vita. Inoltre risulta fondamentale sostenere gli Istituti scolastici ad alta presenza di alunni con cittadinanza non italiana, proprio per dare impulso alle varie azioni già da tempo attivate sul territorio bergamasco. Parlo ad esempio di moduli intensivi, laboratori linguistici con percorsi personalizzati con orari curricolari ed extrascolastici; partecipazione a progetti di rete per la realizzazione di percorsi didattici anche nei periodi di giugno, luglio e settembre; di intese con le associazioni del territorio. Un forte investimento curricolare, didattico e organizzativo può permettere infatti il passaggio da competenze linguistiche per la vita quotidiana a competenze linguistiche per lo studio».


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Il Punto ottobre - novembre

TRE C + UNA, MA MANCAVA L’IDEA DEL BENE COMUNE Il consueto approfondimento de “La Mia Rubrica” del numero precedente ci richiama al recupero del “noi”. Perché una città più bella è possibile se ognuno ci mette del suo

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n un articolo di qualche anno fa, comparso sul Corriere della Sera, Beppe Severgnini ricordava il 1957 e diceva che era stato l’anno delle 3 C: si riferiva a Carosello, Cee e Cinquecento. In quell’anno, che ora ci pare così lontano, la ripresa si era servita di quelle tre parole per mostrare il coraggio (una quarta C!) di un’Italia che ormai uscita dal Dopoguerra giocava la partita del rinnovamento su più piani: politico, economico, culturale. Che piacere ricordare quell’Italia, prodotto di una generazione di adulti che ora sono nonni. Ma ricordare significa anche prendere le distanze dai loro errori oltre che ispirarsi a quella lontana way of life fatta di lavoro e di volontà di costruzione. Voltandosi indietro cosa pare sia mancato a quell’Italia che pure era riuscita a costruire il miracolo economico dei Sessanta? Forse l’idea del bene comune. Che è poi la Politica. La rincorsa al progresso aveva liberato le energie dei singoli, la competitività, pur sano motore di accelerazione, aveva posto l’accento sui valori non certo da disprezzarsi dell’individuo. Era mancato lo sguardo ad un orizzonte più comune. Fare città, costruire comunità, essere legati ad un progetto che si sente condiviso: ciascuno dentro il suo ruolo, esercitando il suo mestiere, portando avanti la propria partita, ma teso ad un fine unitario. All’Italia questa vocazione è spesso mancata: non abbastanza ore di Educazione Civica hanno formato il cittadino

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italiano… Certamente fare questi discorsi suona oggi un po’ retrò: sia perché annoiano (siamo diventati suscettibili al peso specifico di ciò che ci obbliga a sopportare ogni lettura perfino questa che il lettore, gentile, sottopone alla sua attenzione) sia perché appaiono lontani, toccano temi “alti”, chiamano in campo paroloni desueti. “Civile” “ politico” “comune”: aggettivi fuori luogo in tempi in cui ogni appello alla misura appare improponibile. Eppure: basta guardarci un po’ intorno e sporgerci fuori della soglia di casa nostra. E’ lì che inizia la terra di nessuno. Un tempo il confine del civis romano era il Rubicone, oggi non c’è più una linea di demarcazione che delimiti l’appartenenza ad un luogo sentito come comune e condiviso. Il che sarebbe anche un bene se aprisse ad una consapevolezza del mondo intero come luogo di cui l’umanità tutta dovesse farsi carico. Ma la tendenza va invece in un’altra direzione: di qua c’è la nostra casa, di là c’è lo spazio di Nessuno. O meglio quello che solo la Politica dovrebbe presidiare, anzi l’assistenza, anzi l’assistenzialismo. E così, se davvero guardassimo fuori dalla porta di casa nostra, scopriremmo che molto c’è da fare: che non si può più chiedere ad altri (chi? Il vicino, il vigile, il passante…?) di farsi carico del Pubblico che invece è “privato”. La cultura della delega, dello scaricabarile, del pensare che la Politica si occupi per noi di ciò che solo per un calcolo di comodità abbiamo deciso non essere “nostro” ha fatto il suo tempo, soprattutto in una fase improntata all’austerity. Che ciascuno si faccia carico almeno di ciò che gli sta più vicino, a cominciare dalla siepe che delimita il proprio


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giardino, dalla piccola aiuola che dà sul marciapiede percorso da un altro, che, a ben pensarci, siamo Noi. Un noi i cui contorni si confondono con i desideri che ciascuno sente legittimi per sé stesso gettando però ad altri la responsabilità di una realizzazione praticabile.

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L’appartenenza ad una città più bella e pulita e ordinata non può che ricadere sulla qualità della vita del singolo: lo sapevano bene gli antichi e la parola Civis, cittadino, faceva tutt’uno con quella civitas “civiltà” che costituisce la meta di ogni processo di sviluppo corretto. Un’altra C, dunque.


Matematicismo e Destino Uno sguardo del Maestro Antonio Centurelli sulla personale di Silvana Testa a Gorle fino al 10 Ottobre, presso l’auditorium comunale di Via Marconi 5.

Conosco Silvana Testa da molto tempo ed i suoi lavori, sono frutto di preparazione, di meditazioni derivanti dalle proprie esperienze, dalle proprie considerazioni, dal suo raziocinio, che hanno contribuito alla maturazione personale ed a costruire una propria visione del mondo. Alcune figure da lei utilizzate, dipinte con una curata anatomia, rappresentano in un’immagine umanizzata l’insieme di avvenimenti che concorrono a formare, come lei spesso sostiene, il destino in potenza di ognuno di noi, che così simbolizzato agisce sull’uomo rendendolo completamente dominato. (Figure con geometrismi gialli… verdi) Infatti lei analizza l’uomo, il suo essere fino ad oggi come il risultato di ogni evento dalla “Creazione”; e che sarà il risultato di ciò che è al presente, sommato agli effetti di ogni accadimento futuro. Questa teoria deterministica, acquista maggior senso nei tempi in cui la tecnologia e la scienza progrediscono grazie agli studi ed alle conquiste precedenti. Sostenendo che il fenomeno è legato alla materia degli oggetti coinvolti, al tempo in cui avviene, ed allo spazio in cui si manifesta attivato da un meccanismo costruito secondo criteri matematici determinati dalle unità stesse che compongono gli elementi, lei rende questa convinzione inserendo nelle sue composizioni forme geometriche che vanno a caratterizzare ambienti e figure. Silvana Testa, quindi, ponendosi al di fuori cercando di osservare da lontano per trovare risposte alle numerose domande che l’umano si pone e comprendere ogni perché, sembra percepire la presenza del Soprannaturale, attraverso quelle sensazioni di mistero e misticismo che riesce, in alcune sue opere, a restituire. (Oltre la dimensione) Si affida all’espressionismo delle maschere, che lei chiama “strumenti di rappresentazione”, per raffigurare il trasformismo che l’uomo mette in atto, per sopravvivere, per combattere se stesso e per cercare di cambiare od evitare gli eventi. Dipingendo guardando dentro se stessa, lei, attraverso le sue opere comunica, grazie anche alle atmosfere dilatate mediante l’utilizzo di colori non solo primari e le caratteristiche segniche, l’inquietudine causata da quegli interrogativi che non trovano alcuna risposta. Insomma, simbolismo e metafisica. Nell’ultimo periodo ha inserito nelle sue composizioni elementi della natura per ricordare il rispetto dovuto, la sua necessarietà ed indispensabilità, natura che un giorno potrebbe avere il sopravvento sul senso distruttivo di onnipotenza dell’uomo. Antonio Centurelli

