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OLTRE LA PANDEMIA

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la politica, quella alta, quella che ascolta le oman e ricono ce le ifficol e ro a la migliore sintesi possibile, sa ricompattarsi. La pandemia ha anche riacceso un faro sul ruolo della ricerca clinica, sul valore della comuni cien ifica e ella colla ora ione internazionale, nonché sulla necessità di tornare a investire sulla salute pubblica partendo dalla prevenzione e dalla prossimità dell’assistenza.

A proposito di comunità scientifica, come giudica l’atteggiamento dei virologi sui media? Si poteva fare meglio?

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Be' forse c’è stato un eccesso di presenza mediatica, frutto però di una domanda pressante di informazione che ha generato una discreta “infodemia”, come è stato evidenziato. Spesso, inoltre, la voce degli esperti si è dovuta imporre prepotentemente su quella di personaggi di dubbia credibilità che proponevano teorie strampalate e ai quali sono convinto che non si doveva attribuire così tanta attenzione. Tuttavia, penso che i cittadini abbiano avuto la possibilità, grazie al sistema informativo nel suo complesso e

IL GREEN PASS? È UN REQUISITO, COME LA PATENTE. CHE NON GARANTISCE ZERO INCIDENTI MA LI RIDUCE NOTEVOLMENTE

alle fonti autorevoli, di farsi una idea corretta della situazione e di poter assumere decisioni informate: sulle misure di distanziamento, per esempio, o sulla vaccinazione.

In che fase dell’emergenza ci troviamo?

In una fase di transizione, fuori dal picco acuto della pandemia. La variante dominante, Omicron, è altamente trasmissiva ma sembra causare meno casi sintomatici, grazie anche all’elevata copertura vaccinale della popolazione: siamo ormai oltre il 90% della popolazione vaccinata con doppia dose e i due terzi hanno fatto anche la dose di richiamo. Non è ancora il momento di abbassare la guar ia ma o iamo guar are con fi ucia ad un futuro ormai non così lontano nel quale il Covid-19 sarà gestibile in modalità ordinaria, come oggi avviene per altre affezioni respiratorie stagionali, per esempio l influen a

Lei sostiene che il green pass deve continuare ad esserci. Ma delle accuse di attentato ai diritti della persona che dice? Qualche discriminazione in effetti c’è…

Al contrario, io credo che il green pass abbia evitato chiusure, ed è stata una misura che nel secondo semestre 2021 ha contribuito a tenerci largamente al riparo dall’ondata della variante Delta che ha colpito duramente altre nazioni come Germania e Regno Unito. In una fase nella quale, per l’elevata circolazione del virus, alcune attività o servizi risultavano a rischio di causare un aumento dei contagi, si è richiesto il requisito della vaccinazione o della negatività al tampone, allo stesso modo in cui per poter guidare l’automobile si richiede la patente, ovvero un “pass” che attesta la conoscenza delle regole del codice della strada e l’aver svolto lezioni di guida: non è una garanzia assoluta che non si causeranno incidenti, ma di certo li riduce notevolmente. E così il green pass non azzera il rischio che ci si possa infettare e trasmettere il virus andando al ristorante o allo stadio, ma lo riduce notevolmente e consente lo svolgimento di queste attività con un accettabile grado di sicurezza.

E i vaccini? Sono il nuovo soft power?

Sono lo strumento che ci sta consentendo di superare l’emergenza pandemica, e tale devono rimanere: un’arma da usare contro il virus e non come leva geopolitica. Ma dalla pandemia o se ne esce tutti o ci rimaniamo tutti dentro: ecco perché occorre fare di più per raggiungere l o ie i o fi a o dall’Oms, il 70% della popolazione mondiale vaccinata entro il 30 giugno. Aggiungerei anche che la gestione centralizzata europea degli acquisti dei vaccini e dei farmaci antivirali, insieme alla messa in campo del programma Next Generation Eu, ha rivitalizzato e dato nuovo slancio al processo di integrazione europea: anche questo è un patrimonio positivo che ci rimane dopo la tragedia di questi due anni.

NEL 2019 C'ERANO 114 MLD PER IL SSN, LA LEGGE DI BILANCIO 2022 HA ELEVATO LA DOTAZIONE A 124 MILIARDI CHE DIVENTERANNO 128 NEL 2024

Il Pnrr però ha destinato alla salute meno soldi rispetto a tutte le altre missioni…

In questi anni siamo riusciti ad invertire il ren i o ofinan iamen o ella ani Nel 2019 la dotazione complessiva del Ssn ammontava a 114 miliardi: la legge di bilancio 2022 ha elevato questa dotazione a 124 mld, con un ulteriore incremento a 126 nel 2023 e a 128 nel 2024. Indietro non si torna. Per quanto riguarda il Pnrr, non starei a guardare quanti soldi sono stati dati alla sanità piuttosto che ad altri pilastri. Oggi i soldi ci sono, e la nostra priorità deve essere quella di spenderli bene, per lasciare ai no ri figli una ani migliore i uella c e abbiamo ricevuto dai nostri genitori.

