Città dei Mille agosto-settembre 2013

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SONIA ROTTICHIERI LA SCRITTRICE... CHE NON T’ASPETTI

AGOSTO / SETTEMBRE 2013

Anno 16 - N°4 Agosto/Settembre 2013 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB BERGAMO In caso di mancato recapito si restituisca a: Editrice Bergamasca Srl - via Madonna della Neve, 24 - 24121 Bergamo, che si impegna a pagare la relativa tassa. Euro 3,00


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Edito riale

Editoriale

L’

industria è in affanno, non solo da noi. È un dato di fatto. La crisi ci morde ai polpacci, anche se certo le casse dello Stato sarebbero oggi meglio ossigenate se, come ci ha confessato il nuovo comandante della Guardia di Finanza provinciale, il colonnello Vincenzo Tomei, «tutti, ma dico tutti, avessero pagato il dovuto, ossia le tasse. Forse non saremmo in questa situazione». La manifattura e l’artigianato a Bergamo continuano a essere fondamentali, ma si sente il bisogno di prendere al volo altri treni che stanno passando. Anzi, altri aerei. L’aeroporto, infatti, porta milioni di persone a due passi dalla città. Turismo, ovvero denaro. Lo sa bene Luigi Trigona, presidente di Turismo Bergamo: «Abbiamo scoperto che il nostro territorio è ricco di opere d’arte e di attrattiva ambientale. Pensiamo ai nostri laghi e alle nostre montagne. Natura, cultura e caratteristiche morfologiche del territorio fanno sì che ci siano tutte le potenzialità per aver successo nel settore». Certo, non siamo romagnoli, sull’ospitalità dobbiamo ancora lavorarci: «I bergamaschi sono molto sobri e un po’ chiusi, quindi dobbiamo cercare di fare un buon lavoro culturale, di informazione, tra i cittadini. Che si devono aprire al mondo esterno». È un popolo che sa anche stupire, del resto, quello orobico. La cover story ne è la prova: un ottimo medico di famiglia come Sonia Rottochieri può scrivere libri erotici raffinati. Con cervello, creatività e talento si possono superare confini un tempo considerati invalicabili. Buona lettura! Claudio Gualdi

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di Claudio Gualdi


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La mia

rubrica

E l'educazione?

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vogliamo parlare, una volta tanto, di una parola fuori moda, mai stata fuori moda come oggi? La buona educazione che scrivo in corsivo come se fosse un titolo. Il titolo di un saggio che oggi non troverebbe lettori. La buona educazione ormai è confinata nel regno del modo condizionale. Sarebbe bello che le persone fossero amabili invece che arroganti: quel che vediamo intorno è gente spesso maleducata cioè, detto altrimenti, non educata al rispetto degli altri. Basta vedere cosa succede alla posta, al supermercato, sull’autobus, davanti al bancone degli aperitivi… Rischiamo un discorso noioso, pesante, demodé? E di chi è la colpa? della famiglia, della scuola, della televisione? Proveremo a scriverne e forse ne uscirà qualche osservazione non solo da relegare in un manuale di educazione per signorine di buona famiglia.

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di Emanuela Lanfranco e.lanfranco@inwind.it


Approfondimento

Partire è proprio necessario?

La Diaspora

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a presenza virtuale dei propri cari via Skype acuisce la nostalgia come nemmeno Lacreme Napulitane cantate da Massimo Ranieri: lo sanno bene le mamme e i padri, le nonne, i nonni e le zie che hanno ormai con notevole frequenza qualche loro rampollo all’estero. Così come ormai le morose e/o i morosi di oggi sono ampiamente attrezzati alla lontananza che, come tutti sanno, è “come il vento” che “fa dimenticare chi non s’ama”: arrivati al terzo anno di università anche le coppie più appiccicate sanno che li aspetta l’Erasmus, il meccanismo che consente a molti dei nostri studenti di completare la loro formazione con alcuni mesi all’estero. Finita questa introduzione che gioca con i luoghi comuni, se vogliamo affron-

tare la questione in modo più serio, e la questione è quella di cercare un’interpretazione ai dati sull’emigrazione dei giovani, bisogna partire dai dati sulla disoccupazione. La percentuale di laureati italiani che cercano fortuna all'estero, in dieci anni, è passata dall'11% al 28%. Del resto quelli che a lungo sono stati gli ammortizzatori sociali “classici”, le famiglie, sono in grande sofferenza, come dimostra la grande crescita dei negozi “compro oro” e l’andamento dei consumi. I dati affermano che il 37% dei giovani tra i 16 e i 24 anni sono disoccupati e se questa media è nazionale, immaginiamo cosa succede nel Sud dell’Italia: unica possibile soluzione l’emigrazione. Tanto più che chi ha seguito la campagna elettorale appena conclusasi avrà notato che nessuno degli

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schieramenti ha fatto la benché minima promessa ai giovani per non correre alcun rischio di essere accusato di non averla mantenuta. Severgnini, dalle pagine del Corriere, ha coniato una efficace definizione dei giovani di oggi: “la generazione trasparente”. Il mondo degli adulti li trapassa con lo sguardo senza vederli. Non si parla proprio del problema mentre sarebbe interessante cominciare a pensare che non sia scontato che se ne debbano andare. Questo esodo che non è più dovuto alla sana voglia di esplorare il mondo, come recitavano le favole antiche in cui Giovannin senza paura andava in cerca della sua fortuna con il fagotto in spalla, è una diaspora, pagata con risorse pubbliche. In un paese in cui un’assunzione sembra sia un atto di eroismo pare che la soluzione sia semplicemente nel lasciare andare via il

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nostro futuro. Occorrono flessibilità in entrata e in uscita, semplicità normativa, vantaggi fiscali e contributivi per far ripartire l’occupazione che è una prima spinta a prendere in mano la “questione giovanile”. Forse non abbiamo messo bene a fuoco che un paese senza giovani è per definizione un paese senza futuro. E non diciamo di volerli aiutare quando non siamo disposti a rinunciare a niente per loro. Tutti i giovani che se ne vanno e non tornano sono un investimento finito male per lo Stato che pur se poco ha investito in istruzione (il 4,5% del prodotto interno, quanto gli interessi sul debito pubblico...) e un buco lasciato in un tessuto sociale sempre più sfilacciato. Ma non avere futuro annebbia anche il presente. Moda, design, Ferrari, cibo, belle donne, musica, patrimonio artistico, bel tempo,

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calcio, dolcezza del vivere, politica delirante: tutti argomenti usurati; ma stiamo attenti a non cadere nel rischio, se costretti a pronunciarsi sul made in Italy, di non dovere aggiungere, alle macchine per fare i gelati, anche l’emigrazione giovanile. P.S. E se poi in questa emigrazione giovanile rientra tuo figlio, è chiaro che tutto quello che è stato scritto quasi non ha più senso: in fondo -mi dico- cosa gli manca? Ha tutto: casa, famiglia, lavoro. Qui. Poi viene in mente che sono in molti a dire che le mamme italiane sono chiocce (sì, perché? è sbagliato? A me piace.) e che bisogna tagliare il cordone ombelicale. Ma se si taglia qui allora, per fortuna, si cuce là. Se c’è un altro fattore che porta tanti giovani ad “emigrare” e si chiama amore, per il quale si rinuncia a tutto, allora è un’altra storia...


Sommario

Direzione e Redazione: Via Madonna della Neve, 24 Bergamo Tel. 035 35 91 011 Fax 035 35 91 117 www.cittadeimille.com Direttore responsabile: Claudio Gualdi Direttore editoriale: Emanuela Lanfranco Redazione: Fabio Cuminetti

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cover story

Sognare e realizzare insieme il futuro 50° anniversario AIDDA Lombardia Andrea Onorato Cattaneo, presidente Rotary Bergamo Sud 2013-14

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vip & news

Speciale: Urgnano

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peciale

I primi vent'anni della Fondazione ARMR Tennis Vip, edizione 2013 Aperto Custhome in via San Tomaso 72

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vip & news

Speciale: Cologno al Serio

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peciale

"Il turismo è un settore ormai strategico" Guardia di Finanza, nuovo comandante

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interviste

Speciale: Corsi e Scuole

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in Vetrina

Un premio al design made in Bergamo Caprini da Oscar in provincia

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imprese

Il Maggiordomo consiglia Luberg Enologia Cucina Wedding Golf Moda Motori Sanità Arte Spiritualità

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rubriche

Baschenis, la natura morta è musicale Notti di luce compie 15 anni Promoberg a Teatro tra Bergamo e Treviglio

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cultura

Stampa: Sigraf - Treviglio (Bg) Pubblicità: Tel. 035 35 91 158

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Editore: Editrice Bergamasca S.r.l. www.ediberg.it

La scrittrice erotica che non t'aspetti

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Città dei Mille - anno 16 n. 4 Aut. Trib. n. 52 del 27 Dicembre 2001

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Editoriale La mia rubrica Approfondimento

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Co ver

La scrittrice erotica che non t’aspetti

Medico di famiglia a Sorisole, sub, fotografa, vorace lettrice: la poliedrica Sonia Rottichieri dopo il successo di «Sul mio corpo» torna in libreria con «Perla. Il desiderio e la colpa». Meno sadomaso, più complesso, più thriller

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uando la gente mi conosce si stupisce». Una dottoressa sfonda nella letteratura erotica e subito l’immaginario collettivo galoppa tra tacco 12, camici discinti e condotta da vamp. Roba da commedia sexy all’italiana. Sonia Rottichieri i tacchi li usa e li ha sempre usati anche nel suo studio di medico di base, a Sorisole. Punto. Il resto è fantasia, creatività, curiosità. Occhi vivaci e mobili di chi sa cogliere i dettagli, ama la fotografia, legge molto – la sua casa a Paladina, con splendida terrazza sulla vallata del Brembo, trabocca di libri – e fa immersioni. Poliedrica. Cinquant’anni appena compiuti, ha trovato subito il successo lo scorso anno con l’opera prima, «Sul mio corpo» (Aliberti editore), accolta come la risposta italiana a «Cinquanta sfumature di grigio» («che ho piantato a metà, troppo noioso.

Meglio “Historie d’O”», precisa). La protagonista del romanzo è Alice, quarantenne chic e annoiata che si fa schiava per amore. Ma oltre il sadomaso c’è di più. È un mezzo intrigante per raccontare una storia drammatica. Stesso assioma in «Perla. Il desiderio e la colpa» (ancora per Aliberti) ma con meno sesso, più thriller, uguale introspezione psicologia. Per esplorare con il bisturi di una lingua sempre più consapevole il percorso di formazione della protagonista, Perla appunto, differente per età, attitudine, estrazione sociale dall’Alice di «Sul mio corpo». Figlia di gioiellieri, giovane, bella, ricca e viziata, Perla vive sotto la campana di vetro di un ambiente alto borghese dove domina l’ipocrisia e passa da un uomo all’altro tra pulsioni carnali e intrighi degni di Twin Peaks.

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di Emanuela Lanfranco

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È meno incentrato sull’erotismo, il suo secondo libro. «Ha una trama più strutturata e complicata, ed è molto meno crudo. “Sul mio corpo” ruotava attorno a due personaggi; “Perla” ha una trama più articolata, con più personaggi, più misteriosa. E non dico di più per non togliere la sorpresa». Lo stile resta rapido e spumeggiante. «Sì, anche chi in genere non ama il genere

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erotico ha apprezzato il mio modo di scrivere. Una bella soddisfazione». Prima di approdare al romanzo aveva scritto qualcos’altro? Racconti, ad esempio. Molti aspiranti autori partono così. «No. A parte la tesi di laurea all’Università di Pavia. Però sono una grande lettrice, sia di classici che di contemporanei, di ogni genere e tipo».

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Però nel mondo della scrittura c’è arrivata con la letteratura erotica. «È un genere che mi piace, anche se è difficile trovare prodotti di qualità, non banali né ridicoli: si scivola facilmente nel grottesco. Io l’erotismo l’ho usato per esprimere qualcosa, sia nel primo che nel secondo libro. Qualcosa che sentivo di dover dire. Nel primo il pensiero dominante che mi girava in testa è che non c’è


bisogno di fare chissà che cosa per essere amati: l’amore non ha bisogno di essere meritato. Bisogna essere sé stessi, volersi bene, non “sottomettersi”, né in senso sessuale né psicologico o fisico. Amando sé stessi poi si viene anche amati». Il sesso, dunque, come porta d’accesso a un’analisi più profonda. «È nell’esperienza comune di tutti. E nel mio primo libro è violento, certo, ma si tratta di una violenza venata dal piacere, scelta dalla protagonista. Il sesso rimane sempre un tabù, e certi tabù possono condizionare la vita delle persone. Ne avrei potuti usare altri. L’importante per me era mantenere quell’aura di leggerezza che i lutti familiari, per fare un esempio, non possono garantire. Il sesso sì». L’intreccio di «Sul mio corpo» ricorda molto «Histoire d’O». «Vero, anche se poi per molte cose è

diverso. Penso sia inevitabile comunque ispirarsi nella scrittura a qualcosa che ci ha colpito, siano libri, film o quant’altro: sono cose che rimangono nella testa di una persona ed entrano a far parte del suo bagaglio culturale. Stessa cosa per le proprie esperienze: i miei libri non sono autobiografici, ma qualcosa di “mio” c’è». Altri romanzi erotici che l’hanno colpita? «Molti mi hanno colpito in negativo (ride, ndr). Scherzi a parte, mi piace Erica Jong, ma è più anni Settanta: quello che scriveva ai suoi tempi oggi risulta un po’ anacronistico». La trilogia delle «Cinquanta sfumature», invece, proprio non le va giù. «L’ho trovata un’operazione commerciale, nulla più. Tre libri, l’alone di mistero, lo pseudonimo… Facile». Lei non ha fatto ricorso a uno pseudo-

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nimo, infatti. «Perché ho qualcosa da dire. Non voglio fare soldi». Com’è arrivata alla pubblicazione di «Sul mio corpo»? «L’ho scritto di getto, in un paio di mesi, e l’ho fatto leggere a un amico e a una mia paziente. Poi c’è stato un lungo lavoro di rifinitura, e quello è durato un anno e mezzo, perché senza editor è un mestiere tutto da imparare. Quindi l’ho mandato a due case editrici: la prima che mi ha risposto è stata la Aliberti di Reggio Emilia, che tra l’altro ha un’ottima distribuzione in tutta Italia. Mi han dato fiducia, quindi sono rimasta con loro anche per il secondo libro». È arrivato anche un riconoscimento. «“Scrittori con Gusto”, dall’Accademia Res Aulica di Bologna. Sono stata premiata insieme a uno scrittore vero, che mi ha fatto specie, perché il mio vero

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lavoro è un altro». Per scrivere «Perla» c’è voluto più tempo: quattro mesi. «Sì. In quel periodo avevo meno tempo libero, anche perché ero ancora impegnata nella promozione del primo. La correzione però è stata più rapida, grazie all’aiuto della casa editrice e a quanto avevo appreso con “Sul mio corpo”». Ha fatto suoi alcuni stilemi della lingua scritta, in sostanza. «Ho imparato a usare le parole con meno leggerezza. Vanno usate quelle giuste, al momento giusto. I sinonimi, ad esempio, non hanno mai lo stesso significato, ma hanno leggere sfumature che li rendono più o meno adatti per una determinata esigenza espressiva. La lingua italiana è ricchissima e ho trovato questo tipo di lavoro particolarmente affascinante». Torniamo ai contenuti. Dai due libri esce una figura di maschio persecutore. Perché? «È persecutore perché inadeguato, insicuro, soprattutto nel primo libro. È un aspetto legato a quanto si legge sui giornali o si vede in televisione: storie di donne che quando vogliono riappropriarsi dell’indipendenza vengono addirittura uccise. Nel secondo ci sono diverse tipologie di uomini, più positive». Uomini sempre più insicuri, dunque. E la donna? «Ha fatto dei passi da gigante, negli ultimi anni. Anche la sottomissione di “Sul mio corpo” è in realtà una scelta consapevole di Alice. I miei sono libri estremamente femministi, quindi, dove in primo piano c’è la capacità di scegliere della donna. Una donna che sceglie anche troppo, al giorno d’oggi, e si accolla tanti ruoli contemporaneamente, mentre all’uomo questa capacità manca». Potremmo definirli dei bildungsroman: romanzi di formazione dove le protagoniste «crescono». «Fanno un percorso di evoluzione, anche a livello introspettivo. Acquistano coscienza di sé». Alice e Perla: differenze e similitudini. «Perla è più giovane, ricca e ingenua. Alice