Silvana Testa Silvana Testa è nata a Cavernago (Bg) alla fine del 1946. A Bergamo ha seguito studi di carattere commerciale e successivamente ha frequentato la scuola d’arte in Via Tasso. Appassionata di disegno e pittura, figurativa e non, ha approfondito una tematica nella quale rappresenta una umanità alle prese con il proprio destino e con i propri mezzi per sopravvivere. Ha frequentato per un lungo periodo lo studio dell’amico e pittore Antonio Centurelli. Dopo tanto tempo ha deciso di presentare i propri lavori attraverso una mostra personale di pittura. Svolge la sua attività presso la propria abitazione a Calcinate in Via Monte Rosa, 2. Tel. 347.0739040


Aziende ottobre - novembre

UNA NUVOLA VERDE AL KILOMETRO ROSSO Insediatasi recentemente al Parco Scientifico Tecnologico di Stezzano, Green Cloud punta a rivoluzionare il modo di utilizzare gli strumenti informatici nelle aziende e negli studi professionali

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REEN CLOUD è una nuova azienda insediatasi recentemente al Parco Scientifico Tecnologico Kilometro Rosso che opera nell’innovativo settore informatico del Cloud Computing e intende modificare profondamente il modo di utilizzo degli strumenti informatici nelle aziende e negli studi professionali. IL CLOUD COMPUTING Attualmente l’utente informatico è abituato ad accendere un computer fisicamente accessibile e ad avviare un software per la gestione di dati archiviati sul supporto hardware locale. All’interno di una azienda diventa quindi necessario farsi carico della gestione del parco "personal computer e server" fisicamente presenti con un notevole dispendio economico in quanto il numero di attrezzature da manutenere può essere notevole e la complessità e la velocità delle innovazioni nel settore richiedono inoltre personale interno altamente qualificato, che la singola piccola azienda spesso non può permettersi. Grazie all’uso dirompente di Internet e alla diffusione della banda larga è stato possibile studiare un modello più efficiente per l’utilizzo delle risorse informatiche, che permette economie di scala rilevanti e alcune interessanti funzioni in più. Questa tecnologia si chiama Cloud Computing e sposta tutte le attività su Internet all’interno di “nuvole” proprietarie: i dati, l’elabora-

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zione degli stessi, i software e l’hardware non si trovano più sotto la scrivania dell’utente ma sono “remotizzati” sulla rete. Così ad esempio, senza che l’utente se ne accorga, utilizza la cloud di Google per fare una ricerca o quella di Amazon per acquistare un libro. ATTIVITÀ Proprio per cogliere questa importante innovazione e portarla in terra bergamasca, GREEN CLOUD ha deciso di insediarsi presso il Parco Scientifico Tecnologico Kilometro Rosso, “uno dei primi 10 luoghi d’eccellenza per l’innovazione in Italia” (fonte: Rapporto Censis - Marzo 2009), all’interno del quale intende scoprire esigenze di utenti evoluti da trasformare in realtà. La giovane società è stata fondata dai tre soci Gianmarco Gabrieli, che ricopre il ruolo di Presidente (oltre a quello di Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Bergamo), Lorenzo Grasseni (Microsoft Small Business Partner) e da ObiCon Srl (specializzata nella sicurezza informatica) e si pone l’ambizioso obiettivo di divenire uno dei principali fornitori sul mercato italiano di gestione e fornitura di servizi chiavi in mano di tecnologie informatiche sia di server virtuali sia di desktop virtuali. Nel corso dell’ultimo anno GREEN CLOUD ha realizzato e testato una propria piattaforma tecnologica, cioè una infrastruttura hardware e software basata sul "Cloud Computing". Questa “nuvola verde” è partizionata in diversi ambienti distinti (ovvero personal desktop virtuali e server aziendali virtuali) dedicati alle singole aziende clienti ed il


singolo utente aziendale può accedere al proprio desktop virtuale da qualsiasi dispositivo remoto (computer, telefono palmare, thin client …) e da qualsiasi luogo in quanto i servizi informatici sono erogati tramite Internet. OPPORTUNITÀ PER LE PMI E GLI STUDI PROFESSIONALI A fronte di un contenuto canone mensile per singola postazione, la soluzione offerta permette alla Piccola Media Impresa e agli studi professionali di beneficiare, senza effettuare investimenti, dell'erogazione chiavi in mano dei più efficienti ed aggiornati sistemi informatici, comprensivi sia dell’hardware client e delle licenze software indispensabili, compresi la relativa installazione, manutenzione, aggiornamento, backup e servizi anti-intrusione e di assistenza. Il cliente di fatto non è costretto ad investire in tecnologia, ma noleggia spazio, potenza di calcolo, i relativi software e know-how informatico e tramite tale “rivoluzione trasparente“ ottiene dei benefici economici facilmente quantificabili ed una serie di funzionalità aggiuntive che possono essere delle leve competitive (accesso ai dati in mobilità, allocazione di maggiore potenza di calcolo senza cambiare l’hardware presso il cliente). Inoltre, uno degli aspetti maggiormente interessanti della soluzione GREEN CLOUD è l’efficienza ambientale che è talmente rilevante da aver colorato di verde il nome della società: difatti la piccola media impresa dotata di circa 20 postazioni e 4 server beneficia di un risparmio energetico di 115 KW l’anno pari a circa 12.000 euro l'anno, con la riduzione di circa 25.000 kg Co2 immessa in atmosfera ed eliminando alla fonte il problema dello smaltimento degli apparati locali. SICUREZZA Per poter offrire un servizio con garanzia di qualità, GREEN CLOUD può vantare le numerose certificazioni ottenute con i propri partner Microsoft, Citrix e VmWare e un alto livello di sicurezza nella gestione dei dati, che non è solo informatica, ma anche fisica, essendo i dati dei clienti custoditi in camere blindate sotto sorveglianza continua. ASSOCIAZIONI GREEN CLOUD è associata a Confindustria Bergamo e ad Assinform e collabora con Banco Informatico Onlus per riciclare le attrezzature d'ufficio usate ma ancora funzionanti che vengono "rigenerate" e distribuite ad ONLUS, enti educativi e formativi, opere sociali e di carità. Inoltre l’azienda sta definendo accordi con importanti player del settore informatico per rivendere i servizi erogati dalla piattaforma Green Cloud.