Usciremo mai del tutto dalla pandemia?

Questo è certo, ce lo insegna la storia. Il Covid entrerà nei libri di medicina e la pandemia volgerà presto verso l’endemia: dall’emergenza passeremo alla convivenza.

e nel pronto soccorso, a parte il responsabile, non c’è nessun altro medico. Per colmare ue o efici i ogna ri olger i a ocie esterne. Lo stesso succede per la ginecologia. Devono prendere medici da altre regioni d’Italia e farli arrivare nella nostra città. Applichi questo stesso gap a buona parte del territorio nazionale e si farà un’idea dell’entità del problema.

Anche sulle attrezzature tecnologiche non siamo messi benissimo…

Siamo indietro anni luce. Sulla telemedicina abbiamo investito pochissimo. E se il Pnrr prevede l’acquisto di 3.133 nuove grandi apparecchiature – tra cui Tac e risonanze magnetiche – vuol dire che queste oggi mancano o non funzionano. Quindi anche qui, ben vengano le convenzioni con privati che possono sopperire alle lacune.

Lei, dunque, è un fautore convinto del modello misto pubblico-privato.

Sì, perché ha dimostrato di funzionare dapprima in Lombardia, per poi estendersi in altre regioni anche di colore politico diverso, come in Toscana, Veneto, Liguria e, in ultimo, anche al Piemonte.

Salute priorità per tutti ma il Pnrr le ha destinato la dotazione più esigua tra tutte le missioni. Non è un'incongruenza?

Evidentemente pensiamo di investire poco in tecnologia. ll Pnrr, del resto, non può essere speso per la parte di formazione del personale. Ecco perché io ribadisco che va perseguita la strada dell’integrazione pubblico-privato. E serve una riforma strutturale. L’Intergruppo lavorerà anche su questo.

PARTNERSHIP PUBBLICO-PRIVATO IN SANITÀ: LA GRANDE SFIDA

di Ugo Luigi Aparo - Referente Sanitario Medical Line

La pandemia da Covid-19 ha confermato la robustezza del sistema sanità italiano, capace di rispondere in maniera encomiabile a una prova estremamente diffcile ma ha anche evidenziato che esistono, innegabilmente, importanti criticità: dalla digitalizzazione alla medicina del territorio, dalla carenza di posti letto ospedalieri ai fondi inadeguati, alla mancanza di personale specializzato. Le lezioni impartite dalla pandemia devono costituire la base di partenza per la realizzazione di un futuro caratterizzato da investimenti e da riforme. Il numero di posti letto ospedalieri (Eurostat 2018: 314,05 per 100mila abitanti) deve essere aumentato: in Europa siamo al 23° posto su 28 paesi considerati. Vanno incrementati i posti letto di terapia intensiva (Eurostat 2018: 8,6 posti per 100mila abitanti rispetto ai 33 della Germania). Dobbiamo investire in digitalizzazione e in assistenza territoriale utilizzando al meglio i 15,63 miliardi di euro allocati dal piano “Missione Salute 6” del PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza). Non bisogna dimenticare che per far funzionare il sistema sanità è indispensabile il personale, sia in termini di numeri che di competenze. Deve essere compreso il valore strategico dell’elemento professionale come fattore produttivo. In Italia le risorse umane della sanità scarseggiano. I medici specialisti sono circa 130.000 a fronte dei 190.000 della Germania e dei 173.000 della Francia. Decisamente sottorganico è anche il personale infermieristico: 7 ogni 100 abitanti, a fronte degli 11 in Francia e dei 13 in Germania. Il futuro prossimo della sanità italiana deve sviluppare le discipline mediche dal punto di vista scientifco organi ativo e operativo. Deve prendere in considerazione, innovandola in modo opportuno, la partnership pubblico-privato per l’erogazione di attività mediche all’interno di presidi sanitari pubblici. Senza di essa non sarebbe stato possibile garantire in molte Regioni la regolare attività di reparti e servizi degli ospedali pubblici (pronto soccorso, terapie intensive, punti nascita…) anche e soprattutto nel corso della pandemia da Covid L affdamento a soggetti esterni di tali attività mediche avviene in seguito a vincita di gara pubblica e, nella maggior parte dei casi, il personale medico liberoprofessionista integra le carenze di organico e lavora in stretta collaborazione con il personale medico dipendente. Occorre prevedere che gli appalti debbano essere aggiudicati a soggetti giuridici esperti, società complesse, dotate di codice etico di certifca ione di qualità, di un Organismo di Vigilanza ai sensi del DLgs 231, di un Amministratore Delegato, di un Direttore Operativo, di un Direttore Sanitario, di un Responsabile per ogni singolo progetto, di un Responsabile della logistica on si p affdare l’erogazione di attività di tale importanza a chi non offra queste garanzie. Inoltre, il personale medico deve essere individuato dopo un’attenta valutazione da parte sia del Direttore Sanitario della società, sia dei Primari dei reparti e dei servizi nei quali i liberoprofessionisti lavoreranno. L’innovazione della partnership pubblico-privato deve spingersi fno alla creazione di tavoli operativi cadenzati, in presenza o a distanza, che consentano alla parte pubblica e a quella privata di confrontarsi, in modo continuo e programmato, sugli aspetti organizzativi, gestionali e tecnologici, nell’ottica del miglioramento continuo di una reale partnership. Ci attende na grande sfda Non più quella di gestire un’emergenza, ma quella di disegnare, insieme ai cittadini e a soggetti responsabili e coinvolti, un futuro migliore e sostenibile, superando, una volta per tutte, anacronistici dualismi pubblico-privato, adoperandoci tutti insieme per il bene della persona che necessita di cura.