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è più esperta: ha già vissuto il rapporto di coppia e il sesso. Quello che le unisce è la scarsa conoscenza di sé stesse che hanno entrambe». Ad ispirarla sono stati anche i racconti delle sue pazienti, ho letto. «Sì. Ho sentito storie di donne picchiate, ad esempio. Storie di donne che sacrificano loro stesse per qualcuno che non merita niente. Però ho preferito usare l’erotismo perché, come dicevo, più leggero e nell’esperienza di tutti. Ci si può immedesimare maggiormente nel sesso che nelle botte, per fortuna. Nel secondo libro l’approccio all’argomento è nettamente più morbido, perché c’è qualcuno che si prende cura di Perla; ma comunque qualcosa non va lo stesso, perché anche l’amore, quando è troppo, può far male». Sadomasochismo: si va molto nel dettaglio, in «Sul mio corpo»… «Molte volte mi hanno chiesto maliziosamente “Come fa a sapere certe cose?”. Semplice: mi sono documentata su Internet. Basta scrivere “sadomaso” su Google e si finisce sommersi di informazioni. Su “YouPorn” c’è una categoria dedicata. Ho trovato delle cose incredibili, dure, bizzarre, sconcertanti, perfino ripugnanti: quello che ho messo io nel libro non è niente in confronto. Se fossi un genitore sarei sconcertata, perché si può vedere tutto senza password». Quanti pazienti ha? «Milleduecento. Se si vuol far il lavoro di medico come lo intendo io trovo che di più non se ne possano avere. Ho sempre il telefonino accesso, ho un solo numero di telefono e i miei pazienti ce l’hanno tutti. Certo, mi chiamano solo in reale caso di bisogno: sono disponibile, ma ci dev’essere rispetto per la vita del dottore. Loro lo sanno». Cosa pensano della sua attività letteraria? «L’hanno presa benissimo. Non ne ho perso uno, molti ne sono stati orgogliosi, hanno preso il libro e se lo sono fatti autografare. Certo, ho dei bei pazienti: sono 15 anni che faccio il medico di famiglia e tra di noi si è creato un solido rapporto

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di fiducia. Nonostante sia una persona un po’ particolare». Cioè? «Arrivo in ambulatorio con tacco 12 e abitino frou frou. Un po’ di fuori dalla tipologia del medico a cui si è abituati. Poi faccio sub a un certo livello e me ne vado lontano a fare immersioni. L’ultima volta? In Sudafrica, per vedere gli squali bianchi. Sono un po’ “svalvolata”. In senso buono, s’intende. Ma i miei pazienti mi vogliono bene, si preoccupano anche per la mia salute. Attenzioni reciproche, insomma. E questo per un medico è di grandissima soddisfazione». Poi c’è la passione per la fotografia. «L’ennesima passione. Sono curiosa, m’interesso di tutto. E sono molto visiva. Si vede anche nei miei libri: faccio descrizioni particolareggiate per rendere pittoricamente ciò che immagino. Tempo fa ho fatto una mostra su Bergamo e la gente mi chiedeva: “Ma questa dove l’ha scattata”. Erano posti ben noti ai bergamaschi, ma che spesso sfuggono all’attenzione perché si guarda il mondo con superficialità. Questo mi piace fare con la fotografia: mostrare con occhi diversi ciò che abbiamo sotto il naso. In particolare a Bergamo, che è bellissima». «La bellezza è negli occhi di chi guarda», ha scritto Goethe. «Verissimo. È il compito del fotografo: emozionare attraverso le immagini. Lo stesso, in fondo, che voglio fare con i miei libri». Dottoressa, dal’epilogo di Perla: “dedico questo libro a tutti quelli che mi hanno fatto del male, perché grazie a loro sono una persona migliore”. La dedica è per qualcuno in particolare? In quest’ultimo anno, ho subito delle cattiverie che mi hanno fatto veramente tanto male, quel male che potrebbe addirittura annullarti, ma poi ho visto che se riesci ad affrontare questo male, e lo affronti a testa alta, guardando negli occhi, perché io so guardare negli occhi anche chi mi vuole male, allora anche questo ti aiuta a crescere, ad arricchirti e soprattutto ad annullare … chi ti vuole male.


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Sognare e realizzare insieme il futuro

Si è tenuto lo scorso 29 maggio presso “La vecchia Filanda” di Brusaporto il secondo incontro dei laureati dell’Università di Bergamo, organizzato da LUBERG. Presentato nell’occasione il Laboratorio d’impresa, nato per offrire a tutti i laureati la possibilità di esprimersi al meglio e mettersi alla prova.

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ade in Italy, laboratorio d'impresa, progetti imprenditoriali, esperienze internazionali e stile bergamasco nel mondo. Questi sono stati solo alcuni degli argomenti emersi in occasione del secondo incontro dei Laureati dell'Università di Bergamo, che si è tenuto lo scorso 29 maggio nella splendida location della Vecchia Filanda di Brusaporto. All'appuntamento hanno partecipato professionisti, imprenditori e giovani laureati che hanno dato vita ad un intenso confronto per definire e concordare le coordinate del nuovo "Laboratorio d'impresa": un'ambiziosa iniziativa di LUBERG volta a far emergere e promuovere le migliori idee imprenditoriali. Preceduto dall’Assemblea annuale dei soci di LUBERG, il dibattito è stato animato dal desiderio di “Sognare e realizzare insieme il futuro”, motto della serata,

e dalle testimonianze dei laureati che si trovano oggi ad operare in aziende ed imprese che si confrontano con il mercato globale. “L’argomento di questa serata”, ha spiegato Giorgio Lazzari, moderatore dell’incontro, “è il Made in Italy, un marchio che a livello mondiale si colloca al terzo posto dietro a Coca Cola e Visa. Si tratta di un valore spendibile su scala planetaria, che allude ai concetti di cultura, arte, creatività, amore per la bellezza e per il gusto”. Ma come si declinano i valori immateriali che si riferiscono al Made in Italy? E come possono essere tradotti per fare impresa nell’attuale economia globalizzata? Secondo Emanuele Astolfi, che dal consiglio direttivo di LUBERG ha ricevuto l’incarico di dare vita al Laboratorio d’impresa, “ci sono equivoci che forse andrebbero chiariti: non possiamo considerare Made in Italy solo ciò che viene prodotto in Italia;

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altrettanto sbagliato è estendere il concetto ad iniziative che poco hanno a che fare con la cultura italiana, anche se realizzate entro i confini nazionali. Le relazioni si giocano su scala globale e la competizione è aperta a tutti i mercati: prodotti e servizi devono confrontarsi su scala planetaria. È quindi di vitale importanza differenziarsi e distinguersi valorizzando il Made in Italy più come brand che non come certificazione. Il focus andrebbe virato verso il concetto di italian style”. L’importanza dell’italianità e dello stile italiano quale fattore di successo imprenditoriale ha poi dato il via ad uno scambio di opinioni che hanno portato ad affrontare il rapporto fra filosofia e scienza e il tema della valorizzazione del patrimonio economico-culturale bergamasco. Ad aprire gli interventi è stata Patrizia Pellegrinelli che, laureatasi nel 2008 oggi ricopre il ruolo di marketing manager in un’azienda bergamasca che ha scelto di scom-

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mettere sulla produzione entro i confini nazionali; Argeo Basevi Magi, laureato in Scienze dell’educazione nel 2003 e attualmente iscritto al secondo anno di filosofia dell’ateneo di Bergamo, ha invece sottolineato il legame che connette filosofia e scienza nel Made in Italy evidenziando come ”la Filosofia sia stata la principale musa ispiratrice d’importanti scoperte scientifiche e matematiche”. A spostare l’accento sui valori della “bergamaschità” quali patrimonio dell’italian style è stata invece Maria Alessandra Gallone, laureatasi in lingue e letterature straniere nel 1990 e sostenitrice di LUBERG dal 2012: “quando parliamo di tutela della vocazione italiana non posso che pensare alla nostra realtà bergamasca. La nostra città è riconosciuta sia per la sua laboriosità, sia per il patrimonio artistico e culturale che custodisce. Ed è per questa ragione che spero Bergamo possa diventare capitale europea della cultura nel 2019. Credo”, ha poi chiarito Maria Alessandra Gallone, “che noi, come laureati riuniti in questa associazione dobbiamo metterci in prima linea come tramite fra il comune, le altre istituzioni e l’università per sostenere la candidatura di Bergamo.” Il concetto di italianità declinato in chiave bergamasca ha trovato eco nell’intervento di Paolo Ferretti, che in qualità di imprenditore e General manager si trova ad operare nei mercati internazionali: “il made in Bergamo si iscrive in quel concetto di italianità che si riflette nel nostro modo di fare impresa. Italian style è innanzitutto un modo di essere imprenditori che valorizza le diversità culturali e sociali stabilendo un rapporto di famigliarità con le persone con le quali ci si relaziona. La mia personale esperienza è quella di un’azienda che ormai da molti anni opera in Messico e che, dopo

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le difficoltà iniziali, è riuscita a costruire un rapporto di fiducia con gli interlocutori locali”. Riflessioni ed argomenti che saranno di stimolo per le iniziative del Laboratorio d’impresa e che offrono uno sguardo originale sulle possibili iniziative del progetto. Come ha spiegato in chiusura d’incontro Domenico Bosatelli, presidente dell’associazione, “il laboratorio d'impresa è in fase di lancio. La sua forza sta nel fatto che vuole aggregare il contributo trasversale da parte di tutti i laureati. Uno degli elementi dell'arricchimento culturale che questo laboratorio può portare è rappresentato dalla meritocrazia. Quindi, tutti i laureati che cercano un ambiente dove esprimersi al meglio e dove dare il proprio contributo troveranno nel Laboratorio d’impresa e in tutte le iniziative di LUBERG una concreta possibilità per mettersi alla prova. Per questa ragione, nel 2013 abbiamo già previsto momenti di formazione per accrescere la professionalità dei partecipanti e il concorso letterario che premia il talento creativo dei laureati ma anche degli studenti di tutte le facoltà dell’ateneo cittadino”.

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In chiusura, per tenere pienamente fede alla dimensione più intima dello spirito universitario, la serata è proseguita con un piacevole buffet accompagnato dalle note del trio jazzistico guidato dal bergamasco Simone Salvi. Un incontro all’insegna del più autentico Made in Italy inteso quindi come culla dell’imprenditorialità ma anche come occasione conviviale per stringere o ritrovare contatti e dedicarsi - perché no? - ai piaceri della buona musica e della buona cucina. Italiana, ovviamente.


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50° Anniversario AIDDA Lombardia

abato 8 giugno, in occasione dei festeggiamenti per il 50° anno di fondazione di AIDDA Lombardia (Associazione delle imprenditrici e donne dirigenti d’azienda), una delegazione di circa un centinaio di imprenditrici provenienti da tutta Italia ha fatto tappa a Bergamo. Il programma della giornata ha proposto diverse iniziative: la mattinata è stata all’insegna della cultura, con la visita guidata agli affreschi del Lotto nella Cappella di Villa Suardi a Trescore Balneario. Successivamente, la delegazione ha potuto visitare a Cenate Sotto l’azienda vinicola “Caminella” della Signora Giovanna Terzi Bosatelli, socia di AIDDA. A seguire, in tarda mattinata le imprenditrici hanno fatto visita alla società GEWISS a Cenate Sotto, riunendosi insieme al Cav. Lav. Domenico Bosatelli e ai vertici dell’Associazione per un momento di confronto e dibattito,

presenti la Presidente Nazionale di AIDDA, Franca Audisio Rangoni, la Vice Presidente Vicaria Nazionale di AIDDA, Daniela Guadalupi e la Responsabile della Delegazione di Bergamo di AIDDA, Rosalia Dimartino. Filo conduttore del dibattito, al quale hanno presenziato anche autorità locali, le opportunità offerte dall’imminente Expo. Per discuterne più approfonditamente, sono intervenuti Fabio Marazzi, consigliere Expo 2015 e Andrea Pezzotta, Assessore all’Urbanistica ed Expo del Comune di Bergamo. In chiusura, la riflessione del Presidente di Gewiss, Domenico Bosatelli il quale, ricordando il suo percorso imprenditoriale che affonda le radici agli inizi degli anni ’70, delinea le motivazioni che hanno da sempre animato il suo spirito imprenditoriale: la curiosità, la creatività, la voglia di sapere e mettere a frutto l’esperienza acquisita, l’ambizione, la passione, la voglia di assumersi le responsabilità, la

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capacità di adottare le nuove tecnologie, la ricerca della novità. Dopo il pranzo conviviale in Gewiss, la giornata si è conclusa nel pomeriggio con la visita dell’azienda Pernici di Bergamo della Signora Evelina Donati Pernici, socia AIDDA, e del suo museo storico.

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Andrea Onorato Cattaneo, presidente Rotary Bergamo Sud 2013-14

ella splendida cornice del ristorante del Roof Garden, giovedì 11 luglio, s’ è svolta la “Cerimonia del Passaggio delle Consegne” del Club Rotary Bergamo Sud. Il presidente uscente, Pasquale Ventura, dopo aver ripercorso i momenti più importanti del suo anno ricco di conviviali di carattere medico-scientifico, di iniziative di solidarietà, e serate di aggregazione importanti per il Club, ha consegnato il Paul Harris, massima onorificenza rotariana ai soci Delfina Fagnani Sesti e Enrico Felli. Il presidente entrante, Andrea Onorato Cattaneo, dopo aver salutato gli ospiti presenti, tra questi il sindaco dottor Franco Tentorio, ha esposto il suo programma d’azione del suo mandato. Accompagneranno il nuovo presidente nel corso del suo mandato: Matteo Rota (Vice Presidente); Marco Rossini (Segretario),

Massimo Colleoni (Prefetto), Pietro Minetti (Tesoriere), Enrico Pelillo, Clemente Prede, Emanuela Lanfranco, Anna Venier, Federico Caffi, Andrea Vecchi, Corrado Perego, Nicoletta Silvestri, Alberto Ravasio e Martino Brizio (Consiglieri). La consegna della Paul Harris a Pasquale Ventura ha chiuso la serata. Il "Paul Harris Fellow" è la massima onoreficienza rotariana; il suo nome è un dovuto omaggio a Paul Harris, fondatore del Rotary. L'onorificenza fu istituita nel 1947, alla morte del fondatore (in quell'occasione i rotariani contribuirono con un versamento alla Fondazione Rotary di ben due milioni di dollari). Il P.H.F. viene attribuita dal Club su parere del Consiglio Direttivo a soci del Rotary ed anche a personalità non rotariane od associazioni ed enti che si distinguono particolarmente per l'attività di servizio.

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N SO U PE L U O V B R V ZI A EC O NE G CH I N I I

Urgnano La Rocca viscontea, gioiello del paese Il luogo che caratterizza maggiormente il territorio comunale di Urgnano è senza dubbio la Rocca viscontea. Edificata nel XIV secolo dove già esisteva una fortificazione antecedente al periodo medievale, venne più volte ristrutturata dai proprietari che succedettero ai Visconti: tra questi si segnalano gli interventi operati dalle famiglie Colleoni ed Albani. Conserva ancora anche il fossato ed i relativi ponti di accesso, e spesso è sede di iniziative culturali.

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Il bel santuario della Basella Nella frazione Basella grande interesse riveste il santuario omonimo, costruito in seguito all’apparizione della Madonna, avvenuta l’8 aprile 1356. Ampliato un secolo più tardi per volere del condottiero Bartolomeo Colleoni, che vi seppellì la figlia Medea, rappresenta ancor oggi luogo di pellegrinaggio e di devozione popolare. AGO-SET 2013

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Museo Africano, da Calcinate a Urgnano

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Nel 1984 a Calcinate, all’interno del convento dei Missionari Passionisti, viene aperto al pubblico il “Museo d’arte e cultura africana Pio XI”. Il materiale etnografico raccolto dagli anni ’60 ai primi anni ’80 nei viaggi nelle missioni Passioniste di Kenya e Tanzania e da donazioni private di famiglie lombarde fu esposto da padre Fulgenzio Cortesi in due sale della struttura, una dedicata alla sezione artistica, l’altra alla didattica. A cinque anni di distanza dall’apertura, nella primavera del 1989, venne inaugurato il “Villaggio Africano”, un’esposizione “en plain air” di diverse tipologie di abitazioni africane appartenenti a popolazioni dell’Africa Occidentale e Orientale. Nel 1999 con l’avvento di Alessio Favaretto alla guida della direzione del museo, la sala didattica fu destinata ad ospitare mostre temporanee legate alla vita quotidiana nel continente. L’anno successivo, la decisione della Provincia del Sacro Cuore di Maria dei Missionari Passionisti di alienare a privati il convento di Calcinate porta ad una revisione critica degli oggetti esposti e degli allestimenti museali in funzione della costruzione di una nuova sede, a Basella di Urgnano, all’interno della casa provinciale. Franco Monti, membro da oltre trent’anni della “Camera Sindacale degli Esperti Professionisti in Oggetti d’Arte e di Collezione” a Parigi e vice presidente dell’“Associazione Internazionale di Studi Etnografici”, nel corso dell’anno 2000, dopo le indagini effettuate sugli oggetti presenti nel museo di Calcinate, decise di consegnare in comodato d’uso per un periodo di dieci anni 33 opere della sua vasta collezione, raccolte nei suoi numerosi viaggi effettuati sin dagli anni cinquanta. Si è venuto così a creare un Museo Africano dedicato all’esposizione dell’arte dell’Africa del passato reso “vivo” tramite esposizioni temporanee annuali.

