Città dei Mille Giugno/Luglio 2015

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ISSN 1826-1426

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PIER PAOLO BONFIRRARO

INTERVISTE: Pier Paolo Bonfirraro Patrizia Canzoneri Girolamo Fabiano Sergio Gandi

GIUGNO / LUGLIO 2015

Anno 18 - N°3 Giugno/Luglio 2015 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB BERGAMO In caso di mancato recapito si restituisca a: Città dei Mille - via Madonna della Neve, 24 - 24121 Bergamo, che si impegna a pagare la relativa tassa. Euro 3,00





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Edito riale

Editoriale

I

l numero di Città dei Mille che avete fra le mani ha un filo rosso che lo guida: il cambiamento, in svariate forme. A partire dall’aspetto fisico, perché in copertina c’è il chirurgo estetico Pier Paolo Bonfirraro, convinto che, in una società sempre più longeva, il ruolo della sua specializzazione sia destinato a divenire ancora più importante. Tutto votato al cambio di passo rispetto al passato anche il lavoro della Giunta Gori. Ce ne dà conto il vicesindaco Sergio Gandi: «Gori ha fretta ed è determinato a lasciare il segno, quindi attribuisce sì le deleghe agli assessori, e li lascia lavorare in piena autonomia, ma al tempo stesso è un pungolo costante. Chiede conto a tutti, incluso il sottoscritto, di quanto abbiamo in carico. I percorsi non si limita ad avviarli: vuol vedere che fine fanno e in che tempi». Sul versante istruzione, il cambiamento è rappresentato dall’inglese, che la scuola italiana non insegna come dovrebbe. Dal 2011, però, c’è una realtà d’eccellenza, privata, per tutte quelle famiglie che credono (a ragione) che la lingua straniera avrà un ruolo fondamentale nel futuro dei loro figli: la Bilingual British School di Scanzorosciate. Sempre nel filone delle interviste, l’incontro con il nuovo questore Girolamo Fabiano è un dovuto omaggio all’avvicendamento. Tra i suoi primi pensieri c’è il tifo organizzato: «La prevenzione dobbiamo farla tutti quanti: la polizia, la società, gli altri tifosi. Il bene deve prevalere su quel poco male che esiste. L’impegno della polizia su questo fronte, in ogni caso, è totale». Buona lettura!

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di Claudio Gualdi



La mia

rubrica

Bambini, agenda sempre più fitta

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iro giro tondo, salta il mondo, salta la terra, tutti giù per terra”. Il ritmo di questa cantilena ci rimanda a immagini di bambini spensierati che “girano in tondo” cioè non vanno da nessuna parte, celebrano così il rito del far passare il tempo, smemoratamente concentrati nel gioco, per gli adulti insensato. Questa è ormai un’immagine antiquata dei bambini perché li ritrae spensierati, liberi e senza responsabilità. Come quando a scuola suona l’ultima campanella e la vita del bambino torna ad essere vacanza. Qualcosa però sta cambiando. Consapevoli del fatto che i talenti e le relazioni sociali sbocciano in giovane età, i genitori fanno di tutto perché la giornata dei loro figli sia sempre più simile alla loro, così piena di impegni. Al posto di noiose riunioni e lavoro d’ufficio, ai bambini vengono imposte lezioni di chitarra, corsi di judo et cetera. Si sa, è tutto per il loro bene: perché non si annoino, si facciano tanti amici e imparino subito a diventare dei virtuosi della musica o dello sport. Ma siamo davvero sicuri che un bambino impegnatissimo non conosca la noia e cresca più felice? Cercheremo di vederci più chiaro nel prossimo numero.

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di Emanuela Lanfranco e.lanfranco@inwind.it


Approfondimento

“A

I tanti abusi della parola "amico" Soprattutto se usata al femminile

mico mio, accanto a te non ho nulla di cui scusarmi, nulla da cui difendermi, nulla da dimostrare: trovo la pace. Al di la’ delle mie parole maldestre tu riesci a vedere in me semplicemente l’uomo.” Queste parole, tratte da “Il Piccolo Principe” di Antoine de SaintExupéry, descrivono perfettamente che cosa sia l’amicizia: un sentimento estraneo a tutte le apparenze. Ma se scendiamo dal piano dell’ideale e approdiamo a quello della realtà, allora ci tocca ammettere che la parola “amico” è una delle più abusate dell’intero vocabolario e l’abuso è ancora più frequente quando la parola è declinata al femminile. Troppo spesso, purtroppo, si commette l’errore di chiamare “amicizia” quell’in-

sieme di relazioni sociali fatte di scambi di pettegolezzi, consigli per gli acquisti e cene innaffiate di vino durante le quali si sparla dei mariti che connota l’amicizia al femminile. Il fatto che l’amicizia tra donne sia considerata come un sentimento più superficiale non è solo il frutto di un certo maschilismo ma forse si lega all’atteggiamento di alcune donne che sono state le prima a averne abusato: come accade per il denaro, quando una parola diventa troppo inflazionata perde il suo valore e diventa vuota. Una certa laconicità, tipica dei tratti maschili del carattere, ha paradossalmente favorito la declinazione al maschile di questo rapporto che in questo modo è stato più al riparo rispetto a certi

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di Emanuela Lanfranco

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esibizionismi tipicamente femminili. Sta sotto gli occhi di tutti che se i maschi usano con più parsimonia questo vocabolo, le donne ne hanno fatto una specie di attributo di genere, allargando la cerchia a rapporti e scambi che sono molto lontani dalle pratiche di un’amicizia profonda. Si tratterebbe allora di usare in modo più parsimonioso una parola -“amica”- destinandola a ciò che le è proprio. Alcuni ricercatori dell’Università di Manchester non hanno resistito alla tentazione di mettere a confronto amicizia maschile e amicizia femminile: dal 1992 al 2002 hanno sottoposto un campione di undicimila uomini e donne a una serie di questionari per cercare di capire cosa le differenzi. Molti risultati della ricerca sono scontati: emerge per esempio che il 75% delle amicizie più strette nascono tra persone dello stesso sesso. Peccato perché lo scambio tra visioni del mondo diverse, come quelle tra “maschi” e “femmine” potrebbe arricchire il dialogo amicale. Altri elementi possono fornirci qualche spunto di riflessione, senza però dimenticare che in fatto di amicizia, e più in generale di sentimenti, il punto di vista scientifico serve solo a produrre dei dati da interpretare con altri strumenti. Emerge per esempio che il 47% delle donne sente

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ogni giorno la propria migliore amica mentre solo il 36% degli uomini fa lo stesso. Nello studio si afferma anche che l’amicizia femminile sarebbe un legame più forte perché meno influenzato da pregiudizi sociali o geografici: in questo caso emergerebbe nell’amicizia femminile il tratto, tipicamente materno, della cura del più debole che si offre illimitatamente a chi ha bisogno. Se si segue invece quel che si scatena in Facebook appena si prova a sondare sul tema l’universo femminile, si rimane esterefatti. Appena ho lanciato questa proposta moltissime risposte si sono incrociate e le donne, inferocite, si sono lanciate a elencare tutta una serie di fattacci che hanno visto come protagoniste sedicenti amiche disposte a usare l’amicizia solo per trarne vantaggi personali senza nessun ritegno nel tradire la fiducia che è alla base di questo rapporto. Dunque anche solo un facile sondaggio dell’opinione pubblica restituisce un’immagine negativa di questo rapporto, particolarmente condivisa nella galassia femminile. Probabilmente per capire davvero cosa sia l’amicizia conviene chiudere la ricerca dell’Università di Manchester in un cassetto e cercare nella letteratura, nel

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cinema e nella vita di ognuno riscontri più interessanti. I film che raccontano storie di amiche sono numerosissimi. Alcuni, come “Thelma e Louise”, sono ormai dei classici, altri sono meno conosciuti ma altrettanto belli: per esempio “Starlet” di Sean Baker, che racconta la storia di amicizia tra una ragazza “fricchettona” e un’anziana signora. Ma ritornando all’ipotesi iniziale, l’amicizia viaggia spesso, esattamente come l’amore, nei terreni del “non detto”. Una scena de “La dolce vita” esprime in modo splendido questo singolare tipo di amicizie. Marcello sta fumando sulla terrazza della casa del suo amico Steiner, gli sta raccontando la propria insoddisfazione, quanto la vita l’abbia deluso. Steiner gli risponde: “Marcello, io posso soltanto esserti amico e quindi mi è impossibile consigliarti.” In conclusione l’amicizia, anche al femminile, ha bisogno di tempi e di spazi adatti al suo fiorire: mai credere a chi ci dice “ti sono amica” ma poi si fa viva una volta all’anno con una telefonata. Nessun fiore nasce senza essere innaffiato. E l’amicizia, di qualsiasi genere sia, è innanzitutto una pratica.


Sommario Città dei Mille - anno 18 n. 3 Aut. Trib. n. 52 del 27 Dicembre 2001

Editoriale La mia rubrica Approfondimento

Editore: Edicom S.r.l. cittadeimille@ediberg.it www.ediberg.it Direzione e Redazione: Via Madonna della Neve, 24 Bergamo Tel. 035 35 91 011 Fax 035 35 91 117 info@cittadeimille.com www.cittadeimille.com Direttore responsabile: Claudio Gualdi Direttore editoriale: Emanuela Lanfranco

Nuova salumeria «firmata» Tre Gobbi Guardia di Finanza, Padoan al giuramento dei cadetti Aeroporto di Bergamo, inaugurata la nuova ala del terminal passeggeri Gran Galà Armr 2015, presenti 180 sostenitori BMW Lario Bergauto Bergamo, golf e classe Generazione Soap Box Rally. in 30.000 sulle Mura di Città Alta Cluster Fabbrica Intelligente:novità ai vertici

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Redazione: Fabio Cuminetti Abbonamenti: 035 35 91 011 segreteria@ediberg.it 1 anno - 27 euro Stampa: Sigraf - Treviglio (Bg) Pubblicità: Tel. 035 35 91 158

vip & news

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in Vetrina

«Faccio sì che lo "sguardo" torni giovane» Bilinguismo fin da piccoli: il futuro è qui «Il bene deve imporsi» «La politica? Un hobby diventato lavoro» Nuova ala del CUS di Dalmine

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interviste

Luberg Golf Cucina Motori Hair Style Arte Spiritualità Poesia

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rubriche

Bergamo capitale del paesaggio Riaperta la Carrara dopo 7 anni di restauro La lucida follia dell'opera di Arcangel Dalla Lettonia per conoscere la cucina italiana Lazzaretto, torna l'Happening delle coop

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cultura

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Nuova salumeria «firmata» Tre Gobbi

Marco Ceruti, gestore della storica osteria in via Broseta: «un’idea nata quasi per scherzo». In vendita vasi di funghi e di giardiniera, pasta di gragnano, pelati dalla Sicilia, tartufi, foie gras. E naturalmente salumi importanti

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n'idea nata quasi per scherzo, al tavolo con gli amici, tra una partita a scopa e un bicchiere di vino. «Marco, apri una salumeria», continuavano a dire al Ceruti, che dal 1996 gestisce l'Osteria Tre Gobbi, in via Broseta (al 20/c). E alla fine l'ha aperta davvero, la Salumeria Bottiglieria Tre Gobbi (con tanto di insegna che ricorda quella orginale), a poche vetrine di distanza dall'osteria (civico 18), direzione piazza Pontida, con una festa d'inaugurazione lo scorso 16 maggio. «Un posto eccellente, molto caratteristico, con una bella cantina a volte, in cui una volta alla settimana faremo degli eventi dedicati ai prodotti delle regioni più significative dal punto di vista enogastronomico. Sembra più un gioiellino che una salumeria», racconta con sincera franchezza Marco Ceruti, figlio d'arte. Suo padre cominciò infatti come salumiere ad Alzano. Poi, sempre ad Alzano, gestì per trent'anni con la moglie la trattoria Italia. La gestione operativa della nuova salumeria è stata affidata a Luca Gritti, già cuoco e vero specialista del settore. In vendita ottimi prodotti di ricerca, «e

naturalmente vini, che già abbiamo in abbondanza in osteria», specifica Ceruti. Tra le delizie in vendita vasetti di funghi e di giardiniera di elevata qualità, pasta di gragnano, pelati dalla Sicilia, tartufi, foie gras. E naturalmente salumi importanti, italiani e non (pata negra). Allo studio anche un servizio di gastronomia, appoggiandosi naturalmente alla cucina dell'osteria. Le «dritte» sui prodotti Ceruti le riceve proprio da quegli amici che l'hanno stimolato ad aprire il nuovo locale. «Vorrei citarli - sorride Ceruti perché se lo meritano: sono Gianni, Angelo e Andrea. Sono grandi imprenditori: vanno in giro per l'Italia e per il mondo per lavoro, e mi aiutano a trovare nuovo proposte. Mi portano a casa un indirizzo, un numero di telefono, mi mandano fotografie. O addirittura mi portano il prodotto, così posso assaggiarlo». La ristrutturazione è stata affidata all'architetto Riccardo Mosconi, che dei Tre Gobbi è un cliente affezionato: «Ha fatto un gran lavoro», commenta Ceruti. Gli orari d'apertura sono quelli di un negozio, ma leggermente allungati: dalle 8.30 alle

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13.30 e dalle 16 fino a quando c'è gente (indicativamente attorno alle 20, ma anche più tardi in occasione degli eventi specifici), da lunedì a sabato, con l'aggiunta della domenica mattina. Salumeria a parte, l’estate porta una novità anche per la stessa Osteria Tre Gobbi: un dehors, a disposizione da giugno, su via San Lazzaro (il locale, a forma di rettangolo allungato, ha infatti un secondo ingresso oltre a quello principale di via Broseta). L’unico esercizio rimasto aperto sin dalla fine del 18° secolo in zona Cinque ViePiazza Pontida darà quindi la possibilità di mangiare all’aperto. Ne sarebbe stato entusiasta Gaetano Donizetti, che amava frequentare l’osteria, come è scritto chiaramente in una lapide posta all'interno, sul muro sopra un pianoforte. E ancora oggi ai Tre Gobbi si può gustare la più semplice e genuina cucina bergamasca. Un luogo storico dove l'accoglienza è calorosa come quella che si usava anni fa, un calore ospitale spesso dimenticato in locali asettici e troppo silenziosi.

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Guardia di Finanza, Padoan al giuramento dei cadetti

Il ministro delle Finanze ha ringraziato la città di Bergamo per l’affetto che nutre per l’accademia. Una sottoufficiale, per l’emozione e per il gran caldo, è svenuta. Solo una leggera ferita per lei

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a bato 9 maggio, alle 10.30, gli allievi ufficiali del 114° Corso «Berane III» e del 13° Corso Aeronavale «Scudo», che stanno frequentando il primo anno dell’Accademia della Guardia di Finanza, hanno pronunciato il loro giuramento di fedeltà alla Repubblica. La solenne cerimonia, che ha avuto luogo come da tradizione nella cornice di Piazza Vittorio Veneto, in città, si è svolta alla presenza del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, del Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano, del Comandante Generale della Guardia di Finanza, Generale di Corpo d’Armata Saverio Capolupo e di altre autorità politiche,

civili, militari e religiose. Significativo il discorso del ministro Padoan: «Dopo i ringraziamenti di rito alla città di Bergamo per l’affetto che nutre per l’accademia, ha evidenziato come le previsioni siano concordi nel tracciare una «ripresa economica per il prossimo anno, con l’occupazione in crescita. Un terreno favorevole che si è creato anche in virtù del lavoro della Guardia di Finanza che sta operando per la prevenzione e la repressione dell’evasione fiscale. Evasione che determina un grave danno per l’economia nel nostro Paese». Da parte sua, il Governo garantisce di proseguire nell’impegno di razionalizzazione, con l’obbiettivo di ridurre la pressione fiscale per quanto possibile. L’evento rappresenta il momento più

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significativo ed emozionante della vita dell’accademia, con il quale gli allievi ufficiali entrano a far parte a pieno titolo del Corpo della Guardia di Finanza.