ATTENZIONE AGLI OVER SIXTIES

Il 23,5% degli italiani - 14 milioni di persone - ha superato i 65 anni. Un target che per le imprese "vale" qualcosa come 200 miliardi di euro l'anno di spesa. Nasce così il Silver Economy Network

di Giorgio Vizioli

POMERIGGI AL BAR A GIOCARE A CARTE CON GLI AMICI? PROVERBIALI PASSEGGIATE PER VEDERE I LAVORI IN CORSO NEI CANTIERI? WEEK END PASSATI A FARE I NONNI? No, no: la cosiddetta terza età non è più così! Anzi, si sente sempre più spesso dire (e i fatti lo dimostrano) che i “sessanta” sono i nuovi “quaranta” e che i capelli grigi sono simbolo di una nuova vitalità, del desiderio di coltivare nuovi interessi, di cimen ar i in nuo i u ine e infine i oglier i qualche capriccio. È così che gli over-sixties sono diventati protagonisti del mercato e dei consumi. Ed è così che è nata la silver economy, ossia l’economia dedicata a questa fascia di consumatori (che è anche, speriamo di no, l’ultima a percepire pensioni di una certa consistenza). Ovvio che le imprese non siano state a guardare e, tre anni fa, in Lombardia è nato il Sen, Silver Economy e or a i co a i ra a con uali finalità è nato? «Il Silver Economy Network», risponde Mariuccia Rossini, presidente del consiglio direttivo del Sen, «è la prima rete italiana dedicata alle imprese che sviluppano olu ioni inno a i e e er i i er la filiera della silver economy, per incentivare lo sviluppo di alleanze e progetti comuni tra le im re e e er romuo ere la filiera a li ello nazionale e internazionale. Sen è nato a Milano, come iniziativa promossa da Assolombarda, che ha seguito il tema della silver economy nel corso degli ultimi anni, nell’ambito della filiera life cience roge o na o a ua ol a per favorire lo sviluppo di collaborazioni tra le imprese che operano nel settore.

Come funziona, chi ne fa parte?

Oggi il network è guidato da un consiglio direttivo formato da aziende che operano in settori diversi tra loro ma accomunate dall’attenzione a questo segmento del mercato (Ameri Communications, Centro Diagnostico Italiano, Over, Fastweb, Grammelot, Lattanzio Group, Umana) e dalla volontà di fare emergere la filiera i eccellen e ella silver economy italiana, un mercato in continua evoluzione basato su esigenze molto eterogenee. Sen è un marchio comune, una vetrina dedicata alle imprese e il luogo di u io elle nece i ecific e elle fa ce di età più mature (non chiamiamoli anziani!) er co ruire elle filiere i offer a e ica e

Qual è il ruolo di Assolombarda? Perché ha ritenuto opportuno promuovere questo network?