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Vietato l’uso dei cavalli, saltata la giostra del saracino Doveva svolgersi domenica 7 luglio a Urgnano il Palio dei Quartieri, abbinato al torneo cavalleresco “Giostra del Saracino”, nell’ambito dei dieci giorni di festeggiamenti organizzati dall’associazione A.P.U. Promo Urgnano. La Lav di Bergamo aveva inviato al Comune e al Comitato organizzatore una diffida legale, sospettando che non fosse regolarmente autorizzata secondo le disposizioni dell’Ordinanza 21 luglio 2011 del Ministero della Salute. «Solo dopo aver ricevuto la nostra diffida, l’associazione Promo Urgnano richiedeva l’autorizzazione al sindaco e ai Servizi Veterinari dell’Asl, allegando una nota esplicativa firmata dall’associazione Equites Duellatorum, curatrice della manifestazione su incarico dell’A.P.U.» - dichiara Nadia Zurlo, responsabile nazionale del settore Equidi LAV. «Il contenuto della nota, molto lontana da una relazione tecnica, era pieno di inesattezze e peraltro citava l’Ordinanza del 2009, ormai non più in vigore, per affermare che la manifestazione non rientrava tra le attività segnalate dalla normativa, essendo l’associazione riconosciuta dal Coni. È risaputo, invece, che la successiva Ordinanza ha escluso dal campo di applicazione solo le manifestazioni equestri organizzate negli impianti o nei percorsi ufficialmente autorizzati da Assi, Fise, Fei e Fitetrec Ante, e non più anche dalle associazioni riconosciute dal Coni (art. 1)». Il Comune di Urgnano a tempo record ha autorizzato la giostra cavalleresca con una comunicazione a firma della polizia locale. Dopo aver evidenziato le irregolarità tanto al Servizio Veterinario Asl quanto ai carabinieri del Nas, la manifestazione è stata annullata e il Comune ha revocato le autorizzazioni concesse. «Purtroppo sono ancora molte le manifestazioni irregolari, e non solo nella provincia di Bergamo», dichiara Donato Ceci, responsabile Lav Bergamo.

Ben sei le banche in paese Sono ben sei le banche presenti a Urgnano. Sono, in ordine alfaberico, la Bcc di Bariano e Cologno al Serio (via Rocca, 16), la Ubi – Banca Popolare di Bergamo (via Matteotti, 4), la Banca Popolare di Intra (viale Rimembranze, 48), il Credito Bergamasco – Gruppo Banco Popolare (viale delle Rimembranze, 7), le Poste Italiane (via C. Battisti 10), l’UniCredit Banca (via Papa Giovanni XXIII, 255).

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In ambito religioso riveste notevole importanza il Duomo di Urgnano, dedicato ai Santi Nazario e Celso, risalente alla fine del XVIII secolo e contenente opere di notevole valore, tra cui spiccano gli affreschi di Vincenzo Angelo Orelli, la Pietà del Tintoretto, il dipinto San Nazario e Celso condannati alle verghe eseguito da Enrico Scuri, la Via Crucis e Gesù scaccia i mercanti dal tempio di Francesco Capella e L’invenzione da parte di Sant’Ambrogio delle reliquie dei Santi Nazario e Celso, opera di Giacomo Trecourt. Esternamente si presenta con una facciata in pietra e con un campanile, detto campanile del Cagnola, in stile neoclassico ed alto ben 54 metri. Al di sotto della parrocchiale stessa si trova la Chiesa ipogea dello Scurolo.

Promo Urgnano, 20 anni di vita L’A.P.U. (Associazione Promo Urgnano) nasce nella primavera del 1993 quando i quattordici soci fondatori sottoscrivono l’atto costitutivo e lo statuto della stessa. Scopo primario della nuova associazione è quello di dare continuità alla Festa in Rocca, manifestazione che a partire dal 1981 aveva quale scopo quello prima di salvare e poi di promuovere e valorizzare il castello di Urgnano e con esso la storia dell’intero paese. La necessità di costituire questa associazione nasce dalla rinuncia ad organizzare la festa da parte dell’oratorio, fino ad allora promotore dell’iniziativa. Spinti dalla volontà di continuare in quella che era iniziata come un’avventura ed era piano piano cresciuta fino a diventare l’appuntamento centrale dell’estate urgnanese e uno dei momenti più attesi nel panorama delle sagre folcloristiche della provincia di Bergamo e della stessa Lombardia, i quattordici soci fondatori hanno chiamato a raccolta i numerosi volontari che come loro avevano a cuore le sorti della festa in Rocca. Con il loro aiuto e con il sostegno dell’Amministrazione Comunale e della Parrocchia è così iniziato quel cammino che anche oggi prosegue.

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Mai i carabinieri di Urgnano hanno avuto lo stesso comandante così a lungo. Ora, dopo ben 13 anni di servizio sul territorio, ha raggiunto la pensione il maresciallo Domenico Gagliano, 53 anni. Lunedì 8 luglio mattina, alla presenza delle forze dell’ordine e dei rappresentanti politici dei Comuni di Urgnano, Cologno e Spirano, l’ufficiale ha ringraziato tutti coloro che in questi anni hanno condiviso il suo cammino. «Ringrazio i sindaci, gli assessori e i comandanti della Polizia locale dei tre Comuni per l’appoggio e la disponibilità che hanno dimostrato in questi anni - ha detto il maresciallo - Ma soprattutto, ringrazio i militari di Urgnano, che con il loro lavoro sono l’anima di una stazione e una garanzia per la sicurezza». A suggello del rapporto di stima reciproca, il vicesindaco Marco Gastoldi ha consegnato al maresciallo una targa del Comune. AGO-SET 2013

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Sono stati all’incirca cento gli urgnanesi che hanno affrontato la non lunga trasferta nel paese di Don Camillo e Peppone per iniziativa della Polisportiva di Urgnano. È accaduto domenica 23 giugno. Un gemellaggio culturale, oltre che sportivo, perché a Brescello la storia non manca. E perché le tre squadre sportive degli amatori urgnanesi e di Brescello si sono contese la coppa dedicata ai due personaggi della celebre saga anni Cinquanta. Ad aggiudicarsi la coppa è stata la mitica «Dynamos», che nel film era quella di Peppone (mentre quella di Don Camillo era la Gagliarda). Mentre gli amatori e i pulcini giocavano a pallone, nella piazza di Brescello sono andati in scena, accanto allo spettacolo di burattini di Roberta Navoni, i «Contadini Canterini di Pognano».

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Un’emozione di quelle che non si scordano facilmente. Di quelle che restano nel cuore per tutta la vita. Domenica 23 giugno il gigantesco striscione della squadra di calcio dell’oratorio di Urgnano, in Piazza San Pietro e in diretta tv, non è sfuggito a Papa Francesco. I ragazzi erano a Roma già da due giorni per un meritato pellegrinaggio al termine della stagione sportiva. Finito l’Angelus, benedetta la folla, il pontefice argentino ha salutato la nutrita compagnia bergamasca che stava sventolando lo striscione lungo venti metri con la scritta «Calcio oratorio Urgnano». Con tutta la simpatia di quell’accento spagnolo, è esploso in un sorriso disarmante e ha esclamato: «I ragazzi dell’oratorio di Urgnano! Vedo qui la loro bandiera... bravi, eh... siete bravi voi!». Ovviamente al saluto è seguito il tripudio generale.


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I primi vent’anni della Fondazione A.R.M.R.

Serata di gala al ristorante "La Cantalupa" di Brusaporto della Fonazione Aiuti per la Ricerca sulle Malattie Rare, che quest’anno festeggia i suoi primi due decenni di lavoro

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enerdì 31 maggio 2013, presso il ristorante "La Cantalupa" di Brusaporto si è svolta la serata di gala della Fondazione A.R.M.R. Aiuti per la Ricerca sulle Malattie Rare, che quest’anno festeggia anche i suoi primi vent’anni di lavoro a favore della ricerca. L'associazione nacque nel 1993 da un’idea del prof. Silvio Garattini: far conoscere il Centro di Ricerche Cliniche per le Malattie Rare “Aldo e Cele Daccò“, la prima struttura clinica dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, situata a Ranica, nella Villa Camozzi. La dottoressa Daniela Guadalupi, allora presidente del Soroptimist International Club di Bergamo, affascinata da questa idea, propose a tutti i club di servizio bergamaschi di sostenerla e, riunendo più di mille persone in una serata memorabile il 4 aprile 1993, riuscì a coinvolgerli a tal punto che tutti aderirono e forma-

rono l’Associazione per le Ricerche sulle Malattie Rare, una grande sfida, perché le malattie rare erano un argomento sconosciuto, e si riuscì anche a donare la prima borsa di studio, assegnata grazie al cav. Domenico Bosatelli. Da allora sono state consegnate 118 borse di studio a 50 ricercatori. L’associazione A.R.M.R. Onlus, nel gennaio 2004, si è trasformata in Fondazione. Che, grazie all’aiuto dei soci e agli amici sostenitori, presenti numerosissimi alla serata di galà, assegnerà anche quest'anno altre sei borse di studio da 16mila euro e 6 grant di ricerca. Durante la serata, allietata dal cabarettista Mauro De Marchi e dal duo fantasista “David & Cristian”, al piano bar Renato Malanchini, il professor Silvio Garattini ha presentato la sua ultima opera “Fa bene o Fa male?” i cui proventi saranno devoluti alla ricerca dell’Istituto Mario Negri.

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Informazioni sulla Fondazione ARMR, sulle borse di studio e i grant di ricerca, e per donazioni “Aldo e Cele Daccò” dell’Istituto Mario Negri Tel. 035 671906 – www.armr.it - E-mail: presidenza@armr.it I presidenti dei Club che aderirono alla fondazione: - Daniela Guadalupi: Soroptimist Int. d’Italia - Marisa Pinto: A.I.D.D.A. - Ninì Ponsero: Inner Wheel - Lella Duca Resi: Donna e Società - Stella di Gioia: Inner Wheel - Ariela Benigni: Istituto Mario Negri - Angelo Serraglio: Kiwanis Bergamo Orobico - Milena Curnis: FIDAPA - Luciana Giani: Inner Wheel - Enrico Scudeletti: Kivanis Sebino - Michele Cuttica: Lions Club S. Alessandro - Mariella Cesareni Piccolini - Dela Covi Maggi: Lions Club Bergamo Le Mura - Giovanni de Biasi: Panathlon - Sandro Angelini: Rotary - Marco Setti: Rotary - Antonio Leoni: Rotary - Gianpaolo Von Wunster: Round Table - Antonio Agosta: Triskeles.

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Tennis Vip, edizione 2013

scarino, Oscarone, Oscarissimo al Vip. Vince sempre lui, Oscar Magoni detto Mago, già mediano dei campi di serie A, trasformato in Flash Gordon dai campi in terra rossa di Cividino. Nella serata delle finali e del bis della finale 2012 con Ciro Bresciani, Magoni fa il Mago implacabile, estrae dal cilindro un doppio 6-0 per il malcapitato Bresciani tenendosi sulla testa la Coppa dell’Accademia dello Sport, già acchiappata l’anno scorso. Stessa finale? “Speriamo sia diversa”, aveva sorriso prima del match Bresciani e certo non pensava che sarebbe stato peggio. Magoni uber alles nel singolare maschile classificati dopo che nel singolare del Trofeo Facchetti Carlo Pellegatti si era tolto un macigno tenuto nella scarpa rossonera per 25 anni, “da quando Marino fece gol al Milan alla vigilia di Natale”, sorrideva Pellegatti, noto giornalista milanologo col sorriso del vincitore. In due set, 6-1, 6-4, ha battuto Marino Magrin, il ricordo del nero Natale

e l’aria della famiglia Magrin che l’anno scorso gli aveva servito il ko con Michele, figlio di Marino. “Ho corso troppo nella semifinale con Mastropasqua, oggi non ne avevo più”, ha ammesso Magrin sorridendo alla punizione di Pellegatti. Ha sorriso solo Angelo, nella finale di famiglia del doppio misto contro Paolo Agnelli, e non si può dire che per Paolo sia stata una notte felice. Battuto da Paolo Acerbis nella finale del singolare B e “dalle sue braccia che arrivano ovunque”, strapazzato da Angelo e da Paola Borghi nel misto con Eva Volpi: 6-1, 6-1 e ridai alla prossima volta. L’ultima volta del doppio maschile, l’anno scorso, aveva incoronato Luca Chiesa e Amedeo Amadeo, campioni uscenti e di nuovo finalisti. Ma un dubbio circolava nel vento di Cividino: nell’anno della primavera implosa e del fresco perenne potranno costoro lasciare al palo il duo del Circo Bianco, l’ex gigantista azzurro Matteo Nana e l’ex cittì dello sci di fondo Alessandro Vanoi? Macché, sembrava dire la partita. Avanti di un set

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e 5-3 al secondo, improvvisamente Vanoi e Nana smarrivano la sciolina crollando a due porte dal traguardo dopo aver “inforcato” occasioni a ripetizione. Chiesa e Amadeo, ringalluzziti, ringraziavano sentitamente infilando il turbo alla fine del secondo set e poi andando a valanga sugli sciatori nel tie-break finale: 10-3, incredibile al Mongodi. Mentre Chiesa e Amadeo risalivano la corrente e Vanoi e Nana rotolavano a valle, la chicca del Vip 2013, il doppio misto open per classificati di quarta categoria, aveva appena concluso il derby bergamasco-bresciano in finale: di qui i bergamaschi Pier Stefanoni e Dafne Merelli del Tc Bergamo; di là i “cugini” Stefano Capitanio di Torbole Casaglia e Giovanna Paulani di Ghedi. Un set di tennis da corsa, un secondo di soliloquio bergamasco et voilà 6-3, 6-0 per Stefanoni&Merelli, e meno male che si erano definiti outsider. Ma più della rete che divide conta la rete che unisce. “Esperienza bellissima e inattesa, non conoscevamo il torneo, la solidarietà ci ha portato

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qui”, avevano detto Capitanio e Paulani, trovando appoggio in casa bergamasca. “Conoscevamo il torneo e il circuito Airc, al quale collaboriamo con una tappa al Tc Bergamo, ma questa formula del Vip allargata funziona, speriamo di tornare l’anno prossimo”, avevano già rilanciato Stefanoni e Merelli. Cividino chiude e passa la palla alla serata di gala, domani sera alla “Cantalupa” di Brusaporto. Dove si giocherà l’ultimo match, quello della solidarietà, quello che vale gioco, partita e incontro. I risultati di tutte le finali: FINALE SINGOLO B Paolo Acerbis batte Paolo Agnelli Paolo 9-2 FINALE SINGOLO A Carlo Pellegatti batte Marino Magrin 6-1, 6-4 FINALE SINGOLO CLASSIFICATI Oscar Magoni batte Ciro Bresciani 6-0, 6-0 FINALE DOPPIO MISTO Angelo Agnelli e Paola Borghi battono Paolo Agnelli e Eva Volpi 6-1, 6-1 FINALE DOPPIO trofeo BORTOLOTTI Luca Chiesa e Amedeo Amadeo battono Matteo Nana e Alessandro Vanoi 3-6, 7-5, 10-3 FINALE DOPPIO 4° CATEGORIA Pier Stefanoni e Dafne Merelli battono Stefano Capitanio e Giovanna Paulani 6-3, 6-0

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Inaugurato un nuovo showroom dove glamour e arte si incontrano, e che riunisce i migliori nomi italiani e stranieri dell'arredamento. Un happy hour ha accompagnato la manifestazione

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iovedì 30 maggio è stato inaugurato lo showroom dell’arredamento, duecentocinquanta metri quadri di esposizione dove Carlo Baio, Dario Turani e Roberto Colleoni, con la collaborazione di Area 47 di Luca Petrò, hanno riunito i migliori “nomi” italiani e stranieri dell’arredamento: Gaggenau, Gallotti&Radice, Hay, Living divani, Agape, Carl Hansen & Son è DePadova, e distributore per Bergamo delle cucine Rossana cucine. All'evento hanno partecipato numerosi personaggi del mondo dell'arte, dell'architettura e dell'arredamento bergamaschi che hanno voluto con la loro presenza testimoniare ed esaltare la capacità dei nuovi imprenditori di portare nella via dell'arte uno spazio dove periodicamente saranno allestite anche mostre d'arte. Un happy hour ha accompagnato la manifestazione.