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Aeroporto di Bergamo, inaugurata la nuova ala del terminal passeggeri

Rappresenta l'ultima delle fasi di adeguamento degli spazi finalizzate a rendere lo scalo sempre più funzionale alle nuove esigenze. Nominato il nuovo direttore generale: è Emilio Bellingardi

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ll’Aeroporto di Bergamo Orio al Serio è stata inaugurata lunedì 25 maggio la nuova ala del terminal passeggeri, che comprende quattro nuovi gate d’imbarco già operativi, la nuova area commerciale e, al piano terra, la corrispondente area arrivi. Alla cerimonia inaugurale sono intervenuti il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Graziano Del Rio, il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, il presidente di Enac, Vito Riggio, e il presidente di Sacbo, società di gestione dell’Aeroporto di Bergamo, Miro Radici. Il completamento della nuova sezione del terminal passeggeri, che ha raggiunto un fronte lineare di 300 metri, rappresenta l’ultima delle fasi di progressivo adeguamento degli spazi e delle volumetrie finalizzate a rendere l'aeroporto sempre più funzionale alle esigenze delle compagnie

aeree, dei passeggeri e personale operativo. Tutte le opere infrastrutturali realizzate in aeroporto sono state interamente autofinanziate da Sacbo. Nei giorni precedenti era avvenuto un cambio al vertice di Sacbo. Il Cda, riunito nella sede degli uffici direzionali a Grassobbio, ha preso infatti atto delle dimissioni del dott. Andrea Mentasti dalla carica di direttore generale, disponendo che tale ruolo e le rispettive funzioni fossero affidati a Emilio Bellingardi, in precedenza Chief Operating Officer della società di gestione aeroportuale. Il Cda di Sacbo esprime a Andrea Mentasti profonda riconoscenza e vivo ringraziamento per l’operato manageriale svolto nel corso dei quattro anni d’incarico e augura i migliori successi per il suo futuro professionale. A sua volta Andrea Mentasti ha rivolto al Cda di Sacbo parole di gratitudine

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per l’opportunità concessagli di svolgere un’esperienza qualificante e di primaria importanza. Emilio Bellingardi ha iniziato nel 1979 la sua attività nell’ambito del sistema aeroportuale milanese ricoprendo vari ruoli professionali.

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Gran Galà Armr 2015, presenti 180 sostenitori

Location riconfermata, lo scorso 8 maggio, per il Gran Gala della Fondazione Aiuti per la Ricerca sulle Malattie Rare, presieduta dal Cavaliere del lavoro Daniela Guadalupi: il ristorante Vittorio, a Brusaporto

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ocation riconfermata, lo scorso 8 maggio, per il Gran Gala di Fondazione Armr (Aiuti per la Ricerca sulle Malattie Rare), presieduta dal Cavaliere del lavoro Daniela Guadalupi: il ristorante Vittorio presso La Cantalupa di Brusaporto. «Alla serata – racconta Guadalupi - hanno partecipato 180 sostenitori della ricerca fra i quali i vicepresidenti della Fondazione, Angelo Serraglio e Giuseppe Mazzoleni, con tutto il direttivo e i rappresentanti della Delegazione Orobie, della Delegazione Milano e della Delegazione Genova. Silvio Garattini ha ringraziato i due ricercatori presenti, Matteo Breno e Luca Perico, che hanno illustrato le loro ricerche a Villa Camozzi e al Km Rosso dell'Istituto Mario Negri». Mentre le ricerche sulle cellule staminali

proseguono intensamente, si guarda al futuro: riuscire a raccogliere i denari necessari ad erogare anche per il 2016 sei borse di studio da 18mila euro cadauna e 6 grant di ricerca per consentire ai ricercatori di partecipare ai congressi internazionali. Presenti alla serate il presidente della Fondazione Comunità Bergamasca Carlo Vimercati e molti rappresentanti del mondo del volontariato che condividono i valori della Fondazione Armr: Nunzia Coppola Lodi, Nicoletta Morelli, Oliana Graff, Anna Pagnini, Giovanna La Ferla, Imelde Bronzieri, Dana Cassina, Miriam Gualini. Il mondo politico era rappresentato da Gianfranco Ceci, Sergio Gandi e Carlo Saffioti. «Tre volte grazie a tutti i volontari, a tutti i donatori, a tutti i sostenitori: diamo speranza concreta agli ammalati e supporto

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nella Casa Federico, dove ospitiamo a Bergamo i parenti degli ammalati di malattie rare che si trovano nella nostra citta per diagnosi o per cura», ha chiosato la presidentessa.

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Bmw Lario Bergauto Bergamo, golf e classe

Una giornata perfetta, soleggiata, quella di sabato 9 maggio al Golf Club Bergamo L'Albenza. L’ideale per la gara del circuito Bmw Golf Cup International 2015, torneo che primeggia per imponenza e spettacolarità

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na giornata perfetta, soleggiata, quella di sabato 9 maggio al Golf Club Bergamo L'Albenza. L’ideale per la gara Bmw Lario Bergauto Bergamo del circuito Bmw Golf Cup International 2015. Alla premiazione erano presenti quasi tutti i giocatori. Apprezzatissimo il cocktail buffet offerto dalla concessionaria bergamasca, che organizza il torneo all'Albenza dal 1989. Il Bmw Golf Cup International 2015, in quanto a tornei internazioni della disciplina, primeggia per imponenza e spettacolarità. Il numero di partecipanti sfiora i 120 mila in tutto il mondo; gli appuntamenti sono più di 2.000 nei 50 Paesi che ospitano le selezioni nazionali, e offrono ai partecipanti, tutti giocatori dilettanti (o

meglio, non professionisti, perché il livello dei golfisti impegnati è comunque alto), l’opportunità di essere protagonisti di un grande evento. La Bmw Golf Cup International è la massima espressione del rapporto profondo che lega Bmw e il golf: una passione pura, aristocratica, che si rinnova nel tempo nel rispetto dell'ambiente e dell'uomo, la figura attorno alla quale ruotano la tradizione del gioco più bello del mondo e una ricerca tecnologica raffinata, volta ad ottimizzarne le performance. L'edizione 2015 della Bmw Golf Cup International, che Bmw Italia organizza in collaborazione con i suoi concessionari, si svolge in 35 appuntamenti giocati sui più

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prestigiosi percorsi dell'intero territorio nazionale e che culminano con la finale italiana. Al termine dei confronti, i vincitori rappresenteranno l'Italia nella finale mondiale disputata tra i primi classificati dei vari tornei nazionali e dalla quale usciranno i 3 vincitori assoluti della Bmw Golf International Cup 2015. Un'occasione straordinaria, per far sì che un sogno possa diventare realtà.

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Generazione Soap Box Rally In 30.000 sulle Mura di Città Alta

na splendida giornata di sole ha fatto da cornice al 43° Soap Box Rally, la più antica e pazza corsa di macchine di legno del mondo organizzata da Proloco Bergamo e Teamitalia in collaborazione per la parte sportiva con il Box Rally Club. La storica gara, nata nel 1955, ha festeggiato domenica 12 aprile i suoi 60 anni radunando a Bergamo lungo le Mura di Città Alta oltre 30.000 persone. Dopo le verifiche tecniche tenutesi in Piazza Mascheroni e l’assegnazione dei punti per il Premio Originalità da parte della Giuria, la gara vera e propria ha avuto inizio alle 14,45. La competizione si è svolta in due manche: la prima con partenza a spinta da Colle Aperto e discesa in velocità per 1490 mt. Di seguito la fase più attesa, la seconda manche ad ostacoli. Un equipaggio molto “speciale” ha partecipato alla 43° edizione: i due componenti

sono Lanfranco Rota e Angelo Locatelli, rispettivamente di 61 (e 363 giorni) e 71 anni che hanno battuto il record di età complessiva, ben 132 anni e 363 giorni! Hanno gareggiato inoltre gli equipaggi delle scuole ABF Trescore, Patronato San Vincenzo di Bergamo e oratorio Monterosso e un equipaggio misto (uomo e donna). Le premiazioni si sono tenute mercoledì 22 aprile presso il Ristorante Villa Pighet a Ponteranica (BG). Presenti tutti gli equipaggi, gli organizzatori e i Partner.

GRAN COMBINATA 1. n.6 Muttley one 2. n.15 La scrofa 3. n.2 Rombo di legno Il Soap Box Rally è un evento promosso da Proloco Bergamo.

Di seguito i risultati: ORIGINALITÀ 1. n.23 Oratorio Monterosso 1 2. n.10 Leo ‘96 3. n.11 Crazy daddy VELOCITÀ 1. n.2 Rombo di legno 2. n.8 Green energy 3. n.15 La scrofa

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Organizzazione e ufficio stampa: Teamitalia. In collaborazione per la parte sportiva con Box Rally Club Con il patrocinio di: Regione Lombardia, Comune di Bergamo, Turismo Bergamo.

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Angelo Gatti

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Cluster Fabbrica Intelligente: novità ai vertici

Con l’elezione del nuovo presidente e la costituzione del Comitato Tecnico-Scientifico rilanciata la strategia di crescita per il manifatturiero, basata sulla ricerca e sull’innovazione

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ianluigi Viscardi, Vicepresidente Piccola Industria di Confindustria e CEO della Cosberg SpA, è il nuovo presidente del Cluster Fabbrica Intelligente (CFI) e succede al prof. Tullio Tolio, direttore di ITIA-CNR e primo presidente del Cluster. La recente nomina, avvenuta durante l’ultima riunione dell’Organo di Coordinamento e Gestione (OCG) del Cluster dello scorso febbraio, rappresenta un importante segnale di continuità nell’azione strategica del CFI il cui obiettivo è quello di consolidare e incrementare i vantaggi competitivi nazionali e, al contempo, di indirizzare la trasformazione del settore manifatturiero italiano, in linea con le agende strategiche dell’Unione Europea per la ricerca industriale e l’innovazione tecnologica. Il Presidente uscente, dopo aver tratteggiato i passaggi salienti della nascita e dell’evoluzione del cluster Fabbrica intelligente, che includono, tra gli altri, la costituzione dell’Associazione, la firma dell’accordo di programma, il completa-

mento della roadmap strategica e la sua presentazione ai Ministeri in occasione dell’Assemblea Generale del Cluster, ha evidenziato l’importanza per il futuro di una forte presenza industriale anche nei ruoli chiave dell’associazione CFI, proponendo la candidatura a presidente di Gianluigi Viscardi che è stato poi eletto all’unanimità dall’OCG. Parallelamente alla nomina del nuovo presidente, l’OCG ha costituito il Comitato Tecnico-Scientifico (CTS), a sottolineare una volta di più la volontà di proseguire con lo sviluppo di una visione strategica in continua evoluzione che si avvalga delle visioni del mondo delle aziende delle università e degli enti di ricerca e sappia coniugare le linee europee ed internazionali con quelle nazionali e regionali. Un contributo significativo all’ azione del CFI arriverà a seguito dell’accordo di programma multiregionale recentemente sottoscritto tra il MIUR e le regioni Emilia Romagna, Liguria, Lombardia,

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Marche, Piemonte, Puglia e Veneto; sono le Regioni che hanno sostenuto il Cluster Fabbrica Intelligente fin dalla sua costituzione e che prevedono di investire in azioni a supporto dell’innovazione nel settore manifatturiero del proprio territorio.

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Inter vista

«Faccio sì che lo “sguardo” torni giovane»

Il chirurgo plastico ed estetico Pier Paolo Bonfirraro ha fatto della chirurgia orbitopalpebrale il suo punto di forza. «La regione oculare è la parte del viso maggiormente osservata, un po’ come un biglietto da visita della persona. Ma invecchia rapidamente»

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me gli occhi. Soprattutto dopo i 35-40 anni. La regione oculare è il biglietto da visita della persona, ma purtroppo invecchia rapidamente. La chirurgia plastica ed estetica ha messo a punto diverse tecniche per fare tornare indietro le lancette, ma bisogna stare attenti a non perdere il senso della misura. Meglio affidarsi alle mani giuste. Pier Paolo Bonfirraro, dirigente medico nell’Unità di Chirurgia Plastica dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ha fatto dell’oculoplastica estetica, cioè il “ringiovanimento dello sguardo”, il suo cavallo di battaglia. Ci spiega come e perché, con tanto di inquadramento filosofico della questione. Cos'è la bellezza oggi? Bello è tutto ciò che per aspetto esteriore o

per qualità intrinseche suscita una impressione gradevole. C'è una bellezza soggettiva, dipendente dal proprio senso estetico, e una oggettiva, dipendente da qualità che rispondono a dei canoni, ma comunque mutevole, poiché in funzione del tempo e delle epoche. Neppure Platone riuscì a stabilire un canone di bellezza unico e valevole nei secoli, del resto. Quindi la bellezza oggettiva non esiste, anche se alcune caratteristiche fondamentali di bellezza sono difficilmente negabili da chiunque: le ritroviamo nel modello estetico che viene proposto ai giorni nostri dalla televisione e dal cinema. E quando qualcuno le chiede: voglio degli occhi belli? Il colloquio è fondamentale: bisogna stabi-

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di Emanuela Lanfranco

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lire un feeling per capire cosa realmente il paziente desidera. Poi ci dovrò mettere del mio, quindi è comunque soggettivo. Certo che in una società sempre più longeva il ruolo della chirurgia estetica è destinato a divenire ancora più importante. Cosa spinge una persona a rivolgersi a lei? Il desiderio di ringiovanire, fisicamente e di conseguenza anche mentalmente; il desiderio di sicurezza risolvendo un difetto fisico grande o piccolo che sia; il desiderio di felicità riacquistando un’armonia con il proprio corpo. Ma anche un problema funzionale che non consente di svolgere una vita normale. Il suo punto forte? L'oculoplastica estetica e ricostruttiva, ovvero il “ringiovanimento dello sguardo” ed il “ripristino funzionale dell’occhio”. La perdita di elasticità e l’assottigliamento dei tessuti legati all’invecchiamento provoca un aspetto della regione oculare poco piacevole. Le palpebre tendono a cadere con formazione di borse sopra e sotto gli occhi e di occhiaie, che danno un aspetto di stanchezza non gradevole. L’esigenza di ridare maggiore freschezza allo sguardo ed al viso ha portato all’elaborazione di diverse tecniche. Quali sono le regole fondamentali da seguire? Innanzitutto cercare di essere conservativi al massimo: ci vuole molta esperienza per evitare di ridurre eccessivamente i volumi che interessano la regione orbitaria, cercando di ripristinare tutti i tessuti che stanno cedendo e cercando di riposizionare i volumi che con il tempo sono andati cambiando. Essere troppo aggressivi porta a fare dei danni, e io ne vedo tante di complicanze per un trattamento mal eseguito di questa importante area anatomica. Secondo, bisogna valutare attentamente eventuali alterazioni funzionali preesistenti come la ptosi palpebrale - cioè la palpebra che rimane piu abbassata rispetto al suo livello naturale -, la lassità o malposizionamento del margine palpebrale inferiore, un occhio prominente e la xeroftalmia (gli occhi non riescono piu a lacrimare). Tutto questo per evitare complicanze e cattivi risultati sia da un punto di vista estetico che funzionale. Sottolineo che solo grazie ad una grande esperienza in chirurgia oculoplastica ricostruttiva e’ possibile avere ottimi risultati anche in chirurgia oculoplastica estetica. Un