Assolombarda è parte del comitato promotore del Sen e mette a disposizione strutture e risorse per garantire l’operatività di un’organizzazione che è al servizio di tutte le im re e a ocia e al i ema confin ustriale; imprese che possono trovare nel Sen un luogo di scambio, apprendimento e collaborazione. Per Assolombarda, l’importanza della silver economy deriva da molteplici fattori. Sicuramente, l’associazione ha investito molto in questo progetto, che potrebbe generare nuove opportunità per le imprese, per l’economia e per l’occupazione, con rilevanti ricadute anche sul sistema socio-economico nazionale. L'Italia ha la più elevata percentuale in Europa di persone di età superiore a 65 anni: circa 14 milioni di cittadini, pari al 23,5% della popolazione

Mariuccia Rossini, presidente del consiglio direttivo del Silver Economy Network un totale! Parliamo di una fetta consistente ella ocie con e igen e ecific e e una potenzialità di spesa non trascurabile: è stato calcolato che questo comparto possa valere, in termini di spesa, 200 miliardi di euro! È quindi evidente che le tendenze demografic e ric ie ono al ae e e alle no re imprese di investire nello sviluppo di questa economia, anche per competere sui mercati internazionali.

Il Sen ha quasi tre anni di vita: possiamo fare un primo bilancio, anche con qualche cifra di riferimento?

In questi primi tre anni abbiamo lavorato molto per costruire una brand identity forte, partendo dalla comunicazione della nostra

mission e da un percorso di accreditamento verso le imprese del sistema. Siamo partiti da un piccolo ma solido nucleo di aziende e organizzazioni e in breve tempo siamo arrivati a superare le 50 realtà oggi rappresentate dal network. Una crescita che è stata anche territoriale: dalla Lombardia ci siamo estesi in Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Sardegna e Puglia. Il nostro obiettivo naturalmente è quello di avere una rappresentanza diffusa su tutto il territorio nazionale e di collaborare con tutte le a ocia ioni i onfin u ria er me ere a disposizione del sistema il network e i progetti rivolti ai nostri associati: imprese che oggi rappresentano settori diversi, anche se l’healthcare è stato il punto di partenza di questo percorso. Oggi abbiamo l’opportunità di rappresentare aziende che lavorano nei settori education, information technology, er i i finan iari leisure e intrattenimento, food, insurance e hospitality.

Come ha reagito (e reagisce) il vostro bacino di riferimento alla pandemia? Ci può illustrare il piano strategico per il futuro? Obiettivi, tempistica, previsioni.

Il piano strategico del Sen, riferito al biennio

INVESTIAMO NELLA SILVER ECONOMY ANCHE PER COMPETERE SUI MERCATI INTERNAZIONALI

com ren e a ioni ecific e e mirate su diverse aree. Dal punto di vista nazionale, l’obiettivo primario è l’ampliamento del parterre di aziende aderenti al network (grazie anche alla collaborazione con le associa ioni el i ema confin u riale e anc e del numero di settori rappresentati. Sempre in relazione alla territorialità, il network si propone di contribuire attivamente allo sviluppo di grandi progetti per l’innovazione, le ar u e l acce o alla finan a age ola a e di promuovere lo sviluppo di competenze innovative per la silver economy grazie all organi a ione i incon ri cien ifici er intercettare nuove tendenze e opportunità. È fondamentale, in questa prospettiva, lo sviluppo di una rete di partner nazionali che favorisca la connessione con il mondo scien ifico e i ci a ini al un o i i a ella comunicazione e del marketing, nel biennio si mira a un progressivo aumento di visibilità del marchio e di reputazione, grazie a una partecipazione sempre più capillare elle im re e a eren i a fiere e con egni e alla promozione di incontri di networking ed eventi di rilevanza nazionale. Al tempo stesso, puntiamo all’internazionalizzazione delle imprese che aderiscono al Sen, attraverso lo sviluppo di una rete di connessioni con organizzazioni di rappresentanza e la presenza a manifestazioni all’estero: il nostro impegno è quello di accompagnarle con ogni me o a i o i ione nell i en ifica ione e nei contatti con partner e opportunità di tutto il mondo.

Quali sono i vostri progetti per il futuro?

I progetti strategici previsti dal piano sono cinque, di pari importanza e in sinergia tra di loro. E questo perché hanno sono tutti finali a i al ricono cimen o e allo ilu o ell eccellen a ella filiera i aliana ella ilver economy. Se da un lato, infatti, con il Silver Economy Forum e il Silver Economy Live Hub l’obiettivo è quello di aiutare le imprese in attività a fare networking e promozione, dall’altro con l’Osservatorio Silver Trends vogliamo mappare le linee di crescita di que a economia le e olu ioni emografic e e le tendenze di consumo della popolazione, per guidare lo sviluppo di nuove soluzioni e servizi dedicate agli over 65. Parallelamente lo sviluppo di un progetto come la Silver Economy Academy è di fondamentale importanza dal punto di vista formativo per attivare collaborazioni che portino al lancio di percorsi dedicati sia agli stessi senior, sia ai professionisti sanitari e caregiver.

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