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DOMORENTAL
from Economy Marzo 2022
by Economy
Una doppia strategia per non fnire in bolletta
L’impennata dei costi dell’energia rischia di mettere in ginocchio soprattutto le Pmi. Così Federmanager rilancia il ruolo degli Energy manager. Anche in versione “fractional”
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di Marco Scotti
Un aumento del 131% per le bollette della luce e del 94% per quelle del gas. È l’amara realtà rivelata da Arera – l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente – in audizione al Senato lo scorso 15 febbraio. Una batosta, inutile girarci intorno, che i provvedimenti del governo per complessivi 6 miliardi di euro contribuiscono solo in maniera moderata a mitigare. engono ri ro o i i enefici re i i ai recedenti provvedimenti per le bollette elettric e ia er le u en e fino a ia er quelle superiori, anche connesse in media e alta/altissima tensione o per usi di illuminazione pubblica o di ricarica di veicoli elettrici in luoghi accessibili al pubblico. Si tratta di un taglio degli oneri che mira a controbilanciare l’aumento del costo dell’energia. Per le bollette del gas, oltre al taglio degli oneri di sistema, si applica anche l’Iva scontata al 5%. Per le imprese energivore, invece, un credito d’imposta pari al 20% dell’energia consumata nel secondo trimestre, utilizzabile solo in compensazione: non concorre alla formazione del reddito di impresa e all’imponibile Irap, è cumulabile con altre agevolazioni sui costi dell’energia con l’unico paletto che la omma ei enefici non e e u erare il co o della bolletta. Per Confcommercio tutti gli interventi «volti a mitigare gli incrementi dei prezzi dell’energia elettrica e del gas vanno nella giusta direzione», ma «non sono ancora in grado di bilanciare adeguatamente l’impatto dei rincari in bolletta e di risolvere strutturalmente i nodi che attanagliano il nostro sistema energetico». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Confartigianato, che fa notare come «rimangono enali a e le mi nelle filiere el a e in Italy che, pur non avendo consumi rilevanti, non possono accedere al credito d’imposta per energia e gas, come invece è previsto per le im re e in u riali a cri i elle filiere non risparmia le imprese a minori consumi che vedono le loro bollette più che raddoppiate». Preoccupazione trapela anche da Assolombarda: il presidente Alessandro Spada fa notare come «la misura del credito d’imposta per le imprese che effettuano investimenti er l efficien a energe ica ia e ina a olo alle regioni del Sud, e auspica che venga estesa anche alle altre regioni. L’allerta però è altissima, tanto che, secondo la piattaforma SocialCom, internet ribolle di insoddisfazione soprattutto da parte delle partite Iva. In effetti il sentiment dei professionisti nei confronti del governo, del presidente del Consiglio e dei principali leader politici è in prevalenza negativo, emerge dalla ricerca realizzata da SocialCom. E, rileva la ricerca, l’esecutivo registra un parere negativo al 79,93%, co come uello i ario rag i c e u era il 70%. Facile dunque convenire sul fatto che i costi dell’energia rappresentano un vero e proprio freno alla ripresa del Paese. Secondo Federmanager - l’associazione che rappresenta circa 180 mila dirigenti, quadri apicali, alte professionalità, in servizio e in pensione – il conto per le imprese, dal 2019 a oggi, è più che quadruplicato. Siamo di fronte alla tempesta perfetta, con tensioni geopolitiche internazionali che fanno sempre più temere una guerra imminente. Con l’effetto che il prezzo del gas sta ulteriormente aumentando. Si tratta di una delle principali fonti di produzione di energia elettrica, per di più pulita. E l’Italia, che importa circa il 90% del gas che utilizza, sta iniziando a vedere e a toccare con mano gli effetti sui costi dell’energia. «L’obiettivo deve essere quello di analizzare