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bravo oculoplastico non puo’ non essere in grado di ricostruire una struttura trilaminare della palpebra (cute-tarso-congiuntiva) in caso di traumi, malformazioni e tumori. In quali errori si potrebbe incorrere? Non bisogna ridurre troppo i volumi rischiando di "scavare" eccessivamente l’occhio: si potrebbe dare un'immagine ancora più stanca al volto del paziente. Con la blefaroplastica si eliminano le pieghe cutanee e si riducono le borse adipose, ma si può finire per sbagliare. Si potrebbe ad esempio incorrere in un lagoftalmo: l'occhio non si chiude più bene per un'eccessiva asportazione di pelle. E' fondamentale non stravolgere le strutture anatomiche. Anche perché la regione oculare è la parte del viso maggiormente osservata, un po' come un biglietto da visita della persona. Ma purtroppo invecchia rapidamente. Perché? I tessuti attorno agli occhi sono più sottili, molto esposti agli agenti atmosferici: questo li rende più facilmente danneggiabili. Diversi difetti degli occhi danno una impressione di costante stanchezza, rendendo lo sguardo stanco e poco piacevole. L’attività dei muscoli mimici provoca con il passare del tempo la formazione di rughe laterali al canto esterno (zampe di gallina), rughe glabellari e rughe frontali. La perdita di elasticità e l’assottigliamento dei tessuti legati all’invecchiamento peggiora la situazione. Le palpebre tendono a cadere con formazione di borse sopra e sotto gli occhi, e di occhiaie. E per ridare maggiore freschezza allo sguardo ed al viso cosa si fa precisamente? Come dicevo, sono diverse le tecniche a disposizione. La bleferoplastica, in primis, consente di rimuovere le pieghe palpebrali, le borse di grasso e di risolvere la caduta del sopracciglio restituendo uno sguardo ringiovanito e vivace, offrendo un’espressione dinamica a tutta la persona senza alterare le caratteristiche peculiari dell’individuo. Alcune condizioni non necessariamente legate all’età rendono l’intervento di blefaroplastica necessario per ringiovanire ed illuminare lo sguardo: palpebre superiori cedute, pieghe cutanee in eccesso, borse adipose in eccesso, orientamento all’ingiù della coda dell’occhio, sopracciglio caduto. La blefaroplastica di solito risolve questi inestetismi efficacemente.

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E in caso non basti? Talvolta per un risultato migliore è necessario abbinare un lifting del sopracciglio, un filler a base di acido ialuronico per riempire le zampe di gallina, un peeling laser per trattare rughe sottili periorbitarie, un botox per innalzare la parte centrale delle sopracciglia, un filler a base di idrossiapatite di calcio per cancellare le occhiaie, un microlipofilling per ripristinare i volumi nell’area perioculare. Qual'è il segreto per mantenere una certa naturalezza del volto? Agire con cautela, con piccoli interventi successivi, senza dimenticare da dove si è partiti. Mai perdere il senso del limite. Restano segni dell'intervento di blefaroplastica? Restano delle cicatrici praticamente invisibili: le incisioni sono nascoste nel solco palpebrale per la palpebra superiore e lungo il margine ciliare per la palpebra inferiore. Il risultato generalmente e’ permanente; altrimenti, a causa del naturale processo di invecchiamento, dura almeno 10 anni. Da che età si parte? Interverrebbe su una ragazza molto giovane? Dipende dal tipo di intervento. Innanzitutto bisogna avere raggiunto la maggiore eta’, anche per un completamento dello

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sviluppo corporeo, a parte per le orecchie a sventola. Poi bisogna inquadrare attentamente il paziente ed il motivo per il quale il paziente si rivolge al chirurgo plastico: negli Stati Uniti, ad esempio, al chirurgo spesso si affianca uno psicologo. In Italia non siamo arrivati ancora a questo, ma cerco di capire le eventuali anomalie celate dietro la richiesta d'intervento. Non cerco di vendere quello che mi conviene, ma di rispondere a desideri che ritengo plausibili, quindi per la regione oculare si parla di intervento solo dopo i 35-40 anni, a meno che non si debba correggere un difetto funzionale. Esistono interventi preventivi? La scelta di Angelina Jolie ha fatto molto rumore. Donne che hanno già fatto una mastectomia talvolta chiedono che venga asportata anche l'altra mammella e contestualmente ricostruita. Noi valutiamo le donne portatrici di alcune mutazioni genetiche e le probabilità che avrebbero di incorrere nuovamente in un tumore anche nella mammella controlaterale, e nel caso interveniamo anche se e’ una scelta da riservare a casi estremi. Si fa tutto in sala operatoria? Un intervento di blefaroplastica deve assolutamente essere eseguito in sala operatoria. Puo’ richiedere una sedazione oppure una narcosi, dipende dal paziente e dalla gravita’


della situazione. Anche in day hospital, perché una semplice blefaroplastica dura al massimo un'ora e mezza. Opero in Ospedale essendo dirigente medico nell’Unità di Chirurgia Plastica dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ed in clinica convenzionata Villa Sant’Apollonia. Privatamente? Il sistema sanitario nazionale copre gli interventi chirurgici solo in caso di alterazioni funzionali ben documentate e quindi gli interventi a carattere ricostruttivo e riparativo. Quanto tempo ci vuole per tornare "presentabili" dopo una blefaroplastica? Bisogna tenere i punti di sutura per 5 giorni, e in 7-10 giorni tutto torna alla normalità, senza ecchimosi, ematomi, edemi, gonfiori. Più uomini o più donne? Più donne, naturalmente. Ma gli uomini non sono pochi, anche giovani.

CURRICULUM

Chirurgia Plastica europee, in particolare in Inghilterra e Francia. Si è sempre occupato di volontariato, è membro del Rotary Club Bergamo Sud. Attività didattica/di ricerca. Docente ai corsi di Anatomia Chirurgica e di Dissezione Microchirurgica dell’Universita’ di Nizza in Francia dal 2000 al 2002 e nel 2014. Ha collaborato all'organizzazione di 10 corsi teorico-pratici con chirurgia in diretta dalla sala operatoria e la partecipazione di noti chirurghi plastici internazionali. Ha partecipato ad oltre 80 congressi in qualità di relatore/partecipante e 8 a corsi di perfezionamento in Italia ed all’Estero. E’ autore/coautore di oltre 70 pubblicazioni scientifiche e abstracts su riviste italiane ed internazionali e congressi. Ha collaborato alla pubblicazione di 6 testi scientifici e monografie. Principale casistica trattata. La sua attività chirurgica comprende un’ampia casistica operatoria con oltre 4500 interventi di chirurgia plastica ed estetica con particolare attenzione alla chirurgia del volto, alla chirurgia della mammella ed alla chirurgia ricostruttiva degli arti. Ha un particolare interesse per la microchirurgia e per la chirurgia ricostruttiva ed estetica della regione orbitopalpebrale dove impiega metodiche e tecnologie sempre all’avanguardia grazie ai continui aggiornamenti eseguiti all’estero.

Attività lavorativa. Attualmente è dirigente medico nell’Unità di Chirurgia Plastica dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. È iscritto all’albo professionale dei medici-chirurghi dal 1995. Ha iniziato la sua carriera nell’Unita’ di Chirurgia Plastica dell’Universita’ di Milano nel 1995 per poi trasferirsi nell’Unita’ di Chirurgia Plastica di Bergamo nel 2001. Formazione e specializzazioni. Laureato con il massimo dei voti e lode in Medicina e Chirurgia all’Universita’ di Firenze nel 1994, si è poi specializzato, sempre con il massimo dei voti e lode, in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica nel 2001 ed in Microchirurgia nel 2004 all’Universita’ di Milano. Nel 2000 ha effettuato oltre 6 mesi di training in Francia grazie ad una borsa di studio. Collaborazioni. Socio della SICPRE (Società Italiana di Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica). Socio della SIM (Societa’ Italiana di Microchirurgia) della quale e’ membro attivo con partecipazioni in qualita’ di docente a Corsi Universitari. A partire dal 2006 ha effettuato periodicamente stage di collaborazione all’estero con le piu’ importanti Unita’ di

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Bilinguismo fin da piccoli: il futuro è qui

Maestre madrelingua che parlano in inglese con gli alunni. Non solo a lezione. «E presto ci sarà anche la scuola media». Patrizia Canzoneri, fondatrice e direttrice della Bilingual British School, ci racconta la sua idea di scuola

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’inglese, si sa, al giorno d’oggi è fondamentale. Ma le carenze della scuola italiana nell’insegnamento di una lingua straniera che è ormai chiave di volta del mondo globalizzato sono sotto gli occhi di tutti. Dal 2011, però, c’è una realtà d’eccellenza, privata, per tutte quelle famiglie che credono (a ragione) che l’inglese avrà un ruolo fondamentale nel futuro dei loro figli. D’eccellenza negli ambienti, curatissimi, e soprattutto nelle proposte, originali, attuali e altamente rispettose della creatività e delle potenzialità di ciascun bambino. Fare un giro alla Bilingual British School, a Scanzorosciate (via Piccinelli) vuol dire immergersi in una magia dal sapore oxfordiano: divise con gonnelline, pantaloncini e maglioncini rossi; maestre madrelingua che salutano e parlano in inglese; bambini che rispondono in lingua. Già, perché a sei anni

gli scolari conoscono le regole fonetiche dell’inglese. Alla nursery si parla inglese al 100 per cento; 80 per cento inglese e 20 per cento italiano, invece, alle elementari (dove l’italiano viene fatto molto bene). «Presto ci sarà anche la scuola media, fino alla terza: nel 2016 sarà pubblicato il POF (Piano d’Offerta Formativa). Lì la divisione tra italiano e inglese sarà paritaria», racconta Patrizia Canzoneri, fondatrice e direttrice della Bbschool. Quando nasce l’idea della scuola? In un momento difficile della mia vita personale, che coincide con un momento difficile della mia vita professionale. Io riesco a far bene quello che amo; non riesco a mistificare. Dopo 25 anni di insegnamento appassionato, mi sono resa conto che il lavoro che stavo facendo non era più mio perché il sistema della scuola pubblica italiana non corrispondeva

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di Emanuela Lanfranco

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più alla mia visione dell'istruzione. Per quanto riguarda la materia che io insegno, inglese, prevedeva (e prevede) un avvicinamento alla lingua tardivo e inadeguato, con pochissime ore dedicate. Quindi 15 anni fa, quando ho visto che i risultati in campo internazionale dei nostri ragazzi erano molto bassi, ho realizzato quanto il nostro approccio fosse sbagliato. La metodologia, innanzitutto, che non tiene conto di come i ragazzi stiano evolvendo in modo molto più rapido della capacità di adattamento degli insegnanti. Perché? Gli insegnanti cominciano a lavorare tardi, dopo aver preso laurea e abilitazioni. Nel frattempo la generazione è cambiata. Invece l'insegnante dovrebbe essere sempre un passo avanti al discente. Se non lo è, l'alunno si annoia, o peggio tende a scegliere scuole più facili, o addirittura a interrompere gli studi, perché pressato da richieste sbagliate, figlie di un sistema sbagliato. Non parlo dei programmi di studio, che sono fra i migliori al mondo nei loro contenuti. Il problema, come dicevo, è l'approccio. Torniamo a 15 anni fa. In quel periodo ho cominciato a portare i ragazzi in vacanza studio, e ho sempre avuto la fortuna di andare in grandi università, prima inglesi, poi americane e canadesi. Mi sono resa conto dunque che, pur avendo programmi eccezionali, noi mancavamo di quello sguardo internazionale, unitario, che è importantissimo, perché i nostri ragazzi dovranno essere cittadini del mondo. È scattata una molla. Mi sono detta: l'obiettivo della mia vita è arrivare alla pensione e dire « ho fatto quello che ho potuto » nel mio settore, oppure mettermi in gioco? Siccome sono un po’ ribelle, ho pensato: ho tanta esperienza, ho avuto la fortuna di vedere così tante cose, perché non provare? L'ho fatto con molta umiltà, senza pensare di essere la Montessori del terzo millennio. Facendo leva sulla mia passione, sul mio entusiasmo, ma soprattutto sull’esperienza profonda maturata nel corso degli anni nel settore dell’insegnamento e basandomi su quanto visto all'estero, ho cercato di dar vita alla mia idea di scuola. A che modelli si è ispirata?

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All’inizio della mia ricerca lo sguardo si è rivolto a due realtà già presenti sul territorio nazionale, le scuole bilingue e le scuole internazionali, realtà che potevano sembrare simili ma che ad un’analisi più attenta si sono rivelate profondamente diverse. Se si parla di Bilinguismo infatti, entrambe le scuole hanno lo stesso approccio: bilinguismo vuol dire attivare nel nostro cervello doppi registri cognitivi, linguistici, gestuali, morfolgici, sintattici, fonetici. è dimostrato che l'apprendimento di una lingua, fin dai primi giorni di vita (e anche prima, già nella pancia della mamma) è imitativo. Nei primi tre anni del bimbo la lingua si consolida in modo molto forte: si parte dalle prime necessità (mamma, papà, pappa, etc.) e si è su un piano puramente lessicale. Dai vocaboli si passa alle strutture morfo-sintattiche. Detto questo, gli studi dimostrano che ci vogliono 12 anni per un completo consolidamento della lingua madre e perché la seconda venga appresa in modo corretto e approfondito è fondamentale che sia ben radicata la prima lingua: la seconda si costruirà per imitazione sulle strutture della prima. Da qui la scelta di dar vita a una scuola bilingue, dove la lingua anglofona e la cultura Italiana si mixano in un connubio perfetto.

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E invece cosa succede nella scuola internazionale? Prima di tutto credo che entrambe abbiano ragione di esistere, perché vanno a soddisfare necessità familiari diverse. Infatti il circuito delle scuole Internazionali ha la struttura di un franchising che permette alle famiglie che hanno la necessità di spostarsi da un paese all’altro di ritrovare nel PYP, programma dedicato al segmento della scuola primaria, un comune denominatore.

