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PRONTO SOCCORSO SULLE COMPETENZE

La carenza delle risorse umane una delle principali sfide per la sanità italiana. Donato Scolozzi pmg indica la strategia d uscita digitalizzazione, attrazione, motivazione e progressione professionale dei migliori

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di Riccardo Venturi

LA PANDEMIA HA ACCESO UNA CRISI CHE GIÀ COVAVA SOTTO LA CENERE DA ANNI: QUELLA DEL PERSONALE SANITARIO. Nel 2021 le dimissioni sono aumentate del 44% rispetto al 2020 e 7 operatori su 10 impegnati nel fronteggiare l’emergenza Covid-19 hanno mostrato sintomi di burnout. Ma soprattutto, mancano migliaia di medici e infermieri. Quella della carenza delle risorse umane è dunque una delle rinci ali fi e c e la ani e e affron are er migliorare la uali ei er i i n ue a intervista a Economy, Donato Scolozzi, partner mg e er o i ani iega come na ce la cri i con le an e ifficol affron a e ai me ici (ad esempio in pronto soccorso). E indica una via d’uscita in due parti: potenziamento delle competenze dei (pochi) medici grazie alla digitalizzazione; attrazione, motivazione e progressione professionale dei migliori talenti del Paese.

Scolozzi, mancano migliaia di medici. Che fare?

È uno dei grandi temi di cui oggi non si parla abbastanza. La vocazione di fare il medico riguarda una quota di ragazzi, sostanzialmente stabile nel tempo. Ma se i giovani diminuiscono (es. la fascia 20-29 è diminuita negli ultimi anni i mila uni il numero i c i a questa vocazione diminuisce in termini assoluti. E non è che aumentando i posti disponibili alla facol i me icina aumen i la oca ione on mi a e o aumen er il numero i c i ceglier i la orare in ron o occor o a esempio. È più probabile che aumenti il numero in altre specializzazioni che garantiscono una uali ella i a migliore a fron e i una remunerazione pari o superiore. Nei pronto occor o il or life alance ifficile a raggiungere, c’è il rischio di burnout, e la quan i i enunce a ero ele a a on cre o

DONATO SCOLOZZI

ia ufficien e aumen are i o i a me icina e nemmeno pagare di più chi fa questo mestiere se queste manovre non vengono associate alla creazione delle condizioni per utilizzare al meglio quella risorsa scarsa, che probabilmente ar em re i car a i raga i e fu uri medici che hanno una vocazione per questo me iere n ue o ica la igi ali a ione u essere una delle chiavi di volta.

Il lavoro del medico in trincea, nonostante le fiction in tv, non attrae più: perché?

Pensi alla giornata di lavoro di un medico in ron o occor o n an i oggi ini iamo a lavorare appena prendiamo lo smartphone in mano. Lui invece, nonostante sia un super rofe ioni a non u ini iare a la orare a distanza. Deve raggiungere la struttura, cambiarsi, igienizzarsi, entrare in reparto, Prende le consegne dal turno precedente, deve capire la situazione del pronto soccorso, accedere al

IL FUTURO DEL SISTEMA SANITARIO CAMMINERÀ SULLE GAMBE DEI TALENTI CHE SAPREMO ATTRARRE NEL SETTORE

sistema informativo, prendere informazioni ui a ien i in a e a e i li elli i riori ni ia le visite, e con sistemi spesso obsoleti richiede esami diagnostici e/o delle consulenze da parte di altri specialisti che devono liberarsi per raggiungere il pronto soccorso. Una volta che ha il referto da parte del radiologo, il consulto dello specialista, deve fare una diagnosi e decidere se dimettere a domicilio o ricoverare. Se decide di ricoverare, in molti ospedali, deve augurarsi che ci sia un posto libero. Tutto ci con un ri c io i enuncia erc ualcosa magari non è andato per il verso giusto a causa del sovraffollamento. Penso sia davvero pesante questa vita, lo dico con il massimo rispetto. Se a questo aggiungiamo che oggi c’è un a en a i oca ione i ca i ce erc i nostri pronto soccorso sono e saranno sempre meno attrattivi per i nostri giovani.

Come se ne esce?

Da un lato certamente cerchiamo di aprire le porte il più possibile ai medici e agli infermieri. Ma sta anche a noi manager darci da fare per mettere a disposizione dei medici anche una logistica più intelligente: da questa considerazione nasce l’esigenza della digitalizza ione ggi a iamo l o or uni ella i a il Pnrr, da un lato per migliorare l’esperienza del paziente e dall’altro per creare le condizioni per prendersi cura di chi si prende cura di noi affinc i rofe ioni i a cui ci ri olgiamo possano essere meglio valorizzati. Si parla giustamente sempre dei pazienti, ma ci stiamo perdendo questo grande tema: come aiutare medici e operatori sanitari a fare il loro mestiere con igni l e ore ella ani a o ra i più colpiti dal fenomeno della great resignation - grandi dimissioni, ndr – e le dimissioni nel secondo e nel terzo trimestre 2021 rispetto allo stesso periodo del 2019 sono aumentate del 28%.

Che aiuto può dare la digitalizzazione? Si va verso la medicina a distanza?