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Il castello di Liteggio, di origine medioevale, è posto nell’omonima località ai margini del centro abitato di Cologno. Venne fatto costruire nel XV secolo dai Visconti. Tuttora sono ancora visibili parti di muratura merlata ed il fossato, particolari che lo resero una fortificazione molto possente. Oggi tuttavia versa in pessime condizioni, che lo mettono a rischio di crolli.

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Un colognese nelle stanze di Papa Francesco

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Sono solo tre i sacerdoti ammessi nelle stanze di Papa Francesco. Uno di loro è bergamasco. Di più, colognese. Si tratta di monsignor Assunto «Tino» Scotti, 58 anni, da 23 anni a Roma. Incontra il pontefice ogni mattina perché prepara la messa delle 7 del Santo Padre (la cui sveglia è puntata alle 4.45) nella Cappella di Casa Santa Marta. Persona molto riservata, raramente concede una battuta ai giornalisti; è decano del Collegio dei prelati chierici della Camera apostolica e capo ufficio della Prima sezione della Segreteria di Stato.

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Castel Liteggio, eredità dei Visconti

Un centro storico con cinta muraria e fossato Il centro storico di Cologno al Serio riveste una grande importanza, avendo mantenuto la struttura che il borgo possedeva in età medievale. Ancora intatte e visibili sono infatti la cinta muraria con il relativo fossato che proteggeva l’ingresso del paese, a cui si accedeva mediante quattro entrate tuttora ben conservate, ed in una delle quali è collocata la sede municipale. Anche le case e le strade all’interno della fortificazione hanno mantenuto le loro peculiarità, dando un colpo d’occhio molto particolare.

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Per il verde in campo tre gruppi di volontari Il Comune di Cologno non ha molti soldi in cassa. Anzi. Non che agli altri comuni vada meglio, ma qui anche per le spese correnti cominciano ad affacciarsi i problemi. Così al verde pubblico ci penseranno i volontari di tre associazioni, facendo risparmiare all’erario una cifra quantificata nell’ordine di almeno qualche migliaio di euro all’anno. Nel dettaglio si tratterà dei cacciatori dell’associazione Enalcaccia, dei bersaglieri e dei ragazzi dell’associazione di soft air «Settima brigata lupi». Che, con cadenza quasi settimanale, si troveranno il giovedì pomeriggio per ripulire le altre zone verdi del borgo.

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Festa Bikers 2013 con Bulldozer, Strana Officina e Freedom Call

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Trovarsi insieme è un inizio, restare insieme un progresso, S

Avrà luogo dal 28 agosto al primo settembre la sedicesima edizione della Festa Bikers di Cologno al Serio, e come ormai da tradizione, sul palco si esibiranno artisti d’eccellenza del panorama Hard’n’Heavy italiano ed internazionale. Ospiti d’eccezione in una delle loro selezionate esibizioni dal vivo, saranno presenti gli storici Bulldozer il 29 agosto. Ad accompagnarli una delle promesse del metal Italiano, i ferraresi Game Over. La kermesse prosegue venerdì 30 agosto con i nuovi eroi del power metal internazionale, i tedeschi Freedom Call, attualmente impegnati delle date a supporto del loro già fortunato lavoro antologico “Ages Of Llight”, che celebra i 15 anni di onorata carriera. Insieme a loro un astro nascente della scena italiana,Sixty Miles Ahead. Sabato 31 agosto, una band che non ha bisogno di presentazioni: la Strana Officina. La loro musica da sempre è segno di passione sudore ed attaccamento alla “causa del metallo”. La serata si concluderà con l’after-show dei Motorhell (Motorhead Tribute). Domenica primo settembre nel pomeriggio si esibiranno le band dell’associazione Musicattiva di Cologno al Serio, e in serata toccherà ai granitici Cidodici (ex membri IN.SI.DIA) fare gli onori di casa e chiudere la manifestazione. Come tutti gli anni, nell’estesa area della festa più alternativa della Bassa troverete un numero di stand tale da formare un vero e proprio metal market con articoli che vanno dall’abbigliamento (giubbotti, stivali, magliette...) all’oggettistica (dal dark all’heavy), per non parlare degli immancabili stand gastronomici ed i costruttori di moto. Per chi partecipa a “piedi” l’ingresso è gratuito, mentre per chi parteciperà al motoraduno, l’iscrizione è di 10 euro e comprende un gadget della manifestazione ed un biglietto della lotteria valida per vincere una Harley Davidson 883 RR. I biglietti della lotteria, saranno comunque disponibili presso la birreria della festa. Per chi volesse soggiornare servizi, docce e campeggio sono anch’essi gratuiti. AGO-SET 2013


Inter vista

«Il turismo è un settore ormai strategico»

Luigi Trigona, presidente di Turismo Bergamo: «L’accoglienza è un motore trainante. La città e il territorio non devono essere soltanto da abitare, ma anche da visitare: i bergamaschi si devono aprire al mondo esterno»

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ottor Trigona, c’è turismo a Bergamo? Viene la gente a visitare la nostra città? «Questa provincia, per tradizione industriale e commerciale, ha scoperto solo recentemente la vocazione al turismo: abbiamo scoperto che il nostro territorio è ricco di opere d’arte e di attrattiva ambientale. Pensiamo ai nostri laghi e alle nostre montagne. Natura, cultura e caratteristiche morfologiche del territorio fanno sì che ci siano tutte le potenzialità per aver successo nel settore». È un settore che offre grandi opportunità. «Le ricadute sono anche, se non soprattutto, di tipo economico. Quindi quel settore, che era un’area dell’economia marginale rispetto alla produzione e al commercio, pian piano sta diventando strategico».

Per cui dovremmo lavorare molto sulla valorizzazione del territorio. «Infatti dodici anni fa è nata l’agenzia del turismo, che vuole promuovere e sviluppare le attività turistiche a Bergamo. È nata come una società consortile partecipata prevalentemente da Camera di Commercio, Comune e Provincia, con una presenza dei consorzi turistici. Indispensabile per riuscire a sviluppare questo settore è agire attraverso una partnership tra pubblico e privato». Turismo uguale accoglienza. «L’accoglienza è il motore trainante del turismo. La città e il territorio non devono essere soltanto da abitare, ma anche da visitare. Quindi bisogna aggiungere un ingrediente importantissimo: la gradevolezza del vivere a Bergamo. C’è il problema caratteriale dei bergamaschi,

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di Emanuela Lanfranco

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che sono molto sobri e un po’ chiusi, quindi dobbiamo cercare di fare un buon lavoro culturale, di informazione, tra i cittadini. Che si devono aprire al mondo esterno». Accoglienza uguale strade. «Si sta studiando una soluzione al problema del collegamento con l’aeroporto. Stiamo puntando ai collegamenti con stazione e fiera: attraverso il treno, ideale dal punto di vista logistico, e la Brebemi, che dovrebbe collegare e valorizzare l’area della Bassa. Treviglio diventerà un territorio sempre più significativo dal punto di vista economico, avrà un peso specifico sempre maggiore». Senza dimenticare la ferrovia MilanoBergamo, che durante il periodo dell’Expo 2015 dovrebbe essere il punto forte del collegamento tra le due città.

Per ora non ci riempie d’orgoglio. «Sicuramente anche per questo motivo non dovremo arrivare impreparati». D o t t o r Tr i g o n a , a n c h e a c o l o r o che vengono a Bergamo per lavoro potremmo offrire l’opportunità di visitare la città. «Questo territorio è molto orientato alla produzione, al commercio e all’artigianato. Dobbiamo mettere in campo degli strumenti affinché i turisti vengano e ci sia un certo giro d’affari serio e efficace, ecco l’importanza dello sviluppo della Fiera in sinergia con il Centro Congressi di Bergamo, un’area che riguarda l’attività convegnistica e congressuale. Quando arrivano, gli operatori economici devono trovare una città viva e attrattiva da un punto di vista degli eventi, non una città spenta. Andranno messi a regime certi

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aspetti che riguardano sia la gradevolezza del soggiorno che gli aspetti culturali. Dobbiamo mettere a sistema diversi settori: una cosa che in realtà stiamo già facendo con il Comune e la Fiera, soprattutto mettendo a regime i due teatri principali di tradizione, il Sociale, da poco restaurato, e naturalmente il Donizetti. E poi creare una politica di spettacoli a carattere popolare ma di alto profilo, come si sta facendo al Creberg, dove abbiamo ospitato personalità di primo piano nel campo della musica r non solo». Parliamo di ricettività. «La rete alberghiera è d’eccellenza. La rete di Bed &Breakfast ha qualche componente di disordine che va messo a posto anche dal punto di vista del rispetto delle regole, perché ci sia una corretta concorrenza con gli alberghi e una certa sicurezza

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non pressapochista…». Dottor Trigona, per il prossimo futuro il turismo dovrebbe essere veramente il settore d’eccellenza. In vista di due grandi eventi. «Esatto. Innanzitutto l’Expo 2015, che vedrà per sei mesi Milano, e la Lombardia, al centro del mondo. Tutte le province dovranno lavorare affinché almeno un giorno i visitatori dell’Expo glielo dedichino. Dovremo pensare a eventi dallagrande attrattiva perché noi, rispetto alle altre province, abbiamo il vantaggio di avere un aeroporto. Dobbiamo studiare e valorizzare le nostre risorse, enogastronomiche per esempio. In questi sei mesi dobbiamo lavorare anche sulle infrastrutture, riempire di contenuti i nostri centri storici – in particolare Bergamo e Treviglio - con i distretti commerciali,rinforzare i punti nodali dove è bene fare centri shopping che non siano solo i centri commerciali». Cosa intende per centri shopping? «Quelli che si creano nel distretto del commercio, per esempio a Bergamo si possono mettere insieme i vari servizi, il commercio, la ristorazione, gli alberghi e i negozi di diversa tipologia. Stessa cosa per i servizi che possono offrire le aziende artigiane piuttosto che le botteghe che ancora ci sono a Bergamo». Altro evento d’eccellenza è la candidatura Città Europea della Cultura 2019. «Se per l’Expo 2015 abbiamo solo un anno per preparaci, per la candidatura abbiamo davanti cinque anni, abbastanza per poterci preparare al meglio. Per Bergamo Capitale della Cultura bisogna valorizzare il territorio nei suoi vari aspetti. Bisogna pensare a eventi culturali di grande prestigio, soprattutto valorizzando e ricordando i nostri grandi bergamaschi: Bergamo è la patria di Gaetano Donizetti, di grandi artisti, abbiamo tutte le nostre opere da mettere a punto. E poi, ripeto, abbiamo un’area che dovrebbe esserci congeniale per farci conoscere di più, il settore enogastronomico, ormai internazionale con la partecipazione al Boucouse d’0r».

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C’è un concorso per diventare Città della Cultura che prima dovremmo superare. «Esatto, e vincere significa fare marketing territoriale. Dobbiamo preparare un programma coinvolgendo Comune, Provincia e operatori economici, perché può significare far scoprire la cultura industriale del passato collegandola con il presente, mettendo in campo anche le grandi innovazioni che offre il Kilometro Rosso e il Polo Tecnologico di Dalmine. Mi pare che siamo nei termini anche temporali per quanto riguarda la Città della Cultura, mentre per l’Expo dobbiamo accelerare al massimo prima dell’estate». Per quanto riguarda i finanziamenti non siamo nel periodo più consono. «Quello dei costi è un grande problema in un epoca di contenimento e di crisi UN CURRICULUM RICCHISSIMO

economica. Noi dobbiamo considerare l’Expo non un fatto episodico, ma di investimento. E sicuramente vale la pena investire delle risorse, da questo punto di vista». Dottor Trigona, leggendo il suo curriculum non c’è persona che, meglio di Lei, abbia in mano la situazione di Bergamo e provincia a livello turistico e commerciale. «La recente nomina di presidente di Turismo Bergamo – Agenzia di Promozione del turismo bergamasco - mi mette veramente alla consolle di regia per quanto riguarda tutti gli aspetti legati a portare più gente a visitare la nostra città in previsione di Expo 2015 e Bergamo Città della Cultura. L’economia, del resto, non è fatto solo di fabbriche e di negozi ma anche di tante altre cose che hanno a che fare con la cultura e il turismo».

Nato a Bergamo il 16 gennaio 1942, si è laureato a pieni voti in giurisprudenza all’Università Statale di Milano nel 1966. E’ avvocato. Segretario generale Confederazione Generale Italiana del Commercio Turismo e Servizi - Roma dal 1993 al 1995. Consigliere Delegato Confederazione Generale Italiana, del Commercio e del Turismo e Servizi Roma dal 1996 al 1998. Consigliere di Amministrazione dell’Istituto Tagliacarne per la promozione della Cultura economica - Roma dal 1994 al 1998. Vice Presidente Fondo di Previdenza M. Negri - Roma dal 1995 al 1998. Componente Giunta Esecutiva Ente Fiera Milano (sino al 1999). Consigliere della società “ Fiera Milano congressi “( sino al 2001). Direttore dell’Associazione Commercianti di Bergamo, qualifica dirigente, dal luglio 1979 (incarico attuale). Segretario Generale di Promoberg, Ente Fiera di Bergamo (incarico attuale). Vice presidente del Comitato Nazionale Fiere Terziario - C.F.T. (incarico attuale). Consigliere de La Rassegna s.r.l. - società editrice del settimanale economico finanziario “La Rassegna” (incarico attuale). Amministratore Delegato di Bergamo Terziaria s.r.l società di servizi alle imprese (incarico attuale). Consigliere di Amministrazione del CAT Ascom s.r.l., Centro di Assistenza Tecnica al Commercio (incarico attuale). Consigliere di Amministrazione del “Caf in Ascom” s.r.l., Centro di Assistenza fiscale al Commercio (incarico attuale). Membro della Giunta della Camera di Commercio di Bergamo (incarico attuale). Consigliere di Promos – Camera di Commercio di Milano (incarico attuale). Presidente di Turismo Bergamo – Agenzia di Promozione del turismo bergamasco (incarico attuale).

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Inter vista

Guardia di Finanza, nuovo comandante

Dal 15 luglio il colonnello Vincenzo Tomei guida le Fiamme Gialle in provincia. «La crisi? Se tutti, ma dico tutti, avessero pagato il dovuto, ossia le tasse, forse non saremmo in questa situazione»

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ato a Roma nel 1964, dove ha frequentato le scuole fino alle superiori, Vincenzo Tomei arriva a Bergamo già nel 1985, all’Accademia della Guardia di Finanza. Qui si laurea in Giurisprudenza e in Scienze della Sicurezza Economico-finanziaria, ramo di cui consegue anche la laurea specialistica. Ora, a Bergamo, è alla guida del comando provinciale. Sposato con la signora Elisabetta, ha tre figli: Mattia 17 anni, Chiara 14 e Alessandro 10. Comandante, anche la sua famiglia risiede a Bergamo? «Mia moglie è della Brianza e la nostra residenza è sempre stata in Lombardia, quindi lavorare a Bergamo non mi ha portato distante da casa.Ho sempre preferito fare io il pendolare e lasciare una residenza fissa alla mia famiglia».

Lei ha frequentato l’Accademia delle Guardia di Finanza qui a Bergamo, che ricordi ha di quel periodo? «Quando arrivi sei giovane, intimorito, l’Accademia è un collegio militare e di conseguenza vivi in un contesto che all’inizio, per un ragazzo di diciannove anni che arriva da Roma è completamente diverso da quello che poteva essere il liceo. Però ricordo che mi ambientai abbastanza presto, quindi anche il ricordo di Bergamo è rimasto positivo, anzi molto bello. E poi a Bergamo conobbi la ragazza che è diventata mia moglie, quindi non posso ricordare i tempi dell’Accademia se non con grande nostalgia». Comandante, lei ha svolto attività repressiva nel settore del traffico nazionale e internazionale di stupefacenti. Con i suoi figli come affronta l’argomento droga?