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Anche il ruolo della lingua madre cambia: l’alunno viene sì immerso nella seconda lingua, ma la prima viene relegata ad un ruolo marginale. Il fenomeno delle scuole bilingue invece, come ampiamente dimostrato anche da recenti ricerche dell’UNESCO, è sempre più diffuso: in Spagna ad esempio 1 scuola su 4 è bilingue. La motivazione? Preservare le proprie radici culturali. Non solo inglese, dunque. Ma anche abilità, intuizione e una robusta

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programmazione. Esatto. Ai miei alunni voglio insegnare l’inglese in modo naturale, partendo da piccoli, prima in modo ludico e poi via via più accademico (si veda infatti come i bambini in terza elementare fanno temi sia in italiano che in inglese, essendo in possesso di un doppio registro linguistico, non superficiale ma molto ben consolidato). In estrema sintesi, mi sono messa nei panni di una mamma dei nostri giorni ed


ho pensato: cosa vorrei per i miei figli? Un percorso scolastico serio, coerente, coinvolgente, stimolante, dove l’Inglese non sia scolastico e “all’Italiana” ma diventi un mezzo comunicativo al pari della lingua madre, e dove la matematica e l'italiano abbiano un ruolo di primo piano. Ottimi risultati, dunque. La nostra è una scuola sicuramente impegnativa, anche se non manca il divertimento e l’attenzione al benessere del bambino. L’aspetto psico-relazionale degli alunni è infatti sempre monitorato dagli insegnanti nei modi più diversificati,

come per esempio la compilazione da parte del bambino di un report mensile, che riporta il suo grado di soddisfazione, le sue aspettative e le eventuali difficoltà incontrate. Anche nella ricerca metodologica la BBschool è estremamente attenta, perché sono profondamente convinta che il ruolo di un buon insegnante sia quello di saper attingere a tutti gli strumenti di cui può disporre per poter crescere un alunno, non solo istruirlo. Dunque una metodologia basata sul lavoro in team, sul confronto continuo, con materie legate tra di loro in modo

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stretto e coinvolgente. Impegnativa, ma ricca di soddisfazioni, a qualunque età. È questo il motivo del vostro successo? Credo il motivo del nostro successo sia, da un lato l’aver colto il vuoto formativo legato alla necessità ormai “obbligata” di sapere quasi alla perfezione una seconda lingua (nel nostro caso la lingua Inglese) e dall’altro il non aver rinunciato alla nostra preziosissima cultura. Esattamente al pari di un albero, che trae dalla profondità delle sue radici la forza per crescere solido e sviluppare i suoi rami all’esterno.

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«Il bene deve imporsi sul male»

Girolamo Fabiano, 58 anni, dallo scorso primo aprile è il nuovo questore di Bergamo. «Il tifo? Farò di tutto perché sui giornali ci finiscano solo le belle azioni, non quelle delinquenziali. Mi piacciono le sfide»

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al primo aprile Girolamo Fabiano - già vicequestore di Milano fino al 2013, quindi questore capo a Sondrio per due anni - è a capo della Questura di Bergamo. È nato a Corato, provincia di Bari, il 12 marzo 1957: «Un bellissimo posto, capitale dell’olio d’oliva, come amo ricordare a tutti», sorride. Ha sempre vissuto lì, anche quando ha fatto l’università a Bari. Si è laureato nel 1981, in giurisprudenza. Il mondo è cambiato molto, in questi trent’anni. Sì, e anche il diritto. C’è stato un rivolgimento sociale e culturale. Le manca la sua terra? Ci torno appena posso. Ma ormai sono assolutamente milanese. Vivo lì dal 1984,

e anche quando sono stato nominato a Sondrio, nel 2013, non ho costretto la mia famiglia a spostarsi: mia moglie lavora nel privato e le nostre figlie hanno 26 e 18 anni. Anche adesso fa il pendolare? Mi sono stabilito a Bergamo, ma da solo. La famiglia la vedo nel weekend, cosa che fino al 2013 non è mai accaduta. Quand’ero giovane, a Milano, dovevo infatti lavorare il sabato e la domenica. Ecol passare degli anni le cose non sono cambiate. Quindi il weekend non ho mai saputo cosa fosse. Ora però, da questore, se lo può permettere. Sì. E porterò le figlie al lago d’Iseo, visto che amano il mare. A Sondrio, invece,

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di Emanuela Lanfranco

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non ci volevano venire. Come si difende, con tre donne in famiglia? Facile: sono sempre sull’attenti… La maggioranza vince. Volevo chiederle: questi cambiamenti di sede repentini, dalla sede alla mattina, non rischiano di lasciare delle strategie d’azione in sospeso? A Sondrio, per esempio, non c’era carne al fuoco che aspettava una sua decisione? Il questore è il vertice di un organismo che deve funzionare bene, con un certo grado di autonomia. Noi naturalmente diamo il la: questo è pacifico. Personalmente, ritengo fondamentale iniziare a conoscere il territorio e l’ambiente ancora prima di arrivare, e così ho fatto. Per il momento qui a Bergamo mi sento a casa, perché

non ci sono molte differenze rispetto a Milano, mentre rispetto a Sondrio c’è un abisso. Di grandezza, in primis, dato che Sondrio ha appena 22 mila abitanti mentre Bergamo è già di livello metropolitano, ed inserita su una asse industriale, viario ed economico straordinariamente importante. E come mentalità, i bergamaschi sono più vicini a Sondrio o a Milano? Ce ne dovrebbero essere di tre tipi: quelli subalpini, che saranno più vicini come modo di fare a Sondrio; quelli della fascia attorno a Bergamo, più simili ai milanesi; e quelli della Bassa, con leggeri differenze dovute al passato prevalentemente agricolo. Complessivamente i bergamaschi sono dei gran lavoratori, come i milanesi. E come lo sono i pugliesi, del

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resto: io sono della provincia di Bari e qui mi troverò benissimo. Bergamasco chiuso: è così? Un po’ presto per dirlo. Però secondo me non esiste un mondo chiuso e uno aperto: esiste il mondo, in cui bisogna entrare, come da bambini si fa il proprio ingresso nel mondo scolastico. E così via. Oggi le cose sono molto diverse rispetto a un tempo: i rapporti umani passano dai social network, che io non frequento. Bisogna farsi apprezzare, questo è l’importante. A Sondrio ce l’ho fatta, e sono sicuro di riuscirci anche qui. Aveva già conoscenze a Bergamo? In Questura sì, perché molti vengono da Milano. In particolar modo il vicario e il dirigente dell’anticrimine sono due miei amici.

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Come trova la città? Bellissima, con della gente magnifica. Ho apprezzato molto l’inaugurazione dell’Accademia Carrara: uno spettacolo stupendo. È arrivato nella serata giusta. E ne ho ricavato un’immagine bellissima, che penso sia l’unica che debba avere Bergamo, in tutto e per tutto, senza lasciarsi prendere da quelli che sono gli elementi negativi. Il tifo ad esempio: io farò di tutto perché sui giornali ci finiscano solo le belle azioni, non quelle delinquenziali. È un impegno con un mondo che ci fa lavorare molto quale quello del calcio. È un onere non indifferente, a Bergamo. Mi piacciono le sfide, e mi piace impegnarmi. Ma i tifosi sono importanti: caricano la squadra. Andare allo stadio con la curva vuota è triste. Noi vogliamo che la curva sia piena. Perché sia piena, bisogna eliminare le azioni delinquenziali. Le persone le vogliamo, gioiose e festose. Come si può fare la prevenzione? Dobbiamo farla tutti quanti: la polizia, la società, gli altri tifosi. Il bene deve prevalere su quel poco male che esiste. L’impegno della polizia su questo fronte, in ogni caso, è totale. Un a l t r o p r o b l e m a r i l e v a n t e d i Bergamo? Gli immigrati. Ce ne sono tanti. Tra i pilastri della società ci sono la cultura, il benessere economico, gli alloggi degni di essere abitati. Laddove uno di questi pilastri viene meno, abbiamo dei problemi. Oggi molti stranieri vivono in case minime, troppo degradate. Questo crea una complicazione, unitamente alla mancanza di un lavoro e di inserimento. E' un lavoro da portare avanti in sinergia tra forze dell'ordine, Comune e società civile, grazie al volontariato. C'è questa sinergia a Bergamo? Assolutamente. Il volontariato è straordinario e il Comune ha una struttura poderosa su questo fronte. Cosa fa nel tempo libero? Ne ho molto poco. Però sono un appassionato d'arte: un paio di volte anno mi concedo delle vacanze in grandi città, dove ne approfitto per visitare i musei.

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Hobby personali. Leggo. Al cinema ci vado un paio di volte l'anno, anche se mi piacerebbe farlo più spesso. Sport. Non ne pratico. Il mio sport è il lavoro. Altre passioni? Mangiar bene, una cosa possibile in tutta Italia, da Sondrio alla Sicilia. Però poi gli sponsor di Expo sono Coca Cola e McDonald's. Porterà qualcosa di buono, secondo lei, l'esposizione universale? Sicuramente: sono convinto che parlare di certe problematiche sia la precondizione necessaria per imboccare la strada giusta. Noi oggi siamo alle prese con delle difficoltà che ci siamo creati da soli in passato, soprattutto dal punto di vista economico: abbiamo troppi giovani che non lavorano perché non abbiamo saputo creare le condizioni per una crescita professionale del nostro sistema produttivo. Così oggi

tanti ragazzi sono costretti a emigrare a Londra, tanto per fare un esempio. Ha portato delle nuove iniziative sul territorio, come questore? Sono pronto ad ascoltare i cittadini, che possono scrivere all'indirizzo e-mail della questura: urp.quest.bg@pecps.poliziadistato.it. E la mia porta è sempre aperta. Però il rapporto con i cittadini è sempre difficile. Eppure sono anni che noi siamo tra la gente. Il cittadino ha una certa diffidenza di base a rapportarsi con la polizia, e il poliziotto talvota è incapace di avvicinarsi in un modo realmente funzionale al cittadino. Secondo me è fondamentale la conoscenza: la pubblica amministrazione deve essere efficiente, e per essere efficiente deve essere preparata. Alla stessa maniera il cittadino, per avere un bel rapporto con noi, deve conoscere le norme. Ad esempio, se si vuole chiedere il passaporto bisogna sapere che serve la

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domanda, un versamento, la marca da bollo, etc. Noi ci poniamo in maniera dialogante, in questi casi, mentre quando qualcuno deve essere "preso per i capelli" lo facciamo. E per combattere la criminalità cosa può fare il cittadino? Semplice: se qualcuno vede qualcosa che non va, deve chiamare immediatamente polizia o carabinieri. Se abbiamo una segnalazione giusta, il risultato arriva. L'organico basta? Diciamo che conto più sulla professionalità che sul numero. A livello nazionale abbiamo 17mila unità in meno di quante necessarie. A livello locale spero si possa assumere qualche agente e qualche impiegato civile, ma è difficile avvenga. Ma ci sono giovani che vogliono entrare in polizia? Assolutamente sì. Le richieste sono tantissime. Sono i soldi che mancano.

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«La politica? Un hobby diventato lavoro»

Sergio Gandi, classe 1971, è da un anno vice di Gori. «C’è stato un deciso cambio di passo. Questo sindaco è determinato a lasciare il segno: permette agli assessori di lavorare in autonomia, ma è un pungolo costante»

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i è fatto crescere una barba importante, tant’è che su Facebook gli amici non lesinano col nomignolo «nonnetto». «Almeno così si evita di parlare d’altro», sorride Sergio Gandi, classe 1971 (è nato il 5 giugno), da un anno vice del sindaco Gori. Avvocato specializzato in diritto del lavoro, ha imparato negli anni a saper gestire le tensioni. Eppure, quando ci sono grosse magagne, accusa talvolta il colpo: «Non si dorme. Perché un conto è decidere per un cliente, un conto per la città. Però non ho mai dormito molto, quindi sono agevolato rispetto ad altri: sto bene comunque, anche se non dormo otto ore». Però in quest'anno di Giunta vi siete

presi delle belle soddisfazioni. Inaugurazione della Carrara e di Astino in primis. In parte siamo fortunati, in parte è merito del sindaco, che ha avuto la determinazione di fissare, e rispettare, delle date. Con la struttura del Comune, la sua insistenza per riaprire la Carrara prima dell'inizio del semestre di Expo è stata decisiva. Dopodiché, va dato atto a chi ci ha preceduto di aver fatto un buon lavoro. Ha ringraziato pubblicamente l'ex assessore alla Cultura, Claudia Sartirani. Ha messo l'anima nel suo mandato, e devo dire che alcuni risultati li ha conseguiti. Non è l'onore delle armi che si

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di Fabio Cuminetti

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rende agli sconfitti, altrimenti l'avrei fatto il giorno dopo le elezioni: è una constatazione oggettiva. A parte la simpatia che nutro per la persona, che non è irrilevante, conta la vicenda su come è partita la Fondazione Donizetti. Claudia è stata molto onesta dal punto di vista politico: le modalità non le ha condivise, l'ha detto chiaramente. Ha anche un'altra virtù: finito il suo percorso, è tornata a fare il suo mestiere. È una grande lezione: diciamo tutti di essere prestati alla politica, ma poi la politica ci conquista a tal punto che fare un passo indietro, una volta concluso il mandato, è difficile. Diceva della determinazione di Gori... Penso che ci sia stato un cambio deciso di passo rispetto all'amministrazione precedente. Questo sindaco ha fretta ed è determinato a lasciare il segno, quindi attribuisce sì le deleghe agli assessori, e li lascia lavorare in piena autonomia, ma

al tempo stesso è un pungolo costante. Chiede conto a tutti, incluso il sottoscritto, di quanto abbiamo in carico. I percorsi non si limita ad avviarli: vuol vedere che fine fanno e in che tempi. Non è una fretta fine a sè stessa, è una volontà di realizzare il programma nei tempi previsti, almeno nelle parti che sono alla nostra portata. Poi ci sono vicende, come il parcheggio sotto l'ex parco faunistico, che hanno tempi particolari perché di particolare complessità. Altre cose sono state prontamente messe in fila. Come il ripristino della ciclabile del Morla, il ponte di Monterosso, il piazzale della stazione. E Sant'Agostino, e piazza Vecchia. Non è una cosa semplice. Vuol dire che l’assessore ai Lavori pubblici ha lavorato bene, e con lui il sindaco, che ha premuto molto perché tutta la Giunta lavorasse in quella direzione.

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Passiamo a Borgo Santa Caterina: per anni la situazione della vita notturna non è stata affrontata. Voi avete avuto il coraggio di metterci mano. È una vicenda delicata: qualsiasi cosa si faccia, si rischia di sbagliare. Tutti hanno ragione e tutti hanno torto. I residenti hanno una visione un po' radicale, frutto di una situazione andata esacerbandosi in tutti questi anni, ma anche oggettivata da misurazioni Arpa: 71 decibel nella fascia centrale della sera e della notte sono più di quanti ne genera l'aeroporto. Gli esercenti mi dicono: «Perché volete penalizzarci per aver avuto successo? Facciamo lavorare persone, abbiamo portato vitalità nella via e nella città». Hanno effettivamente azzeccato un'offerta che il mercato chiedeva, e di cui i giovani avevano bisogno. Infine, i ragazzi che frequentano il borgo sanno che, escluso quello, non c'è moltissimo in giro, e hanno a loro volta le loro ragioni.