GREEN CLOUD Srl c/o Parco Scientifico Tecnologico Kilometro Rosso Via Stezzano 87 - 24126 Bergamo (BG) tel. +39 035 0666132 - fax. +39 035 0662047 info@greencloud.it - www.greencloud.it

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Aziende ottobre - novembre

di Francesco Lamberini

Aleman, prestazioni sanitarie mirate alle esigenze dei pazienti Inaugurata lo scorso 25 settembre ad Alzano Lombardo la rinnovata struttura del Poliambulatorio Medico Specialistico Aleman. Numerose le attività svolte nel Centro che si avvale di un’Equipe medica altamente specializzata e apparecchiature tecnologicamente avanzate. Particolare attenzione viene riservata alla prevenzione.

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l Poliambulatorio Medico Specialistico, di cui il Dottor Francesco Laganà è il Direttore Sanitario, è sorto a marzo del 2008 offrendo in un primo tempo una struttura di ridotte dimensioni. "Siamo nati principalmente – spiega il dottor Laganà – come polo ginecologico e centro di medicina estetica e laserterapia. "Il corpo umano è un tempio e come tale va curato e rispettato, sempre". Lo sforzo e la dedizione per la salute e il benessere del paziente ha coinvolto me, in primis, in qualità di Direttore Sanitario, con la mia Equipe Medica, proponendo una miglior qualità della Sanità Privata per la collettività di Alzano Lombardo e di tutta la Val Seriana, investendo e ampliando il poliambulatorio Aleman, dotandolo dei nuovi servizi dedicati alla cura della persona. Sono orgoglioso del risultato ottenuto grazie allo sforzo di molti che hanno collaborato per la realizzazione di “questo” ambizioso progetto: con ambienti più ampi, luminosi e accoglienti, una dotazione di nuove apparecchiature tecnologicamente avanzate è nata la nuova immagine del Poliambulatorio Aleman di via Ribolla ad Alzano Lombardo presentata in occasione della cerimonia inaugurativa ufficiale della rinnovata struttura lo scorso 25 settembre. Ci dedichiamo principalmente alla salute della donna e alle varie fasi della sua vita ma altrettanto a cuore sono per noi la salute e il benessere in toto dell’uomo. Eseguiamo visite private con piani terapeutici specifici e mirati: queste sono le sfide che ci imponiamo giorno dopo giorno, facendo prevenzione e diagnosi, offrendo la qualità di servizi all’avanguardia.

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Nel Poliambulatorio Aleman sono presenti le seguenti specialità, alcune attive dal prossimo 01 ottobre: Medicina Estetica e Laser Terapia, Centro di Medicina Anti Aging, Dermatologia e Venereologia, Dietologia e Dietoterapia, Ginecologia e Ostetricia, Infettivologia, Medicina Interna, Chirurgia Generale, Proctologia, Chirurgia Toracica, Senologia, Oncologia, Chirurgia Apparato Digerente, Gastroenterologia, Endoscopia Digestiva; Chirurgia Vascolare, Ortopedia e Traumatologia, Medicina Fisica e Riabilitazione, Malattie Metaboliche dell’osso. Il servizio di Ginecologia del Poliambulatorio Aleman si propone di seguire la donna nelle varie tappe della sua vita, di comprenderne i processi fisiologici e prevenire quelli patologici al fine di una serena e tranquilla esistenza individuale e di relazione. Il Centro Aleman offre la


possibilità di diagnosi precoce delle patologie infiammatorie, a trasmissione sessuale e tumorali del tratto genitale femminile. Sono altresì trattate le comuni affezioni ginecologiche, con particolare attenzione alla prevenzione, all’educazione sessuale ed alle problematiche della coppia. L’ambulatorio della ginecologia è dotato di un ecografo 3D/4D di ultima generazione, grazie al quale la mamma può “incontrare” per la prima volta il suo bambino vedendone i movimenti in tempo reale, e credo che per tutte le mamme sia un’emozione unica! È inoltre attivo il Centro Studi Menopausa e Osteoporosi per la Prevenzione, Diagnosi e Terapia dell’Osteoporosi. "Grazie alla sinergia della mia equipe e al continuo impegno - dice Francesco Laganà – sono felice di inaugurare la nuova area radiologica con l’inserimento in essa del nuovo Densitometro osseo ambulatoriale, importante per diagnosticare precocemente l’osteoporosi e monitorare la stessa, e di un’apparecchiatura digitale dell’ultima generazione, Scanora 3D, che combina due sistemi: la panoramica digitale reale con il 3D a fascio conico, utile per avere una chiara visione dell’immagine dell’anatomia dentale, della struttura ossea e dei tessuti molli dell’intero sistema maxillo-facciale. Il radiologo dentale Paolo Mezzanotte, tra i massimi esponenti di questo settore in Italia è una delle figure importanti che ha accettato la sfida del centro Aleman, progetto utile e importante per la collettività. "Uniamo notevole flessibilità - dice Francesco Laganà - nel fornire un’ampia gamma di servizi, adeguandoci alle diverse esigenze dei pazienti e prestando loro la massima attenzione". Altre novità della struttura sono l’Idrocolon

terapia (trattamento medico dedicato al lavaggio del colon lungo tutto il percorso dell’organo) utile come preparazione alla colonscopia ma anche per la cura di vari disturbi di origine patologica e no. Altra novità che affianca la Medicina Estetica sono i Corsi personalizzati di trucco con i nostri Make Up Artist progettati per risolvere problemi psicologici dovuti ad inestetismi cutanei ed il Camouflage, una particolare tecnica di trucco dermoestetico/terapeutico correttivo, utile per mascherare varie problematiche di origine congenita, traumatica, permanente e/o transitoria, come angiomi, couperose, teleangectasie, vitiligine, discromie cutanee, macchie solari, macchie senili, acne anche in fase attiva, arrossamenti, esiti da ustioni, cicatrici, smagliature, macchie blu, occhiaie, tatuaggi. Sono tutte imperfezioni che possono riguardare uomini e donne di qualsiasi età. Il Camouflage è utilizzato sia come trucco dermoestetico correttivo su tutto il corpo (assicura una permanenza sulla pelle per almeno 24 ore) sia come trucco terapeutico rivolto a quelle persone che si sentono a disagio per il loro inestetismo evidente. «Con questa recente ristrutturazione – conclude il dottor Laganà –il Centro Aleman è dotato di una reception con annessa sala di attesa, dove sono a disposizione depliants esplicativi di tutte le attività svolte, e di sei camere ambulatoriali, tre con servizi interni, più polo radiologico. I pazienti possono ricevere informazioni e prenotare visite sia di persona che telefonicamente. Invito tutti quelli che sono alla ricerca della riservatezza, affidabilità, professionalità medica, alla ricerca della miglior assistenza sanitaria nel venirci a trovare.