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di Emanuela Lanfranco

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«Il mio primo figlio inizia a frequentare la discoteca, dove spesso – ma certo non in tutte - si può venire a contatto con persone poco raccomandabili. Cosa faccio? Gli dico “tu non vai”? Mi comporto come tutti i genitori, cerco di spiegare come stanno le cose, sperando che capisca, anche perché ritengo che proibire significa incuriosire, quindi i ragazzi credo che debbano vivere le loro esperienze come le abbiamo vissute noi, devono essere consapevoli che al di fuori della propria casa c’è un mondo diverso e non sempre bello. L’importante è sapere con chi va. Ovviamente, come fanno tutti i genitori con figli adolescenti, si fanno i turni per accompagnare e riprendere i figli in discoteca». Lei che turno fa? «Ambisco al turno di andata…». E con gli altri figli? «Lo stile educativo è sempre quello, cerco di essere presente più che posso, anche se purtroppo il tempo è sempre poco. Il sabato lo dedico a loro, stiamo insieme, cerchiamo di conglobare in questa giornata più cose possibili. Frequentare l’oratorio, ad esempio. Dove abito, ma in gran parte della Lombardia accade lo stesso, si svolge una intensa attività presso l’oratorio, c’è un’organizzazione stupenda, grande collaborazione tra il parroco e i genitori, a vicenda ci si supplisce anche nel controllo dei nostri figli, e questo vuol dire partecipare alle loro attività ludiche, il che ci insegna a conoscerli di più». Tra i corsi professionali da lei frequentati, leggo: «nuoto per salvamento e soccorso di 3° grado». Il che fa pensare a un’intensa attività sportiva in acqua. «Lo sport mi piace, quando posso mi dedico al calcio a 7. E a Sky… sul divano». Colonnello Tomei, ovviamente essendo al Comando da otto giorni non credo si sia fatto un’idea delle anomalie della città di Bergamo, sempre che ce ne siano. «Ho riscontrato invece che c’è attivismo, c’è sinergia con le altre forze dell’ordine, c’è una bella Procura, e questo significa poter lavorare bene». Si è fatto un’idea della città? «Bergamo è un Comando molto impor-

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tante e ambito, quindi l’idea che ti fai della città è quella che sappiamo: industriale, operosa, ricca. E dove c’è ricchezza c’è anche un sottosuolo spesso non lecito. Il nostro lavoro è proprio quello di portare alla luce le anomalie: capire se ci sono infiltrazioni mafiose in una città è rilevante, perché noi dobbiamo aiutare e tutelare gli imprenditori onesti. Vorrei tanto che i bergamaschi capissero la mia

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massima disponibilità ad incontrarli, noi siamo al servizio della gente. Più evasori scopriamo, più aiutiamo chi lavora onestamente». Stiamo vivendo un periodo non bello, la crisi addirittura la respiri, tutti si lamentano, il commercio è in crisi, la ristorazione è i crisi, le auto non si vendono, tanti negozi chiudono, le tasse devi pagarle, il mutuo pure, l’af-


fitto anche... Ci sarà un punto d’arrivo? «Se tutti, ma dico tutti, avessero pagato il dovuto, ossia le tasse, forse non saremmo in questa situazione». Comandante, mi permetta una divagazione, ma bisogna agitarsi di più quando arriva la Finanza o l’Agenzia delle Entrate? «Il fatto che la Guardia di Finanza metta paura è un po’ una leggenda metropolitana, forse in passato non ci siamo posti come avremmo dovuto; la Guardia di Finanza è un corpo di polizia che si coordina con l’Agenzia delle Entrate. Noi facciamo delle verifiche, se troviamo anomalie le contestiamo e redigiamo un verbale dove vi è la previsione di una sanzione amministrativa, se la controparte aderisce al nostro verbale la procedura viene chiusa, altrimenti, per chiudere la

vertenza il soggetto dovrà rispondere all’eventuale avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate.». È l’era dell’informatica: che rapporto ha con il computer? «È al mio servizio, lo sfrutto, è uno strumento di ricerca di cui non si può più fare a meno, ma non sono malato di tecnologia, le password sono un bel deterrente alla mia convivenza con il computer». Tecnologia che ci ha portato a vivere come nel Grande Fratello, tutti controllati. Non le dà fastidio sapere che potrebbe essere controllato? «Sinceramente no, chi vive nella trasparenza non deve temere nulla, io vivo “tra le righe”. Anzi spesso un po’ di controllo in più dà garanzia». Colonnello Tomei, il suo comando porta qualche innovazione in città?

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«Sicuramente continueremo a portare la “diffusione del concetto legalità” nelle scuole, perché è importante far conoscere ai giovani la Guardia di Finanza e il lavoro che svolge per garantire a tutti un futuro migliore». CURRICULUM

Comandante di Plotone presso il II Battaglione della Scuola Sottufficiali con sede in Cuneo dal 12.07.1989 al 09.10.1992. Comandante di Drappello del I° Gruppo di Sezioni di P.G. presso il Nucleo Centrale di Polizia Tributaria di Roma dall’11.10.1992 al 09.09.1994. Comandante della 3^ Sezione – Anti Usura ed Estorsione – del I° Gruppo di Sezioni di P.G. del Nucleo Centrale di Polizia Tributaria di Roma dal 10.09.1994 al 29.02.1996. Comandante della 2^ Sezione del I° Gruppo di Sezioni di P.G. del Nucleo Centrale di Polizia Tributaria di Roma dal 01.03.1996 al 10.08.1997. A disposizione del Comandante della 3^ Legione di Milano per incarichi Speciali dall’11.08.1997 al 07.10.1997. Comandante della Compagnia di Sesto San Giovanni dal 08.10.1997 al 27.08.2001. Comandante del Nucleo Provinciale di Polizia Tributaria di Varese dal 28.08.2001 al 06.09.2005. Comandante del Gruppo Servizi di P.G. del Nucleo Provinciale di Polizia Tributaria di Milano dal 07.09.2005 al 31.08.2006. Comandante del Gruppo Tutela Mercato Capitali del Nucleo di Polizia Tributaria di Milano dal 01.09.2006 al 30.09.2009. Frequenza XXV Corso Alta Formazione presso la Scuola di Perfezionamento delle Forze di Polizia dal 01.10.2009 al 30.06.2010. Comandante del Nucleo di Polizia Tributaria di Milano dal 23 Luglio 2010 al 09.07.2013

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VERIFICHE PROTEZIONI INTERFACCIA AT-MT-BT NOLEGGIO della strumentazione compresa di personale tecnico SOSTITUZIONE dei sistemi di protezione obsoleti VERIFICA sistemi di protezione MT-BT integrati con apposite cassette prova COLLAUDO E MESSA IN SERVIZIO di sistemi di protezione mediante iniezione PRIMARIA e SECONDARIA delle grandezze da verificare

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Con il nuovo sistema di prova trifase RTS-3 (conforme alle normative CEI 0-16, CEI 0-21, all’allegato TERNA A70 e alla delibera ENEL AEEG 84/2012/R/EEL), siamo in grado di verificare IN CAMPO tutti i sistemi di interfaccia AT-MT-BT, compresi i sensori THYSENSOR e relè ABB con la conversione in segnali di basso livello.

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Corsi e Scuole Dispersione scolastica al 18%. Da ridurre al 10 C’è troppa dispersione scolastica in Italia. Siamo al 18% e entro il 2020 dobbiamo scendere al 10. A chiederlo è l’Europa. «Il governo – ha detto a riguardo il ministro dell’Istruzione Carrozza - intende proseguire ed estendere le azioni mirate a prevenire e contrastare la dispersione scolastica che, nonostante una continua diminuzione negli ultimi venti anni, riguarda ancora più di un giovane su 6, dando piena attuazione all’Agenda di Lisbona dell’Ue». La scuola ha dunque necessità di «spazio» e strumenti per pratiche positive, ha necessità di docenti preparati e per i quali va anticipato un piano straordinario per uso delle tecnologie nella didattica. I finanziamenti giungeranno dall’uso fondi europei e serviranno per creare centri sportivi e aggregativi, per formare i docenti e aumentare il tempo scuola, potenziare le sezioni primavera, perché è da lì che bisogna partire.

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Lezioni interattive, strumenti multimediali e materiali sempre più a misura di studenti «nativi digitali». La scuola italiana, negli ultimi cinque anni, sta cercando di modernizzare programmi e didattica all’insegna delle nuove tecnologie: uno sforzo non adeguatamente supportato da risorse finanziarie dedicate che ancora non è ancora riuscito a diffondersi in maniera capillare. Un recente studio Ocse sul piano nazionale per la scuola digitale sottolinea il ritardo dell’Italia per quanto riguarda le dotazioni multimediali e l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione: «Un piano ben strutturato» ma «con pesanti vincoli di bilancio», lanciato nel 2007 e ancora non entrato a pieno regime. Questa la fotografia in chiaroscuro dove le ombre prevalgono sulle luci e il gap didattico/ tecnologico dell’Italia rispetto agli altri Paesi Ocse appare in tutta la sua evidenza. La tecnologia, da sola, non basta a modificare il sistema di apprendimento e le performance scolastiche degli studenti. Ne è convinto Pier Cesare Rivoltella, professore ordinario di Didattica e tecnologie dell’istruzione presso l’università Cattolica di Milano: «Le tecnologie digitali non servono a modificare deterministicamente gli apprendimenti degli studenti: se inserite nella scuola con un corretto processo servono a destabilizzare le vecchie pratiche didattiche favorendo l’innovazione e la riduzione del gap di cultura tra scuola e sistema sociale; in questo modo, una scuola più vicina al mondo degli studenti e una didattica più efficace e aggiornata finiscono per creare le migliori condizioni anche per gli apprendimenti maggiormente significativi».

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Da un lato un paese profondamente cambiato, sempre più multiculturale, dove in classe, a fianco di Sofia, Marco e Luca siedono ormai da anni, anche Ahmed, Lin e Phoebe. Dall’altro la scuola, luogo principe di studio, accoglienza e porta di ingresso per la società, dove ci si affida all’inventiva degli insegnanti o alla loro buona volontà senza fornire strumenti strutturali per favorire la conoscenza e l’uso di più lingue e sconfiggere pregiudizi duri a morire. È questo il quadro in cui è maturato il documento, presentato dall’Accademia della Crusca e dalle principali associazioni linguistiche italiane alla presidenza del Consiglio, al presidente della Repubblica e a diversi ministeri, a favore del plurilinguismo, indicato come importante fattore di crescita intellettuale e sociale. Un appello per chiedere che, partendo proprio dalla scuola, si promuovano politiche adeguate e si faccia formazione, senza affidarsi all’iniziativa dei singoli insegnanti e formatori. E sgomberare il campo dai pregiudizi: conoscere e usare più lingue, sottolineano gli esperti, regala una marcia in più, arricchisce a livello personale. AGO-SET 2013 44


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Sono sempre di più gli italiani in cerca di fortuna in Germania. E sono sempre di più gli italiani che, ancora in Italia, decidono di imparare il tedesco. Un modo per aprirsi una possibilità di lavoro al di là delle Alpi, dove in media gli stipendi sono migliori e c’è meno disoccupazione. Lo Spiegel ha pubblicato una ricerca: in Italia sta crescendo rapidamente il numero di germanofoni (o, almeno, di aspiranti germanofoni). Sempre più scuole e università italiane propongono corsi di tedesco, perché sempre più studenti vogliono impararlo. Secondo lo Spiegel, oltre 40 0mila italiani cercano di imparare le difficili regole grammaticali della lingua tedesca. Dall’anno scorso, la cifra è cresciuta del 18%, un chiaro segnale di interesse verso la Germania. Allo stesso tempo, sta diminuendo il numero di iscritti ai corsi di spagnolo e francese, un tempo le lingue preferite dagli studenti. Sempre secondo lo Spiegel, in Italia si stanno diffondendo anche corsi di aggiornamento professionali specifici per il mercato tedesco, che attirano dottori, ingegneri ed avvocati desiderosi di provare il “grande salto” a Berlino e dintorni. Una sorta di “paracadute” contro la crisi che spaventa molti italiani.

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Un premio al design made in Bergamo

Gloria Colleoni, 32 anni, progettista del mobile «Tconsolle», è tra i vincitori del concorso «Container», contest rivolto a giovani architetti e creativi lanciato da Formabilio.com

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ono stati proclamati i vincitori di Container, il settimo contest rivolto a giovani architetti e designer lanciato da Formabilio.com, la piattaforma internet che si propone di promuovere attraverso il web dei concorsi rivolti a giovani designer. A valutare i progetti candidati al contest ci ha pensato la giuria tecnica costituita dai rappresentanti di Formabilio e delle aziende venete partner della piattaforma online - Ivo Fontana mobili, Euroline Furniture, Live in e la new entry Torremato - ai quali, questa volta, si è unita anche la producer stylist Laura Pozzi. Sui 156 progetti candidati al concorso è stata scelta, tra i vincitori, anche Gloria Colleoni, designer trentaduenne di Bergamo, progettista di Tconsolle. Di ispirazione nordica per la sua semplicità, Tconsolle stravolge la

concezione classica della consolle e del mobile contenitore in generale. Interamente in legno, il progetto è caratterizzato da un volume privo di gambe e sostenuto da una struttura, simile ad un cavalletto, a sé stante. Adattabile a diversi ambienti grazie anche alla possibilità di scegliere il colore del frontale del cassetto centrale, è un mobile che può contenere, nascondere ed esporre. Nata e cresciuta a Bergamo, Gloria ha frequentato l'Istituto Europeo di Design di Milano, diplomandosi in Interior Design. I primi passi nel campo della progettazione li ha mossi lavorando prima in uno studio di interni che si occupava principalmente di progettazione di locali commerciali e poi in una società operante nel settore dell'architettura e dell'arredamento per imbarcazioni e alberghi.

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Caprini da Oscar in provincia

Sono bergamasche le aziende che producono formaggi di capra «eccellenti». È quanto emerso nell’ambito della manifestazione di settore «All'Ombra della Madonnina»

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uattro aziende bergamasche si sono aggiudicati le targhe di eccellenza (in totale ne sono state attribuite cinque) nell'ambito della manifestazione «All'Ombra della Madonnina», l'evento nazionale legato alla filiera caprina che si è tenuto a Milano, con l'ottava edizione del relativo concorso che ha visto la straordinaria partecipazione di 111 formaggi e 15 yogurt di latte di capra in purezza provenienti da tutta Italia e dal Canton Ticino. Le premiazioni delle aziende vincitrici si sono tenute il 7 giugno nel corso di una serata organizzata sulla terrazza affacciata sul giardino del "La Cordata" a Milano, durante la quale c’è stata anche una degustazione dei formaggi da Oscar. Le aziende bergamasche e i formaggi che, conquistando più di 83 punti su 100, hanno ricevuto il rico-

noscimento sono: il Crosta fiorita dell'azienda agricola Cà Morone di Brembilla, il Caprino fresco dell'azienda agricola S. Alessandro di Albano Sant'Alessandro, lo Stracchinello di capra dell'azienda agricola Casa Eden di San Giovanni Bianco, e il Caprino fresco della Cooperativa La Peta Società agricola di Costa Serina. «Il settore ovicaprino - sottolinea la Coldiretti bergamasca - rappresenta un tassello importante dell'agricoltura provinciale e negli ultimi anni ha fatto passi da gigante per quanto riguarda la qualità delle produzioni confermandosi come una delle nostre eccellenze di cui essere orgogliosi. Le aziende premiate sono l'esempio di come il nostro progetto per la filiera agricola tutta italiana porti valore non solo al'economia ma anche al territorio e ai consumatori».

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di Fabio Cuminetti

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IL MAGGIORDOMO CONSIGLIA A cura della Associazione Italiana Maggiordomi

Il Galateo della valigia perfetta

Il primo passo occorre farlo qualche giorno prima. Domandatevi cosa volete portare in vacanza in modo da avere il tempo di andare in tintoria o di allestire un giusto bucato. La scelta della valigia è importante. Un consiglio prezioso è viaggiare sempre con due colli: una valigia grande e un bagaglio a mano di media grandezza ma estendibile o rimpicciolibile a seconda delle evenienze. Il bagaglio a mano contiene di norma un libro, i tappi per le orecchie, l’attrezzatura fotografica (che è contenuta in un’altra borsa), un maglione, una maglietta, biancheria intima per un ricambio, le ciabatte, un costume e un paio di pantaloni. E tutto l’occorrente per la toilette. Il bagaglio a mano è la cosiddetta ultima spiaggia, ovvero deve contenere il massimo pesando il minimo, e deve rendervi indipendente per alcuni giorni nel malaugurato caso che la valigia vada smarrita. Il bagaglio principale è invece molto più difficile da allestire. Molto dipende dai gusti e dalle abitudini del viaggiatore. La gestione dipende dalle vostre preferenze ma date un occhio anche dalla destinazione. Infatti portare un abito da sera su un’isola della Malesia dove non esistono locali notturni non vi servirà a molto.