L’esperienza del medico in pronto soccorso è condizionata da numerosi fattori, a partire dall’appropriatezza dei casi che tratta e, dunque, da accessi che, spesso, potrebbero essere evitati. La prevenzione è il futuro (e la salvezza) ella no ra ani o ra u o con i eran o le o or uni c e anno emergen o eleme icina, teleconsulto, strumenti di monitoraggio a remo o e an e al re o i ili c e la igitalizzazione ci sta offrendo per creare i presupposti per diminuire ospedalizzazioni e urgen e a orniamo all a i i el me ico a day: iniziare mettendolo, per esempio, nelle condizioni di fare il passaggio di consegne in modo più rapido e di prendere le informazioni necessarie in modo più agile, potrebbe agevolare il suo lavoro. Oggi usiamo gli audiolibri per leggere di più. Con un po’ di fantasia potremmo applicare qualcosa di simile al mondo della medicina. Con i sistemi di voice recognition il medico potrebbe essere informato mentre si reca in struttura, senza dover necessariamente parlare con ualcuno n en iamoci fon amentale che la gente continui a parlarsi, ma meglio farlo per sviscerare casistiche complesse e non olo erc non c al ro mo o er comunicare. Grazie a questi sistemi di voice recognition il passaggio di consegne resterebbe registrato e scritto da qualche parte, quindi potrebbe essere letto da un robot, in modo che il medico men re i irige er o la ru ura a ia gi cosa lo aspetta. Una gestione dei dati di questo tipo, poi, potrebbe aprire un’altra interessante o or uni

Quale?

ie ro la o i ili i me ere le informa ioni “in ordine” abbiamo gli strumenti di intelligen a ar ificiale on iamo arlan o i nulla che miri a sostituire gli esseri umani. Questi rumen i o ono er ire elocemen e al

ANCHE L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE PUÒ DIVENTARE UN VALIDO SUPPORTO AL MEDICO NEL SUGGERIRE DIAGNOSI E PERCORSI

medico che il caso che sta trattando assomiglia a una quota di casi simili, con caratteristiche analoghe e che hanno avuto nella prevalenza dei casi una determinata diagnosi, percorso ed esito. Questo supporto agevolerebbe il medico e ridurrebbe errori evitabili causati dalla fretta e o alla i oni ili ar iale i informa ioni u e le a i i c e i cara eri ano er essere routinarie e cognitive possono esser o i ui e a un ro o erc non ini iamo a a rofi arne on aiu a o ra alu are le o en iali i ue i rumen i non o iamo certamente mettere la medicina e la cura delle persone sullo stesso livello di altri settori industriali, qui la posta in gioco è la vita delle per one ma e i e comun ue la o i ili i u portare i medici nel loro lavoro. Resta il fatto che sebbene un aumento in competenze digitali da parte dei clinici sia desiderabile, è anche vero che la tecnologia deve essere concepita er facili are non er a e an ire l a i i ei clinici con en en ogli i a rofon ire ci c e oggi non riescono a fare per prendere decisioni sempre più consapevoli ed essere tutelati.

La carenza di medici è un problema internazionale o italiano?

l ema in erna ionale ma noi iamo un o in ie ro erc con un ecremen o annuo medio delle nascite del 2,8% più di altri Paesi dobbiamo affrontare il tema dell’invecchiamento della popolazione. A questo dobbiamo aggiungere il fatto che il nostro non è riconosciuto come un Paese per giovani. Tanti tra i nostri giovani cercano e andranno a cercare luoghi più adatti rispetto alle loro esigenze. Non è solo una questione retributiva, credo che ci sia un tema di prospettive, di investimento sul singolo e di crescita professionale. Faccio un esempio: se io sono l’aiuto primario del reparto di oncologia i im or an e in alia non o o farlo per tutta la vita, in attesa che il primario vada in en ione uin i o a faccio ual il mio ercor o rofe ionale e la o r ca are a solo o posso contare su qualcuno che si prende cura i me uan o ini iamo a fare ue i ragionamenti capiamo che esiste un altro grande problema da affrontare.

Prego.

l fu uro el i ema ani ario camminer ulle gambe dei talenti che sapremo attrarre nel settore. Non solo medici, ma anche economisti, ingegneri, informatici e legali. Questo dovrebbe essere un tema al centro delle organizzazioni regionali: talent acquisition e talent engagement. Come facciamo ad attrarre i migliori, a dargli una prospettiva di crescita coerente con le loro am i ioni un ema ro o oco affrontato dalla PA, e dalle nostre regioni. La prova si trova nel rapporto Oasi 2020 della Bocconi che mostra il dimensionamento medio e i me ieri egli uffici el er onale elle regioni e elle l ue i uffici olgono re alen emen e ra ic e ammini ra i e u e a i i routinarie e cognitive. Pochi svolgono funzioni da Hr business partner, cioè un servizio di ri or e umane ca ace i affiancare coloro c e fanno la strategia per attrarre i migliori talenti, ra enerli creare le con i ioni erc o ano esprimersi al meglio. C’è troppa disattenzione nei confronti dei percorsi di carriera del personale (sanitario, tecnico, amministrativo e professionale). C’è bisogno di qualcuno che sia responsabile di attrarre, reclutare, valorizzare e trattenere i talenti. Una migliore gestione dei talenti deve tornare al centro degli obiettivi gestionali delle istituzioni sanitarie.

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