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Quindi, che si fa? Si tratta di mettere un po' d'ordine. Non chiediamo dei sacrifici enormi a nessuno. Per ora abbiamo registrato una scarsa disponibilità degli esercenti a trattare: si sono chiusi a riccio nell’idea di capitalizzare il lavoro fatto in questi anni. La proposta di traslocare la movida estiva in piazzale Goisis è stata rifiutata. Hanno detto di no senza neppure mettersi a ragionare su una possibilità di questo tipo, senza mettersi attorno a un tavolo, perché fanno fatica anche a coordinarsi tra di loro. Abbiamo chiesto uno sforzo sul regolamento e ci sono arrivati solo segnali negativi, anche di fronte a richieste secondo me assolutamente compatibili con la loro attività. Non si può solo chiedere alla città: bisogna anche essere in grado di dare, quando serve. L'area ha avuto inoltre una gran fortuna: il rilancio della Carrara. Una valorizzazione notevole. Se ci vanno migliaia di visitatori, qualcuno dovrà pure dargli da mangiare, da bere, da dormire. Essere di servizio all'accademia significa che non è indispensabile restare aperti fino alle tre di notte, perché il turista non resta in giro fino a quell'ora. Bisogna

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ripensare l'offerta, cercare di arretrarla dal punto di vista dell'orario. Loro dicono: i giovani prima delle undici non escono. Noi rispondiamo che così non si può andare avanti. Devono prenderne atto. Io confido che a un certo punto il consenso prevalga, anche perché noi a un certo punto dovremo prendere una decisione, piaccia o non piaccia. E quel provvedimento non lo voteranno gli esercenti, ma il Consiglio comunale. La presentazione del bilancio ha subito dei ritardi. Servivano notizie certe dagli altri livelli istituzionali. Inoltre abbiamo fatto un percorso un po' diverso: una serie di incontri con assessori e dirigenti per vedere dove si potevano limare le spese. Qualcosa abbiamo ottenuto, però sostanzialmente abbiamo inciso sulle spese di funzionamento della macchina. Abbiamo contenuto moderatamente la spesa dei singoli assessorati per non intaccare i servizi, mentre la Coesione sociale ha beneficiato di un incremento di mezzo milione. Abbiamo anche recuperato quei 340mila euro che la Regione non ha più dato per Expo, e che vanno prativamente alla Cultura. Tutto questo senza aumen-

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tare le tasse e a fronte di una riduzione di risorse, per il Comune di Bergamo, di 35 milioni in meno in sette anni, 4,6 milioni solo nel 2015. Davide Ferrario, però, vi ha criticato dalle colonne del Corriere Bergamo. Mi è sempre piaciuto come regista, non vedo perché non possa continuare a fare solo quello... Sostiene che il nostro bilancio sta in piedi grazie alle multe, il che fa sorridere. Aumentare le tasse è facile, agire diversamente un po' meno. Come Giunta abbiamo fatto una scelta consapevole. La previsione di aumento delle multe però c'è. Sì, ma c'è da tenere presente una situazione: noi riceviamo decine di mail da persone che ci segnalano situazione critiche nella città. Se noi potessimo essere presenti in tutti quei contesti, per punire giustamente gli abusi, le multe frantumerebbero ogni record e noi renderemmo un servizio alla città. Il problema è che le nostre forze sono quelle che sono. Però non è che noi facciamo le multe per finanziare i servizi: è una sciocchezza. Facciamo le multe perché vanno fatte. C'è un'altra questione che riguarda il bilancio: il


numero che abbiamo messo come entrata relativa a sanzioni del codice della strada è calcolato in maniera diversa rispetto al passato. Non sono più le previsioni di quanto si incasserà, ma l'intero accertato, di cui poi il Comune di Bergamo riesce a riscuotere direttamente circa il 59% del dovuto, ed è una delle migliori percentuali in Italia. Il restante 41% si cercherà di recuperarlo, mettendolo a ruolo. Il potere, come diceva Andreotti, logora solo chi non ce l’ha? Prima di tutto ritengo di non avere potere. Sono qui a svolgere una funzione a servizio della città, a dir la mia. Non decido mai in assoluta autonomia: ho un sindaco a cui far riferimento e una Giunta di cui faccio parte, e che di solito decide insieme. Bisogna essere motivati dalla passione. Dal 2007 al 2013 è stato responsabile del lavoro del Pd a livello provinciale. Del Jobs Act cosa pensa? Io sono avvocato del lavoro di parte datoriale, quindi registro il fatto che i miei clienti sono soddisfatti per l'introduzione della riforma. Secondo me in alcuni punti doveva essere fatta diversamente: ci sono

elementi che vedo come critici, e non sono il solo. Uno per tutti: l'utilizzo della medesima disciplina per i licenziamenti individuali e collettivi secondo me è un errore. Le prossime riduzioni di personale che si faranno avranno due canali: gli assunti fino al 7 marzo avranno un certo trattamento, quelli dopo il 7 marzo un altro. Siccome si tratta delle medesime operazioni, si vanno a creare delle disparità nell'ambito di una medesima decisione organizzativa. Non mi sembra una buona idea. Lei è sposato? Ho una compagna, Elena, e un figlio, Alessandro. L'introduzione del registro delle unioni civili è un bel passo avanti per Bergamo. Ma serve, senza legge nazionale? È un altro punto del nostro programma che abbiamo portato a casa. Da consigliere di opposizione facevo parte del tavolo contro l'omofobia, che si occupa in senso lato anche di diritti civili. Sono entrato dunque in contatto con quelle realtà che hanno poi partecipato alla stesura della delibera, e devo dire che sono contento anche per loro: è il coro-

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namento di un lavoro avviato da tempo. Poi non è risolutivo, ma su alcuni profili amministrativi legati al nostro Comune può essere utile, perché equipara coppie sposate e coppie di fatto in relazione ad alcuni trattamenti e riconoscimenti, come l'assegnazione degli immobili Erp. Io sono meno incline a dare importanza invece al valore simbolico, anche se per qualcuno sembra invece decisivo. I valori simbolici lasciamoli ai film. Agli eventi cittadini la si vede spesso con suo figlio sulle spalle... L'ho sempre portato con me, anche in campagna elettorale. Del resto questo mio impegno comporta dei sacrifici anche per la mia famiglia, quindi mi sembra giusto condividere con loro anche le gioie. Tempo libero ne ha? Come lo occupa? Poco. E lo dedico alla famiglia. Prima andavo tantissimo al cinema, non solo a vedere Ferrario (sorride, ndr). Al Bergamo Film Meeting sono andato per decenni. Però sono appassionato di subacquea, e quello riesco ancora a farlo ogni tanto. Poi una volta c'era un altro hobby, la politica, che è diventata un lavoro. Quindi l'hobby ha preso il sopravvento sul resto. GIU-LUG 2015



Inter vista

Nuova ala del CUS di Dalmine

Presentati al pubblico i nuovi interventi per gli impianti sportivi. Ospite il Presidente CUSI Nazionale Lentini: “con Camminare Insieme lo sport come servizio pubblico per un Paese migliore”. In corso in UniBg la ricerca sugli stili di vita e in arrivo il nuovo CUS di Bergamo Città.

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e facciamo sport al CUS non è per battere record del mondo, ma per trasmettere valori educativi» ha dichiarato il Rettore Stefano Paleari durante l'incontro con la stampa in occasione della presentazione della nuova area del centro universitario sportivo del Campus di Ingegneria, inaugurata alle 17.30 del 24 aprile a Dalmine. «Oltre a una pista coperta di 200 metri per la corsa, l'ampliamento degli spogliatoi e della sala fitness, la sistemazione dell'area verde e del parcheggio – ha spiegato Paleari - il CUS di Dalmine si presenta agli studenti e ai cittadini (il centro è aperto a entrambi) anche con un restyling a livello di immagine e un accesso a controllo elettronico e biometrico. L'investimento totale è pari a 700 mila euro. La prossima sfida sarà la realizzazione dei nuovi impianti CUS in Bergamo città». Accanto alle strutture non manca l'attenzione al valore educativo dello sport,

come ha sottolineato Claudio Bertoletti, presidente del CUS Bergamo: «Il centro Universitario Sportivo è l'alfiere di un'attività sportiva in cui l'agonismo non è un fine ma un mezzo di crescita per i giovani. Crediamo nello sport come compagno non solo degli anni degli studi, ma di tutta la vita. Lo sport infatti è strettamente connesso con la salute e gli stili di vita virtuosi, ecco perché non ci definiamo più un centro di erogazione di servizi, ma un promotore di attività come quelle motorie, dedicate agli anziani con problemi di limitazione dell'autonomia». In quest'ottica Rosella Giacometti, Vice Presidente Vicario del CUS Bergamo, ha anticipato un progetto in fieri dell'Ateneo: «Stiamo lavorando a un questionario sugli stili di vita che sottoporremo ai nostri studenti, che in una prima fase si concentrerà su una fotografia descrittiva delle abitudini tra sport, fumo e alimentazione. I primi risultati li avremo per luglio».

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Il programma è parte di un più ampio progetto nazionale del CUSI, Camminare insieme in cui il servizio pubblico dello sport nelle Università, è diretto a promuovere un nuovo modello dello sport universitario nel nostro Paese: «Dalla cenerentola dei valori universitari, quello sportivo sta ritornando ad avere lo spazio che merita – spiega Lorenzo Lentini, Presidente CUSI Nazionale - La cultura e lo sport sono due assi strategici su cui costruire qualcosa di nuovo per il Paese e alzando la qualità media si avviano processi di innovazione con ricadute positive per tutti». Il Presidente CUSI Nazionale è arrivato a Bergamo in occasione dell'inaugurazione del CUS con il direttivo CUSI: Eugenio Meschi, vicepresidente generale, Antonio Dima, segretario generale ed Enzo Sabatini Presidente di CUSI Lombardia.

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Terza edizione per il concorso letterario

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iunge alla ter za edizione il concorso letterario organizzato da LUBERG, che punta a valorizzare e promuovere il talento e la creatività. Il concorso letterario, che lo scorso anno ha raccolto una nutrita adesione di partecipanti, viene rinnovato anche nel 2015 per dare la possibilità a studenti e laureati bergamaschi di esprimere le proprie doti artistiche ed intellettuali. "Questo", spiega Franco Brevini, docente dell'ateneo bergamasco e presidente della giuria, "è un concorso per chi crede che esprimersi sia un bisogno fondamentale radicato in ciascuno di noi. E per chi sia persuaso che le parole continuino a essere strumenti privilegiati per scandagliare l'interiorità dell'uomo e per raccontare il mondo. La letteratura non è tramontata dall'orizzonte dei giovani universitari e anzi continua a restare un riferimento importante. Per questo abbiamo voluto aprire il concorso a tutti gli studenti e laureati bergamaschi indipendentemente dall'ateneo di provenienza." Il concorso si rivolge infatti a studenti universitari e/o laureati dell'Ateneo di Bergamo ma anche a studenti e laureati di altri atenei purchè nati o residenti in Bergamo o provincia. La scheda d'iscrizione, la copia del bonifico bancario (di 15 Euro per soci Luberg e studenti, di 50 Euro per laureati non associati) e gli elaborati dovranno pervenire alla Segreteria di LUBERG presso l'università degli studi di Bergamo (Via dei Caniana, 2 24127 - Bergamo), entro e non oltre il 15 giugno 2015. La giuria selezionerà una rosa di finalisti e, tra questi, identificherà i tre vincitori ai quali verrà corrisposto un premio in denaro rispettivamente di 1.000 Euro al

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primo classificato, 500 Euro al secondo classificato e 250 Euro al terzo classificato. I racconti dei finalisti saranno pubblicati in un volume edito da Sestante Edizioni. La premiazione dei finalisti e la consegna del premio finale del concorso avverrà in occasione della cerimonia di fine anno. Per ulteriori informazioni sul regolamento e le modalità di iscrizione è possibile consultare il sito dell’associazione Luberg.it. CLUB LUBERG Giunge al quarto incontro il ciclo di appuntamenti organizzati da LUBERG. Gli incontri vedono il confronto sui temi legati all'imprenditoria con soci, amici dell'associazione e gruppi di studenti dell’ateneo bergamasco. Lo scorso mercoledì 27 Maggio, l'ospite della serata è stato il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Bergamo, Stefano Paleari, che durante la serata ha raccontato la sua esperienza nel governare e gestire l'ateneo cittadino. In occasione del precedente incontro del 22 aprile, il confronto con i partecipanti alla serata ha avuto per protagonista Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo, e ha riguardato aspetti e vicende della sua storia personale ed imprenditoriale che si sono tradotti in consigli e suggerimenti utili per le nuove generazioni che si affacciano al mondo del lavoro. "La scintilla dell’attività imprenditoriale", ha spiegato il Primo Cittadino bergamasco, "è dovuta ad una serie di fattori: io sono stato in Mediaset per 17 anni e alle soglie dei 40 anni ho cominciato a chiedermi cosa volessi fare dopo i tanti successi e obiettivi raggiunti in tv. Quello fu il momento in cui pensai di fare il salto da manager ad imprenditore, nonostante fossi molto titubante. Magnolia nacque per

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queste ragioni e negli anni sono stato felice di vederla crescere e consolidarsi, anche dopo che ho smesso di seguirla direttamente. Solo dopo queste esperienze in ambito manageriale e imprenditoriale mi sono riavvicinato alla politica cercando però la dimensione più adatta a me e alle mie caratteristiche, alla mia personalità”.

CONCORSO DIVENTA IMPRENDITORE

Il concorso, realizzato in collaborazione con il Gruppo Lombardo dei Cavalieri del Lavoro, valorizza l’originalità, l’ambizione, l’intraprendenza, la competenza, il bisogno di autonomia delle nuove generazioni, aiutandole a tradurre un’idea in un progetto concreto e vincente. Le proposte più innovative, stimolanti e fattibili saranno seguite da un gruppo di esperti di Luberg, che supporterà nella ricerca di eventuali soci e/o finanziatori e fornirà l’assistenza necessaria per realizzare il progetto. Per maggiori informazioni sulle modalità di adesione è possibile consultare il sito www.luberg.it\diventaimprenditore, contattare la segreteria LUBERG (e-mail: info@luberg.it, Tel: 035 205 26 07) oppure chiedere presso il Club LUBERG negli orari di apertura.