Il bagaglio

Le valigie rigide sono più pesanti, ma garantiscono una maggiore protezione agli oggetti, specie se viaggiate in aereo o nave, o se comunque dovrete affidare il bagaglio ad altri. Inoltre, una valigia con quattro ruote è più maneggevole di una con due. Proteggere il bagaglio con la plastica che si trova negli aeroporti è inutile: nel trasporto può rovinarsi ugualmente e inoltre contribuirete a inquinare il Paese in cui state andando, se questo non ha un sistema adeguato di raccolta differenziata. Per chi viaggia in auto consiglio, invece, una valigia morbida, in quanto meno ingombrante

Portare l'indispensabile

Scegliete i vestiti in base a un colore dominante e preferite capi in tinta unita, che arricchirete con qualche accessorio (spille, collane...). Pensate al tipo di attività che svolgerete e siate realistici sulle occasioni che avrete di vestirvi in modo elegante (probabilmente molto poche). Non portate doppioni pensando che deciderete al momento.

Come preparare la valigia

Primo strato: disponete gonne e pantaloni sul

fondo con la parte della cintura attaccata alle pareti della valigia. Inizialmente non piegate i pantaloni, ma fate in modo che le gambe fuoriescano dalla parte opposta. Mettete eventuali cinture lungo bordi, senza arrotolarle. Secondo strato: mettete giacche e camicie piegate con l'abbottonatura rivolta verso l'alto. Riempite i "colli" con calze, biancheria intima e costumi arrotolati. Terzo strato: arrotolate i maglioni, le magliette e le maglie dal basso verso l'alto e disponeteli lasciando il minor spazio possibile fra un capo e l'altro: in questo modo non si sgualciranno, Mettete le scarpe in sacchetti di plastica (un sacchetto per paio) e disponetele nella parte opposta rispetto alla maniglia della valigia. Vanno dalla stessa parte anche altri oggetti pesanti. Asciugamani e teli vanno sopra questo strato. Quarto strato: è costituito dalle gambe dei pantaloni che avevate lasciato fuoriuscire dalla valigia all'inizio. Ora e il momento di piegarle per ricoprire il tutto. Piegate al meglio i vostri vestiti, ricordate che il modo in cui il vestiario viene piegato, giocherà un ruolo fondamentale sul suo stato, in altre parole, meglio piegate e meno pieghe troverete! Le scarpe (ogni paio in un sacchetto, anzi sarebbe meglio una scarpa per sacchetto!) e gli oggetti più pesanti devono essere sempre sistemati nella parte opposta alla maniglia. Utilizzate le tasche interne per sciarpe, accessori e altri piccoli oggetti. Non mettete bottiglie o spray nella valigia insieme agli abiti, potrebbe essere pericoloso. Utilizzate invece un beauty case o un porta oggetti da toilette. All’interno della valigia non deve mancare la farmacia del viaggiatore. Un kit per cucire con ago e filo può risolvere problemi urgenti.

Disfare la valigia

(anche questo è importante) Quando arrivate, disfate le valige e appendete i vestiti prima possibile. Meno tempo rimangono in valigia meglio è. Un trucco: appendete gli abiti sgualciti in bagno con l’acqua nella vasca o doccia aperta e la porta chiusa. 15-20 minuti ed ecco di nuovo pronti per uscire! Per informazioni o dettagli potete visitare il ns. sito www.maggiordomi.it o scrivere a info@ maggiordomi.it, cv@maggiordomi.it. L'Associazione Italiana Maggiordomi si propone di promuovere e valorizzare la figura e la professione del maggiordomo in

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Italia, meglio conosciuto come Butler nel mondo. Una figura professionale che si sta diffondendo ovunque e sempre più richiesta all’interno di case private, per eventi, per un matrimonio, per vacanze, nelle navi o negli hotel di gran lusso. www.maggiordomi.it

Chi è un maggiordomo? All’interno di una Casa di Lusso, ad esempio, ogni ospite può essere seguito da un Maggiordomo personale, che diventa per l’ospite stesso o per i padroni di casa un efficiente Personal Assistant, un Wedding Assistant o un Direttore di Casa. Il Butler, uomo o donna, è anche un prezioso Event Planner, per prenotare i migliori ristoranti o per organizzare un evento importante, per avere biglietti ed evitare lunghe ore di attesa in musei ed opere d’arte. Per lo shopping esclusivo o per regali unici, per chi è troppo occupato e per chi ha poco tempo da dedicarsi. Il Butler regala al Suo Ospite o al suo Padrone di Casa un’assistenza discreta, seria e mai invasiva, e mette a Sua disposizione tempo e professionalità uniche. Associazione Italiana Maggiordomi Elisa Dal Bosco, Presidente www.maggiordomi.it info@maggiordomi.it - m. +39 3496187963 sede: via S.Pellico 8, 20121 Milano presso Seven Stars Galleria Area Bergamo: Emanuela Lanfranco bergamo@maggiordomi.it c. +39 335 6073544

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Il valore strategico della formazione

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uali sono i criteri che orientano gli istituti di credito nella valutazione delle imprese? Come valutare le performance e le potenzialità delle aziende? Per rispondere a questi ed altri interrogativi e colmare il gap informativo e di comunicazione fra banca e impresa, LUBERG ha organizzato nei mesi di maggio e giugno il corso di formazione "Banca e PMI". Strutturato in tre differenti fasi per un totale di sei incontri, la prima edizione del corso ha adottato un approccio innovativo, basato sulla continua interazione in aula tra i docenti e i rappresentanti del mondo economico e finanziario. Il percorso ha consentito a tutti i partecipanti di potenziare le proprie competenze e di rafforzare l’area di conoscenza e di comunicazione reciproca tra banca e impresa. Molto positivi i riscontri raccolti al termine di questa prima edizione: il 59% dei partecipanti ha giudicato il corso superiore alle aspettative; pareri molto positivi sono stati espressi anche sul fronte della chiarezza espositiva e del coinvolgimento da parte dei docenti (giudicati buoni o ottimi dalla totalità dei professionisti). L'efficacia dell'intervento in aula è stata giudicata ottima dal 65% dei professionisti e buona dal 29%. DIVERSITY MANAGEMENT Nel corso degli ultimi decenni le donne hanno conquistato un ruolo rilevante nell’economia moderna, destinato a crescere ulteriormente. Per valorizzare il contributo delle donne quale forza del mondo economico e produttivo senza dimenticare la dimensione personale LUBERG propone nei mesi di ottobre e novembre il corso Diversity Management, tenuto da Barbara Demi (docente senior partner con 23 anni di esperienza in progettazione ed erogazione di progetti formativi), Simona Petreni e altri docenti dell’Università di Bergamo.

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Partendo dall’analisi delle caratteristiche specifiche di donne e uomini (differenti strutture biologiche e background culturali), il corso sviluppa una nuova attitudine di pensiero e di azione manageriale. L’obiettivo è di fornire ai partecipanti un confronto concreto per favorire l’apprendimento di nuovi strumenti e sviluppare processi di comunicazione e negoziazione, delega, gestione del tempo e riduzione dello stress, che valorizzino le caratteristiche di genere nella loro specificità. Il percorso di formazione si sviluppa attraverso incontri di mezza giornata, volti al miglioramento della gestione dei collaboratori Le metodologie utilizzate sono di tipo interattivo, coinvolgente e mirate al raggiungimento di risultati concreti. I modelli di analisi comportamentale utilizzati e gli strumenti diventano un bagaglio da utilizzare concretamente nella vita lavorativa grazie anche al ricorso ad analisi di casi reali, a testimonianze di successo di aziende nazionali e internazionali, a esercitazioni e a simulazioni concrete.

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DIVENTARE SOSTANZIALI L'offerta formativa LUBERG si completa con il corso "Diventare sostanziali" che dopo il successo delle prime due edizioni verrà replicato nei mesi di settembre e ottobre 2013. Tenuto da Antonio Messina, esperto di gestione delle risorse umane, offre ai giovani laureati in particolare le competenze necessarie per distinguersi in ambito lavorativo acquisendo attitudini quali senso di responsabilità, intraprendenza e pragmaticità, oltre a competenze indispensabili per comunicare con efficacia e governare il tempo. ISCRIZIONE AI CORSI LUBERG Le iscrizioni ai corsi “Diversity management” e “Diventare sostanziali” sono aperte ai laureati: per maggiori informazioni sul programma, sulle date e sulle modalità di iscrizione è possibile consultare il sito Luberg.it oppure scrivere all'indirizzo info@luberg.it.


*Enologia di Pietro Pellegrini

Master Class Pellegrini spa: a Lodi il meglio della Loira e della Nuova Zelanda

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ello spazio del Ristorante l'Arsenale di Cavenago d'Adda (Lodi) si è tenuta la presentazione delle due aziende vinicole Henry Bourgeois (Loira) e Clos Henri (Nuova Zelanda), distribuite in Italia da Pellegrini Spa, storico distributore di vini e distillati di qualità. L'evento ha visto la presenza di Alban De Gerin, rappresentante estero di Henry Bourgeois e Clos Henri, giunto in Italia ad incontrare agenti e stampa del settore. Clos Henri ha rappresenta lo sviluppo nella regione vinicola di Marlborough, Nuova Zelanda, dell'attività produttiva dell'azienda appartenente alla

famiglia francese Bourgeois. Ad accumulare i due brand, un atteggiamento "biofriendly", basato sulla convenzione che la cura e il rispetto della terra si riflette sul vino prodotto, che può così esprimere al meglio la complessità e la peculiarità delle due origini. In degustazione otto etichette in modalità guidata "Master Class", curata da esperti del settore con l'obiettivo di suggerire agli appassionati l'approccio corretto, conducendoli passo dopo passo nell'assaggio, per meglio apprezzare la storia, le caratteristiche e peculiarità dei prodotti presentati e dei loro produttori.

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Quattro i vini in degustazione della Nuova Zelanda e quattro francesi, rispettivamente: Petit Clos Sauvignon Blanc Marlborough 2012, Bel Echo Sauvignon Blanc Marlboroug 2011, Petit Clos Pinot Noir Marlboroug 2011, Bel Echo Pinot Noir Marlboroug 2011 e dalla Francia Petit Bourgeois Sauvignon Blanc 2011, Les Baronnes Sancerre Blanc 2011, Le MD de Bourgeois Sancerre Blanc 2010, Etienne Henri Sancerre Blanc (Silex) 2010. Distribuiti da Pellegrini Spa, i vini Henry Bourgeois e Clos Henri sono disponibili nelle enoteche e nelle carte vini dei più rinomati ristoranti.

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*Cucina di Chicco Cerea

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no scattante motoscafo Riva Saint-Tropez, ormeggiato dinanzi alla splendida Villa Fiordaliso e messoci gentilmente a disposizione dagli amici del ristorante Rolly di Manerba, mi hanno reso per un magnifico pomeriggio insieme alla mia famiglia un pescatore di “perle”: un visitatore entusiasta e ammirato dei tesori del lago di Garda. Il ritrovo appunto a Gardone Riviera in quell'autentico gioiello liberty, perfettamente conservato, che è villa Fiordaliso. Una brezza rigenerante e via, ad assaporare un po' di dolce vita su questo veloce motoscafo che ci avvicinava all'Isola del Garda: una vegetazione lussureggiante, dischiudeva poco a poco, come uno scrigno assai geloso, un palazzo in stile moresco, circondato da splendidi giardini all'italiana. Un luogo di rara bellezza. Un'isola abitata nei secoli dai frati francescani e, prima di loro, dagli antichi romani. E dal più grande poeta della storia della letteratura italiana: Dante Alighieri, probabilmente, vi dimorò. La signora Alberta Borghese Cavazza è proprietaria, insieme ai suoi sei fratelli, della magnifica tenuta – della splendida villa composta da sessantanove stanze e dei giardini che si stendono e digradano per tutta l'isola – e ci accoglie con un grande sorriso, mostrandoci alcune magnifiche piante, esotiche, che grazie al particolare clima lacustre si esibiscono in tutto il loro aspetto più conturbante. Siamo ospiti di questo paradiso che è

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visitabile su prenotazione da chiunque, da marzo fino a ottobre, con imbarchi da Garda, Bardolino, Gardone, Barbarano, Salò e da Sirmione: una visita da non mancare. Con ancora nel cuore gli scorci meravigliosi dell'Isola del Garda ci siamo diretti con il nostro motoscafo verso un'altra residenza da mille e una notte: Villa Feltrinelli a Gargnano. Mi sembrava di essere catapultato direttamente sul set del Grande Gatsby: camerieri in livrea ci accoglievano principescamente sul prato all'inglese a bordo lago. Dietro di loro, lo chef stellato Stefano Baiocco dava vita a un aperitivo sofisticato e di gran classe. Non c'è che dire: i favolosi anni '20 li stavamo vivendo in presa diretta. E proprio così, spensieratamente, abbiamo salutato i nostri amici per una cena a lume di candela là dove tutto era cominciato: quella villa Fiordaliso dalle cui vetrate il poeta Gabriele D'Annunzio contemplava il paesaggio del lago immerso nella quiete dei cipressi, dei pini e degli alberi di ulivo. Una cornice ancora una volta magica per assaggiare la cucina di un altro bravo chef stellato, Riccardo Camanini, esaltata dall'accoglienza calorosa della famiglia Tosetti: il luccio e l'anguilla locali s'incontravano felicemente con i crostacei di acque più lontane e su tutti una splendida torta di rose, servita con un ghiottissimo zabaione, coronava degnamente un giornata da ricordare!


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*Wedding di Angelo Lorenzi

Il consiglio che (forse!) non sai ...

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edding Day: l’obiettivo comune di ogni Sposa è che tutto sia impeccabile nel giorno del tanto atteso “Si!”. Il nuovo anno è ormai alle porte e i matrimoni in fase di preparazione. Per l’occasione ho pensato che qualche consiglio da annotare nella “to do list” delle nozze perfette potrebbe far comodo alle future Spose… Primi Passi. Il pensiero più comune quando si parte con l’organizzare un matrimonio è che la prima cosa da fare sia scegliere la location ideale: vi consiglio invece di partire dalla lista degli invitati, per evitare di innamorarsi di luoghi non adatti alle vostre necessità. Matrimonio o Evento Nozze? Le nozze sono un evento importante e per questo vanno studiate soluzioni che creino dinamismo… Talvolta basta poco: un giusto aperitivo, una cena “en plein air” , un cambio look per il taglio della torta… E il “wow factor” è assicurato! Mood, Hair e Make Up. Eleganza in assoluto, rispettando sempre la propria natura per esaltare femminilità e raffinatezza. Per l’acconciatura, “ Si!“ ai capelli raccolti. Per distinguervi davvero ricercate una sofisticata semplicità. Occhio alle Fedi. Sembrerà banale, ma… Non scordatevi le fedi! Sarà il testimone più fidato ad avere il compito di portarle in Chiesa. Per paura di perderle non legatele al cuscinetto con un nodo troppo stretto: meglio un semplice fiocco che possa sfilarsi con facilità, per evitare momenti di difficoltà ed imbarazzo all’altare!

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Per lui: l’accessorio irrinunciabile. Cravatta e gilet non possono mancare: sono elementi senza tempo, binomio perfetto di gusto ed eleganza. Rispecchiate il vostro spirito in un look ben curato, ma nel dubbio ricordate che il classico vince sempre. “No!” ad orologi ingombranti, un inutile intoppo alla buona calzata del polsino. “Si!” ai gemelli preziosi di famiglia o nei toni dell’abito. L’assegnazione dei Posti a Tavola. Sorprendete con originalità. Un “tableau de mariage” fuori dai canoni classici può essere quel “ quid “ in più per emozionare i vostri invitati. Il giusto Coinvolgimento. Intrattenete ogni ospite, facendolo sentire partecipe: con un messaggio personalizzato o una “istantanea” in diretta il giorno delle nozze qualche sorriso in più non mancherà di certo! La parola agli Chef. La buona cucina è un fattore determinante per il successo di un ricevimento. Puntate sulla stagionalità delle materie prime: qualche piccolo dettaglio con colori e profumi ed il vostro menù farà la differenza! Emergenza Bambini. Con la giusta animazione anche i più piccoli si potranno divertire, lasciando così le mamme e i papà liberi di godersi la meravigliosa festa! Che Confusione! Se ci deve essere un “must” per il matrimonio è far si che esso rispecchi la coppia di sposi. Il consiglio di chi vi è accanto è fondamentale, ma non lasciatevi influenzare: inutili dubbi per colpa dei pareri esterni è il rischio peggiore che possiate correre! Sperando che questi piccoli consigli siano d’aiuto alle future spose, chiudo la rubrica

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di questo bimestre cedendo la parola ad un’alleata d’eccezione: Carrie Bradshaw. Con il suo suggerimento saprete riconoscere la vostra anima gemella nonché il marito ideale: “Gli uomini sono come le scarpe col tacco... Ci sono quelli belli che fanno male; quelli che non ti piacciono fin dall'inizio; quelli irraggiungibili, che non potranno mai essere tuoi; quelli che affascinano in partenza, ma poi capisci che non sono niente di speciale. E infine ci sono quelli che non ti stancherai mai di avere con te...”. In attesa della prossima rubrica, non perdetevi “Theme Weddings Tracks” : idee, spunti e suggerimenti in formato wedding blog (http://angelolorenzi. blogspot.com o tramite link da www. angelolorenzi.it).