Poliambulatorio Medico Specialistico Aleman Alzano Lombardo (BG) - Via Peppino Ribolla, 1 - Tel. e Fax 035 510.563 - www.poliambulatorioaleman.com Orari di apertura: dal lunedì al venerdì ore 10 - 18 orario continuato

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Aziende ottobre - novembre

Mazzoleni: «Entro il 2011 industria ai livelli pre-crisi» Prestigiose le partecipazioni all’assemblea annuale di Confindustria Bergamo: erano infatti presenti Emma Marcegaglia, Maurizio Sacconi e Antonio Tajani

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ntro il 2011 il comparto manufatturiero tornerà ai livelli che aveva nella primavera del 2008, ovvero prima della crisi. C’è auto ottimismo nella parole di Carlo Mazzoleni, presidente di Confindustria Bergamo, che lo scorso 20 settembre ha aperto l’assemblea annuale

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dell’associazione. Prestigiose le partecipazioni: erano infatti presenti Emma Marcegaglia, prima donna alla guida degli industriali italiani, Maurizio Sacconi, ministro del Lavoro, e Antonio Tajani, vicepresidente dell’Unione europea con delega all’Industria. Mazzoleni non ha celato le preoccupazioni per l’occupazione, che la “ripresina” in atto non contribuirà ad aumentare.


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Mangiar Bene

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ANGELICA CUNI, LA MANAGER CHE DIVENTA DONNA DEL VINO Titolare dell’azienda “Il Cipresso” a Scanzorosciate, produce ottimi Valcalepio Doc e Moscato di Scanzo Docg. Fa parte del direttivo del Consorzio del Moscato e crede nel rilancio turistico di tutta la zona collinare bergamasca. Eleganti le confezioni regalo

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oco più di quattro ettari di vigneto sulle soleggiate colline di Scanzorosciate, il Comune alle porte di Bergamo celebre per il suo splendido vino passito, il Moscato di Scanzo Docg. L'azienda agricola “Il Cipresso” si caratterizza per una produzione limitata di alta qualità. «In totale - afferma la titolare Angelica Cuni, che si occupa dell’azienda insieme al marito Alfonso Esposito e al figlio Cristian - siamo intorno alle

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15-16 mila bottiglie tra Valcalepio bianco Doc, Valcalepio rosso Doc, Valcalepio rosso Riserva Doc e Moscato di Scanzo Docg. Facciamo poche bottiglie ma le vogliamo fare al massimo della qualità». L'acquisto della Tenuta Il Cipresso da parte della famiglia Cuni-Esposito, nel marzo 2003, ha coinciso con il rilancio paesaggistico ed enologico di questa bellissima zona collinare. Nella conca naturale dove sono i vigneti del “Cipresso” se ne può ammirare uno di oltre 25 anni, uno splendido impianto a ritocchino che stupisce per l'ardita geografia. I fatti stanno dando


soddisfazione anche nel settore enologico a questa donna manager, da anni alla guida di una importante azienda con circa 300 dipendenti. Dal fragore di un'industria meccanica che fabbrica attrezzature per autofficine al silenzio delle colline di Scanzorosciate, dove si allineano i filari del prezioso Moscato. "Una grande passione, mia e di mio marito - afferma Angelica Cuni - perciò abbiamo deciso di rilevare l'azienda agricola Il Cipresso che era in vendita e qui abbiamo trasferito anche la nostra residenza". Quattro ettari di vigne, ottimamente esposte a sud, la consulenza dell'agronomo Giovanna Cattaneo e dell'enologo Sergio Cantoni…e l'avventura è cominciata con entusiasmo. Non è il primo esempio di capitali che dall'industria passano all'enologia, con sicuri vantaggi per il mondo agricolo e per il palato dei consumatori. L'iniziativa di Angelica Cuni e Alfonso Esposito offre tutte le garanzie per un'attività che salvaguardi il territorio e tenga alto il nome del Moscato di Scanzo Docg e del Valcalepio Doc. Basti vedere con quanto amore Angelica e Alfonso accarezzano con l'occhio le vigne e le percorrono ogni giorno osservando grappolo dopo grappolo. Non solo Moscato di Scanzo nei quattro ettari di vigneto, ma anche le uve tradizionali che danno il Valcalepio Bianco Doc (Chardonnay e Pinot) e il Valcalepio Rosso Doc (Merlot e Cabernet Sauvignon). Una produzione che per ora supera di poco le 15 mila bottiglie l'anno, di cui circa 3 mila di Moscato di Scanzo Docg, il noto passito che già nel Settecento si beveva alla corte degli Zar di Russia, portato a San Pietroburgo dall'architetto bergamasco Giacomo Quarenghi. L'azienda agricola "Il Cipresso", alla Tribulina di Scanzo, ha una cantina di

medie dimensioni, completamente interrata, dotata di tutte le attrezzature necessarie per la vinificazione. Uno dei migliori della Bergamasca è il locale per l'appassimento e la deumidificazione delle uve, processo necessario e molto delicato nella produzione del Moscato di Scanzo. "Viste le nostre ridotte dimensioni aziendali, non abbiamo la linea di imbottigliamento osserva Angelica Cuni - e ci avvaliamo di una azienda specializzata che viene in cantina con le attrezzature necessarie ogni qual volta ne abbiamo bisogno. Abbiamo invece la nostra bella sala di ricevimento dei visitatori dove si svolgono le degustazioni e sono esposte le varie confezioni regalo". L'amore della signora Angelica per la terra e il vino si vede in ogni particolare, nella estrema pulizia e il grande ordine in cui vengono tenute sia la cantina sia i vigneti, interamente coperti da reti antigrandine. "Il vino che produciamo non è molto - conclude la donna manager del "Cipresso" - quindi ci teniamo a farlo bene". Nelle mani della nuova proprietà, l'azienda è tornata a far parlare di sé ed a segnalarsi nel panorama enologico italiano, come dimostrano i riconoscimenti ricevuti ai vari concorsi enologici (di cui scriviamo a parte). Ecco dunque i quattro gioielli de Il Cipresso: • Moscato di Scanzo Docg “Serafino”, vino rosso passito, aromatico, i profumi spaziano dalla salvia alla rosa canina alla confettura sino alle spezie. Suadente e delicato in bocca, si abbina a molta pasticceria, specialmente secca, ma va benissimo anche solo come vino da meditazione o fine pasto. • Valcalepio Bianco Doc 2009 “Melardo”, elegante color giallo paglierino, intenso e aromatico all’olfatto con delicati sentori fruttati.