*Golf di Mario Ugo Pasini Maestro di golf

Il sostegno dei bastoni moderni

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n'attrezzatura moderna è sicuramente un'ottimo sostegno al nostro gioco. Legni, ibridi, ferri e putter che vengono oggi realizzati con materiali molto più leggeri permettono alle aziende di costruire bastoni con dimensioni e lunghezze maggiori, risul-

tando cosi più gestibili e giocabili rispetto ai bastoni di qualche anno fa'. Immaginate di giocare a tennis o di sciare con l'attrezzatura di venti anni fa, quanta fatica in più e quanta precisione di meno? Usate la risposta che vi siete dati anche per il golf. Un vecchio drive ha sicuramente una leva più corta di un drive di oggi, sviluppando quindi meno velocità. I vecchi ferri con facce piccole e loft deboli sono sicuramente più complicati da gestire rispetto a quelli di oggi, un vecchio putter offre sicuramente poco feeling e uno sweetspot piccolo (punto ideale sulla faccia del bastone dove impattare la palla) causando un rotolo della palla poco preciso, quando la si colpisce fuori dal centro. Vedendo in questi anni passarmi davanti tante sacche da golf, direi che mediamente un giocatore cambia i suoi bastoni ogni cinque/sette anni. Se ciò non avviene, inconsciamente, sta giocando con un'attrezzatura che sicuramente non lo aiuta e che probabilmente non lo aiuterà a migliorare il proprio gioco. Negli ultimi dieci anni, la tecnologia ha fatto dei grandi passi in questa direzione. Per esempio, il Driver è il bastone che è cambiato maggiormente per posizionamento del peso sulla testa, per lunghezza degli shaft e per dimensioni delle teste, aumentando così la velocità della testa del bastone, l'altezza del volo di palla e la dimensione dello sweetspot. Anche i ferri si sono evoluti in maniera importante: diverso è il peso dei materiali, le suole dei bastoni scivolano meglio sul

terreno, il peso sulle teste è stato abbassato verso la suola permettendo così al bastone di alzare più facilmente la palla. Non per ultimo, ma forse il più importante, le modifiche dei loft, insieme ai nuovi disegni della facce, permettono di coprire maggiori distanze. Sono nati anche dei nuovi bastoni come gli ibridi. Fino a pochi anni fa nelle sacche se ne vedevano pochi, oggi più della metà dei giocatori ne gioca almeno uno. Materiali più leggeri, facce dei bastoni performanti e pesi delle teste molto abbassati sulla suola aiutano il giocatore ad alzare la palla anche da lie non favorevoli. Infine i putter, ormai provvisti di inserti per migliorare l'impatto e design che aiutano ad allinearsi, rendono il gioco sul green molto più facile. Due anni fa ho conosciuto un fitter professionista che mi ha detto: «I bastoni che vengono prodotti dalle aziende oggi sono disegnati per aiutare i golfisti, perchè i diversi tipi di materiali con i quali vengono prodotti permettono a chi li disegna di spostare pesi, di gestire dimensioni di teste e lunghezze degli shaft in modo più ampio rispetto al passato». Per i giocatori, il consiglio - se non avete mai provato a “farvi aiutare” da un'attrezzatura moderna - è di fare alcune prove confrontando la vostra attrezzatura con quella di oggi. Riscontrerete sicuramente delle differenze di distanza della palla e maneggevolezza dei bastoni. Consiglio per i neofiti: scegliete un'attrezzatura adatta a voi, che vi aiuti a imparare uno swing semplice e corretto.


*Cucina di Pierangelo Cornaro Chef Patron del Ristorante Colleoni & dell'Angelo (Bergamo)

È successo durante la stagione del Tartufo Bianco...

È

sacrosanto: le esagerazioni nei conti al ristorante vanno stigmatizzate. E i loro autori, i ristoratori, a seconda della “pesantezza” dei ricarichi andrebbero non solo richiamati all’ordine ma persino perseguiti con gli appositi (ci fossero...) strumenti di legge. Detto questo, come la si mette invece quando è il cliente, furbo od ignorante che sia, a non voler sentire o meglio capire ragione? Il comportamento non meriterebbe forse lo stesso trattamento? Sentite cos’è successo alcuni giorni fa su una delle tavole più blasonate di Bergamo alta (Ristorante Colleoni & Dell’Angelo in Piazza Vecchia), una di quelle che in questo momento hanno ridato vita all’iniziativa di Ingruppo. Il patron accoglie per il pranzo quattro clienti, tre stranieri (presumibilmente greci) accompagnati da un italiano che li ospita e che conduce le danze nella scelta dei piatti dal corposo ed avvolgente menù che viene regolarmente servito insieme all’amuse bouche (lo stuzzichino offerto dalla maison). E’ un pranzo di lavoro, chiaro che non ci si può appesantire troppo, meglio scegliere un solo piatto ma che sia eccellente e in piena sintonia sia con lo stile elegante e raffinato del locale sia con l’identità della cucina italiana di stagione. Perbacco, nella lista delle vivande c’è il piatto giusto: il risotto ai porcinelli della Presolana (il costo? 20 euro a porzione, specifica il menù). Vada per quattro risotti, che ovviamente acquisterebbero maggiore complessità e pregio con una

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grattata di tartufo bianco d’Alba, quello vero s’intende. «Quest’anno la stagione si è prolungata, ne abbiamo ancora ed è eccellente, lo desiderate?», chiede al capotavola Pierangelo.«Vada per l’aggiunta del tartufo» gli viene risposto. Il menu riporta chiaramente anche il sovrapprezzo della generosa (garantisce il patron) grattata di tartufo bianco; 40 euro a porzione. L’annata di raccolta è andata benone e di conseguenza i prezzi sono pure calati un po’, tuttavia la quotazione sta pur sempre tra i 1.500/2500 (+ Iva 22%) euro al chilo (prezzo di acquisto al ristorante). Quale è la logica del ricarico? Considerata la perdita di peso (20/30%)e la difficoltà di gestione di un prodotto così pregiato, il ristoratore poco esoso lo raddoppia ricaricando il piatto di 3-5 euro per ogni grammo aggiunto. Poiché la grattata media si aggira sui 10/12 grammi (e il nostro patron continua a spergiurare che la sua è una grattata “ad abundantiam”) l’esborso aggiuntivo su ogni porzione dovrebbe essere almeno di 40 euro (come appunto riportato nel menu). Cosa ha fatto dunque Pierangelo al momento di presentare il conto? Ha sommato ai 20 euro del costo del risotto diciamo così base, 40 euro per la “grattata”? No, mettendosi le mani sulla coscienza e portafoglio non ha applicato la logica matematica ma quella del buono senso – è un mezzogiorno feriale, è giusto premiare chi decide di consumare piatti di un certo impegno... - riducendo il sovraprezzo a 25 euro, conteggiando quindi

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ciascuna porzione del risotto che a quel punto era diventato ai porcinelli della Presolana e tartufo bianco d’Alba 45 euro. Un prezzo che chiunque ha pratica di “grattate” può giudicare non solo equo ma addirittura fallimentare. I clienti saranno soddisfatti ed apprezzeranno, pensa. E invece? Apriti cielo, l’accompagnatore italiano degli ospiti stranieri si è scandalizzato del conto, alzando i toni e rifiutandosi di pagare una cifra simile (in tutto, per quattro persone, la strabiliante cifra di 220 euro) per quattro risotti che, per inciso, erano stati accompagnati dall’amuse bouche già citata, più il desserts, le bevande (solo acqua... perché a pranzo bisogna star leggeri) e pure la piccola pasticceria fatta in casa, oltre che naturalmente il coperto comprensivo di pane e grissini anch’essi preparati direttamente nelle cucine del ristorante. Un conto incredibile, ritenuto sproporzionato e divenuto indigesto “solo perché sul risotto è stato aggiunto del tartufo bianco!”. Per non scadere in discussioni polemiche e per solidarietà verso il popolo greco, Pierangelo ha smorzato ogni polemica dichiarandosi ben felice di aver ospitato al suo tavolo degli stranieri che hanno potuto assaporare uno dei più straordinari prodotti della gastronomia italiana. Almeno loro conserveranno un buon ricordo di Bergamo e del Ristorante Colleoni: città dove si mangia bene e si spende niente! Col gentile contributo del giornalista gastronomico Elio Ghisalberti



*Motori Saul Mariani

John Cooper Works, la Mini con il «pepe nella coda»

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ttesa terminata, in Italia, per l’ultima edizione della Mini John Cooper Works, concetto automobilistico unico fondato sul legame tradizionale tra due marchi con caratteristiche prestazionali fuori dal comune per il segmento di appartenenza. Si tratta in sostanza del propulsore più potente finora mai montato in un modello di serie del marchio premium britannico, un quattro cilindri a benzina da 2.000 cc da 231 Cv sviluppato attingendo al profondo know-how del motorsport, sulla base dell’ultima generazione di propulsori dotati di tecnologia Mini TwinPower Turbo. L’incremento di potenza è stato di 39 Cv (si partiva da 192), con un consumo di carburante nel ciclo di prova combinato Ue di 6,7 l/100 km, con emissioni di CO2 nel ciclo combinato di 155 g/km. L’accelerazione da 0 a 100 km/h è di 6,3 secondi con cambio manuale e di 6,1 secondi con il cambio automatico. La velocità massima addirittura di 246 orari. La tecnica delle sospensioni è stata ovviamente tarata con la massima precisione alla potenza e alle caratteristiche prestazionali del motore, mentre l’impianto frenante sportivo Brembo è stato sviluppato ex novo. Sul versante del design si nota subito, nella versione a tre porte, la grembiulatura anteriore disegnata appositamente con grosse prese d’aria di raffreddamento posizionate nello spazio previsto per le luci fendinebbia. L’aspetto è immediatamente

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riconoscibile grazie ad elementi di design ed equipaggiamenti sviluppati appositamente, come i gruppi ottici Led con indicatori di direzione bianchi, la cornice dei passaruota dalla sagoma marcata, la calandra del radiatore, e cofano posteriore con targhetta John Cooper Works. Completano l’opera l’impianto di scarico sportivo con terminali di scarico speciali e la rebel green, la nuova vernice per la scocca, offerta in esclusiva per la nuova Mini John Cooper Works. L’ a m b i e n t e i n t e r n o è t i p i c a m e n t e sportivo, dai sedili sportivi esclusivi John

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Cooper Works rivestiti in Dinamica/ stoffa con poggiatesta integrati al battitacco John Cooper Works. In combinazione con il cambio Steptronic sportivo a sei rapporti si può avere il volante John Cooper Works con tasti multifunzione e paddles, e poi non mancano la leva del cambio o selettore di marcia John Cooper Works, gli indicazioni nel cockpit, la cornice della strumentazione centrale dal design speciale, i pedali e il poggiapiede del guidatore in acciaio inossidabile e il cielo del tetto colore antracite.


your best look

Bergamo, via E. Rossi 5 - 035.270373 - 035.243938


*Hair Style Laura e Ferruccio Galessi Hair stylist

Shatush e skyline...

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ggi parliamo di schiariture. Essendo noi un marchio dalla l u n g a ( e f a m i l i a re ) s t o r i a , troviamo giusto non abolire quello che in passato è stato. Nei nostri saloni si possono ancora trovare clienti giovani che preferiscono il colpo di sole, riaggiornato ma comunque con tecnica di stagnola o a mano libera, apprezzatissima se fatta in modo professionale. In questi ultimi anni si sono evolute delle tecniche nuove. Parliamo di shatush, una tecnica innovativa, molto in voga e adatta per ogni tipo di età e tipologia di cliente. Possiamo ottenere diversi riflessi, tramite cotonatura (che li contraddistinguono) o con applicazione di accessori. Al giorno d’oggi tante donne portano capelli medi-lunghi e vogliono effetti naturali, come schiariture del mare; con questa tecnica di cotonatura (radice, lunghezze e punte) riusciamo ad ottenerlo. Per le donne più grintose, utilizzando la tecnica di cotonatura ma seguendo il taglio, riusciamo a creare giochi di luce che lo valorizzano. Oltre all’effetto shatush (cotonatura), si possono ottenere schiariture naturali usando un particolare accessorio di forma conica, lo Skyline. La tecnica prevede il fissaggio di questo cono al centro della testa; successivamente l’acconciatrice con le mani creerà effetti di schiariture e giochi di luce, avvolgendo i capelli intorno ad esso.

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*Arte Mario Donizetti

Il progetto

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iò che determina, secondo Duchamp, un valore estetico “non è più un procedimento tecnico, un lavoro, ma un puro atto mentale” (G. C. Argan: «L’arte moderna», pag. 435). La caratteristica della decadenza (decadenza non va confusa con decadentismo che è un genere di arte in relazione ai contenuti e, come tale, si regge con tutti i sostegni della scienza e tecnica d’arte) è costituita dalla impossibilità dell’artista (che, in questo caso, artista non è più) di valersi dei mezzi tecnici e delle conoscenze

scientifiche. La caratteristica più evidente di questa impossibilità è il ridurre l’opera d’arte sempre più ai suoi elementi «essenziali» fino che non si arrivi al suo «essere puro», mettendo al servizio di questa operazione il pensare filosofico. Ma anche la filosofia è solo un mezzo. La verità può essere stravolta anche con questo mezzo. Come può essere vero che l’arte consiste nel suo puro e semplice progetto? Se dovessimo applicare lo stesso rigore logico alle forme del vivere noi potremmo tranquillamente progettare la guarigione di tutte le malattie (ma non guarirle), la soluzione di tutte le ingiustizie sociali (ma non eliminarle). L’essere uomo reale non è il suo solo progettare o filosofare ma è il “fare”. L’uomo vero vanga e produce i beni della terra, dipinge e crea l’oggetto d’arte.

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Solo l’oggetto reale è l’«esserci» . «Il puro essere e il puro nulla sono lo stesso» dice Hegel. Ma la decadenza non sente istintivamente la verità, la cerca con il sillogismo e perciò può arrivare anche al sofisma il quale, in quanto anch’esso puro essere, è formalmente ineccepibile come il puro nulla. E il sofisma, per chi non ama e non lavora, è vero. Probabilmente quelli che hanno cominciato con lo spogliare l’arte dei suoi attributi (cosiddetti «esteriori»), sapevano che presto o tardi si sarebbe arrivati alla completa esclusione dell’arte. Questa operazione diabolica non tiene però conto della spinta genuina che la natura imprime alle generazioni nuove. Ed è forse il momento di reintegrare i1 soggetto a sostegno dell’oggetto il quale dà sostegno alla forma che dà sostegno alla maniera della forma. Infatti l’arte si regge sulla novità di una certa particolare maniera, è il modo con cui è resa concreta una forma nuova, vale a dire la maniera con cui è rappresentata la forma reale. In definitiva: o è vera arte la «pensata» - il «progetto» magari di «merda in scatola» - oppure è vera arte l’oggetto concretamente prodotto con tutti gli attributi classici.

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*Spiritualità don Giambattista Boffi Direttore Centro missionario diocesano

Globalizzazione della misericordia

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un sogno quello della pace. Un sogno che ha attraversato il cuore di migliaia di uomini, pagato a prezzo della vita in nome della libertà. Un sogno scrivere la storia dell’umanità lasciando parlare il fiume di bene che ha risposto alla violenza, ai soprusi, all’ingiustizia, alla cattiveria, al male. Un sogno lo spazio di misericordia dove deporre attese e speranze, dove riconsegnare l’uomo alla sua dignità. Forse nel cuore di papa Francesco questi pensieri nel proporre il Giubileo della misericordia. Ci sarà tempo per farne tesoro, raccogliere stimoli, rafforzare la fede, ridire le ragioni della dignità dell’uomo, ma da subito alcune suggestioni rapiscono la nostra attenzione. Un tempo di quotidianità. Inutile scrivere trattati sulla misericordia. Per portare al cuore la miseria, offrire cioè consolazione del presente e spiragli sul futuro, basta lasciar correre il tempo di una giornata, vivere gli spazi del quotidiano, raccogliere gli inviti più comuni. Quanto di più concreto si possa fare. Dal pianerottolo di casa alle immagini del telegiornale, dalla telefonata con l’amico al senza fissa dimora che ti passa accanto mentre attraversi la strada, dal trovarsi in famiglia all’inopportuno mendicante al semaforo. E poi quello che schiaccia il clacson con insistenza perché ha fretta, quello che supera la fila perché non può aspettare, quello che se ne frega e non paga le tasse, non emette lo scontrino fiscale, impreca contro i profughi che rubano i soldi e se la prende con i piccoli rom, perché sono delinquenti dalla nascita. Questo insieme di casi chiedono alla misericordia di farsi viva e, ancora di più, trovano nella misericordia una possibilità. Un mondo diverso.