BEN PIANTATI PER SPICCARE IL VOLO (DRITTO!!!) Fondamentale è la preparazione atletica a sostegno dello swing, sia per prevenire le problematiche tipiche di questo gioco (in particolare alla colonna, alle spalle e gomito, al ginocchio) sia per migliorarne al performance. Se ben programmato dal vostro trainer, l’allenamento deve considerare in maniera personalizzata tre aspetti: MOBILITÀ, in particolare della colonna vertebrale e delle spalle; FORZA, in modo più specifico del corsetto addominale e degli arti inferiori; STABILITÀ e CONTROLLO, sia degli arti inferiori che del tratto lombo-pelvico. Continuiamo il nostro viaggio d’approccio al training fisico, aggiungendo alcuni semplici ma efficaci esercizi, che possono fungere da workout a casa ma anche da routine tecnica prima di iniziare a giocare: nella didascalia delle immagini verranno indicate serie e ripetizioni per la routine (R) e per l’allenamento (W). Per migliorare tutta la catena cinetica posteriore (i muscoli dietro la coscia e della schiena) ci sediamo su un tavolo con le gambe penzoloni, posizioniamo le mani dietro la nuca e spingiamo i gomiti all’indietro e, estendendo la colonna, distendiamo le ginocchia (Fig.1). Cerchiamo di allungarci il più possibile verso l’alto fin quando potremo apprezzare tensione nella parte posteriore elle cosce, senza però mai sentire dolore. Mobilità della colonna dorsale e rinforzo degli arti inferiori possiamo invece migliorarli così: gambe piegate a 90°, bacino e tratto lombare ben aderenti al muro, eseguiamo una distensione delle braccia tese verso l’alto mantenendo la posizione per 3”/4” (Fig.2). Nel nostro percorso di strutturazione muscolare, è importante inserire un esercizio di Core Stability (per Core intendiamo i muscoli del centro del corpo, quindi addominali, obliqui, glutei e lombari): appoggiando le mani ad un tavolo, una sedia, al muro o a terra, manteniamo le braccia tese e rimaniamo bloccati protesi, senza inarcare il tratto lombare, per 40” (Fig.3). Più è basso il piano d’appoggio, maggiore sarà la difficoltà richiesta dall’esercizio. Se vogliamo che la nostra palla voli dritta, dobbiamo allenarci a mantenere il nostro corpo in equilibrio e stabile durante i gesti torsionali; rimanendo in piedi su una gamba leggermente piegata, davanti ad uno specchio, braccia incrociate al petto (o ferro dietro la testa se siamo in campo pratica), ruotiamo il busto a destra e sinistra lentamente mantenendo il ginocchio fermo, dapprima sulla gamba sinistra, a seguire, la destra (Fig.4).

Fig.1 - R: 20 / W: 3x15”

Fig.2 - R: 2x30” / W: 3x40”

Fig.3 R: 2x30”/W: 4x30”

Fig.4 - R: 20 movimenti completi per gamba W: 3 serie per gamba da 15 movimenti completi La qualità esecutiva dei gesti permette un transfer diretto dei miglioramenti atletici a favore di quelli tecnici: inviateci un video della durata di 10”mentre eseguite gli esercizi 1 e 3 a: info@smuoviti.it. Sarà un piacere darvi alcune indicazioni per migliorarne l’esecuzione!! Alleniamo gesti, riprendiamo possesso del nostro corpo e la palla volerà dritta.

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*Golf di Mario Ugo Pasini Professionista presso il Golf Parco dei Colli Bergamo

I nove voli della palla

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erché la palla da golf non vola sempre dritta?"... Questa è una domanda che spesso mi viene posta dai giocatori principianti e non durante le lezioni, ed io cercando di essere il più semplice possibile nella risposta provo a far capire che lo swing è un'insieme di molteplici situazioni tecniche e fisiche che si devono incastrare tra di loro, rendendo soprattutto nei primi anni il gioco poco ripetitivo e poco costante. Esistono nove voli che la palla può produrre nel momento in cui viene attraversata dal bastone e considerando che quel momento è "il momento della verità" possiamo tranquillamente dire "che la palla in volo non mente mai", "dicendoci" quello che la testa del bastone ha fatto all'impatto. Conoscere e capire quali sono le cause che influenzano il volo della palla ci permette sia in allenamento che sul campo di provare a cercare una soluzione all'errore. Iniziamo con il pensare che il volo della palla è influenzato da una Direzione Iniziale e da una Curvatura Finale. La prima è influenzata dalla traiettoria che percorre la testa del bastone e dipende dalla posizione delle spalle all'impatto, la seconda è influenzata dalla posizione della faccia del bastone all'impatto e dipende principalmente dall'impugnatura. A fronte di questo, la palla può avere tre direzioni iniziali e due curvature finali (la direzione può essere, dritta, dritta verso destra o dritta verso sinistra, la curvatura finale può essere a destra o a sinistra

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rispetto al bersaglio). Le combinazioni di queste tre traiettorie e di queste due curvature producono nove voli di palla: DRITTO, viene prodotto da una traiettoria dritta della testa del bastone e dalla faccia che guarda il bersaglio al momento dell'impatto (la palla parte dritta e cade dritta al bersaglio, il colpo ideale che ogni giocatore vorrebbe ripetere sempre); SLICE, viene prodotto da una traiettoria dritta verso il bersaglio della testa del bastone ma con una curvatura finale verso destra data da una posizione aperta della faccia all'impatto; HOOK, viene prodotto da una traiettoria dritta verso il bersaglio della testa del bastone ma con una curvatura finale verso sinistra data da una posizione chiusa della faccia all'impatto; PUSH, viene prodotto da una traiettoria dall'interno verso l'esterno rispetto alla linea di gioco della testa del bastone con la palla che parte diritta a destra e cade a destra del bersaglio (le spalle puntano a destra del bersaglio all'impatto); PULL, viene prodotto da una traiettoria dall'esterno verso l'interno rispetto alla linea di gioco della testa del bastone con la palla che parte diritta a sinistra e cade a sinistra del bersaglio (le spalle puntano a sinistra del bersaglio all'impatto). Se escludiamo il volo DRITTO che è il colpo ideale da giocare, le combinazioni che possiamo avere sommando gli altri quattro voli di palla descritti producono ulteriori quattro voli che sono chiamati PUSHSLICE, PUSH-HOOK, PULL-SLICE e PULL-HOOK, dati da un'insieme di errori che portano a far partire la palla

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sulla traiettoria percorsa dalla testa del bastone e a farla cadere dove guarda la faccia all'impatto. Si può quindi dire che l'unico volo corretto è quello dritto, gli altri otto sono comunque voli di palla viziati da errori tecnici o da condizioni fisiche non ideali per eseguire uno swing corretto e ripetitivo. Il consiglio che vorrei dare a tutti i giocatori di qualsiasi livello è di affidarvi al vostro maestro per risolvere i problemi tecnici e ad un personal trainer per migliorare la vostra condizione atletica di modo che si possa creare una collaborazione fra questa due figure con l'obbiettivo di allenare tutti gli aspetti fondamentali - tecnica, preparazione fisica specifica e attività preventiva ai problemi muscolari - a favore del vostro swing.


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Finalmente l'estate

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dopo averla tanto sospirata finalmente è arrivata l'ESTATE!!! Voglia di abiti leggeri, colori, shorts, maglietta e infradito... ma inevitavilmente si può cadere nel cattivo gusto. Io capisco faccia caldo, ma a volte si vedono uomini e donne che probabilmente pensano di essere in spiaggia anzichè in città, La comodità è importante, ma un minimo di eleganza non guasta mai: come dico sempre alle mie clienti, andare in ufficio con un tubino e un tacco fa sempre la differenza, tira

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fuori la nostra femminilità ed è un piacere quando ci sentiamo ammirate o riceviamo un complimento. In questi anni sono riuscita a cambiare look a molte clienti, farle osare di più; farle sentire bene è per me fonte di grande soddisfazione e fa scattare una molla a fare sempre meglio. Come già detto le collezioni estive hanno il sapore della vacanza, del tempo libero e della leggerezza: quest'anno infatti proponiamo abiti lunghi in pizzo o con ricami e gonne lunghe da abbinare a sandali aperti

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e fresche, t-shirt, abiti in jersey colorati. Per quanto mi riguarda prediligo le collezioni autunno/inverno che già stiamo ricevendo in boutique, colori caldi nel verde, nel bordeaux e anche il "solito" nero che in inverno per noi donne diventa il capo jolly. E le maglie di cachemire impalpabile, le giacche e i cappotti abbinati alla scarpa, alla cintura e alla sciarpa giusta diventano dei veri mast di stagione. Quindi nell'attesa godiamoci il sole e il mare. Buone vacanze a tutti!!!


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Classe E Cabrio, passione e razionalità

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uova versione della Classe E Cabrio proposta per quest’estate dalla Mercedes. Il design è stato ridefinito all’insegna di forme più morbide che indubbiamente giovano, sia in termini di eleganza e raffinatezza che di “presenza”. Il posteriore dà l’idea di potenza e tenuta di strada e l’anteriore affilato riprende i concetti delle più esclusive coupé Mercedes. Restyling, quindi, ma non solo. La nuove Classe E Cabrio è stata anche arricchita di dotazioni tecnologiche in grado di innalzarne ulteriormente l’asticella sia in termini di comfort che di sicurezza. Per quanto riguarda il comfort, segnaliamo

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il deflettore Air Cap che fuoriesce automaticamente al di sopra dei 40 km/h per deviare i flussi d’aria al di sopra delle teste di guidatore e passeggero e il frangivento posteriore per gli ospiti dei confortevoli sedili posteriori. Tra le novità, la disponibilità degli interni bicolore beige e blu visti sulla Classe S. Le dotazioni di sicurezza si confermano al top e discendono pari pari da quelle dell’ammiraglia di Casa Mercedes. Per rendere l’idea basti pensare che tutte, all’interno del “pacchetto” Intelligent Drive, offrono di serie Pre Collision System, Attention Assist, Direct Steering e Pre Safe. Come dire che la vettura è in grado di rilevare ostacoli anche fuori dal campo visivo del guidatore come nel caso di incroci, frenare evitando l’impatto e nel caso questo fosse inevitabile, predisporre tutti i dispositivi di sicurezza passiva per limitare al massimo i danni per gli occupanti e correggere le traiettorie in caso di sottosterzo, sovrasterzo o fuoriuscita dalla carreggiata. La marcia è silenziosa, la qualità senza dubbi di sorta. La capote in tessuto si apre in 20 secondi anche in movimento (fino a 40 km/h). La gamma motori va dai parsimoniosi 220 CDI da 170 CV ai poderosi V8 della 500 da 408 CV. Prezzi compresi tra i 47.110 e i 79.820 Euro con un risparmio superiore ai 4.000 euro rispetto alla versione precedente a fronte di superiori contenuti.

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CENTRO DI RADIOLOGIA E FISIOTERAPIA Accreditato ASL Dir. San.: Dr. R. Suardi Radiologia Diagnostica per Immagini Fisioterapia e Riabilitazione Riabilitazione Domiciliare (ex art. 26) Terapia Fisica Chiropratica Visite specialistiche Punto Prelievi Polo Odontoiatrico www.centroradiofisio.it - info@centroradiofisio.it Bergamo, Via Passo del Vivione, 7 - Gorle, Via Roma, 28 Tel.: 035/290636 – 035/4236140 – Fax: 035/290358

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*Sanità Dott. Clementoni Andrea chiropratico

Mal di schiena: la ricerca clinica in Lombardia dimostra l’efficacia della chiropratica

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vete mal di schiena e magari il dolore si irradia nella gamba? A questo punto alcuni si affidano ancora ai farmaci antiinfiammatori, che non sempre funzionano e agiscono solo sui sintomi e sovente hanno importanti effetti collaterali. E c’è anche chi attende che il problema ‘si risolva da solo’ e in tal modo ne favorisce l’aggravamento. La chiropratica può essere la corretta soluzione perché ricerca le cause degli squilibri funzionali che provocano problemi alla colonna vertebrale. Attività lavorative, sedentarietà, posture

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scorrette, stress, incidenti, attività sportive condotte in modo inadeguato, malocclusione dentale, possono causare la perdita della fisiologica mobilità delle ossa della colonna vertebrale, provocando irritazione, schiacciamento di nervi e disfunzioni dei dischi intervertebrali e del sistema nervoso. Il chiropratico interviene con metodiche indolori altamente professionali per ripristinare il naturale allineamento e mobilità della colonna vertebrale, riducendo i dolori articolari e ristabilendo il corretto funzionamento di muscoli, nervi, dischi intervertebrali e del sistema nervoso. In modo del tutto naturale: senza utilizzare farmaci. Infatti oggi anche in Italia i medici di base, e molti fisiatri, ortopedici e neurochirurghi comprendono l’apporto che il chiropratico può offrire nel trattamento di molte problematiche neuro-muscolo-scheletriche anche conseguenti a traumi o incidenti. Sempre più medici, come avviene da tempo in altri Paesi, inviano pazienti al chiropratico per dolori articolari, torcicollo, cefalea,

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sindromi vertiginose e anche in presenza di ernia del disco cervicale e lombare. Ne parliamo con il Dr. Andrea Clementoni, chiropratico laureato in USA e responsabile dell’ambulatorio di chiropratica presso il Centro Medico In concreto in cosa consiste la visita chiropratica? E’ importante considerare con attenzione la storia clinica del paziente e valutare eventuali esami radiologici. Si procede quindi all’osservazione del modo di camminare, e all’analisi della postura, cui seguono test muscolari e neurologici. In base alle disfunzioni riscontrate si stabilisce il trattamento. In cosa consiste il trattamento? Si utilizzano tecniche manuali altamente specifiche, ma si adottano anche tecniche non manipolative (craniali, miofasciali e sui punti meridiani). Si fa uso esclusivamente di lettini speciali per chiropratica importati dagli USA. Il trattamento dà in genere istantaneo sollievo, sciogliendo la tensione muscolare ed eliminando la pressione dai nervi e dai dischi intervertebrali. I tempi di recupero dipendono dalla cronicità del problema.

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*Arte Mario Donizetti

Tecnica a pastello encaustizzato

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i questa mia tecnica a pastello ho divulgato ogni particolare via internet in una lezione filmata (consultare www.donizetti-museoscuola. it). E, su questo nuovo metodo, con il quale ho radicalmente trasformato la antica tecnica, notoriamente di natura fragile, in una tecnica di solida resistenza, anche una scrittrice americana, Phyllis Tickle, ha pubblicato un suo saggio (in “GREED”-Oxford University Press) edito in tutte le lingue del mondo (compreso coreano e giapponese). Scrive Phyllis Tickle: “…Donizetti ha

messo a punto una nuova tecnica del pastello che comporta modifiche essenziali sia nella sua struttura tradizionale sia nel metodo. La prima innovazione è consistita nel sostituire alla carta tela incollata su tavola con preparazione eseguita a polvere di quarzo e colla reversibile. La seconda sta nel fissare il pigmento alla tela mediante vapore bollente fino che pastello, tela, colla e quarzo non formano un tutto unico. La superficie che ne risulta…possiede le classiche trasparenze della migliore pittura a tempera a tuorlo d’uovo”.

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Questa tecnica, che si avvale anche di un procedimento più veloce di altre, mi ha consentito di eseguire opere di grandi dimensioni come i Sette Vizi Capitali (cm. 220 X 120) e il dipinto (qui riprodotto) “Delizia Fisica E Delizia Intellettuale” (cm.400 X 200) eseguito per l’Atrio di rappresentanza della nave COSTA DELIZIOSA di Costa Crociere. Per rendere di tutta sicurezza la stabilità e la resistenza cromatica di queste opere, dipinte con pigmenti per affresco, ho terminato l'opera verniciando con gommalacca.