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Morbido, pieno ed armonico al gusto. Va bene come aperitivo, si abbina ottimamente a primi piatti delicati e piatti di pesce. • Valcalepio Rosso Doc “Dionisio”, di color rosso rubino carico, al naso dona una piacevole nota fruttata di frutti rossi e marasche, persistente in bocca. Nella versione Riserva (il premiatissimo “Bartolomeo”, attualmente in vendita l’annata 2006) esprime tutto il suo vigore e insieme la sua rotondità. Degustare a 16-18 gradi con piatti di carne, salumi e formaggi. • Grappa di Moscato di Scanzo Docg “Matilde”, ottenuta da sole vinacce del pregiato vitigno autoctono, alla vista incolore e cristallina, nettamente riconoscibile all’olfatto la provenienza del vitigno, morbida e suadente al gusto, con notevole retrogusto aromatico. La cantina è attrezzata per ricevere visitatori su prenotazione per degustazioni e vendite. Ricca ed elegante proposta di confezioni regalo.

PIOVONO PREMI NEI CONCORSI Partecipare a un concorso enologico, mandare i propri vini per essere gustati e giudicati in modo assolutamente anonimo da esperti assaggiatori, è sempre un rischio per ogni produttore. L’azienda Il Cipresso non ha temuto il confronto e i risultati sono sempre stati positivi sin dall’inizio della gestione Cuni-Esposito. Per fermarci all’anno in corso, ricordiamo che al 49° Concorso enologico nazionale di Pramaggiore (Ve) i due vini presentati hanno meritato entrambi il diploma di medaglia d'oro. Si tratta del Valcalepio rosso doc Riserva “Bartolomeo” 2006 e del Valcalepio bianco Doc “Melardo” 2009. Al 18° Concorso enologico internazionale abbinato al Vinitaly 2010, il Valcalepio Rosso doc Riserva “Bartolomeo” 2005 dell'Azienda il Cipresso ha meritato la “Gran Menzione”. Riconoscimento non da poco, vista la grande selezione che gli enologi-degustatori fanno tra le migliaia di campioni presentati in fiera. All’11a Selezione nazionale Vini da pesce, svoltasi a maggio ad Ancona, il Valcalepio bianco Doc “Melardo”, anno 2009, ha ottenuto il diploma di Menzione.

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Turismo ottobre - novembre

Inaugurato il Rifugio Alpini Canto Alto Domenica 5 settembre grande festa sulla montagna più cara ai Bergamaschi. Le penne nere hanno aperto la prima struttura ricettiva per escursionisti nel Parco dei Colli

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olamente l’audacia che anima le penne nere poteva arrivare a tanto: realizzare un rifugio alpino al Canto Alto, la montagna alle porte di Bergamo che fa da sfondo a Città Alta e che è nel cuore del Parco dei Colli. Una struttura realizzata in poco meno di tre anni grazie all’impegno di tanti volontari. Gli alpini di Sorisole e di tutta la Bergamasca hanno poi lanciato un invito per domenica 5 settembre in vetta al Canto Alto (a 1.146 metri di altitudine) per una serie di iniziative ed inaugurare il Rifugio Alpini Canto Alto. «A qualcuno potrà sembrare un azzardo realizzare un rifugio al Canto Alto, eppure chi conosce gli alpini dovrebbe sapere che amano le sfide - osserva Giuseppe Zambelli, 80 anni, capogruppo alpini di Sorisole - per realizzarlo abbiamo fatto esplodere 98 colpi di dinamite, abbiamo rimosso 105 metri cubi di roccia e sono serviti oltre trecento voli in elicottero per trasportare il materiale in vetta. Le ore dei volontari non le abbiamo contate, ma permettetemi di ringraziare quattro alpini in particolare che sono stati l’anima di questa impresa: il capocantiere Adeodato Cornolti, Luigi Tassetti, Luigi Zambelli e Amedeo Zambelli». Un capitolo a parte il capogruppo delle penne nere lo riserva alle spese. «Il terreno è dell’Amministrazione Comunale di Sorisole che lo ha dato in concessione gratuita al gruppo alpini per 60

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anni - aggiunge Giuseppe Zimbelli - abbiamo ancora un debito di circa 130 mila euro che, grazie all’impegno, alla fiducia e alla generosità del Comune di Sorisole e della Banca di Credito Cooperativo di Sorisole e Lepreno, cercheremo di saldare. Per ultimo vorrei ringraziare la sede Ana di Bergamo e il presidente Antonio Sarti e il coordinatore di zona, Virginio Turani, che sono sempre disponibili e pronti a sostenerci ed aiutarci». «Ora che l’opera è completata spero che la città e gli amanti della montagna possano scoprirlo e utilizzarlo - commenta Antonio Sarti, presidente Ana di Bergamo - sarà un punto di riferimento per quanti amano la natura e il vivere all’aria aperta a due passi dalla città». Antonio Arnoldi, consigliere nazionale dell’Ana, aggiunge: «Non rimane che congratularmi con quanti hanno lavorato a questo progetto, complimenti vivissimi per il vostro esemplare impegno». Il rifugio è di 170 metri quadrati divisi su due livelli, oltre a un porticato esterno di 15 metri quadrati. È dotato di una cucina, di una sala ristoro con 50 posti e servizi igienici al piano terreno, mentre la zona notte al primo piano può ospitare venti posti letto. La struttura ospita anche un deposito attrezzi per il Gruppo Antincendio. Si potrà usufruire del servizio bar e ristoro ogni sabato e domenica fino all’autunno inoltrato grazie alle tre provette cuoche: le sorelle Teresina e Antonietta Rota e Carla Cornolti. Il Gruppo Alpini di Sorisole sta anche predisponendo una serie di iniziative per la prossima primavera da offrire a gruppi di escursionisti, di amici della montagna e di famiglie.