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Un tempo di ricerca. Sì, perché non si tratta di essere dei semplicioni, buonisti o integralisti, tanto meno superficiali. La complessità delle situazioni, l’intreccio di vicende e la fatica dei processi generativi chiede la pazienza del cuore che cerca. Un esercizio fisico non indifferente davanti a tante inutili tachicardie e scompensi dovuti all’atrofia del cuore, alla mente che ha abbandonato il pensiero. Un pericolo serio ai nostri giorni, insieme a quello di affidare a qualche insulso Solone le proprie piccole attese di conservazione. Cercare apre la porta del conoscere, offre la possibilità di vincere l’agguato dell’ignoranza, scatena quella ricerca di senso che, alla fine, non è altro che la scoperta del bene, del bene di tutti e per tutti. Le viscere di misericordia, che la Bibbia riconosce come caratteristica di Dio, trovano ragione nella profonda conoscenza del cuore dell’uomo, questo è amore vero. Scegliere di cercare vuol dire farsi carico dell’uomo e della sua storia, delle domande vere, quelle che riducono all’osso. Un tempo di sobrietà. Gli orpelli del passato, estetici e di circostanza, lasciano spazio alla concretezza dell’incontro, della relazione, della riconciliazione. E, come prima di affrontare una scalata, verifichi le tue forze e limiti il bagaglio, così il giubileo per sortire gli effetti della sua celebrazione, chiede una verifica profonda dello stile di vita. Non è un restyling, un’operazione di contenimento, ma chiede tutto, proprio tutto. Chiede l’esperienza della libertà che arriva fino alla consegna della vita. Per questo fa appello alla fede, trova ragione nel rapporto con Dio e nella fraternità della Chiesa. “Misericordia – scrive papa Fran-

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cesco nella Bolla d’indizione del Giubileo – è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato”. Un tempo di misericordia: questa la proposta. Ci vuole pelo sullo stomaco di questi tempi, ma la debole forza della missione non può che ancorarsi sempre di più a Colui che della misericordia è il volto, le mani, il cuore, la proposta. L’uomo di Nazareth, che ha inaugurato l’ “anno di misericordia” nella sinagoga del suo piccolo villaggio, oggi continua a raccontare il Mistero di Dio nella testimonianza di ogni singolo e piccolo credente. Ci mostra il volto della misericordia la mamma che allatta il piccolo al seno, il vecchio che considera nella sapienza i suoi giorni, il volontario che spende del suo per la gioia dell’altro, il politico che fa del bene comune ragione di giustizia, il perseguitato che offre silenzio e passione per un bene da condividere, chiunque è fedele alla sua vocazione nel servizio e nella gratuità, e poi l’uomo, che vive nell’altro e per l’altro, il dono della sua umanità. La scoperta della misericordia è già un dono. E’ già qualcosa mentre ci avviciniamo al Giubileo. Che non rimanga un evento da sagrestia, che non si consumi in frivole celebrazioni, che non si trasformi in un baraccone mediatico, che non ci illuda con qualche briciola d’indulgenza, tutto questo dipende anche da me, dal piccolo cristiano della isole sperdute nel Pacifico, dalla grande comunità ecclesiale di Roma o di New York. Anche in questo caso è proprio vero che tutto dipende da me e dalla misura di misericordia che porto nel cuore.


*Poesia Federica Fioravanti

Le mie sensazioni le mie ansie, le mie paure, le mie gioie, la mia crescita... la mia vita.

Sogni Cammino leggera, cammino dei miei sogni, senza calpestarli ma assaporandoli, ascoltandoli, toccandoli guardandoli. I miei sensi Pronti a cogliere ogni sfumatura di ciò che provo dentro e fuori di me.

Anima a metà Divisa da sensazioni, da doveri e piaceri, da dubbi, che non dovrebbero esistere. Sensazioni contrastanti che destabilizzano ma che nello stesso tempo ti tengono sul filo del rasoio come per divertimento o disperazione. Anima divisa a metà che attende...

Soffio Caldo Un soffio caldo, avvolge tutto ciò che sono, la sensazione e l’attesa di ciò che sta arrivando; il tuo abbraccio forte e sicuro mi fa abbandonare ogni timore di non sentirti. Ora siamo un’unica cosa, un’unica anima.

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Cult

Bergamo capitale del paesaggio

Turismo e agricoltura eco-sostenibili guidano la città all’incontro con il futuro. In attesa di settembre, quando Bergamo Alta torna a colorarsi di verde: tappeti erbosi, alberi, tavolini e cuscini colorati

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ellezze green come veicolo di benessere, cultura e innovazione. Se ne è parlato venerdì 8 maggio nella splendida cornice del Giardino del Palma, alla Gamec di Bergamo in via San Tomaso, 53 in occasione dell’incontro «Bergamo punta sul paesaggio», organizzato dal Comune e dall’Associazione Arketipos. Un pomeriggio pensato per fare il punto sulla natura declinata in chiave urbana, così come sottolineato da Silvia Botti, direttore di Abitare, magazine di riferimento per il mondo del design, dell'arte e dell'architettura “Paesaggio e cultura come nutrimento ed energia per un futuro sostenibile - sottolinea Claudia Terzi, assessore regionale a Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile -. Regione Lombardia negli ultimi anni, e in particolare grazie anche alla spinta

di Expo, sta investendo tempo e risorse per fare propri e i temi della tutela del paesaggio e della sua valorizzazione e sensibilizzare i territori. E Bergamo, grazie a eventi come i Maestri del Paesaggio, si pone da protagonista per lo sviluppo di azioni per il miglioramento della qualità della vita”. Abitare ha dedicato il numero di maggio della storica rivista proprio a questa tematica, con un focus speciale su Bergamo, nota culla d’arte e, da qualche anno, indiscusso laboratorio di benessere verde. «Per dominare il futuro è necessario riscoprire il paesaggio, fare tesoro di lezioni antiche, finanche millenarie, scolpite nelle nostre montagne e nelle nostre valli, portando la natura all’incontro con i bisogni dei cittadini che sempre di più intendono recuperare serenità, leggerezza e benessere psico-

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fisico anche tra le vie della modernità. Tutte caratteristiche che ritroviamo in più settori: dal turismo alla produzione, dall’enogastronomia all’artigianalità e che, se opportunamente valorizzate, sapranno rendere i soggiorni, sia estemporanei che permanenti nelle nostre città, davvero unici», ha spiegato il direttore Silvia Botti. Un proposito questo che Bergamo rende concreto nelle due settimane più attese di settembre, quando la città medioevale si colora di verde: tappeti erbosi, alberi, tavolini e cuscini colorati accolgono I Maestri del Paesaggio - International Meeting of Landscape and Garden, manifestazione internazionale arrivata quest’anno alla sua V edizione e rico-

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nosciuta come al 3° posto tra le manifestazioni culturali della Lombardia. «Il paesaggio rappresenta per la nostra città un elemento fondamentale della sua identità: il sistema ambientale costituito dalla Città Alta con i colli, dal complesso monumentale di Astino con la sua Valle della Biodiversità fino ad arrivare al Parco Agricolo Ecologico (tutto da costruire) rappresenta un capitale su cui investire in termini di benessere per i nostri concittadini, agricoltura peri-urbana e turismo sostenibile», ha assicurato l’assessore all’ambiente, politiche energetiche, verde pubblico di Bergamo, Graziella Leyla Ciagà. "Feeding Landscape. Le colture agrarie

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fanno paesaggio” è infatti il fil rouge scelto per la nuova edizione de I Maestri del Paesaggio, «kermesse che abbiamo immaginato cinque anni fa come palcoscenico di consapevolezza verde, un pensatoio che grazie alla collaborazione di archistar internazionali, studenti e viaggiatori d’ogni dove, permettesse di riflettere sul paesaggio», ha chiarito il presidente di Arketipos Maurizio Vegini. Che ha poi concluso: «Investire sul green landscape vuol dire non solo recuperare spazi di socialità, migliorando la qualità di vita degli abitanti del luogo, ma anche offrire alle nostre città una nuova vision per il futuro, fatta di turismo, arte e agricoltura ecosostenibili».


LA MUSICA LIBERA! TRAVOLGENTE. SPETTACOLARE. INTENSA.

FESTA DELLA MUSICA EUROPEA

P r o Loc o B e r gam o - A r t &Cu l tu re Tel. 035 237323 – info@prolocobergamo.it www.prolocobergamo.it

Domenica 21 giugno: Bergamo si trasforma in un grande palcoscenico. Al fianco di AISLA. Arriva a Bergamo la Festa della Musica europea, manifestazione internazionale che si tiene ogni anno il 21 giugno e che coinvolge più di 60 città del Vecchio Continente. Pro Loco Bergamo – Art & Culture, affiancata nell’organizzazione e nella comunicazione da Teamitalia, ha deciso di proporre anche negli spazi del capoluogo orobico una maratona di concerti ad ingresso libero: dal jazz al rock, dalla classica al pop, passando per le sonorità etniche e folk, la Festa sarà un evento all’insegna del piacere di suonare e di ascoltare, ma soprattutto del piacere di condividere esperienze ed emozioni.

E proprio nell’ottica della condivisione si colloca l’affiancamento dell’evento all’Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica: la Festa della Musica diventa occasione per sensibilizzare il pubblico che assisterà ai concerti nei confronti dei bisogni delle persone affette da questa patologia e sull’importanza

della ricerca scientifica. La Festa della Musica si caratterizza così non solo come un momento di svago, ma anche e soprattutto come un’occasione di comunicazione sociale. Per un giorno la nostra città risuonerà di melodie: ogni forma di musica, da quella popolare a quella più colta, troverà una sua rappresentanza all’interno del cartellone, in cui realtà emergenti saranno affiancate a quelle già affermate. L’evento vedrà in prima linea il Conservatorio Gaetano Donizetti, il Jazz Club, l’Accademia Musicale Santa Cecilia, l’USCI con numerosi cori polifonici, gospel e giovanili tra cui spiccano gli Harmonici e i Piccoli Musici di Casazza, l’Associazione Bergamasca Bande Musicali, l’Associazione Beatlesiani, il Ducato di Piazza Pontida, oltre a numerose formazioni e gruppi di vari generi. “Abbiamo raccolto moltissime proposte artistiche da tutta Italia e anche dall’estero. Ma questa prima edizione -dichiara Roberto Gualdi, Presidente di Pro Loco Bergamo- vuole essere principalmente un palcoscenico per gli artisti loc ali e una vetrina che metta in luce le UN PROGETTO PROMOSSO DA

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potenzialità del territorio”. L’ambizione è che la nostra città, che ha dato i natali a nomi illustri della musica e ospita associazioni culturali di grande tradizione, dia vita a un grande spettacolo accessibile a tutti. Spazio allora all’entusiasmo, all’energia, all’emozione. Spazio a tutti i colori, ai ritmi, alle culture, alle armonie, ai silenzi e ai rumori. Spazio alla musica, in tutte le sue forme, spazio a chi la musica la fa e a chi la ama. Perché non esiste musica senza qualcuno che l’ascolti. MEDIA PARTNER

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SABATO 11 LUGLIO RITORNA LA NOTTE BIANCA DELL’ARTE

ART2NIGHT ILLUMINA BERGAMO Mostre, visite guidate, performance, spettacoli e concerti accendono la Notte in Città Ritorna Art2night, la Notte Bianca dell’Arte di Bergamo. Nell’anno di EXPO, il capoluogo orobico si veste di luce e offre al mondo intero un’opportunità unica per essere visitato e ammirato: sabato 11 luglio 2015 la divisione Art & Culture di Proloco Bergamo accende la città con Art2night, un evento che ha regalato la scorsa estate grandi emozioni ai cittadini e ai turisti in visita a Bergamo e che promette di sorprendere anche alla sua seconda edizione. Musei, fondazioni, chiese, monumenti, gallerie, spazi espositi, siti archeologici, teatri, laboratori di restauro apriranno le loro porte al pubblico offrendo la possibilità di fruire delle loro bellezze artistiche in orari insoliti. La Fondazione Credito Bergamasco darà il via alla manifestazione inaugurando alle ore 18 la mostra dedicata a Ugo Riva, dal titolo “Alfa e Omega” presso la sede della Fondazione in Largo Porta Nuova. “La serata dedicata a Ugo Riva - racconta Angelo Piazzoli, Segretario Generale della Fondazione Credito Bergamasco per la nuova edizione di Art2night e la

mostra (che proseguirà poi fino a metà settembre) rappresentano una significativa anticipazione dell’esposizione itinerante che, nel 2016, la Fondazione proporrà ai territori con opere del grande scultore bergamasco, di rilievo internazionale: sarà un’esposizione di grande pathos”. A seguire una fitta rete di appuntamenti, visite guidate, mostre, concerti ed esibizioni in un cammino esaltante e stimolante. Percorsi storici tra le vie di Città Alta e dei Borghi di Città Bassa da intraprendere per vivere Bergamo con nuovi sguardi e accogliere nuove scoperte. Tante le adesioni, dalla Diocesi alla Fondazione MIA, dalla Fondazione Bernareggi al Conservatorio G. Donizetti, dal Parco dei Colli alle Gallerie d’arte private: un’occasione unica per le famiglie UN PROGETTO PROMOSSO DA

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e gli appassionati per visitare in una notte tanti luoghi, per emozionarsi e per farsi coinvolgere dai numerosi eventi in programma. Bergamo: una città con due anime, un luogo d’arte, un patrimonio da ammirare e rimirare sempre.