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*Spiritualità don Giambattista Boffi Direttore Centro missionario diocesano

La “globalizzazione dell’indifferenza”: una sfida!

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ono due occhi giovani quelli di papa Francesco. Il segreto è da cercare nella sua vita e in quello sguardo carico di umanità che stiamo imparando ad apprezzare in questi mesi, uno sguardo che cerca l’uomo e la sua storia, accarezza le attese e legge le fatiche, offre spazi di dialogo e, soprattutto, condivide una ricerca. E’ vero che abbiamo bisogno di certezze, qualcuno vorrebbe persino regole ferree, per non correre il rischio di sbagliare, per avere chiarezza. E’ anche vero che mostriamo una certa insofferenza verso qualcosa di “preconfezionato”, pensato, progettato e realizzato da altri. “Picchiarci il naso” rimane una prerogativa quasi impossibile da cancellare. Nella ricerca si fanno strada tante e diverse possibilità, si sperimenta la ricchezza ed il limite di ogni scelta, si impara a proprie spese consegnandosi anche alla precarietà, si vive di piccole conquiste, generosità, non senza sofferenze e fatiche. Questo il bello di metterci il cuore. Alla provocazione degli occhi fa eco un’affermazione di papa Francesco che, con uno sguardo aperto al mondo, ci mette in guardia rispetto alla “globalizzazione dell’indifferenza”. Sembra paradossale: mentre si riducono sempre di più le distanze tra i popoli e si stringe il tempo per andare da un capo all’altro del mondo, sembrano nascere sempre più ostacoli all’ascolto ed al dialogo, diventa sempre più facile curare solamente i propri interessi e lasciarsi afferrare dall’io che trascina all’egoismo. L’indifferenza nasce sulle ceneri di una umanità incapace di mettersi in gioco, ripiegata su se stessa, totalmente dedita alla sua conservazione, incurante degli orizzonti del mondo. Da questa contraddizione, tra l’invito a non avere confini e l’angusto confine dei propri interessi, prende corpo una serie interminabile di situazioni che coinvolgono persino quello spazio di spiritualità che identifichiamo con l’apparte-

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nenza ad una comunità cristiana o, comunque, ad un esperienza religiosa. Sulla concretezza del Vangelo ritengo sia positivo offrire uno spazio di riflessione, non tanto per convincere, quanto per far sorgere qualche dubbio, per avvivare un percorso, per vincere eventuali resistenze e, magari, lasciarsi coinvolgere. I segni della sua appartenenza alla famiglia umana, l’Uomo di Nazareth, li ha continuamente incarnati nei sentieri della terra palestinese. Sono stati i poveri a catalizzare la sua attenzione. Da quella povertà economica, che può spingere fino alla violenza, alla marginalità della malattia, del disagio sociale e, infine, del peccato. Gesù ha incrociato volti, condiviso sguardi, rivelato dignità nascoste e infangate. L’uomo, capolavoro di Dio, è stato il cuore della sua azione. Non è un di più la fede e neppure un orpello per abbellire il curriculum, ma l’orizzonte per interpretare la vita e renderla davvero capace di quella globalizzazione che apre alla profondità delle relazioni. C’è un filo rosso che lega tutte le parole di Gesù: oltre. Sì, al di là delle apparenze e del “si dice”, persino al di là dei fatti concreti, è certo il poter trovare un cuore. Mai Gesù si è rassegnato a quello che si vede, ma nel cuore del figlio approfittatore, che conosce solo parole di egoismo, e nell’incapace amministratore di una moneta, che ricorre all’infruttuoso nascondiglio sotto terra, nell’esperienza dissoluta della Maddalena piuttosto che nella testardaggine di Pietro, in tutte queste situazioni lo sguardo è proiettato oltre. C’è una speranza, lo ricorda spesso anche papa Francesco, che occorre non lasciarsi rubare dai luoghi comuni e dalla superficialità, una speranza che va vissuta con la responsabilità di sé stessi nell’intreccio della propria vita con la storia del mondo. Al mondo apparteniamo per natura, non siamo vermi solitari con la pretesa di autosufficienza. L’oltre di Gesù realizza una comunità respon-

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sabile e attiva, partecipe e gratuita. Sono dimensioni da coltivare senza ritegno. L’evento incontenibile della Resurrezione apre, ancora di più, un intenso capitolo di provocazioni. Mettere fine all’esperienza della morte è assolutamente globalizzante. Non si tratta di una magia, neppure di un evento miracolistico, ma è la rivelazione piena della ricchezza dell’umanità. Alcun i santi ci hanno ricordato con la loro vita che: “siamo fatti per Dio” e Ireneo di Lione afferma con forza che: “la gloria di Dio è l’uomo vivente”. Questa sintesi tra Dio e l’uomo non ammette il vuoto e la parzialità, ma apre al mistero. Ecco, il mistero rivela la sua dimensione di globalizzazione quando trova, attraverso la morte, l’espressione della pienezza. “Non ho mai visto un camion di traslochi seguire un carro funebre”: ha detto il Papa. Vuol dire che quello che ci segue e, sicuramente ci ha preceduto, è un carico di umanità incalcolabile nella sua materialità, ma consistente se ci riferiamo agli affetti e al bene. La provocazione si rinnova davanti alle morti ingiuste, a quelle operate con violenza, a quelle apparentemente assurde dovute alla dissoluzione al benessere. Anche Gesù rimane in silenzio e lascia spazio alla preghiera come esperienza di quella globalizzazione che ritrova in Dio ragione e futuro. Questo Vangelo concreto diventa più che mai attuale se decidiamo di farlo nostro e ci impegniamo, coraggiosamente, ad accoglierne le provocazioni. Chiaro che non sarà l’indifferenza a vincere i nostri impegni nella misura in cui sapremo mettere in gioco l’essere uomini fino in fondo, persino nella fragilità e precarietà della libertà, tesoro prezioso ed indispensabile per saper superare i confini del sé. Cincischiare non serve a nulla!


Cult

Baschenis, la natura morta è musicale

Per tutta l’estate l’Accademia Carrara presenta nella sua sede temporanea di Palazzo della Ragione, nel cuore di Città Alta, i suoi Baschenis, quattro dei più celebri «ritratti» di strumenti musicali del maestro

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iuti, spinette, violini, mandole, chitarre, spartiti: tutta l'attenzione si concentra sulla strepitosa resa dei legni, velati di polvere, e delle stoffe su cui riposano strumenti musicali, adagiati in un ordine misterioso, che con il loro silenzio invitano a immaginare la musica. Per tutta l'estate, fino al 15 ottobre, l'Accademia Carrara di Bergamo presenta nella sua sede temporanea di Palazzo della Ragione, nel cuore di Bergamo Alta, i suoi Baschenis, quattro dei più celebri "ritratti" di strumenti musicali del maestro. Le tele esposte nella mostra "Evaristo Baschenis. Immaginare la musica", curata da Maria Cristina Rodeschini, celebrano l'artista come l'inventore e il principale interprete nella storia dell'arte della natura morta musicale.

La fama dell'artista bergamasco, attivo anche come ritrattista, è legata infatti alle sue composizioni raffiguranti strumenti musicali, che furono talmente apprezzate da suscitare immediatamente l'operosità di una schiera di imitatori, tra cui il conterraneo Bartolomeo Bettera. L’Accademia Carrara conserva nelle sue raccolte quattro magnifiche tele di Baschenis, che testimoniano l’abilità dell’artista nell’interpretare gli sviluppi della pittura di natura morta ritornando al rigore ottico della lezione di Caravaggio e della sua «Canestra» Ambrosiana, e nel coniugare la tradizione locale per una descrizione asciutta e naturalisticamente aderente della realtà, incarnata dalle opere di Giovan Battista Moroni e Giovan Paolo Cavagna, con l’aggiornata cultura

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a cura di: Fabio Cuminetti

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prospettica e illusionistica che sta alla base della serrata costruzione spaziale delle sue opere. Realismo e rigore compositivo caratterizzano i quattro dipinti in mostra, che appartengono tutti alla maturità dell’artista. Il «Manuale dei giardinieri» di fra Agostino Mandirola raffigurato al centro della tela con «Strumenti musicali e tendaggio rosso» – complessa composizione in cui agli strumenti musicali si aggiungono un calamaio, due mele e due libri - fu pubblicato per la prima volta a Vicenza nel 1652 e l’opera, che proviene dal monastero di San Paolo d’Argon, è quindi certamente successiva a questa

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data. Ai tardi anni Sessanta sono assegnati gli «Strumenti musicali e tendaggio nero» e gli «Strumenti musicali e statuetta», nei quali la scena si amplia e acquista rilievo l’ambiente, mentre l’accostamento degli oggetti mostra un gioco combinatorio sempre più virtuosistico. Allo stesso periodo appartiene anche la tela con «Strumenti musicali» che proviene dalle raccolte della famiglia Lupi. Per il suo punto di vista ribassato e ravvicinato, la sua atmosfera silente e quasi rarefatta, l’apparente casualità nella disposizione degli oggetti, che sono al contrario allestiti sul piano con studiata accortezza, il dipinto è tra i capolavori indimenticabili dell’artista bergamasco.

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Orari: martedì-domenica 10-21; sabato sino alle 23. La mostra andrà avanti fino al 15 ottobre. L’organizzazione è a cura di Cobe Direzionale S.p.A. Costo dei biglietti: intero 6,00 euro; ridotto e gruppi 4,00 euro; scuole, giovani card e family card 1,50 euro. Agevolazione: Bergamo Card. Convenzione famiglie: genitori biglietto intero, figli omaggio (fino a 18 anni compiuti). Prenotazioni gruppi e visite guidate: tel. 035.218041, negli orari lunedì - venerdì ore 9-18. Informazioni: tel. 035.399677, negli orari di apertura della mostra. Sito internet: www.accademiacarrara.bergamo.it


Cult

Notti di luce compie 15 anni

Si conferma la vocazione interdisciplinare della manifestazione organizzata dalla Camera di Commercio. La luce si intreccia con la parola, la danza, la musica e le immagini dal 3 al 8 settembre

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Notti di Luce taglia il traguardo della quindicesima edizione dal 3 all’8 settembre con alcune novità e numerose conferme che collocano la manifestazione della Camera di Commercio in una posizione di rilievo tra gli appuntamenti culturali e sociali della nostra città. Si conferma innanzitutto la vocazione interdisciplinare attraverso eventi in cui la luce si intreccia con la parola, la danza, la musica, e le immagini. Eventi tutti giocati sul filo del tema dei “talenti”, condiviso con il Festival Internazionale della Cultura che ha già ospitato una significativa anteprima della kermesse nel mese di maggio. Notti di Luce punta soprattutto su quei talenti dell’arte e dello spettacolo che hanno saputo meglio interpretare e raccontare il nostro tempo in diversi

ambiti culturali: Giorgio Gaber, Dizzy Gillespie, Italo Calvino, Thomas Mann, Marylin Monroe. Il tema ha costituito quindi uno stimolo creativo per gli artisti invitati. Trovesi (mercoledì 4 settembre, Basilica di Santa Maria Maggiore, ore 21) ha elaborato una versione originalissima della “Montagna Incantata” di Mann trasformandola nei quadri di un nuovo racconto musicale al di qua delle Alpi, Berg-heim, giocato sull’etimologia della parola (berg - monti; heim - casa) a cui si rifanno le sue composizioni originali. A vent’anni dalla sua scomparsa, la vicenda dello straordinario musicista americano Dizzy Gillespie, viene definitivamente svelata grazie alla traduzione italiana della celebre autobiografia “To be or not to bop” pubblicata dalla casa editrice Minimum Fax e al Festival il Ritmo delle

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di Fabio Cuminetti

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Città con cui Notti di Luce ha stretto una fattiva collaborazione attraverso un nuovo spettacolo (giovedì 5 settembre, Quadriportico del Sentierone, ore 21) con il noto attore Gianmarco Tognazzi e un gruppo di musicisti europei di rilievo: Giovanni Falzone, Heiri Kaenzig, Sandro Zerafa, Mauro Beggio e Claudio Angeleri. L’orchestra di Notti di Luce, divenuta uno dei punti fissi in questi quindici anni di Notti di Luce, sarà invece chiamata a ripercorrere la storia di Norma Jeane Mortenson, una ragazza qualunque con il grande sogno di una vita differente, divenuta Marilyn Monroe, un’icona della donna di successo, schiacciata tra le opportunità del mondo dello spettacolo e la fatalità di diventare un mito. Si tratta di uno spettacolo (sabato 8 settembre, Quadriportico del Sentierone, ore 21) giocato tra le melodie rese celebri da Marilyn e inserti teatrali della sua straordinaria carriera.

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Sempre in merito agli interscambi culturali europei, e grazie alla preziosa collaborazione della Fondazione Mia, Notti di Luce ospiterà il duo Patrik e Petra Jablonsky (martedì 3 settembre, Sala Piatti, ore 21) impegnato nella esecuzione di brani di importanti compositori scandinavi di inizi novecento quali Edward Grieg e Jean Sibelius. Notti di luce intende anche valorizzare le eccellenze nel campo della scrittura creativa giovanile sul tema ambientale cogliendo l’occasione dell’anno europeo dell’aria. Green Words non è solo un concorso letterario promosso dalla Regione Lombardia e da Fondazione Lombardia per l’Ambiente, ma uno spettacolo teatrale vero e proprio (venerdì 6 settembre, Basilica di Sant’Alessandro in Colonna, ore 21) che mette in scena, con la regia di Oreste Castagna, i racconti vincitori dell’edizione 2013 con una speciale menzione per il premio speciale

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dalla Camera di Commercio. Chiude la manifestazione, domenica 8 in Sala Piatti, il concerto per organo di Roberto Mucci intitolato “Bach, il musicista poeta”. Tutti gli eventi sono a ingresso libero e gratuito. Un r i l i e v o p a r t i c o l a r e a s s u m o n o quest’anno alcuni eventi contestuali al festival Notti di Luce che per la loro unicità e pregio costituiscono un’autentica chicca culturale per la città. Parliamo in primo luogo delle tele di diverse epoche appena restaurate ed appartenenti alla chiesa del Santo Sepolcro di Astino che saranno svelate per la prima volta alla città sabato 6, ore 11.30, nella Sala Pietro Antonio Locatelli di via Arena 9, Città Alta. Piazza Dante, oltre ad essere arredata e illuminata per l’occasione, ospiterà alcuni totem illustrativi del Piano del Colore di Bergamo bassa del Comune di Bergamo e della Sikkens di cui verrà dato in anteprima esclusiva uno spaccato significativo.


Cult

Promoberg a teatro tra Bergamo e Treviglio

Il Creberg Teatro apre venerdì 18 ottobre con Enzo Iacchetti e Marco Columbro ne «Il vizietto». Al Palafacchetti il giorno successivo arrivano I Legnanesi.Venerdì 15 novembre ecco Paolo Migone

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poche settimane dalla chiusura del sipario sull'ottima stagione 2012/13 del Creberg Teatro firmata da Promoberg, gli amanti dello spettacolo in generale possono già cominciare a pregustarsi i primi appuntamenti della nuova stagione. Per il cartellone 2013/14 Promoberg firmerà anche diversi appuntamenti al Palafacchetti di Treviglio. Per entrambe le strutture sono già in vendita i biglietti per i primi spettacoli. Gli interessati possono acquistare i ticket utilizzando la piattaforma multicanale di ticketone (online su www. ticketone.it; e punti vendita sparsi in tutta Italia), oppure recarsi presso gli uffici di Promoberg, presso la Fiera di Bergamo (via Lunga), chiusi però da sabato 3 a lunedì 19 agosto compresi. Il sipario per la stagione 2013/14 del Creberg Teatro

si aprirà venerdì 18 ottobre con Enzo Iacchetti e Marco Columbro nell’irresistibile «Il vizietto», musical di Jerry Herman e Harvey Fierstein tratto dalla commedia omonima di Jean Poiret. Al Palafacchetti di Treviglio il debutto di Promoberg scatterà invece il giorno dopo, sabato 19 ottobre. Sul palco l’amato trio de I Legnanesi - Antonio Provasio, Enrico Dalceri e Luigi Campisi -, che porterà in scena uno spettacolo decisamente adatto per il pubblico di Treviglio: «Il treno dei pendolari». Sempre al Palafacchetti, già fissata la seconda data. Venerdì 15 novembre sarà la volta di Paolo Migone, protagonista della trasposizione teatrale «Gli uomini vengono da marte, le donne da venere», il libro best seller di John Gray.

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di Fabio Cuminetti

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