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Turismo ottobre - novembre

Inaugurata la Cattedrale Vegetale di Giuliano Mauri sull’Arera Architettura naturale a cielo aperto, interamente costruita con materiale vegetale, la cattedrale è il progetto di punta messo in campo dal Parco delle Orobie Bergamasche nell'anno internazionale della biodiversità

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stata inaugurata lo scorso 4 settembre ai piedi del Monte Arera (Oltre il Colle), a 1.345 metri di altitudine, la Cattedrale Vegetale di Giuliano Mauri, artista riconosciuto a livello internazionale per l'originalità della riflessione artistica e l'unicità dei suoi lavori, scomparso nella primavera del 2009 a 71 anni. L’imponente opera, portata a termine in pochi mesi da una squadra di abili carpentieri coordinati dal figlio di Giuliano Mauri, Roberto, sotto la direzione artistica di Paola Tognon, è costituita da 5 navate e 42 colonne costruite con 1.800 pali di abete, 600 rami di castagno, 6 mila metri di rami di nocciolo e 42 piante di faggio, uniti da legno flessibile, picchetti, chiodi e corde secondo l’antica arte dell’intreccio. La Cattedrale Vegetale è il progetto di punta che il Parco delle Orobie Bergamasche ha deciso di realizzare, in collaborazione con i Comuni di Oltre Il Colle, Roncobello e Ardesio e al Centro di Etica Ambientale di Bergamo, per il 2010, Anno Internazionale della Biodiversità, proclamato dall’ONU per portare l’attenzione del mondo intero sul problema dell’impoverimento ambientale del pianeta a causa della distruzione di habitat ed ecosistemi, con inevitabili conseguenze per il benessere dell’uomo. Forte infatti il significato simbolico di quest’opera, frutto di una fusione totale e senza fine con lo spazio naturale che la ospita e incarnazione della volontà di Mauri di dare al visitatore la possibilità di entrare progressivamente in contatto diretto con lo spazio aperto della cattedrale, godibile da più punti di vista e

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riconoscibile da diverse distanze e dalle montagne vicine. «Il progetto è iniziato nel 2008 con la visita di Mauri alle pendici del Monte Arera, di cui ha subito apprezzato la bellezza, risultato di uno speciale connubio di asperità e dolcezza, dove l'acqua scivola senza lasciare traccia, dove i faggi, alcuni secolari, salgono sino ad altitudini straordinarie - ha spiegato Franco Grassi, oresidente del Parco delle Orobie Bergamasche, aprendo la cerimonia -. Il progetto è destinato a non esaurirsi mai perché la cattedrale crescerà con il passare degli anni e delle stagioni. Nel giro di una generazione tutto il legno utilizzato sparirà e resteranno solo i 42 alberi di faggio che saranno liberi di crescere sempre più robusti e solo il loro perfetto allineamento ricorderà la presenza della mano dell’uomo dietro questa struttura».


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Arte e Cultura

ottobre - novembre

BergamoScienza, 8ª edizione tra Nobel e Dottor House La scienza torna protagonista in città e provincia dall’1 al 17 ottobre. Diciassette giorni di attività con oltre 160 eventi e ospiti internazionali di altissimo livello

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opo il successo della passata edizione con oltre 87 mila presenze, la scienza torna protagonista a Bergamo. Dall’1 al 17 ottobre 2010 si svolgerà infatti l’8ª edizione di BergamoScienza, rassegna di divulgazione scientifica con più di 150 eventi aperti gratuitamente al pubblico tra conferenze e tavole rotonde, mostre, laboratori interattivi, spettacoli, competizioni e giochi. Molti i nomi illustri del panorama scientifico e culturale internazionale, che affronteranno le tematiche più attuali nell’ambito della ricerca, tra cui i due premi Nobel Martin Chalfie (chimica, 2008) ed Eric R. Kandel (medicina, 2000). Inoltre: il matematico Thomas Francis Banchoff; l’archeologo e paleontologo Yonas Beyene; il fisico e divulgatore scientifico Mark Buchanan; il neuroscienziato John Cacioppo; la neurofilosofa Patricia Smith Churchland; lo psicologo e neuroscienziato Michael Gazzaniga; l’ematologa Eliane Gluckman; il professore di meteorologia del M.I.T. Richard Lindzen; il medico evoluzionista Robert Perlman; Roger A. Pielke Jr. dell'Università del Colorado; il biomedico Jeffrey Platt; il professore dell’Università di Chicago Steve Small e il geologo Giday WoldeGabriel. PROGRAMMA Il programma 2010 prevede circa 50 appuntamenti tra conferenze, tavole rotonde e incontri per tutti i giorni e le sere della

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settimana. Sarà lo scrittore Simone Regazzoni con Claudio Rugarli (Università Vita-Salute San Raffaele) ad aprire il ciclo di conferenze con “La filosofia del Dottor House” che si concluderà il 17 ottobre con l’ematologa Eliane Gluckman e Steve Small dell’Università di Chicago. CONFERENZE Diverse le tematiche affrontate: dalle neuroscienze alla fisica; dall’alta tecnologia alla cosmologia e all’ingegneria aerospaziale; dalla medicina alla biologia; dalle scienze ambientali alla geologia e all’archeologia; dalla matematica alla robotica; dall’architettura alla biodiversità. Giusto per fare degli esempi, con il matematico Thomas Francis Banchoff, noto per le ricerche nell’ambito della geometria differenziale, si parlerà di terza e quarta dimensione nello spazio. Tra i prestigiosi nomi italiani, Guido Tonelli, padre del tracciatore al silicio, del Cern di Ginevra, svelerà i risultati degli esperimenti di fisica al Large Hadron Collider di Ginevra. Con il neuroscienziato Martin M. Monti si parlerà di coma, stato vegetativo e stato minimo di coscienza. MOSTRE, SPETTACOLI, LABORATORI. E ALTRO ANCORA Anche quest’anno BergamoScienza privilegia tutte le forme di diffu-

sione del sapere scientifico attraverso il coinvolgimento dei giovani e delle scuole con proiezioni di film con dibattito, spettacoli scientifici e teatrali, open days di istituti scientifici, premiazioni e concorsi fotografici, cacce al tesoro matematico-naturalistiche. 21 le mostre e 58 i laboratori che spazieranno dall’officina botanica alla mostra del mare con modellini da costruire, dal giallo al museo per piccoli detective alla caccia ai suoni dei diversi animali tra delfini, megattere, grilli e cicale. E ancora un giro tra gli scaffali tra i libri scientifici per ragazzi di ieri e di oggi fino al laboratorio di robotica per costruire e programmare un robot. Torna tra l’altro, a grande richiesta, il torneo di robocalcio targato. Vere e proprie sfide tra robotcalciatori che si affronteranno senza essere telecomandati su microcampi da gioco.