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Riaperta la Carrara dopo 7 anni di restauro

Stupendo lo spettacolo del Teatro Tascabile, con una ballerina sorretta da palloncini impegnata a danzare nell’aria di fronte all’accademia.Ventimila i visitatori solo nel primo weekend

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na cerimonia da sogno. La r i a p e r t u r a d e l l’ Ac c a d e m i a Carrara non ha rappresentato solo un appuntamento culturale di interesse nazionale e internazionale, ma anche un’occasione di festa per tutta la città di Bergamo, che si è riappropriata dopo ben sette anni della sua istituzione culturale. Per la cerimonia di inaugurazione il Teatro Tascabile di Bergamo ha accolto il pubblico con uno spettacolo poetico. Una successione di quadri costruiti sul principio del libero montaggio delle attrazioni: azioni arbitrariamente scelte, indipendenti, ma aventi il preciso orientamento di far emergere il colore. La spettacolo è stato realizzato con la partecipazione di Molecole Show (Milano), Silence Teatro (Lovere), Teatro a Canone (Chivasso), Gruppo Sbandiera-

tori e Musici dell’Urna (Urgnano), Luca Pelliccioli (Ranica). Disegno luci: Lorenzo Bucci (Bergamo). Ringraziamento particolare, per la collaborazione, alla Scuola italiana di alpinismo, sci alpinismo e arrampicata delle guide alpine orobiche (Bergamo) e a Scuolainmontagna (Lizzola). Oltre ventimila visitatori solo nel primo weekend d’apertura hanno fornito una buona risposta ai cospicui investimenti effettuati. Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, ha parlato di 11 milioni di euro, di cui dieci dal Comune e 1,5 dalla Fondazione Credito Bergamasco. Inoltre, opere di bellezza inarrivabile del Pisanello, Raffaello, Mantegna, Botticelli e Bellini si presentano con una veste nuova perché passate per mano dei

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laboratori di restauro della Pinacoteca di Brera e dell'opificio delle Pietre Dure di Firenze. Le opere presenti sono 600 di cui 50 sculture, distribuite in 28 sale disposte su tre piani. Da ricordare inoltre l'origine delle nuove acquisizioni: sono state donate da Federico Zeri, e il legame con il Poldi Pezzoli si giustifica proprio per la forte presenza di mecenatiche hanno costituito la sostanza dell'Accademia come della casa museo milanese. L'Accademia Carrara nacque nel 1796 coi lasciti del Conte Giacomo Carrara e fu gestita da una commissaria sino a quando non passò nelle mani del Comune di Bergamo. La collezione ricchissima si amplia con la sezione di arte moderna e contemporanea, la Gamec (Galleria d'arte moderna e contemporanea) con opere di Balla, Boccioni, Manzù, Savinio, Morandi, Campigli, Casorati, De Chirico, Kandinsky, Sutherland. Parlando di festa, non c’è solo l’inaugurazione: si prosegue infatti con i «Venerdì della Carrara», aperture straordinarie fino a mezzanotte con un biglietto a prezzo

ridotto a 5 euro e una serie di manifestazioni che faranno da corollario alla più importante pinacoteca bergamasca: proiezioni, incontri, spettacoli e visite guidate. Previste anche chiusure al traffico dell’area, che grazie al coinvolgimento del tessuto commerciale del borgo replicherà il “fuoriAccademia” che ha attirato migliaia di persone in occasione della riapertura lo scorso 23 aprile. «La grande partecipazione spiega Nadia Ghisalberti, assessore alla cultura dei Comune di Bergamo - del weekend di inaugurazione è stato un chiaro segnale di voler vivere la Carrara e il quartiere in orari serali e notturni. La nostra è quindi una scelta che va incontro a chi vuol unire una speciale esperienza culturale con momenti di svago».

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La lucida follia dell’opera di Arcangel

La Gamec fino al 28 giugno presenta «This is all so crazy, everybody seems so famous», la prima personale in un'istituzione italiana dell'artista americano, uno tra i più influenti della New Media Generation

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ino al 28 giugno 2015 la Gamec - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo presenta «This is all so crazy, everybody seems so famous», la prima personale in un'istituzione italiana dell'artista americano Cory Arcangel. Arcangel è uno tra i più influenti artisti della New Media Generation, tanto che il Whitney Museum di New York gli ha dedicato una personale nel 2011. Il suo lavoro ruota attorno al concetto di salvaguardia dell'identità e della memoria digitale e fisica; intende recuperare l'importanza della tradizione attraverso l'interesse per la relazione tra tecnologia e cultura, territorio e innovazione, nonché attraverso l'appropriazione e il riutilizzo dei media. Le opere riflettono e agiscono all'interno di una società contempo-

ranea fortemente digitalizzata, liquida e continuamente mutevole, in cui il valore effettivo delle cose è destinato a perdersi in poco tempo, per lasciare spazio a nuovi prodotti-simulacri di valore. Arcangel è interessato a salvare dall'obsolescenza gli oggetti tecnologici che fino a pochi anni fa sembravano all'avanguardia e che, ora, giacciono inutilizzati, condannati a un'atemporalita quasi metafisica e non più accessibile. Nonostante sia cresciuto durante il boom tecnologico - quando cellulari, videogiochi, computer, internet e i relativi aggiornamenti e upgrade hanno iniziato a diffondersi - l'approccio di Arcangel verso la società dei consumi e della comunicazione di massa non è quello del fruitore o dello spettatore, bensì quello dell'hacker capace di manipolare i dati e, quindi, di conferire agli stessi un

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nuovo significato. Questo agire e visibile, per esempio, nel noto lavoro Super Mario Clouds (2002-) in cui il celebre gioco viene modificato: la maggior parte degli elementi architettonici viene rimossa, per lasciare spazio solo alle nuvole fluttuanti sullo sfondo azzurro. In questo modo, per la prima volta, viene data importanza alla rappresentazione e allo spazio pittorico nei videogiochi. Per l'artista, manipolazione è anche condivisione: le istruzioni e i codici sorgente per la realizzazione di diversi lavori sono disponibili sia sul suo sito internet (www.coryarcangel. com) sia in una serie di pubblicazioni intitolata The Source. Questo tentativo di salvaguardia e azione è ripreso anche dal titolo della mostra - This is all so crazy, everybody seems so famous - citazione tratta da una hit dell'icona della musica

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teen pop Miley Cyrus. La smania di raggiungere i famosi «quindici minuti di celebrità» tanto auspicati da Andy Warhol nasconde in sè l'obsolescenza inscritta in quel tempo cosi limitato e vacuo rispetto all'incessante divenire. La mostra ideata per la Gamec, curata da Stefano Raimondi, rientra tra i principali appuntamenti culturali della città in vista di Expo 2015 - accanto alla grande retrospettiva dedicata a Kazimir Malevic che il museo presenterà in autunno - e sarà eccezionalmente ospitata nella Sala dei Giuristi di Palazzo della Ragione, nel cuore di Città Alta, per secoli centro politico di Bergamo. Il progetto espositivo si innesta in primo luogo sul contrasto e sul dialogo che può esistere tra uno dei più importanti edifici storici della città, il più antico palazzo

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comunale italiano, edificato a partire dalla fine del XII secolo, e le ultra-contemporanee installazioni dell’artista americano. Lo spazio della sala è concepito come una grande piattaforma, il cui centro è interamente occupato dall’opera «Photoshop CS: 1060 by 2744 centimeters, 10 DPC, RGB, square pixels, default gradient "Spectrum", mousedown y=1800 x=6800, mouseup y=8800 x=20180 (2015)», parte della serie Photoshop Gradient Demonstration: un tappeto concepito attraverso l’indagine e la collaborazione con aziende del territorio, ripercorrendo i processi tecnici e tecnologi della tessitura che fino a pochi anni fa rappresentava uno dei settori produttivi più floridi della provincia e che ha subìto negli anni un processo di rinegoziazione. Una superficie calpestabile di oltre 200


metri quadrati che ricopre l’intero pavimento della sala e che si sviluppa in una progressione abbagliante di colori, creando una cassa di risonanza per le antiche pitture a fresco che la decorano. Un’opera che avvolge completamente lo spettatore, portandolo - prendendo in prestito un concetto tipicamente futurista - “al centro del quadro”. L’installazione della mostra si sviluppa, poi, lungo il perimetro dello spazio, dove l’artista affianca le proprie opere agli affreschi presenti, invitando lo spettatore a una lettura simultanea dei due livelli di creazione, quello antico e quello contemporaneo. La moquette realizzata con i pattern colorati e cangianti delle sue opere pittoriche si struttura, così, per blocchi di colori, ma l'estetica formale è puramente concettuale, poiché la fonte di riferimento è uno dei gradienti di Adobe Photoshop CS. Tra le opere presentate in occasione della mostra, i lavori più recenti sono parte della serie Screen-Agers, Tall Boys, and Whales e della serie Lakes, ma sono esposti anche due lavori apparte-

nenti alla serie dei primi anni Duemila che presenta le alterazioni sulla consolle Nintendo, Super Mario Clouds (2002-) e Totally Fucked (2003), entrambi presentati su monitor CRT dell’epoca. Opere che offrono una panoramica quasi completa della poetica creativa di Cory Arcangel degli ultimi quindici anni. La serie Screen-Agers, Tall Boys, and Whales (2011-2015) riflette la mondanità contemporanea con un pizzico di nostalgia: i lunghi tubi di plastica utilizzati come galleggianti in piscina vengono trasformati in personaggi, icone effimere della contemporaneità, agghindati con collane, must-have elettronici e abiti di marca, musica e bottiglie di birra casual-

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mente disposte nella stanza. La serie Lakes (2011-2015) è costituita da installazioni con monitor a schermo piatto – simbolo onnipresente della società dei consumi – letteralmente capovolti e disposti verticalmente: alle immagini rubate alla cultura pop l'artista ha applicato il famoso filtro Java "lago", ripescandolo dagli anni Novanta, che crea un effetto mosso, come se qualcosa si riflettesse su una superficie liquida. L’immagine che ne risulta non è né in movimento – come ci aspetteremmo di vedere in un monitor – né statica, bensì un ibrido tra le due; l’immagine su cui galleggia e ondeggia la società contemporanea.

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Dalla Lettonia per conoscere la cucina italiana

Gli studenti hanno effettuato cinque settimane di tirocinio, come camerieri e aiuto cuochi, in alberghi di 3, 4 e 5 stelle e nei ristoranti di Bergamo, Clusone, Limone sul Garda, Livigno e Como. Hanno visitato Città Alta e la Carrara

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opo due mesi di stage in ristoranti e alberghi della Lombardia, sono tornati in Lettonia, più precisamente nella città di Riga, venti allievi dell’Istituto "Riga Technical School of Tourism and Creative Industry". La loro esperienza di stage in Italia è avvenuta con l’assistenza logistica della agenzia “Europe 3000” di Bergamo, specializzata in scambi formativi tra studenti di istituti alberghieri. Gli studenti hanno effettuato cinque settimane di tirocinio, come camerieri e aiuto

cuochi, in strutture alberghiere di 3, 4 e 5 stelle e nei ristoranti di Bergamo, Clusone, Limone sul Garda, Livigno e Como, sotto la supervisione di Alessandra Organista e Mara Bonati della Europe 3000. Una esperienza ritenuta ottima da ambo le parti, scuola e aziende, così che agli studenti è stato offerto di riproporsi per un periodo più ampio, da 3 a 6 mesi, al fine di apprendere al meglio il servizio e la manipolazione dei prodotti agroalimentari del territorio lombardo. La tutor della scuola di provenienza, Inga

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Zukule, è stata pienamente soddisfatta dei risultati ottenuti dagli studenti e si premurerà con la direzione scolastica di attivare altri progetti con le stesse finalità di apprendimento. Prima di tornare in Lettonia, gli studenti e i loro accompagnatori sono stati accompagnati in visita a Bergamo Alta e all’Accademia Carrara. Sono stati ricevuti nella sala consigliare di via Tasso dal presidente della Provincia, Matteo Rossi, che ha donato loro un libro sulla terra bergamasca con incluse alcune ricette tipiche. Hanno inoltre visitato i laboratori del Centro professionale Zanardelli di Clusane d’Iseo, seguendo la preparazione e il servizio di un buffet appositamente

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allestito per gli ospiti lettoni. In altra giornata hanno avuto la possibilità di fare visita alla Cantina Sociale di San Paolo D'Argon: il direttore commerciale Giovanni Curti ha illustrato le varie fasi di lavorazione dalla vigna al vino in bottiglia. Ha inoltre guidato l’assaggio di tre vini: spumante brut metodo classico "Sottosopra", Valcalepio moscato passito "Perseo", Valcalepio rosso "Orologio". Il successivo incontro è stato in un’altra importante cantina bergamasca, la Tordela di Torre de’ Roveri: il padrone di casa Marco Bernardi ha illustrato la tenuta e i vini prodotti. Nel periodo delle escursioni, gli studenti Erasmus, con gli accompagnatori, sono

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stati ospitati nel nuovo Hostel San Sisto di Colognola, gestito dalla parrocchia, struttura che gli ospiti lettoni hanno trovato eccellente, esprimendo i loro complimenti. Europe 3000, agenzia per la promozione di progetti europei ed extraeuropei, con sede in Bergamo, sta attivando progetti Erasmus per 70 studenti italiani da mandare nei Paesi dell'Est Europa sempre del settore turistico-alberghiero, con le qualifiche di cuoco, cameriere e receptionist, allo scopo di migliorarsi e confrontarsi con la lingua inglese. Inoltre, dal prossimo ottobre, ha in atto un progetto per dare ospitalità a 50 studenti di Moldavia, Serbia e Ucraina.


Cult

Lazzaretto, torna l’Happening delle coop

Una manifestazione che ogni anno porta in città grandi nomi del panorama teatrale e musicale italiano, oltre ad essere un'occasione per entrare in contatto con il mondo della cooperazione locale

T

orna al Lazzaretto di Bergamo l'appuntamento con l'Happening delle cooperative sociali. Una manifestazione che ogni anno porta in città grandi nomi del panorama teatrale e musicale italiano, oltre ad essere un'occasione per entrare in contatto con il mondo della cooperazione locale. Come tutti gli anni saranno presenti all'interno del Lazzaretto punti ristoro (bar, ristorante, pizzeria) e molte attività parallele che prendono il via già dal pomeriggio (come ad esempio il Torneo " Matti per il calcio", Sabato 14, e un convegno organizzato Alchimia sul tema del gioco). Non mancheranno inoltre

i "rimandi" all'Expo, o meglio, a modi diversi di pensare al cibo e alla ristorazione, come dimostreranno in particolare la serata iniziale, organizzata in collaborazione con Locanda dei girasoli di Roma, che favorisce l'integrazione dei ragazzi affetti dalla sindrome di down (Il tutto in collaborazione con Spazio Autismo di Bergamo) e la serata di mercoledì 13, in cui si potrà cenare ai soliti punti ristoro, ma con tutto a base di prodotti delle cooperative di Libera terra. In più ci sarà anche un mercatino dei prodotti agricoli delle cooperative. Passando agli spettacoli, si inizia alla grande sabato 7 con un concerto di

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Eugenio Finardi (con lo spettacolo Parole & Musica). Si prosegue martedì 9 si con il reggae di Mellow Mood, ovvero la band che di fatto ha sostituito gli Africa Unite come band di riferimento della scena reggae italiana. Mercoledì 10 giugno si passa dalla musica al teatro di Moni Ovadia, che approda a Bergamo con il suo spettacolo Il registro dei peccati. Giovedì 11 invece una serata tutta al femminile con Carmen Cangiano, Nagalia e i suoi Smu 14 e Giulia Spallino. Venerdì 12 Famiglia Rossi, la storica band bergamasca che tanto ha contribuito ad animare festival e serate della città e provincia di Bergamo, ritorna con un concerto a sorpresa dopo un lungo periodo di latitanza live. Il giorno successivo arrivano invece Tre Allegri Ragazzi Morti con uno spettacolo che si promette memorabile: la storica band di Pordenone infatti si lancia in una nuova avventura per cui vengono rivisitati, con il supporto di un'orchestra di fiati di 20 elementi, il meglio dell'ormai ventennale e infinito repertorio del gruppo di Pordenone. Si chiude domenica 14 giugno con il concerto di S.o.s.

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