oggettivamente come rispondere alla crescente domanda di approvvigionamento energetico, pensando inoltre alle ricadute che i costi dell’energia hanno su settori industriali fondamentali, anche dal punto di vista occupazionale - dichiara Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager -. L’Italia deve fare chiarezza e affrontare la questione con l’intento di tutelare i cittadini e non indebolire il sistema produttivo». al ron e ci ro iamo in una fa e cruciale per il rilancio del tessuto imprenditoriale nostrano e, mai come oggi, è fondamentale scongiurare un rallentamento che – dopo la brillante performance del 2021 – avrebbe quanto meno permesso di recuperare i livelli pre-Covid. Il rischio è una riduzione della produzione e dell’occupazione in molti settori strategici. La “stangata” non riguarda infatti solo le cosiddette aziende energivore, ma interessa l in era filiera i mi c e ra re en ano il motore dell’economia italiana, spesso prive di una ianifica ione energe ica e uin i e remamente esposte all’oscillazione dei prezzi. Federmanager ha dunque accolto con favore gli interventi messi in campo dal governo per rispondere alla crisi. a non a a me ere o e o engono dall’associazione – per uscire dal pantano. Serve un grande piano strategico che indirizzi la transizione energetica delineata dal Pnrr e che sia attuato con il pieno coinvolgimento dei manager. Negli anni abbiamo assistito a una proliferazione di piani nazionali sull’energia c e i ono ri ela i el u o inefficaci proprio perché, nella loro elaborazione e realizzazione, è mancata la voce dei manager che operano con responsabilità sul campo». Quali le soluzioni prospettate da Federmanager? Sostanzialmente due. La prima è più che altro un appello: potenziare l’estrazione di gas sul nostro territorio, anche in base a quanto a eni a in a a o la oran o al re u fi e cruciali come quella dello stoccaggio. Il tutto evitando quanto più possibile di affrontare un tema cruciale come quello delle politiche energetiche come uno scontro tra tifoserie di una o dell’altra tecnologia di produzione, dimenticando l’importanza della visione d’insieme. ori on e e e e ere uello ella i er ificazione delle fonti: ecco perché, sul modello di tante esperienze europee di successo, si chiede che anche in Italia si possa ricominciare a ragionare sulle più recenti tecnologie nucleari, verso i traguardi della decarbonizzazione e di una riduzione della dipendenza energetica dall’estero.

L’ENERGY MANAGER È IN GRADO DI DEFINIRE UN PERCORSO DI OTTIMIZZAZIONE DELLE POLITICHE ENERGETICHE AZIENDALI
Il mantra è uno solo: che il Paese superi l’at uale fa e i ifficol a alen o i elle o sibilità offerte dall’innovazione. Il secondo caposaldo: che tutte le aziende, e non solo quelle già obbligate per legge, ricorrano agli Energy manager figure in gra o i com ren ere le inamic e o era i e e i efinire un ercor o che sappia mettere in atto una gestione ottimizzata delle politiche energetiche aziendali. Per questo Federmanager, con l’obiettivo di far crescere l’economia del Paese, chiede al Governo l’istituzione di un voucher che aiuti finan iariamen e le a ien e a a aler i i Energy manager. «L’energia è spesso tra le spese generali più ignifica i e er un a ien a uin i una voce determinante da affrontare nel qua ro elle a ioni con inue i efficien amento – sottolinea Cuzzilla - L’Energy manager, grazie alle proprie competenze, è in grado di comprendere pienamente i processi aziendali, individuare i punti deboli, riorganizzare la ge ione in erna e ianificare la migliore ra egia finali a a al ri armio energe ico in un o ica i efficien amen o e o eni ilità, anche nel solco degli obiettivi previsti dal Pnrr». L’inserimento di un Energy manager o di un Fractional energy manager - nel caso i i re i filiere in u riali o i ne or i piccoli comuni che vogliano abbattere i costi in un’ottica di economia di scala - si inquadra pertanto in un sistema di ottimizzazione delle ri or e er ma imi are i rofi i ri urre i costi e a migliorare la competitività. «Le aziende devono poter intervenire sul tema dell’energia - conclude Cuzzilla - nella sua complessità. Non solo quindi nell’ottica del risparmio, ma anche dal punto di vista della mancata opportunità di ridurre i rischi, aumentare la resilienza e aggiungere valore su tutta la linea. Al di fuori delle industrie ad alta intensità energetica, infatti, la maggior parte delle aziende considera l’energia prevalentemente come un costo. Questo è un errore strategico che trascura enormi opportunità di migliorare e creare valore. Le scelte che un’impresa compie in merito all’approvvigionamento e al consumo di energia possono influen are rofon amen e la ru ura ei costi e il modo in cui si affrontano anche gli impatti ambientali e climatici».
STEFANO CUZZILLA, PRESIDENTE DI FEDERMANAGER