INFORMAZIONI Tutte le iniziative sono gratuite e aperte al pubblico fino ad esaurimento posti. Il programma completo è disponibile sul sito www.bergamoscienza.it. Per informazioni e prenotazioni: Privati tel. 035.0950696 - prenotazioni.privati@bergamoscienza.it; Scuole tel. 035.275307 - bergamoscienza@confindustria.bg.it

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Arte e Cultura

ottobre - novembre

1861-2011: Bergamo nel Risorgimento italiano Prosegue il nostro ricordo dell’impresa dei Mille ripercorrendo questa volta la figura di Gabriele Camozzi e l’insurrezione popolare in Sicilia del “Sette e mezzo” nelle parole di Giuseppe Dossi

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on si può raccontare la storia del volontarismo bergamasco nel Risorgimento senza ricordare l’opera di Gabriele Camozzi. All'età di ventiquattro anni - era nato il 24 aprile 1823 e una lapide posta al civico n. 1 di Borgo Palazzo in città lo ricorda ancora - si trova già tra i capi della rivoluzione popolare scoppiata in borgo San Leonardo contro gli austriaci nel marzo 1848 al grido di “W Mazzini e Garibaldi”. Ma se per gli storici locali il Camozzi è soprattutto l’uomo del Quarantotto e del Quarantanove bergamasco, nel resto della sua attività politica fu un uomo sempre indeciso ad assumere fino in fondo le proprie responsabilità, anche in quella rivolta popolare di Palermo del 1866 che gestì in malo modo al punto da uscirne “stanco e avvilito”: una rivoluzione sociale gloriosa, quella siciliana, e forse per questo ignorata dai libri di scuola e dall'agiografia sabauda del Risorgimento. Revisionismo storico? Può darsi, perché ci sono tanti modi di dirlo e intenderlo. Ma vediamo prima la figura del Camozzi che, dopo le iniziali simpatie mazziniane, grazie all'amicizia con il patriota Gabriele Rosa di Iseo, ben presto incomincia «a non ritenere Mazzini uomo pratico e positivo» tanto da essere criticato perfino dalla moglie Alba Coralli, fervente repubblicana. Egli stesso dirà già nel 1854 che «non aveva partito». Nonostante le imprese militari compiute, si allontanò così dalla sinistra politica e non partecipò all'impresa dei Mille, votò per la cessione di Nizza e Savoia nonostante lo sdegno di Garibaldi, disapprovò «i fatti di Sarnico» e di Aspro-

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monte. Veniamo all'anno 1866. Malgrado offra al presidente del Consiglio, Bettino Ricasoli, la sua disponibilità a combattere al Nord per la liberazione dei territori ancora nelle mani dell'Austria, il Camozzi viene mandato ad assumere il comando della Guardia Nazionale di Palermo «già in completa dissoluzione e con gli animi della popolazione esasperata dal nuovo regime italiano più prevaricatore e repressivo». Erano passati appena sei anni dall'unità d'Italia e già i siciliani s'erano accorti a loro spese che il nuovo era forse peggio del vecchio. Scoppia cosi nel capoluogo la rivolta del “Sette e mezzo”, cosi detta appunto perche durò esattamente sette giorni, dal 15 al 22 settembre di quell'anno. Le strade della città sono invase da cittadini con le bandiere rosse al grido "W la Repubblica" che costringono il generale Camozzi ed il sindaco Di Rudini ad asseragliarsi per tre giorni nel Palazzo comunale. Solo con l'arrivo di 40.000 soldati al comando del Generale Raffaele Cadorna si riesce ad avere la meglio sui rivoltosi attuando però una dura repressione: sono uccise nei combattimenti o sommariamente giustiziate alcune centinaia di partecipanti. Migliaia di persone sono arrestate e i tribunali militari infliggeranno numerose condanne a morte e ai lavori forzati. Fino al 1° dicembre la citta è governata dal Cadorna con pieni poteri, malgrado i contrasti scoppiati con Ricasoli e tra il prefetto Luigi Torelli e lo stesso Camozzi (che morirà il 17 aprile di tre anni dopo nella casa di Dalmine) per la sanguinaria rappresaglia. Si compilarono relazioni dei fatti e furono istituite commissioni per verificare i comportamenti dei responsabili, ma si volle vedere nell'insurrezione popolare soltanto il frutto del brigantaggio e «non le ragioni profonde e lontane di quel moto».


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Arte e Cultura

ottobre - novembre

Festival del Cinema d’Arte Gran finale con Philippe Leroy Il primo premio è stato vinto da Veronica Bertin con “LaChapelle House”, corto che scaturisce da un’attenta analisi di tutto il lavoro del celebre fotografo David LaChapelle

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l Festival Internazionale del Cinema d’Arte è giunto sabato 24 luglio alla serata conclusiva della nona edizione. Il bilancio? Più che positivo: la manifestazione ha ormai una sua identità affermata e un seguito di tutto rispetto. Prima della cerimonia è stato proiettato un documentario delle nove giornate che hanno reso la kermesse protagonista assoluta di Piazza Mascheroni. A suggello del gemellaggio culturale con la Svizzera è stato chiamato sul palco il console onorario per la provincia di Bergamo Daniel Vonrufs, a cui è stato consegnato il premio Le Mura D’oro. Passando agli artisti, il primo riconoscimento conferito è stato per il miglior personaggio: la vincitrice è stata “Amelia”, 94 anni, la protagonista dell’omonimo film della regista Chiara Idrusa Scrimieri. Per la categoria “Sottoventi” (meno di 20 minuti) vittoria nella sezione Miglior Regia per “Le Hobby” del francese Nicolas Zappi. Miglior soggetto “generale” è stato giudicato invece “Matar es mi destino” di Giovanni Massa: un film che parla di un film, l’ultimo del regista Pino Mercanti, a cui è dedicato questo documentario. In tema di “Originalità del Soggetto” ha trionfato Simone Scafidi: il suo “Appunti per la distruzione” ha avuto il coraggio di indagare su un personaggio difficile come Dante Virgili, lo scrittore maledetto di cui non esiste più neanche una fotografia. Veniamo ai “pezzi grossi”. Il primo premio della categoria “Cinema d’Arte” è stato vinto da Veronica Bertin con “LaChapelle House”, corto che scaturisce da un’attenta analisi di tutto il lavoro del celebre fotografo David LaChapelle. Per “Sottoventi” corona

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d’alloro a Marko Djeska, autore di “Slaughtered”: un divertente film d’animazione che percorre gli incubi di un maiale inseguito da due macellai. Dopo la cerimonia un altro appuntamento tanto atteso: l’assegnazione dell’award alla carriera a Philippe Leroy. L’attore francese di nascita ma italiano d’adozione si è intrattenuto per una chiacchierata sul palco con il direttore artistico Enzo Sallustro.


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Arte e Cultura

ottobre - novembre

Rinnovamento e tradizione per il Teatro Donizetti Molti i grandi nomi in arrivo per la stagione di prosa e Altri Percorsi: Momix, Paolo Poli, Umberto Orsini, Elio, Giobbe Covatta, Enzo Iacchetti. Numerose le possibilità di carnet di abbonamento “trasversali”

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innovamento e tradizione. Si gioca intorno a questo binomio la stagione di prosa e Altri Percorsi che il Teatro Donizetti presenta al proprio pubblico per l’anno artistico 20102011. Innovativa la scelta di collocare gli Altri Percorsi al Teatro Sociale, nuova location restituita alla Città dopo un importante intervento di restauro. Tradizionale il numero dei titoli della stagione di prosa, 9 come in passato, uno dei quali fuori abbonamento, quel “Bothanica” che porterà a Bergamo per la prima volta i Momix. Saranno 6 invece i titoli degli Altri Percorsi, che andranno a legarsi all’ampia ed altrettanto articolata serie di eventi e rassegne, che troveranno la propria sede nello stesso Sociale, destinato a divenire nuovo polo culturale della città, capace di aprirsi a un pubblico diverso, più giovane. Il pubblico. Certamente uno dei punti di forza del Donizetti. Quel pubblico preparato, colto, attento, esigente, intelligente, che da sempre segue le stagioni del nostro maggior teatro. Con l’attenzione rivolta a questo pubblico, l’Assessorato alla Cultura, la Direzione del Teatro e la Direzione Artistica, nella persona di Luigi Giuliano Ceccarelli, hanno voluto costruire un cartellone, che sappia coniugare la grande tradizione del teatro classico con alcune tra le più interessanti novità che l’agone teatrale del momento offre. Saranno molte le prove d’attore, a cui assisterà il pubblico del Donizetti: protagonisti alcuni tra i più apprezzati mattatori del teatro di prosa contemporaneo. Allo stesso

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pubblico del Donizetti sarà del resto offerta l’opportunità di accostare generi altri, dal musical alla dance theater. Sarà invece il linguaggio, la parola parlata, urlata, declinata nei modi più diversi, il filo conduttore che terrà legati tra loro gli spettacoli inseriti nel cartellone degli Altri Percorsi 2010-2011. Entriamo nel dettaglio. Dei nove titoli della prosa “maggiore” sei saranno spartiti a dittico, a comporre i due carnet blu (“La tempesta”, “Gian Burrasca” e “Dona Flor”) e Verde (“La locandiera”, “Il mare”, “Niente progetti per il futuro”); carnet che lo spettatore potrà completare a proprio piacimento scegliendo un ulteriore titolo tra quelli proposti; carnet pensati per rispondere alle richieste e agli interessi

di un pubblico che va vieppiù diversificandosi. Agli spettatori che sceglieranno uno dei due carnet sarà offerta la possibilità di acquistare a prezzo ridotto il biglietto per assistere alla recita fuori abbonamento dell’attesissimo “Bothanica”. Il teatro come terreno di incontro, confronto, scambio. Il teatro come luogo della parola, dell’espressione verbale. Questo quanto propongono gli Altri Percorsi 2010-2011: sei appuntamenti, due dei quali gli spettatori potranno scegliere di inserire nei carnet “misti” blu e verde plus. Infine il tradizionale abbonamento Fedeltà che permetterà agli “storici” abbonati del Donizetti di assistere a tutti gli spettacoli in cartellone. Previsto, naturalmente, anche un abbonamento all’intera stagione di Altri Percorsi.

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Arte e Cultura

ottobre - novembre

“Poliuto” ha aperto il Bergamo Musica Festival Il cartellone prevede l'allestimento di altri titoli donizettiani: innanzitutto la farsa napoletana “Campanello” che verrà eseguita nel mese di ottobre insieme a una rarità, “Amor ingegnoso” di Simon Mayr. Quindi il più celebre “Don Pasquale”

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artita la quinta edizione del Bergamo Musica Festival Gaetano Donizetti, che dal 2006 è andato a sostituirsi alla tradizionale stagione lirica del teatro cittadino. L'inaugurazione è avvenuta venerdì 17 settembre (ore 20.30, con replica domenica 19 alle 15.30) al Donizetti: in scena “Poliuto”, uno dei capolavori tragici del maestro, tra i testi più rappresentativi della grande tradizione belcantistica italiana, presentato secondo l'edizione critica a cura di William Ashbrook e Roger Parker. Protagonisti del nuovo allestimento del Bergamo Musica Festival Gaetano Donizetti, in coproduzione con l'Ente Concerti Marialisa De Carolis di Sassari, professionisti di grande fama: il tenore Gregory Kunde, che ha debuttato nel ruolo eponimo; il soprano Paoletta Marrocu, per la prima volta sul nostro palcoscenico. Al podio Marcello Rota, direttore che il pubblico bergamasco e gli appassionati ricordano per l'edizione del Roberto Devereux, titolo che inaugurò il primo Bergamo Musica Festival nel 2006. Lo spettacolo ha avuto poi la regia di Marco Spada. Un successo? Ahinoi no. Fischi sono volati all’insegna del direttore e del regista, “reo” di aver trasformato i soldati romani in nazisti senza un credibile processo di trasposizione e di attualizzazione di tutta l’opera. Le performances dei protagonisti non hanno convinto, ma del resto il “Poliuto” è una delle tragedie più ardue da affrontare ed è accompagnata da una fama “maledetta” per chi prova ad eseguirla. A Bergamo, almeno. Oltre a “Poliuto”, il cartellone prevede l'allestimento

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di altri titoli donizettiani, prodotti dal Festival stesso: innanzitutto la farsa napoletana “Campanello” che verrà eseguita, nel mese di ottobre, per la regia di Enrico Beruschi, insieme a una rarità, “Amor ingegnoso” di Simon Mayr, che di Donizetti fu maestro; quindi, quasi a conclusione di festival, il più celebre “Don Pasquale”. Non di meno, il programma pesca dal grande repertorio lirico di tutti i tempi: “Don Giovanni” di Mozart e “Rigoletto” di Verdi completano, infatti, il programma operistico della manifestazione, che si concluderà il 18 e il 19 di dicembre con le recite del celeberrimo Lago dei cigni di Tchaikovskij, "eseguito" con orchestra dal vivo. Come sempre, a corredo di ogni singolo titolo lirico, il Bergamo Musica Festival propone infine al proprio pubblico una serie di appuntamenti collaterali.


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